1. Rapporto nazionale sui modelli di
sviluppo delle città d’arte
(Città di cultura o cultura delle città?)
Guido Borà
Dipartimento di scienze politiche e cognitive
Università di Siena
guido.bora@unisi.it
2. • La nozione di città d’arte è di incerta definizione per un
duplice motivo: i criteri di individuazione di una città in
senso stretto sono molteplici ed estesi: mentre la pluralità
delle forme d’arte che possono essere coinvolte
complicano ulteriormente il quadro definitorio
• In Italia è assente un’organica disciplina sul sistema delle
città d’arte
Un’incerta definizione
3. • le città d’arte sono affette dalla sindrome di Trude.
Perché venire a Trude? Mi chiedevo. E già volevo ripartire.
–Puoi riprendere il volo quando vuoi, – mi dissero, – ma
arriverai a un’altra Trude, uguale punto per punto, il
mondo è ricoperto da un’unica Trude che non comincia e
non finisce, cambia solo il nome dell’aeroporto.
(I. Calvino Le città invisibili)
• L’omogeneizzazione e la mercificazione delle relazioni
generano spaesamento, la destinazione perde valore e si
indebolisce la sua capacità competitiva
La sindrome di Trude
4. • Il centro storico, carattere fondamentale e identificativo
dell’immagine di una città, - è confermato dai risultati del
questionario, in cui gli intervistati dimostrano particolare
attenzione alle problematiche dei centri storici -, assume
rilevanza ai fini della nostra analisi per “la molteplicità
dei valori primari” che in esso hanno sede
Centro storico
5. • Il potenziale sviluppo economico e i nuovi modelli delle
città dovrebbero essere studiati riguardo alle loro
caratteristiche dimensionali. Non è metodologicamente
corretto assimilare le questioni rilevanti per un’area
metropolitana come quella di Firenze che conta 1.500.000
abitanti con quelle di una media cittadina di 51.000
abitanti come Ascoli Piceno. Partendo da questo
presupposto individuiamo due classi dimensionali
calibrate sulla struttura delle città italiane, in cui le città
mostrano verosimilmente problematiche omogenee.
La questione
dimensionale
6. • La nostra scelta per l’indagine che sta alla base del rapporto è
stata quella di rivolgerci alle città tra i 50.000 e i 300.000
abitanti (zone metropolitane escluse) perché sono quelle aree
del paese che sono state per più di un lustro al centro dei
territori produttivi dei distretti manifatturieri come città
trainanti dell’economia italiana. Cresciute negli anni del boom
economico a cifra doppia rispetto a altre parti del paese, sono
città che maggiormente hanno risentito della concorrenza
internazionale e cha hanno tentato con alterne fortuna un
rilancio dell’economia in chiave di città d’arte. Il nostro
campione di riferimento è costituito da 70 di capoluoghi di
provincia per i quali si dispone di una base di dati sufficiente
per un analisi territoriale.
Il campione di
riferimento
7. La quota degli addetti nei settori dei servizi è in aumento. In seguito a
queste trasformazioni, le città italiane, che sono sottoposte a fenomeni di
disintegrazione verticale, stanno riprogrammando la loro produzione
sull’offerta di beni culturali e di opere d’arte e, sebbene una quota
importante del valore aggiunto provenga dal turismo, esso non è il
settore predominante.
La terziarizzazione delle
città
8. • modello di sviluppo caratterizzato dalla presenza di piccole
imprese (nel 2009 le ditte individuali sono il 78,7%; Italia
63,2%)
• elevata componente di produzioni tradizionali (imprese
agricole 43,5%; Italia 16,4%)
• bassa presenza di terziario avanzato (attività
professionali, scientifiche e tecniche 1,5%; Italia 3,1%)
• un tessuto manifatturiero (incidenza sul valore aggiunto 2008
12,9%; Italia 20,8%) che stenta ad inserirsi efficacemente sui
mercati esteri (propensione all’export Benevento 1,9%; Italia
19,4%)
Fonte: Camera di commercio, Istituto Tagliacarne 2010
L’economia beneventana
9. • La Regione Toscana tramite i PIUSS intende dare attuazione
alle politiche di sviluppo economico e sociale in aree urbane
delineate nell’Asse V del Programma Operativo Regionale
“Competitività regionale e occupazione” del Fesr 2007-2013
(POR CReO).
