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I NETWORK NELLE ORGANIZZAZIONI

     KNOWLEDGE INTENSIVE.

                IL CASO MILK




                CONCLUSIONI
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CONCLUSIONI

Lo studio condotto attraverso questa tesi ha permesso di comprendere che
il valore della conoscenza non è assoluto, esso dipende dal luogo, dal
momento e dagli individui o gruppi che stanno utilizzando quel particolare
sapere. La Conoscenza, la tacit knowledge, si riferisce all’abilità e alle
esperienze delle persone di usare le informazioni per prendere decisioni,
realizzare attività e raggiungere risultati.

Le considerazioni delle differenti fasi del progetto MILK e, in particolare,
delle attività di analisi offrono uno spunto di riflessione sull’importanza di
gestire la conoscenza nelle organizzazioni knowledge intensive per
migliorare i processi di apprendimento. Questi sono inequivocabilmente
situati nel contesto lavorativo, dal quale non possono prescindere.
All’interno di questi contesti, soluzioni di knowledge management basate
su un’infrastruttura di ICT e incentrate sulla relazione tra contenuto
conoscitivo e contesto lavorativo, consentono di supportare i processi di
gestione della conoscenza e di apprendimento, contribuendo a migliorare
le performance dell’organizzazione nel suo complesso.

L’applicazione della parte teorica elaborata nella tesi durante l’esperienza
nel progetto MILK offre uno spunto di riflessione sulla comprensione
dell’importanza e difficoltà della gestione della conoscenza nelle
organizzazioni.

La rilevanza degli ambienti di consulenza, quali Butera e Partners, come
esempio significativo di luoghi nei quali sono complesse e delicate le
dinamiche di knowledge management, è testimoniata dal fatto che le
caratteristiche di questi contesti organizzativi presentano numerosi punti di
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convergenza con la descrizione fatta nei capitoli iniziali della tesi
relativamente ai tratti distintivi delle organizzazioni knowledge intensive.

Un aspetto che emerge dall’analisi di queste realtà è quello relativo alla
natura sociale e collaborativa del lavoro, che comporta un ripensamento di
tali processi, assumendo come unità di analisi non più i singoli individui,
ma i knowledge network, cioè comunità di persone che condividono le
stesse   esperienze,    le    stesse     pratiche     di    lavoro      e    partecipano
congiuntamente alla creazione della conoscenza e alla costruzione della
loro identità (Lave e Wenger, 1991; Wenger, 1998). Quindi, emerge con
evidenza la natura distribuita della conoscenza e dell’apprendimento, che
avviene principalmente attraverso la partecipazione diretta degli individui
ai network di appartenenza. Le comunità che si creano spontaneamente
all’interno di un’organizzazione, attraverso la condivisione di pratiche di
lavoro e di esperienze comuni, diventano il luogo privilegiato
dell’apprendimento situato e dell’acquisizione di abilità e conoscenze
rilevanti per svolgere l’attività lavorativa.

I knowledge network rappresentano i luoghi privilegiati di circolazione e
condivisione della conoscenza e la sua creazione è, quindi, fortemente
mediata dall’interazione sociale tra gli attori coinvolti nei processi
lavorativi e dal contesto in cui operano.

Se la conoscenza è costantemente mediata dalle interazioni sociali e viene
creata attraverso continui processi di partecipazione e reificazione, che
rendono possibile la negoziazione dei significati delle attività svolte e la
creazione di artefatti comuni, sia cognitivi che materiali, i processi di
apprendimento non possono prescindere da tali variabili. L’apprendimento
può avvenire solo attraverso il coinvolgimento diretto degli individui alle
pratiche di lavoro e attraverso l’interazione con gli altri membri della
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comunità. I knowledge network rappresentano un dispositivo sociale
capace di attivare quella intelligenza distribuita nel tessuto di relazioni
informali che attraversa l'organizzazione e, in un certo senso, presidiano la
conoscenza organizzativa, promovendo l'apprendimento dei suoi membri.

In queste comunità l’elemento chiave consiste nella capacità di ridefinire
in modo collettivo i problemi, nell’esistenza di ambiguità nei concetti e
nelle rappresentazioni del mondo.

Questo non significa semplicemente affermare che la conoscenza esiste
nelle persone che la posseggono e non nelle organizzazioni. Tutt’altro:
significa affermare che la conoscenza esiste solo in quanto attivata dal
dialogo tra gli individui, dal confronto dialettico di più persone che,
continuamente, producono e riproducono significati, negoziano ambiguità.

