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Secc. XI - XII
Santo vescovo in un affresco
nella chiesa di S.Ponziano,
provincia di Lucca
   Le sedi episcopali fin dalle origini del
    cristianesimo si situarono nelle città

   la diocesi su cui il vescovo comandava era
    un’area che corrispondeva alle antiche
    provinciae romane

   il vescovo proveniva generalmente dai ceti
    dominanti delle urbes

   i cittadini erano soliti riunirsi negli spazi vicini
    alla cattedrale per discutere dei problemi
    comuni e condividere le decisioni relative a
    questi problemi
 Ilvescovo aveva dunque due primati
 religioso, in quanto era capo della comunità
  cristiana
 civile, in quanto era il vero rappresentante
  politico della città di cui era vescovo

 In età carolingia, i vescovi, grazie a questo
  primato civile, erano stati scelti come missi
  dominici, cioè controllori dei funzionari
  pubblici, conti e marchesi
   Durante le “seconde invasioni” (saraceni, ungari,
    vichinghi) i vescovi diventarono i difensori delle città,
    facendo innalzare mura che protessero le città sia dagli
    invasori stranieri, sia dai signori territoriali locali che
    volevano estendere la loro autorità anche sulle città

   Grazie al ruolo da essi rivestito da secoli nelle città,
    l’imperatore Ottone I, nella seconda metà del X secolo,
    concesse a molti vescovi il potere di districtio, cioè il
    potere di costringere e di obbligare dentro l’area della
    città murata e della fascia territoriale che la circondava
   In questo modo i vescovi diventavano ufficialmente poteri
    pubblici, e per questo alcuni studiosi parlano di essi come

                          vescovi - conti
 Ottone I decise la creazione dei vescovi – conti
  con due obiettivi
 1. l’assegnazione di un potere pubblico al
  vescovo, che lo avrebbe detenuto a vita,
  assicurava all’imperatore che tale potere
  sarebbe tornato all’impero alla morte del
  vescovo, perché esso non aveva eredi legittimi
 2. ingerirsi dentro la Chiesa, nel tentativo di
  assumerne il controllo anche condizionando la
  scelta dei capi delle comunità cristiane, i vescovi
 In questo modo si creava tuttavia una profonda
  confusione tra uffici religiosi e funzioni politiche
 Nel corso dell’XI secolo l’intreccio tra
  ambito religioso e ambito politico si fece
  sempre più stretto, ma questo determinò un
  deciso degrado delle istituzioni
  ecclesiastiche

 gliecclesiastici erano scelti per ricoprire la
  carica vescovile grazie alle loro capacità
  politiche e non per le loro qualità religiose
  e spesso i vescovi subirono accuse di
  indegnità religiosa
   Gli imperatori Enrico II e Enrico
                                  III intervennero per rimediare al
                                  fenomeno del nicolaismo e della
                                  simonìa (i vescovi simoniaci
                                  decadevano dalla loro carica)

                                 Il papa Niccolò II, nel 1059, fece
       Enrico III
                                  stabilire da un sinodo che solo i
                                  cardinali potevano eleggere il
                                  sommo pontefice.

                                 in questo modo l’imperatore e gli
                                  aristocratici di Roma non
                                  avrebbero più avuto voce in
                                  capitolo su questa scelta
Il papa Niccolò II incorona
Roberto il Guiscardo
Enrico IV, a Canossa, si umilia
di fronte al papa Enrico IV
Gli studiosi legati al movimento di riforma
  della Chiesa avevano elaborato idee che
  rafforzavano il ruolo del papa e sottraevano
  sacralità alla figura dell’imperatore.
 “Se l’imperatore era solo un re come gli
  altri sovrani, che diritto aveva di
  intromettersi nell’elezione papale ?”
 “Se era privo di sacralità, come poteva
  nominare dei vescovi ?”

