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   Nell’Italia del primo Cinquecento le idee di Erasmo
                              circolarono ampiamente, sentite come alternativa
                              all’insieme di dogmi e istituzioni in cui la religione
                              cattolica sembrava essersi bloccata.
                             Oltre alle idee erasmiane, vi furono altre iniziative
                              dal basso per avviare una riforma della Chiesa
                             Ad esempio gli “Oratori del divino amore”, in cui si
                              riunivano persone impegnate nella preghiera e nelle
Gasparo Contarini,            opere di carità.
patrizio veneziano, fu       Questi gruppi di laici e ecclesiastici, e alcuni vescovi
diplomatico, quindi           zelanti mettevano in discussione l’eccessiva
cardinale e vescovo di
Belluno, in prima             mondanità della Chiesa e la pratiche esteriori di
linea tra i riformatori       culto e devozione
ecclesiastici, e             Essi chiedevano con forza che la religione
interlocutore di
Melantone a
                              recuperasse la purezza e la semplicità del primo
Ratisbona                     cristianesimo e che fosse imperniata sulla fede e
                              sull’amore per Dio e il prossimo
   I “riformatori” non potevano sperare di attuare un
                         vero progetto di rinnovamento senza coinvolgere
                         direttamente il papato, e facendo in modo che esso
                         assumesse la guida del movimento.
                      Solo la riforma luterana e le sue conseguenze
                       spinsero finalmente il papato a occuparsi dell’azione
                       riformatrice dentro la Chiesa, soprattutto con Paolo
                       III, eletto nel 1534
                      Egli scelse come cardinali alcuni esponenti delle
Papa Paolo III,        correnti riformatrici e si disse disposto a convocare
della famiglia         un Concilio ecumenico
Farnese, 1534-1549    Inoltre nominò una commissione per discutere i
                       mali della Chiesa e proporre rimedi
                      La commissione produsse un documento, Consilium
                       de emendanda Ecclesia (progetto di riforma della
                       Chiesa), che però non fu applicato
   Nuove congregazioni e ordini nacquero nel periodo post-
                               riforma, avendo come caratteristica la scelta della vita
                               attiva
                              I cappuccini erano un dei francescani, nato intorno al
                               1528: essi accentuavano della regola francescana l’aspetto
                               dell’assistenza morale e materiale ai poveri. Si
                               staccarono dai francescani all’inizio del ‘600 avendo già più
                               di 500 case.
Girolamo Miani fondatore      Nel 1524 sorsero i teatini, fondati da s.Gaetano di Thiene e
dei somaschi
                               G.P. Carafa (poi ispiratore dell’Inquisizione)
                              Negli anni Trenta fu la volta dei barnabiti (chierici regolari
                               di s.Paolo), che presero nome dalla chiesa di S. Barnaba a
                               Milano
                              e dei somaschi, così chiamati dal centro di Somasca, nel
                               territorio di Bergamo
                              Barnabiti e somaschi intendevano formare il clero,
                               evangelizzare le plebi, assistere malati e orfani, ma
                               soprattutto dedicarsi all’insegnamento, che divenne il vero
                               centro della loro attività
Angela Merici fondò           Infine nel 1535 la bresciana Angela Merici fondò la
le suore orsoline              congregazione delle suore orsoline
 L’ordine più importante fu fondato dallo
                      spagnolo Ignazio di Loyola, un hidalgo che
                      dopo una grave ferita ricevuta nel 1521
                      durante un assedio, trascorse un lungo periodo
                      leggendo numerose vite di santi e decise di
                      convertirsi a una vita di penitenza e preghiera
                     Egli prima visse da eremita in un monastero
                      catalano, poi soggiornò in Palestina, infine
                      studiò nelle università spagnole e a Parigi
                     A Parigi nel 1534, Ignazio e alcuni suoi
Ignazio di Loyola     compagni pronunciarono i voti di povertà e
                      castità e si impegnarono di fronte a Dio a
                      consacrare la propria esistenza per la
                      liberazione della Terra Santa, e, se ciò non
                      fosse stato possibile, a servire la Chiesa e il
                      papa
 A partire dal 1535 Ignazio e i suoi seguaci
  rimasero in Italia, tra Venezia, dove più volte
  cercarono di raggiungere Gerusalemme, e Roma
 A Roma l’ordine di Ignazio, la Compagnia di
  Gesù riuscì a far approvare la sua regola dal
  papa Paolo III, 1540.