Tutte queste considerazioni sono indispensabili per la progettazione di
interventi finalizzati a migliorare i processi di gestione della conoscenza e
l'apprendimento in contesti organizzativi concreti. Gli artefatti in cui tale
conoscenza può essere incorporata - un documento, una presentazione, un
oggetto - costituiscono solo un aspetto parziale dell'immenso patrimonio
conoscitivo di un'organizzazione. Per essere compresi completamente,
questi artefatti devono, in primo luogo, essere disponibili a tutti gli
individui in maniera contestualizzata; devono, cioè, essere posti in stretta
relazione con tutti gli elementi cognitivi, sia taciti che espliciti, che hanno
contribuito alla loro produzione rendendo visibile il complesso e articolato
sistema di relazioni all’interno del quale essi vivono.

Le considerazione fino ad ora realizzate sono indispensabili per la
progettazione di interventi finalizzati a migliorare i processi di knowlegde
management e l'apprendimento in contesti organizzativi concreti. Lo
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spirito che anima il progetto MILK è che la tecnologia deve essere
progettata a partire innanzitutto dalle persone, attraverso lo studio delle
dinamiche concrete tramite le quali la conoscenza viene creata e condivisa,
e dei processi di apprendimento reali. Sulla base di ciò, i knowledge
network rappresentano l’unità di analisi privilegiata e la tecnologia deve
essere progettata in maniera tale che risulti uno strumento in grado di
supportare tali dispositivi sociali e di facilitare le interazioni tra i membri
che ne fanno parte.

Il seductive design come approccio socio-tecnico si rivela, quindi,
adeguato come schema teorico da seguire per la progettazione di una
soluzione   di   knowledge        management         basata      su    un’infrastruttura
tecnologica, perché promuove una progettazione congiunta della
tecnologia, dell'organizzazione e degli aspetti sociali e culturali. In questo
modo è possibile evitare che la componente tecnologica assuma
un’importanza assoluta, attribuendo il giusto peso a tutte le variabili che
devono essere prese in considerazione, per garantire che il sistema si riveli
adeguato al contesto in cui deve essere implementato.

L’esperienza vissuta durante le prime fasi del progetto MILK dimostra che,
affinché un sistema di ICT per il knowledge management venga introdotto
con successo all’interno di un’organizzazione, è indispensabile che questo
sia perfettamente allineato con le pratiche di lavoro e le dinamiche
attraverso cui la conoscenza circola e si diffonde all’interno dell'ambiente
lavorativo. Se manca questa condizione, le potenzialità di tale strumento
non si attualizzano a causa delle barriere culturali, cognitive e psicologiche
degli utenti. Un sistema che non è in grado di integrarsi armoniosamente
all’interno del flusso di attività quotidiane viene percepito come
un’imposizione dall’esterno e un freno all’efficienza delle proprie
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performance lavorative, creando avversione e rifiuto verso il suo possibile
utilizzo. L’attenzione verso la componente umana del knowledge
management è un presupposto essenziale per garantire che un intervento in
questa direzione abbia delle probabilità di successo in un’organizzazione.

È evidente come la tecnologia diventi una variabile determinante, ma non
assoluta all’interno di un intervento di knowledge management. In altre
parole, il potenziale dei supporti tecnologici è altissimo, ma per fare in
modo che si attualizzi, è necessario che il punto di partenza per la
progettazione siano le persone e le dinamiche sociali in cui queste sono
coinvolte. L’attenzione deve essere posta non più sull’interazione tra
l’uomo e lo strumento tecnologico, bensì sull’interazione tra persone
mediata da artefatti di varia natura, tra cui un ruolo sempre più importante
rivestono quelli tecnologici.

Quindi, il presupposto per la progettazione di un sistema di knowledge
management      basato    sulle     tecnologie       dell’informazione         e    della
comunicazione che prenda corpo a partire da una strategia di knowledge-
based management, è l'acquisizione della consapevolezza, all’interno delle
organizzazioni, dell’estrema importanza che ricoprono i knowledge
network, veri e propri motori dei processi di creazione e condivisione della
conoscenza, fabbrica sociale dell’apprendimento e leva strategica per il
miglioramento continuo delle performance aziendali.

