SlideShare uma empresa Scribd logo
1 de 11
Baixar para ler offline
Guido Viale


PROVE DI UN MONDO DIVERSO
   Itinerari di lavoro dentro la crisi
INDICE




Presentazione                                    7
I CONTI CON IL PRESENTE                         15
L’ombra lunga del Sessantotto                   15
Tempi di miseria e miseria dei tempi            21
Flussi planetari                                29
O meticci o razzisti                            38
CAMBI DI PARADIGMA                              45
Percorsi di autogoverno                         45
La conversione ecologica                        51
Né Stato né mercato                             59
Beni comuni e “bene comune”                     70
Quando il consumatore è sovrano                 78
RIDURRE I CARICHI                                85
Invece del petrolio                              85
Ingozzati e denutriti                            98
Più benessere con meno natura                   106
La sobrietà dei moderni                         111
Dalla tomba alla culla                          118
Salvare o riconvertire l’industria dell’auto?   127
La città che si muove                           132
PROVE DI UN MONDO DIVERSO   143
Inclusione ed esclusione    143
Dischiudere le identità     150
Spazi di lavoro condiviso   159
Ringraziamenti              169
PRESENTAZIONE




La crisi in corso ha molteplici dimensioni: finanziaria,
economica, sociale, ambientale, alimentare, urbana,
bellica e anche culturale: è crollato – finalmente – il
prestigio, se non l’influenza, del pensiero unico liberi-
sta che ha dominato il panorama intellettuale e politi-
co dell’ultimo trentennio; senza però alcunché di di-
sponibile per sostituirlo. Per la presenza di questi mol-
teplici aspetti la crisi durerà a lungo e, anche se si veri-
ficassero momentanee riprese, non finirà presto.
   Più che chiedersi come uscirne o – peggio – aspet-
tare la sua fine perché il mondo riprenda a marciare
con il passo di sempre, come un treno che uscito da un
tunnel riprende la sua corsa lungo i binari, conviene
attrezzarsi per convivere con la crisi – convivere con
qualcosa di simile a un terremoto permanente – per
cercare di orientarne evoluzione e sviluppi in direzio-
ni che promettano di fare meno danno: a ciascuno di
noi innanzitutto; poi all’insieme dei nostri simili, a
partire dal nostro “prossimo”; infine, alle generazioni
future.
   Far fronte alla crisi – o meglio, cercare di disegnare
un percorso che ci permetta di affrontarla nei miglio-
ri dei modi – richiede innanzitutto una chiave di let-
tura; anzi, due: una rivolta al passato e l’altra al futu-

                                                          7
ro, reintroducendo nell’analisi la dimensione diacro-
nica della temporalità, oggi in gran parte offuscata
dalla sincronia della globalizzazione e, più ancora, dal
predominio del “pensiero unico” che contempla l’uni-
verso attraverso lo schermo unidimensionale dell’eco-
nomia, lo stereotipo interpretativo dell’homo oeconomi-
cus, la favola del mercato come meccanismo naturale
di allocazione ottimale delle risorse, il feticcio del con-
teggio annuale del PIL.
   Ma non è possibile né opportuno ridurre il richia-
mo al passato a una serie di dati oggettivati dalle con-
catenazioni causali individuate, né il riferimento al
futuro a una serie di proposte asettiche, senza impe-
gnarsi nella individuazione degli attori, tra loro assai
diversi, che possono farsene portatori e delle modalità
di un loro possibile coinvolgimento. Entrambe queste
esigenze mettono in gioco la collocazione sociale e
culturale di chi scrive, la sua esperienza personale, le
sue emozioni e le sue passioni, i suoi sentimenti e i
suoi affetti. Questo libro, vuole essere anche questo.
   La chiave interpretativa rivolta al passato che qui si
propone è questa: la crisi attuale è la conseguenza ine-
vitabile – e in larga parte prevedibile – di una fase,
durata circa trent’anni, di restaurazione sotto nuove
vesti, di un potere oligarchico in mano a pochi gruppi
ed enti finanziari ed economici di dimensioni globali;
potere che si è andato instaurando come reazione e
risposta al grande disordine creato in tutto il mondo
dalle rivolte e dalle lotte sociali degli anni sessanta e
settanta del secolo scorso; cioè dai movimenti che si
erano andati addensando intorno all’anno che ne è
diventato il simbolo: il Sessantotto.
   Questa risposta alla temperie culturale che aveva
dominato il Sessantotto – reazione condotta all’inse-
gna dell’individualismo, della competitività e della
colpevolizzazione dei perdenti, se non di una loro

8
vera e propria criminalizzazione – si è andata affer-
mando nel tempo mutuando e rivoltando a proprio
beneficio molte delle conquiste intellettuali e degli
strumenti di analisi messi a punto dalla cultura che
combatteva, facendo tesoro delle sue debolezze.
   I tratti costitutivi del Sessantotto erano stati uno spi-
rito di rivolta e una temperie antiautoritaria diffusi in
tutti gli ambiti sociali: dalle fabbriche all’università, dai
quartieri ai laboratori di ricerca: il tentativo di disarti-
colare le linee di comando gerarchico – e non solo quel-
le del sistema di fabbrica – attraverso la messa in que-
stione del proprio ruolo e dei propri compiti.
   La reazione del pensiero unico avrebbe affidato un
obiettivo analogo non all’azione collettiva e consape-
vole, ma ai meccanismi ciechi e automatici – o pre-
sunti tali – del mercato: affermazione e realizzazione
personali sarebbero da allora dipesi dal funzionamen-
to eminentemente selettivo e falsamente “meritocrati-
co”, della competizione individuale. Questo approc-
cio è stato gradualmente e quasi inavvertitamente
assimilato da tutta la società quando l’affievolirsi e il
venir meno dell’”onda lunga” dei movimenti – e in
Italia, come in molti paesi, una repressione che ne ha
deviato la carica innovativa verso vicoli ciechi – ne
hanno disperso i fragili presidi culturali.
   In Italia i movimenti del Sessantotto erano stati
molto profondi, estesi in tutti gli ambiti sociali e pro-
lungati nel tempo; in nessun paese sono stati repressi
in modo così completo; non tanto in forma scoperta-
mente poliziesca, quanto attraverso la manipolazione
dell’opinione pubblica: con la strategia della tensione,
la gestione del terrorismo e la combinazione di
entrambe nella retorica degli “anni di piombo”, per
approdare a una negazione sistematica di ogni valen-
za positiva di quegli anni; una negazione che ne ha
sospinto i protagonisti a eclissarsi nell’anonimato, o a