 I gesuiti aggiunsero ai voti di povertà, castità e
  obbedienza, propri di ogni ordine, anche
  l’impegno solenne di essere fedeli alle
  direttive del papa, costituendo la sua milizia
  scelta
   Coloro che intendevano entrare nell’ordine gesuita
    dovevano seguire un lungo processo di formazione e
    sperimentare la propria vocazione anche attraverso gli
    “esercizi spirituali” stabiliti da Ignazio stesso
   Un gesuita doveva avere doti di disciplina, energia,
    tenacia e abnegazione assolute per diventare un vero
    “soldato di Cristo”
   I gesuiti diventarono uno degli ordini più ricchi e
    potenti sia in Europa, sia nell’America spagnola
   Fondarono case professe e collegi.
   Nei collegi, sostenuti economicamente da benefattori
    ricchi, venivano educati i giovani aristocratici e ricchi
   La formazione delle classi dirigenti diventò una delle
    missioni dei gesuiti, che spesso erano presenti nelle
    corti come confessori e consiglieri dei sovrani
   I gesuiti costruirono un proprio programma di studi,
    imperniato sulla conoscenza del latino e delle opere
    classiche, sull’emulazione tra studenti e sul rispetto
    di una disciplina rigida.
   Tale programma fu chiamato Ratio studiorum
   Tre avvenimenti durante il pontificato di
    Paolo III indicarono l’inizio dell’età della
    Controriforma
   I. l’approvazione della regola della
    Compagnia di Gesù, 1540
   II. il fallimento della Dieta di Ratisbona come
    ultima possibilità di conciliazione tra riformati
    e cattolici, 1541
   III. la costituzione della Congregazione del
    Sant’Uffizio o dell’Inquisizione, 1542
   Il tribunale dell’Inquisizione era stato istituito nel XII
    secolo, ma fu riorganizzato nel 1542
   Esso fu posto sotto il controllo di una struttura
    centralizzata, la Congregazione dei cardinali del
    Sant’Uffizio, detta anche Inquisizione romana
   Essi erano commissari e inquisitori generali per lottare
    contro l’eresia in tutta la cristianità.
   A capo della congregazione vi era il papa
   Essa è composta di una rete di tribunali che dovevano
    reprimere le eresie e controllare le coscienze e i
    comportamenti in tutta Italia, a parte Sicilia e
    Sardegna (di competenza dell’Inquisizione spagnola)
 L’Inquisizione romana combatteva le eresie, ma
  controllava da vicino anche i cattolici che avevano
  operato per cercare una mediazione con i riformati
 Erano sospetti anche coloro che cercavano una via
  alla salvezza di tipo più personale e meno legato
  alle cerimonie alle pratiche tradizionali di culto,in
  quanto queste persone erano considerate non in linea
  con la posizione ufficiale della Chiesa
 Anche Ignazio di Loyola fu ritenuto sospetto, prima
  che l’Ordine gesuita diventasse uno dei più potenti
  della Chiesa
   L’Inquisizione raccoglieva anche le denunce anonime
    e conduceva le sue indagini nel più completo silenzio
   L’imputato non conosceva, dopo essere stato
    fermato, né le imputazioni contro di lui, né chi lo
    aveva denunciato
   Il tribunale aveva ufficialmente lo scopo il pentimento
    dell’eretico e l’abiura delle sue convinzioni sbagliate
   L’inchiesta si svolgeva attraverso torture psicologiche
    e, talvolta,fisiche nei confronti dell’accusato
   Se l’eretico che aveva abiurato fosse stato
    nuovamente fermato e fosse stato riconosciuto
    colpevole di eresia, era affidato al tribunale secolare
    per essere condannato a morte
   Come integrazione all’azione dell’Inquisizione
                    fu anche compilato, dal 1559, per volontà di
                    papa Paolo IV l’Indice dei libri proibiti
                   Era un elenco di opere a stampa che non
                    dovevano essere diffuse sia nei centri di
                    insegnamento, sia in generale nel mercato
Papa Paolo IV
                    librario
                   Anche il solo possesso di questi libri era vietato
                    ai fedeli, perché indicava l’inclinazione
                    ereticale del cristiano che aveva l’opera con sé
                   Fu creata anche una apposita Congregazione
                    dell’Indice, che aveva il compito di rinnovare
                    periodicamente l’elenco
                   L’Indice fu abolito da papa Paolo VI nel 1965.