Certo la tecnologia è uno strumento potente. Tuttavia, la tecnologia
principale è rappresentata dall’interazione tra gli individui, dalla continua
produzione e riproduzione del knowledge: un po’ come il pane, la
conoscenza può derivare solo da un impasto ben lavorato (Fanelli, 1999).
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5 i network nelle organizzazioni knowledge intensive conclusioni e bibliogorafia

  • 1. Florindo Russo I network nelle organizzazioni knowledge intensive. Il caso M.I.L.K. - 2002 Conclusioni - Bibliografia I NETWORK NELLE ORGANIZZAZIONI KNOWLEDGE INTENSIVE. IL CASO MILK CONCLUSIONI
  • 2. Florindo Russo I network nelle organizzazioni knowledge intensive. Il caso M.I.L.K. – 2002 Conclusioni - Bibliografia CONCLUSIONI Lo studio condotto attraverso questa tesi ha permesso di comprendere che il valore della conoscenza non è assoluto, esso dipende dal luogo, dal momento e dagli individui o gruppi che stanno utilizzando quel particolare sapere. La Conoscenza, la tacit knowledge, si riferisce all’abilità e alle esperienze delle persone di usare le informazioni per prendere decisioni, realizzare attività e raggiungere risultati. Le considerazioni delle differenti fasi del progetto MILK e, in particolare, delle attività di analisi offrono uno spunto di riflessione sull’importanza di gestire la conoscenza nelle organizzazioni knowledge intensive per migliorare i processi di apprendimento. Questi sono inequivocabilmente situati nel contesto lavorativo, dal quale non possono prescindere. All’interno di questi contesti, soluzioni di knowledge management basate su un’infrastruttura di ICT e incentrate sulla relazione tra contenuto conoscitivo e contesto lavorativo, consentono di supportare i processi di gestione della conoscenza e di apprendimento, contribuendo a migliorare le performance dell’organizzazione nel suo complesso. L’applicazione della parte teorica elaborata nella tesi durante l’esperienza nel progetto MILK offre uno spunto di riflessione sulla comprensione dell’importanza e difficoltà della gestione della conoscenza nelle organizzazioni. La rilevanza degli ambienti di consulenza, quali Butera e Partners, come esempio significativo di luoghi nei quali sono complesse e delicate le dinamiche di knowledge management, è testimoniata dal fatto che le caratteristiche di questi contesti organizzativi presentano numerosi punti di
  • 3. Florindo Russo I network nelle organizzazioni knowledge intensive. Il caso M.I.L.K. – 2002 Conclusioni - Bibliografia convergenza con la descrizione fatta nei capitoli iniziali della tesi relativamente ai tratti distintivi delle organizzazioni knowledge intensive. Un aspetto che emerge dall’analisi di queste realtà è quello relativo alla natura sociale e collaborativa del lavoro, che comporta un ripensamento di tali processi, assumendo come unità di analisi non più i singoli individui, ma i knowledge network, cioè comunità di persone che condividono le stesse esperienze, le stesse pratiche di lavoro e partecipano congiuntamente alla creazione della conoscenza e alla costruzione della loro identità (Lave e Wenger, 1991; Wenger, 1998). Quindi, emerge con evidenza la natura distribuita della conoscenza e dell’apprendimento, che avviene principalmente attraverso la partecipazione diretta degli individui ai network di appartenenza. Le comunità che si creano spontaneamente all’interno di un’organizzazione, attraverso la condivisione di pratiche di lavoro e di esperienze comuni, diventano il luogo privilegiato dell’apprendimento situato e dell’acquisizione di abilità e conoscenze rilevanti per svolgere l’attività lavorativa. I knowledge network rappresentano i luoghi privilegiati di circolazione e condivisione della conoscenza e la sua creazione è, quindi, fortemente mediata dall’interazione sociale tra gli attori coinvolti nei processi lavorativi e dal contesto in cui operano. Se la conoscenza è costantemente mediata dalle interazioni sociali e viene creata attraverso continui processi di partecipazione e reificazione, che rendono possibile la negoziazione dei significati delle attività svolte e la creazione di artefatti comuni, sia cognitivi che materiali, i processi di apprendimento non possono prescindere da tali variabili. L’apprendimento può avvenire solo attraverso il coinvolgimento diretto degli individui alle pratiche di lavoro e attraverso l’interazione con gli altri membri della
