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Total Quality Management
Secondo l’ ISO 8402 [1] , il quality management può essere
definito come segue:

               le attività della funzione di management nel
          “Tutte
         suo complesso che determinano la politica della
           qualità, gli obbiettivi e le responsabilità, e li
       implementano con mezzi quali la pianificazione della
        qualità, il quality control, la quality assurance ed il
         miglioramento qualitativo all’interno del sistema
                             della qualità”.

      ISO 8402, “Quality Management and Quality Assurance”, Vocabulary, International Organization for Standardization, 1994
[1]


                                                  Prof. Gandolfo Dominici                                                      1
Total Quality Management
Il Total Quality Management si può considerare come una
filosofia manageriale per il miglioramento continuo delle
performance dell’impresa nel suo complesso. Esso è basato su:

                     Lo stile di leadership;
                      La vision aziendale;
             La gestione della qualità dei fornitori;
         Il controllo ed il miglioramento dei processi;
                     Il design del prodotto;
      La partecipazione, valorizzazione e formazione dei
                            dipendenti;
                    La customer satisfaction.

                        Prof. Gandolfo Dominici                 2
Total Quality Management
           Storia ed evoluzione
1946- Occupazione americana del Giappone sotto la
  guida del Generale Mac Arthur. Educazione dei
  giapponesi tramite la radio, ricostruzione della
  rete di comunicazione;
1947- Homer Sarasohn fu assunto per organizzare
  l’operazione mediante il ripristino e l’istallazione
  di apparecchiature, la fornitura di materiali e
  componenti, il ripristino degli stabilimenti, la
  fondazione dell’ Equipment Test Laboratory e la
  fissazione di più alti standard di prodotto.

                     Prof. Gandolfo Dominici             3
Total Quality Management
                 Storia ed evoluzione
- 1948 Koji Kobayashi della NEC creò corsi di formazione
  nella gestione della qualità per gli alti dirigenti giapponesi;
- Prima del suo ritorno negli Stati Uniti, egli raccomandò W.
  Edwards Deming per un seminario sullo Statistical Quality
  Control (SQC) in Giappone;
- In quegli anni il concetto di Qualità Totale fu introdotto da
  Armand V. Feigenbaun [1] che lo definì come un efficace
  sistema per integrare gli sforzi dei vari gruppi in materia di
  sviluppo della qualità, quality maintenance e miglioramenti
  della qualità nell’organizzazione, in modo da attivare
  produzione e servizio ai livelli più economici che garantiscano
  la piena soddisfazione del cliente.

[1] La prima edizione del libro: “Total Quality Control”, scritto dal Dr, Armand V. Feigenbaun,
    venne pubblicata nel 1951.
                                     Prof. Gandolfo Dominici                                      4
Total Quality Management
         Storia ed evoluzione
• Deming svolse un seminario di trenta giorni
  sponsorizzato dalla Japanese Union of
  Scientists and Engineers (JUSE) e presentò i
  criteri per il famoso concorso giapponese
  “Deming”;
• Per il suo contributo all’industrializzazione
  del Giappone, Deming fu insignito del
  Secondo Ordine del Sacro Tesoro dal Primo
  Ministro giapponese.
                  Prof. Gandolfo Dominici     5
Il primo “guru” della qualità:
               Deming
• Deming sviluppò e strutturò il concetto di
  qualità all’interno dell’impresa. Egli
  affermò il concetto che la qualità comincia
  dal top management e rappresenta
  un’attività strategica. La filosofia di Deming
  afferma che la qualità e la produttività
  crescono al decrescere della variabilità.

                  Prof. Gandolfo Dominici      6
I 14 step verso la qualità per
                   Deming
Deming sottolineò 14 tappe che i manager possono seguire per
l’implementazione di un programma di qualità in qualunque tipo di
organizzazione:
     Creare costanza di scopi, nei campi: dell’innovazione,
1)
     degli investimenti in ricerca e formazione, del
     miglioramento continuo di prodotto e di servizio, della
     manutenzione delle apparecchiature;
     Adottare una nuova filosofia. Il management deve
2)
     affrontare una profonda trasformazione e cominciare a
     credere nell’importanza della qualità dei prodotti e dei
     servizi;
     Smettere di essere dipendenti dalle ispezioni di massa. I
3)
     prodotti ed i servizi devono essere ispezionati il giusto
     necessario da permettere di identificare le modalità per
     migliorare il processo;
                           Prof. Gandolfo Dominici                  7
I 14 step verso la qualità per
                  Deming
     Smettere di fare affari basandosi sul prezzo. I prodotti a
4)
     minor prezzo non sempre sono quelli di migliore qualità;
     si devono scegliere i fornitori in base ai loro risultati di
     miglioramento ed instaurare con essi rapporti a lungo
     termine;
5)   Migliorare continuamente il sistema di produzione e/o di
     servizio. Il miglioramento non deve essere visto come un
     impegno una-tantum; il management ha la
     responsabilità di dirigere l’organizzazione verso la
     pratica del miglioramento continuo della qualità e della
     produttività;
     Istituire la formazione sul lavoro. I lavoratori hanno
6)
     bisogno di sapere come fare il loro lavoro in maniera
     appropriata, imparando nuovi metodi a tal fine;

                         Prof. Gandolfo Dominici                8
I 14 step verso la qualità per
                  Deming
    Istituire lo stile di leadership. I manager hanno la
7)
    responsabilità di individuare gli ostacoli che impediscono
    ai lavoratori di staff di essere soddisfatti del loro lavoro;
8) Eliminare la paura. I lavoratori spesso temono ritorsioni
    qualora causino problemi sul lavoro. I manager devono
    creare un ambiente dove i lavoratori possono esprimere i
    loro problemi con fiducia;
9) Abbattere le barriere tra i dipartimenti. Il lavoro di
    squadra deve essere incoraggiato aiutando i lavoratori
    dei diversi dipartimenti a lavorare insieme;
10) Eliminare gli slogan e le esortazioni per la forza lavoro. Il
    solo uso di slogan, senza un’indagine del luogo di lavoro,
    può essere offensiva per i lavoratori. I manager devono
    imparare metodi più efficaci per motivare le persone
    all’interno dell’organizzazione;
                         Prof. Gandolfo Dominici                9
I 14 step verso la qualità per
                  Deming
11) Eliminare le quote numeriche. Le quote ostacolano la
    qualità non lasciando spazio al miglioramento. I
    lavoratori hanno bisogno della flessibilità necessaria per
    dare ai clienti il livello di servizi che richiedono;
12) Dare orgoglio ai lavoratori e feedback su come stanno
    svolgendo il loro lavoro;
13) Istituire un programma di formazione e di auto-
    miglioramento. Con il miglioramento continuo, le
    definizioni delle mansioni cambiano, gli impiegati
    necessitano , dunque, della formazione necessaria per il
    successo nel loro lavoro;
14) Agire per compiere la trasformazione. Il management
    deve lavorare in team per portare a compimento i 13
    punti di cui sopra.
                        Prof. Gandolfo Dominici              10
Il secondo guru: Juran
• 1954 - un altro americano Joseph M. Juran estese il
  concetto di quality management dalla fabbrica a tutta
  l’organizzazione sottolineando l’importanza di ripensare il
  sistema dal design del prodotto alle apparecchiature, dal
  sistema di test al processo di feedback;
• Egli modificò il modo di pensare l’organizzazione dalla
  tradizionale filosofia della qualità come “conformità alle
  specifiche tecniche” basata sulla realtà industriale ad un
  approccio basato sull’utente per il quale coniò il termine
  “fitness for use” (conformità all’utilizzo);
• Juran fece infatti notare come con il tradizionale
  approccio , un prodotto pericoloso risulterebbe “conforme
  alle specifiche tecniche”, ma non “fit for use”.
                       Prof. Gandolfo Dominici              11
Il primo guru giapponese:
               Kaoru Ishikawa
1968 - Kaoru Ishikawa, crea i “circoli di qualità” ed i
  “diagrammi causa-effetto”. Egli fece notare come si
  fosse data in passato eccessiva enfasi al controllo
  statistico della qualità, rendendo l’implementazione
  della qualità troppo complessa. La conseguente
  standardizzazione dei prodotti e dei processi era
  diventata un carico che rendeva difficile il
  cambiamento e le persone infastidite dalla eccessiva
  regolamentazione.
  Per Ishikawa la partecipazione dei lavoratori è la
  chiave per il successo nell’implementazione del Total
  Quality Management; i circoli di qualità sono uno
  strumento importante Gandolfo Dominici
                             a questo scopo.
                       Prof.                            12
Gli step verso la qualità per
              Kaoru Ishikawa
I punti chiave della qualità totale secondo Ishikawa sono:

• La qualità prima di tutto, prevalendo specialmente sulla
  logica del profitto a breve termine;
• Il cliente innanzi tutto, prima del produttore;
• I clienti sono il processo successivo, senza barriere
  organizzative;
• Le decisioni sono basate su fatti e dati;
• Il management è partecipativo e rispettoso di tutti i
  lavoratori;
• I comitati inter-funzionali devono guidare il management
  coprendo le funzioni di pianificazione di prodotto, design
  di prodotto, pianificazione della produzione, acquisti,
  vendite e distribuzione.
                         Prof. Gandolfo Dominici               13
Il “guru” manager: Crosby
• Philip B. Crosby iniziò la sua carriera come
  ispettore della qualità lavorando per diverse
  aziende fino a divenire vice presidente della
  ITT.
• Nel 1979 lasciò la ITT per fondare la “Philip
  Crosby Associates Inc.” ed il “Crosby
  Quality College”.


                  Prof. Gandolfo Dominici    14
Il contributo di Crosby
• “Zero Defects” non è solamente un programma
  motivazionale per i lavoratori ma anche uno standard
  manageriale, con un messaggio sulla qualità diretto
  anche al management;
• Strumenti per la gestione della qualità tra cui la
  misurazione dei costi della qualità, la “Management
  Maturity Grid” (griglia della maturità manageriale );
• Programma in 14 punti per il miglioramento della
  qualità;
• Stimò che il costo medio della qualità per la maggior
  parte delle imprese varia tra il 15% e il 20% del
  valore delle vendite
                     Prof. Gandolfo Dominici          15
Il Management Maturity Grid di
                 Crosby
       Incertezza, quando la qualità non è ancora riconosciuta
I.
       come strumento manageriale;
       Risveglio, quando l’impresa riconosce l’importanza della
II.
       qualità senza però agire;
       Illuminazione, quando il management inizia
III.
       l’implementazione di un programma per la qualità;
       Saggezza, quando la prevenzione funziona bene, i
IV.
       problemi sono identificati in anticipo e si fanno efficaci
       azioni correttive;
       Certezza, quando l’agire per la qualità diventa un elemento
V.
       essenziale del lavoro nell’impresa e i problemi sono meno
       frequenti.

                         Prof. Gandolfo Dominici                16
I 14 step per la qualità di Crosby
      Stabilire l’impegno del management; è necessario
1)
      convincere il top management circa la necessità del
      miglioramento qualitativo e renderlo noto a tutta l’impresa.
      Questo primo passo implica la stesura di un documento circa
      la politica per la qualità;
      Formare team interdipartimentali per la qualità; il
2)
      management deve formare dei gruppi costituiti dai capi area
      e dai capi dipartimento per la supervisione del
      miglioramento qualitativo;
      Stabilire la misurazione della qualità; è necessario
3)
      implementare misurazioni specifiche per ogni attività al fine
      da evidenziare le aree che devono essere migliorate;

                          Prof. Gandolfo Dominici                17
I 14 step per la qualità di Crosby
      Valutare il costo della qualità; l’ufficio di controllo deve
4)
      stimare i costi della qualità per identificare le aree dove
      necessitano miglioramenti;
5)    Accrescere la consapevolezza sulla qualità tra i dipendenti;
      i supervisori devono trasmettere a tutti i lavoratori il
      messaggio sulla importanza della conformità del prodotto
      agli standard qualitativi con strumenti quali i programmi
      formativi, l’utilizzo di filmati didattici, opuscoli e poster;
      Promuovere azioni correttive; le opportunità di
6)
      miglioramento dei punti 3 e 4 e i suggerimenti dei lavoratori
      devono essere esposte a livello di supervisione e, se
      possibile, risolte a questo livello oppure passate ai livelli
      superiori qualora necessario;
                          Prof. Gandolfo Dominici                  18
I 14 step per la qualità di Crosby
7)    Istituire un comitato ad hoc per il programma “difetti
      zero”; questo comitato deve essere opportunamente formato
      da membri del team di “quality improvement” e pianificare
      un programma di “difetti zero” che sia conciliabile con la
      cultura aziendale;
      Formazione dei supervisori; tutti i livelli del management
8)
      devono essere istruiti a proposito del programma qualità;
      Fissare una “giornata dei difetti zero”; una giornata del
9)
      difetti zero deve essere fissata per mandare un messaggio
      chiaro a tutti i dipendenti riguardo i nuovi standard
      qualitativi dell’azienda;


                         Prof. Gandolfo Dominici              19
I 14 step per la qualità di Crosby
10) Fissare i goal dei dipendenti; ogni dipendente deve fissare i
    suoi obiettivi e comunicarli al suo supervisore il quale
    stabilirà delle riunioni per discutere il raggiungimento di tali
    obiettivi;
11) Rimozione delle cause di errore; i lavoratori devono essere
    incoraggiati a comunicare rapidamente ai supervisori ogni
    problema che impedisce loro il raggiungimento degli
    obiettivi di performance;
12) Riconoscimento per il raggiungimento e/o il superamento
    degli obiettivi; a coloro che raggiungono o superano gli
    obiettivi di performance prefissati deve essere riconosciuto
    un apprezzamento pubblico, esplicito e non-pecuniario;

                          Prof. Gandolfo Dominici                 20
I 14 step per la qualità di Crosby
13) Costituire i Consigli di qualità; i Consigli di qualità tra
    esperti della qualità e i team-leader devono essere tenuti
    regolarmente al fine di condividere le esperienze e trovare
    soluzioni ai problemi occorsi;

14) Rifare tutto di nuovo; il programma di cui sopra dal punto 1
    al punto 13 deve essere ripetuto i modo da dare maggiore
    enfasi al processo della qualità e di rinnovare l’impegno di
    tutti i lavoratori.