   Il concilio è la riunione straordinaria di
                                     tutti i vescovi
                                    Esso nella chiesa cristiana delle origini
                                     era la massima autorità ecclesiastica
                                    I concili persero importanza quando si
                                     impose l’autorità assoluta del papa
                                    I papi li convocarono tra il Medioevo e la
                                     prima Età moderna solo quando era
                                     necessario discutere di questioni
Il concilio di Ferrara,1438/39       teologiche particolarmente
                                     significative
                                    Nel corso del 1400 si erano diffuse dentro
                                     la Chiesa le dottrine conciliariste,
                                     secondo le quali l’autorità del concilio,
                                     in quanto espressione dei vescovi, era
                                     superiore a quella del papa
 L’idea che le questioni fondamentali della Chiesa non
  potessero essere discusse e risolte se non con la
  partecipazione di tutti i vescovi si rafforzò quando la
  Riforma determinò la divisione della cristianità
 L’imperatore Carlo V insistette sulla necessità di
  convocare un concilio per tornare all’unità della
  Chiesa, ma i papi Leone X e Clemente VII rifiutarono
  questa ipotesi,temendo che la loro autorità fosse
  messa in discussione
 Anche gli ambienti della curia romana erano
  contrari al concilio perché i loro ruoli e privilegi
  sarebbero stati messi in discussione
   Le pressioni di Carlo V spinsero infine il papa Paolo III a
    convocare il concilio, prima a Mantova, senza esito,
    quindi a Trento, dove si aprì nel 1545.
   Trento era stata scelta come sede per tre motivi
   I. era una città italiana, geograficamente, ma era parte
    di un territorio che apparteneva al Sacro romano
    impero
   II.era capitale di un principato a guida del quale c’era
    un principe vescovo
   III. Trento era vicina a territori di lingua e cultura
    tedesca, dove la Riforma era assai diffusa.La scelta di
    questa sede era un segnale di apertura verso gli
    ambienti riformati più aperti al dialogo con i cattolici.
Trento all’epoca del Concilio
 Carlo V e Paolo III ebbero prospettive diverse
  sul Concilio di Trento
 Carlo V e molti vescovi e cardinali tedeschi
  consideravano il concilio come l’occasione per
  trovare un compromesso con i riformati, grazie
  al quale l’autorità dell’imperatore in Germania
  sarebbe stata rafforzata
 Paolo III, e insieme a lui vescovi e cardinali più
  legati agli interessi della Curia romana,
  vedevano il Concilio come la sede per
  ripristinare l’autorità della Chiesa e cominciare
  la lotta contro tutte le eresie
 Vi erano anche prelati e intellettuali che
  speravano nel Concilio come la via per
  affrontare i problemi di corruzione spirituale e
  politica della Chiesa,in modo da avviare una
  riforma di essa che avrebbe ripristinato l’unità
  dei cristiani
 In realtà il Concilio fu molto condizionato dalla
  situazione politica e diplomatica internazionale,
  e si svolse tra lunghe interruzioni, in tre fasi:
  1545-47; 1551-52; 1562-63, per una durata di soli
  quattro anni effettivi
L’apertura del Concilio a Trento

All’apertura del Concilio
erano presenti solo quattro
cardinali, di cui tre legati
papali (cioè incaricati di
sorvegliare i lavori), quattro
arcivescovi e ventuno
vescovi, e qualche decina di
teologi (che non avevano
diritto di votare i documenti
elaborati dal concilio) e i
generali degli ordini regolari.
La maggioranza dei presenti
era italiana.
I vescovi cattolici erano in
complesso circa cinquecento
nel mondo in quel momento.
