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Isis “B. Stringher”                       Udine - anno scolastico 2012-2013


            prof. Elio Varutti - Allievi della classe 5^ C TUR, in collaborazione
                  con Sara Cumin, classe 4^ D ristorazione (discendente di esuli)

             Itinerario giuliano a Udine
    Esodo istriano, un brano sconosciuto di storia locale
Con tale iniziativa, come dalla nota
del Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca
(MIUR), prot. n. 73000 del 3.2.2010,
si intende dare spazio al “Giorno del
Ricordo”, fissato per legge al 10
febbraio. Si vuole così diffondere la
conoscenza dei tragici eventi, che nel
secondo dopoguerra colpirono gli
italiani vittime delle foibe e gli esuli
istriani, fiumani e dalmati.
Classe 5^ C tur e professoressa Maria Pacelli, Storia




Itinerario sull'esodo giuliano a Udine
1. Leoni marciani di Piazza Libertà a Udine.
2. Il Tiepolo nel percorso giuliano. Un riferimento biblico sull’esodo
dell’antichità.
3. Il Villaggio Metallico di Via Monte Sei Busi (zona di Via Gorizia);
oggi le baracche non ci sono più, anzi c'è un campo Rom.
4. Il Campo Profughi di Via Pradamano (lapide del 2007 e affreschi di
Afro Basaldella). Di qui passarono 100 mila profughi dall’Istria. da
Fiume e dalla Dalmazia; era un "Centro di Smistamento Profughi".
5. Il Villaggio Giuliano di Via Cormor Alto - Via Casarsa,
piccole case anni '50 assegnate agli esuli istriani.
6. Il Tempio Ossario. Nei sotterranei furono accolti i profughi
istriani, quando il Centro di Smistamento non aveva più posto.
7. Chiesa della Beata Vergine del Carmine, Via Aquileia. Qui
furono celebrati decine di matrimoni di profughi del vicino
Centro Smistamento Profughi negli anni ‘50.
8. Monumento ai caduti istriani dalmati in Cimitero a Udine,
1990.
9. Parco Vittime delle foibe, Via Bertaldia, Via Manzini, 2010.
Negli anni ’45 e ’50 alcuni profughi si adattarono a vivere
nelle case diroccate di Via Bertaldia; tali abitazioni furono
colpite dai bombardamenti anglo-americani del 1944-’45, che
miravano alla vicina stazione ferroviaria.
Vogliamo descrivere le motivazioni della scelta del percorso. I leoni marciani di
Piazza Libertà sono stati un “rifugio visivo” per molti esuli istriani, fiumani e
dalmati. Tali sculture rappresentano la Repubblica di San Marco qui a Udine, come a
Capodistria, a Zara, nel resto della Dalmazia, nelle isole greche, in Medio Oriente e
in ogni territorio della Serenissima. A Venezia, prima di tutto. Guardare tali sculture
e consolarsi era un passatempo per i profughi nel periodo della Ricostruzione. Ecco
perché sono un “rifugio visivo”.
Un leone veneziano si trova sopra l’Arco Bollani, costruito nel 1556 su progetto di
Andrea Palladio, sulla salita per il colle del Castello. Questo terzo leone della piazza
ebbe un’esistenza travagliata, forse perché il più imponente. Esso ha però un
collegamento diretto con i leoni di Dalmazia. Fu, infatti, nel 1933 sotto il podestà Gino
di Caporiacco, che la giunta comunale udinese deliberò di ricollocare il leone, in
risposta all’abbattimento dei leoni veneziani, avvenuto a Traù, in Dalmazia, da parte
delle autorità del Regno di Jugoslavia.
Così negli anni ’30 fu riposto un modello di gesso. L’originale, pesante 35 quintali,
realizzato dall’artista vicentino Egisto Caldana, fu posizionato sopra l’arco palladiano
la sera del 6 luglio 1953, con la elegante novità che il felino volge la fronte, anziché la
coda ai cittadini che transitano ai suoi piedi.
Il tema dell’esodo
giuliano ci ha fatto
ricordare la
rappresentazione
dell’esodo biblico,
documentata a
Udine da un
affresco di
Giambattista
Tiepolo, col titolo:
“Rachele nasconde
gli idoli” (Museo
Diocesano d’Arte
sacra, Udine).
