2. Milano era una città in subbuglio . Era il secondo anno di carestia e
tutto il territorio lombardo soffriva la fame a causa degli spagnoli.
Inoltre si aggiunsero anche le cause naturali come una grande siccità
che rese ancora più scarso il raccolto.
In assenza del governatore Don Gonzalo, impegnato a guidare l’assedio
di Casale Monferrato, Milano era affidata al gran cancelliere Antonio
Ferrer.
3. Antonio Ferrer vide che «l’essere il pane a un prezzo giusto, è per sé
una cosa desiderabile» e fissò una tariffa sul pane che sarebbe stata
giusta, se però il grano si fosse comunemente venduto a trentatré lire il
moggio ma si vendeva a ottanta. Andò subito ai forni e con una
atteggiamento di minaccia chiese quant’era il pane al prezzo tassato.
Essendo un mestiere duro i fornai volevano «gettar la pala nel forno e
andarsene». Ma i decurioni( magistrato municipale formato da nobili)
informarono per lettera Don Gonzalo il quale rispose con un’altra
lettera e nominò una giunta « alla quale conferì l’autorità di stabilire al
pane un prezzo che potesse correre». I fornai respirarono ma il popolo
si imbestialì.
4. La sera del giorno dopo arrivò a Milano Renzo e trovò le strade
brulicanti di uomini i quali erano trasportati da una rabbia e da un
pensiero comune e si dibattevano sul da farsi, ovvero cercavano un
rimedio per la situazione del pane. Il giorno dopo le strade erano piene
come il giorno precedente e mancava solo « un’occasione, una spinta
per passare dalle parole ai fatti». Quando videro uno dei garzoni che
portavan, in una cesta di legno , il pane alle solite case, in un attimo
venne assalito e il pane venne subito preso. Quelli che rimasero a
bocca asciutta si diressero verso i forni.
5. La gente si diresse verso i forni nella strada chiamata Corsia dé Servi e
cominciarono a gridare: - pane! pane! aprite! aprite! Al che arrivò il
capitano di giustizia, il quale tentò di calmare gli animi della folla. Ma la
gente non lo ascoltava tanto che al capitano iniziò a mancargli il respiro
e ordinò agli alabardieri di respingerli senza però far loro del male.
Successivamente bussò con forza alla porta e una volta entrato si
affacciò alla finestra. Nel nuovo tentativo di calmare gli animi il
capitano venne colpito in pieno da una pietra e rientrò. Perfino garzoni
e padroni iniziarono a colpire con delle pietre la massa così da provare
a scacciarli.
6. Una volta entrata, la folla lasciò perdere il senso di vendetta che li
smuoveva e visti i cassoni del pane li aprirono e il pane andò a ruba.
Qualcuno anche approfittò dell’occasione per uscire con le tasche piene
di quattrini. Poi la folla si sparse nei magazzini nei quali tutti fan si di
portarsi a casa dei sacchi, o comunque una quantità che potessero
portare di farina. Il trambusto andava sempre in crescendo perché
«tutti coloro che gli pizzicavan le mani di fare qualche bell’impresa,
correvan là, dove gli amici erano i più forti, e l’impunità sicura.»
7. Quella era la situazione in cui si trovò Renzo al suo arrivo. Camminando per il
borgo di porta orientale, cercava di sentire tra il brusio della folla qualche
notizia più positiva rispetto alla situazione che vedeva. Alcuni tra la folla
esultavano per essere riusciti a procurarsi il pane mentre altri diffidavano e
riflettendo dissero che sarebbe stato inutile se non si sarebbe fatto una
buona giustizia. Tra tutti questi discorsi non si sa se Renzo sia più informato
che sbalordito e camminando tra la folla arrivò davanti al forno e poi si mise
a seguire uno di quelli che portava quel che restava del forno. Fattosi avanti
tra la folla vide che al centro di questa si stava bruciando tutto quello che
rimaneva del forno e questo fuoco era accompagnato da grida: -Viva
l’abbondanza! Moiano gli affamatori! Moia la carestia! Crepi la provvisione!
Crepi la giunta! Viva il pane!
8. Una volta che la fiamma cessò di ardere giunse voce che si stava assaltando
un altro forno. Di solito il sapere di una notizia del genere la si prendeva in
una certa maniera ma in quel momento la gente reagì con frasi del tipo : « -
io vo, tu vai ? vengo; andiamo.- Renzo stette dietro la folla e si domandò se
dovesse andarsene a cercare il padre Bonaventura, oppure seguire la folla.
Scelse di seguire la folla ma decise di non stare al centro ma bensì in disparte
così da osservare tranquillamente. La massa si diresse verso la piazza dè
Mercanti dove quelli che passavano non poterono non notare la statua di
don Filippo II che anche se era una statua imponeva rispetto. Una volta
arrivati nel Cordusio c’erano pochi, che se ne stavano come immobili per il
fatto che alle finestre della bottega c’erano persone pronte a difendersi con
armi. A un certo punto una voce disse:- c’è qui vicino la casa del vicario di
provvisione andiamo a fare giustizia, e a dare il sacco. A quel punto la
moltitudine di persone si diresse verso la casa tutta assieme.