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Rapporto nazionale sui modelli di
sviluppo delle città d’arte
(Città di cultura o cultura delle città?)

Guido Borà
Dipartimento di scienze politiche e cognitive
Università di Siena
guido.bora@unisi.it
• La nozione di città d’arte è di incerta definizione per un
duplice motivo: i criteri di individuazione di una città in
senso stretto sono molteplici ed estesi: mentre la pluralità
delle forme d’arte che possono essere coinvolte
complicano ulteriormente il quadro definitorio
• In Italia è assente un’organica disciplina sul sistema delle
città d’arte

Un’incerta definizione
• le città d’arte sono affette dalla sindrome di Trude.
Perché venire a Trude? Mi chiedevo. E già volevo ripartire.
–Puoi riprendere il volo quando vuoi, – mi dissero, – ma
arriverai a un’altra Trude, uguale punto per punto, il
mondo è ricoperto da un’unica Trude che non comincia e
non finisce, cambia solo il nome dell’aeroporto.
(I. Calvino Le città invisibili)
• L’omogeneizzazione e la mercificazione delle relazioni
generano spaesamento, la destinazione perde valore e si
indebolisce la sua capacità competitiva

La sindrome di Trude
• Il centro storico, carattere fondamentale e identificativo
dell’immagine di una città, - è confermato dai risultati del
questionario, in cui gli intervistati dimostrano particolare
attenzione alle problematiche dei centri storici -, assume
rilevanza ai fini della nostra analisi per “la molteplicità
dei valori primari” che in esso hanno sede

Centro storico
• Il potenziale sviluppo economico e i nuovi modelli delle
città dovrebbero essere studiati riguardo alle loro
caratteristiche dimensionali. Non è metodologicamente
corretto assimilare le questioni rilevanti per un’area
metropolitana come quella di Firenze che conta 1.500.000
abitanti con quelle di una media cittadina di 51.000
abitanti come Ascoli Piceno. Partendo da questo
presupposto individuiamo due classi dimensionali
calibrate sulla struttura delle città italiane, in cui le città
mostrano verosimilmente problematiche omogenee.

La questione
dimensionale
• La nostra scelta per l’indagine che sta alla base del rapporto è
stata quella di rivolgerci alle città tra i 50.000 e i 300.000
abitanti (zone metropolitane escluse) perché sono quelle aree
del paese che sono state per più di un lustro al centro dei
territori produttivi dei distretti manifatturieri come città
trainanti dell’economia italiana. Cresciute negli anni del boom
economico a cifra doppia rispetto a altre parti del paese, sono
città che maggiormente hanno risentito della concorrenza
internazionale e cha hanno tentato con alterne fortuna un
rilancio dell’economia in chiave di città d’arte. Il nostro
campione di riferimento è costituito da 70 di capoluoghi di
provincia per i quali si dispone di una base di dati sufficiente
per un analisi territoriale.

Il campione di
riferimento
La quota degli addetti nei settori dei servizi è in aumento. In seguito a
queste trasformazioni, le città italiane, che sono sottoposte a fenomeni di
disintegrazione verticale, stanno riprogrammando la loro produzione
sull’offerta di beni culturali e di opere d’arte e, sebbene una quota
importante del valore aggiunto provenga dal turismo, esso non è il
settore predominante.

La terziarizzazione delle
città
• modello di sviluppo caratterizzato dalla presenza di piccole
imprese (nel 2009 le ditte individuali sono il 78,7%; Italia
63,2%)
• elevata componente di produzioni tradizionali (imprese
agricole 43,5%; Italia 16,4%)
• bassa presenza di terziario avanzato (attività
professionali, scientifiche e tecniche 1,5%; Italia 3,1%)
• un tessuto manifatturiero (incidenza sul valore aggiunto 2008
12,9%; Italia 20,8%) che stenta ad inserirsi efficacemente sui
mercati esteri (propensione all’export Benevento 1,9%; Italia
19,4%)
Fonte: Camera di commercio, Istituto Tagliacarne 2010

L’economia beneventana
• La Regione Toscana tramite i PIUSS intende dare attuazione
alle politiche di sviluppo economico e sociale in aree urbane
delineate nell’Asse V del Programma Operativo Regionale
“Competitività regionale e occupazione” del Fesr 2007-2013
(POR CReO).
• Attraverso lo strumento dei PIUSS si ripensano parti di città e i
luoghi abbandonati o periferici diventano nuove centralità
urbane. Lo scopo di ogni PIUSS è di progettare un insieme
coordinato di interventi, pubblici e privati, per la realizzazione
di obiettivi di sviluppo socioeconomico, attraverso il
miglioramento della qualità urbana ed ambientale, in una
prospettiva di sostenibilità Gli aspetti economici sono tuttavia
circoscritti al commercio e al turismo.