Tiepolo giunse a
Udine nel 1725, su
invito del patriarca
Dionisio Delfino,
per decorare il suo
palazzo, appena
ristrutturato.
IL MONDO CATTOLICO E I PROFUGHI
ISTRIANI E DALMATI
  Fu l’arcivescovo di Udine Monsignor
  Giuseppe Nogara (1872-1955) ad
  attivare, il 2 settembre 1945, la
  Pontificia Commissione di Assistenza
  per aiutare i profughi istriani,
  nominando presidente don Abramo
  Freschi
Piccola
profuga al
Villaggio
Metallico,
1954.
Sorgeva in
Via Monte Sei
Busi, con 40
baracche in
legno e
metallo.

Foto Tino da
Udine
Udine, chiesa baracca nel Villaggio Metallico, 1956
Afro, Il trionfo dell’atleta, 1936




Campo
Profughi,
1947-1960

            Progetto Ermes Midena, Collegio Convitto ONB 1934-36
Lapide in pietra d’Istria, collocata dal Comune di Udine, nel 50.mo
anniversario dell’apertura del Centro di Smistamento Profughi di Via
                             Pradamano 21.
L’Istituto Stringher di Udine
      con l’ANVGD in Dalmazia
Nel 1996, dal 18 al 22 settembre, due allieve
della sezione turistica, guidate dalla
professoressa Nadia Tacus, hanno partecipato,
in veste di “ciceroni” ad un viaggio in Dalmazia,
con una comitiva di esuli e con l’ing. Silvio
Cattalini, presidente del Comitato di Udine
dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e
Dalmazia
Laboratorio di Storia dell’Istituto Stringher di Udine
 Dal 2008 lo Stringher con l’ANVGD opera
sul Giorno del Ricordo. Varie conferenze
dell’ing. Silvio Cattalini
 2005 – Interviste ai discendenti di mons.
Giulio Vidulich (Lussinpiccolo 1927-Percoto
2003) a cura della prof.ssa Elisabetta Marioni.
3.12.2011 – Conferenza in classe 5^ C tur
dello Stringher di Rosalba Meneghini, figlia di
una profuga istriana di Rovigno.
 Intervista a Nerea Mazzoli sul TLT a cura
della pronipote Desireé Mariotti, 2012.
 Ricordi di Lidia Illusigh (Pola) a cura del
nipote Massimiliano Rosso, 2012.
Nel 1944-’45 gli istituti scolastici che vanno
da piazza Garibaldi a Largo Ospedale Vecchio
furono un lager delle SS naziste. Tratto da “Sot
la Nape”, 2, 2011.
Mostra “Giorno del Ricordo” 4.2.2012-31.03.2012 –
Stringher Via Crispi, 4 Udine. E’ in Internet.
Lavori di sistemazione stradale eedi
 Lavori di sistemazione stradale di
riatto del Centro di Smistamento
 riatto del Centro di Smistamento
Profughi di Via Pradamano aaUdine, in
 Profughi di Via Pradamano Udine, in
una foto del 1955. (Fototeca dei Civici
 una foto del 1955. (Fototeca dei Civici
Musei di Udine)
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Anni ‘50 - -Sala mensa del Centro
 Anni ‘50 Sala mensa del Centro
Smistamento Profughi di Udine
 Smistamento Profughi di Udine
(Archivio de IlIlGazzettino)
 (Archivio de Gazzettino)
Udine, Via Pradamano, 1947-1960 Centro di Smistamento
Profughi. Passano di qui 100 mila esuli inviati nei 109 campi
allestiti in Italia. Oggi è la scuola media “E. Fermi”.
Progetto delle abitazioni del Villaggio Giuliano di Via Cormor Alto -
Via Casarsa a Udine, studio di Roma, 1950 – Archivio del Comune
di Udine
Villaggio Giuliano
di Via Cormor Alto - Via Casarsa a Udine
Dal 1952 esiste a Udine un insieme di quindici case a schiera,
di due famiglie ciascuna, chiamato dalla gente dell’esodo
“Villaggio Giuliano”. Secondo Giuseppe Marsich, che ricorda
di esservi andato ad abitare nel 1952, si tratta di costruzioni
fatte con i finanziamenti dell’Unrra Casas. Il Villaggio si trova
in un reticolo di strade tra Via Cormor Alto, Via Casarsa e Via
Cordenons. Esso viene ricordato anche da Bruno De Faccio.