• Attraverso lo strumento dei PIUSS si ripensano parti di città e i
luoghi abbandonati o periferici diventano nuove centralità
urbane. Lo scopo di ogni PIUSS è di progettare un insieme
coordinato di interventi, pubblici e privati, per la realizzazione
di obiettivi di sviluppo socioeconomico, attraverso il
miglioramento della qualità urbana ed ambientale, in una
prospettiva di sostenibilità Gli aspetti economici sono tuttavia
circoscritti al commercio e al turismo.
Le Best Practices
10. • Imposta di soggiorno (modifiche in corso)
• i comuni capoluogo di provincia, le unioni di comuni e i
comuni inclusi negli elenchi regionali delle località
turistiche o città d’arte possono istituire, con deliberazione
del consiglio, un’imposta di soggiorno a carico di coloro
che alloggiano nelle strutture ricettive situate sul proprio
territorio
• Marchio comunale
• la possibilità di brevettare un marchio cittadino legato anche
ai beni culturali, dà ai comuni l’opportunità di fare cassa
attraverso un’attività di merchandising
Alcuni Strumenti
11. • È un programma che negli ultimi vent’anni si è appunto
distinto come fucina di nuovi modelli di trasformazione urbana
a base culturale
• Il tema del 2019 assegnato all’Italia, oltre a rappresentare un
utile orizzonte temporale di riferimento per la
pianificazione, costituisce anche un’occasione imperdibile per
sintonizzare le varie esperienze di trasformazione urbana su
un’unica lunghezza d’onda: un’operazione che, se condotta
con efficacia, potrebbe nel giro di pochi anni trasformare il
panorama dello sviluppo locale regionale e proiettare la
Toscana nel ristretto circolo delle regioni leader nel campo su
scala europea.
Le capitali europee della
cultura
12. All’aumentare del numero dei
visitatori, la qualità dei servizi offerti
diventa negativa. Il punto cruciale è
quello di individuare una soglia
chiamata “capacità di carico” oltre la
quale i servizi della città si deteriorano.
Una contrattazione che parta dal basso
e che coinvolga preventivamente tutti
gli stakeholder del territorio, aiuterebbe
a trovare un accordo sulle soluzioni.
La capacità di carico
13. • Agire da perno dinamico per lo sviluppo,
• Essere da impulso allo sviluppo di tipo shumpeteriano
(processo continuo di innovazione),
• Economia che si basa sull’import export (essenzialmente
dei propri beni culturali).
Gli elementi più interessanti riguardano soprattutto le
potenzialità insite nella struttura e nell’organizzazione della
filiera produttiva in base alla quale la città d’arte può essere
considerata una macro-impresa reticolare, oppure alla stessa
stregua di un “distretto artistico”.
Differenti prospettive di
sviluppo economico
15. • L’obiettivo è di una Città di nuova generazione, definita
come città ospitale, multifunzionale e globalizzata, che
basa la propria economia sui settori scientifici e
tecnologici di punta , in cui i processi decisionali si
formano attraverso pratiche condivise tra gli stakeholder.
Caratterizzata da un’elevata qualità dell’offerta
culturale, da una fruizione turistica qualificata, dallo
sviluppo e diffusione della conoscenza e da servizi
avanzati ai cittadini
Modello II (modello
proattivo – bottom up)
16. • Poli Scientifici di punta: Si considerino le potenzialità insite
nei poli scientifici a livello internazionale Nest di Pisa, Nnl di
Lecce e l’S3 di Modena, nel campo delle nanotecnologie
• Distretti culturali Avanzati Evoluti Si tratta di un
contenitore di iniziative destinate a valorizzare la cultura
attraverso i cittadini che sono direttamente coinvolti. La
partecipazione collettiva viene favorita attraverso l’ascolto dei
bisogni e delle esigenze della popolazione e attraverso la
pianificazione di strategie economico e culturali condivise.