Le Best Practices
• Imposta di soggiorno (modifiche in corso)
• i comuni capoluogo di provincia, le unioni di comuni e i
comuni inclusi negli elenchi regionali delle località
turistiche o città d’arte possono istituire, con deliberazione
del consiglio, un’imposta di soggiorno a carico di coloro
che alloggiano nelle strutture ricettive situate sul proprio
territorio

• Marchio comunale
• la possibilità di brevettare un marchio cittadino legato anche
ai beni culturali, dà ai comuni l’opportunità di fare cassa
attraverso un’attività di merchandising

Alcuni Strumenti
• È un programma che negli ultimi vent’anni si è appunto
distinto come fucina di nuovi modelli di trasformazione urbana
a base culturale
• Il tema del 2019 assegnato all’Italia, oltre a rappresentare un
utile orizzonte temporale di riferimento per la
pianificazione, costituisce anche un’occasione imperdibile per
sintonizzare le varie esperienze di trasformazione urbana su
un’unica lunghezza d’onda: un’operazione che, se condotta
con efficacia, potrebbe nel giro di pochi anni trasformare il
panorama dello sviluppo locale regionale e proiettare la
Toscana nel ristretto circolo delle regioni leader nel campo su
scala europea.

Le capitali europee della
cultura
All’aumentare del numero dei
visitatori, la qualità dei servizi offerti
diventa negativa. Il punto cruciale è
quello di individuare una soglia
chiamata “capacità di carico” oltre la
quale i servizi della città si deteriorano.
Una contrattazione che parta dal basso
e che coinvolga preventivamente tutti
gli stakeholder del territorio, aiuterebbe
a trovare un accordo sulle soluzioni.

La capacità di carico
• Agire da perno dinamico per lo sviluppo,
• Essere da impulso allo sviluppo di tipo shumpeteriano
(processo continuo di innovazione),
• Economia che si basa sull’import export (essenzialmente
dei propri beni culturali).
Gli elementi più interessanti riguardano soprattutto le
potenzialità insite nella struttura e nell’organizzazione della
filiera produttiva in base alla quale la città d’arte può essere
considerata una macro-impresa reticolare, oppure alla stessa
stregua di un “distretto artistico”.

Differenti prospettive di
sviluppo economico
Modello II (modello
proattivo – bottom up)
• L’obiettivo è di una Città di nuova generazione, definita
come città ospitale, multifunzionale e globalizzata, che
basa la propria economia sui settori scientifici e
tecnologici di punta , in cui i processi decisionali si
formano attraverso pratiche condivise tra gli stakeholder.
Caratterizzata da un’elevata qualità dell’offerta
culturale, da una fruizione turistica qualificata, dallo
sviluppo e diffusione della conoscenza e da servizi
avanzati ai cittadini

Modello II (modello
proattivo – bottom up)
• Poli Scientifici di punta: Si considerino le potenzialità insite
nei poli scientifici a livello internazionale Nest di Pisa, Nnl di
Lecce e l’S3 di Modena, nel campo delle nanotecnologie
• Distretti culturali Avanzati Evoluti Si tratta di un
contenitore di iniziative destinate a valorizzare la cultura
attraverso i cittadini che sono direttamente coinvolti. La
partecipazione collettiva viene favorita attraverso l’ascolto dei
bisogni e delle esigenze della popolazione e attraverso la
pianificazione di strategie economico e culturali condivise.
(Faenza, Regione Veneto con il progetto DICE)

Modello II (modello
proattivo – bottom up)
L’indagine è stata condotta tramite la
somministrazione di un questionario online, impiantato sulla piattaforma di Promo PA
Fondazione.
I questionari compilati con successo sono 245
pari al 3,6% del campione per un totale di 120
città.

Le regioni Toscana, Emilia Romagna, Campania
e Lazio rappresentano il 53% dei rispondenti.

Risposte per regione
Il costo della vita di case, servizi e consumi e la mancanza di servizi e di infrastrutture, il
generale senso di invivibilità causato da traffico, rumore, poca sicurezza e dai flussi
turistici, sono percepiti come i motivi della diminuzione della popolazione nei centri storici.

Criticità nei centri storici
Gli intervistati dichiarano che le attuali politiche di sviluppo sono basate principalmente
su turismo culturale, cultura ed enogastronomia. Prevale quindi come politica di
sviluppo territoriale quella orientata prevalentemente al turismo.

