2. • Vita e opere
• Il criticismo
• La critica della ragion pura
• La critica della ragion pratica
• La critica del giudizio
3. Immanuel Kant nacque nel 1724 a Königsberg (oggi
Kaliningrad), all’epoca appartenente alla Prussia e ora alla
Russia. Egli è stato un filosofo tedesco ed è ritenuto da molti
studiosi il pensatore più influente dell'epoca moderna. Nato da
genitori pietisti, studiò presso il Collegium Fredericianum e
frequentò poi l'università di Königsberg, dove seguì i corsi di
fisica, logica e matematica. Dopo la morte del padre fu costretto
ad abbandonare la carriera accademica e si guadagnò da vivere
come precettore privato. Inizialmente l’obbiettivo di Kant era
quello di diventare uno scienziato, per questo motivo le sue prime
opere riguardano principalmente la scienza. In seguito però si
appassionò alla filosofia ed elaborò un metodo filosofico definito
«criticismo». La filosofia di Kant può essere suddivisa in tre
fasi:
1. Fase scientifica
2. Fase pre-critica
3. Fase critica
4. Durante la «fase critica», Kant
elaborò i suoi tre capolavori:
La critica della ragion pratica:
venne scritta nel 1781 e consiste
in un'analisi critica dei fondamenti
del sapere che al tempo di Kant si
divideva in scienza e metafisica.
Nel 1783 scrisse un esposizione
più popolare di questa critica
(Prolegomeni)
La critica della ragion pratica:
5. ALTRE OPERE
1770 – De mundi sensibilis atque
intelligibilis forma et principiis
(Dissertazione sulla forma e i princìpi
del mondo sensibile e intelligibile).
1795 – Per la pace perpetua
1797 – La metafisica dei costumi
OPERE POSTUME
• Opus postumum [Passaggio dai principi
metafisici della scienza della natura alla
fisica]
• Lezioni di etica
• Lezioni di psicologia
6. IL CRITICISMO
• Il pensiero viene detto “criticismo” in quanto fa della
“critica” lo strumento per eccellenza della sua
filosofia.
7. Nel
linguaggio
tecnico di
Kant
criticare
significa
Soppesare
Giudicare
Distinguere Valutare
8. È necessario, dunque, interrogarsi sul fondamento di
determinate esperienze umane, cercando di capire se
esse siano o meno valide, nonché quali siano i loro
limiti.
Il concetto di limite è un aspetto centrale della
filosofia di Kant, infatti il criticismo viene anche
definito “filosofia del limite”.
9.
10. KANT HUME
• Mise in dubbio la metafisica • Mise in dubbio ogni aspetto
• Riteneva che la scienza della conoscenza
contenesse un fondamento
assoluto, cioè universale e
necessario
11.
12. La critica della ragion pura è un’analisi critica dei fondamenti del
sapere. Poiché ai tempi di Kant l’universo del sapere si articolava in
scienza e metafisica, il suo capolavoro riguarda queste due attività
conoscitive.
Le quattro domande base:
• “Com’è possibile la matematica pura?”
• “Com’è possibile la fisica pura?”
• “Com’è possibile la metafisica in quanto disposizione naturale?”
• “Com’è possibile la metafisica come scienza?”
13. EMPIRISTI RAZIONALISTI
Kant riflette su
come i filosofi
del passato
Principi fondamentali Principi fondamentali
abbiano della scienza: GIUDIZI della scienza: GIUDIZI
analizzato il SINTETICI A ANALITICI A PRIORI
sapere POSTERIORI
scientifico, in
particolar modo
confuta il Giudizi in cui il predicato
pensiero di dice qualcosa di nuovo Giudizi che vengono
empiristi e rispetto al enunciati senza bisogno di
razionalisti soggetto, attraverso ricorrere all’esperienza
l’esperienza
14. Per Kant ,invece, la scienza si basa sui giudizi sintetici
a priori:
• Giudizi perché attribuiscono un predicato ad un
oggetto
• Sintetici perché attribuiscono un predicato ad un
soggetto
• A priori perché non sono legati all’esperienza
e, dunque, sono universali e necessari
15. Dopo aver affermato che il sapere poggia su dei giudizi sintetici a
priori, Kant elabora una teoria della conoscenza secondo la quale
la nostra mente non è passiva, ovvero non si limita a farsi
influenzare dalla realtà ma ha bensì un ruolo attivo poiché essa
modifica i dati derivati dell’osservazione della realtà e li
rielabora sulla base di schemi mentali. Questa nuova teoria di
conoscenza , per le sue teorie innovative viene definita
“Rivoluzione Copernicana” : così come Copernico aveva ribaltato
gli schemi della scienza tradizionale, Kant ribalta i rapporti tra
soggetto e oggetto .