                         Prof. Gandolfo Dominici                  21
Gli stadi di evoluzione del TQM

Tutte le funzioni ed i dipendenti sono coinvolti
I fornitori sono coinvolti
                                                                TQM
Teamwork
Staff empoverment
Viene sviluppata una strategia
 della qualità                                         Quality Assurance
Programma di manutenzione
Quality Costing
                                                       Quality Control
Problem soving
Pianificazione della qualità
                                                          Ispezione
Controllo statistico della qualità
Performance dei processi
Standard qualitativi

Individuazione degli errori
Rettificazione degli errori

                                      Prof. Gandolfo Dominici              22
La vision
• Include i concetti fondamentali del TQM nella filosofia
  aziendale contenuta nel testo della “vision”;
• La filosofia aziendale descrive come l’impresa vuole essere
  vista nel suo settore. Essa descrive valori, convinzioni e
  standard che sono la comunicazione degli elementi basilari
  dell’intenzione di implementare una politica aziendale.
• Grazie alla filosofia aziendale tutti i dipendenti sono in
  grado di capire come possono contribuire al
  raggiungimento dei fini dell’impresa.
• Una vision efficace deve essere redatta usando un
  linguaggio capace di motivare i dipendenti verso alti livelli
  di performance incoraggiando il loro coinvolgimento.

                        Prof. Gandolfo Dominici               23
La vision
La vision cambia seguendo i contesti socio-culturali. In Giappone la redazione
di un documento contenente i valori dell’impresa non è una novità. Esempi:

• Periodo Meiji: filosofia aziendale della Mitsui: “Assicurare
  la prosperità dei discendenti attraverso il duro lavoro e
  ringraziando i nostri antenati”;
• Anni ’70 introduzione del concetto di qualità: filosofia della
  Riken Forge Co. :“Assicurare profitti che accrescono la
  felicità dei dipendenti. Assicurare prodotti di alta qualità e
  basso costo in quantità, cosi da costruire la fiducia dei
  clienti”;
• 1998 Asahi Breweries: “Il Gruppo Asahi Breweries mira a
  soddisfare i clienti con i più alti livelli di qualità ed integrità,
  nel contempo contribuendo alla promozione di uno stile di
  vita salutare e all’arricchimento della società in tutto il
  mondo”.
                              Prof. Gandolfo Dominici                       24
Il concetto del cliente e del fornitore
                interno
• Ogni componente dell’organizzazione è
  visto come un come un cliente che consuma
  e produce beni da e verso gli altri
  componenti.
• Si eliminano concettualmente i confini tra
  interno ed esterno;
• Ognuno diventa responsabile per i bisogni
  del proprio cliente, interno od esterno che
  sia.
                 Prof. Gandolfo Dominici        25
SCM e TQM
• Deming ha sottolineato come il lavorare in
  cooperazione con i fornitori, considerandoli
  partner in relazioni a lungo termine aiuta a
  migliorare la qualità dei materiali in entrata e
  dunque a diminuire i costi della qualità;
• Le imprese devono spostare l’attenzione dalla
  minimizzazione del costo di acquisto dei materiali
  alla minimizzazione del costo medio totale delle
  ispezioni e della perdita di qualità.

                    Prof. Gandolfo Dominici        26
SCM e TQM
Juran e Gryna hanno evidenziato come il compratore deve aggiungere
al prezzo d’acquisto tutto l’insieme dei costi della qualità quali:

               • Il costo di nuove ispezioni
          • Il costo della revisione dei materiali
     • Il costo per ritardi nelle linea di produzione
              • Il costo per fallimenti interni
            • Il costo dovuto a maggiori scorte
   • Il costo per interruzioni della linea di produzione
              • Il costo per fallimenti esterni

                          Prof. Gandolfo Dominici                     27
Autonomazione
• L’autonomazione (traduzione per sillabe del
  termine giapponese Jidoka) è alla base di
  ogni sistema di lean production sia esso il
  JIT o il Total Quality;
• Schroeder [1] definisce il JIT come:
  “l’eliminazione degli sprechi nel processo di
  produzione utilizzando la piena capacità dei
  lavoratori”.
[1] Schroeder, R.G. “Operations Management”, McGraw-Hill, 2000.

                                 Prof. Gandolfo Dominici          28
Multifunzionalità della forza lavoro
• L’utilizzo di operai multifunzionali è l’elemento
  chiave della gestione delle risorse umane al fine di
  migliorare la qualità e rendere il processo più
  flessibile;
• Grazie al lavoro multifunzionale, i processi operativi
  possono essere cambiati più facilmente per incontrare
  le richieste della domanda riducendo allo stesso tempo
  la sensazione di alienazione e noia dei lavoratori e d i
  problemi ergonomici;
• La flessibilità delle mansioni fa si che i lavoratori
  accettino maggiori responsabilità aumentando la loro
  stima di se stessi e la loro sensazione di valere per
  l’impresa.            Prof. Gandolfo Dominici            29
Routine operativa standard
Alla Toyota vige un motto:

     IL DIAVOLO STA’ NEI DETTAGLI

Ciò significa che l’attenzione hai dettagli è considerata
fondamentale e pertanto tutte le mansioni sono meticolosamente
standardizzate in un documento per ciascuna mansione:


           la routine operativa standard

                        Prof. Gandolfo Dominici                  30
Benefici della Multifunzionalità
Grazie alla standardizzazione del lavoro è possibile,
dopo una appropriata formazione, cambiare i lavoratori
assegnati alle varie mansioni, con diversi benefici:

  I lavoratori multifunzionali possono meglio
  partecipare al processo di produzione e ridurre
  l’alienazione tipica del lavoro in fabbrica;
  La conoscenza multi-processo aumenta l’efficacia
  del lavoro di squadra e del kaizen;
                     Prof. Gandolfo Dominici         31
Benefici della Multifunzionalità
I lavoratori multifunzionali possono essere spostati in
diversi processi ed operazioni rendendo il lead-time
più flessibile ed adattabile ai cambiamenti della
domanda evitando di dovere aumentare il numero dei
kanban ;
Si rende possibile la “produzione a singola unità di
prodotto” (Ikko nagashi); il lavoratore
multifunzionale può seguire la produzione di un
singolo prodotto lungo tutta la linea gestendo diversi
macchinari di diversi processi produttivi.
Procedendo con la mansione successiva solo quando
termina la mansione precedente l’introduzione nel
processo successivo avviene solo quando viene
introdotta nella linea una nuova unità.
                   Prof. Gandolfo Dominici            32
Autonomazione: Jidoka , etimologia
Il termine “Jidoka” in giapponese ha due diversi significati
poiché può essere scritto con diversi ideogrammi ( o kanji):

• 自動化 :         con il significato di processo meccanico
                 automatico;
• 自働化 :         con il significato di autocontrollo dei difetti
                effettuato da una macchina ma con l’aiuto di una
                 mente umana.

La parola Jidoka è composta di tre ideogrammi giapponesi
(kanji)[ JI – DO – KA]. A seconda dell’ideogramma centrale DO
cambia il significato della parola e così da “automazione” si
passa ad “autonomazione” con il significato di “automazione
con un elemento umano”.Prof. Gandolfo Dominici                  33
Autonomazione
• L’autonomazione è il risultato
  dell’evoluzione del controllo di qualità. Con
  l’autonomazione non vi è infatti bisogno di
  molte ispezioni poiché il controllo e la
  responsabilità è delegata all’operaio. Le
  ispezioni statistiche vengono comunque
  effettuate ma le decisioni del management
  non si basano su queste.

                  Prof. Gandolfo Dominici     34
Kaizen: miglioramento continuo
• Maasaki Imai definisce il kaizen nel modo
  seguente: “La filosofia kaizen presume che il
  nostro modo di vivere, la vita lavorativa o
  quella domestica, debba concentrarsi
  nell’impegno verso un costante
  miglioramento” [1] .

[1] Imai Maasaki, “Gemba Kaizen, Come ottenere crescita e profitti con l’innovazione
    continua”, pag.1, IlSole24ore, 2001.

                                Prof. Gandolfo Dominici                           35
Le tre regole d’oro del kaizen


               Pulizia;
Eliminazione degli sprechi (o muda in
            giapponese);
         Standardizzazione



            Prof. Gandolfo Dominici   36
Kaizen: pulizia (5S)
    Seiri (separare): la separazione delle cose inutili da
•
    quelle necessarie e l’eliminazione delle prime;
    Seiton (riordinare): il mettere accuratamente ed
•
    efficientemente in ordine tutti gli oggetti non rigettati
    dal Seiri.
    Seiso (pulire): il tenere puliti tutti i macchinari e tutte le
•
    attrezzature così come tutto l’ambiente di lavoro;
    Seiketsu (sistematizzare): mettere in pratica i
•
    precedenti punti estendendoli alla propria persona
    Shitsuke (standardizzare): migliorare l’auto-disciplina
•
    tramite l’abitudine a seguire gli standard delle 5S.
                        Prof. Gandolfo Dominici                 37
Kaizen:
       eliminazione degli sprechi
• L’eliminazione degli sprechi (muda in
  giapponese) si riferisce a tutti gli sprechi
  all’interno dell’azienda come: l’eccesso di
  risorse, la sovrapproduzione, l’eccesso di
  scorte, le mansioni inutili, i tempi morti, gli
  sprechi nei trasporti, ecc.
• L’eliminazione degli sprechi è come si è
  visto, uno dei principi fondamentali del Just
  in Time.
                   Prof. Gandolfo Dominici      38
Kaizen: standardizzazione
Il ciclo SDCA (Standardize, Do, Check, Act)

           Act                                Standardize




          Check                                     Do




                    Prof. Gandolfo Dominici                 39
Kaizen: standardizzazione
Qualora siano necessarie delle modificazioni del processo si deve
seguire il ciclo PDCA (Plan, Do Check, Act):



            Act                                      Plan




          Check                                        Do



                           Prof. Gandolfo Dominici                  40
Applicazione del kaizen nell’impresa
Seiri (separare),Seiton (riordinare),Seiso (pulire),Seiketsu (sistematizzare),Shitsuke(standardizzare)


Gli scarti del Seiri vengono segnalati con delle targhette
Rosse (Seiri Visivo) secondo una procedura di 6 passi successivi
che vengono messi in opera due volte l’anno:
1. Stabilire un progetto di “targhette rosse”
2. Determinare gli oggetti che devono essere contrassegnati
3. Determinazione del criterio per contrassegnare gli oggetti
4. Preparazione delle targhette
5. Mettere le targhette
6. Valutazione degli oggetti contrassegnati dalle targhette
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Seiri (separare) visivo
    1. Stabilire un progetto di “targhette rosse”
Vi sono due tipi di strategie per l’applicazione delle
targhette rosse:
   –   Contrassegnare con targhette rosse in ciascuna postazione
       di lavoro (da fare giornalmente)
   –   Contrassegnare con targhette rosse in tutta l’impresa (una
       o due volte l’anno)




                        Prof. Gandolfo Dominici                42
Seiri (separare) visivo
    2. Determinare gli oggetti che devono essere
                        contrassegnati
Le tipologie di oggetti che devono essere contrassegnati
sono:
                           •
                           Stock
                       • Macchinari
                         • Spazi




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Seiri (separare) visivo
3. Determinazione del criterio per contrassegnare gli
                        oggetti

Determinare i criteri per decidere cosa sia “non
necessario” e deva di conseguenza essere contrassegnato.
Di solito sono considerati non necessari gli oggetti non
usati per più di un mese e che non servono nel mese
successivo.