                                                           9
imboccare le strade senza uscita della violenza gratui-
ta o della disperazione, o a entrambe le cose. Oppure
a passare platealmente “dall’altra parte”, abbando-
nando lungo la strada armi e bagagli. Si è creato così
un vuoto di pensiero e di azione riempito da figuran-
ti; con le conseguenze che tutti possono vedere.
    La chiave interpretativa rivolta al futuro evidenzia
il fatto che sia le politiche economiche di deregola-
mentazione dei mercati in nome di un liberismo sfre-
nato, da un lato, sia quelle costituite da vari dosaggi
di interventismo statale, dall’altro, non portano da
nessuna parte. Si tratta di due polarità tra cui hanno
oscillato tanto la teoria economica quanto le dottrine
politiche nel corso del passato trentennio – con un
progressivo e apparentemente irreversibile cedimento
verso la prima di queste alternative, per poi compiere
un’inversione di 360 gradi nel corso dell’ultimo anno,
quando la crisi finanziaria è esplosa in tutta la sua
portata. Ma entrambe le alternative sono incapaci di
mettere a punto strumenti di governo delle ormai
molteplici manifestazioni della crisi.
    Un governo, seppure parziale, conflittuale, lasco e
imperfetto, delle condizioni materiali che regolano la
vita e le aspettative di chi è costretto a subire le conse-
guenze dell’attuale crisi è possibile solo mobilitando
risorse – innanzitutto conoscenze, soprattutto dei conte-
sti locali in cui ciascuno di noi vive e opera; ma anche
energie umane condannate all’inattività o ad attività
illegali, o potenziali inespressi di spirito di iniziativa, di
imprenditorialità, di tenacia, di curiosità, di amore per
la bellezza, di emotività, di affetti, di speranze represse
– che le attuali istituzioni di governo del mondo, tanto a
livello internazionale che nei singoli stati, tanto a livello
locale che a in ambiti settoriali o di categoria, non sono
più in grado di attivare, perché non hanno né l’interes-
se né l’intelligenza delle cose necessari per farlo.

10
Questo mette comunque fuori gioco il mero ricorso
a politiche di tipo keynesiano tradizionali, che affida-
no ai governi centrali il compito di sostenere la
domanda con l’aumento della spesa pubblica. Nes-
suno ha però la ricetta per rovesciare lo stato di cose
presente; la “ricetta” può essere solo un percorso
intrapreso congiuntamente da una molteplicità di
forze sociali e di organismi quanto più eterogenei, ma
anche quanto più radicati possibile nello specifico del
loro territorio, dei loro interessi, della attività che li
vedono impegnati.
   E tuttavia ci sono ormai elementi ed esperienze
accumulate sufficienti per individuare la direzione
della strada da intraprendere: un percorso che ci porta
lontano tanto dal liberismo sfrenato che ha dominato
gli ultimi decenni, quanto da un “ritorno allo stato” in
forme che hanno caratterizzato, nel secolo scorso, sia
il dirigismo delle politiche di intervento pubblico
messe a punto dopo la grande depressione del 1929,
sia il capitalismo di stato dei regimi sovietici all’inter-
no del quale si è andata costituendo nel tempo quella
burocrazia politica e quella classe dominante respon-
sabile di decenni di oppressione delle popolazioni sot-
tomesse.
   La direzione è quella di una cultura del limite, paci-
fica, tollerante e capace di mescolare culture diverse,
cioè ”meticcia”; ma armata dei saperi prodotti e diffu-
si dal lavoro di scavo, di elaborazione e di divulga-
zione che ha visto impegnata negli scorsi decenni la
componente più attiva dei movimenti, delle ammini-
strazioni locali, del quadro tecnico di università e cen-
tri studi, dell’imprenditoria innovativa, soprattutto
quella sociale.
   Sono le stesse forze a cui in queste pagine viene
affidata l’iniziativa di un confronto reciproco diretto,
che riapra uno spazio pubblico dove le risorse, gli

                                                        11
interessi e le culture di chi non vuole o non può arren-
dersi all’egemonia della barbarie imperante riescano a
ridare un senso positivo a una delle parola più squali-
ficate del momento: “politica”.
   Oppure, a sostituirla con un termine che rimandi al
suo significato originario, che è “autogoverno”; cioè
decidere insieme i modi in cui vivere e gestire i rap-
porti reciproci. Lasciandoci comunque definitivamen-
te dietro le spalle la parola su cui, per un concorso di
circostanze che ci coinvolge tutti, si sono andati
addensando tutti i significati negativi ormai da tempo
associati al termine politica: cioè “sinistra”.
   Non si dovrebbe più leggere o sentir dire: “La sini-
stra non ha fatto questo; la sinistra avrebbe dovuto
fare quello; la sinistra dovrebbe fare così, ecc.”
Dobbiamo imparare a dire: “Noi non abbiamo fatto;
noi avremmo potuto fare; noi stiamo facendo; noi
dovremmo fare, ecc.” A chi si riferisce quel noi? A tutti
coloro che possono essere coinvolti o interessati alle
cose positive che ciascuno di noi ha fatto o vorrebbe
fare: individui e gruppi che possono variare di volta
in vota e che tocca a ciascuno di noi individuare, con-
vincere e coinvolgere.
   Meglio sarebbe forse allora ricorrere a termini
meno logori e abusati: per esempio la distinzione
introdotta dalla rivoluzione francese tra “montagna”
e “palude”: anche se non era quello il significato ori-
ginario del termine, la prima allude alla fatica dell’a-
scesa, alla vastità degli orizzonti e all’aria fresca a cui
dà accesso; la seconda al ristagno “rasoterra”, alla
nebbia e ai miasmi che sprigiona l’adesione allo stato
delle cose esistente.
   Ma è possibile rifondare – senza per questo dimen-
ticare o sottovalutare il passato – una teoria e una pra-
tica dell’autonomia personale e dell’autogoverno col-
lettivo su basi nuove, non segnate dalle tragedie e dai

12
fallimenti del secolo scorso? Questo libro vuole essere
un contributo a questo percorso.
   Pur girando intorno agli stessi argomenti, in questo
libro non si nominano mai due parole: “decrescita” e,
se non riferita al pensiero altrui, “sviluppo”. Si tratta
di una scelta consapevole. “Decrescita” è un termine
infelice – tanto più se usato in congiunzione con l’ag-
gettivo “felice” – per esprimere un concetto sensato: la
necessità di abbandonare l’ideologia dello sviluppo; e
quella del progresso, che ne è la premessa concettuale
irrinunciabile.
   Ma le parole hanno un loro campo semantico da cui
è difficile staccarle e per quanto i sostenitori della
decrescita si sforzino di convincerci che il termine fa
riferimento a un complesso molto ampio di scelte e di
pratiche che non possono essere ridotte a una sempli-
ce misurazione in negativo del PIL – cioè a una ridu-
zione della produzione di ricchezza misurata in ter-
mini monetari – è difficile separare questo termine da
una immagine speculare e contraria a quella di “cre-
scita” (della produzione, del reddito monetario, dei
consumi; e del Prodotto interno lordo) di cui vuole
essere la negazione; cioè da un’idea di benessere come
mero effetto della riduzione della ricchezza a disposi-
zione; che non è una prospettiva convincente.
   Quanto al concetto di sviluppo, gli sforzi per distin-
guerlo da quello di crescita intesa come mero aumen-
to del PIL sono sistematicamente annullati dalla conti-
nua e indifferenziata riproposizione dei due termini
ad opera dei politici e degli economisti che ne hanno
fatto e ne fanno il contenitore di qualsiasi tipo di inter-
vento, di investimento o di misura le occasioni o le
opportunità del mercato o della politica suggeriscano
loro.
   Dietro l’equivoco c’è la comune ascendenza di
entrambi questi concetti – sviluppo e crescita – a quel-