Politiche di viluppo basate sul turismo
Questo importante concetto sintetizzato nell’affasciante locuzione di Genius loci (ossia il dio
dei luoghi perduti), riguarda l’identità di un luogo. Il 66% dei rispondenti ritiene che le città
abbiano conservato l’aminus loci (qui inteso nel senso polisemico di genuis
loci, milieu, varietà e ricchezza territoriale). I territori urbani ed extraurbani hanno vissuto
profonde trasformazioni, con risultati eterogenei caratterizzati da perdita di identità e
straniamento, dalla creazione dei non luoghi, alle città d’arte affette dalla sindrome di
Trude, da quelle che alla ricerca di una nuova identità danno luogo a fenomeni di ipernarrativizzazione

Animus loci
Solo tre enti dichiarano di avere un marchio registrato. L’art. 12 d.lgs.
131/2010, che introduce la possibilità di brevettare un marchio cittadino
legato anche ai beni culturali, dà ai comuni l’opportunità di fare cassa
attraverso un’attività di merchandising. I territori hanno l’occasione di
riflettere su un marchio che li identifichi e che dia loro visibilità; mentre
l’ulteriore opportunità che offre questo strumento sta nel nuovo ruolo
dell’istituzione che è attivata a garanzia nella distribuzione dei diritti di
sfruttamento.

Marchio territoriale
• Riscoperta e tutela del genius loci, unitamente al rinnovamento del
senso di appartenenza alla comunità; valenza dei centri storici in
chiave di città ospitale anche nel rapporto centro-periferia;
• Un modello di sviluppo economico delle città, virtuoso e duraturo va
elaborato in chiave proattiva, ossia che risponda efficacemente ai
profondi mutamenti dell’epoca contemporanea.;
• La ri-progettazione del sistema economico con investimenti in
conoscenza, in economia della cultura, in produzioni a elevato valore
aggiunto e a alto contenuto tecnologico, in infrastrutture innovative e
in servizi dedicati ai cittadini;
• La città d’arte non va considerata nella tradizionale concezione di
unità isolata, bensì inserita nel reticolo di relazioni instaurate con le
realtà circostanti per un nuovo disegno del territorio.

Conclusioni I rapporto
I do not remember a passage in any ancient author, where
the growth of a city is ascribed to the establishment of a
manufacture. The commerce, which is said to flourish, is
chiefly the exchange of those commodities, for which
different soils and climates were suited.
David Hume, Of the populousness of ancient
nations,II.XI.86