Tali domande provocarono la dura controversia
  tra imperatore e papa nota come
          LOTTA PER LE INVESTITURE
   La LOTTA PER LE INVESTITURE
                             riguardava la possibilità per gli
                             imperatori di eleggere i vescovi
                             (“investire i vescovi di poteri e
                             entrate di origine pubblica)

L’imperatore Enrico IV    Questa vicenda storica ebbe due
                           protagonisti:
                          l’imperatore Enrico IV, salito al
                           trono nel 1056
                          papa Gregorio VII (il monaco
                           riformatore Ildebrando di Soana),
                           diventato sommo pontefice nel
                           1073
 Papa Gregorio VII
   Nel 1075 Gregorio VII annullò tutte le
                       cariche ottenute dai vescovi ad opera degli
                       imperatori
                      Nello stesso anno il papa emanò il Dictatus
                       papae con cui definì ruoli e funzioni del
                       papato e della chiesa di Roma.

                      Il papa era la vera e unica guida della
                       Chiesa

                      Il papa aveva l’autorità esclusiva di istituire
Il testo del           o deporre i vescovi e di deporre
“Dictatus papae”
                       l’imperatore
                      Il pontefice poteva sciogliere i sudditi
                       dall’obbligo di obbedienza all’imperatore
   Enrico IV fu scomunicato da Gregorio
                               VII
                              Nell’inverno 1076-1077, l’imperatore
                               fu costretto a umiliarsi di fronte al
                               papa
                              Al castello di Canossa, dove Gregorio
                               VII era ospite della contessa Matilde,
                               Enrico IV fu costretto a pentirsi dei
                               suoi comportamenti dopo tre giorni
                               e tre notti passati all’aperto tra
                               freddo e fame

                              Ammesso poi al cospetto di Gregorio
                               VII, Enrico IV ottenne la revoca della
Gregorio VII (sn),
                               scomunica
Enrico IV (centro) e
la contessa Matilde (dx)
Iconflitti tra le due autorità, papale e
 imperiale, continuarono anche negli anni
 successivi

 Enricoinstaurò con la forza sul trono papale
 l’arcivescovo di Ravenna Wiberto (1084)

 Alla morte di Gregorio VII (1085), nessuna dei
  due poteri aveva però ottenuto la prevalenza
  sull’altro
 L’impero si stava effettivamente
  desacralizzando
 I conflitti si risolsero solo nel
                                1122 con il concordato
                                (compromesso) firmato a
                                Worms (Germania) tra papa
                                Callisto II e Enrico V,
 La città di Worms              l’imperatore.
                               Esso prevedeva che solo gli
                                ecclesiastici e il popolo delle
                                singole città potessero
                                eleggere vescovi e abati
                               In Germania, tuttavia,
Enrico V                        l’imperatore poteva investire
                                i vescovi di funzioni e beni
                Stemma di       temporali
                Callisto II
   Alla morte di Enrico V, nel 1125, per
    circa trent’anni si prolungò una lotta
    tra due grande famiglie
    germaniche, che si disputarono il
    trono imperiale, radunando intorno a
    sé due schieramenti di “fedeli”

   I Welfen duchi di Baviera, da cui
    prese nome la fazione chiamata
    “guelfa”, erano inclini a un accordo
    con il papa

   gli Hohenstaufen di Svevia, signori
    del castello di Wibeling in Franconia,
    da cui derivò il nome “ghibellino”,
    erano ostili al sommo pontefice
I contrasti si risolsero nel
                             1152, quando fu eletto al
                             trono imperiale, per
                             accordo delle due fazioni,
                             Federico, detto
                             “Barbarossa”
                            Federico era un
                             Hohenstaufen per parte di
                             padre, ma imparentato
Friederich Hohenstaufen,     attraverso la famiglia della
detto il Barbarossa
                             madre con i Welfen
 Federico  Barbarossa governò per circa
  quaranta anni (1152 – 1190)
 Il suo obiettivo fu di ristabilire la sovranità
  imperiale in Germania, sui principi tedeschi, e
  l’autorità imperiale in Italia settentrionale,
  dove i comuni erano particolarmente
  combattivi