                                                        13
lo di progresso, cioè all’idea che la “Storia” umana
abbia o debba avere una direzione univoca, lungo la
quale si misurano i diversi stadi di civiltà a cui un
popolo, una società, un’economia sono arrivati o deb-
bono mirare; e che questa strada non debba avere fine,
anche se in ogni epoca c’è una forma di organizzazio-
ne sociale – ovviamente la “nostra” – che ne rappre-
senta il culmine.
   L’idea di progresso ha fatto il suo tempo. Auschwitz
ne rappresenta la tomba e quello che è venuto dopo
non ci permette certo di cambiare idea. Sembra strano
doverlo ribadire due secoli dopo Leopardi; ma ci tro-
viamo ancora a dover fare i conti con gli stessi fantasmi;
che oltretutto albergano, o hanno a lungo albergato,
dentro molti di noi. E soprattutto nel cuore delle disci-
pline economiche. Ma con quella di progresso si dissol-
ve anche l’idea di un “soggetto storico” che dovrebbe
farsene promotore: il proletariato, la classe operaia, la
borghesia “illuminata”, il “ceto medio riflessivo”, l’in-
tellighenzia; o la melassa della “moltitudine”. Da tem-
po la storia procede senza un soggetto che la guidi; e
probabilmente non l’ha mai avuto.
   Meglio allora attestarsi su una visione ciclica del
tempo – restituendo le idee di salvezza e di redenzio-
ne all’aldilà, per chi ci crede – in cui ogni generazione
ha da ricominciare da capo per cercare di migliorare la
propria vita (o di limitarne il peggioramento), quella
dei propri vicini e dei propri contemporanei e quella
dei propri figli e nipoti, perseguendo una forma di
benessere compatibile con quello del resto dei viventi
presenti e futuri, e capace di valorizzare gli strumenti
che conoscenza e tecnica ci mettono a disposizione.
Nient’altro. Ma è già molto.




14

Mais conteúdo relacionado

Mais procurados

Teoria della distruzione del valore, theory of value destruction, theorie de ...
Teoria della distruzione del valore, theory of value destruction, theorie de ...Teoria della distruzione del valore, theory of value destruction, theorie de ...
Teoria della distruzione del valore, theory of value destruction, theorie de ...UNIVERSITY OF COIMBRA
 
Teoria della distruzione del valore, repubblicanesimo, neo repubblicanesimo, ...
Teoria della distruzione del valore, repubblicanesimo, neo repubblicanesimo, ...Teoria della distruzione del valore, repubblicanesimo, neo repubblicanesimo, ...
Teoria della distruzione del valore, repubblicanesimo, neo repubblicanesimo, ...UNIVERSITY OF COIMBRA
 
Post marxismo, postmarxismo, post marxismo, post-marxism,post-marxismus, post...
Post marxismo, postmarxismo, post marxismo, post-marxism,post-marxismus, post...Post marxismo, postmarxismo, post marxismo, post-marxism,post-marxismus, post...
Post marxismo, postmarxismo, post marxismo, post-marxism,post-marxismus, post...UNIVERSITY OF COIMBRA
 
Marxismo, pós marxismo , postmarxismo, post marxismo, post-marxismo, massimo ...
Marxismo, pós marxismo , postmarxismo, post marxismo, post-marxismo, massimo ...Marxismo, pós marxismo , postmarxismo, post marxismo, post-marxismo, massimo ...
Marxismo, pós marxismo , postmarxismo, post marxismo, post-marxismo, massimo ...UNIVERSITY OF COIMBRA
 

Mais procurados (19)

Repubblicanismo
RepubblicanismoRepubblicanismo
Repubblicanismo
 
Repubblicanismo geopolitico
Repubblicanismo geopoliticoRepubblicanismo geopolitico
Repubblicanismo geopolitico
 
Teoria della distruzione del valore, theory of value destruction, theorie de ...
Teoria della distruzione del valore, theory of value destruction, theorie de ...Teoria della distruzione del valore, theory of value destruction, theorie de ...
Teoria della distruzione del valore, theory of value destruction, theorie de ...
 
Neo repubblicanesimo
Neo repubblicanesimoNeo repubblicanesimo
Neo repubblicanesimo
 
Marxismo
MarxismoMarxismo
Marxismo
 
Neo republicanismo
Neo republicanismoNeo republicanismo
Neo republicanismo
 
Neo repubblicanesimo
Neo repubblicanesimoNeo repubblicanesimo
Neo repubblicanesimo
 
Teoria della distruzione del valore, repubblicanesimo, neo repubblicanesimo, ...
Teoria della distruzione del valore, repubblicanesimo, neo repubblicanesimo, ...Teoria della distruzione del valore, repubblicanesimo, neo repubblicanesimo, ...
Teoria della distruzione del valore, repubblicanesimo, neo repubblicanesimo, ...
 
Repubblicanesimo
RepubblicanesimoRepubblicanesimo
Repubblicanesimo
 
Post marxismo, postmarxismo, post marxismo, post-marxism,post-marxismus, post...
Post marxismo, postmarxismo, post marxismo, post-marxism,post-marxismus, post...Post marxismo, postmarxismo, post marxismo, post-marxism,post-marxismus, post...
Post marxismo, postmarxismo, post marxismo, post-marxism,post-marxismus, post...
 
Neuer republikanismus
Neuer republikanismusNeuer republikanismus
Neuer republikanismus
 
Repubblicanesimo geopolitico
Repubblicanesimo geopoliticoRepubblicanesimo geopolitico
Repubblicanesimo geopolitico
 
Neorepubblicanismo
NeorepubblicanismoNeorepubblicanismo
Neorepubblicanismo
 
Repubblicanismo strategico
Repubblicanismo strategicoRepubblicanismo strategico
Repubblicanismo strategico
 
Marxismo, pós marxismo , postmarxismo, post marxismo, post-marxismo, massimo ...
Marxismo, pós marxismo , postmarxismo, post marxismo, post-marxismo, massimo ...Marxismo, pós marxismo , postmarxismo, post marxismo, post-marxismo, massimo ...
Marxismo, pós marxismo , postmarxismo, post marxismo, post-marxismo, massimo ...
 
Repubblicanesimo geo politico
Repubblicanesimo geo politicoRepubblicanesimo geo politico
Repubblicanesimo geo politico
 
Neo repubblicanesimo
Neo repubblicanesimoNeo repubblicanesimo
Neo repubblicanesimo
 
Republicanismo
RepublicanismoRepublicanismo
Republicanismo
 
Neo repubblicanismo
Neo repubblicanismoNeo repubblicanismo
Neo repubblicanismo
 

Destaque

TERRA - quotidiano - 16/03/2011
TERRA - quotidiano - 16/03/2011TERRA - quotidiano - 16/03/2011
TERRA - quotidiano - 16/03/2011Giuseppe Epifania
 
TERRA - quotidiano - 01/03/2011
TERRA - quotidiano - 01/03/2011TERRA - quotidiano - 01/03/2011
TERRA - quotidiano - 01/03/2011Giuseppe Epifania
 
TERRA - quotidiano - 25/02/2011
TERRA - quotidiano - 25/02/2011TERRA - quotidiano - 25/02/2011
TERRA - quotidiano - 25/02/2011Giuseppe Epifania
 
TERRA - quotidiano - 27/02/2011
TERRA - quotidiano - 27/02/2011TERRA - quotidiano - 27/02/2011
TERRA - quotidiano - 27/02/2011Giuseppe Epifania
 
Adways Indonesia SmartDriver CPA Affiliate Network
Adways Indonesia SmartDriver CPA Affiliate NetworkAdways Indonesia SmartDriver CPA Affiliate Network
Adways Indonesia SmartDriver CPA Affiliate NetworkPT Adways Indonesia
 