Pure dai fratelli Mattini e dai fratelli Tancredi, tutti originari di
Pinguente d’Istria. “Al Villaggio Giuliano jera tanti de
Pinguente – hanno ricordato”.
Udine, Il Villaggio Giuliano di Via Cormor Alto - Via Casarsa, 1950
Domenico Mastroianni (Arpino, Frosinone
1891-Roma 1962), Madonna della Rinascita,
bronzo, bassorilievo, Villaggio Giuliano,
Udine
Il progetto delle case del Villaggio
                                             Giuliano è stato eseguito a Roma,
                                             dal CNR (Centro Nazionale delle
                                             Ricerche), presso il “Centro Studi
                                             sull’Abitazione” in data 27 agosto
                                             1950, con aggiornamento del
                                             giorno 8 febbraio 1951. Il Comune
                                             di Udine ha timbrato i progetti in
                                             data 21 agosto 1951.
                                             Un’altra informazione raccolta
                                             nelle nostre ricerche scolastiche si
                                             riferisce alla presenza di un
                                             Villaggio Giuliano pure a San
                                             Giorgio di Nogaro, in provincia di
                                             Udine.


D. Mastroianni, Madonna della Rinascita, bronzo, bassorilievo, Villaggio Giuliano, Udine
Profughi istriani a Udine, 1955
Il pastore Agostino Piccirillo
                                       che ha celebrato il battesimo,
                                       dovrebbe aver lasciato traccia
                                       nei registri della Chiesa
                                       Metodista di Udine. Si
                                       ringrazia il signor Paolo Grillo
                                       di Udine, per la concessione
                                       della fotografia.




Udine - La foto ritrae alcuni profughi istriani che hanno sostato
a Udine prima di trasferirsi in uno stato estero, probabilmente
dell'America del Sud. La foto, del 1955, di proprietà della
signora Giovanna Gandolfo Taverna (la persona al centro con
giacca chiara che tiene un bambino in braccio) è stata fatta in
occasione del battesimo dei due bambini, uno in braccio alla
Giovanna Gandolfo, l'altro in braccio alla madre di Giovanna,
nel locale di culto della Chiesa Evangelica Metodista, all'epoca
in via Romeo Battistigh, vicino a Via Roma.
Udine, il Tempio Ossario di Piazzale XXVI luglio, fu costruito dal
1925 al 1940. Usato come sacrario per 25.000 salme di giovani
caduti della Grande Guerra. Il progetto iniziale fu modificato dagli
architetti Alessandro Limongelli e Provino Valle.
Un’esule da Pola intervistata nel 2008 ha ricordato
che, verso il 1949, i suoi genitori Anna Sciolis e
Domenico Millia assieme ad altri profughi istriani
furono ospitati nel Tempio Ossario di Udine. Si
tratta di Maria Millia, nata a Rovigno nel 1920.
Si pensi che nel 1959, nel Tempio Ossario, erano
ancora ospitate alcune persone dell’esodo. “Una
famiglia è ospitata nella cripta del Tempio Ossario
– riporta L’Arena di Pola del 28 aprile 1959 – chi
all’asilo notturno e altri nelle case diroccate di Via
Bertaldia, ora demolite”. Si pensi alla coincidenza:
proprio nell’area di Via Bertaldia sorse, nel 2010, il
Parco Vittime delle foibe, citato nel presente
itinerario.
La chiesa della Madonna del Carmine sorge in Via Aquileia. E’ del ‘500, ad unica
navata. Presenta un ricco altar maggiore in stile barocco. Notevole è il soffitto, con
affreschi del Seicento di Giulio Cesare Begni. Nella cappella sinistra è stato ricomposto
(nel 1930), il sarcofago del Beato Odorico Mattiussi da Pordenone (1285-1331), opera
trecentesca su quattro colonne dello scultore veneziano Filippo de Sanctis.