                    Prof. Gandolfo Dominici          44
Seiri (separare) visivo
 4.   Preparazione delle targhette




           Prof. Gandolfo Dominici   45
Seiri (separare) visivo
           5. Mettere le targhette
Deve essere un manager a mettere le
targhette e non un lavoratore della
postazione , poiché una figura distaccata
può essere più oggettiva nella valutazione
delle condizioni dell’oggetto da dismettere.

                 Prof. Gandolfo Dominici   46
Seiri (separare) visivo
 6. Valutazione degli oggetti contrassegnati
                   dalle targhette
Gli oggetti contrassegnati sono classificati in 4
gruppi:
                   a) Difettosi
                 b) Stock morti
       c) Oggetti fermi (stock in eccesso)
    d) Materiali abbandonati (da esaminare)

                   Prof. Gandolfo Dominici          47
Seiri (separare) visivo
Al termine dei 6 step i risultati devono essere
riassunti in una lista di oggetti inutili e una lista
di risorse inutili e accompagnati da un commento
riguardante le azioni necessarie per evitare gli
sprechi in futuro.




                    Prof. Gandolfo Dominici        48
Seiri (separare) visivo




       Prof. Gandolfo Dominici   49
Seiton (riordinare) visivo
Una volta eliminati gli oggetti inutili con il
Seiri si devono identificare gli oggetti non
scartati in termini di: posizione, tipo di
oggetto e quantità.
Il Seiton visivo permette ai lavoratori di
identificare facilmente gli attrezzi ed i
materiali così che dopo l’uso li possano
rimettere a posto facilmente.
                   Prof. Gandolfo Dominici       50
Seiton (riordinare) visivo




        Prof. Gandolfo Dominici   51
Seiton (riordinare) visivo




        Prof. Gandolfo Dominici   52
Seiton (riordinare) visivo




        Prof. Gandolfo Dominici   53
Seiton (riordinare) visivo
L’implementazione del Seiton visivo avviene in
5 step:
1. Decidere la collocazione dell’oggetto; in
    base alla frequenza d’uso e all’utilità per i
    lavoratori
2. Preparare i contenitori; senza aggiungerne
    di nuovi

                   Prof. Gandolfo Dominici          54
Seiton (riordinare) visivo
3.   Indicare la
     posizione di
     ciascun
     oggetto;
     mediante
     targette
     identificative
     creando dei
     codici per
     ciascuno
     spazio

                      Prof. Gandolfo Dominici   55
Seiton (riordinare) visivo
4.   Indicare il codice di ogni oggetto e la sua quantità; tramite targhette
     su ogni oggetto indicanti il codice e piastre su ogni scaffale che contiene
     gli oggetti




                              Prof. Gandolfo Dominici                         56
Seiton (riordinare) visivo


 5. Fare del Seiton un abitudine




           Prof. Gandolfo Dominici   57
Seiton (riordinare)
               regole pratiche
Le regole del Seiton vengono anche specificamente
    applicate nella gestione del WIP:

        Regola 1. Utilizzare il criterio FIFO;
  Regola 2. Implementare e settare per ottenere
    facilità di movimentazione (indice di vivibilità);
 Regola 3. Considerare gli spazi di stoccaggio come
         parte integrante della linea produttiva;


                    Prof. Gandolfo Dominici          58
Seiso (pulire),Seiketsu
  (sistematizzare),Shitsuke(standardizzare)
Le altre 3 S delle 5S del Kaizen sono strettamente
interrelate nella loro applicazione ai processi
produttivi.
Ciò implica diversi accorgimenti per prevenire la
sporcizia (seiso) nell’ambiente di lavoro
sistematizzando la pulizia (seiketsu).


                   Prof. Gandolfo Dominici      59
Seiso (pulire),Seiketsu
(sistematizzare),Shitsuke(standardizzare)




               Prof. Gandolfo Dominici      60
Seiso (pulire),Seiketsu
(sistematizzare),Shitsuke(standardizzare)




               Prof. Gandolfo Dominici      61
Seiso (pulire), Seiketsu (sistematizzare),
           Shitsuke(standardizzare)
Lo Shitsuke lo standardizzare i comportamenti è
innato nel lavoratore giapponese. Il tentativo in
Giappone di introdurre il metodo motivazionale
del “bastone e della carota” come in occidente è
fallito. I lavoratori Giapponesi vengono meglio
motivati dal metodo “orgoglio-vergogna”.


                   Prof. Gandolfo Dominici      62
Metodo motivazionale del
 “Point Photographing”




       Prof. Gandolfo Dominici   63
Gestione dei fornitori
• Nella produzione di massa la selezione dei fornitori era
  basata sul solo criterio di costo. Era (ed in molte realtà
  ancora oggi è) considerato il miglior fornitore colui che era
  in grado di fornire il materiale al minor costo unitario;
• Secondo l’approccio snello (o lean), un minor numero di
  fornitori può essere meglio coinvolto in relazioni dirette ed
  a lungo termine con l’impresa produttrice. I fornitori
  vengono scelti in base alla performance anziché in base al
  prezzo ed i fornitori di prima linea hanno un ruolo
  importante anche nella progettazione del prodotto. Le
  relazioni a lungo termine con i fornitori migliorano la
  cooperazione che è garantire la puntualità delle consegne e
  gli standard qualitativi.
                        Prof. Gandolfo Dominici              64
Gestione dei fornitori
Crosby :
“Le relazioni con i fornitori si sviluppano in un in un
  lungo arco temporale in cui si fanno affari insieme
  […] L’effetto di ciò si sente attraverso l’intero
  processo. Questa è parte del processo di
  prevenzione” [1]

La “qualità logistica” è fondamentale per prevenire
i problemi legati agli standard qualitativi
[1] Crosby P.B., “Quality Is Still Free: Making Quality Certain in Uncertain Times” McGraw Hill, 1995,
     pagina 54.

                                        Prof. Gandolfo Dominici                                          65
L a gestione dei fornitori nella lean
            production

         Selezionare i fornitori;
          Valutare i fornitori;
           Gestire i fornitori;
         Sviluppare i fornitori


              Prof. Gandolfo Dominici   66
Decisione di
  esternalizzazione / integrazione del processo

Fattori positivi dell’esternalizzazione:
• Il costo; grazie alla loro minore dimensione i fornitori
  possono avere costi di minori restrizioni sindacali e dunque
  minori costi (vero in Giappone, meno nei paesi
  occidentali);
• Esperienza e know-how sviluppati da fornitori
  specializzati;
• Veloce risposta al mercato;
• Condivisione del rischio;
• Eliminazione delle attività “non- caratteristiche con
  conseguente miglioramento del controllo e della
  professionalità specifica dell’impresa;
• Cash flow derivante dalla vendita della proprietà
  intellettuale.          Prof. Gandolfo Dominici            67
Decisione di
  esternalizzazione / integrazione del processo

Costi ed i rischi dell’esternalizzazione:
• I costi di transazione;
• Il rischio di fallibilità del fornitore;
• Il rischio di perdita di know-how associato con lo
  spostamento della produzione di componenti;
• La riduzione del controllo sulla produzione dei
  componenti;
• La perdita di capitale intellettuale;
• L’eccessiva esternalizzazione può causare sotto-
  occupazione;
• Il rischio di liti con i fornitori.
                         Prof. Gandolfo Dominici       68
Selezione dei fornitori
La selezione dei fornitori deve tenere conto di diverse
variabili :
• Estensione e profondità dell’esperienza dell’impresa;
• Capacità ed esperienza del personale;
• Solvibilità finanziaria;
• Impegno verso il miglioramento qualitativo e la customer
  satisfaction;
• Unicità delle capacità di servizio;
• Livello di comprensione del settore e del mercato del
  cliente;
• Impegno al miglioramento tecnologico;
• Volontà di offrire garanzie di performance;
• Impegno di servizio a lungo termine;
• Ampiezza del portafoglio di servizi;
• Reputazione del fornitore.
                         Prof. Gandolfo Dominici           69
Valutazione dei fornitori
Il modello di Grando e Sianesi [1]:

                                         1
                    A
                                                                                        3




 V o lu m i d i
                    B
 f o r n it u r a




                    C
                                                                                            2



                                     A                                                      C
                                                                B

                                                      V e n d o r R a t in g

[1] Grando A. & Sianesi A., “Il Fornitore: dal prezzo alla prestazione globale”, Economia & Management”, no.22,
     Settembre 1991.

                                             Prof. Gandolfo Dominici                                              70
Valutazione dei fornitori :
                 Caso Toshiba
Una volta selezionati i fornitori le loro performance
devono essere valutate.
Alla Toshiba ad esempio, il Dipartimento Acquisti
Redige delle statistiche comparative dei fornitori
classificandoli per:

                  “qualità del fornitore”

       “qualità delle relazioni del fornitore i con
                       l’azienda”

                      Prof. Gandolfo Dominici           71
Valutazione dei fornitori :
               Caso Toshiba
La qualità del fornitore viene valutata secondo
parametri di:
                  Prezzo;
                 Qualità;
         Puntualità delle consegne;
           Capacità tecnologica;
         Competenze manageriali.
                  Prof. Gandolfo Dominici         72
Valutazione dei fornitori :
               Caso Toshiba
La qualità delle relazioni con l’azienda viene
valutata in relazione a:


          Qualità delle transazioni;
          Quantità delle transazioni
               Cooperatività;
            Prospettive future.
                   Prof. Gandolfo Dominici       73
Valutazione dei fornitori :
               Caso Toshiba

I dati vengono poi raggruppati per ogni
gruppo di prodotti acquistati e viene dato un
punteggio per ogni variabile della valutazione.
Il punteggio massimo della valutazione è 200.




                  Prof. Gandolfo Dominici     74
Valutazione dei fornitori :
      Caso Toshiba




        Prof. Gandolfo Dominici   75
Valutazione dei fornitori :
      Caso Toshiba




        Prof. Gandolfo Dominici   76
Valutazione dei fornitori :
                      Caso Toshiba
Una volta classificati secondo lo schema sopra, il risultato viene confrontato con
quello degli altri fornitori e raggruppato in cinque gruppi:


         Gruppo I Fornitori superlativi che abbisognano di
                        poco o nessun controllo
        Gruppo II       Fornitori eccellenti nel loro campo ma
                        che necessitano di alcune direttive ed aiuti
       Gruppo III       Fornitori potenzialente buoni ma
                        che necessitano di formanzione
       Gruppo IV        Fornitori che perderanno gli ordinativi se
                        non iniziano delle attività di miglioramento
        Gruppo V        Fornitori con cui le transazioni devono
                        essere ridotte o eliminate

                                Prof. Gandolfo Dominici                              77
Valutazione dei fornitori :
     Nissan Supplier Evaluation System
Il Nissan Supplier Evaluation System (NX96) basa le
sue decisioni sui seguenti fattori:
• Qualità, valutata tramite misurazioni tecniche della capacità
   degli investimenti in termini di parti difettose per milione;
• Costo, con la fissazione del prezzo a seconda del costo di
   produzione e dei profitti ottenuti dal fornitore;
• Consegne, in termini di capacità del fornitore di essere
   preciso ed affidabile così da assicurare consegne puntuali
   con ritardi in termini di ore e non di giorni;
• Design, intesa come abilità del fornitore di proporre idee di
   miglioramento per lo sviluppo del prodotto;
• Partnership, come capacità del fornitore di integrarsi e
   svilupparsi quale elemento collaborativi della supply chain.
                        Prof. Gandolfo Dominici               78
Shigeo Shingo e la riduzione del
              tempo di set-up
    Le tecniche di riduzione del
•
    tempo di set-up alla Toyota
    furono sviluppate a partire
    dagli anni ’50 da Shigeo Shingo;
    Shigeo Shingo era un consulente
•
    assunto nel 1955 dalla Toyota
    per studiare sistematicamente il
    set-up dello stampaggio al fine
    di ridurre i tempi di passaggio
    ed insegnare queste tecninche ai
    fornitori;
    Il suo obiettivo era di ridurre il
•
    tempo di cambio degli stampi a
    meno di 10 minuti.
                              Prof. Gandolfo Dominici   79
Shigeo Shingo e la riduzione del
           tempo di set-up
• Shigeo Shingo determinò che l’operazione di
  set-up più problematica era il cambio delle
  matrici di stampaggio usate per le parti del
  corpo vettura;
• Normalmente le matrici di stampaggio
  venivano cambiate manualmente, con chiavi
  inglesi e piedi di porco; talvolta si impiegavano
  diversi giorni per installare grosse matrici di
  stampaggio con una qualità accettabile.
                   Prof. Gandolfo Dominici        80
SMED (Single Minute Exchange of
              Dies)
• Shingo implementò un metodo chiamato “Cambio della
  matrice di stampaggio in un minuto” (SMED);
• La qualità degli stampaggi venne standardizzata;
• Il tempo residuo venne usato per trovare gli attrezzi e
  muovere le matrici;
• L’accorgimento di spostare le nuove matrici in loco, con
  l’aiuto di vani attrezzi dedicati mentre la linea di
  produzione era ancora operante, ridusse i tempi di
  sostituzione delle matrici a circa 40 secondi;
• Quando iniziava il ciclo di produzione le matrici venivano
  cambiate in un flusso continuo lungo tutto lo stabilimento.