 Ilsuo atteggiamento verso il papa fu di
  affermazione di una piena autonomia del
  potere imperiale nei confronti dell’autorità
  papale
   Federico era decisamente ostile a riconoscere al
    papa alcuna superiorità

 L’imperatore riceveva il suo potere da Dio,
  attraverso l’elezione principesca
 L’unzione papale non conferiva al papa nessuna
  superiorità sull’imperatore, era solo una
  consacrazione
 La teoria delle due spade consegnate da Dio
  rispettivamente all’imperatore → potere
  temporale e al papa → potere spirituale doveva
  essere interpretata nel senso di un’assoluta
  autonomia di una spada dall’altra
Palazzo della Ragione a Bergamo
(1183 – 1198), il più antico palazzo
comunale in Italia
Le città, quando l’impero carolingio si dissolse,
     si strinsero attorno ai loro vescovi, che
  acquisirono funzioni pubbliche dentro i centri
                       urbani
 Un insieme di abitanti delle città contribuì al
     governo dell’urbs, sia svolgendo compiti
  amministrativi, sia partecipando alla scelta dei
                   vertici politici
 Infatti i vescovi erano scelti mediante il voto
   dei canonici (ecclesiastici addetti al servizio
 della cattedrale) e dei cittadini più importanti:
 proprietari terrieri, mercanti e artigiani, giuristi
                   (giudici notai)
 I cittadini si distinguevano in ordines, ceti di diversa
                         condizione giuridica
    Erano generalmente due, i milites, gli aristocratici, e il
                populus, cioè tutti gli altri cittadini

  Contemporaneamente alla lotta tra Chiesa e Impero, gli
 esponenti più importanti del populus, in virtù della propria
  ricchezza e del proprio peso sociale, presero a reclamare
        un ruolo più importante all’interno delle città
 Quando il papa o l’imperatore operarono per imporre alle
   città vescovi estranei alle singole città, a partire dall’XI
  secolo, il ceto dominante urbano si schierò a favore del
  mantenimento della situazione tradizionale; il populus
   era invece favorevole a ogni riforma che rimettesse in
        discussione gli equilibri tradizionali di potere
  Lo scontro all’interno delle città si inserì
     all’interno della “lotta per le investiture”
 Tale scontro determinò nei cittadini la volontà
              di pacificazione tra i ceti
       Da questa volontà nacque un nuovo
           ordinamento politico: il comune
      I cittadini si allontanarono dal vescovo
 Essi si riunirono in assemblee non elettive che
       non si radunavano nell’area presso la
                       cattedrale
 Tali assemblee discutevano delle problematiche
                         cittadine
   Scelsero per elezione i loro rappresentanti.
                   chiamati consoles
 Ilconsolato era un’assemblea collegiale,
  che aveva un numero variabile di membri,
  secondo la singola città: da due a
  ventiquattro

 il consolato ebbe la responsabilità di curare
  gli affari politici, militari e giudiziari della
  città
 A causa dell’interesse condiviso che stava
  alla base della gestione di questi affari,
  l’istituzione guidata dal consolato fu
  chiamata “comune”
I comuni sono considerati
                                        tali dagli storici quando in
                                          essi agiscono i consoli.
                                                Tra i primi:

                                            Pisa e Lucca, 1085

                                                Asti, 1095

                                              Bergamo, 1098

                                             Cremona, 1112

                                              Bologna, 1123

Comuni italiani tra XII e XIII secolo
Bergamo e il suo territorio tra
IX e X secolo
                                  Bergamo nel Medioevo
                                  (dipinto del 1600)
   I comuni per dichiarare la propria autonomia da qualsiasi
    potere superiore, produssero una vasta documentazione
    che certificava i loro diritti patrimoniali e giurisdizionali

   Essi utilizzarono l’antico diritto romano come base per la
    convivenza tra i cittadini

