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Denis Kulandaisamy


                                Maria icona biblica della carità1
Introduzione


        «Dio è amore» (1 Gv 4,16). Questo amore infinito di Dio si manifesta nella storia umana
nell’evento supremo dell’incarnazione del Suo figlio. In questo evento sublime, Dio si fa carne nel
grembo di una donna di nome «Maria», colei che occupa un posto centrale della storia dell’umanità.
Maria lo merita perchè ha creduto nell’amore di Dio e si è fidata del suo promesso. In questo evento
centrale centrale della storia dellla salvezza, l’Agape si incarna in Maria (Mt 1,18-25; Lc 2, 1-7; Gv
1,14). Maria diventa la Madre di Dio che è amore. Maria maifesta il suo amore, non solo al mistero
dell’incarnazione, ma anche nella vita pubblica di Gesù, sino alla fine della vita del suo filgio,
stando ai piedi della Croce (Gv 19, 25-27). Lo stesso amore ci viene trasmesso anche oggi per la sua
intercessione presso il suo figlio. Maria è la donna che sa amare e sa trasmettere l’amore eccelso del
suo figlio a tutta l’umanità.


Maria, donna che ama


        Nell’Enciclica Deus caritas est di Benedetto XVI, dedicata espressamente alla carità, Maria
viene presentata come «una donna che ama».2 Il Pontefice, nella sua enciclica, ci fa un forte
richiamo alla virtù della carità. Ci fa capire come Maria non può essere che una donna che ama e ci
riporta all’amore trinitario come fonte e a quello di Cristo come dono e servizio.

             Essendo intimamente penetrata dalla Parola di Dio, ella può diventare madre della Parola
             incarnata. Infine Maria è una donna che ama. Come potrebbe essere diversamente? In
             quanto credente che nella fede pensa con i pensieri di Dio e vuole con la volonta di Dio,
             ella non può essere che una donna che ama.3


Secondo il Pontefice, l’amore di Maria è dunque il pensare e il volere secondo Dio. Gli autori del
Nuovo Testamento ci presentano Maria, madre di Dio, come colei che ama Dio e l’umanità. Maria è
per eccellenza la donna della virtù della carità.


L’amore di Maria testimoniato dai Vangeli


1
  Questo articolo è stato pubblicato in: Santa Maria “Regina Martyrum” XII (2009), No. 1, pp. 3-9.
2
  BENEDETTO XVI, Deus caritas est, n. 41, in Insegnamenti di Benedetto XVI, I (2005/aprile–dicembre), 1123.
3
  Ibid.
La carità che Maria pratica nella sua vita si basa sulla fiducia nella Parola di Dio. Si nota che
il Papa nello descrivere la virtù della carità nella vita di Vergine Maria, ripercorre i noti testi della
Sacra Scrittura. Maria porta nel suo grembo «la Parola» che è Gesù Cristo. Il sommo Pontefice,
scrive nella sua enciclica che « lei [Maria] nella Parola di Dio è veramente a casa sua, ne esce e vi
rientra con naturalezza. Ella parla e pensa con la Parola di Dio; la Parola di Dio diventa parola sua,
e la sua parola nacse dalla Parola di Dio».4 Infatti, c’è una legame sterttissimo e inseparabile fra
Maria e la Parola di Dio. Gli evangelisti la descrivono come una donna che ama Dio e una donna di
Servizio. In questo articolo, vogliamo approfondire il tema della carità nella vita di Vergine Maria
in alcuni passi noti del Nuovo Testamento.


Maria si fida dell’amore donato (Lc 1,26-38)


        Nell’annunciazione, Maria viene chiamato kecharitôménê (piena di charis, di grazia).
Questo saluto dell’angelo Gabriele fa evidente che è l’amore di Dio che l’ha fatta ricolma di grazia.
E’ un amore gratuitamente donato a Maria. O. Da spinetoli scrive che « l’espressione «il Signore è
con te» [...] indica la protezione, l’assistenza che Dio accorda ai suoi inviati e ora a Maria, in vista
dei futuri compiti che sono destinati ad assolvere».5 Il evangelista Luca mette in risalto i «privilegi»
di Maria, sopratutto l’amore di Dio verso Maria che è chiamata a collaborare nel piano di salvezza.


        Davanti alle parole dell’angelo, Maria rimane turbata (v. 29), ma non ha alcun dubbio della
provvidenza di Dio e del Suo amore. «Maria crede alla possibilità dell’impossibile. La sua passione
per l’esistente si completa con la passione per il possibile. [...] la fede di Maria si esprime come un
esplorare le frontiere del possibile, seguendo i passi di un amore onnipotente».6 Maria crede ad un
amore che fa vivere, «che scaccia il timore» (1Gv 4,18). [...] Si fida dell’amore gratuito di Dio sino
a credere all’impossibile. Per cui, ella ha potuto rispondere: «Ecco la serva del signore, avvenga di
me secondo la tua parola» ( v. 38). Questa fede di Maria in un Dio che è amore, le concede il
privilegio di concepire il figlio di Dio nel suo grembo. Così ella diventa la madre del Messia e la
donna prediletta di Dio. Questo atto di fidarsi di Maria nell’amore gratuito di Dio che si è espresso
dall’angelo Gabriele, apre la strada verso un futuro che porterà il Messia in mezzo a noi, la piena