 La prima fase del Concilio fu caratterizzata dallo
  scontro tra papa e imperatore, che avrebbe
  voluto trattare prima le questioni di disciplina
  del clero, in modo da raggiungere un
  compromesso religioso con i principi protestanti
 Il papa voleva invece trattare subito le
  questioni teologiche, e riuscì a farlo perché i
  lavori del concilio erano diretti da suoi
  incaricati, che orientavano le discussioni
  secondo la volontà del pontefice
Il concilio si occupò in questa prima sessione di
 peccato originale,
 fede,
 Sacre Scritture e loro interpretazione,
 giustificazione e
 sacramenti,
    e approvò i decreti su questi argomenti cioè tutti quelli su
    cui si era imperniata la Riforma luterana.
    Su questi temi il Concilio ribadì la posizione della
    Chiesa,senza sostanziali mutamenti
Inoltre Paolo III volle far approvare il trasferimento del
  concilio in una sua città, Bologna per controllarlo,ma con
  questa decisione si aprì un conflitto tra il pontefice e Carlo
  V, che portò alla sospensione dei lavori.
 La seconda fase del concilio si svolse
                    negli anni 1551-1552, quando era papa
                    Giulio III, che invitò i rappresentanti
                    riformati, ma ottenendo però un netto
                    rifiuto
                   In questa sessione del concilio si
Papa Giulio III     discusse della questione
                    dell’eucarestia
                   Il concilio fu di nuovo interrotto a
                    causa della guerra in cui Carlo V si
                    scontrò con Enrico II, re di Francia, e la
                    Lega di Smalcalda, alleati
 L’ultima fase del concilio durò circa due anni,
  gennaio 1562-dicembre 1563,quando era papa
  Giulio IV
 La discussione si concentrò soprattutto sulla
  questione dell’obbligo per i vescovi di risiedere
  nella diocesi di appartenenza
 I vescovi francesi e spagnoli affermarono che
  l’obbligo di residenza fosse “diritto
  divino”,mentre i vescovi italiani sostennero che il
  papa aveva la facoltà di concedere deroghe e
  dispense ai vescovi su questo obbligo
 La questione della residenza dei vescovi implicava una
  visione diversa tra prelati italiani e non italiani a proposito
  dell’autorità dei vescovi e del papa
 I vescovi italiani, in maggioranza, non volevano rinunciare
  ai loro privilegi, per dedicarsi con maggiore attenzione alla
  cura delle anime
 I privilegi erano: la possibilità di accumulare benefici e
  entrate e di avere brillanti carriere sia nella politica, sia
  nella curia
 Il papa, a sua volta, temeva che i vescovi grazie all’obbligo
  di residenza avrebbero rafforzato il loro ruolo dentro le
  proprie diocesi, perché questo ruolo sarebbe derivato
  direttamente da Dio, e non sarebbe più stato legato alla
  supremazia papale sulla Chiesa
   Il Concilio riaffermò che la Chiesa e il clero avevano un
    ruolo insostituibile perché erano gli unici che avessero la
    facoltà di leggere e interpretare la parola di Dio
    nell’unica versione universalmente valida, quella in
    lingua latina (la cosiddetta Vulgata)
   La salvezza era possibile grazie alle opere di bene,
    amministrate e garantite dalla Chiesa terrena e dai santi
   I sacramenti erano tutti validi, in particolare la
    riconciliazione (confessione), l’eucaristia (intesa come
    transustanziazione, presenza reale di Cristo) e l’ordine
   La verginità di Maria fu ribadita
   Il Purgatorio esisteva
   Il culto dei santi e delle loro reliquie era valido
   La Chiesa poteva ridurre le pene ultraterrene attraverso
    le indulgenze
   Il Concilio istituì i seminari, cioè appositi luoghi di
    formazione collettiva dei futuri sacerdoti
   Ribadì che i benefici non potevano essere cumulati
   Affermò che i vescovi dovevano risiedere nella
    propria diocesi, visitarla tutta ogni due anni e poi
    mandare a Roma un rapporto sulla situazione di essa
   Impose ai parroci regole per un culto decoroso e
    perché curassero attentamente l’insegnamento
    religioso ai fedeli
   Riaffermò che i sacerdoti erano tenuti al celibato
    ecclesiastico e a indossare sempre l’abito talare
 Le regole stabilite a Trento non furono applicate
  immediatamente nelle diverse nazioni fuori d’Italia,
  perché riaffermavano una forte volontà di controllo
  papale sulle diverse Chiese
 I sovrani della Spagna, del Portogallo e soprattutto
  della Francia pubblicarono i documenti di Trento con
  l’indicazione esplicita che le prerogative regie sulle
  rispettive Chiese non erano modificate
 In Francia i decreti di Trento furono riconosciuti
  ufficialmente dal sovrano solo nel secolo successivo, il
  1600

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La controriforma

  • 1.