   Questo spiega i richiami alla repubblica romana a cui
    ricorsero le classi dominanti nelle città: i magistrati erano
    “consoles”, i quartieri cittadini “regiones”, come nelle
    urbes di Roma antica. La cittadinanza era riservata solo a
    chi risiedeva in città, come accadeva a Roma in età
    repubblicana.
   La società cittadina in questo modo si contrapponeva
    alle signorie territoriali che la circondavano
    Le città comunali italiane cominciarono precocemente la
       conquista del territorio che le circondava, chiamato
                             “contado”
    Questo territorio coincideva per lo più con quello su cui si
                   estendeva la diocesi cittadina

   Il controllo sul contado era essenziale per la città perché il
     comune dipendeva dal mercato per il suo sostentamento e
    i ceti dominanti dovevano garantire gli approvvigionamenti
                               necessari
     Il comune acquisì il controllo del contado in due modi:

     conquista delle comunità del contado, sottomesse sia a
                      livello politico che fiscale
        leggi che favorivano la proprietà cittadina e il suo
                             ampliamento
Chiesa
extra moenia




     Mura
 I comuni dell’Italia centro – settentrionale erano
                  degli stati cittadini
 Essi approfittarono della debolezza dell’impero,
   e dell’indebolimento dell’autorità vescovile per
         acquisire una serie di poteri pubblici

           amministrazione della giustizia
                  prelievo fiscale
               controllo dei mercati
               controllo della zecca
 Federico Barbarossa giunse in Italia
                                      nel 1154
                       Alcune piccole città lombarde e il
                        papa lo chiamarono nella penisola
                         perché le aiutasse a difendere la
                         loro autonomia territoriale dagli
                       attacchi di città più grandi e forti o
                          da situazioni politiche difficili.
                        A Milano, Barbarossa fece riunire
                        un’assemblea che condannò Milano
                        per avere mosso guerra contro altre
                                        città
Il rogo di Arnaldo    A Roma, Federico aiutò il papa contro
da Brescia                il comune cittadino, guidato da
                       Arnaldo da Brescia, un chierico ostile
                            al potere temporale dei papi
                          Arnaldo fu catturato e ucciso
 A Roncaglia, nel 1158, Federico convocò una
   dieta (grande assemblea pubblica) in occasione
    della quale emanò la cosnsitutio de regalibus
    Essa definiva i poteri dell’autorità regia, le
  “regalìe”: controllo delle strade, esercizio della
   giustizia, riscossione delle imposte, autorità di
     battere moneta, diritto di muovere guerra
 Queste “regalìe” furono riaffermate sulla base
   del diritto romano per ribadire quali fossero i
  poteri imperiali, che comuni e signori territoriali
             esercitavano senza controllo
I comuni rispettavano l’autorità
       imperiale,ma rifiutavano di essere
  controllati dai delegati imperiali in ambito
        amministrativo, fiscale e militare
     Essi rivendicavano il proprio diritto
  all’autogoverno, a darsi delle proprie leggi,
 a estendere la propria autorità sulle terre del
   contado, e a stringere liberamente accordi
                      tra loro
 Quando Milano si ribellò a Federico, questi la
      sconfisse in battaglia aiutato da Lodi,
                 Cremona e Como
   L’imperatore fece distruggere le mura della
    città mandò funzionari imperiali a governare
    Milano e le città alleate a essa

   Essi dovevano far applicare quanto deciso a
    Roncaglia

   I funzionari imperiali imposero una forte
    pressione fiscale

   Questo determinò un’alleanza antiimperiale tra
    i comuni lombardi
I  comuni ribelli
                                     costituirono la “lega
                                     lombarda”, un’alleanza
                                     stretta a Pontida nel
                                     1167, appoggiata da papa
 Il giuramento di Pontida (1167)
                                     Alessandro III
                                    Dopo una serie di scontri,
                                     la battaglia decisiva
                                     avvenne a Legnano,
                                     presso Milano, nel 1176
                                    La “lega” sconfisse
La battaglia di Legnano (1176)       l’esercito imperiale
 Dopo  ulteriori scontri armati, trattative,
  armistizi provvisori, la “lega lombarda” e
    l’imperatore Federico raggiunsero un
   accordo definitivo, la pace di Costanza
                     (1183)