Russian palatalization: the true(r) story
Russian palatalization: the true(r) storyRussian palatalization: the true(r) story
Russian palatalization: the true(r) storyPavel Iosad
 
Open Bank Project ECB19 Sept 2016 v2
Open Bank Project ECB19 Sept 2016 v2Open Bank Project ECB19 Sept 2016 v2
Open Bank Project ECB19 Sept 2016 v2simonredfern
 
A bad case of excessive computation: the role of morphology in palatalization...
A bad case of excessive computation: the role of morphology in palatalization...A bad case of excessive computation: the role of morphology in palatalization...
A bad case of excessive computation: the role of morphology in palatalization...Pavel Iosad
 
Ch00 邁向資訊2012
Ch00 邁向資訊2012Ch00 邁向資訊2012
Ch00 邁向資訊2012m9933013
 
Explaining licensing mismatches in Welsh
Explaining licensing mismatches in WelshExplaining licensing mismatches in Welsh
Explaining licensing mismatches in WelshPavel Iosad
 
How good is the internal evidence for multiple-level phonological computation...
How good is the internal evidence for multiple-level phonological computation...How good is the internal evidence for multiple-level phonological computation...
How good is the internal evidence for multiple-level phonological computation...Pavel Iosad
 
Incomplete neutralization and unorthodox markedness in Breton laryngeal phono...
Incomplete neutralization and unorthodox markedness in Breton laryngeal phono...Incomplete neutralization and unorthodox markedness in Breton laryngeal phono...
Incomplete neutralization and unorthodox markedness in Breton laryngeal phono...Pavel Iosad
 
Final devoicing and vowel lengthening in the north of Italy: a representation...
Final devoicing and vowel lengthening in the north of Italy: a representation...Final devoicing and vowel lengthening in the north of Italy: a representation...
Final devoicing and vowel lengthening in the north of Italy: a representation...Pavel Iosad
 
Feature geometry meets contrastive specification: incomplete neutralization r...
Feature geometry meets contrastive specification: incomplete neutralization r...Feature geometry meets contrastive specification: incomplete neutralization r...
Feature geometry meets contrastive specification: incomplete neutralization r...Pavel Iosad
 
Laryngeal phonology in Plougrescant Breton: sandhi, mutation, and contrast
Laryngeal phonology in Plougrescant Breton: sandhi, mutation, and contrastLaryngeal phonology in Plougrescant Breton: sandhi, mutation, and contrast
Laryngeal phonology in Plougrescant Breton: sandhi, mutation, and contrastPavel Iosad
 
история русского календаря
история русского календаряистория русского календаря
история русского календаряTatyanaPechennikova
 
Espansione Vendite: Chiamate Efficaci
Espansione Vendite: Chiamate EfficaciEspansione Vendite: Chiamate Efficaci
Espansione Vendite: Chiamate EfficaciPaolo Pelloni
 

Destaque (20)

TERRA - quotidiano - 16/03/2011
TERRA - quotidiano - 16/03/2011TERRA - quotidiano - 16/03/2011
TERRA - quotidiano - 16/03/2011
 
TERRA - quotidiano - 01/03/2011
TERRA - quotidiano - 01/03/2011TERRA - quotidiano - 01/03/2011
TERRA - quotidiano - 01/03/2011
 
TERRA - quotidiano - 25/02/2011
TERRA - quotidiano - 25/02/2011TERRA - quotidiano - 25/02/2011
TERRA - quotidiano - 25/02/2011
 
TERRA - quotidiano - 27/02/2011
TERRA - quotidiano - 27/02/2011TERRA - quotidiano - 27/02/2011
TERRA - quotidiano - 27/02/2011
 
Sales
SalesSales
Sales
 
Adways Indonesia SmartDriver CPA Affiliate Network
Adways Indonesia SmartDriver CPA Affiliate NetworkAdways Indonesia SmartDriver CPA Affiliate Network
Adways Indonesia SmartDriver CPA Affiliate Network
 
Wiob
WiobWiob
Wiob
 
Russian palatalization: the true(r) story
Russian palatalization: the true(r) storyRussian palatalization: the true(r) story
Russian palatalization: the true(r) story
 
Open Bank Project ECB19 Sept 2016 v2
Open Bank Project ECB19 Sept 2016 v2Open Bank Project ECB19 Sept 2016 v2
Open Bank Project ECB19 Sept 2016 v2
 
A bad case of excessive computation: the role of morphology in palatalization...
A bad case of excessive computation: the role of morphology in palatalization...A bad case of excessive computation: the role of morphology in palatalization...
A bad case of excessive computation: the role of morphology in palatalization...
 
Ch00 邁向資訊2012
Ch00 邁向資訊2012Ch00 邁向資訊2012
Ch00 邁向資訊2012
 
Explaining licensing mismatches in Welsh
Explaining licensing mismatches in WelshExplaining licensing mismatches in Welsh
Explaining licensing mismatches in Welsh
 
How good is the internal evidence for multiple-level phonological computation...
How good is the internal evidence for multiple-level phonological computation...How good is the internal evidence for multiple-level phonological computation...
How good is the internal evidence for multiple-level phonological computation...
 
Incomplete neutralization and unorthodox markedness in Breton laryngeal phono...
Incomplete neutralization and unorthodox markedness in Breton laryngeal phono...Incomplete neutralization and unorthodox markedness in Breton laryngeal phono...
Incomplete neutralization and unorthodox markedness in Breton laryngeal phono...
 
Final devoicing and vowel lengthening in the north of Italy: a representation...
Final devoicing and vowel lengthening in the north of Italy: a representation...Final devoicing and vowel lengthening in the north of Italy: a representation...
Final devoicing and vowel lengthening in the north of Italy: a representation...
 
Feature geometry meets contrastive specification: incomplete neutralization r...
Feature geometry meets contrastive specification: incomplete neutralization r...Feature geometry meets contrastive specification: incomplete neutralization r...
Feature geometry meets contrastive specification: incomplete neutralization r...
 
Laryngeal phonology in Plougrescant Breton: sandhi, mutation, and contrast
Laryngeal phonology in Plougrescant Breton: sandhi, mutation, and contrastLaryngeal phonology in Plougrescant Breton: sandhi, mutation, and contrast
Laryngeal phonology in Plougrescant Breton: sandhi, mutation, and contrast
 
Inbound marketing
Inbound marketing Inbound marketing
Inbound marketing
 
история русского календаря
история русского календаряистория русского календаря
история русского календаря
 
Espansione Vendite: Chiamate Efficaci
Espansione Vendite: Chiamate EfficaciEspansione Vendite: Chiamate Efficaci
Espansione Vendite: Chiamate Efficaci
 

Semelhante a "Prove di un mondo diverso" di Guido viale - assaggio -

Manifesto del doposviluppo Serge Latouche
Manifesto del doposviluppo Serge LatoucheManifesto del doposviluppo Serge Latouche
Manifesto del doposviluppo Serge LatoucheDecrescita FVG
 
Negri, Barca o Renzi. 30, Luglio, 2013
Negri, Barca o Renzi.  30, Luglio, 2013Negri, Barca o Renzi.  30, Luglio, 2013
Negri, Barca o Renzi. 30, Luglio, 2013Massimo Micucci
 
Mozione Franceschini
Mozione FranceschiniMozione Franceschini
Mozione Franceschiniguestd430be
 