Qui furono celebrati decine di matrimoni di profughi del vicino Centro
Smistamento Profughi negli anni ’50, come si può notare dal Libro dei
matrimoni. La sposa, terminata la cerimonia – secondo i racconti della
gente del quartiere – ritornava in gran fretta al Campo Profughi, per
spogliarsi e passare l’abito nuziale ad una coetanea che convolava pure
lei alle nozze.
Il monumento è stato inaugurato il 10
febbraio 1990. Si trova a sinistra
dell’ingresso principale del Cimitero
monumentale di Udine, in Viale
Firenze.
Sotto la scultura dell’artista Nino
Gortan, originario di Pinguente
d’Istria, durante le ricorrenze degli
esuli, viene deposta una corona
d’alloro.
Su una lapide in pietra di Aurisina,
l’altorilievo in bronzo di Gortan
rappresenta due uomini agganciati per un
braccio che cadono nel vuoto di una
foiba.

Nino Gortan (1931-2001), artista esule
dall’Istria,  aveva     radici  carniche
ottocentesche a Luincis di Ovaro,
provincia di Udine. Dopo l’esodo l’artista
visse e lasciò varie opere a San Daniele
del Friuli, in provincia di Udine.
INTERVISTA SULL’ESODO DALL’ISTRIA
Domanda: Quando i familiari sono scappati dall’Istria?
Risposta: I miei familiari sono scappati da Visinada d’Istria alla fine della seconda guerra mondiale. L’Italia
aveva perso la guerra. Il territorio dell’Istria era passato alla Jugoslavia. Trieste nel 1954 è tornata italiana.
Gli italiani d’Istria furono costretti a lasciare le loro case e tutti i loro beni laggiù per evitare di essere uccisi o
gettati nelle foibe.
D.: Chi erano e dove arrivarono?
R.: I miei nonni materni (Francesco Urbino e Antonia Nina Roppa) e la mia mamma (Bruna Urbino)
scapparono a Trieste. Mio zio Enea Urbino, fratello di mia mamma era scomparso. Aveva solo 17 anni. I
compaesani dicevano che era stato “gettato in foiba”.
D. Dove vennero accolti? Passarono per i Campi Profughi?
R.: Prima passarono per il Silos di Trieste [che era uno dei 18 Campi Profughi del capoluogo giuliano], quello
vicino alla stazione, dove vennero registrati come esuli. In seguito furono ospitati da una famiglia di amici,
mentre la sorella di mia mamma, con la famiglia e i figli, venne mandata nel Campo Profughi di Latina, vicino
a Roma.
D.: In famiglia parlate di quei fatti storici?
R.: Sì, mia mamma mi raccontava di quel periodo, della guerra, di quanto fosse duro sopravvivere, ma anche
della sua vita di paese, del lavoro nei campi, del nonno che suonava le campane e improvvisamente hanno
dovuto lasciare tutto perché erano italiani e stranieri nella loro terra e poi stranieri in Italia.
Curiosità: Visinada si trova a 60 km da Trieste e 60 km da Pola.
                                                              Nome e cognome dell’intervistata: Patrizia Dal Dosso
                                     Anno e città di nascita: 1959, Firenze. Data dell’intervista: 16 febbraio 2013
               Intervistatrice: Sara Cumin, Mariano del Friuli (GO). Classe 4^ D rist, ISIS “B. Stringher”, Udine
                          Elaborazioni a cura del prof. Elio Varutti, Economia e gestione delle imprese ristorative
                                                                                        Prof.ssa Carla Maffeo, Storia.
                                  Dott.ssa Anna Maria Zilli, Dirigente scolastico dell’ISIS “ B. Stringher”, Udine.
Udine, 2009 - Via Manzini angolo Via Bertaldia (Borgo Aquileia).
Lavori al Parco Vittime delle Foibe – Archivio del Comune di Udine
Udine, 25.06.2010 - Via Manzini angolo Via Bertaldia (Borgo Aquileia).
Autorità all’inaugurazione del Monumento alle Vittime delle Foibe con
l’ingegnere Silvio Cattalini, presidente del Comitato Provinciale di
Udine dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (Anvgd).