Grazie per l’attenzione

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Presentazione bn

  • 1. Rapporto nazionale sui modelli di sviluppo delle città d’arte (Città di cultura o cultura delle città?) Guido Borà Dipartimento di scienze politiche e cognitive Università di Siena guido.bora@unisi.it
  • 2. • La nozione di città d’arte è di incerta definizione per un duplice motivo: i criteri di individuazione di una città in senso stretto sono molteplici ed estesi: mentre la pluralità delle forme d’arte che possono essere coinvolte complicano ulteriormente il quadro definitorio • In Italia è assente un’organica disciplina sul sistema delle città d’arte Un’incerta definizione
  • 3. • le città d’arte sono affette dalla sindrome di Trude. Perché venire a Trude? Mi chiedevo. E già volevo ripartire. –Puoi riprendere il volo quando vuoi, – mi dissero, – ma arriverai a un’altra Trude, uguale punto per punto, il mondo è ricoperto da un’unica Trude che non comincia e non finisce, cambia solo il nome dell’aeroporto. (I. Calvino Le città invisibili) • L’omogeneizzazione e la mercificazione delle relazioni generano spaesamento, la destinazione perde valore e si indebolisce la sua capacità competitiva La sindrome di Trude
  • 4. • Il centro storico, carattere fondamentale e identificativo dell’immagine di una città, - è confermato dai risultati del questionario, in cui gli intervistati dimostrano particolare attenzione alle problematiche dei centri storici -, assume rilevanza ai fini della nostra analisi per “la molteplicità dei valori primari” che in esso hanno sede Centro storico
  • 5. • Il potenziale sviluppo economico e i nuovi modelli delle città dovrebbero essere studiati riguardo alle loro caratteristiche dimensionali. Non è metodologicamente corretto assimilare le questioni rilevanti per un’area metropolitana come quella di Firenze che conta 1.500.000 abitanti con quelle di una media cittadina di 51.000 abitanti come Ascoli Piceno. Partendo da questo presupposto individuiamo due classi dimensionali calibrate sulla struttura delle città italiane, in cui le città mostrano verosimilmente problematiche omogenee. La questione dimensionale
  • 6. • La nostra scelta per l’indagine che sta alla base del rapporto è stata quella di rivolgerci alle città tra i 50.000 e i 300.000 abitanti (zone metropolitane escluse) perché sono quelle aree del paese che sono state per più di un lustro al centro dei territori produttivi dei distretti manifatturieri come città trainanti dell’economia italiana. Cresciute negli anni del boom economico a cifra doppia rispetto a altre parti del paese, sono città che maggiormente hanno risentito della concorrenza internazionale e cha hanno tentato con alterne fortuna un rilancio dell’economia in chiave di città d’arte. Il nostro campione di riferimento è costituito da 70 di capoluoghi di provincia per i quali si dispone di una base di dati sufficiente per un analisi territoriale. Il campione di riferimento
  • 7. La quota degli addetti nei settori dei servizi è in aumento. In seguito a queste trasformazioni, le città italiane, che sono sottoposte a fenomeni di disintegrazione verticale, stanno riprogrammando la loro produzione sull’offerta di beni culturali e di opere d’arte e, sebbene una quota importante del valore aggiunto provenga dal turismo, esso non è il settore predominante. La terziarizzazione delle città
  • 8. • modello di sviluppo caratterizzato dalla presenza di piccole imprese (nel 2009 le ditte individuali sono il 78,7%; Italia 63,2%) • elevata componente di produzioni tradizionali (imprese agricole 43,5%; Italia 16,4%) • bassa presenza di terziario avanzato (attività professionali, scientifiche e tecniche 1,5%; Italia 3,1%) • un tessuto manifatturiero (incidenza sul valore aggiunto 2008 12,9%; Italia 20,8%) che stenta ad inserirsi efficacemente sui mercati esteri (propensione all’export Benevento 1,9%; Italia 19,4%) Fonte: Camera di commercio, Istituto Tagliacarne 2010 L’economia beneventana
  • 9. • La Regione Toscana tramite i PIUSS intende dare attuazione alle politiche di sviluppo economico e sociale in aree urbane delineate nell’Asse V del Programma Operativo Regionale “Competitività regionale e occupazione” del Fesr 2007-2013 (POR CReO). • Attraverso lo strumento dei PIUSS si ripensano parti di città e i luoghi abbandonati o periferici diventano nuove centralità urbane. Lo scopo di ogni PIUSS è di progettare un insieme coordinato di interventi, pubblici e privati, per la realizzazione di obiettivi di sviluppo socioeconomico, attraverso il miglioramento della qualità urbana ed ambientale, in una prospettiva di sostenibilità Gli aspetti economici sono tuttavia circoscritti al commercio e al turismo. Le Best Practices
  • 10. • Imposta di soggiorno (modifiche in corso) • i comuni capoluogo di provincia, le unioni di comuni e i comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o città d’arte possono istituire, con deliberazione del consiglio, un’imposta di soggiorno a carico di coloro che alloggiano nelle strutture ricettive situate sul proprio territorio • Marchio comunale • la possibilità di brevettare un marchio cittadino legato anche ai beni culturali, dà ai comuni l’opportunità di fare cassa attraverso un’attività di merchandising Alcuni Strumenti
  • 11. • È un programma che negli ultimi vent’anni si è appunto distinto come fucina di nuovi modelli di trasformazione urbana a base culturale • Il tema del 2019 assegnato all’Italia, oltre a rappresentare un utile orizzonte temporale di riferimento per la pianificazione, costituisce anche un’occasione imperdibile per sintonizzare le varie esperienze di trasformazione urbana su un’unica lunghezza d’onda: un’operazione che, se condotta con efficacia, potrebbe nel giro di pochi anni trasformare il panorama dello sviluppo locale regionale e proiettare la Toscana nel ristretto circolo delle regioni leader nel campo su scala europea. Le capitali europee della cultura