Mass media globalizzazione e dominio psico culturale di edoardo buso
Mass media globalizzazione e dominio psico culturale di edoardo busoMass media globalizzazione e dominio psico culturale di edoardo buso
Mass media globalizzazione e dominio psico culturale di edoardo busoEdoardo Buso
 
Critica del-presente-e-diritto-al-futuro-due-voci-del-passato
Critica del-presente-e-diritto-al-futuro-due-voci-del-passatoCritica del-presente-e-diritto-al-futuro-due-voci-del-passato
Critica del-presente-e-diritto-al-futuro-due-voci-del-passatoroberta migliaccio
 
Ticonzero news N. 24 ottobre 2012
Ticonzero news N. 24 ottobre 2012Ticonzero news N. 24 ottobre 2012
Ticonzero news N. 24 ottobre 2012PierLuigi Albini
 
La crisi economica globale Radici, evoluzioni e possibili esiti
La crisi economica globale Radici, evoluzioni e possibili esitiLa crisi economica globale Radici, evoluzioni e possibili esiti
La crisi economica globale Radici, evoluzioni e possibili esitiQuotidiano Piemontese
 
Repubblicanesimo geopolitico copiaincolla dal corriere della collera e dall'i...
Repubblicanesimo geopolitico copiaincolla dal corriere della collera e dall'i...Repubblicanesimo geopolitico copiaincolla dal corriere della collera e dall'i...
Repubblicanesimo geopolitico copiaincolla dal corriere della collera e dall'i...UNIVERSITY OF COIMBRA
 
ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente
ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidenteebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente
ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'OccidenteMaurizio Parisi
 
Antonio panigalli 12mesi-ottobre_12
Antonio panigalli 12mesi-ottobre_12Antonio panigalli 12mesi-ottobre_12
Antonio panigalli 12mesi-ottobre_12Antonio Panigalli
 
Antonio panigalli 12mesi-ottobre_12
Antonio panigalli 12mesi-ottobre_12Antonio panigalli 12mesi-ottobre_12
Antonio panigalli 12mesi-ottobre_12Antonio Panigalli
 
Epigrammi palermitani
Epigrammi palermitaniEpigrammi palermitani
Epigrammi palermitaniSergio Mauri
 
I Sistemi di scambio non monetari
I Sistemi di scambio non monetariI Sistemi di scambio non monetari
I Sistemi di scambio non monetariIFLab
 
Cicli economici e globalizzazione
Cicli economici e globalizzazioneCicli economici e globalizzazione
Cicli economici e globalizzazioneAmedeo Lepore
 

Semelhante a "Prove di un mondo diverso" di Guido viale - assaggio - (20)

Manifesto del doposviluppo Serge Latouche
Manifesto del doposviluppo Serge LatoucheManifesto del doposviluppo Serge Latouche
Manifesto del doposviluppo Serge Latouche
 
N 22 luglio 2012
N 22 luglio 2012N 22 luglio 2012
N 22 luglio 2012
 
Avanti, insieme.
Avanti, insieme.Avanti, insieme.
Avanti, insieme.
 
Negri, Barca o Renzi. 30, Luglio, 2013
Negri, Barca o Renzi.  30, Luglio, 2013Negri, Barca o Renzi.  30, Luglio, 2013
Negri, Barca o Renzi. 30, Luglio, 2013
 
Mozione Franceschini
Mozione FranceschiniMozione Franceschini
Mozione Franceschini
 
Mass media globalizzazione e dominio psico culturale di edoardo buso
Mass media globalizzazione e dominio psico culturale di edoardo busoMass media globalizzazione e dominio psico culturale di edoardo buso
Mass media globalizzazione e dominio psico culturale di edoardo buso
 
Critica del-presente-e-diritto-al-futuro-due-voci-del-passato
Critica del-presente-e-diritto-al-futuro-due-voci-del-passatoCritica del-presente-e-diritto-al-futuro-due-voci-del-passato
Critica del-presente-e-diritto-al-futuro-due-voci-del-passato
 
Ticonzero news N. 24 ottobre 2012
Ticonzero news N. 24 ottobre 2012Ticonzero news N. 24 ottobre 2012
Ticonzero news N. 24 ottobre 2012
 
La crisi economica globale Radici, evoluzioni e possibili esiti
La crisi economica globale Radici, evoluzioni e possibili esitiLa crisi economica globale Radici, evoluzioni e possibili esiti
La crisi economica globale Radici, evoluzioni e possibili esiti
 
Mozione Bersani
Mozione BersaniMozione Bersani
Mozione Bersani
 
Repubblicanesimo geopolitico copiaincolla dal corriere della collera e dall'i...
Repubblicanesimo geopolitico copiaincolla dal corriere della collera e dall'i...Repubblicanesimo geopolitico copiaincolla dal corriere della collera e dall'i...
Repubblicanesimo geopolitico copiaincolla dal corriere della collera e dall'i...
 
Declino o rinnovamento ?
Declino o rinnovamento ?Declino o rinnovamento ?
Declino o rinnovamento ?
 
ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente
ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidenteebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente
ebook - Maurizio Parisi - La Tragedia dell'Occidente
 
Antonio panigalli 12mesi-ottobre_12
Antonio panigalli 12mesi-ottobre_12Antonio panigalli 12mesi-ottobre_12
Antonio panigalli 12mesi-ottobre_12
 
Antonio panigalli 12mesi-ottobre_12
Antonio panigalli 12mesi-ottobre_12Antonio panigalli 12mesi-ottobre_12
Antonio panigalli 12mesi-ottobre_12
 
N 17 18 marzo 2012
N 17 18 marzo 2012N 17 18 marzo 2012
N 17 18 marzo 2012
 
Epigrammi palermitani
Epigrammi palermitaniEpigrammi palermitani
Epigrammi palermitani
 
Fbdsn
FbdsnFbdsn
Fbdsn
 
I Sistemi di scambio non monetari
I Sistemi di scambio non monetariI Sistemi di scambio non monetari
I Sistemi di scambio non monetari
 
Cicli economici e globalizzazione
Cicli economici e globalizzazioneCicli economici e globalizzazione
Cicli economici e globalizzazione
 

Mais de Giuseppe Epifania

Termini le-stazioni-del-capitale
Termini le-stazioni-del-capitaleTermini le-stazioni-del-capitale
Termini le-stazioni-del-capitaleGiuseppe Epifania
 
Programma Amabili Confini 2017
Programma Amabili Confini 2017Programma Amabili Confini 2017
Programma Amabili Confini 2017Giuseppe Epifania
 
Fahrenheit Radio3, 2-6 marzo 2015
Fahrenheit Radio3, 2-6 marzo 2015Fahrenheit Radio3, 2-6 marzo 2015
Fahrenheit Radio3, 2-6 marzo 2015Giuseppe Epifania
 
Fahrenheit Radio3 - settimana dal 23 al 27 febbraio 2015
Fahrenheit Radio3 - settimana dal 23 al 27 febbraio 2015Fahrenheit Radio3 - settimana dal 23 al 27 febbraio 2015
Fahrenheit Radio3 - settimana dal 23 al 27 febbraio 2015Giuseppe Epifania
 
Materadio 2014 - programma (informale)
Materadio 2014 - programma (informale)Materadio 2014 - programma (informale)
Materadio 2014 - programma (informale)Giuseppe Epifania
 