Fotografia dell’architetto Claudio Bugatto (Udine), di origine zaratina.
Targa commemorativa sul cippo di pietra istriana al Parco Vittime
delle Foibe di Udine, 25.06.2010.
Fotografia dell’architetto Claudio Bugatto (Udine), di origine zaratina.   FINE

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Itinerario giuliano a Udine, 2013

  • 1. Isis “B. Stringher” Udine - anno scolastico 2012-2013 prof. Elio Varutti - Allievi della classe 5^ C TUR, in collaborazione con Sara Cumin, classe 4^ D ristorazione (discendente di esuli) Itinerario giuliano a Udine Esodo istriano, un brano sconosciuto di storia locale Con tale iniziativa, come dalla nota del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), prot. n. 73000 del 3.2.2010, si intende dare spazio al “Giorno del Ricordo”, fissato per legge al 10 febbraio. Si vuole così diffondere la conoscenza dei tragici eventi, che nel secondo dopoguerra colpirono gli italiani vittime delle foibe e gli esuli istriani, fiumani e dalmati.
  • 2. Classe 5^ C tur e professoressa Maria Pacelli, Storia Itinerario sull'esodo giuliano a Udine 1. Leoni marciani di Piazza Libertà a Udine. 2. Il Tiepolo nel percorso giuliano. Un riferimento biblico sull’esodo dell’antichità. 3. Il Villaggio Metallico di Via Monte Sei Busi (zona di Via Gorizia); oggi le baracche non ci sono più, anzi c'è un campo Rom. 4. Il Campo Profughi di Via Pradamano (lapide del 2007 e affreschi di Afro Basaldella). Di qui passarono 100 mila profughi dall’Istria. da Fiume e dalla Dalmazia; era un "Centro di Smistamento Profughi".
  • 3. 5. Il Villaggio Giuliano di Via Cormor Alto - Via Casarsa, piccole case anni '50 assegnate agli esuli istriani. 6. Il Tempio Ossario. Nei sotterranei furono accolti i profughi istriani, quando il Centro di Smistamento non aveva più posto. 7. Chiesa della Beata Vergine del Carmine, Via Aquileia. Qui furono celebrati decine di matrimoni di profughi del vicino Centro Smistamento Profughi negli anni ‘50. 8. Monumento ai caduti istriani dalmati in Cimitero a Udine, 1990. 9. Parco Vittime delle foibe, Via Bertaldia, Via Manzini, 2010. Negli anni ’45 e ’50 alcuni profughi si adattarono a vivere nelle case diroccate di Via Bertaldia; tali abitazioni furono colpite dai bombardamenti anglo-americani del 1944-’45, che miravano alla vicina stazione ferroviaria.
  • 4. Vogliamo descrivere le motivazioni della scelta del percorso. I leoni marciani di Piazza Libertà sono stati un “rifugio visivo” per molti esuli istriani, fiumani e dalmati. Tali sculture rappresentano la Repubblica di San Marco qui a Udine, come a Capodistria, a Zara, nel resto della Dalmazia, nelle isole greche, in Medio Oriente e in ogni territorio della Serenissima. A Venezia, prima di tutto. Guardare tali sculture e consolarsi era un passatempo per i profughi nel periodo della Ricostruzione. Ecco perché sono un “rifugio visivo”.
  • 5. Un leone veneziano si trova sopra l’Arco Bollani, costruito nel 1556 su progetto di Andrea Palladio, sulla salita per il colle del Castello. Questo terzo leone della piazza ebbe un’esistenza travagliata, forse perché il più imponente. Esso ha però un collegamento diretto con i leoni di Dalmazia. Fu, infatti, nel 1933 sotto il podestà Gino di Caporiacco, che la giunta comunale udinese deliberò di ricollocare il leone, in risposta all’abbattimento dei leoni veneziani, avvenuto a Traù, in Dalmazia, da parte delle autorità del Regno di Jugoslavia. Così negli anni ’30 fu riposto un modello di gesso. L’originale, pesante 35 quintali, realizzato dall’artista vicentino Egisto Caldana, fu posizionato sopra l’arco palladiano la sera del 6 luglio 1953, con la elegante novità che il felino volge la fronte, anziché la coda ai cittadini che transitano ai suoi piedi.