  • 2.
  • 3. Nell’Italia del primo Cinquecento le idee di Erasmo circolarono ampiamente, sentite come alternativa all’insieme di dogmi e istituzioni in cui la religione cattolica sembrava essersi bloccata.  Oltre alle idee erasmiane, vi furono altre iniziative dal basso per avviare una riforma della Chiesa  Ad esempio gli “Oratori del divino amore”, in cui si riunivano persone impegnate nella preghiera e nelle Gasparo Contarini, opere di carità. patrizio veneziano, fu  Questi gruppi di laici e ecclesiastici, e alcuni vescovi diplomatico, quindi zelanti mettevano in discussione l’eccessiva cardinale e vescovo di Belluno, in prima mondanità della Chiesa e la pratiche esteriori di linea tra i riformatori culto e devozione ecclesiastici, e  Essi chiedevano con forza che la religione interlocutore di Melantone a recuperasse la purezza e la semplicità del primo Ratisbona cristianesimo e che fosse imperniata sulla fede e sull’amore per Dio e il prossimo
  • 4. I “riformatori” non potevano sperare di attuare un vero progetto di rinnovamento senza coinvolgere direttamente il papato, e facendo in modo che esso assumesse la guida del movimento.  Solo la riforma luterana e le sue conseguenze spinsero finalmente il papato a occuparsi dell’azione riformatrice dentro la Chiesa, soprattutto con Paolo III, eletto nel 1534  Egli scelse come cardinali alcuni esponenti delle Papa Paolo III, correnti riformatrici e si disse disposto a convocare della famiglia un Concilio ecumenico Farnese, 1534-1549  Inoltre nominò una commissione per discutere i mali della Chiesa e proporre rimedi  La commissione produsse un documento, Consilium de emendanda Ecclesia (progetto di riforma della Chiesa), che però non fu applicato
  • 5. Nuove congregazioni e ordini nacquero nel periodo post- riforma, avendo come caratteristica la scelta della vita attiva  I cappuccini erano un dei francescani, nato intorno al 1528: essi accentuavano della regola francescana l’aspetto dell’assistenza morale e materiale ai poveri. Si staccarono dai francescani all’inizio del ‘600 avendo già più di 500 case. Girolamo Miani fondatore  Nel 1524 sorsero i teatini, fondati da s.Gaetano di Thiene e dei somaschi G.P. Carafa (poi ispiratore dell’Inquisizione)  Negli anni Trenta fu la volta dei barnabiti (chierici regolari di s.Paolo), che presero nome dalla chiesa di S. Barnaba a Milano  e dei somaschi, così chiamati dal centro di Somasca, nel territorio di Bergamo  Barnabiti e somaschi intendevano formare il clero, evangelizzare le plebi, assistere malati e orfani, ma soprattutto dedicarsi all’insegnamento, che divenne il vero centro della loro attività Angela Merici fondò  Infine nel 1535 la bresciana Angela Merici fondò la le suore orsoline congregazione delle suore orsoline
  • 6.  L’ordine più importante fu fondato dallo spagnolo Ignazio di Loyola, un hidalgo che dopo una grave ferita ricevuta nel 1521 durante un assedio, trascorse un lungo periodo leggendo numerose vite di santi e decise di convertirsi a una vita di penitenza e preghiera  Egli prima visse da eremita in un monastero catalano, poi soggiornò in Palestina, infine studiò nelle università spagnole e a Parigi  A Parigi nel 1534, Ignazio e alcuni suoi Ignazio di Loyola compagni pronunciarono i voti di povertà e castità e si impegnarono di fronte a Dio a consacrare la propria esistenza per la liberazione della Terra Santa, e, se ciò non fosse stato possibile, a servire la Chiesa e il papa