MateRadio 2012 - il programma
MateRadio 2012 - il programmaMateRadio 2012 - il programma
MateRadio 2012 - il programmaGiuseppe Epifania
 
Amici del Cuore-Giornalino n. 2/2011
Amici del Cuore-Giornalino n. 2/2011Amici del Cuore-Giornalino n. 2/2011
Amici del Cuore-Giornalino n. 2/2011Giuseppe Epifania
 
TERRA - quotidiano del 09/06/2011
TERRA - quotidiano del 09/06/2011TERRA - quotidiano del 09/06/2011
TERRA - quotidiano del 09/06/2011Giuseppe Epifania
 
TERRA - quotidiano del 08/06/2011
TERRA - quotidiano del 08/06/2011TERRA - quotidiano del 08/06/2011
TERRA - quotidiano del 08/06/2011Giuseppe Epifania
 
TERRA - quotidiano del 07/06/2011
TERRA - quotidiano del 07/06/2011TERRA - quotidiano del 07/06/2011
TERRA - quotidiano del 07/06/2011Giuseppe Epifania
 
TERRA - quotidiano - 17/03/2011
TERRA - quotidiano - 17/03/2011TERRA - quotidiano - 17/03/2011
TERRA - quotidiano - 17/03/2011Giuseppe Epifania
 
TERRA - quotidiano - 15/03/2011
TERRA - quotidiano - 15/03/2011TERRA - quotidiano - 15/03/2011
TERRA - quotidiano - 15/03/2011Giuseppe Epifania
 
TERRA - quotidiano - 08/03/2011
TERRA - quotidiano - 08/03/2011TERRA - quotidiano - 08/03/2011
TERRA - quotidiano - 08/03/2011Giuseppe Epifania
 
TERRA - quotidiano - 05/03/2011
TERRA - quotidiano - 05/03/2011TERRA - quotidiano - 05/03/2011
TERRA - quotidiano - 05/03/2011Giuseppe Epifania
 
TERRA - quotidiano - 04/03/2011
TERRA - quotidiano - 04/03/2011TERRA - quotidiano - 04/03/2011
TERRA - quotidiano - 04/03/2011Giuseppe Epifania
 
TERRA - quotidiano - 03/03/2011
TERRA - quotidiano - 03/03/2011TERRA - quotidiano - 03/03/2011
TERRA - quotidiano - 03/03/2011Giuseppe Epifania
 
TERRA - quotidiano - 02/03/2011
TERRA - quotidiano - 02/03/2011TERRA - quotidiano - 02/03/2011
TERRA - quotidiano - 02/03/2011Giuseppe Epifania
 
TERRA - quotidiano - 26/02/2011
TERRA - quotidiano - 26/02/2011TERRA - quotidiano - 26/02/2011
TERRA - quotidiano - 26/02/2011Giuseppe Epifania
 

Mais de Giuseppe Epifania (20)

Termini le-stazioni-del-capitale
Termini le-stazioni-del-capitaleTermini le-stazioni-del-capitale
Termini le-stazioni-del-capitale
 
Programma Amabili Confini 2017
Programma Amabili Confini 2017Programma Amabili Confini 2017
Programma Amabili Confini 2017
 
Fahrenheit Radio3, 2-6 marzo 2015
Fahrenheit Radio3, 2-6 marzo 2015Fahrenheit Radio3, 2-6 marzo 2015
Fahrenheit Radio3, 2-6 marzo 2015
 
Fahrenheit Radio3 - settimana dal 23 al 27 febbraio 2015
Fahrenheit Radio3 - settimana dal 23 al 27 febbraio 2015Fahrenheit Radio3 - settimana dal 23 al 27 febbraio 2015
Fahrenheit Radio3 - settimana dal 23 al 27 febbraio 2015
 
Materadio 2014 - programma (informale)
Materadio 2014 - programma (informale)Materadio 2014 - programma (informale)
Materadio 2014 - programma (informale)
 
Materadio 2014 - programma
Materadio 2014 - programma Materadio 2014 - programma
Materadio 2014 - programma
 
Sprazzi 16-06-2014
Sprazzi 16-06-2014Sprazzi 16-06-2014
Sprazzi 16-06-2014
 
MateRadio 2012 - il programma
MateRadio 2012 - il programmaMateRadio 2012 - il programma
MateRadio 2012 - il programma
 
Amici del Cuore-Giornalino n. 2/2011
Amici del Cuore-Giornalino n. 2/2011Amici del Cuore-Giornalino n. 2/2011
Amici del Cuore-Giornalino n. 2/2011
 
TERRA - quotidiano del 09/06/2011
TERRA - quotidiano del 09/06/2011TERRA - quotidiano del 09/06/2011
TERRA - quotidiano del 09/06/2011
 
TERRA - quotidiano del 08/06/2011
TERRA - quotidiano del 08/06/2011TERRA - quotidiano del 08/06/2011
TERRA - quotidiano del 08/06/2011
 
TERRA - quotidiano del 07/06/2011
TERRA - quotidiano del 07/06/2011TERRA - quotidiano del 07/06/2011
TERRA - quotidiano del 07/06/2011
 
TERRA - quotidiano - 17/03/2011
TERRA - quotidiano - 17/03/2011TERRA - quotidiano - 17/03/2011
TERRA - quotidiano - 17/03/2011
 
TERRA - quotidiano - 15/03/2011
TERRA - quotidiano - 15/03/2011TERRA - quotidiano - 15/03/2011
TERRA - quotidiano - 15/03/2011
 
TERRA - quotidiano - 08/03/2011
TERRA - quotidiano - 08/03/2011TERRA - quotidiano - 08/03/2011
TERRA - quotidiano - 08/03/2011
 
TERRA - quotidiano - 05/03/2011
TERRA - quotidiano - 05/03/2011TERRA - quotidiano - 05/03/2011
TERRA - quotidiano - 05/03/2011
 
TERRA - quotidiano - 04/03/2011
TERRA - quotidiano - 04/03/2011TERRA - quotidiano - 04/03/2011
TERRA - quotidiano - 04/03/2011
 
TERRA - quotidiano - 03/03/2011
TERRA - quotidiano - 03/03/2011TERRA - quotidiano - 03/03/2011
TERRA - quotidiano - 03/03/2011
 
TERRA - quotidiano - 02/03/2011
TERRA - quotidiano - 02/03/2011TERRA - quotidiano - 02/03/2011
TERRA - quotidiano - 02/03/2011
 
TERRA - quotidiano - 26/02/2011
TERRA - quotidiano - 26/02/2011TERRA - quotidiano - 26/02/2011
TERRA - quotidiano - 26/02/2011
 