Quindi la vera conoscenza si basa sia sullo studio del mondo che su
quello dell’Io.
16.
17. • Studia la sensibilità, cioè quella facoltà attraverso cui
percepiamo gli oggetti mediante le forme a priori di spazio
(totalità di tutte le intuizioni esterne) e tempo (totalità dei
nostri stati interni). La sensibilità è recettiva , poiché ingloba
dati dall’esterno ma anche attiva perché li riorganizza
attraverso le forme a priori.
18. L’idea che Kant ha dello spazio e del tempo è ben diversa da
quella di Locke, Newton e Leibnitz.
considerava spazio e tempo nozioni tratte
dall’esperienza.
considerava spazio e tempo come recipienti
vuoti entro i quali si muovevano le cose.
li considerava dei concetti.
19.
20. Per Kant, sono semplicemente degli schemi mentali che non
esistono nella realtà.
Poichè tempo e spazio sono forme universali e necessarie
e, quindi, sempre valide, di conseguenza la matematica si
dimostra essere una conoscenza assolutamente valida ;
Valida per tutti in quanto la mente umana è organizzata
secondo uno schema matematico.
21. L’analitica trascendentale studia l’intelletto, ovvero quella
facoltà secondo cui pensiamo attraverso i concetti puri, cioè le
categorie.
categorie concetti basilari della mente.
Sensibilità e intelletto sono entrambi indispensabili alla
conoscenza , infatti Kant diceva: “ I pensieri senza
intuizioni sarebbero vuoti , le intuizioni senza concetto
sarebbero cieche”.
intuizioni passive
concetti attivi
22. I concetti possono essere:
empirici, se derivano dall’esperienza.
puri, se sono forme a priori dell’intelletto.
I concetti puri ,per Kant, sono identificabili con le categorie.
categorie kantiane categorie aristoteliche.
valore gnoseologico valore ontologico e gnoseologico
23. Poiché giudicare e pensare,nel linguaggio tecnico di Kant
significano la stessa cosa,le categorie sono 12 , tante quante le
modalità di giudizio.
Formulata la teoria delle 12 categorie, Kant si trova di fronte al
problema di doverne giustificare la validità e il loro uso attraverso la
cosiddetta “deduzione trascendentale”. La soluzione a questo
problema è rappresentata dall’”Io penso”.
identica struttura mentale che accomuna gli
uomini
Rende possibile l’oggettività del sapere
attraverso le 12 categorie tramite cui opera.
24. La Dialettica trascendentale, Kant si domanda se la metafisica
possa costituirsi come scienza. Nonostante abbia già un’idea
negativa in proposito, allo stesso tempo ritiene che la metafisica sia
frutto della ragione la quale, mai soddisfatta del mondo
fenomenico, è irresistibilmente attratta verso il regno dell’assoluto e
verso una spiegazione globale di ciò che esiste. Dunque la
metafisica, sebbene infondata, è vista da Kant come un’esigenza
naturale e inevitabile della menta umana.
25. anima mondo Dio
L’errore della metafisica consiste nel trasformare queste tre
esigenze mentali in realtà.
Per dimostrare l’infondatezza della metafisica, Kant analizza
tre scienze che ne costituiscono il fondamento : la psicologia
razionale, che studia l’anima, la cosmologia razionale, che studia
il mondo e la teologia razionale, che studia Dio.
26. Anche la teologia razionale, che si occupa della
questione di Dio, risulta priva di valore
conoscitivo. Dio,secondo Kant, rappresenta
l’ideale della ragion pura, cioè quel supremo
modello personificato di ogni realtà o perfezione
che i filosofi hanno designato come «essere
originario», «essere supremo», «essere degli
esseri» concependolo come l’Essere da cui
derivano e dipendono tutti gli esseri. Poiché
questo ideale, che scaturisce dalla semplice
ragione, non ci dice nulla riguardo la sua realtà
effettiva, la tradizione ha elaborato una serie di
prove sull’esistenza di Dio che Kant raggruppa in
tre classi:
1) La prova ontologica
2) Prova cosmologica
27. La prova ontologica, che risale a S.
Anselmo, pretende di ricavare l’esistenza di
Dio dal semplice concetto di Dio come essere
perfettissimo, affermando che in quanto
tale, egli non può mancare dell’attributo
dell’esistenza. Distinguendo criticamente tra
piano mentale e piano reale, Kant obbietta che
non risulta possibile «passare» dal piano della
possibilità logica a quello della realtà
ontologica, in quanto l’esistenza è qualcosa che
possiamo constatare solo per via empirica, e
non già dedurre per via puramente intellettiva.
Kant sostiene che l’esistenza non è un
predicato, quindi non è una proprietà logica, ma
un fatto che può essere solo l’esisto di un
accertamento empirico.