                       Prof. Gandolfo Dominici              81
SMED (Single Minute Exchange of
              Dies)
Il metodo SMED utilizzando strumenti molto semplici
ha cambiato il modo di gestire non soltanto il cambio
delle matrici ma anche di tutte le altre attività di set-up.
Il principio chiave di questo approccio è di dividere il
set-up in due parti:
   • Set-up interno: effettuato dall’operaio quando il
                     macchinario è fermo;
   • Set-up esterno: effettuato in anticipo o mentre il
            macchinario sta ancora funzionando.
                       Prof. Gandolfo Dominici             82
SMED (Single Minute Exchange of
              Dies)
   Il metodo viene implementato in 3 fasi:

1. Separando il set-up interno da quello
   esterno;
2. Convertendo il set-up interno in set-up
   esterno;
3. Razionalizzando tutti gli aspetti
   dell’operazione di set-up.
                 Prof. Gandolfo Dominici     83
Evoluzione del sistema di produzione
               Toyota (TPS).
A partire dagli anni ‘90 con il collasso della “bubble economy”
giapponese:
• Le imprese industriali hanno dovuto imparare ad
  essere più prudenti nella valutazione degli
  investimenti di capitale, poiché non e stato più
  possibile finanziare gli investimenti semplicemente
  sottoscrivendo obbligazioni convertibili come era
  invece uso quando le quotazioni del mercato
  azionario erano elevate;

                         Prof. Gandolfo Dominici                  84
Evoluzione del sistema di produzione
                 Toyota (TPS)
• L’apprezzamento dello Yen ha reso (negli anni 90) la
  competizione internazionale più dura. Il vantaggio di
  produttività del Giappone è stato eroso
  dall’apprezzamento dello Yen sul dollaro;

• La rapida crescita d’età della popolazione giapponese
  ha avuto rilevanti conseguenze sui risparmi, gli
  investimenti, la produzione e la crescita economica [1] .
  La popolazione da 18 a 28 anni (l’età di assunzione in
  fabbrica) ha avuto un drastico declino dal 1990 al
  2000, a ciò si è aggiunto dallo scarso interesse dei
  giovani giapponesi per il lavoro in fabbrica.
[1] OECD Economic Surveys: “Japan”, OECD Publications, 1997.
                                     Prof. Gandolfo Dominici   85
Evoluzione del sistema di produzione
              Toyota (TPS)
La carenza di lavoratori nelle fabbriche è
dovuta allo stereotipo del lavoro in fabbrica
come lavoro “3D”:

              1.“Dirty” (sporco);
         2. “Damaging” (logorante);
         3. “Dangerous” (pericoloso).

                   Prof. Gandolfo Dominici      86
Evoluzione del sistema di produzione
               Toyota (TPS)
Per far fronte allo stereotipo delle 3D la Toyota ha sviluppato un
programma di miglioramento della qualità del lavoro che si basa sui
seguenti punti:

       • Processo di assemblaggio autonomo e completo;
      • Automazione meccanica di assemblaggio in linea;
     • Verifica Toyota della linea di assemblaggio (Toyota
             Verification of Assembly Line o TVAL);
      • Equipaggiamento a basso costo per una migliore
                            ergonomia;
    • Migliore sistema motivazionale per le risorse umane .

                            Prof. Gandolfo Dominici                   87
Cellule di lavoro e layout cellulare
Una cellula di lavoro è una unità di lavoro
più grande di una singola macchina o
stazione di lavoro ma più piccola del solito
dipartimento.
Solitamente è formata da 3-12 lavoratori e
5-15 stazioni di lavoro disposti in un layout
compatto

                  Prof. Gandolfo Dominici       88
Cellula di lavoro (workcell)




         Prof. Gandolfo Dominici   89
Cellula di lavoro (workcell)




         Prof. Gandolfo Dominici   90
Cellula di lavoro (workcell)
• Idealmente una cellula di lavoro dovrebbe
  produrre una ristretta gamma di prodotti (o
  semilavorati) molto simili;
• Essa è autosufficiente avendo a disposizione
  tutte le risorse e le attrezzature necessarie ai
  compiti ad essa preposti;
• Il layout a cellule di lavoro organizza i
  dipartimenti attorno ad un prodotto o una
  ristretta gamma di prodotti simili.
                   Prof. Gandolfo Dominici      91
Funzionamento della cellula di
          lavoro (workcell)
• Iniziato il processo i materiali si muovono
  direttamente da un processo all’altro
  all’interno della cellula;
• La comunicazione è molto facile essendo
  ogni operatore vicino ai suoi colleghi di altri
  processi, ciò crea benefici di coordinazione,
  qualità e velocità;
• Si rende indispensabile la propensione al
  lavoro di squadra di tutti i lavoratori
                   Prof. Gandolfo Dominici      92
Cellula di lavoro (workcell)
La produzione cellulare è il cuore della
produzione snella. L’adozione della produzione a
cellule di lavoro apporta diversi benefici:

       • Ausilio per le politiche di qualità;
     • Semplificazione del flusso di materiali;
• Semplificazione della gestione del ciclo produttivo;
 • Semplificazione della contabilizzazione analitica
                       dei costi.

                    Prof. Gandolfo Dominici         93
Cellula di lavoro (workcell)
Il funzionamento della produzione cellulare è
solo all’apparenza semplice ma in realtà
sottintende un sofisticato sistema “socio-tecnico”
(Trist definisce così il sistema di tecnologia e relazioni
sociali della “kaisha” giapponese). Per funzionare esso
necessita di particolare “armonia” tra gli uomini e le
macchine e tra i vari processi in un insieme in cui ogni
elemento si auto-regola e auto-migliora.

                      Prof. Gandolfo Dominici            94
Layout funzionale v/s layout cellulare




Layout Funzionale              Layout Cellulare

                Prof. Gandolfo Dominici           95
Limiti del layout funzionale
Inefficienza nella movimentazione dei
materiali
 Complessità di programmazione
 Vulnerabilità ai cambiamenti del mix,
della routine e/o dei volumi di
produzione
 Costi proibitivi del cambiamento di
layout

             Prof. Gandolfo Dominici   96
Benefici del Layout cellulare
• Benefici nella movimentazione dei
               materiali;
 • Benefici di riduzione degli stock;
   • Benefici per le risorse umane;
       • Benefici per i clienti.



             Prof. Gandolfo Dominici    97
Benefici per la movimentazione dei
             materiali




            Prof. Gandolfo Dominici   98
Benefici per la movimentazione dei
             materiali




            Prof. Gandolfo Dominici   99
Benefici di qualità




     Prof. Gandolfo Dominici   100
Benefici di riduzione di stock e di
        programmazione




            Prof. Gandolfo Dominici   101
Benefici per le risorse umane




          Prof. Gandolfo Dominici   102
Benefici per i clienti




      Prof. Gandolfo Dominici   103
SHOJINKA: incontrare la Domanda
          attraverso la Flessibilità
Significa flessibilità attraverso la flessibilità del numero di
lavoratori in ogni postazione di lavoro e l’ aumento della loro
produttività attraverso l’aggiustamento e la riprogrammazione
dell’uso delle risorse umane. Si basa su tre fattori:
1. Design appropriato del layout dei macchinari;
2. Lavoratori versatili e ben addestrati
   (multifunzionali)
3. Valutazione continua e revisione periodica delle
   routine operative standard.
                          Prof. Gandolfo Dominici            104
SHOJINKA
Ottenere la Flessibilità del numero di lavoratori in ogni unità produttiva per
                            adattarsi alla domanda


 Capacità di cambiare l’ampiezza delle
                                                        Riduzione del N°di lavoratori
   mansioni per ciascun lavoratore                              (Shoninka)


                                                              Revisione della
                                                             Routine operativa
   Layout a linee        Lavoratori
                                                                 Standard
      U-turn            multifunzionali

                                                                 Miglioramento
                                                                       del
                                                                   processo
                        Job- rotation

                                                                           Miglioramento
                                                        Jidoka                  delle
                                                                         operazioni manuali
                              Prof. Gandolfo Dominici                                   105
Design del layout U-TURN




        Prof. Gandolfo Dominici   106
Design del layout U-TURN
• L’entrata e l’uscita della linea sono nella stessa
  posizione;
• Si possono aggiungere o ridurre il numero dei
  lavoratori nelle aree adiacenti numerate (1-3),
  (4-7), (8-10) solitamente gestite da un solo
  lavoratore;
• L’unità nuova entra quando ne esce una grazie al
  fatto che lo stesso lavoratore può gestire entrambe
  le operazioni;
• In processi fortemente automatizzati ci sono
  lavoratori solo nelle arre 1 e 3.

                    Prof. Gandolfo Dominici        107
Layout NON adottati dalla Toyota


       • Gabbia di uccello
             • Isola
           • Lineare




            Prof. Gandolfo Dominici   108
Layout a “Gabbia di uccello”




          Prof. Gandolfo Dominici   109
Layout a “Gabbia di uccello”
• Un lavoratore per ogni tipo di macchina
  crea muda di attesa poiché il lavoratore
  deve attendere la macchina dopo averla
  caricata per questo con il layout a gabbia
  d’uccello un lavoratore è assegnato a più
  macchine dello stesso tipo;
• Crea sovrapproduzione e WIP in eccesso;
• Crea problemi di sincronizzazione tra i
  processi.
                 Prof. Gandolfo Dominici       110
Layout a “Isola”




    Prof. Gandolfo Dominici   111
Layout a “Isola”
• Si basa su lavoratori multifunzionali;
• Rende possibile un flusso livellato tra i processi
  gestiti dal singolo lavoratore;
• E’ difficile bilanciare la produzione tra le varie
  isole;
• I lavoratori sono isolati e non possono aiutarsi a
  vicenda;
• E’ difficile riallocare i lavoratori tra le varie isole;
• Tra le varie isole si tende all’accumulo di WIP.
                      Prof. Gandolfo Dominici           112
Layout lineare




   Prof. Gandolfo Dominici   113
Layout lineare
• Evita l’accumulo di stock tra i processi;
• Non consente la riallocazione dei lavoratori
  per adattarsi alla domanda: la riallocazione
  potrebbe richiedere frazioni di lavoratori il
  che non è possibile poiché le linee sono
  indipendenti tra loro



                  Prof. Gandolfo Dominici     114
Combinazione di più linee U-Turn per
      riallocare i lavoratori
• Come si è visto la riallocazione dei
  lavoratori potrebbe richiedere frazioni di
  lavoratori il che non è possibile poiché le
  linee sono indipendenti tra loro, la
  combinazione di linee U-turn evita questo
  problema.



                  Prof. Gandolfo Dominici       115
Combinazione di più linee U-Turn per
      riallocare i lavoratori




             Prof. Gandolfo Dominici   116
Combinazione di più linee U-Turn per
      riallocare i lavoratori




             Prof. Gandolfo Dominici   117
Valorizzazione delle risorse umane nel
                   TPS
• Tutti i tipi di lavoro inutile vengono eliminati
  riducendo i carichi di lavoro e dando significato
  alle mansioni dei lavoratori aumentando la
  produttività;
• Le linee di produzione possono essere fermate dai
  lavoratori (Jidoka) dando potere ai lavoratori ed
  aumentando la loro responsabilità;
• Piccoli gruppi di qualità si dedicano al kaizen;
• Viene implementato un sistema di suggerimenti;
                    Prof. Gandolfo Dominici       118
SISTEMA DI RISPETTO PER L’UMANITA’
       NEL SISTEMA PRODUTTIVO JIT

     Miglioramenti promossi dal Dipartimento          Miglioramenti promossi dal Dipartimento
           di Controllo della Produzione                   di Ingegneria della Produzione



    Eliminazione delle       Controllo autonomo      Attività di miglioramento
                                                                                     Investimenti in
    operazioni umane              dei difetti         spontanee di piccolo
                                                                                         risorse
          inutili                  Jidoka                gruppi autogestiti
I lavoratori svolgono solo   I lavoratori possono
         lavori utili
                               fermare la linea


                                Peggioramento
    Miglioramento
                               della pesantezza
   della produttività
                             del lavoro se abusata


                                      Prof. Gandolfo Dominici                                   119
SCOPO DEGLI INVESTIMENTI
         PER L’AUMENTO DELLE RISORSE

        INVESTIMENTI IN FATTORI                      INVESTIMENTI IN RISPETTO
              PRODUTTIVI                               DELLE RISORSE UMANE



     ISTALLAZIONE DI MACCHINARI
         AUTOMATIZZATI E CIM




                                                                Prevenzione della stanchezza
                                  Prevenzione di ambienti
Introduzione di macchinari     scomodi, pericolosi, rumorosi,    del lavoro e riduzione della
compatibili con i lavoratori     Sporchi, puzzolenti, etc..                 fatica


                               Prof. Gandolfo Dominici                                120
INVESTIMENTI IN RISPETTO DELLE
         RISORSE UMANE



  • Macchine compatibili con i lavoratori
• Miglioramento delle condizioni di lavoro
   • Misure per evitare la stanchezza dei
                 lavoratori


               Prof. Gandolfo Dominici       121
Macchine compatibili con i
              lavoratori
• Le macchine allocate fuori dalla linea
  sonoisolate e non accettate dai lavoratori;
• Le macchine devono essere incorporate
  nella linea e progettate per i lavoratori;
Esempio: Nel processo di assemblaggio dei pneumatici i
lavoratori collocano i oneumatici e le macchine li
fissano, i lavoratori lavorano CON le macchine.