4
  Ibid.
5
  O. DE SPINETOLI, Luca, Collana Commenti e Studi Biblici, Assisi 1982, 70-71.
6
  E.M. RONCHI, «La Vergine di Nazareth: Colei che ha creduto al’amore», in E.M. TONIOLO, Maria testimone e Serva
di Dio-Amore, Fine d’anno con Maria 27, Roma 2007, 68-69.
espressione dell’amore di Dio Padre. «Ella [Maria] è così, per noi, la Madre di ogni umano
consenso. Il suo ruolo nella storia della salvezza è unico e indispensabile ».7


        «Maria testimonia l’amore di Dio perché tipico di chi chi ama è fare spazio alla persona
amata, favorirla, porla in evidenza, assicurarle il primo posto».8 Così Maria offre se stesso a Dio
come una espressione migliore del suo amore, per portare avanti il piano di salvezza. Il suo amore
verso Dio e l’umanità è il fondamento della sua risposta positiva nel momento dell’annunciazione.


Visitazione (Lc 1,39-45)


        E’ un gioello questo piccolo racconto dell’incontro dei due madri. L’evangelista Luca dice
che Maria si mise in viaggio in fretta (v. 39). Alcuni biblisti lo traducono: «si mise in cammino con
sollecitudine». Fare una visita è un atto di carità. Perchè Maria si affretta verso il paese di
Elisabetta? Il motivo più alto dell’afrettarsi di Maria è il motivo della carità sopranaturale. Lo zelo
per servire la sua cugina, la spinge ad andar in fretta. Il cuore di Maria è sempre orientata a servire
gli altri che sono in bisogno. In questo incontro di queste due madri, si manifesta qualcosa di
estraordinario che ci lascia trasportare dalla fantasia. E’ un incotro d’amore. Da parte di Maria, è un
incontro in cui ella compie un servizio di carità che si culmina con il canto del Magnificat.


        Benedetto XVI parla di Maria in riferimento al suo servizio di carita: «Nel Vangelo di Luca
– egli scrive - la troviamo impegnata in un servizio di carità alla cugina Elisabetta, presso la quale
resta “circa tre mesi” (1,56) per asisterla nella fase terminale della gravidanza».9 M.G. Masciarelli
commenta queste parole del Pontefice e mette in rilievo il servizio caritevole di Maria:


             È un icona quella che il Papa pone dinanzi agli occhi credenti, prima di ogni altra
             considerazione che sviluppa in seguito. I tratti dell’icona sono: itineranza, presenza,
             lentezza, cura della vita nascente. Maria anzitutto ha lasciato la sua casa per rendere un
             «uservizio di carità» dove c’è bisogno. È un trato distintivo dell’amore: l’intraprendenza, il
             lasciare e l’andare: questo perché l’amore è estroverso, è espansivo, mentre chiama al
             decentramento da se stessi. Maria, dimenticando le sue cose, esce dalla sua casa e va alla
             casa di Elisabetta per soccorrerla. La visita a lei non consuma il suo senso nell’ambito di un
             gsto particolare di carità, ma assurge a valore simbolico. Quella visita è solo un’occasione
             in cui si manifesta e si esplicita lo stile caritativo della Vergine che si pone come tipo
             nell’esercizio della virtù, il punto prospettico della sua esistenza.10



7
   Lettera pastorale di Vescovi della Svizzera su «La beata Vergine Maria nella storia della salvezza» (cfr. Marianum
36 [1974] 367).
8
   M.G. MASCIARELLI, «La vergine Maria nell’enciclica «Deus caritas est» e nel contesto del magistero di Benedetto
XVI», in E.M. TONIOLO (a cura di), Maria testimone e Serva di Dio-Amore, Fine d’anno con Maria 27, Roma 2007, 27.
9
  BENEDETTO XVI, Deus caritas est, n. 41.
10
   M.G. MASCIARELLI, art. cit., 27.
Il Magnificat (Lc 1,46-56)


        Cantando il Magnificat, Maria riconsoce il suo amore per lei e rende lode a Dio. «Il punto di
partenza è la gioia messianica che ha invaso l’animo di Maria e di quanti con lei attendono la
salvezza (vv. 46-48 cfr. 1,28), ma il fatto più importante è che è communicata agli ultimi della scala
sociale».11 L’anima di Maria esulta Dio per le cose meravigliose che il Signore ha fato in lei e nella
casa di Israele. Questo lode incessante di Maria è più che un ringraziamento che viene dal suo
cuore, riconoscendo pienamente l’amore eterno di Dio. È una preghiera di Maria che esprime il suo
amore per Dio-Salvatore. Come osserva A. Valentini, il Magnificat «non si tratta di semplice
sguardo o di pura benevolenza, ma di coinvolgimento diretto e attivo; [...] tale interventodi Dio
scatturisce dalla sua misericordia nei confronti della «doúlê», ma ancor più dalla sua santità».12