 La pace che Federico emanò come diploma
   (cioè concessione) prevedeva che tutti i
  comuni firmatari potessero esercitare le
    regalìe in cambio del riconoscimento
       formale dell’autorità imperiale
 E.
   Artifoni, “Città e comuni”, in Aa.Vv.,
 “Storia medievale”, Roma, Donzelli, 1998

 A.Barbero
          – C. Frugoni, Dizionario del
 Medioevo, Roma – Bari, Laterza, 1993

 M.Montanari, Storia medievale, Laterza,
 Roma – Bari, 2002

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Impero, papato e comuni

  • 2. Santo vescovo in un affresco nella chiesa di S.Ponziano, provincia di Lucca
  • 3. Le sedi episcopali fin dalle origini del cristianesimo si situarono nelle città  la diocesi su cui il vescovo comandava era un’area che corrispondeva alle antiche provinciae romane  il vescovo proveniva generalmente dai ceti dominanti delle urbes  i cittadini erano soliti riunirsi negli spazi vicini alla cattedrale per discutere dei problemi comuni e condividere le decisioni relative a questi problemi
  • 4.  Ilvescovo aveva dunque due primati  religioso, in quanto era capo della comunità cristiana  civile, in quanto era il vero rappresentante politico della città di cui era vescovo  In età carolingia, i vescovi, grazie a questo primato civile, erano stati scelti come missi dominici, cioè controllori dei funzionari pubblici, conti e marchesi
  • 5. Durante le “seconde invasioni” (saraceni, ungari, vichinghi) i vescovi diventarono i difensori delle città, facendo innalzare mura che protessero le città sia dagli invasori stranieri, sia dai signori territoriali locali che volevano estendere la loro autorità anche sulle città  Grazie al ruolo da essi rivestito da secoli nelle città, l’imperatore Ottone I, nella seconda metà del X secolo, concesse a molti vescovi il potere di districtio, cioè il potere di costringere e di obbligare dentro l’area della città murata e della fascia territoriale che la circondava  In questo modo i vescovi diventavano ufficialmente poteri pubblici, e per questo alcuni studiosi parlano di essi come vescovi - conti
  • 6.  Ottone I decise la creazione dei vescovi – conti con due obiettivi  1. l’assegnazione di un potere pubblico al vescovo, che lo avrebbe detenuto a vita, assicurava all’imperatore che tale potere sarebbe tornato all’impero alla morte del vescovo, perché esso non aveva eredi legittimi  2. ingerirsi dentro la Chiesa, nel tentativo di assumerne il controllo anche condizionando la scelta dei capi delle comunità cristiane, i vescovi  In questo modo si creava tuttavia una profonda confusione tra uffici religiosi e funzioni politiche
  • 7.  Nel corso dell’XI secolo l’intreccio tra ambito religioso e ambito politico si fece sempre più stretto, ma questo determinò un deciso degrado delle istituzioni ecclesiastiche  gliecclesiastici erano scelti per ricoprire la carica vescovile grazie alle loro capacità politiche e non per le loro qualità religiose e spesso i vescovi subirono accuse di indegnità religiosa
  • 8. Gli imperatori Enrico II e Enrico III intervennero per rimediare al fenomeno del nicolaismo e della simonìa (i vescovi simoniaci decadevano dalla loro carica)  Il papa Niccolò II, nel 1059, fece Enrico III stabilire da un sinodo che solo i cardinali potevano eleggere il sommo pontefice.  in questo modo l’imperatore e gli aristocratici di Roma non avrebbero più avuto voce in capitolo su questa scelta Il papa Niccolò II incorona Roberto il Guiscardo
  • 9. Enrico IV, a Canossa, si umilia di fronte al papa Enrico IV