                    Prof. Gandolfo Dominici         122
Miglioramento delle condizioni di
            lavoro




 Esempio di miglioramento alla allo stabilimento Toyota Kyushu
                        Prof. Gandolfo Dominici                  123
Altri miglioramenti alla allo stabilimento
             Toyota Kyushu
• Integrazione con la natura circostante;
• 730.000 alberi piantati attorno alla
  fabbrica;
• Isolamento acustico delle fabbriche e dei
  macchinari;
• Miglioramenti ergonomici;
• Distributori di bibite, e sale di riposo
  attrezzate;
                  Prof. Gandolfo Dominici     124
Misure per evitare la stanchezza dei
            lavoratori




             Prof. Gandolfo Dominici   125
Misure per evitare la stanchezza dei
            lavoratori




             Prof. Gandolfo Dominici   126
Misure per evitare la stanchezza dei
            lavoratori




             Prof. Gandolfo Dominici   127
Misure per evitare la stanchezza dei
            lavoratori




             Prof. Gandolfo Dominici   128
Misure per evitare la stanchezza dei
            lavoratori




             Prof. Gandolfo Dominici   129

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  • 1. Total Quality Management Secondo l’ ISO 8402 [1] , il quality management può essere definito come segue: le attività della funzione di management nel “Tutte suo complesso che determinano la politica della qualità, gli obbiettivi e le responsabilità, e li implementano con mezzi quali la pianificazione della qualità, il quality control, la quality assurance ed il miglioramento qualitativo all’interno del sistema della qualità”. ISO 8402, “Quality Management and Quality Assurance”, Vocabulary, International Organization for Standardization, 1994 [1] Prof. Gandolfo Dominici 1
  • 2. Total Quality Management Il Total Quality Management si può considerare come una filosofia manageriale per il miglioramento continuo delle performance dell’impresa nel suo complesso. Esso è basato su: Lo stile di leadership; La vision aziendale; La gestione della qualità dei fornitori; Il controllo ed il miglioramento dei processi; Il design del prodotto; La partecipazione, valorizzazione e formazione dei dipendenti; La customer satisfaction. Prof. Gandolfo Dominici 2
  • 3. Total Quality Management Storia ed evoluzione 1946- Occupazione americana del Giappone sotto la guida del Generale Mac Arthur. Educazione dei giapponesi tramite la radio, ricostruzione della rete di comunicazione; 1947- Homer Sarasohn fu assunto per organizzare l’operazione mediante il ripristino e l’istallazione di apparecchiature, la fornitura di materiali e componenti, il ripristino degli stabilimenti, la fondazione dell’ Equipment Test Laboratory e la fissazione di più alti standard di prodotto. Prof. Gandolfo Dominici 3
  • 4. Total Quality Management Storia ed evoluzione - 1948 Koji Kobayashi della NEC creò corsi di formazione nella gestione della qualità per gli alti dirigenti giapponesi; - Prima del suo ritorno negli Stati Uniti, egli raccomandò W. Edwards Deming per un seminario sullo Statistical Quality Control (SQC) in Giappone; - In quegli anni il concetto di Qualità Totale fu introdotto da Armand V. Feigenbaun [1] che lo definì come un efficace sistema per integrare gli sforzi dei vari gruppi in materia di sviluppo della qualità, quality maintenance e miglioramenti della qualità nell’organizzazione, in modo da attivare produzione e servizio ai livelli più economici che garantiscano la piena soddisfazione del cliente. [1] La prima edizione del libro: “Total Quality Control”, scritto dal Dr, Armand V. Feigenbaun, venne pubblicata nel 1951. Prof. Gandolfo Dominici 4
  • 5. Total Quality Management Storia ed evoluzione • Deming svolse un seminario di trenta giorni sponsorizzato dalla Japanese Union of Scientists and Engineers (JUSE) e presentò i criteri per il famoso concorso giapponese “Deming”; • Per il suo contributo all’industrializzazione del Giappone, Deming fu insignito del Secondo Ordine del Sacro Tesoro dal Primo Ministro giapponese. Prof. Gandolfo Dominici 5
  • 6. Il primo “guru” della qualità: Deming • Deming sviluppò e strutturò il concetto di qualità all’interno dell’impresa. Egli affermò il concetto che la qualità comincia dal top management e rappresenta un’attività strategica. La filosofia di Deming afferma che la qualità e la produttività crescono al decrescere della variabilità. Prof. Gandolfo Dominici 6
  • 7. I 14 step verso la qualità per Deming Deming sottolineò 14 tappe che i manager possono seguire per l’implementazione di un programma di qualità in qualunque tipo di organizzazione: Creare costanza di scopi, nei campi: dell’innovazione, 1) degli investimenti in ricerca e formazione, del miglioramento continuo di prodotto e di servizio, della manutenzione delle apparecchiature; Adottare una nuova filosofia. Il management deve 2) affrontare una profonda trasformazione e cominciare a credere nell’importanza della qualità dei prodotti e dei servizi; Smettere di essere dipendenti dalle ispezioni di massa. I 3) prodotti ed i servizi devono essere ispezionati il giusto necessario da permettere di identificare le modalità per migliorare il processo; Prof. Gandolfo Dominici 7
  • 8. I 14 step verso la qualità per Deming Smettere di fare affari basandosi sul prezzo. I prodotti a 4) minor prezzo non sempre sono quelli di migliore qualità; si devono scegliere i fornitori in base ai loro risultati di miglioramento ed instaurare con essi rapporti a lungo termine; 5) Migliorare continuamente il sistema di produzione e/o di servizio. Il miglioramento non deve essere visto come un impegno una-tantum; il management ha la responsabilità di dirigere l’organizzazione verso la pratica del miglioramento continuo della qualità e della produttività; Istituire la formazione sul lavoro. I lavoratori hanno 6) bisogno di sapere come fare il loro lavoro in maniera appropriata, imparando nuovi metodi a tal fine; Prof. Gandolfo Dominici 8
  • 9. I 14 step verso la qualità per Deming Istituire lo stile di leadership. I manager hanno la 7) responsabilità di individuare gli ostacoli che impediscono ai lavoratori di staff di essere soddisfatti del loro lavoro; 8) Eliminare la paura. I lavoratori spesso temono ritorsioni qualora causino problemi sul lavoro. I manager devono creare un ambiente dove i lavoratori possono esprimere i loro problemi con fiducia; 9) Abbattere le barriere tra i dipartimenti. Il lavoro di squadra deve essere incoraggiato aiutando i lavoratori dei diversi dipartimenti a lavorare insieme; 10) Eliminare gli slogan e le esortazioni per la forza lavoro. Il solo uso di slogan, senza un’indagine del luogo di lavoro, può essere offensiva per i lavoratori. I manager devono imparare metodi più efficaci per motivare le persone all’interno dell’organizzazione; Prof. Gandolfo Dominici 9
  • 10. I 14 step verso la qualità per Deming 11) Eliminare le quote numeriche. Le quote ostacolano la qualità non lasciando spazio al miglioramento. I lavoratori hanno bisogno della flessibilità necessaria per dare ai clienti il livello di servizi che richiedono; 12) Dare orgoglio ai lavoratori e feedback su come stanno svolgendo il loro lavoro; 13) Istituire un programma di formazione e di auto- miglioramento. Con il miglioramento continuo, le definizioni delle mansioni cambiano, gli impiegati necessitano , dunque, della formazione necessaria per il successo nel loro lavoro; 14) Agire per compiere la trasformazione. Il management deve lavorare in team per portare a compimento i 13 punti di cui sopra. Prof. Gandolfo Dominici 10
  • 11. Il secondo guru: Juran • 1954 - un altro americano Joseph M. Juran estese il concetto di quality management dalla fabbrica a tutta l’organizzazione sottolineando l’importanza di ripensare il sistema dal design del prodotto alle apparecchiature, dal sistema di test al processo di feedback; • Egli modificò il modo di pensare l’organizzazione dalla tradizionale filosofia della qualità come “conformità alle specifiche tecniche” basata sulla realtà industriale ad un approccio basato sull’utente per il quale coniò il termine “fitness for use” (conformità all’utilizzo); • Juran fece infatti notare come con il tradizionale approccio , un prodotto pericoloso risulterebbe “conforme alle specifiche tecniche”, ma non “fit for use”. Prof. Gandolfo Dominici 11
  • 12. Il primo guru giapponese: Kaoru Ishikawa 1968 - Kaoru Ishikawa, crea i “circoli di qualità” ed i “diagrammi causa-effetto”. Egli fece notare come si fosse data in passato eccessiva enfasi al controllo statistico della qualità, rendendo l’implementazione della qualità troppo complessa. La conseguente standardizzazione dei prodotti e dei processi era diventata un carico che rendeva difficile il cambiamento e le persone infastidite dalla eccessiva regolamentazione. Per Ishikawa la partecipazione dei lavoratori è la chiave per il successo nell’implementazione del Total Quality Management; i circoli di qualità sono uno strumento importante Gandolfo Dominici a questo scopo. Prof. 12
  • 13. Gli step verso la qualità per Kaoru Ishikawa I punti chiave della qualità totale secondo Ishikawa sono: • La qualità prima di tutto, prevalendo specialmente sulla logica del profitto a breve termine; • Il cliente innanzi tutto, prima del produttore; • I clienti sono il processo successivo, senza barriere organizzative; • Le decisioni sono basate su fatti e dati; • Il management è partecipativo e rispettoso di tutti i lavoratori; • I comitati inter-funzionali devono guidare il management coprendo le funzioni di pianificazione di prodotto, design di prodotto, pianificazione della produzione, acquisti, vendite e distribuzione. Prof. Gandolfo Dominici 13
  • 14. Il “guru” manager: Crosby • Philip B. Crosby iniziò la sua carriera come ispettore della qualità lavorando per diverse aziende fino a divenire vice presidente della ITT. • Nel 1979 lasciò la ITT per fondare la “Philip Crosby Associates Inc.” ed il “Crosby Quality College”. Prof. Gandolfo Dominici 14
  • 15. Il contributo di Crosby • “Zero Defects” non è solamente un programma motivazionale per i lavoratori ma anche uno standard manageriale, con un messaggio sulla qualità diretto anche al management; • Strumenti per la gestione della qualità tra cui la misurazione dei costi della qualità, la “Management Maturity Grid” (griglia della maturità manageriale ); • Programma in 14 punti per il miglioramento della qualità; • Stimò che il costo medio della qualità per la maggior parte delle imprese varia tra il 15% e il 20% del valore delle vendite Prof. Gandolfo Dominici 15
  • 16. Il Management Maturity Grid di Crosby Incertezza, quando la qualità non è ancora riconosciuta I. come strumento manageriale; Risveglio, quando l’impresa riconosce l’importanza della II. qualità senza però agire; Illuminazione, quando il management inizia III. l’implementazione di un programma per la qualità; Saggezza, quando la prevenzione funziona bene, i IV. problemi sono identificati in anticipo e si fanno efficaci azioni correttive; Certezza, quando l’agire per la qualità diventa un elemento V. essenziale del lavoro nell’impresa e i problemi sono meno frequenti. Prof. Gandolfo Dominici 16
  • 17. I 14 step per la qualità di Crosby Stabilire l’impegno del management; è necessario 1) convincere il top management circa la necessità del miglioramento qualitativo e renderlo noto a tutta l’impresa. Questo primo passo implica la stesura di un documento circa la politica per la qualità; Formare team interdipartimentali per la qualità; il 2) management deve formare dei gruppi costituiti dai capi area e dai capi dipartimento per la supervisione del miglioramento qualitativo; Stabilire la misurazione della qualità; è necessario 3) implementare misurazioni specifiche per ogni attività al fine da evidenziare le aree che devono essere migliorate; Prof. Gandolfo Dominici 17