        Nel cantico di Magnificat, Maria dischiude la bontà infinita di Dio e il suo amore per i
poveri ed umili. Maria che rappresenta la comunità cristiana, si identifica con i poveri. Giovanni
Paolo II mette in rilievo questo aspetto del canto del magnificat:


             Il suo amore di preferenza per i poveri è iscritto mirabilmente nel Magnificat di Maria. Il
             Dio dell’Alleanza, cantato [...] dalla Vergine di Nzaret, è insieme colui che “rovescia i
             potenti dai troni e innalza gli umili, [...] ricolma di beni gli affamati e rimanda i richi a mani
             vuote, [...] disperde i superbi [...] e conserva la sua misericordia per coloro che lo temono”.
             Maria è profondamente permeata dello spirio dei “poveri del Signore” [...]. Attingendo dal
             cuore di Maria, dalla profondità della sua fede, espressa nelle parole del Magnificat, la
             Chiesa rinnova sempre meglio in sé la consapevolezza che non si può separare la verità
             suDio che salva [...] dalla manifestazione del suo amore di preferenza per i poveri e gli
             umili, il quale, cantato nel Magnificat, si trova poi espresso nelle parole e nelle opere di
                   13
             Gesù.


Maria, si identifica con i poveri. Questa sua identificazione è un indizio (segno) della sua umiltà.
Questa virtù dell’umiltà è la forma con cui Maria «accetta di essere trascurata nel periodo dellavita
pubblica di Gesù, sapendo che il Figlio deve fondare una nuova famiglia e ce l’ora della Madre
arriverà soltanto nel momento della croce, che sarà la vera ora di Gesù (cfr Gv 2,4; 13,1».14
Spiegando questo aspetto, M.G. Masciarelli dice, «Maria ha fatto coincidere le due virtù: l’amore
l’ha portataad essere umile; l’umiltà l’ha portata ad amare».15




11
   O. DE SPINETOLI, Luca, cit., 86.
12
   A. VALENTINI, «Il Magnificat (Lc 1,46b-55)», in Maria di Nazaret nella Bibbia, Dizionario di Spiritualità Biblico-
Patristica 40, Roma 2005, 222.
13
   GIOVANNI PAOLO II, Redemptoris Mater, n. 37.
14
   BENEDETTO XVI, Deus caritas est, n. 41.
15
   M.G. MASCIARELLI, art. cit., 34.
L’amore di Maria nell’Ora di Cana (Gv 2,1-12)


        L’unico evangelista che narra questo evento del nozze di Cana è Giovanni. Il vocabolario
del quarto vangelo è noto per il suo significato duplice e a volte anche molteplice. Il vangelo di
Giovanni è rico e denso di significati teologici. Questo brano Gv 2,1-12 ha un ruolo
importantissimo nella struttura del quarto evangelo e anche offre una chiave di lettura per capire il
piano narrativo dell’evangelista.


        La prima ad essere menzionata è la madre di Gesù. Nel v. 4 Gesù la chiama ‘donna’. “Lo
stesso fenomeno si ripete in Gv 19,25.26, cioè nella scena del Calvario. Questa funge da grande
inclusione con quella di Cana”.16 Si nota che Giovanni non menziona mai il nome di Maria nel suo
vangelo. Queste due episodi sono tra loro strettamente legati e si illuminano l’un l’altro. Maria
viene presentata sempre con questa espressione “madre di Gesù”. A. Serra commenta che
“evidentemente, più che al nome proprio della Vergine («Maria»), l’evangelista è interessato al
ruolo che le compete, significato dai titoli: «madre di Gesù» e «Donna»”.17


        Quando viene a mancare il vino, Maria si preoccupa e richiama l’attenzione del suo figlio
sulla situazione di disagio. Maria interviene con delicata premura e con ammirevole discrezione. In
questo racconto delle nozze di Cana, vogliamo puntare nostro sguardo su un aspetto molto
importante, quale «l’attenzione di Maria nell’Ora di Cana».18 L’attenzione di Maria alle nozze di
Cana dimostra il suo amore verso gli sposi. Commentando su questo brano (Gv 2,1-12), E.M.
Ronchi dice: «[Maria] crede nell’amore umano come benedizione divina [...], Crede a un amore che
si prende cura [...], Crede nella polifoniadell’amore [...], Crede all’amore come primo luogo di
evangelizzazione».19


        Il ruolo che Maria gioca nelle nozze di Cana, non solo come una madre che prende cura dei
suoi figli, ma anche come una donna attenta ai bisogni degli altri e come una donna attenta nelle
difficoltà e disagi dele persone. Questo racconto delle nozze di Cana, Maria funge da un esempio
par eccellenza per l’attenzione, la sensibilità e l’amore verso l’altro.