28. fondamento
scientifico, infatti, dall’esistenza del
mondo non si può dedurre l’esistenza di un
ente necessario poiché il principio causa-
effetto è una categoria e quindi ha validità
solo nei limiti dell’esperienza.
L’argomento teologico, affermato dalla
Scolastica e dalla corrente del
Razionalismo, deve essere rifiutato in
quanto l’ordine e la regolarità dei fenomeni
naturali che sembrano tendere verso un
fine, potrebbero provare l’esistenza di un
ordinatore della materia ma non di un dio
creatore. Però per affermare l’esistenza di
un Ente creatore o semplicemente
ordinatore, partendo dall’ordine
29.
30. La critica della ragion pratica è la critica
che si occupa della morale. Per capire la
morale «kantiana» bisogna comprendere il
concetto di «dovere» infatti, se la critica
della ragion pura era legata al «mondo
dell’essere», la critica della ragion
pratica è legata alla categoria filosofica
del «dover essere». Le azioni del dover
essere si dividono in:
Azioni legali ovvero azioni conformi alle
leggi stabilite dallo Stato e risiedono
nel comportamento esteriore degli
uomini; secondo queste, si compie
31. All’interno della critica della ragion
pratica Kant afferma che nell’uomo esiste
una legge morale valida per tutti e sempre.
In altri termini, nella sua opera, Kant
muove dal convincimento dell’esistenza di
una legge etica assoluta. La legge morale è:
Universale
Libera
Necessaria
Incondizionata
Kant inoltre riconosce alla legge morale
32. Per Kant i principi pratici che portano
l’uomo ad agire sono di due tipi: le
massime e gli imperativi.
Le massime valgono solo
soggettivamente e variano di momento
in momento, da persona a persona.
Gli imperativi sono principi pratici
oggettivi, cioè sono validi per tutti. In
altre parole sono comandi, doveri che
esprimono la necessità oggettiva
33. IMPERATIVI IPOTETICI IMPERATIVI CATEGORICI
(HYPOTHETISCHEN IMPERATIV) (KATEGORISCHEN IMPERATIV)
Determinano la Gli imperativi
volontà a categorici
condizione che essa determinano la
voglia raggiungere volontà non in vista
certi obbiettivi. di ottenere un
Sono ipotetici determinato
perché valgono effetto
nell’ipotesi in cui si desiderato, ma
voglia quel fine e solamente come
valgono volontà. Ordina
oggettivamente per cioè il dovere in
tutti coloro che si modo
propongono di incondizionato, a
34. La formalità
Per formalismo etico, Kant intende
quella dottrina secondo cui il motivo
determinante dell’azione morale è la
forma*, la quale non ci dice cosa
dobbiamo fare ma come dobbiamo fare
ciò che facciamo, prescrivendoci
unicamente la massima dell’universalità.
Il formalismo etico non significa che la
volontà non abbia dei contenuti o che la
*Per forma, Kant intende l'universalità
della legge, che obbliga ad agire
legge non abbia una materia ma significa
indipendentemente da desideri o dalle
preferenze egoistiche di ognuno
che è la forma a determinare il
35. Nella critica della ragion pratica Kant
formula 3 postulati(=verità che si accettano senza
dimostrazione perché non sono in grado di dimostrarla).
Questi postulati sono:
36. Poiché solo la santità (=la conformità
completa della volontà della legge)
rende degni del sommo bene e poiché
la santità non è realizzabile nel nostro
mondo si deve per forza ammettere
che l’uomo possa disporre di un tempo
infinito, grazie a cui progredire
all’infinito verso la santità.
37. Se la realizzazione della santità(
1°condizione del sommo bene) implica
il postulato dell’immortalità dell’anima,
la realizzazione del secondo elemento
del sommo bene, cioè la felicità
proporzionata alla virtù, comporta il
postulato dell’esistenza su Dio, ossia
la credenza in una «volontà santa e
38. La libertà è la condizione stessa
dell’etica, che nel momento stesso
in cui prescrive il dovere
presuppone anche che si possa
agire o meno in conformità ad esso
e che quindi si sia sostanzialmente
liberi. Kant sostiene che se c’è la
39.
40. La critica del giudizio è la critica
che studia il sentimento. Quest’ultimo
per Kant rappresenta un’esigenza umana
che non ha valore conoscitivo e
teoretico. Per Kant i giudizi
sentimentali costituiscono il campo dei
giudizi riflettenti, in contrapposizione
al campo dei giudizi determinanti.
I Giudizi determinanti: sono giudizi
conoscitivi e scientifici che
determinano la realtà in base a
criteri universali a priori
(spazio, tempo e le 12 categorie)
I Giudizi riflettenti: sono giudizi
sentimentali, che si limitano a
riflettere su una natura costituita
41. Il giudizio estetico
Nella «critica del
giudizio» il termine
ESTETICA assume il
significato di dottrina
dell’arte e della bellezza.