  • 18. I 14 step per la qualità di Crosby Valutare il costo della qualità; l’ufficio di controllo deve 4) stimare i costi della qualità per identificare le aree dove necessitano miglioramenti; 5) Accrescere la consapevolezza sulla qualità tra i dipendenti; i supervisori devono trasmettere a tutti i lavoratori il messaggio sulla importanza della conformità del prodotto agli standard qualitativi con strumenti quali i programmi formativi, l’utilizzo di filmati didattici, opuscoli e poster; Promuovere azioni correttive; le opportunità di 6) miglioramento dei punti 3 e 4 e i suggerimenti dei lavoratori devono essere esposte a livello di supervisione e, se possibile, risolte a questo livello oppure passate ai livelli superiori qualora necessario; Prof. Gandolfo Dominici 18
  • 19. I 14 step per la qualità di Crosby 7) Istituire un comitato ad hoc per il programma “difetti zero”; questo comitato deve essere opportunamente formato da membri del team di “quality improvement” e pianificare un programma di “difetti zero” che sia conciliabile con la cultura aziendale; Formazione dei supervisori; tutti i livelli del management 8) devono essere istruiti a proposito del programma qualità; Fissare una “giornata dei difetti zero”; una giornata del 9) difetti zero deve essere fissata per mandare un messaggio chiaro a tutti i dipendenti riguardo i nuovi standard qualitativi dell’azienda; Prof. Gandolfo Dominici 19
  • 20. I 14 step per la qualità di Crosby 10) Fissare i goal dei dipendenti; ogni dipendente deve fissare i suoi obiettivi e comunicarli al suo supervisore il quale stabilirà delle riunioni per discutere il raggiungimento di tali obiettivi; 11) Rimozione delle cause di errore; i lavoratori devono essere incoraggiati a comunicare rapidamente ai supervisori ogni problema che impedisce loro il raggiungimento degli obiettivi di performance; 12) Riconoscimento per il raggiungimento e/o il superamento degli obiettivi; a coloro che raggiungono o superano gli obiettivi di performance prefissati deve essere riconosciuto un apprezzamento pubblico, esplicito e non-pecuniario; Prof. Gandolfo Dominici 20
  • 21. I 14 step per la qualità di Crosby 13) Costituire i Consigli di qualità; i Consigli di qualità tra esperti della qualità e i team-leader devono essere tenuti regolarmente al fine di condividere le esperienze e trovare soluzioni ai problemi occorsi; 14) Rifare tutto di nuovo; il programma di cui sopra dal punto 1 al punto 13 deve essere ripetuto i modo da dare maggiore enfasi al processo della qualità e di rinnovare l’impegno di tutti i lavoratori. Prof. Gandolfo Dominici 21
  • 22. Gli stadi di evoluzione del TQM Tutte le funzioni ed i dipendenti sono coinvolti I fornitori sono coinvolti TQM Teamwork Staff empoverment Viene sviluppata una strategia della qualità Quality Assurance Programma di manutenzione Quality Costing Quality Control Problem soving Pianificazione della qualità Ispezione Controllo statistico della qualità Performance dei processi Standard qualitativi Individuazione degli errori Rettificazione degli errori Prof. Gandolfo Dominici 22
  • 23. La vision • Include i concetti fondamentali del TQM nella filosofia aziendale contenuta nel testo della “vision”; • La filosofia aziendale descrive come l’impresa vuole essere vista nel suo settore. Essa descrive valori, convinzioni e standard che sono la comunicazione degli elementi basilari dell’intenzione di implementare una politica aziendale. • Grazie alla filosofia aziendale tutti i dipendenti sono in grado di capire come possono contribuire al raggiungimento dei fini dell’impresa. • Una vision efficace deve essere redatta usando un linguaggio capace di motivare i dipendenti verso alti livelli di performance incoraggiando il loro coinvolgimento. Prof. Gandolfo Dominici 23
  • 24. La vision La vision cambia seguendo i contesti socio-culturali. In Giappone la redazione di un documento contenente i valori dell’impresa non è una novità. Esempi: • Periodo Meiji: filosofia aziendale della Mitsui: “Assicurare la prosperità dei discendenti attraverso il duro lavoro e ringraziando i nostri antenati”; • Anni ’70 introduzione del concetto di qualità: filosofia della Riken Forge Co. :“Assicurare profitti che accrescono la felicità dei dipendenti. Assicurare prodotti di alta qualità e basso costo in quantità, cosi da costruire la fiducia dei clienti”; • 1998 Asahi Breweries: “Il Gruppo Asahi Breweries mira a soddisfare i clienti con i più alti livelli di qualità ed integrità, nel contempo contribuendo alla promozione di uno stile di vita salutare e all’arricchimento della società in tutto il mondo”. Prof. Gandolfo Dominici 24
  • 25. Il concetto del cliente e del fornitore interno • Ogni componente dell’organizzazione è visto come un come un cliente che consuma e produce beni da e verso gli altri componenti. • Si eliminano concettualmente i confini tra interno ed esterno; • Ognuno diventa responsabile per i bisogni del proprio cliente, interno od esterno che sia. Prof. Gandolfo Dominici 25
  • 26. SCM e TQM • Deming ha sottolineato come il lavorare in cooperazione con i fornitori, considerandoli partner in relazioni a lungo termine aiuta a migliorare la qualità dei materiali in entrata e dunque a diminuire i costi della qualità; • Le imprese devono spostare l’attenzione dalla minimizzazione del costo di acquisto dei materiali alla minimizzazione del costo medio totale delle ispezioni e della perdita di qualità. Prof. Gandolfo Dominici 26
  • 27. SCM e TQM Juran e Gryna hanno evidenziato come il compratore deve aggiungere al prezzo d’acquisto tutto l’insieme dei costi della qualità quali: • Il costo di nuove ispezioni • Il costo della revisione dei materiali • Il costo per ritardi nelle linea di produzione • Il costo per fallimenti interni • Il costo dovuto a maggiori scorte • Il costo per interruzioni della linea di produzione • Il costo per fallimenti esterni Prof. Gandolfo Dominici 27
  • 28. Autonomazione • L’autonomazione (traduzione per sillabe del termine giapponese Jidoka) è alla base di ogni sistema di lean production sia esso il JIT o il Total Quality; • Schroeder [1] definisce il JIT come: “l’eliminazione degli sprechi nel processo di produzione utilizzando la piena capacità dei lavoratori”. [1] Schroeder, R.G. “Operations Management”, McGraw-Hill, 2000. Prof. Gandolfo Dominici 28
  • 29. Multifunzionalità della forza lavoro • L’utilizzo di operai multifunzionali è l’elemento chiave della gestione delle risorse umane al fine di migliorare la qualità e rendere il processo più flessibile; • Grazie al lavoro multifunzionale, i processi operativi possono essere cambiati più facilmente per incontrare le richieste della domanda riducendo allo stesso tempo la sensazione di alienazione e noia dei lavoratori e d i problemi ergonomici; • La flessibilità delle mansioni fa si che i lavoratori accettino maggiori responsabilità aumentando la loro stima di se stessi e la loro sensazione di valere per l’impresa. Prof. Gandolfo Dominici 29
  • 30. Routine operativa standard Alla Toyota vige un motto: IL DIAVOLO STA’ NEI DETTAGLI Ciò significa che l’attenzione hai dettagli è considerata fondamentale e pertanto tutte le mansioni sono meticolosamente standardizzate in un documento per ciascuna mansione: la routine operativa standard Prof. Gandolfo Dominici 30
  • 31. Benefici della Multifunzionalità Grazie alla standardizzazione del lavoro è possibile, dopo una appropriata formazione, cambiare i lavoratori assegnati alle varie mansioni, con diversi benefici: I lavoratori multifunzionali possono meglio partecipare al processo di produzione e ridurre l’alienazione tipica del lavoro in fabbrica; La conoscenza multi-processo aumenta l’efficacia del lavoro di squadra e del kaizen; Prof. Gandolfo Dominici 31
  • 32. Benefici della Multifunzionalità I lavoratori multifunzionali possono essere spostati in diversi processi ed operazioni rendendo il lead-time più flessibile ed adattabile ai cambiamenti della domanda evitando di dovere aumentare il numero dei kanban ; Si rende possibile la “produzione a singola unità di prodotto” (Ikko nagashi); il lavoratore multifunzionale può seguire la produzione di un singolo prodotto lungo tutta la linea gestendo diversi macchinari di diversi processi produttivi. Procedendo con la mansione successiva solo quando termina la mansione precedente l’introduzione nel processo successivo avviene solo quando viene introdotta nella linea una nuova unità. Prof. Gandolfo Dominici 32
  • 33. Autonomazione: Jidoka , etimologia Il termine “Jidoka” in giapponese ha due diversi significati poiché può essere scritto con diversi ideogrammi ( o kanji): • 自動化 : con il significato di processo meccanico automatico; • 自働化 : con il significato di autocontrollo dei difetti effettuato da una macchina ma con l’aiuto di una mente umana. La parola Jidoka è composta di tre ideogrammi giapponesi (kanji)[ JI – DO – KA]. A seconda dell’ideogramma centrale DO cambia il significato della parola e così da “automazione” si passa ad “autonomazione” con il significato di “automazione con un elemento umano”.Prof. Gandolfo Dominici 33
  • 34. Autonomazione • L’autonomazione è il risultato dell’evoluzione del controllo di qualità. Con l’autonomazione non vi è infatti bisogno di molte ispezioni poiché il controllo e la responsabilità è delegata all’operaio. Le ispezioni statistiche vengono comunque effettuate ma le decisioni del management non si basano su queste. Prof. Gandolfo Dominici 34
  • 35. Kaizen: miglioramento continuo • Maasaki Imai definisce il kaizen nel modo seguente: “La filosofia kaizen presume che il nostro modo di vivere, la vita lavorativa o quella domestica, debba concentrarsi nell’impegno verso un costante miglioramento” [1] . [1] Imai Maasaki, “Gemba Kaizen, Come ottenere crescita e profitti con l’innovazione continua”, pag.1, IlSole24ore, 2001. Prof. Gandolfo Dominici 35
  • 36. Le tre regole d’oro del kaizen Pulizia; Eliminazione degli sprechi (o muda in giapponese); Standardizzazione Prof. Gandolfo Dominici 36
  • 37. Kaizen: pulizia (5S) Seiri (separare): la separazione delle cose inutili da • quelle necessarie e l’eliminazione delle prime; Seiton (riordinare): il mettere accuratamente ed • efficientemente in ordine tutti gli oggetti non rigettati dal Seiri. Seiso (pulire): il tenere puliti tutti i macchinari e tutte le • attrezzature così come tutto l’ambiente di lavoro; Seiketsu (sistematizzare): mettere in pratica i • precedenti punti estendendoli alla propria persona Shitsuke (standardizzare): migliorare l’auto-disciplina • tramite l’abitudine a seguire gli standard delle 5S. Prof. Gandolfo Dominici 37
  • 38. Kaizen: eliminazione degli sprechi • L’eliminazione degli sprechi (muda in giapponese) si riferisce a tutti gli sprechi all’interno dell’azienda come: l’eccesso di risorse, la sovrapproduzione, l’eccesso di scorte, le mansioni inutili, i tempi morti, gli sprechi nei trasporti, ecc. • L’eliminazione degli sprechi è come si è visto, uno dei principi fondamentali del Just in Time. Prof. Gandolfo Dominici 38
  • 39. Kaizen: standardizzazione Il ciclo SDCA (Standardize, Do, Check, Act) Act Standardize Check Do Prof. Gandolfo Dominici 39
  • 40. Kaizen: standardizzazione Qualora siano necessarie delle modificazioni del processo si deve seguire il ciclo PDCA (Plan, Do Check, Act): Act Plan Check Do Prof. Gandolfo Dominici 40
  • 41. Applicazione del kaizen nell’impresa Seiri (separare),Seiton (riordinare),Seiso (pulire),Seiketsu (sistematizzare),Shitsuke(standardizzare) Gli scarti del Seiri vengono segnalati con delle targhette Rosse (Seiri Visivo) secondo una procedura di 6 passi successivi che vengono messi in opera due volte l’anno: 1. Stabilire un progetto di “targhette rosse” 2. Determinare gli oggetti che devono essere contrassegnati 3. Determinazione del criterio per contrassegnare gli oggetti 4. Preparazione delle targhette 5. Mettere le targhette 6. Valutazione degli oggetti contrassegnati dalle targhette Prof. Gandolfo Dominici 41
  • 42. Seiri (separare) visivo 1. Stabilire un progetto di “targhette rosse” Vi sono due tipi di strategie per l’applicazione delle targhette rosse: – Contrassegnare con targhette rosse in ciascuna postazione di lavoro (da fare giornalmente) – Contrassegnare con targhette rosse in tutta l’impresa (una o due volte l’anno) Prof. Gandolfo Dominici 42