16
   A. SERRA, Maria a Cana e presso la croce, Roma 31991, 55.
17
   Ibid.
18
   Cfr. M.G. MASCIARELLI, art. cit., 32-33.
19
   E.M. RONCHI, «La Vergine di Nazareth: Ceolei che ha creduto all’amore», in E.M. TONIOLO (a cura di), Maria
Testimone e Serva di Dio-Amore, cit., 72-75.
La più grande prova d’amore (Gv 19, 25-27)


           L’evangelista Giovanni diferisce dai sinottici nel ricordare la madre di Gesù ai piedi della
croce. Questo brano ha un legame stretto con Gv 2,1-12. Queste due racconti (Gv 2,1-12 e Gv
19,25-27) fungono da un inclusione. In tutte e due racconti, madre di Gesù appare. In queste due
racconti, madre di Gesù, viene chiamata «Donna» (cfr. Gv 2,4; Gv 19,26). L’ora a cui Gesù si
riferisce nella nozze di Cana (Gv 2,4) compie in Gv 19,25-27. È da notare che Madre di Gesù, è
presente all’inizio e anche alla fine della vita pubblica di Gesù. In tute e due occasioni, Madre di
Gesù, viene presentata come una donna attenta e partecipe del disagio e soffernza degli altri, in altre
parole come una donna che ama.


           Vicino alla croce, Maria viene donata come Madre dei discepoli. Maria che partecipa al
dolore del suo figlio, partecipa anche nei nostri dolori. Chi non ama non può soffrire per gli altri. La
sofferenza che Maria attraversava nell’offrire il suo unico figlio sulla croce è statà il culmine dei
suoi dolori.
                Maria, da oggetto di dolore, colei che subisce la tragedia, è chiamata a diventare soggetto di
                dolore, a passare da un dolore soltanto subìto a una sofferenza vissuta attivamente, a
                prendere posizione, a riprendere in mano la vita. «Donna, ecco tuo figlio», un figlio muore
                ma un figlio ti è dato. La tua vocazione è, da sempre, una sola: esere madre. La tua
                vocazione deve prevalere sul tuo dolore. I tuoi amori valgono più della tua vita. Ecco qui un
                figlio, ritorna a essere madre: «l’amore conta più del dolore». Dolore di agonia e dolore di
                parto intrecciati insieme. Gli unici dolori che hanno senso sono quelli del parto. Invitata a
                credere nell’amore, amore di madre, Maria vive la sua vera pasqua: maternità ferita e
                risorgente. Amore ferito e moltiplicato.20


Conclusione


           C’è sempre nella nostra vita cristiana bisogno di una maggior coscienza dela virtù della
carità. L’apostolo San Paolo dice: «Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e
la carità; ma di tutte più grande è la carità» (1 Cor 13,13). Maria ha vissuto questa virtù della carità
fino in fondo diventa una donna esempare per eccellecnza per ogni persona cristiana. Maria prende
l’attegiamento essenziale del servizio in ogni momento della sua vita ed è diventata il nostro
modello sublime di carità. Per cui, siamo invitati a fissare l’attenzione su Maria, la Vergine-Madre.
T.F. Osanna scrive: «Maria è vangelo vivo, modello concreto delle virtù predicate dagli Apostoli, in
cui ogni uomo e ogni donna può vedere che cosa significhi essere cristiano».21 Lo stesso autore fa
accenno a tre atteggiamenti che i Vangeli dedicano a Maria: «la incrollabile fede; la disponibilità
costante e totale a fare ciò che Dio vuole da lei; il dono del cuore e la risposta d’amore».

20
     E.M. RONCHI, art. cit., 77.
21
     T.F. OSANNA, «Modello evengelico», in Nuovo Dizionario di Mariologia, cit., 958.
In Maria, quindi, «l’amore diviene maternità senza nulla togliere alla sua realtà di figlia e di
sposa sia di fronte a Dio che agli uomini; i tre volti dell’amore - madre, sposa e figlia – restano
emblematici in chi cammina nelle orme di Cristo guardando Maria».22 Fissiamo il nostro guardo su
Maria, donna biblica della carità, ed impariamo ad amre Dio e i nostri frateeli e sorelle.
Concludiamo questa nostra riflessione e approfondimento con una preghiera, le parole del Papa
Benedetto XVI:


                Santa Maria, Madre di Dio,
                tu hai donato al mondo la vera luce,
                Gesù, tuo Figlio – Figlio di Dio.
                Ti sei consegnata completamente
                Alla chiamata di Dio
                E sei così diventata sorgente
                della bontà che sgorga da Lui.
                Mostraci Gesù. Guidaci a Lui.
                Insegnaci a conoscerlo e ad amarlo,
                perché possiamo anche noi
                diventare capaci di vero amore
                ed essere sorgenti di acqua viva
                in mezzo a un mondo assetato.23

                                                                                       DENIS KULANDAISAMY, OSM
                                                                             Pontificia Facoltà Teologica Marianum,
                                                                                                Viale Trenta Aprile, 6
                                                                                                  00153 Roma, Italia
                                                                                               denisosm@yahoo.com



Questo articolo è stato pubblicato in: Santa Maria “Regina Martyrum” XII (2009), No. 1, pp. 3-9.