  • 4. Florindo Russo I network nelle organizzazioni knowledge intensive. Il caso M.I.L.K. – 2002 Conclusioni - Bibliografia comunità. I knowledge network rappresentano un dispositivo sociale capace di attivare quella intelligenza distribuita nel tessuto di relazioni informali che attraversa l'organizzazione e, in un certo senso, presidiano la conoscenza organizzativa, promovendo l'apprendimento dei suoi membri. In queste comunità l’elemento chiave consiste nella capacità di ridefinire in modo collettivo i problemi, nell’esistenza di ambiguità nei concetti e nelle rappresentazioni del mondo. Questo non significa semplicemente affermare che la conoscenza esiste nelle persone che la posseggono e non nelle organizzazioni. Tutt’altro: significa affermare che la conoscenza esiste solo in quanto attivata dal dialogo tra gli individui, dal confronto dialettico di più persone che, continuamente, producono e riproducono significati, negoziano ambiguità. Tutte queste considerazioni sono indispensabili per la progettazione di interventi finalizzati a migliorare i processi di gestione della conoscenza e l'apprendimento in contesti organizzativi concreti. Gli artefatti in cui tale conoscenza può essere incorporata - un documento, una presentazione, un oggetto - costituiscono solo un aspetto parziale dell'immenso patrimonio conoscitivo di un'organizzazione. Per essere compresi completamente, questi artefatti devono, in primo luogo, essere disponibili a tutti gli individui in maniera contestualizzata; devono, cioè, essere posti in stretta relazione con tutti gli elementi cognitivi, sia taciti che espliciti, che hanno contribuito alla loro produzione rendendo visibile il complesso e articolato sistema di relazioni all’interno del quale essi vivono. Le considerazione fino ad ora realizzate sono indispensabili per la progettazione di interventi finalizzati a migliorare i processi di knowlegde management e l'apprendimento in contesti organizzativi concreti. Lo
  • 5. Florindo Russo I network nelle organizzazioni knowledge intensive. Il caso M.I.L.K. – 2002 Conclusioni - Bibliografia spirito che anima il progetto MILK è che la tecnologia deve essere progettata a partire innanzitutto dalle persone, attraverso lo studio delle dinamiche concrete tramite le quali la conoscenza viene creata e condivisa, e dei processi di apprendimento reali. Sulla base di ciò, i knowledge network rappresentano l’unità di analisi privilegiata e la tecnologia deve essere progettata in maniera tale che risulti uno strumento in grado di supportare tali dispositivi sociali e di facilitare le interazioni tra i membri che ne fanno parte. Il seductive design come approccio socio-tecnico si rivela, quindi, adeguato come schema teorico da seguire per la progettazione di una soluzione di knowledge management basata su un’infrastruttura tecnologica, perché promuove una progettazione congiunta della tecnologia, dell'organizzazione e degli aspetti sociali e culturali. In questo modo è possibile evitare che la componente tecnologica assuma un’importanza assoluta, attribuendo il giusto peso a tutte le variabili che devono essere prese in considerazione, per garantire che il sistema si riveli adeguato al contesto in cui deve essere implementato. L’esperienza vissuta durante le prime fasi del progetto MILK dimostra che, affinché un sistema di ICT per il knowledge management venga introdotto con successo all’interno di un’organizzazione, è indispensabile che questo sia perfettamente allineato con le pratiche di lavoro e le dinamiche attraverso cui la conoscenza circola e si diffonde all’interno dell'ambiente lavorativo. Se manca questa condizione, le potenzialità di tale strumento non si attualizzano a causa delle barriere culturali, cognitive e psicologiche degli utenti. Un sistema che non è in grado di integrarsi armoniosamente all’interno del flusso di attività quotidiane viene percepito come un’imposizione dall’esterno e un freno all’efficienza delle proprie