  • 12. All’aumentare del numero dei visitatori, la qualità dei servizi offerti diventa negativa. Il punto cruciale è quello di individuare una soglia chiamata “capacità di carico” oltre la quale i servizi della città si deteriorano. Una contrattazione che parta dal basso e che coinvolga preventivamente tutti gli stakeholder del territorio, aiuterebbe a trovare un accordo sulle soluzioni. La capacità di carico
  • 13. • Agire da perno dinamico per lo sviluppo, • Essere da impulso allo sviluppo di tipo shumpeteriano (processo continuo di innovazione), • Economia che si basa sull’import export (essenzialmente dei propri beni culturali). Gli elementi più interessanti riguardano soprattutto le potenzialità insite nella struttura e nell’organizzazione della filiera produttiva in base alla quale la città d’arte può essere considerata una macro-impresa reticolare, oppure alla stessa stregua di un “distretto artistico”. Differenti prospettive di sviluppo economico
  • 15. • L’obiettivo è di una Città di nuova generazione, definita come città ospitale, multifunzionale e globalizzata, che basa la propria economia sui settori scientifici e tecnologici di punta , in cui i processi decisionali si formano attraverso pratiche condivise tra gli stakeholder. Caratterizzata da un’elevata qualità dell’offerta culturale, da una fruizione turistica qualificata, dallo sviluppo e diffusione della conoscenza e da servizi avanzati ai cittadini Modello II (modello proattivo – bottom up)
  • 16. • Poli Scientifici di punta: Si considerino le potenzialità insite nei poli scientifici a livello internazionale Nest di Pisa, Nnl di Lecce e l’S3 di Modena, nel campo delle nanotecnologie • Distretti culturali Avanzati Evoluti Si tratta di un contenitore di iniziative destinate a valorizzare la cultura attraverso i cittadini che sono direttamente coinvolti. La partecipazione collettiva viene favorita attraverso l’ascolto dei bisogni e delle esigenze della popolazione e attraverso la pianificazione di strategie economico e culturali condivise. (Faenza, Regione Veneto con il progetto DICE) Modello II (modello proattivo – bottom up)
  • 17. L’indagine è stata condotta tramite la somministrazione di un questionario online, impiantato sulla piattaforma di Promo PA Fondazione. I questionari compilati con successo sono 245 pari al 3,6% del campione per un totale di 120 città. Le regioni Toscana, Emilia Romagna, Campania e Lazio rappresentano il 53% dei rispondenti. Risposte per regione
  • 18. Il costo della vita di case, servizi e consumi e la mancanza di servizi e di infrastrutture, il generale senso di invivibilità causato da traffico, rumore, poca sicurezza e dai flussi turistici, sono percepiti come i motivi della diminuzione della popolazione nei centri storici. Criticità nei centri storici
  • 19. Gli intervistati dichiarano che le attuali politiche di sviluppo sono basate principalmente su turismo culturale, cultura ed enogastronomia. Prevale quindi come politica di sviluppo territoriale quella orientata prevalentemente al turismo. Politiche di viluppo basate sul turismo
  • 20. Questo importante concetto sintetizzato nell’affasciante locuzione di Genius loci (ossia il dio dei luoghi perduti), riguarda l’identità di un luogo. Il 66% dei rispondenti ritiene che le città abbiano conservato l’aminus loci (qui inteso nel senso polisemico di genuis loci, milieu, varietà e ricchezza territoriale). I territori urbani ed extraurbani hanno vissuto profonde trasformazioni, con risultati eterogenei caratterizzati da perdita di identità e straniamento, dalla creazione dei non luoghi, alle città d’arte affette dalla sindrome di Trude, da quelle che alla ricerca di una nuova identità danno luogo a fenomeni di ipernarrativizzazione Animus loci
  • 21. Solo tre enti dichiarano di avere un marchio registrato. L’art. 12 d.lgs. 131/2010, che introduce la possibilità di brevettare un marchio cittadino legato anche ai beni culturali, dà ai comuni l’opportunità di fare cassa attraverso un’attività di merchandising. I territori hanno l’occasione di riflettere su un marchio che li identifichi e che dia loro visibilità; mentre l’ulteriore opportunità che offre questo strumento sta nel nuovo ruolo dell’istituzione che è attivata a garanzia nella distribuzione dei diritti di sfruttamento. Marchio territoriale
  • 22. • Riscoperta e tutela del genius loci, unitamente al rinnovamento del senso di appartenenza alla comunità; valenza dei centri storici in chiave di città ospitale anche nel rapporto centro-periferia; • Un modello di sviluppo economico delle città, virtuoso e duraturo va elaborato in chiave proattiva, ossia che risponda efficacemente ai profondi mutamenti dell’epoca contemporanea.; • La ri-progettazione del sistema economico con investimenti in conoscenza, in economia della cultura, in produzioni a elevato valore aggiunto e a alto contenuto tecnologico, in infrastrutture innovative e in servizi dedicati ai cittadini; • La città d’arte non va considerata nella tradizionale concezione di unità isolata, bensì inserita nel reticolo di relazioni instaurate con le realtà circostanti per un nuovo disegno del territorio. Conclusioni I rapporto
  • 23. I do not remember a passage in any ancient author, where the growth of a city is ascribed to the establishment of a manufacture. The commerce, which is said to flourish, is chiefly the exchange of those commodities, for which different soils and climates were suited. David Hume, Of the populousness of ancient nations,II.XI.86 Grazie per l’attenzione