"Prove di un mondo diverso" di Guido viale - assaggio -

  • 1. Guido Viale PROVE DI UN MONDO DIVERSO Itinerari di lavoro dentro la crisi
  • 2. INDICE Presentazione 7 I CONTI CON IL PRESENTE 15 L’ombra lunga del Sessantotto 15 Tempi di miseria e miseria dei tempi 21 Flussi planetari 29 O meticci o razzisti 38 CAMBI DI PARADIGMA 45 Percorsi di autogoverno 45 La conversione ecologica 51 Né Stato né mercato 59 Beni comuni e “bene comune” 70 Quando il consumatore è sovrano 78 RIDURRE I CARICHI 85 Invece del petrolio 85 Ingozzati e denutriti 98 Più benessere con meno natura 106 La sobrietà dei moderni 111 Dalla tomba alla culla 118 Salvare o riconvertire l’industria dell’auto? 127 La città che si muove 132
  • 3. PROVE DI UN MONDO DIVERSO 143 Inclusione ed esclusione 143 Dischiudere le identità 150 Spazi di lavoro condiviso 159 Ringraziamenti 169
  • 4. PRESENTAZIONE La crisi in corso ha molteplici dimensioni: finanziaria, economica, sociale, ambientale, alimentare, urbana, bellica e anche culturale: è crollato – finalmente – il prestigio, se non l’influenza, del pensiero unico liberi- sta che ha dominato il panorama intellettuale e politi- co dell’ultimo trentennio; senza però alcunché di di- sponibile per sostituirlo. Per la presenza di questi mol- teplici aspetti la crisi durerà a lungo e, anche se si veri- ficassero momentanee riprese, non finirà presto. Più che chiedersi come uscirne o – peggio – aspet- tare la sua fine perché il mondo riprenda a marciare con il passo di sempre, come un treno che uscito da un tunnel riprende la sua corsa lungo i binari, conviene attrezzarsi per convivere con la crisi – convivere con qualcosa di simile a un terremoto permanente – per cercare di orientarne evoluzione e sviluppi in direzio- ni che promettano di fare meno danno: a ciascuno di noi innanzitutto; poi all’insieme dei nostri simili, a partire dal nostro “prossimo”; infine, alle generazioni future. Far fronte alla crisi – o meglio, cercare di disegnare un percorso che ci permetta di affrontarla nei miglio- ri dei modi – richiede innanzitutto una chiave di let- tura; anzi, due: una rivolta al passato e l’altra al futu- 7
  • 5. ro, reintroducendo nell’analisi la dimensione diacro- nica della temporalità, oggi in gran parte offuscata dalla sincronia della globalizzazione e, più ancora, dal predominio del “pensiero unico” che contempla l’uni- verso attraverso lo schermo unidimensionale dell’eco- nomia, lo stereotipo interpretativo dell’homo oeconomi- cus, la favola del mercato come meccanismo naturale di allocazione ottimale delle risorse, il feticcio del con- teggio annuale del PIL. Ma non è possibile né opportuno ridurre il richia- mo al passato a una serie di dati oggettivati dalle con- catenazioni causali individuate, né il riferimento al futuro a una serie di proposte asettiche, senza impe- gnarsi nella individuazione degli attori, tra loro assai diversi, che possono farsene portatori e delle modalità di un loro possibile coinvolgimento. Entrambe queste esigenze mettono in gioco la collocazione sociale e culturale di chi scrive, la sua esperienza personale, le sue emozioni e le sue passioni, i suoi sentimenti e i suoi affetti. Questo libro, vuole essere anche questo. La chiave interpretativa rivolta al passato che qui si propone è questa: la crisi attuale è la conseguenza ine- vitabile – e in larga parte prevedibile – di una fase, durata circa trent’anni, di restaurazione sotto nuove vesti, di un potere oligarchico in mano a pochi gruppi ed enti finanziari ed economici di dimensioni globali; potere che si è andato instaurando come reazione e risposta al grande disordine creato in tutto il mondo dalle rivolte e dalle lotte sociali degli anni sessanta e settanta del secolo scorso; cioè dai movimenti che si erano andati addensando intorno all’anno che ne è diventato il simbolo: il Sessantotto. Questa risposta alla temperie culturale che aveva dominato il Sessantotto – reazione condotta all’inse- gna dell’individualismo, della competitività e della colpevolizzazione dei perdenti, se non di una loro 8
  • 6. vera e propria criminalizzazione – si è andata affer- mando nel tempo mutuando e rivoltando a proprio beneficio molte delle conquiste intellettuali e degli strumenti di analisi messi a punto dalla cultura che combatteva, facendo tesoro delle sue debolezze. I tratti costitutivi del Sessantotto erano stati uno spi- rito di rivolta e una temperie antiautoritaria diffusi in tutti gli ambiti sociali: dalle fabbriche all’università, dai quartieri ai laboratori di ricerca: il tentativo di disarti- colare le linee di comando gerarchico – e non solo quel- le del sistema di fabbrica – attraverso la messa in que- stione del proprio ruolo e dei propri compiti. La reazione del pensiero unico avrebbe affidato un obiettivo analogo non all’azione collettiva e consape- vole, ma ai meccanismi ciechi e automatici – o pre- sunti tali – del mercato: affermazione e realizzazione personali sarebbero da allora dipesi dal funzionamen- to eminentemente selettivo e falsamente “meritocrati- co”, della competizione individuale. Questo approc- cio è stato gradualmente e quasi inavvertitamente assimilato da tutta la società quando l’affievolirsi e il venir meno dell’”onda lunga” dei movimenti – e in Italia, come in molti paesi, una repressione che ne ha deviato la carica innovativa verso vicoli ciechi – ne hanno disperso i fragili presidi culturali. In Italia i movimenti del Sessantotto erano stati molto profondi, estesi in tutti gli ambiti sociali e pro- lungati nel tempo; in nessun paese sono stati repressi in modo così completo; non tanto in forma scoperta- mente poliziesca, quanto attraverso la manipolazione dell’opinione pubblica: con la strategia della tensione, la gestione del terrorismo e la combinazione di entrambe nella retorica degli “anni di piombo”, per approdare a una negazione sistematica di ogni valen- za positiva di quegli anni; una negazione che ne ha sospinto i protagonisti a eclissarsi nell’anonimato, o a 9
  • 7. imboccare le strade senza uscita della violenza gratui- ta o della disperazione, o a entrambe le cose. Oppure a passare platealmente “dall’altra parte”, abbando- nando lungo la strada armi e bagagli. Si è creato così un vuoto di pensiero e di azione riempito da figuran- ti; con le conseguenze che tutti possono vedere. La chiave interpretativa rivolta al futuro evidenzia il fatto che sia le politiche economiche di deregola- mentazione dei mercati in nome di un liberismo sfre- nato, da un lato, sia quelle costituite da vari dosaggi di interventismo statale, dall’altro, non portano da nessuna parte. Si tratta di due polarità tra cui hanno oscillato tanto la teoria economica quanto le dottrine politiche nel corso del passato trentennio – con un progressivo e apparentemente irreversibile cedimento verso la prima di queste alternative, per poi compiere un’inversione di 360 gradi nel corso dell’ultimo anno, quando la crisi finanziaria è esplosa in tutta la sua portata. Ma entrambe le alternative sono incapaci di mettere a punto strumenti di governo delle ormai molteplici manifestazioni della crisi. Un governo, seppure parziale, conflittuale, lasco e imperfetto, delle condizioni materiali che regolano la vita e le aspettative di chi è costretto a subire le conse- guenze dell’attuale crisi è possibile solo mobilitando risorse – innanzitutto conoscenze, soprattutto dei conte- sti locali in cui ciascuno di noi vive e opera; ma anche energie umane condannate all’inattività o ad attività illegali, o potenziali inespressi di spirito di iniziativa, di imprenditorialità, di tenacia, di curiosità, di amore per la bellezza, di emotività, di affetti, di speranze represse – che le attuali istituzioni di governo del mondo, tanto a livello internazionale che nei singoli stati, tanto a livello locale che a in ambiti settoriali o di categoria, non sono più in grado di attivare, perché non hanno né l’interes- se né l’intelligenza delle cose necessari per farlo. 10