22
     Ibid., 959.
23
     BENEDETTO XVI, Deus caritas est, n. 42.

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Maria, icona biblica della carità

  • 1. Denis Kulandaisamy Maria icona biblica della carità1 Introduzione «Dio è amore» (1 Gv 4,16). Questo amore infinito di Dio si manifesta nella storia umana nell’evento supremo dell’incarnazione del Suo figlio. In questo evento sublime, Dio si fa carne nel grembo di una donna di nome «Maria», colei che occupa un posto centrale della storia dell’umanità. Maria lo merita perchè ha creduto nell’amore di Dio e si è fidata del suo promesso. In questo evento centrale centrale della storia dellla salvezza, l’Agape si incarna in Maria (Mt 1,18-25; Lc 2, 1-7; Gv 1,14). Maria diventa la Madre di Dio che è amore. Maria maifesta il suo amore, non solo al mistero dell’incarnazione, ma anche nella vita pubblica di Gesù, sino alla fine della vita del suo filgio, stando ai piedi della Croce (Gv 19, 25-27). Lo stesso amore ci viene trasmesso anche oggi per la sua intercessione presso il suo figlio. Maria è la donna che sa amare e sa trasmettere l’amore eccelso del suo figlio a tutta l’umanità. Maria, donna che ama Nell’Enciclica Deus caritas est di Benedetto XVI, dedicata espressamente alla carità, Maria viene presentata come «una donna che ama».2 Il Pontefice, nella sua enciclica, ci fa un forte richiamo alla virtù della carità. Ci fa capire come Maria non può essere che una donna che ama e ci riporta all’amore trinitario come fonte e a quello di Cristo come dono e servizio. Essendo intimamente penetrata dalla Parola di Dio, ella può diventare madre della Parola incarnata. Infine Maria è una donna che ama. Come potrebbe essere diversamente? In quanto credente che nella fede pensa con i pensieri di Dio e vuole con la volonta di Dio, ella non può essere che una donna che ama.3 Secondo il Pontefice, l’amore di Maria è dunque il pensare e il volere secondo Dio. Gli autori del Nuovo Testamento ci presentano Maria, madre di Dio, come colei che ama Dio e l’umanità. Maria è per eccellenza la donna della virtù della carità. L’amore di Maria testimoniato dai Vangeli 1 Questo articolo è stato pubblicato in: Santa Maria “Regina Martyrum” XII (2009), No. 1, pp. 3-9. 2 BENEDETTO XVI, Deus caritas est, n. 41, in Insegnamenti di Benedetto XVI, I (2005/aprile–dicembre), 1123. 3 Ibid.
  • 2. La carità che Maria pratica nella sua vita si basa sulla fiducia nella Parola di Dio. Si nota che il Papa nello descrivere la virtù della carità nella vita di Vergine Maria, ripercorre i noti testi della Sacra Scrittura. Maria porta nel suo grembo «la Parola» che è Gesù Cristo. Il sommo Pontefice, scrive nella sua enciclica che « lei [Maria] nella Parola di Dio è veramente a casa sua, ne esce e vi rientra con naturalezza. Ella parla e pensa con la Parola di Dio; la Parola di Dio diventa parola sua, e la sua parola nacse dalla Parola di Dio».4 Infatti, c’è una legame sterttissimo e inseparabile fra Maria e la Parola di Dio. Gli evangelisti la descrivono come una donna che ama Dio e una donna di Servizio. In questo articolo, vogliamo approfondire il tema della carità nella vita di Vergine Maria in alcuni passi noti del Nuovo Testamento. Maria si fida dell’amore donato (Lc 1,26-38) Nell’annunciazione, Maria viene chiamato kecharitôménê (piena di charis, di grazia). Questo saluto dell’angelo Gabriele fa evidente che è l’amore di Dio che l’ha fatta ricolma di grazia. E’ un amore gratuitamente donato a Maria. O. Da spinetoli scrive che « l’espressione «il Signore è con te» [...] indica la protezione, l’assistenza che Dio accorda ai suoi inviati e ora a Maria, in vista dei futuri compiti che sono destinati ad assolvere».5 Il evangelista Luca mette in risalto i «privilegi» di Maria, sopratutto l’amore di Dio verso Maria che è chiamata a collaborare nel piano di salvezza. Davanti alle parole dell’angelo, Maria rimane turbata (v. 29), ma non ha alcun dubbio della provvidenza di Dio e del Suo amore. «Maria crede alla possibilità dell’impossibile. La sua passione per l’esistente si completa con la passione per il possibile. [...] la fede di Maria si esprime come un esplorare le frontiere del possibile, seguendo i passi di un amore onnipotente».6 Maria crede ad un amore che fa vivere, «che scaccia il timore» (1Gv 4,18). [...] Si fida dell’amore gratuito di Dio sino a credere all’impossibile. Per cui, ella ha potuto rispondere: «Ecco la serva del signore, avvenga di me secondo la tua parola» ( v. 38). Questa fede di Maria in un Dio che è amore, le concede il privilegio di concepire il figlio di Dio nel suo grembo. Così ella diventa la madre del Messia e la donna prediletta di Dio. Questo atto di fidarsi di Maria nell’amore gratuito di Dio che si è espresso dall’angelo Gabriele, apre la strada verso un futuro che porterà il Messia in mezzo a noi, la piena 4 Ibid. 5 O. DE SPINETOLI, Luca, Collana Commenti e Studi Biblici, Assisi 1982, 70-71. 