1. AMBIENTE SANITARIO
STRUTTURA MOLTO COMPLESSA
! Rischio IMPIANTISTICO – STRUTTURALE
Apparecchiature
! Rischio INCENDIO elettromedicali
Numerose attività svolte Impianti
!Rischio CHIMICO Strumentazioni
Numerose figure lavorative Preparati
! Rischio BIOLOGICO Sostanze pericolose
Gas anestetici
! Rischio FISICO
2. AMBIENTE RISCHIO RISCHIO RISCHIO
CHIMICO FISICO BIOLOGICO
SALA OPERATORIA, SALA PARTO X X X
TERAPIA INTENSIVA, T.I.N., NIDO X X
REPARTI DI DEGENZA X
LABORATORIO DI ANATOMIA PATOLOGICA X
AMBULATORIO DI ENDOSCOPIA DIGESTIVA X
LABORATORIO DI CHIMICA-CLINICA X X
LABORATORIO DI MICROBIOLOGIA X
LABORATORIO DI MEDICINA NUCLEARE X
LABORATORIO TRASFUSIONALE X
REPARTI DI TERAPIA ANTIBLASTICA X
SERVIZI CLINICO-DIAGNOSTICI X X
LABORATORI DI RICERCA X
SERVIZI AUSILIARI X
3. RISCHI IGIENICO SANITARI
STERILIZZAZIONE
DISINFEZIONE
PREVENZIONE
EVENTI AVVERSI NOTIFICA
MALATTIE INFETTIVE
GESTIONE DEI RIFIUTI MICROCLIMA
VIBRAZIONI RISTORAZIONE COLLETTIVA
ILLUMINAZIONE RUMORE
LA SANIFICAZIONE
DEGLI AMBIENTI
4. LA SANIFICAZIONE
DEGLI AMBIENTI
E’ un’attività che riguarda il complesso di procedimenti
e operazioni di origine pratico e sanitario, finalizzato a
rendere salubre l’ambiente mediante le attività di pulizia
e successiva detersione
Un buon metodo di sanificazione ospedaliera:
2. deve salvaguardare lo stato igienico dei locali in
rapporto al tipo di prestazione a cui sono adibiti
3. deve rispettare le condizioni estetiche dell’ambiente
4. non deve modificare le superfici trattate
5. SANIFICAZIONE IN OSPEDALE
Non è necessario creare condizioni di asetticità assoluta
E’ sufficiente assicurare una situazione ambientale a rischio
controllato
Contenere la carica microbica entro limiti igienicamente
accettabili per il tipo di ZONA che si deve trattare
Ogni ambiente ha uno standard ottimale
che è conseguenza della destinazione
d’uso dell’ambiente stesso.
6. SANIFICAZIONE IN OSPEDALE
l’uso di sostanze disinfettanti è riservata alle zone
particolarmente a rischio dove:
1. Anche le operazioni di pulizia sono eseguite con maggior
frequenza
2. Il numero di persone ed oggetti in transito dovrebbe essere
limitato
3. I degenti possono beneficiare di una massiva riduzione
della carica microbica anche se temporanea
7. LA SANIFICAZIONE
DEGLI AMBIENTI
STRUMENTI DI CONTROLLO
Formazione
Linee guida
Procedure
Protocolli
Capitolato d’appalto
Matrice di responsabilità
8. SANIFICAZIONE BLOCCO OPERATORIO
MATRICE DI RESPONSABILITA’
Personale infermiere Infermiere DAS Direzion Respons Direttore Direzione
della ditta coordinator Igiene e abile DAS e Amministrativa
di pulizie e Sanitaria ditte Resp. Serv. Provv.
Medico Econ.
del B.O.
Esecuzione
pulizia e
disinfezione
in
ottemperan
za a quanto
previsto in
Capitolato
d’Appalto e
nelle linee
guida del
DAS di
Igiene
9. STERILIZZAZIONE
Qualsiasi processo fisico o chimico che
porta alla distruzione di tutte le forme di
microrganismi viventi, comprese le spore.
Misura di efficacia dimostrata
da studi clinici nella
prevenzione delle infezioni
associate all’assistenza
sanitaria
(categoria IA) CDC Atlanta
10. STERILIZZAZIONE
Per ottenere la sterilità del dispositivo
medico si possono utilizzare
differenti procedimenti che
dipendono da diversi fattori quali:
Caratteristiche chimico-fisiche del materiale
da sterilizzare
Costo del materiale
Costo dell'impianto di sterilizzazione
11. STERILIZZAZIONE
Principali metodi fisici di sterilizzazione
VAPORE SOTTO CALORE SECCO
PRESSIONE
Vetro,
Metallo, tessuti, Vetro e
Gomma termores. Metallo
(non per sala oper.)