  • 6. Il tema dell’esodo giuliano ci ha fatto ricordare la rappresentazione dell’esodo biblico, documentata a Udine da un affresco di Giambattista Tiepolo, col titolo: “Rachele nasconde gli idoli” (Museo Diocesano d’Arte sacra, Udine). Tiepolo giunse a Udine nel 1725, su invito del patriarca Dionisio Delfino, per decorare il suo palazzo, appena ristrutturato.
  • 7. IL MONDO CATTOLICO E I PROFUGHI ISTRIANI E DALMATI Fu l’arcivescovo di Udine Monsignor Giuseppe Nogara (1872-1955) ad attivare, il 2 settembre 1945, la Pontificia Commissione di Assistenza per aiutare i profughi istriani, nominando presidente don Abramo Freschi
  • 8. Piccola profuga al Villaggio Metallico, 1954. Sorgeva in Via Monte Sei Busi, con 40 baracche in legno e metallo. Foto Tino da Udine
  • 9. Udine, chiesa baracca nel Villaggio Metallico, 1956
  • 10. Afro, Il trionfo dell’atleta, 1936 Campo Profughi, 1947-1960 Progetto Ermes Midena, Collegio Convitto ONB 1934-36
  • 11. Lapide in pietra d’Istria, collocata dal Comune di Udine, nel 50.mo anniversario dell’apertura del Centro di Smistamento Profughi di Via Pradamano 21.
  • 12. L’Istituto Stringher di Udine con l’ANVGD in Dalmazia Nel 1996, dal 18 al 22 settembre, due allieve della sezione turistica, guidate dalla professoressa Nadia Tacus, hanno partecipato, in veste di “ciceroni” ad un viaggio in Dalmazia, con una comitiva di esuli e con l’ing. Silvio Cattalini, presidente del Comitato di Udine dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
  • 13. Laboratorio di Storia dell’Istituto Stringher di Udine  Dal 2008 lo Stringher con l’ANVGD opera sul Giorno del Ricordo. Varie conferenze dell’ing. Silvio Cattalini  2005 – Interviste ai discendenti di mons. Giulio Vidulich (Lussinpiccolo 1927-Percoto 2003) a cura della prof.ssa Elisabetta Marioni. 3.12.2011 – Conferenza in classe 5^ C tur dello Stringher di Rosalba Meneghini, figlia di una profuga istriana di Rovigno.  Intervista a Nerea Mazzoli sul TLT a cura della pronipote Desireé Mariotti, 2012.  Ricordi di Lidia Illusigh (Pola) a cura del nipote Massimiliano Rosso, 2012. Nel 1944-’45 gli istituti scolastici che vanno da piazza Garibaldi a Largo Ospedale Vecchio furono un lager delle SS naziste. Tratto da “Sot la Nape”, 2, 2011. Mostra “Giorno del Ricordo” 4.2.2012-31.03.2012 – Stringher Via Crispi, 4 Udine. E’ in Internet.
  • 14. Lavori di sistemazione stradale eedi Lavori di sistemazione stradale di riatto del Centro di Smistamento riatto del Centro di Smistamento Profughi di Via Pradamano aaUdine, in Profughi di Via Pradamano Udine, in una foto del 1955. (Fototeca dei Civici una foto del 1955. (Fototeca dei Civici Musei di Udine) Musei di Udine) Anni ‘50 - -Sala mensa del Centro Anni ‘50 Sala mensa del Centro Smistamento Profughi di Udine Smistamento Profughi di Udine (Archivio de IlIlGazzettino) (Archivio de Gazzettino)
  • 15. Udine, Via Pradamano, 1947-1960 Centro di Smistamento Profughi. Passano di qui 100 mila esuli inviati nei 109 campi allestiti in Italia. Oggi è la scuola media “E. Fermi”.