  • 6. Florindo Russo I network nelle organizzazioni knowledge intensive. Il caso M.I.L.K. – 2002 Conclusioni - Bibliografia performance lavorative, creando avversione e rifiuto verso il suo possibile utilizzo. L’attenzione verso la componente umana del knowledge management è un presupposto essenziale per garantire che un intervento in questa direzione abbia delle probabilità di successo in un’organizzazione. È evidente come la tecnologia diventi una variabile determinante, ma non assoluta all’interno di un intervento di knowledge management. In altre parole, il potenziale dei supporti tecnologici è altissimo, ma per fare in modo che si attualizzi, è necessario che il punto di partenza per la progettazione siano le persone e le dinamiche sociali in cui queste sono coinvolte. L’attenzione deve essere posta non più sull’interazione tra l’uomo e lo strumento tecnologico, bensì sull’interazione tra persone mediata da artefatti di varia natura, tra cui un ruolo sempre più importante rivestono quelli tecnologici. Quindi, il presupposto per la progettazione di un sistema di knowledge management basato sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione che prenda corpo a partire da una strategia di knowledge- based management, è l'acquisizione della consapevolezza, all’interno delle organizzazioni, dell’estrema importanza che ricoprono i knowledge network, veri e propri motori dei processi di creazione e condivisione della conoscenza, fabbrica sociale dell’apprendimento e leva strategica per il miglioramento continuo delle performance aziendali. Certo la tecnologia è uno strumento potente. Tuttavia, la tecnologia principale è rappresentata dall’interazione tra gli individui, dalla continua produzione e riproduzione del knowledge: un po’ come il pane, la conoscenza può derivare solo da un impasto ben lavorato (Fanelli, 1999).
  • 7. Florindo Russo I network nelle organizzazioni knowledge intensive. Il caso M.I.L.K. – 2002 Conclusioni - Bibliografia BIBLIOGRAFIA - AA.VV., 1996; Knowledge-based management, Sviluppo & Organizzazione, n.153 - AA. VV. 1998; Harvard Busienss Review on Knowledge Management, Harvard Business School Publishing, London - AA. VV. 2000; Focus: Knowledge Management, Economia & Management, n.4 - AA. VV., 1998; Come va configurandosi il rapporto fra tecnologie dell'informazione ed organizzazione nel mondo knowledge-based?, Sviluppo e Organizzazione, n.165 - AA. VV., 2001; Knowledge Management, Sistemi e Impresa, n.6 - Accame F., 1998; Consapevolezza del linguaggio e governo delle comunicazioni, Economia & Management, n.3 - Alby F., 1999; Le rappresentazioni narrative come metodo di sviluppo delle comunità, Sistemi & Impresa, n.1 - Alder P. S., 2001; Fiducia riflessiva ed economia della conscenza, Sviluppo & Organizzazione, n.188 - Alder P.S., 2001; Market, Hierarchy, and Trust: The Knowledge Economy and the Future of Capitalism, Organization Science, vol.12 n.2 - Allee V., 1997; The Knowledge Evolution: Expanding Organizational Intelligence, Butterworth-Heinemann, Boston - Allee, V., 1997; 12 principles of knowledge management, Training & Development, vol.51 n.11 - Alvesson M., 1993; Organization as a rethoric: Knowledge-intensive firms and the struggle with ambiguity, Journal of Management Studies, vol.30 n.6
  • 8. Florindo Russo I network nelle organizzazioni knowledge intensive. Il caso M.I.L.K. – 2002 Conclusioni - Bibliografia - Amietta P. L., 2000; I luoghi dell’apprendimento, Angeli, Milano - Andreu R., Sieber S., 2000; La Gestión Integral del Conocimiento y del Aprendizaje, Economía Industrialn, n.307 - Argote L., 1999; Organizational Learning: Creating, Retaining, and Transferring Knowledge , Kluwer, Bosto - Arjona, M., 1999; Dirección Estratégica. Un enfoque práctico, Díaz de Santos, Madrid. - Arthur Andersen, 1999; El Management en el Siglo XXI, Granica, Buenos Aires. - Baets W. R. J., 1998; Organization Learning and Knowledge Technologies in a Dynamic Environment, Kluwer Academic Publishers, Boston - Bassi L. J., 1997; Harnessing the power of intellectual capital, Training & Development, Vol.51 n.12 - Basu A., 1998; Perspectives on operations research in data and knowledge management, European Journal Of Operational Research, Vol.111 n.1 - Biffi A., Barile G., 1999; Il sistema informativo, vincolo moderno all'azione manageriale?, Economia & Management, n.1 - Bistolfi M., 1998; Il Knowledge Management e la ricerca industriale in Europa, Sistemi & Impresa, n.5 - Blackler F., 1995; Knowledge, Knowledge Work and Organization: An Overview and Interpretation, Organization Studies, n.16 - Blackler F., 1999; Dal concetto statico di conoscenza al concetto dinamico del conoscere: il knowing come processo e come prodotto delle comunità, Studi Organizzativi, n.3 - Blackler F., 1999; Il processo di conoscenza come prodotto delle comunità, Studi Organizzativi, n.3