  • 43. Seiri (separare) visivo 2. Determinare gli oggetti che devono essere contrassegnati Le tipologie di oggetti che devono essere contrassegnati sono: • Stock • Macchinari • Spazi Prof. Gandolfo Dominici 43
  • 44. Seiri (separare) visivo 3. Determinazione del criterio per contrassegnare gli oggetti Determinare i criteri per decidere cosa sia “non necessario” e deva di conseguenza essere contrassegnato. Di solito sono considerati non necessari gli oggetti non usati per più di un mese e che non servono nel mese successivo. Prof. Gandolfo Dominici 44
  • 45. Seiri (separare) visivo 4. Preparazione delle targhette Prof. Gandolfo Dominici 45
  • 46. Seiri (separare) visivo 5. Mettere le targhette Deve essere un manager a mettere le targhette e non un lavoratore della postazione , poiché una figura distaccata può essere più oggettiva nella valutazione delle condizioni dell’oggetto da dismettere. Prof. Gandolfo Dominici 46
  • 47. Seiri (separare) visivo 6. Valutazione degli oggetti contrassegnati dalle targhette Gli oggetti contrassegnati sono classificati in 4 gruppi: a) Difettosi b) Stock morti c) Oggetti fermi (stock in eccesso) d) Materiali abbandonati (da esaminare) Prof. Gandolfo Dominici 47
  • 48. Seiri (separare) visivo Al termine dei 6 step i risultati devono essere riassunti in una lista di oggetti inutili e una lista di risorse inutili e accompagnati da un commento riguardante le azioni necessarie per evitare gli sprechi in futuro. Prof. Gandolfo Dominici 48
  • 49. Seiri (separare) visivo Prof. Gandolfo Dominici 49
  • 50. Seiton (riordinare) visivo Una volta eliminati gli oggetti inutili con il Seiri si devono identificare gli oggetti non scartati in termini di: posizione, tipo di oggetto e quantità. Il Seiton visivo permette ai lavoratori di identificare facilmente gli attrezzi ed i materiali così che dopo l’uso li possano rimettere a posto facilmente. Prof. Gandolfo Dominici 50
  • 51. Seiton (riordinare) visivo Prof. Gandolfo Dominici 51
  • 52. Seiton (riordinare) visivo Prof. Gandolfo Dominici 52
  • 53. Seiton (riordinare) visivo Prof. Gandolfo Dominici 53
  • 54. Seiton (riordinare) visivo L’implementazione del Seiton visivo avviene in 5 step: 1. Decidere la collocazione dell’oggetto; in base alla frequenza d’uso e all’utilità per i lavoratori 2. Preparare i contenitori; senza aggiungerne di nuovi Prof. Gandolfo Dominici 54
  • 55. Seiton (riordinare) visivo 3. Indicare la posizione di ciascun oggetto; mediante targette identificative creando dei codici per ciascuno spazio Prof. Gandolfo Dominici 55
  • 56. Seiton (riordinare) visivo 4. Indicare il codice di ogni oggetto e la sua quantità; tramite targhette su ogni oggetto indicanti il codice e piastre su ogni scaffale che contiene gli oggetti Prof. Gandolfo Dominici 56
  • 57. Seiton (riordinare) visivo 5. Fare del Seiton un abitudine Prof. Gandolfo Dominici 57
  • 58. Seiton (riordinare) regole pratiche Le regole del Seiton vengono anche specificamente applicate nella gestione del WIP: Regola 1. Utilizzare il criterio FIFO; Regola 2. Implementare e settare per ottenere facilità di movimentazione (indice di vivibilità); Regola 3. Considerare gli spazi di stoccaggio come parte integrante della linea produttiva; Prof. Gandolfo Dominici 58
  • 59. Seiso (pulire),Seiketsu (sistematizzare),Shitsuke(standardizzare) Le altre 3 S delle 5S del Kaizen sono strettamente interrelate nella loro applicazione ai processi produttivi. Ciò implica diversi accorgimenti per prevenire la sporcizia (seiso) nell’ambiente di lavoro sistematizzando la pulizia (seiketsu). Prof. Gandolfo Dominici 59
  • 62. Seiso (pulire), Seiketsu (sistematizzare), Shitsuke(standardizzare) Lo Shitsuke lo standardizzare i comportamenti è innato nel lavoratore giapponese. Il tentativo in Giappone di introdurre il metodo motivazionale del “bastone e della carota” come in occidente è fallito. I lavoratori Giapponesi vengono meglio motivati dal metodo “orgoglio-vergogna”. Prof. Gandolfo Dominici 62
  • 63. Metodo motivazionale del “Point Photographing” Prof. Gandolfo Dominici 63
  • 64. Gestione dei fornitori • Nella produzione di massa la selezione dei fornitori era basata sul solo criterio di costo. Era (ed in molte realtà ancora oggi è) considerato il miglior fornitore colui che era in grado di fornire il materiale al minor costo unitario; • Secondo l’approccio snello (o lean), un minor numero di fornitori può essere meglio coinvolto in relazioni dirette ed a lungo termine con l’impresa produttrice. I fornitori vengono scelti in base alla performance anziché in base al prezzo ed i fornitori di prima linea hanno un ruolo importante anche nella progettazione del prodotto. Le relazioni a lungo termine con i fornitori migliorano la cooperazione che è garantire la puntualità delle consegne e gli standard qualitativi. Prof. Gandolfo Dominici 64
  • 65. Gestione dei fornitori Crosby : “Le relazioni con i fornitori si sviluppano in un in un lungo arco temporale in cui si fanno affari insieme […] L’effetto di ciò si sente attraverso l’intero processo. Questa è parte del processo di prevenzione” [1] La “qualità logistica” è fondamentale per prevenire i problemi legati agli standard qualitativi [1] Crosby P.B., “Quality Is Still Free: Making Quality Certain in Uncertain Times” McGraw Hill, 1995, pagina 54. Prof. Gandolfo Dominici 65
  • 66. L a gestione dei fornitori nella lean production Selezionare i fornitori; Valutare i fornitori; Gestire i fornitori; Sviluppare i fornitori Prof. Gandolfo Dominici 66
  • 67. Decisione di esternalizzazione / integrazione del processo Fattori positivi dell’esternalizzazione: • Il costo; grazie alla loro minore dimensione i fornitori possono avere costi di minori restrizioni sindacali e dunque minori costi (vero in Giappone, meno nei paesi occidentali); • Esperienza e know-how sviluppati da fornitori specializzati; • Veloce risposta al mercato; • Condivisione del rischio; • Eliminazione delle attività “non- caratteristiche con conseguente miglioramento del controllo e della professionalità specifica dell’impresa; • Cash flow derivante dalla vendita della proprietà intellettuale. Prof. Gandolfo Dominici 67
  • 68. Decisione di esternalizzazione / integrazione del processo Costi ed i rischi dell’esternalizzazione: • I costi di transazione; • Il rischio di fallibilità del fornitore; • Il rischio di perdita di know-how associato con lo spostamento della produzione di componenti; • La riduzione del controllo sulla produzione dei componenti; • La perdita di capitale intellettuale; • L’eccessiva esternalizzazione può causare sotto- occupazione; • Il rischio di liti con i fornitori. Prof. Gandolfo Dominici 68
  • 69. Selezione dei fornitori La selezione dei fornitori deve tenere conto di diverse variabili : • Estensione e profondità dell’esperienza dell’impresa; • Capacità ed esperienza del personale; • Solvibilità finanziaria; • Impegno verso il miglioramento qualitativo e la customer satisfaction; • Unicità delle capacità di servizio; • Livello di comprensione del settore e del mercato del cliente; • Impegno al miglioramento tecnologico; • Volontà di offrire garanzie di performance; • Impegno di servizio a lungo termine; • Ampiezza del portafoglio di servizi; • Reputazione del fornitore. Prof. Gandolfo Dominici 69
  • 70. Valutazione dei fornitori Il modello di Grando e Sianesi [1]: 1 A 3 V o lu m i d i B f o r n it u r a C 2 A C B V e n d o r R a t in g [1] Grando A. & Sianesi A., “Il Fornitore: dal prezzo alla prestazione globale”, Economia & Management”, no.22, Settembre 1991. Prof. Gandolfo Dominici 70
  • 71. Valutazione dei fornitori : Caso Toshiba Una volta selezionati i fornitori le loro performance devono essere valutate. Alla Toshiba ad esempio, il Dipartimento Acquisti Redige delle statistiche comparative dei fornitori classificandoli per: “qualità del fornitore” “qualità delle relazioni del fornitore i con l’azienda” Prof. Gandolfo Dominici 71
  • 72. Valutazione dei fornitori : Caso Toshiba La qualità del fornitore viene valutata secondo parametri di: Prezzo; Qualità; Puntualità delle consegne; Capacità tecnologica; Competenze manageriali. Prof. Gandolfo Dominici 72
  • 73. Valutazione dei fornitori : Caso Toshiba La qualità delle relazioni con l’azienda viene valutata in relazione a: Qualità delle transazioni; Quantità delle transazioni Cooperatività; Prospettive future. Prof. Gandolfo Dominici 73
  • 74. Valutazione dei fornitori : Caso Toshiba I dati vengono poi raggruppati per ogni gruppo di prodotti acquistati e viene dato un punteggio per ogni variabile della valutazione. Il punteggio massimo della valutazione è 200. Prof. Gandolfo Dominici 74
  • 75. Valutazione dei fornitori : Caso Toshiba Prof. Gandolfo Dominici 75
  • 76. Valutazione dei fornitori : Caso Toshiba Prof. Gandolfo Dominici 76
  • 77. Valutazione dei fornitori : Caso Toshiba Una volta classificati secondo lo schema sopra, il risultato viene confrontato con quello degli altri fornitori e raggruppato in cinque gruppi: Gruppo I Fornitori superlativi che abbisognano di poco o nessun controllo Gruppo II Fornitori eccellenti nel loro campo ma che necessitano di alcune direttive ed aiuti Gruppo III Fornitori potenzialente buoni ma che necessitano di formanzione Gruppo IV Fornitori che perderanno gli ordinativi se non iniziano delle attività di miglioramento Gruppo V Fornitori con cui le transazioni devono essere ridotte o eliminate Prof. Gandolfo Dominici 77
  • 78. Valutazione dei fornitori : Nissan Supplier Evaluation System Il Nissan Supplier Evaluation System (NX96) basa le sue decisioni sui seguenti fattori: • Qualità, valutata tramite misurazioni tecniche della capacità degli investimenti in termini di parti difettose per milione; • Costo, con la fissazione del prezzo a seconda del costo di produzione e dei profitti ottenuti dal fornitore; • Consegne, in termini di capacità del fornitore di essere preciso ed affidabile così da assicurare consegne puntuali con ritardi in termini di ore e non di giorni; • Design, intesa come abilità del fornitore di proporre idee di miglioramento per lo sviluppo del prodotto; • Partnership, come capacità del fornitore di integrarsi e svilupparsi quale elemento collaborativi della supply chain. Prof. Gandolfo Dominici 78
  • 79. Shigeo Shingo e la riduzione del tempo di set-up Le tecniche di riduzione del • tempo di set-up alla Toyota furono sviluppate a partire dagli anni ’50 da Shigeo Shingo; Shigeo Shingo era un consulente • assunto nel 1955 dalla Toyota per studiare sistematicamente il set-up dello stampaggio al fine di ridurre i tempi di passaggio ed insegnare queste tecninche ai fornitori; Il suo obiettivo era di ridurre il • tempo di cambio degli stampi a meno di 10 minuti. Prof. Gandolfo Dominici 79
  • 80. Shigeo Shingo e la riduzione del tempo di set-up • Shigeo Shingo determinò che l’operazione di set-up più problematica era il cambio delle matrici di stampaggio usate per le parti del corpo vettura; • Normalmente le matrici di stampaggio venivano cambiate manualmente, con chiavi inglesi e piedi di porco; talvolta si impiegavano diversi giorni per installare grosse matrici di stampaggio con una qualità accettabile. Prof. Gandolfo Dominici 80
  • 81. SMED (Single Minute Exchange of Dies) • Shingo implementò un metodo chiamato “Cambio della matrice di stampaggio in un minuto” (SMED); • La qualità degli stampaggi venne standardizzata; • Il tempo residuo venne usato per trovare gli attrezzi e muovere le matrici; • L’accorgimento di spostare le nuove matrici in loco, con l’aiuto di vani attrezzi dedicati mentre la linea di produzione era ancora operante, ridusse i tempi di sostituzione delle matrici a circa 40 secondi; • Quando iniziava il ciclo di produzione le matrici venivano cambiate in un flusso continuo lungo tutto lo stabilimento. Prof. Gandolfo Dominici 81
