Vecchio Fausto, La aportación de España a la institución de una jurisdicción penal Internacional. La Corte Penal Internacional di F. J. Garrido Carrillo - V. Faggiani, Granada, EditorialComares, 2013
Vecchio Fausto, La aportación de España a la institución de una jurisdicción penal Internacional. La Corte Penal Internacional di F. J. Garrido Carrillo - V. Faggiani, Granada, EditorialComares, 2013
1. Rivista elettronica del Centro di Documentazione Europea
dell’Università Kore di Enna
La aportación de España a la institución de una jurisdicción penal
Internacional. La Corte Penal Internacional di F. J. GARRIDO CARRILLO – V.
FAGGIANI, Granada, Editorial Comares, 2013
Il volume “La aportación de España a la institución de una jurisdicción penal
internacional. La Corte Penal Internacional. Estudios de Derecho Procesal, Granada, 2013”
(“Il contributo della Spagna alla istituzione di una giurisdizione penale internazionale. La
Corte Penale Internazionale”) del Prof. Francisco Javier Garrido Carrillo e dalla Dott.ssa
Valentina Faggiani, analizza con uno straordinario rigore una delle materie più complesse ed
interessanti dell’attualità dottrinale.
Infatti, come affermano gli stessi autori, “l’interesse che l’istituzione e lo sviluppo di un
modello di giustizia penale sovranazionale ha suscitato nell’immaginario collettivo
internazionale, per la sua dimensione, l’importanza delle questioni ancora irrisolte ed il loro
impatto negli Stati che vi hanno aderito”1, giustificano questo lavoro, che non é solo uno
studio completo ed analitico della Corte Penale Internazionale, ma soprattutto un’analisi
ampia ed integrata di questa istituzione, dalle sue origini fino ad oggi, che adotta come punto
di riferimento costante la prospettiva spagnola ed il suo contributo alla costruzione di una
giurisdizione penale internazionale.
L’istituzione della
CPI,
il primo strumento di tutela giurisdizionale sovranazionale di
natura penale, con carattere permanente, ha determinato una svolta nel cammino verso un
sistema di giustizia sovranazionale e di consolidazione di un ordine giuridico universale.
Attraverso l’istituzione di questo organo giurisdizionale penale sovranazionale, infatti,
la Comunità Internazionale ha dimostrato di volere garantire il rispetto della giustizia e di
porre fine al fenomeno dell’impunità, assicurando una protezione giurisdizionale piena ed
effettiva dei diritti umani.
Questo libro, che si articola in dieci capitoli, si struttura in due parti. Nella prima parte
gli autori si dedicano alle origini istituzionali, ai presupposti teorici e agli antecedenti della
1
GARRIDO CARRILLO, FAGGIANI, La aportación de España a la institución de una jurisdicción penal
internacional. La Corte Penal Internacional, Estudios de Derecho Procesal, Comares, Granada, 2013, p. 3. Al
riguardo affermano gli autori: “el interés que la institución y el desarrollo de un modelo de justicia penal
supranacional ha despertado en el imaginario colectivo internacional, por su dimensión, por la importancia de las
cuestiones todavía pendientes y su impacto en los Estados que se han adherido”.
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Corte Penale Internazionale, con l’obiettivo di descrivere il processo di evoluzione e di
spiegare le caratteristiche essenziali di questa istituzione, di individuare le somiglianze e le
differenze tra l’ordinamento spagnolo ed il modello di giustizia della
CPI,
e l’impatto dello
Statuto di Roma sull’ordinamento spagnolo.
In particolare, nel Capitolo I (“Hacia una jurisdicción penal internacional”) si analizza
il lungo e complesso processo che ha portato all’istituzione di un sistema di giustizia
sovranazionale, a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, con l’istituzione dei
Tribunali ad hoc ed ex post factum di Norimberga e di Tokyo da parte delle potenze alleate e,
successivamente, del Tribunale internazionale per giudicare i crimini commessi nell’exJugoslavia e del Tribunale Internazionale per il Ruanda, in virtù di una risoluzione del
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, fino ai lavori preliminari per l’adozione dello
Statuto della
CPI,
approvato nel seno della Conferenza Diplomatica dei Plenipotenziari,
celebratasi a Roma dal 15 giugno al 17 luglio 1998, ed in vigore dal 1º luglio 2002.
Di seguito, il Capitolo II si occupa del contributo della delegazione spagnola
nell’ambito della Commissione Preparatoria per l’adozione degli strumenti complementari
allo Statuto, in particolare gli Elementi Costitutivi dei Crimini e le Regole Procedurali e di
Ammissibilità delle Prove. Al riguardo, gli autori ci offrono un quadro minuzioso e completo
dei complessi negoziati che hanno portato all’adozione di tali strumenti. Da tale descrizione si
rivelano chiaramente i giochi di potere tra le delegazioni partecipanti.