Autoclave
Stufetta
a vapore
a secco
12. STERILIZZAZIONE
Metodiche di sterilizzazione a bassa temperatura
materiali
termosensibili
(esclusi i materiali
in cellulosa)
Materiali termolabili
GAS PLASMA che non tollerano
il vapore
OSSIDO
Strumenti endoscopici
DI ETILENE
ACIDO PERACETICO
13. STERILIZZAZIONE
La premessa fondamentale per il raggiungimento della
sterilità dei dispositivi medici consiste nella giusta
sequenza ed esecuzione delle seguenti fasi:
1.Raccolta
2.Decontaminazione
3.Pulizia
4.Lavaggio
5.Asciugatura
6.Confezionamento
7.Sterilizzazione
14. STERILIZZAZIONE
STRUMENTI DI CONTROLLO
Formazione
Linee guida
Procedure indicatori
Protocolli
Check list
15. Check list
Strumento operativo idoneo a garantire l’uso
sistematico delle linee guida e degli indicatori
di qualità per la gestione dei blocchi operatori
Implementazione Elaborazione di
di un sistema di una strategia di
verifica periferico aggiornamento
Ha consentito valutazione dei rischi ed
identificazione dei punti critici in merito
al processo di sterilizzazione
16. Check list ALCUNI ESEMPI
1. Decontaminazione
I dispositivi medici da decontaminare sono stati collocati in un
apposito contenitore?
L’operatore per effettuare le procedure di decontaminazione e
di lavaggio del materiale da sterilizzare ha indossato i DPI?
2. Lavaggio e asciugatura
Gli strumenti complessi sono stati smontati assicurandosi che
le parti cave siano pervie e ove necessario sono state utilizzate
siringhe raccordabili per far scorrere la soluzione detergente
all’interno del lume?
I guanti di gomma prima di essere tolti sono stati lavati e
disinfettati
17. Check list ALCUNI ESEMPI
3. Autoclavi
Nel caricamento dell’autoclave le buste e i pacchi di carta
sono stati sistemati in modo tale da consentire al vapore di
fluire liberamente?
È stato evitato che i pacchi toccassero le pareti interne dell’
autoclave?
4. Conservazione e stoccaggio
La manipolazione delle confezioni sterili è stata eseguita con
le mani pulite?
Il materiale sterile è stato conservato in armadi o scaffalature
puliti, al riparo della luce diretta, della polvere e lontano da fonti
di calore?
L’operatore che ha effettuato lo stoccaggio ha verificato che
gli indicatori di processo hanno virato correttamente?
18. Check list INDICATORI DI EFFICACIA
Corretta compilazione delle check-list
Partecipazione del personale con domande
Conoscenza dei punti critici
Conferma comportamenti idonei del personale
Presenza del personale agli incontri di gruppo
Verifica sulle attività nei blocchi operatori (uniformità e
ottimizzazione dei comportamenti)
Capacità di risposta del personale a quesiti più specifici e
complessi
19. Check list
La check list si è rivelata un utile strumento
di monitoraggio sui punti critici identificati
permettendo una periodica verifica dei
corretti comportamenti tenuti nei blocchi
operatori.
20. MICROCLIMA
L’insieme di fattori fisici che condiziona le
caratteristiche climatiche dell’ambiente indoor e di
conseguenza gli scambi termici uomo-ambiente
IRRAGIAMENTO
TEMPERATURA
VELOCITA’ UMIDITA’
DELL’ARIA
21. TEMPERATUR
A
La temperatura dell’aria è uno dei parametri
principali che influisce sulle condizioni
microclimatiche ed il confort termico.
E’ INFLUENZATA
isolamento termico di pareti ed infissi
temperatura esterna
impianti di riscaldamento e condizionamento dell’aria
22. TEMPERATUR
A
PERIODO TEMPERATURA
Stagione invernale 19-22 °C
Stagione estiva 24-26 °C
23. UMIDITA’
E’ la quantità di vapore acqueo presente nell’aria ad una
determinata temperatura e pressione atmosferica, aumenta
all’aumentare della temperatura
Umidità massima quantità massima di vapore acqueo che può
essere contenuta in un metro cubo d’acqua
Umidità assoluta quantità di vapore acqueo effettivamente
presente in un metro cubo d’acqua al momento della
determinazione
Umidità relativa rapporto tra umidità assoluta e umidità
massima ad una determinata temperatura
24. UMIDITA’
PERIODO UMIDITA’ RELATIVA
Stagione invernale 40-50%
Stagione estiva 50-60 %
25. VELOCITA’
DELL’ARIA
E’ la misurazione direzionale della velocità dell’aria
in un ambiente e dipende dai seguenti fattori:
3. apertura di porte e finestre, in caso di ventilazione naturale
4. presenza di sistemi artificiali di ventilazione tipo climatizzatori
La ventilazione ricambiando continuamente gli strati
d’aria a contatto con la cute facilita la dispersione
del calore e favorisce il raffreddamento del corpo.