  • 16. Progetto delle abitazioni del Villaggio Giuliano di Via Cormor Alto - Via Casarsa a Udine, studio di Roma, 1950 – Archivio del Comune di Udine
  • 17. Villaggio Giuliano di Via Cormor Alto - Via Casarsa a Udine Dal 1952 esiste a Udine un insieme di quindici case a schiera, di due famiglie ciascuna, chiamato dalla gente dell’esodo “Villaggio Giuliano”. Secondo Giuseppe Marsich, che ricorda di esservi andato ad abitare nel 1952, si tratta di costruzioni fatte con i finanziamenti dell’Unrra Casas. Il Villaggio si trova in un reticolo di strade tra Via Cormor Alto, Via Casarsa e Via Cordenons. Esso viene ricordato anche da Bruno De Faccio. Pure dai fratelli Mattini e dai fratelli Tancredi, tutti originari di Pinguente d’Istria. “Al Villaggio Giuliano jera tanti de Pinguente – hanno ricordato”.
  • 18. Udine, Il Villaggio Giuliano di Via Cormor Alto - Via Casarsa, 1950
  • 19. Domenico Mastroianni (Arpino, Frosinone 1891-Roma 1962), Madonna della Rinascita, bronzo, bassorilievo, Villaggio Giuliano, Udine
  • 20. Il progetto delle case del Villaggio Giuliano è stato eseguito a Roma, dal CNR (Centro Nazionale delle Ricerche), presso il “Centro Studi sull’Abitazione” in data 27 agosto 1950, con aggiornamento del giorno 8 febbraio 1951. Il Comune di Udine ha timbrato i progetti in data 21 agosto 1951. Un’altra informazione raccolta nelle nostre ricerche scolastiche si riferisce alla presenza di un Villaggio Giuliano pure a San Giorgio di Nogaro, in provincia di Udine. D. Mastroianni, Madonna della Rinascita, bronzo, bassorilievo, Villaggio Giuliano, Udine
  • 21. Profughi istriani a Udine, 1955
  • 22. Il pastore Agostino Piccirillo che ha celebrato il battesimo, dovrebbe aver lasciato traccia nei registri della Chiesa Metodista di Udine. Si ringrazia il signor Paolo Grillo di Udine, per la concessione della fotografia. Udine - La foto ritrae alcuni profughi istriani che hanno sostato a Udine prima di trasferirsi in uno stato estero, probabilmente dell'America del Sud. La foto, del 1955, di proprietà della signora Giovanna Gandolfo Taverna (la persona al centro con giacca chiara che tiene un bambino in braccio) è stata fatta in occasione del battesimo dei due bambini, uno in braccio alla Giovanna Gandolfo, l'altro in braccio alla madre di Giovanna, nel locale di culto della Chiesa Evangelica Metodista, all'epoca in via Romeo Battistigh, vicino a Via Roma.
  • 23. Udine, il Tempio Ossario di Piazzale XXVI luglio, fu costruito dal 1925 al 1940. Usato come sacrario per 25.000 salme di giovani caduti della Grande Guerra. Il progetto iniziale fu modificato dagli architetti Alessandro Limongelli e Provino Valle.
  • 24. Un’esule da Pola intervistata nel 2008 ha ricordato che, verso il 1949, i suoi genitori Anna Sciolis e Domenico Millia assieme ad altri profughi istriani furono ospitati nel Tempio Ossario di Udine. Si tratta di Maria Millia, nata a Rovigno nel 1920. Si pensi che nel 1959, nel Tempio Ossario, erano ancora ospitate alcune persone dell’esodo. “Una famiglia è ospitata nella cripta del Tempio Ossario – riporta L’Arena di Pola del 28 aprile 1959 – chi all’asilo notturno e altri nelle case diroccate di Via Bertaldia, ora demolite”. Si pensi alla coincidenza: proprio nell’area di Via Bertaldia sorse, nel 2010, il Parco Vittime delle foibe, citato nel presente itinerario.
  • 25. La chiesa della Madonna del Carmine sorge in Via Aquileia. E’ del ‘500, ad unica navata. Presenta un ricco altar maggiore in stile barocco. Notevole è il soffitto, con affreschi del Seicento di Giulio Cesare Begni. Nella cappella sinistra è stato ricomposto (nel 1930), il sarcofago del Beato Odorico Mattiussi da Pordenone (1285-1331), opera trecentesca su quattro colonne dello scultore veneziano Filippo de Sanctis. Qui furono celebrati decine di matrimoni di profughi del vicino Centro Smistamento Profughi negli anni ’50, come si può notare dal Libro dei matrimoni. La sposa, terminata la cerimonia – secondo i racconti della gente del quartiere – ritornava in gran fretta al Campo Profughi, per spogliarsi e passare l’abito nuziale ad una coetanea che convolava pure lei alle nozze.