  • 10. Gli studiosi legati al movimento di riforma della Chiesa avevano elaborato idee che rafforzavano il ruolo del papa e sottraevano sacralità alla figura dell’imperatore.  “Se l’imperatore era solo un re come gli altri sovrani, che diritto aveva di intromettersi nell’elezione papale ?”  “Se era privo di sacralità, come poteva nominare dei vescovi ?” Tali domande provocarono la dura controversia tra imperatore e papa nota come LOTTA PER LE INVESTITURE
  • 11. La LOTTA PER LE INVESTITURE riguardava la possibilità per gli imperatori di eleggere i vescovi (“investire i vescovi di poteri e entrate di origine pubblica) L’imperatore Enrico IV  Questa vicenda storica ebbe due protagonisti:  l’imperatore Enrico IV, salito al trono nel 1056  papa Gregorio VII (il monaco riformatore Ildebrando di Soana), diventato sommo pontefice nel 1073 Papa Gregorio VII
  • 12. Nel 1075 Gregorio VII annullò tutte le cariche ottenute dai vescovi ad opera degli imperatori  Nello stesso anno il papa emanò il Dictatus papae con cui definì ruoli e funzioni del papato e della chiesa di Roma.  Il papa era la vera e unica guida della Chiesa  Il papa aveva l’autorità esclusiva di istituire Il testo del o deporre i vescovi e di deporre “Dictatus papae” l’imperatore  Il pontefice poteva sciogliere i sudditi dall’obbligo di obbedienza all’imperatore
  • 13. Enrico IV fu scomunicato da Gregorio VII  Nell’inverno 1076-1077, l’imperatore fu costretto a umiliarsi di fronte al papa  Al castello di Canossa, dove Gregorio VII era ospite della contessa Matilde, Enrico IV fu costretto a pentirsi dei suoi comportamenti dopo tre giorni e tre notti passati all’aperto tra freddo e fame  Ammesso poi al cospetto di Gregorio VII, Enrico IV ottenne la revoca della Gregorio VII (sn), scomunica Enrico IV (centro) e la contessa Matilde (dx)
  • 14. Iconflitti tra le due autorità, papale e imperiale, continuarono anche negli anni successivi  Enricoinstaurò con la forza sul trono papale l’arcivescovo di Ravenna Wiberto (1084)  Alla morte di Gregorio VII (1085), nessuna dei due poteri aveva però ottenuto la prevalenza sull’altro  L’impero si stava effettivamente desacralizzando
  • 15.  I conflitti si risolsero solo nel 1122 con il concordato (compromesso) firmato a Worms (Germania) tra papa Callisto II e Enrico V, La città di Worms l’imperatore.  Esso prevedeva che solo gli ecclesiastici e il popolo delle singole città potessero eleggere vescovi e abati  In Germania, tuttavia, Enrico V l’imperatore poteva investire i vescovi di funzioni e beni Stemma di temporali Callisto II
  • 16.
  • 17. Alla morte di Enrico V, nel 1125, per circa trent’anni si prolungò una lotta tra due grande famiglie germaniche, che si disputarono il trono imperiale, radunando intorno a sé due schieramenti di “fedeli”  I Welfen duchi di Baviera, da cui prese nome la fazione chiamata “guelfa”, erano inclini a un accordo con il papa  gli Hohenstaufen di Svevia, signori del castello di Wibeling in Franconia, da cui derivò il nome “ghibellino”, erano ostili al sommo pontefice
  • 18. I contrasti si risolsero nel 1152, quando fu eletto al trono imperiale, per accordo delle due fazioni, Federico, detto “Barbarossa”  Federico era un Hohenstaufen per parte di padre, ma imparentato Friederich Hohenstaufen, attraverso la famiglia della detto il Barbarossa madre con i Welfen
  • 19.
  • 20.  Federico Barbarossa governò per circa quaranta anni (1152 – 1190)  Il suo obiettivo fu di ristabilire la sovranità imperiale in Germania, sui principi tedeschi, e l’autorità imperiale in Italia settentrionale, dove i comuni erano particolarmente combattivi  Ilsuo atteggiamento verso il papa fu di affermazione di una piena autonomia del potere imperiale nei confronti dell’autorità papale