26. VELOCITA’
DELL’ARIA
PERIODO VENTILAZIONE
Stagione invernale 0,05-0,1 m/sec
Stagione estiva 0,1-0,2 m/sec
27. MICROCLIMA
CONDIZIONI OTTIMALI
UMIDITA’
PERIODO TEMPERATURA VENTILAZIONE
RELATIVA
Stagione
19-22 °C 40-50% 0,05-0,1 m/sec
invernale
Stagione
24-26 °C 50-60 % 0,1-0,2 m/sec
estiva
28. Umidità CAPACITA’ LAVORATIVE
Temperatura
Relativa
21°C 40% Massimo benessere
85% Benessere ma in riposo
91% Fatica e depressione
25°C 20% Nessun malessere
65% Malessere
80% Riposo necessario
100% Impossibile il lavoro
pesante
29. DALLA CATTIVA QUALITÀ DELL’ARIA DERIVANO
RISCHI PER GLI OPERATORI E PER IL MALATO
RISCHIO DI
MALESSERE
RISCHIO DI per cattiva qualità del
INTOSSICAZIONE microclima
per presenza di
sostanze tossiche
RISCHIO DI INFEZIONE
per presenza inadeguata, quantitativa e/
o qualitativa di microrganismi.
30. MICROCLIMA
RISCHIO DI MALESSERE
per cattiva qualità del microclima
1. ELEVATO TASSO DI UMIDITÀ
2. TEMPERATURE TROPPO ELEVATE E/O TROPPO BASSE,
ASSOCIATE AD UN ELEVATO LIVELLO DI UMIDITÀ
3. UMIDITÀ RELATIVA TROPPO BASSA/ALTA
31. MICROCLIMA
STRUMENTI DI CONTROLLO
MONITORAGGIO DELLE CARATTERISTICHE MICROCLIMATICHE
parametri fisici ambientali
OBIETTIVI numero di ricambi d’aria/h
indici microclimatici di comfort e di stress
termico
METODI stazione microclimatica computerizzata
32. MICROCLIMA
MODELLO OPERATIVO DI CONTROLLO ADOTTATO
MONITORAGGIO MICROCLIMATICO
misura dei principali parametri microclimatici e calcolo
degli indici di stress e comfort termico
MISURAZIONE DEL NUMERO MEDIO DI RICAMBI
D’ARIA/ORA
sala operatoria
33. INDAGINE ORDINARIA DELLE CONDIZIONI MICROCLIMATICHE
E DEL NUMERO DI RICAMBI D’ARIA/ORA
CADENZA MINIMA: SEMESTRALE
VALUTAZIONE DEI PRINCIPALI PARAMETRI MICROCLIMATICI
(TEMPERATURA DELL’ARIA, UMIDITÀ RELATIVA, VELOCITÀ
DELL’ARIA) E CALCOLO DEGLI INDICI DI STRESS E COMFORT
TERMICO (PMV, PPD), MISURA DEL NUMERO MEDIO DI
RICAMBI D’ARIA/ORA (SALA OPERATORIA, TERAPIA
INTENSIVA)
PERIODICITÀ: AUMENTATA NEI CASI DI PREOCCUPANTE
DISCOSTAMENTO
RIFERIMENTI E LIMITI:
1) D.P.R. 14/01/97
2) D.G.R. 7301/’01
3) LINEE GUIDA PER LA DEFINIZIONE DEGLI STANDARD DI SICUREZZA E DI IGIENE
AMBIENTALE DEI REPARTI OPERATORI (MINISTERO DELLA SALUTE, 2002)
4) ISO 7730
34. CONDIZIONI MICROCLIMATICHE OTTIMALI
Raccomandazioni fornite dalle linee guida I.S.P.E.S.L.
Temp. aria (inv. est.) 20-24° C
Umidità Relativa 40-60%
Temperatura rad. differenziale con t °C aria <2
Velocità aria 0,05-0,15 m/s
PMV (calcolare in funzione ±0,5
di attività e vestiario)
PPD (in funzione del PMV < 10%
ottenuto)
35. INDICI DI CONFORT TERMICO
PMV Voto medio Previsto: voto medio relativo alla
sensazione espressa dalle persone residenti in un ambiente in
funzione di:
-metabolismo energetico
-carico di lavoro
-resistenza termica del vestiario
-temperatura dell’aria
-temperatura radiante media
-velocità dell’aria
PPD Percentuale prevista di insoddisfatti: è un
algoritmo che consente di quantificare la percentuale di
insoddisfatti nei riguardi del microclima dell’ambiente confinato.