  • 9. Florindo Russo I network nelle organizzazioni knowledge intensive. Il caso M.I.L.K. – 2002 Conclusioni - Bibliografia - Blackler F., Crump N., McDonald S., 1999; Managing experts and competing through collaboration: an activity theoretical analysis, Organization: The interdisciplinary Journal of Organization, Theory and Society, n.6/1 - Bogetti M., 1996; Un modello di gestione della conoscenza per le imprese, Sviluppo & Organizzazione, n.153 - Boisot M. H., 1998; Knowledge Assets: Securing Competitive Advantage in the Information Economy, Oxford University Press, Oxford - Bregni A., 1997; Reingegnerizzazione come apprendimento. Un modo radicalmente diverso di perseguire opportunità, Economia & Management, n.2 - Brooking A., 1997; El Capital Intelectual, Paidos Empresa, Barcelona. - Brown J. S., Duguid P., 1991; Organizational Learning and Communities of Practice: Toward a Unified View of Working, Learning and Innovation, Organization Science, n.2/1 - Brown J. S., Duguid P., 2001; Knowledge and Organization: A Social- Practice Perspective, Organization Science, vol.12 n.2 - Bueno E,. 1999; Gestión del Conocimiento, Aprendizaje y Capital Intelectual, Boletín del Club Intelectuál, n.1 - Bueno E., 1998; El Capital Intangible como clave estratégica en la competencia actual, Boletín de Estudios Económicos, Asociación de Licenciados de la Universidad Comercial de Deusto, n.164 - Bueno E., Morcillo P., 1997; Dirección Estratégica por Competencias Básicas Distintivas: Propuesta de un Modelo, Documento n.51, IADE- UAM, Madrid
  • 10. Florindo Russo I network nelle organizzazioni knowledge intensive. Il caso M.I.L.K. – 2002 Conclusioni - Bibliografia - Butera F., 1999; L’organizzazione a rete attivata da cooperazione, conoscenza, comunicazione, comunità: la R&S, Studi Organizzativi, n.2 - Butera F., Donati E., Cesaria R., 1997; I lavoratori della consocenza, Angeli, Milano - Butler J.G., 1997; Information Technology: Converging Strategies and Trends for the 21st Century - Caballero Quintana A., .2001; Las 4Cs de la gestión del conocimiento. Comunicación, Cultura, Conocimiento y Capital intelectual, GEFGESTION, mayo - Caglio A., 1998; Intranet e la riprogettazione degli assetti organizzativi: il caso Ciba-Geigy Italia, Economia & Management, n.5 - Camuffo A., 1996; Competenze. La gestione delle risorse umane tra conoscenza individuale e conoscenza organizzativa, Economia & Management, n.2 - Camuffo A., 1997; Organizzare per produrre conoscenza, Sviluppo & Organizzazione, n.162 - Camussone P., 1998; Il sistema informativo aziendale, Etas Libri, Milano - Camussone P., 2000; Informatica organizzazione e strategia, McGraw- Hill Libri, Italia - Carroll J. M., 1995; Scenario-Based Design. Envisioning Work and Technology in System Development, John Wiley & Sons, New York - Catino M., 1999; Apprendimento e conoscenza nelle comunità di pratica: il caso Cer-Montell, Studi Organizzativi, n.2 - Celano S., Landolfi A., Schael T., 1998; Adapt Rise. Un progetto di Knowledge Management. CRESM Campania, De Angeli Editore, Avellino
  • 11. Florindo Russo I network nelle organizzazioni knowledge intensive. Il caso M.I.L.K. – 2002 Conclusioni - Bibliografia - Chan Kim W., Mauborgne R., 1999; Strategy, Value Innovation, and the Knowledge Economy, MIT Sloan Management Review, vol.40 n.3 - Choo C. W., 1998; The knowing organization: how organizations use information to construct meaning, create knowledge, and make decisions, Oxford University Press, - Collins D., 1998; Knowledge work or working knowledge? Ambiguity and confusion in the analysis of the knowledge age, Journal of systemic knowledge management, marzo - Correale C., Penco C., 1999; Strategia e organizzazione che apprende, Sistemi & Impresa, n.5 - Cortese C., 2001; Web e formazione manageriale, Sviluppo & Organizzazione, n.188 - Cramton C. D., 2001; The Mutual Knowlegde Problem and Its Consequences for Dispersed Collaboration, Organization Science, vol.12 n.3 - Cravera A., Maglione M., Ruggeri R., 2001; La valutazione del capitale intellettuale, Il Sole 24 ORE, Milano - Cushman A., Fleming M., Harris K., Hunter R., Rosser B., 1999; The Knowledge Management Scenario: Trends and Directions for 1998- 2003, Gartner's Group Strategic Analysis Report - Davenport T., De Long D. W., Beers M. C., 1998; Successful Knowledge Management Projects, MIT Sloan Management Review, vol. 39 n.2 - Davenport T., Prusak L., 1998; Working Knowledge. How Organizations Manage What they Know, Harvard Business School Press, London
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