  • 21. Federico era decisamente ostile a riconoscere al papa alcuna superiorità  L’imperatore riceveva il suo potere da Dio, attraverso l’elezione principesca  L’unzione papale non conferiva al papa nessuna superiorità sull’imperatore, era solo una consacrazione  La teoria delle due spade consegnate da Dio rispettivamente all’imperatore → potere temporale e al papa → potere spirituale doveva essere interpretata nel senso di un’assoluta autonomia di una spada dall’altra
  • 22. Palazzo della Ragione a Bergamo (1183 – 1198), il più antico palazzo comunale in Italia
  • 23. Le città, quando l’impero carolingio si dissolse, si strinsero attorno ai loro vescovi, che acquisirono funzioni pubbliche dentro i centri urbani  Un insieme di abitanti delle città contribuì al governo dell’urbs, sia svolgendo compiti amministrativi, sia partecipando alla scelta dei vertici politici  Infatti i vescovi erano scelti mediante il voto dei canonici (ecclesiastici addetti al servizio della cattedrale) e dei cittadini più importanti: proprietari terrieri, mercanti e artigiani, giuristi (giudici notai)
  • 24.  I cittadini si distinguevano in ordines, ceti di diversa condizione giuridica  Erano generalmente due, i milites, gli aristocratici, e il populus, cioè tutti gli altri cittadini  Contemporaneamente alla lotta tra Chiesa e Impero, gli esponenti più importanti del populus, in virtù della propria ricchezza e del proprio peso sociale, presero a reclamare un ruolo più importante all’interno delle città  Quando il papa o l’imperatore operarono per imporre alle città vescovi estranei alle singole città, a partire dall’XI secolo, il ceto dominante urbano si schierò a favore del mantenimento della situazione tradizionale; il populus era invece favorevole a ogni riforma che rimettesse in discussione gli equilibri tradizionali di potere
  • 25.  Lo scontro all’interno delle città si inserì all’interno della “lotta per le investiture”  Tale scontro determinò nei cittadini la volontà di pacificazione tra i ceti  Da questa volontà nacque un nuovo ordinamento politico: il comune  I cittadini si allontanarono dal vescovo  Essi si riunirono in assemblee non elettive che non si radunavano nell’area presso la cattedrale  Tali assemblee discutevano delle problematiche cittadine  Scelsero per elezione i loro rappresentanti. chiamati consoles
  • 26.  Ilconsolato era un’assemblea collegiale, che aveva un numero variabile di membri, secondo la singola città: da due a ventiquattro  il consolato ebbe la responsabilità di curare gli affari politici, militari e giudiziari della città  A causa dell’interesse condiviso che stava alla base della gestione di questi affari, l’istituzione guidata dal consolato fu chiamata “comune”
  • 27. I comuni sono considerati tali dagli storici quando in essi agiscono i consoli. Tra i primi: Pisa e Lucca, 1085 Asti, 1095 Bergamo, 1098 Cremona, 1112 Bologna, 1123 Comuni italiani tra XII e XIII secolo
  • 28. Bergamo e il suo territorio tra IX e X secolo Bergamo nel Medioevo (dipinto del 1600)
  • 29. I comuni per dichiarare la propria autonomia da qualsiasi potere superiore, produssero una vasta documentazione che certificava i loro diritti patrimoniali e giurisdizionali  Essi utilizzarono l’antico diritto romano come base per la convivenza tra i cittadini  Questo spiega i richiami alla repubblica romana a cui ricorsero le classi dominanti nelle città: i magistrati erano “consoles”, i quartieri cittadini “regiones”, come nelle urbes di Roma antica. La cittadinanza era riservata solo a chi risiedeva in città, come accadeva a Roma in età repubblicana.  La società cittadina in questo modo si contrapponeva alle signorie territoriali che la circondavano