  • 7.  A partire dal 1535 Ignazio e i suoi seguaci rimasero in Italia, tra Venezia, dove più volte cercarono di raggiungere Gerusalemme, e Roma  A Roma l’ordine di Ignazio, la Compagnia di Gesù riuscì a far approvare la sua regola dal papa Paolo III, 1540.  I gesuiti aggiunsero ai voti di povertà, castità e obbedienza, propri di ogni ordine, anche l’impegno solenne di essere fedeli alle direttive del papa, costituendo la sua milizia scelta
  • 8. Coloro che intendevano entrare nell’ordine gesuita dovevano seguire un lungo processo di formazione e sperimentare la propria vocazione anche attraverso gli “esercizi spirituali” stabiliti da Ignazio stesso  Un gesuita doveva avere doti di disciplina, energia, tenacia e abnegazione assolute per diventare un vero “soldato di Cristo”  I gesuiti diventarono uno degli ordini più ricchi e potenti sia in Europa, sia nell’America spagnola  Fondarono case professe e collegi.  Nei collegi, sostenuti economicamente da benefattori ricchi, venivano educati i giovani aristocratici e ricchi  La formazione delle classi dirigenti diventò una delle missioni dei gesuiti, che spesso erano presenti nelle corti come confessori e consiglieri dei sovrani  I gesuiti costruirono un proprio programma di studi, imperniato sulla conoscenza del latino e delle opere classiche, sull’emulazione tra studenti e sul rispetto di una disciplina rigida.  Tale programma fu chiamato Ratio studiorum
  • 9. Tre avvenimenti durante il pontificato di Paolo III indicarono l’inizio dell’età della Controriforma  I. l’approvazione della regola della Compagnia di Gesù, 1540  II. il fallimento della Dieta di Ratisbona come ultima possibilità di conciliazione tra riformati e cattolici, 1541  III. la costituzione della Congregazione del Sant’Uffizio o dell’Inquisizione, 1542
  • 10. Il tribunale dell’Inquisizione era stato istituito nel XII secolo, ma fu riorganizzato nel 1542  Esso fu posto sotto il controllo di una struttura centralizzata, la Congregazione dei cardinali del Sant’Uffizio, detta anche Inquisizione romana  Essi erano commissari e inquisitori generali per lottare contro l’eresia in tutta la cristianità.  A capo della congregazione vi era il papa  Essa è composta di una rete di tribunali che dovevano reprimere le eresie e controllare le coscienze e i comportamenti in tutta Italia, a parte Sicilia e Sardegna (di competenza dell’Inquisizione spagnola)
  • 11.  L’Inquisizione romana combatteva le eresie, ma controllava da vicino anche i cattolici che avevano operato per cercare una mediazione con i riformati  Erano sospetti anche coloro che cercavano una via alla salvezza di tipo più personale e meno legato alle cerimonie alle pratiche tradizionali di culto,in quanto queste persone erano considerate non in linea con la posizione ufficiale della Chiesa  Anche Ignazio di Loyola fu ritenuto sospetto, prima che l’Ordine gesuita diventasse uno dei più potenti della Chiesa
  • 12. L’Inquisizione raccoglieva anche le denunce anonime e conduceva le sue indagini nel più completo silenzio  L’imputato non conosceva, dopo essere stato fermato, né le imputazioni contro di lui, né chi lo aveva denunciato  Il tribunale aveva ufficialmente lo scopo il pentimento dell’eretico e l’abiura delle sue convinzioni sbagliate  L’inchiesta si svolgeva attraverso torture psicologiche e, talvolta,fisiche nei confronti dell’accusato  Se l’eretico che aveva abiurato fosse stato nuovamente fermato e fosse stato riconosciuto colpevole di eresia, era affidato al tribunale secolare per essere condannato a morte
  • 13.