  • 82. SMED (Single Minute Exchange of Dies) Il metodo SMED utilizzando strumenti molto semplici ha cambiato il modo di gestire non soltanto il cambio delle matrici ma anche di tutte le altre attività di set-up. Il principio chiave di questo approccio è di dividere il set-up in due parti: • Set-up interno: effettuato dall’operaio quando il macchinario è fermo; • Set-up esterno: effettuato in anticipo o mentre il macchinario sta ancora funzionando. Prof. Gandolfo Dominici 82
  • 83. SMED (Single Minute Exchange of Dies) Il metodo viene implementato in 3 fasi: 1. Separando il set-up interno da quello esterno; 2. Convertendo il set-up interno in set-up esterno; 3. Razionalizzando tutti gli aspetti dell’operazione di set-up. Prof. Gandolfo Dominici 83
  • 84. Evoluzione del sistema di produzione Toyota (TPS). A partire dagli anni ‘90 con il collasso della “bubble economy” giapponese: • Le imprese industriali hanno dovuto imparare ad essere più prudenti nella valutazione degli investimenti di capitale, poiché non e stato più possibile finanziare gli investimenti semplicemente sottoscrivendo obbligazioni convertibili come era invece uso quando le quotazioni del mercato azionario erano elevate; Prof. Gandolfo Dominici 84
  • 85. Evoluzione del sistema di produzione Toyota (TPS) • L’apprezzamento dello Yen ha reso (negli anni 90) la competizione internazionale più dura. Il vantaggio di produttività del Giappone è stato eroso dall’apprezzamento dello Yen sul dollaro; • La rapida crescita d’età della popolazione giapponese ha avuto rilevanti conseguenze sui risparmi, gli investimenti, la produzione e la crescita economica [1] . La popolazione da 18 a 28 anni (l’età di assunzione in fabbrica) ha avuto un drastico declino dal 1990 al 2000, a ciò si è aggiunto dallo scarso interesse dei giovani giapponesi per il lavoro in fabbrica. [1] OECD Economic Surveys: “Japan”, OECD Publications, 1997. Prof. Gandolfo Dominici 85
  • 86. Evoluzione del sistema di produzione Toyota (TPS) La carenza di lavoratori nelle fabbriche è dovuta allo stereotipo del lavoro in fabbrica come lavoro “3D”: 1.“Dirty” (sporco); 2. “Damaging” (logorante); 3. “Dangerous” (pericoloso). Prof. Gandolfo Dominici 86
  • 87. Evoluzione del sistema di produzione Toyota (TPS) Per far fronte allo stereotipo delle 3D la Toyota ha sviluppato un programma di miglioramento della qualità del lavoro che si basa sui seguenti punti: • Processo di assemblaggio autonomo e completo; • Automazione meccanica di assemblaggio in linea; • Verifica Toyota della linea di assemblaggio (Toyota Verification of Assembly Line o TVAL); • Equipaggiamento a basso costo per una migliore ergonomia; • Migliore sistema motivazionale per le risorse umane . Prof. Gandolfo Dominici 87
  • 88. Cellule di lavoro e layout cellulare Una cellula di lavoro è una unità di lavoro più grande di una singola macchina o stazione di lavoro ma più piccola del solito dipartimento. Solitamente è formata da 3-12 lavoratori e 5-15 stazioni di lavoro disposti in un layout compatto Prof. Gandolfo Dominici 88
  • 89. Cellula di lavoro (workcell) Prof. Gandolfo Dominici 89
  • 90. Cellula di lavoro (workcell) Prof. Gandolfo Dominici 90
  • 91. Cellula di lavoro (workcell) • Idealmente una cellula di lavoro dovrebbe produrre una ristretta gamma di prodotti (o semilavorati) molto simili; • Essa è autosufficiente avendo a disposizione tutte le risorse e le attrezzature necessarie ai compiti ad essa preposti; • Il layout a cellule di lavoro organizza i dipartimenti attorno ad un prodotto o una ristretta gamma di prodotti simili. Prof. Gandolfo Dominici 91
  • 92. Funzionamento della cellula di lavoro (workcell) • Iniziato il processo i materiali si muovono direttamente da un processo all’altro all’interno della cellula; • La comunicazione è molto facile essendo ogni operatore vicino ai suoi colleghi di altri processi, ciò crea benefici di coordinazione, qualità e velocità; • Si rende indispensabile la propensione al lavoro di squadra di tutti i lavoratori Prof. Gandolfo Dominici 92
  • 93. Cellula di lavoro (workcell) La produzione cellulare è il cuore della produzione snella. L’adozione della produzione a cellule di lavoro apporta diversi benefici: • Ausilio per le politiche di qualità; • Semplificazione del flusso di materiali; • Semplificazione della gestione del ciclo produttivo; • Semplificazione della contabilizzazione analitica dei costi. Prof. Gandolfo Dominici 93
  • 94. Cellula di lavoro (workcell) Il funzionamento della produzione cellulare è solo all’apparenza semplice ma in realtà sottintende un sofisticato sistema “socio-tecnico” (Trist definisce così il sistema di tecnologia e relazioni sociali della “kaisha” giapponese). Per funzionare esso necessita di particolare “armonia” tra gli uomini e le macchine e tra i vari processi in un insieme in cui ogni elemento si auto-regola e auto-migliora. Prof. Gandolfo Dominici 94
  • 95. Layout funzionale v/s layout cellulare Layout Funzionale Layout Cellulare Prof. Gandolfo Dominici 95
  • 96. Limiti del layout funzionale Inefficienza nella movimentazione dei materiali Complessità di programmazione Vulnerabilità ai cambiamenti del mix, della routine e/o dei volumi di produzione Costi proibitivi del cambiamento di layout Prof. Gandolfo Dominici 96
  • 97. Benefici del Layout cellulare • Benefici nella movimentazione dei materiali; • Benefici di riduzione degli stock; • Benefici per le risorse umane; • Benefici per i clienti. Prof. Gandolfo Dominici 97
  • 98. Benefici per la movimentazione dei materiali Prof. Gandolfo Dominici 98
  • 99. Benefici per la movimentazione dei materiali Prof. Gandolfo Dominici 99
  • 100. Benefici di qualità Prof. Gandolfo Dominici 100
  • 101. Benefici di riduzione di stock e di programmazione Prof. Gandolfo Dominici 101
  • 102. Benefici per le risorse umane Prof. Gandolfo Dominici 102
  • 103. Benefici per i clienti Prof. Gandolfo Dominici 103
  • 104. SHOJINKA: incontrare la Domanda attraverso la Flessibilità Significa flessibilità attraverso la flessibilità del numero di lavoratori in ogni postazione di lavoro e l’ aumento della loro produttività attraverso l’aggiustamento e la riprogrammazione dell’uso delle risorse umane. Si basa su tre fattori: 1. Design appropriato del layout dei macchinari; 2. Lavoratori versatili e ben addestrati (multifunzionali) 3. Valutazione continua e revisione periodica delle routine operative standard. Prof. Gandolfo Dominici 104
  • 105. SHOJINKA Ottenere la Flessibilità del numero di lavoratori in ogni unità produttiva per adattarsi alla domanda Capacità di cambiare l’ampiezza delle Riduzione del N°di lavoratori mansioni per ciascun lavoratore (Shoninka) Revisione della Routine operativa Layout a linee Lavoratori Standard U-turn multifunzionali Miglioramento del processo Job- rotation Miglioramento Jidoka delle operazioni manuali Prof. Gandolfo Dominici 105
  • 106. Design del layout U-TURN Prof. Gandolfo Dominici 106
  • 107. Design del layout U-TURN • L’entrata e l’uscita della linea sono nella stessa posizione; • Si possono aggiungere o ridurre il numero dei lavoratori nelle aree adiacenti numerate (1-3), (4-7), (8-10) solitamente gestite da un solo lavoratore; • L’unità nuova entra quando ne esce una grazie al fatto che lo stesso lavoratore può gestire entrambe le operazioni; • In processi fortemente automatizzati ci sono lavoratori solo nelle arre 1 e 3. Prof. Gandolfo Dominici 107
  • 108. Layout NON adottati dalla Toyota • Gabbia di uccello • Isola • Lineare Prof. Gandolfo Dominici 108
  • 109. Layout a “Gabbia di uccello” Prof. Gandolfo Dominici 109
  • 110. Layout a “Gabbia di uccello” • Un lavoratore per ogni tipo di macchina crea muda di attesa poiché il lavoratore deve attendere la macchina dopo averla caricata per questo con il layout a gabbia d’uccello un lavoratore è assegnato a più macchine dello stesso tipo; • Crea sovrapproduzione e WIP in eccesso; • Crea problemi di sincronizzazione tra i processi. Prof. Gandolfo Dominici 110
  • 111. Layout a “Isola” Prof. Gandolfo Dominici 111
  • 112. Layout a “Isola” • Si basa su lavoratori multifunzionali; • Rende possibile un flusso livellato tra i processi gestiti dal singolo lavoratore; • E’ difficile bilanciare la produzione tra le varie isole; • I lavoratori sono isolati e non possono aiutarsi a vicenda; • E’ difficile riallocare i lavoratori tra le varie isole; • Tra le varie isole si tende all’accumulo di WIP. Prof. Gandolfo Dominici 112
  • 113. Layout lineare Prof. Gandolfo Dominici 113
  • 114. Layout lineare • Evita l’accumulo di stock tra i processi; • Non consente la riallocazione dei lavoratori per adattarsi alla domanda: la riallocazione potrebbe richiedere frazioni di lavoratori il che non è possibile poiché le linee sono indipendenti tra loro Prof. Gandolfo Dominici 114
  • 115. Combinazione di più linee U-Turn per riallocare i lavoratori • Come si è visto la riallocazione dei lavoratori potrebbe richiedere frazioni di lavoratori il che non è possibile poiché le linee sono indipendenti tra loro, la combinazione di linee U-turn evita questo problema. Prof. Gandolfo Dominici 115
  • 116. Combinazione di più linee U-Turn per riallocare i lavoratori Prof. Gandolfo Dominici 116
  • 117. Combinazione di più linee U-Turn per riallocare i lavoratori Prof. Gandolfo Dominici 117
  • 118. Valorizzazione delle risorse umane nel TPS • Tutti i tipi di lavoro inutile vengono eliminati riducendo i carichi di lavoro e dando significato alle mansioni dei lavoratori aumentando la produttività; • Le linee di produzione possono essere fermate dai lavoratori (Jidoka) dando potere ai lavoratori ed aumentando la loro responsabilità; • Piccoli gruppi di qualità si dedicano al kaizen; • Viene implementato un sistema di suggerimenti; Prof. Gandolfo Dominici 118
  • 119. SISTEMA DI RISPETTO PER L’UMANITA’ NEL SISTEMA PRODUTTIVO JIT Miglioramenti promossi dal Dipartimento Miglioramenti promossi dal Dipartimento di Controllo della Produzione di Ingegneria della Produzione Eliminazione delle Controllo autonomo Attività di miglioramento Investimenti in operazioni umane dei difetti spontanee di piccolo risorse inutili Jidoka gruppi autogestiti I lavoratori svolgono solo I lavoratori possono lavori utili fermare la linea Peggioramento Miglioramento della pesantezza della produttività del lavoro se abusata Prof. Gandolfo Dominici 119
  • 120. SCOPO DEGLI INVESTIMENTI PER L’AUMENTO DELLE RISORSE INVESTIMENTI IN FATTORI INVESTIMENTI IN RISPETTO PRODUTTIVI DELLE RISORSE UMANE ISTALLAZIONE DI MACCHINARI AUTOMATIZZATI E CIM Prevenzione della stanchezza Prevenzione di ambienti Introduzione di macchinari scomodi, pericolosi, rumorosi, del lavoro e riduzione della compatibili con i lavoratori Sporchi, puzzolenti, etc.. fatica Prof. Gandolfo Dominici 120
  • 121. INVESTIMENTI IN RISPETTO DELLE RISORSE UMANE • Macchine compatibili con i lavoratori • Miglioramento delle condizioni di lavoro • Misure per evitare la stanchezza dei lavoratori Prof. Gandolfo Dominici 121
  • 122. Macchine compatibili con i lavoratori • Le macchine allocate fuori dalla linea sonoisolate e non accettate dai lavoratori; • Le macchine devono essere incorporate nella linea e progettate per i lavoratori; Esempio: Nel processo di assemblaggio dei pneumatici i lavoratori collocano i oneumatici e le macchine li fissano, i lavoratori lavorano CON le macchine. Prof. Gandolfo Dominici 122
  • 123. Miglioramento delle condizioni di lavoro Esempio di miglioramento alla allo stabilimento Toyota Kyushu Prof. Gandolfo Dominici 123
  • 124. Altri miglioramenti alla allo stabilimento Toyota Kyushu • Integrazione con la natura circostante; • 730.000 alberi piantati attorno alla fabbrica; • Isolamento acustico delle fabbriche e dei macchinari; • Miglioramenti ergonomici; • Distributori di bibite, e sale di riposo attrezzate; Prof. Gandolfo Dominici 124
  • 125. Misure per evitare la stanchezza dei lavoratori Prof. Gandolfo Dominici 125
  • 126. Misure per evitare la stanchezza dei lavoratori Prof. Gandolfo Dominici 126
  • 127. Misure per evitare la stanchezza dei lavoratori Prof. Gandolfo Dominici 127
  • 128. Misure per evitare la stanchezza dei lavoratori Prof. Gandolfo Dominici 128
  • 129. Misure per evitare la stanchezza dei lavoratori Prof. Gandolfo Dominici 129