6 E.M. RONCHI, «La Vergine di Nazareth: Colei che ha creduto al’amore», in E.M. TONIOLO, Maria testimone e Serva di Dio-Amore, Fine d’anno con Maria 27, Roma 2007, 68-69.
  • 3. espressione dell’amore di Dio Padre. «Ella [Maria] è così, per noi, la Madre di ogni umano consenso. Il suo ruolo nella storia della salvezza è unico e indispensabile ».7 «Maria testimonia l’amore di Dio perché tipico di chi chi ama è fare spazio alla persona amata, favorirla, porla in evidenza, assicurarle il primo posto».8 Così Maria offre se stesso a Dio come una espressione migliore del suo amore, per portare avanti il piano di salvezza. Il suo amore verso Dio e l’umanità è il fondamento della sua risposta positiva nel momento dell’annunciazione. Visitazione (Lc 1,39-45) E’ un gioello questo piccolo racconto dell’incontro dei due madri. L’evangelista Luca dice che Maria si mise in viaggio in fretta (v. 39). Alcuni biblisti lo traducono: «si mise in cammino con sollecitudine». Fare una visita è un atto di carità. Perchè Maria si affretta verso il paese di Elisabetta? Il motivo più alto dell’afrettarsi di Maria è il motivo della carità sopranaturale. Lo zelo per servire la sua cugina, la spinge ad andar in fretta. Il cuore di Maria è sempre orientata a servire gli altri che sono in bisogno. In questo incontro di queste due madri, si manifesta qualcosa di estraordinario che ci lascia trasportare dalla fantasia. E’ un incotro d’amore. Da parte di Maria, è un incontro in cui ella compie un servizio di carità che si culmina con il canto del Magnificat. Benedetto XVI parla di Maria in riferimento al suo servizio di carita: «Nel Vangelo di Luca – egli scrive - la troviamo impegnata in un servizio di carità alla cugina Elisabetta, presso la quale resta “circa tre mesi” (1,56) per asisterla nella fase terminale della gravidanza».9 M.G. Masciarelli commenta queste parole del Pontefice e mette in rilievo il servizio caritevole di Maria: È un icona quella che il Papa pone dinanzi agli occhi credenti, prima di ogni altra considerazione che sviluppa in seguito. I tratti dell’icona sono: itineranza, presenza, lentezza, cura della vita nascente. Maria anzitutto ha lasciato la sua casa per rendere un «uservizio di carità» dove c’è bisogno. È un trato distintivo dell’amore: l’intraprendenza, il lasciare e l’andare: questo perché l’amore è estroverso, è espansivo, mentre chiama al decentramento da se stessi. Maria, dimenticando le sue cose, esce dalla sua casa e va alla casa di Elisabetta per soccorrerla. La visita a lei non consuma il suo senso nell’ambito di un gsto particolare di carità, ma assurge a valore simbolico. Quella visita è solo un’occasione in cui si manifesta e si esplicita lo stile caritativo della Vergine che si pone come tipo nell’esercizio della virtù, il punto prospettico della sua esistenza.10 7 Lettera pastorale di Vescovi della Svizzera su «La beata Vergine Maria nella storia della salvezza» (cfr. Marianum 36 [1974] 367). 8 M.G. MASCIARELLI, «La vergine Maria nell’enciclica «Deus caritas est» e nel contesto del magistero di Benedetto XVI», in E.M. TONIOLO (a cura di), Maria testimone e Serva di Dio-Amore, Fine d’anno con Maria 27, Roma 2007, 27. 9 BENEDETTO XVI, Deus caritas est, n. 41. 10 M.G. MASCIARELLI, art. cit., 27.