  • 14. Come integrazione all’azione dell’Inquisizione fu anche compilato, dal 1559, per volontà di papa Paolo IV l’Indice dei libri proibiti  Era un elenco di opere a stampa che non dovevano essere diffuse sia nei centri di insegnamento, sia in generale nel mercato Papa Paolo IV librario  Anche il solo possesso di questi libri era vietato ai fedeli, perché indicava l’inclinazione ereticale del cristiano che aveva l’opera con sé  Fu creata anche una apposita Congregazione dell’Indice, che aveva il compito di rinnovare periodicamente l’elenco  L’Indice fu abolito da papa Paolo VI nel 1965.
  • 15.
  • 16. Il concilio è la riunione straordinaria di tutti i vescovi  Esso nella chiesa cristiana delle origini era la massima autorità ecclesiastica  I concili persero importanza quando si impose l’autorità assoluta del papa  I papi li convocarono tra il Medioevo e la prima Età moderna solo quando era necessario discutere di questioni Il concilio di Ferrara,1438/39 teologiche particolarmente significative  Nel corso del 1400 si erano diffuse dentro la Chiesa le dottrine conciliariste, secondo le quali l’autorità del concilio, in quanto espressione dei vescovi, era superiore a quella del papa
  • 17.  L’idea che le questioni fondamentali della Chiesa non potessero essere discusse e risolte se non con la partecipazione di tutti i vescovi si rafforzò quando la Riforma determinò la divisione della cristianità  L’imperatore Carlo V insistette sulla necessità di convocare un concilio per tornare all’unità della Chiesa, ma i papi Leone X e Clemente VII rifiutarono questa ipotesi,temendo che la loro autorità fosse messa in discussione  Anche gli ambienti della curia romana erano contrari al concilio perché i loro ruoli e privilegi sarebbero stati messi in discussione
  • 18. Le pressioni di Carlo V spinsero infine il papa Paolo III a convocare il concilio, prima a Mantova, senza esito, quindi a Trento, dove si aprì nel 1545.  Trento era stata scelta come sede per tre motivi  I. era una città italiana, geograficamente, ma era parte di un territorio che apparteneva al Sacro romano impero  II.era capitale di un principato a guida del quale c’era un principe vescovo  III. Trento era vicina a territori di lingua e cultura tedesca, dove la Riforma era assai diffusa.La scelta di questa sede era un segnale di apertura verso gli ambienti riformati più aperti al dialogo con i cattolici.
  • 20.  Carlo V e Paolo III ebbero prospettive diverse sul Concilio di Trento  Carlo V e molti vescovi e cardinali tedeschi consideravano il concilio come l’occasione per trovare un compromesso con i riformati, grazie al quale l’autorità dell’imperatore in Germania sarebbe stata rafforzata  Paolo III, e insieme a lui vescovi e cardinali più legati agli interessi della Curia romana, vedevano il Concilio come la sede per ripristinare l’autorità della Chiesa e cominciare la lotta contro tutte le eresie
  • 21.  Vi erano anche prelati e intellettuali che speravano nel Concilio come la via per affrontare i problemi di corruzione spirituale e politica della Chiesa,in modo da avviare una riforma di essa che avrebbe ripristinato l’unità dei cristiani  In realtà il Concilio fu molto condizionato dalla situazione politica e diplomatica internazionale, e si svolse tra lunghe interruzioni, in tre fasi: 1545-47; 1551-52; 1562-63, per una durata di soli quattro anni effettivi
  • 22. L’apertura del Concilio a Trento All’apertura del Concilio erano presenti solo quattro cardinali, di cui tre legati papali (cioè incaricati di sorvegliare i lavori), quattro arcivescovi e ventuno vescovi, e qualche decina di teologi (che non avevano diritto di votare i documenti elaborati dal concilio) e i generali degli ordini regolari. La maggioranza dei presenti era italiana. I vescovi cattolici erano in complesso circa cinquecento nel mondo in quel momento.