  • 30. Le città comunali italiane cominciarono precocemente la conquista del territorio che le circondava, chiamato “contado”  Questo territorio coincideva per lo più con quello su cui si estendeva la diocesi cittadina  Il controllo sul contado era essenziale per la città perché il comune dipendeva dal mercato per il suo sostentamento e i ceti dominanti dovevano garantire gli approvvigionamenti necessari  Il comune acquisì il controllo del contado in due modi:  conquista delle comunità del contado, sottomesse sia a livello politico che fiscale  leggi che favorivano la proprietà cittadina e il suo ampliamento
  • 32.  I comuni dell’Italia centro – settentrionale erano degli stati cittadini  Essi approfittarono della debolezza dell’impero, e dell’indebolimento dell’autorità vescovile per acquisire una serie di poteri pubblici  amministrazione della giustizia  prelievo fiscale  controllo dei mercati  controllo della zecca
  • 33.  Federico Barbarossa giunse in Italia nel 1154  Alcune piccole città lombarde e il papa lo chiamarono nella penisola perché le aiutasse a difendere la loro autonomia territoriale dagli attacchi di città più grandi e forti o da situazioni politiche difficili.  A Milano, Barbarossa fece riunire un’assemblea che condannò Milano per avere mosso guerra contro altre città Il rogo di Arnaldo  A Roma, Federico aiutò il papa contro da Brescia il comune cittadino, guidato da Arnaldo da Brescia, un chierico ostile al potere temporale dei papi  Arnaldo fu catturato e ucciso
  • 34.  A Roncaglia, nel 1158, Federico convocò una dieta (grande assemblea pubblica) in occasione della quale emanò la cosnsitutio de regalibus  Essa definiva i poteri dell’autorità regia, le “regalìe”: controllo delle strade, esercizio della giustizia, riscossione delle imposte, autorità di battere moneta, diritto di muovere guerra  Queste “regalìe” furono riaffermate sulla base del diritto romano per ribadire quali fossero i poteri imperiali, che comuni e signori territoriali esercitavano senza controllo
  • 35. I comuni rispettavano l’autorità imperiale,ma rifiutavano di essere controllati dai delegati imperiali in ambito amministrativo, fiscale e militare  Essi rivendicavano il proprio diritto all’autogoverno, a darsi delle proprie leggi, a estendere la propria autorità sulle terre del contado, e a stringere liberamente accordi tra loro  Quando Milano si ribellò a Federico, questi la sconfisse in battaglia aiutato da Lodi, Cremona e Como
  • 36. L’imperatore fece distruggere le mura della città mandò funzionari imperiali a governare Milano e le città alleate a essa  Essi dovevano far applicare quanto deciso a Roncaglia  I funzionari imperiali imposero una forte pressione fiscale  Questo determinò un’alleanza antiimperiale tra i comuni lombardi
  • 37. I comuni ribelli costituirono la “lega lombarda”, un’alleanza stretta a Pontida nel 1167, appoggiata da papa Il giuramento di Pontida (1167) Alessandro III  Dopo una serie di scontri, la battaglia decisiva avvenne a Legnano, presso Milano, nel 1176  La “lega” sconfisse La battaglia di Legnano (1176) l’esercito imperiale
  • 38.  Dopo ulteriori scontri armati, trattative, armistizi provvisori, la “lega lombarda” e l’imperatore Federico raggiunsero un accordo definitivo, la pace di Costanza (1183)  La pace che Federico emanò come diploma (cioè concessione) prevedeva che tutti i comuni firmatari potessero esercitare le regalìe in cambio del riconoscimento formale dell’autorità imperiale
  • 39.  E. Artifoni, “Città e comuni”, in Aa.Vv., “Storia medievale”, Roma, Donzelli, 1998  A.Barbero – C. Frugoni, Dizionario del Medioevo, Roma – Bari, Laterza, 1993  M.Montanari, Storia medievale, Laterza, Roma – Bari, 2002