La Spagna, che faceva parte del Gruppo dei Paesi Affini o like-minded countries2,
partecipò attivamente, manifestando sempre un forte compromesso e un’implicazione, sia ai
negoziati che precedettero l’adozione dello Statuto di Roma, sia al processo di ratifica dello
Statuto, sia ai lavori della Commissione Preparatoria (New York) per l’elaborazione degli
Elementi Costitutivi dei Crimini e delle Regole Procedurali e di Ammissibilità delle Prove, in
quanto necessari affinché la CPI potesse effettivamente esercitare le proprie funzioni (Capitoli
III e IV). A conferma del suo totale appoggio all’istituzione della
2
Sul Gruppo deiPaesi Affini o like-mindedcountries, si vedano le pagine 23 a 24.
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CPI,
la Spagna firmò lo
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Statuto il giorno dopo la sua adozione e lo ratificò con la Ley Organica (LO) 6/2000, del 4
ottobre3.
La delegazione spagnola si distinse per coerenza e chiarezza degli obiettivi, per la
flessibilità e la capacità di negoziazione, dimostrandosi, tuttavia, irremovibile sulla necessità
di rispettare i principi fondamentali, a cui la
CPI
si sarebbe dovuta ispirare, cioè al diritto
fondamentale alla tutela giudiziaria effettiva e ad un giusto processo.
All’importante ruolo svolto da parte della delegazione spagnola, gli autori hanno
dedicato il Capitolo IV (“El impulso de España a la puesta en marcha del Estatuto de Roma”)
ed il Capitolo V (“El papel de España en la elaboración de los instrumentos complementarios
al Estatuto de Roma”).
La seconda parte del libro, invece, ha ad oggetto l’analisi delle principali proposte
presentate dalla Spagna durante i negoziati nell’ambito della Conferenza di Roma e della
Commissione Preparatoria.
La Spagna, come giustamente mettono in rilievo gli autori, era consapevole della
complessità del testo dello Statuto di Roma, istitutivo della
CPI,
una fonte sostanzialmente
plurale, nella quale si cerca di raggiungere un punto di equilibrio tra un insieme di norme di
natura sostanziale e processuale (p. 27). Inoltre, si deve anche considerare che era necessario
superare le grandi differenze, che esistono tra gli ordinamenti riconducibili al sistema di Civil
Law e quelli appartenenti al sistema di Common Law ed i paesi di tradizione islamica. Forte
era, infatti, la tensione dialettica tra un modello di giustizia sovranazionale e la reticenza di
alcuni Stati a cedere parte del proprio ius puniendi.
Successivamente, gli autori si occupano del sistema giurisdizionale della
CPI,
analizzando i suoi aspetti fondamentali (Capitolo VI), il sistema delle fonti, la struttura e
l’organizzazione della Corte, gli organi di governo e di amministrazione, la selezione dei
giudici, del Procuratore e dei vice-procuratori ed i principi fondamentali e la struttura del
processo penale, per passare poi, nel Capitolo VII, agli aspetti strutturali e all’ambito di
competenza della Corte Penale Internazionale.
3
Al riguardo, si veda la Ley Orgánica 6/2000, de 4 de octubre, que autoriza la ratificación por España del
Estatuto de la Corte Penal Internacional (BOE, núm. 239, de 5 de octubre de 2000).
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Come sottolineano gli autori, la delegazione spagnola, nel seno della Conferenza di
Roma, presentò ufficialmente cinque proposte di modifica del Progetto dello Statuto, che
furono accolte positivamente ed incluse nel testo definitivo dello Statuto di Roma: la proposta
relativa al Preambolo, la proposta sui crimini di guerra, la proposta sull’art. 16 dello Statuto di
Roma in relazione alla sospensione delle indagini o dell’esercizio dell’azione penale dinanzi
alla Corte in seguito all’adozione di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza (a questo tema
per la sua importanza è dedicato il Capitolo VIII), la proposta sulle lingue della CPI ed, infine,
le proposte in materia di cooperazione giudiziaria, oggetto del Capitolo IX.
Allo stesso modo, nel corso dei lavori della Commissione Preparatoria, la Delegazione
spagnola svolse un ruolo determinante, affinché i principi fondamentali del diritto ad un
giusto processo e alla tutela giudiziaria effettiva, riconosciuti nello Statuto di Roma, fossero
sviluppati adeguatamente negli strumenti complementari (Capitolo X).
Gli autori realizzano un’analisi sistematica, mantenendo come punto di riferimento
costante la prospettiva spagnola ed il suo contributo all’elaborazione delle norme
sull’indipendenza e sull’imparzialità, sulla selezione e sostituzione dei giudici, sulla garanzia
dell’astensione e della ricusazione, sulla responsabilità disciplinare, sul ruolo delle vittime nel
processo dinanzi alla CPI, sul giudizio di rilevanza e di ammissibilità degli elementi di prova,
e sull’individualizzazione della pena e sulla risocializzazione del reo.
Pertanto, per l’interesse e per l’importanza del tema trattato, per la profondità
dell’analisi, suffragata da un autorevole apparato bibliografico e dal riferimento costante ai
documenti elaborati nel seno dei negoziati, questo testo è destinato a diventare un punto di
riferimento e a contribuire alla promozione di una “cultura dei diritti umani”, necessaria per
garantire la loro piena ed effettiva protezione in uno spazio di giustizia universale.
Dott. Fausto Vecchio
Assistant professor Diritto internazionale
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