  • 23.  La prima fase del Concilio fu caratterizzata dallo scontro tra papa e imperatore, che avrebbe voluto trattare prima le questioni di disciplina del clero, in modo da raggiungere un compromesso religioso con i principi protestanti  Il papa voleva invece trattare subito le questioni teologiche, e riuscì a farlo perché i lavori del concilio erano diretti da suoi incaricati, che orientavano le discussioni secondo la volontà del pontefice
  • 24. Il concilio si occupò in questa prima sessione di  peccato originale,  fede,  Sacre Scritture e loro interpretazione,  giustificazione e  sacramenti, e approvò i decreti su questi argomenti cioè tutti quelli su cui si era imperniata la Riforma luterana. Su questi temi il Concilio ribadì la posizione della Chiesa,senza sostanziali mutamenti Inoltre Paolo III volle far approvare il trasferimento del concilio in una sua città, Bologna per controllarlo,ma con questa decisione si aprì un conflitto tra il pontefice e Carlo V, che portò alla sospensione dei lavori.
  • 25.  La seconda fase del concilio si svolse negli anni 1551-1552, quando era papa Giulio III, che invitò i rappresentanti riformati, ma ottenendo però un netto rifiuto  In questa sessione del concilio si Papa Giulio III discusse della questione dell’eucarestia  Il concilio fu di nuovo interrotto a causa della guerra in cui Carlo V si scontrò con Enrico II, re di Francia, e la Lega di Smalcalda, alleati
  • 26.  L’ultima fase del concilio durò circa due anni, gennaio 1562-dicembre 1563,quando era papa Giulio IV  La discussione si concentrò soprattutto sulla questione dell’obbligo per i vescovi di risiedere nella diocesi di appartenenza  I vescovi francesi e spagnoli affermarono che l’obbligo di residenza fosse “diritto divino”,mentre i vescovi italiani sostennero che il papa aveva la facoltà di concedere deroghe e dispense ai vescovi su questo obbligo
  • 27.  La questione della residenza dei vescovi implicava una visione diversa tra prelati italiani e non italiani a proposito dell’autorità dei vescovi e del papa  I vescovi italiani, in maggioranza, non volevano rinunciare ai loro privilegi, per dedicarsi con maggiore attenzione alla cura delle anime  I privilegi erano: la possibilità di accumulare benefici e entrate e di avere brillanti carriere sia nella politica, sia nella curia  Il papa, a sua volta, temeva che i vescovi grazie all’obbligo di residenza avrebbero rafforzato il loro ruolo dentro le proprie diocesi, perché questo ruolo sarebbe derivato direttamente da Dio, e non sarebbe più stato legato alla supremazia papale sulla Chiesa
  • 28. Il Concilio riaffermò che la Chiesa e il clero avevano un ruolo insostituibile perché erano gli unici che avessero la facoltà di leggere e interpretare la parola di Dio nell’unica versione universalmente valida, quella in lingua latina (la cosiddetta Vulgata)  La salvezza era possibile grazie alle opere di bene, amministrate e garantite dalla Chiesa terrena e dai santi  I sacramenti erano tutti validi, in particolare la riconciliazione (confessione), l’eucaristia (intesa come transustanziazione, presenza reale di Cristo) e l’ordine  La verginità di Maria fu ribadita  Il Purgatorio esisteva  Il culto dei santi e delle loro reliquie era valido  La Chiesa poteva ridurre le pene ultraterrene attraverso le indulgenze
  • 29. Il Concilio istituì i seminari, cioè appositi luoghi di formazione collettiva dei futuri sacerdoti  Ribadì che i benefici non potevano essere cumulati  Affermò che i vescovi dovevano risiedere nella propria diocesi, visitarla tutta ogni due anni e poi mandare a Roma un rapporto sulla situazione di essa  Impose ai parroci regole per un culto decoroso e perché curassero attentamente l’insegnamento religioso ai fedeli  Riaffermò che i sacerdoti erano tenuti al celibato ecclesiastico e a indossare sempre l’abito talare
  • 30.  Le regole stabilite a Trento non furono applicate immediatamente nelle diverse nazioni fuori d’Italia, perché riaffermavano una forte volontà di controllo papale sulle diverse Chiese  I sovrani della Spagna, del Portogallo e soprattutto della Francia pubblicarono i documenti di Trento con l’indicazione esplicita che le prerogative regie sulle rispettive Chiese non erano modificate  In Francia i decreti di Trento furono riconosciuti ufficialmente dal sovrano solo nel secolo successivo, il 1600