(Faenza, Regione Veneto con il progetto DICE)
Modello II (modello
proattivo – bottom up)
17. L’indagine è stata condotta tramite la
somministrazione di un questionario online, impiantato sulla piattaforma di Promo PA
Fondazione.
I questionari compilati con successo sono 245
pari al 3,6% del campione per un totale di 120
città.
Le regioni Toscana, Emilia Romagna, Campania
e Lazio rappresentano il 53% dei rispondenti.
Risposte per regione
18. Il costo della vita di case, servizi e consumi e la mancanza di servizi e di infrastrutture, il
generale senso di invivibilità causato da traffico, rumore, poca sicurezza e dai flussi
turistici, sono percepiti come i motivi della diminuzione della popolazione nei centri storici.
Criticità nei centri storici
19. Gli intervistati dichiarano che le attuali politiche di sviluppo sono basate principalmente
su turismo culturale, cultura ed enogastronomia. Prevale quindi come politica di
sviluppo territoriale quella orientata prevalentemente al turismo.
Politiche di viluppo basate sul turismo
20. Questo importante concetto sintetizzato nell’affasciante locuzione di Genius loci (ossia il dio
dei luoghi perduti), riguarda l’identità di un luogo. Il 66% dei rispondenti ritiene che le città
abbiano conservato l’aminus loci (qui inteso nel senso polisemico di genuis
loci, milieu, varietà e ricchezza territoriale). I territori urbani ed extraurbani hanno vissuto
profonde trasformazioni, con risultati eterogenei caratterizzati da perdita di identità e
straniamento, dalla creazione dei non luoghi, alle città d’arte affette dalla sindrome di
Trude, da quelle che alla ricerca di una nuova identità danno luogo a fenomeni di ipernarrativizzazione
Animus loci
21. Solo tre enti dichiarano di avere un marchio registrato. L’art. 12 d.lgs.
131/2010, che introduce la possibilità di brevettare un marchio cittadino
legato anche ai beni culturali, dà ai comuni l’opportunità di fare cassa
attraverso un’attività di merchandising. I territori hanno l’occasione di
riflettere su un marchio che li identifichi e che dia loro visibilità; mentre
l’ulteriore opportunità che offre questo strumento sta nel nuovo ruolo
dell’istituzione che è attivata a garanzia nella distribuzione dei diritti di
sfruttamento.
Marchio territoriale
22. • Riscoperta e tutela del genius loci, unitamente al rinnovamento del
senso di appartenenza alla comunità; valenza dei centri storici in
chiave di città ospitale anche nel rapporto centro-periferia;
• Un modello di sviluppo economico delle città, virtuoso e duraturo va
elaborato in chiave proattiva, ossia che risponda efficacemente ai
profondi mutamenti dell’epoca contemporanea.;
• La ri-progettazione del sistema economico con investimenti in
conoscenza, in economia della cultura, in produzioni a elevato valore
aggiunto e a alto contenuto tecnologico, in infrastrutture innovative e
in servizi dedicati ai cittadini;
• La città d’arte non va considerata nella tradizionale concezione di
unità isolata, bensì inserita nel reticolo di relazioni instaurate con le
realtà circostanti per un nuovo disegno del territorio.
Conclusioni I rapporto
23. I do not remember a passage in any ancient author, where
the growth of a city is ascribed to the establishment of a
manufacture. The commerce, which is said to flourish, is
chiefly the exchange of those commodities, for which
different soils and climates were suited.
David Hume, Of the populousness of ancient
nations,II.XI.86
Grazie per l’attenzione