  • 4. Il Magnificat (Lc 1,46-56) Cantando il Magnificat, Maria riconsoce il suo amore per lei e rende lode a Dio. «Il punto di partenza è la gioia messianica che ha invaso l’animo di Maria e di quanti con lei attendono la salvezza (vv. 46-48 cfr. 1,28), ma il fatto più importante è che è communicata agli ultimi della scala sociale».11 L’anima di Maria esulta Dio per le cose meravigliose che il Signore ha fato in lei e nella casa di Israele. Questo lode incessante di Maria è più che un ringraziamento che viene dal suo cuore, riconoscendo pienamente l’amore eterno di Dio. È una preghiera di Maria che esprime il suo amore per Dio-Salvatore. Come osserva A. Valentini, il Magnificat «non si tratta di semplice sguardo o di pura benevolenza, ma di coinvolgimento diretto e attivo; [...] tale interventodi Dio scatturisce dalla sua misericordia nei confronti della «doúlê», ma ancor più dalla sua santità».12 Nel cantico di Magnificat, Maria dischiude la bontà infinita di Dio e il suo amore per i poveri ed umili. Maria che rappresenta la comunità cristiana, si identifica con i poveri. Giovanni Paolo II mette in rilievo questo aspetto del canto del magnificat: Il suo amore di preferenza per i poveri è iscritto mirabilmente nel Magnificat di Maria. Il Dio dell’Alleanza, cantato [...] dalla Vergine di Nzaret, è insieme colui che “rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili, [...] ricolma di beni gli affamati e rimanda i richi a mani vuote, [...] disperde i superbi [...] e conserva la sua misericordia per coloro che lo temono”. Maria è profondamente permeata dello spirio dei “poveri del Signore” [...]. Attingendo dal cuore di Maria, dalla profondità della sua fede, espressa nelle parole del Magnificat, la Chiesa rinnova sempre meglio in sé la consapevolezza che non si può separare la verità suDio che salva [...] dalla manifestazione del suo amore di preferenza per i poveri e gli umili, il quale, cantato nel Magnificat, si trova poi espresso nelle parole e nelle opere di 13 Gesù. Maria, si identifica con i poveri. Questa sua identificazione è un indizio (segno) della sua umiltà. Questa virtù dell’umiltà è la forma con cui Maria «accetta di essere trascurata nel periodo dellavita pubblica di Gesù, sapendo che il Figlio deve fondare una nuova famiglia e ce l’ora della Madre arriverà soltanto nel momento della croce, che sarà la vera ora di Gesù (cfr Gv 2,4; 13,1».14 Spiegando questo aspetto, M.G. Masciarelli dice, «Maria ha fatto coincidere le due virtù: l’amore l’ha portataad essere umile; l’umiltà l’ha portata ad amare».15 11 O. DE SPINETOLI, Luca, cit., 86. 12 A. VALENTINI, «Il Magnificat (Lc 1,46b-55)», in Maria di Nazaret nella Bibbia, Dizionario di Spiritualità Biblico- Patristica 40, Roma 2005, 222. 13 GIOVANNI PAOLO II, Redemptoris Mater, n. 37. 14 BENEDETTO XVI, Deus caritas est, n. 41. 15 M.G. MASCIARELLI, art. cit., 34.
  • 5. L’amore di Maria nell’Ora di Cana (Gv 2,1-12) L’unico evangelista che narra questo evento del nozze di Cana è Giovanni. Il vocabolario del quarto vangelo è noto per il suo significato duplice e a volte anche molteplice. Il vangelo di Giovanni è rico e denso di significati teologici. Questo brano Gv 2,1-12 ha un ruolo importantissimo nella struttura del quarto evangelo e anche offre una chiave di lettura per capire il piano narrativo dell’evangelista. La prima ad essere menzionata è la madre di Gesù. Nel v. 4 Gesù la chiama ‘donna’. “Lo stesso fenomeno si ripete in Gv 19,25.26, cioè nella scena del Calvario. Questa funge da grande inclusione con quella di Cana”.16 Si nota che Giovanni non menziona mai il nome di Maria nel suo vangelo. Queste due episodi sono tra loro strettamente legati e si illuminano l’un l’altro. Maria viene presentata sempre con questa espressione “madre di Gesù”. A. Serra commenta che “evidentemente, più che al nome proprio della Vergine («Maria»), l’evangelista è interessato al ruolo che le compete, significato dai titoli: «madre di Gesù» e «Donna»”.17 Quando viene a mancare il vino, Maria si preoccupa e richiama l’attenzione del suo figlio sulla situazione di disagio. Maria interviene con delicata premura e con ammirevole discrezione. In questo racconto delle nozze di Cana, vogliamo puntare nostro sguardo su un aspetto molto importante, quale «l’attenzione di Maria nell’Ora di Cana».18 L’attenzione di Maria alle nozze di Cana dimostra il suo amore verso gli sposi. Commentando su questo brano (Gv 2,1-12), E.M. Ronchi dice: «[Maria] crede nell’amore umano come benedizione divina [...], Crede a un amore che si prende cura [...], Crede nella polifoniadell’amore [...], Crede all’amore come primo luogo di evangelizzazione».19 Il ruolo che Maria gioca nelle nozze di Cana, non solo come una madre che prende cura dei suoi figli, ma anche come una donna attenta ai bisogni degli altri e come una donna attenta nelle difficoltà e disagi dele persone. Questo racconto delle nozze di Cana, Maria funge da un esempio par eccellenza per l’attenzione, la sensibilità e l’amore verso l’altro. 16 A. SERRA, Maria a Cana e presso la croce, Roma 31991, 55. 17 Ibid. 18 Cfr. M.G. MASCIARELLI, art. cit., 32-33. 19 E.M. RONCHI, «La Vergine di Nazareth: Ceolei che ha creduto all’amore», in E.M. TONIOLO (a cura di), Maria Testimone e Serva di Dio-Amore, cit., 72-75.