  • 26. Il monumento è stato inaugurato il 10 febbraio 1990. Si trova a sinistra dell’ingresso principale del Cimitero monumentale di Udine, in Viale Firenze. Sotto la scultura dell’artista Nino Gortan, originario di Pinguente d’Istria, durante le ricorrenze degli esuli, viene deposta una corona d’alloro. Su una lapide in pietra di Aurisina, l’altorilievo in bronzo di Gortan rappresenta due uomini agganciati per un braccio che cadono nel vuoto di una foiba. Nino Gortan (1931-2001), artista esule dall’Istria, aveva radici carniche ottocentesche a Luincis di Ovaro, provincia di Udine. Dopo l’esodo l’artista visse e lasciò varie opere a San Daniele del Friuli, in provincia di Udine.
  • 27. INTERVISTA SULL’ESODO DALL’ISTRIA Domanda: Quando i familiari sono scappati dall’Istria? Risposta: I miei familiari sono scappati da Visinada d’Istria alla fine della seconda guerra mondiale. L’Italia aveva perso la guerra. Il territorio dell’Istria era passato alla Jugoslavia. Trieste nel 1954 è tornata italiana. Gli italiani d’Istria furono costretti a lasciare le loro case e tutti i loro beni laggiù per evitare di essere uccisi o gettati nelle foibe. D.: Chi erano e dove arrivarono? R.: I miei nonni materni (Francesco Urbino e Antonia Nina Roppa) e la mia mamma (Bruna Urbino) scapparono a Trieste. Mio zio Enea Urbino, fratello di mia mamma era scomparso. Aveva solo 17 anni. I compaesani dicevano che era stato “gettato in foiba”. D. Dove vennero accolti? Passarono per i Campi Profughi? R.: Prima passarono per il Silos di Trieste [che era uno dei 18 Campi Profughi del capoluogo giuliano], quello vicino alla stazione, dove vennero registrati come esuli. In seguito furono ospitati da una famiglia di amici, mentre la sorella di mia mamma, con la famiglia e i figli, venne mandata nel Campo Profughi di Latina, vicino a Roma. D.: In famiglia parlate di quei fatti storici? R.: Sì, mia mamma mi raccontava di quel periodo, della guerra, di quanto fosse duro sopravvivere, ma anche della sua vita di paese, del lavoro nei campi, del nonno che suonava le campane e improvvisamente hanno dovuto lasciare tutto perché erano italiani e stranieri nella loro terra e poi stranieri in Italia. Curiosità: Visinada si trova a 60 km da Trieste e 60 km da Pola. Nome e cognome dell’intervistata: Patrizia Dal Dosso Anno e città di nascita: 1959, Firenze. Data dell’intervista: 16 febbraio 2013 Intervistatrice: Sara Cumin, Mariano del Friuli (GO). Classe 4^ D rist, ISIS “B. Stringher”, Udine Elaborazioni a cura del prof. Elio Varutti, Economia e gestione delle imprese ristorative Prof.ssa Carla Maffeo, Storia. Dott.ssa Anna Maria Zilli, Dirigente scolastico dell’ISIS “ B. Stringher”, Udine.
  • 28. Udine, 2009 - Via Manzini angolo Via Bertaldia (Borgo Aquileia). Lavori al Parco Vittime delle Foibe – Archivio del Comune di Udine
  • 29. Udine, 25.06.2010 - Via Manzini angolo Via Bertaldia (Borgo Aquileia). Autorità all’inaugurazione del Monumento alle Vittime delle Foibe con l’ingegnere Silvio Cattalini, presidente del Comitato Provinciale di Udine dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (Anvgd). Fotografia dell’architetto Claudio Bugatto (Udine), di origine zaratina.
  • 30. Targa commemorativa sul cippo di pietra istriana al Parco Vittime delle Foibe di Udine, 25.06.2010. Fotografia dell’architetto Claudio Bugatto (Udine), di origine zaratina. FINE