Dopo aver premesso che
bello non è ciò che
piace, ma ciò che piace
nel giudizio di gusto, Kant
si propone di chiarie la
natura specifica del
giudizio estetico.
42.
43. IL BELLO (DAS SCHÖNE)
1. Secondo la qualità il bello è ciò che piace
senza interesse. Infatti i giudizi estetici
sono caratterizzati dall’essere
contemplativi e disinteressati perché non si
curano dell’esistenza o del possesso degli
oggetti ma solo della loro immagine o
rappresentazione.
2. Secondo la quantità il bello è ciò che
piace universalmente senza concetto.
Infatti si può dire che una cosa è bella
anche senza essere esperti in materia.
3. Secondo la relazione il bello è la forma
della finalità di un oggetto.
44. I caratteri specifici del giudizio estetico sono il disinteresse e la pretesa dell’universalità.
Kant intende dire che nel giudizio estetico la bellezza è vissuta come qualcosa che deve
venir condivisa da tutti. Bisogna tener presente che:
- Kant distingue tra il campo del piacevole che è «ciò che piace ai sensi della
sensazione» e il campo del piacere estetico, che è il sentimento provocato
dall’immagine o «forma» della cosa che diciamo bella. Il piacevole dà luogo
ai “giudizi estetici empirici”, scaturienti dalle attrattive delle cose sui sensi e legati alle
inclinazioni individuali, e perciò privi di universalità, in quanto per essi vale il detto “de
gustibus non est disputandum» . Tutte le volte che la bellezza è solo un fatto di attrattiva
fisica, che mette in moto i sensi più che lo spirito, come succede ad esempio a proposito
della bellezza delle persone dell’altro sesso, il giudizio estetico risulta inquinato nella sua
purezza e quindi inevitabilmente soggettivo. Il piacere estetico è invece qualcosa di
puro, che si concretizza nei “giudizi estetici puri”, gli unici ad avere la pretesa
dell’universalità, poiché non soggetti a condizionamenti.
- Kant distingue anche tra bellezza “libera” che viene appresa senza alcun concetto e
bellezza “aderente”, che implica il riferimento a un determinato concetto della
perfezione dell’oggetto che viene definito bello. Soltanto i primi risultano essere «giudizi
estetici puri» e perciò universali, perché i secondi sono complicati da considerazioni
intellettuali o pratiche, che possono variare attraverso i tempi e le civiltà.
45. Kant si ritrova di fronte al problema della
deduzione dei giudizi estetici puri e
risolve tale problema sulla base della
teoria della comune struttura della mente
umana. Egli afferma che il giudizio
estetico nasce da uno spontaneo rapporto
dell’immaginazione o della fantasia con
l’intelletto, generando un senso di
armonia. Poiché tale fenomeno è identico
in tutti gli uomini, viene spiegato il
fenomeno dell’universalità estetica.
Fondando il giudizio di gusto e la sua
46. Dopo aver trattato del bello, Kant passa all’analisi del
SUBLIME. Per sublime si intende, un valore estetico
che, in tutte le varie sottospecie
(tragico, orrido, terribile, solenne ecc.) è prodotto dalla
percezione di qualcosa di smisurato o di
incommensurabile. Kant distingue due tipi di sublime:
o Quello matematico: nasce in presenza di qualcosa di
smisuratamente grande (il diametro terrestre, il sistema
planetario, la via lattea ecc.).
o Quello dinamico: nasce in presenza di strapotenti
forze naturali (l’oceano sconvolto da una tempesta, gli
uragani che causano devastazione).
Le due forme del sublime risultano caratterizzate dalla
stessa dialettica dispiacere-piacere.
Dispiacere perché la nostra immaginazione non riesce ad
47.
48.
49. IL BELLO
Nasce dal
rapporto tra
mente e
fantasia e dà
armonia e
IL SUBLIME
serenità
Nasce dal
contrasto tra
mondo fisico e
mondo spirituale e
50. Il giudizio teleologico(dal greco télos, che
significa "fine", "scopo") è il giudizio
riflettente che ha per oggetto la finalità della
natura, cioè una finalità che è pur sempre
espressione di un nostro punto di vista, ma da
noi viene rappresentato come intrinseca alla
natura, cioè una nostra proiezione sulla natura.
Esso ha luogo quando noi consideriamo dei
fenomeni che hanno certamente una
spiegazione di tipo causale, ovvero
deterministico, come se fossero orientati verso
un fine, infatti di fronte ad un organismo
vivente noi non possiamo fare a meno di
ritenere che vi sia uno scopo, o un progetto,
che spieghi la reciproca subordinazione delle