  • 8. Questo mette comunque fuori gioco il mero ricorso a politiche di tipo keynesiano tradizionali, che affida- no ai governi centrali il compito di sostenere la domanda con l’aumento della spesa pubblica. Nes- suno ha però la ricetta per rovesciare lo stato di cose presente; la “ricetta” può essere solo un percorso intrapreso congiuntamente da una molteplicità di forze sociali e di organismi quanto più eterogenei, ma anche quanto più radicati possibile nello specifico del loro territorio, dei loro interessi, della attività che li vedono impegnati. E tuttavia ci sono ormai elementi ed esperienze accumulate sufficienti per individuare la direzione della strada da intraprendere: un percorso che ci porta lontano tanto dal liberismo sfrenato che ha dominato gli ultimi decenni, quanto da un “ritorno allo stato” in forme che hanno caratterizzato, nel secolo scorso, sia il dirigismo delle politiche di intervento pubblico messe a punto dopo la grande depressione del 1929, sia il capitalismo di stato dei regimi sovietici all’inter- no del quale si è andata costituendo nel tempo quella burocrazia politica e quella classe dominante respon- sabile di decenni di oppressione delle popolazioni sot- tomesse. La direzione è quella di una cultura del limite, paci- fica, tollerante e capace di mescolare culture diverse, cioè ”meticcia”; ma armata dei saperi prodotti e diffu- si dal lavoro di scavo, di elaborazione e di divulga- zione che ha visto impegnata negli scorsi decenni la componente più attiva dei movimenti, delle ammini- strazioni locali, del quadro tecnico di università e cen- tri studi, dell’imprenditoria innovativa, soprattutto quella sociale. Sono le stesse forze a cui in queste pagine viene affidata l’iniziativa di un confronto reciproco diretto, che riapra uno spazio pubblico dove le risorse, gli 11
  • 9. interessi e le culture di chi non vuole o non può arren- dersi all’egemonia della barbarie imperante riescano a ridare un senso positivo a una delle parola più squali- ficate del momento: “politica”. Oppure, a sostituirla con un termine che rimandi al suo significato originario, che è “autogoverno”; cioè decidere insieme i modi in cui vivere e gestire i rap- porti reciproci. Lasciandoci comunque definitivamen- te dietro le spalle la parola su cui, per un concorso di circostanze che ci coinvolge tutti, si sono andati addensando tutti i significati negativi ormai da tempo associati al termine politica: cioè “sinistra”. Non si dovrebbe più leggere o sentir dire: “La sini- stra non ha fatto questo; la sinistra avrebbe dovuto fare quello; la sinistra dovrebbe fare così, ecc.” Dobbiamo imparare a dire: “Noi non abbiamo fatto; noi avremmo potuto fare; noi stiamo facendo; noi dovremmo fare, ecc.” A chi si riferisce quel noi? A tutti coloro che possono essere coinvolti o interessati alle cose positive che ciascuno di noi ha fatto o vorrebbe fare: individui e gruppi che possono variare di volta in vota e che tocca a ciascuno di noi individuare, con- vincere e coinvolgere. Meglio sarebbe forse allora ricorrere a termini meno logori e abusati: per esempio la distinzione introdotta dalla rivoluzione francese tra “montagna” e “palude”: anche se non era quello il significato ori- ginario del termine, la prima allude alla fatica dell’a- scesa, alla vastità degli orizzonti e all’aria fresca a cui dà accesso; la seconda al ristagno “rasoterra”, alla nebbia e ai miasmi che sprigiona l’adesione allo stato delle cose esistente. Ma è possibile rifondare – senza per questo dimen- ticare o sottovalutare il passato – una teoria e una pra- tica dell’autonomia personale e dell’autogoverno col- lettivo su basi nuove, non segnate dalle tragedie e dai 12
  • 10. fallimenti del secolo scorso? Questo libro vuole essere un contributo a questo percorso. Pur girando intorno agli stessi argomenti, in questo libro non si nominano mai due parole: “decrescita” e, se non riferita al pensiero altrui, “sviluppo”. Si tratta di una scelta consapevole. “Decrescita” è un termine infelice – tanto più se usato in congiunzione con l’ag- gettivo “felice” – per esprimere un concetto sensato: la necessità di abbandonare l’ideologia dello sviluppo; e quella del progresso, che ne è la premessa concettuale irrinunciabile. Ma le parole hanno un loro campo semantico da cui è difficile staccarle e per quanto i sostenitori della decrescita si sforzino di convincerci che il termine fa riferimento a un complesso molto ampio di scelte e di pratiche che non possono essere ridotte a una sempli- ce misurazione in negativo del PIL – cioè a una ridu- zione della produzione di ricchezza misurata in ter- mini monetari – è difficile separare questo termine da una immagine speculare e contraria a quella di “cre- scita” (della produzione, del reddito monetario, dei consumi; e del Prodotto interno lordo) di cui vuole essere la negazione; cioè da un’idea di benessere come mero effetto della riduzione della ricchezza a disposi- zione; che non è una prospettiva convincente. Quanto al concetto di sviluppo, gli sforzi per distin- guerlo da quello di crescita intesa come mero aumen- to del PIL sono sistematicamente annullati dalla conti- nua e indifferenziata riproposizione dei due termini ad opera dei politici e degli economisti che ne hanno fatto e ne fanno il contenitore di qualsiasi tipo di inter- vento, di investimento o di misura le occasioni o le opportunità del mercato o della politica suggeriscano loro. Dietro l’equivoco c’è la comune ascendenza di entrambi questi concetti – sviluppo e crescita – a quel- 13
  • 11. lo di progresso, cioè all’idea che la “Storia” umana abbia o debba avere una direzione univoca, lungo la quale si misurano i diversi stadi di civiltà a cui un popolo, una società, un’economia sono arrivati o deb- bono mirare; e che questa strada non debba avere fine, anche se in ogni epoca c’è una forma di organizzazio- ne sociale – ovviamente la “nostra” – che ne rappre- senta il culmine. L’idea di progresso ha fatto il suo tempo. Auschwitz ne rappresenta la tomba e quello che è venuto dopo non ci permette certo di cambiare idea. Sembra strano doverlo ribadire due secoli dopo Leopardi; ma ci tro- viamo ancora a dover fare i conti con gli stessi fantasmi; che oltretutto albergano, o hanno a lungo albergato, dentro molti di noi. E soprattutto nel cuore delle disci- pline economiche. Ma con quella di progresso si dissol- ve anche l’idea di un “soggetto storico” che dovrebbe farsene promotore: il proletariato, la classe operaia, la borghesia “illuminata”, il “ceto medio riflessivo”, l’in- tellighenzia; o la melassa della “moltitudine”. Da tem- po la storia procede senza un soggetto che la guidi; e probabilmente non l’ha mai avuto. Meglio allora attestarsi su una visione ciclica del tempo – restituendo le idee di salvezza e di redenzio- ne all’aldilà, per chi ci crede – in cui ogni generazione ha da ricominciare da capo per cercare di migliorare la propria vita (o di limitarne il peggioramento), quella dei propri vicini e dei propri contemporanei e quella dei propri figli e nipoti, perseguendo una forma di benessere compatibile con quello del resto dei viventi presenti e futuri, e capace di valorizzare gli strumenti che conoscenza e tecnica ci mettono a disposizione. Nient’altro. Ma è già molto. 14