  • 6. La più grande prova d’amore (Gv 19, 25-27) L’evangelista Giovanni diferisce dai sinottici nel ricordare la madre di Gesù ai piedi della croce. Questo brano ha un legame stretto con Gv 2,1-12. Queste due racconti (Gv 2,1-12 e Gv 19,25-27) fungono da un inclusione. In tutte e due racconti, madre di Gesù appare. In queste due racconti, madre di Gesù, viene chiamata «Donna» (cfr. Gv 2,4; Gv 19,26). L’ora a cui Gesù si riferisce nella nozze di Cana (Gv 2,4) compie in Gv 19,25-27. È da notare che Madre di Gesù, è presente all’inizio e anche alla fine della vita pubblica di Gesù. In tute e due occasioni, Madre di Gesù, viene presentata come una donna attenta e partecipe del disagio e soffernza degli altri, in altre parole come una donna che ama. Vicino alla croce, Maria viene donata come Madre dei discepoli. Maria che partecipa al dolore del suo figlio, partecipa anche nei nostri dolori. Chi non ama non può soffrire per gli altri. La sofferenza che Maria attraversava nell’offrire il suo unico figlio sulla croce è statà il culmine dei suoi dolori. Maria, da oggetto di dolore, colei che subisce la tragedia, è chiamata a diventare soggetto di dolore, a passare da un dolore soltanto subìto a una sofferenza vissuta attivamente, a prendere posizione, a riprendere in mano la vita. «Donna, ecco tuo figlio», un figlio muore ma un figlio ti è dato. La tua vocazione è, da sempre, una sola: esere madre. La tua vocazione deve prevalere sul tuo dolore. I tuoi amori valgono più della tua vita. Ecco qui un figlio, ritorna a essere madre: «l’amore conta più del dolore». Dolore di agonia e dolore di parto intrecciati insieme. Gli unici dolori che hanno senso sono quelli del parto. Invitata a credere nell’amore, amore di madre, Maria vive la sua vera pasqua: maternità ferita e risorgente. Amore ferito e moltiplicato.20 Conclusione C’è sempre nella nostra vita cristiana bisogno di una maggior coscienza dela virtù della carità. L’apostolo San Paolo dice: «Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità» (1 Cor 13,13). Maria ha vissuto questa virtù della carità fino in fondo diventa una donna esempare per eccellecnza per ogni persona cristiana. Maria prende l’attegiamento essenziale del servizio in ogni momento della sua vita ed è diventata il nostro modello sublime di carità. Per cui, siamo invitati a fissare l’attenzione su Maria, la Vergine-Madre. T.F. Osanna scrive: «Maria è vangelo vivo, modello concreto delle virtù predicate dagli Apostoli, in cui ogni uomo e ogni donna può vedere che cosa significhi essere cristiano».21 Lo stesso autore fa accenno a tre atteggiamenti che i Vangeli dedicano a Maria: «la incrollabile fede; la disponibilità costante e totale a fare ciò che Dio vuole da lei; il dono del cuore e la risposta d’amore». 20 E.M. RONCHI, art. cit., 77. 21 T.F. OSANNA, «Modello evengelico», in Nuovo Dizionario di Mariologia, cit., 958.
  • 7. In Maria, quindi, «l’amore diviene maternità senza nulla togliere alla sua realtà di figlia e di sposa sia di fronte a Dio che agli uomini; i tre volti dell’amore - madre, sposa e figlia – restano emblematici in chi cammina nelle orme di Cristo guardando Maria».22 Fissiamo il nostro guardo su Maria, donna biblica della carità, ed impariamo ad amre Dio e i nostri frateeli e sorelle. Concludiamo questa nostra riflessione e approfondimento con una preghiera, le parole del Papa Benedetto XVI: Santa Maria, Madre di Dio, tu hai donato al mondo la vera luce, Gesù, tuo Figlio – Figlio di Dio. Ti sei consegnata completamente Alla chiamata di Dio E sei così diventata sorgente della bontà che sgorga da Lui. Mostraci Gesù. Guidaci a Lui. Insegnaci a conoscerlo e ad amarlo, perché possiamo anche noi diventare capaci di vero amore ed essere sorgenti di acqua viva in mezzo a un mondo assetato.23 DENIS KULANDAISAMY, OSM Pontificia Facoltà Teologica Marianum, Viale Trenta Aprile, 6 00153 Roma, Italia denisosm@yahoo.com Questo articolo è stato pubblicato in: Santa Maria “Regina Martyrum” XII (2009), No. 1, pp. 3-9. 22 Ibid., 959. 23 BENEDETTO XVI, Deus caritas est, n. 42.