36. DPR 14/01/1997
Requisiti strutturali tecnologici e organizzativi
minimi
N. RICAMBI D’ARIA/ORA
Sale Operatorie >15 ricambi aria/ora
Sale Parto >6 ricambi aria/ora
37. DPR 14/01/1997
Requisiti strutturali tecnologici e organizzativi
minimi
Day-surgery e day-hospital
Servizi di medicina di laboratorio
Pronto soccorso ospedaliero
Area di degenza
Medicina nucleare
Rianimazione e terapia intensiva
Reparto operatorio
Punto nascita - Blocco parto
Attività di radioterapia
Centro di salute mentale
Centri ambulatoriali di riabilitazione
Presidi ambulatoriali di recupero e rieducazione funzionale
Attività di diagnostica per immagini
39. Monitoraggio delle Concentrazioni dei Gas Anestetici
esposizione occupazionale a gas
OBIETTIVI anestetici (N20 e vapori
alogenati)
tenuta del gruppo anestesiologico
Analizzatori automatici il cui principio di misura si
METODI basa sul metodo fotoacustico a raggi infrarossi
(sensibilità 0,01 ppm)
40. LIMITI CONCENTRAZIONI GAS ANESTETICI
(T.L.V.-T.W.A.)
Raccomandazioni Ministero della Sanità circ. n.5/1989
NO2 100 ppm sala operatoria costruita / ristrutturata prima
del 1989
NO2 50 ppm sala operatoria costruita / ristrutturata dopo il
1989
Alotano 50 ppm
Enflurano 75 ppm
Raccomandazioni N.I.O.S.H.
NO2 25 ppm
Alogenati 2 ppm C (ceiling)
Enflurano 75 ppm
41. INDAGINE ORDINARIA DELL’INQUINAMENTO DA GAS
ANESTETICI (SALA OPERATORIA)
CADENZA MINIMA: SEMESTRALE
DURATA DEL CAMPIONAMENTO: PER TUTTO IL PERIODO LAVORATIVO
O SU UN INTERVALLO DI TEMPO DI ALMENO 4 ORE
PERIODICITÀ: AUMENTATA NEI CASI DI PREOCCUPANTE
INQUINAMENTO ED INTEGRATA CON LA VALUTAZIONE
DELL’ESPOSIZIONE PROFESSIONALE INDIVIDUALE MEDIANTE
CAMPIONAMENTO PASSIVO (RADIELLO) E BIOLOGICO (URINE)
RIFERIMENTI E LIMITI:
1) CIRCOLARE DEL MINISTERO DELLA SANITÀ N. 5 DEL 1989
2) LINEE GUIDA PER LA DEFINIZIONE DEGLI STANDARD DI SICUREZZA E DI
IGIENE AMBIENTALE DEI REPARTI OPERATORI
(MINISTERO DELLA SALUTE, 2002)
42. MICROCLIMA
RISCHIO DI INFEZIONE
Indici di contaminazione microbica
Carica Batterica Totale Stafilococcus aureus
Pseudomonas aeruginosa
impianto di VCCC
S. O. pronta non in
OBIETTIVI sanificazione e attività
contaminazione ambientale
Reparto di degenza
comportamento
degli operatori S. O. in attività
Reparto di degenza
43. MODELLO OPERATIVO DI CONTROLLO
MONITORAGGIO MICROBIOLOGICO: VALUTAZIONE
DELLA CARICA MICROBICA, RICERCA DI
STAPHILOCOCCUS AUREUS E PSEUDOMONAS SPP.
(N. 1 ARIA, N. 1 PARETE, N. 1 SUPERFICE DI LAVORO)
Campionatori attivi Aria ambiente
Metodi Pareti
Piastre rodac Superfici lavoro
44. CAMPIONATORE ATTIVO:
S.A.S. SURFACE AIR SYSTEM
Campionatore ad aria che,
attraverso un disco
bucherellato, fa impattare
un getto d’aria contro agar
nutriente (plate count agar)
in piastre Rodac di 55 mm di
diametro
45. CONTACT PLATES
1 2 3 4
CHAPMAN
A (Stafilococcus aureus )
B 1 2 3 4
C
A
D
B
C
PLATE COUNT AGAR D
(Carica Batterica )
1 2 3 4
A
B
C
D
PSEUDOSEL
(Pseudomonas aeruginosa)
46. MODELLO OPERATIVO DI CONTROLLO ADOTTATO
CADENZA MINIMA: QUADRIMESTRALE
CAMPIONAMENTO ARIA ALLE BOCCHETTE DELL’IMPIANTO VCCC (SALA
OPERATORIA): VALUTAZIONE DELLA CARICA MICROBICA E RICERCA DEI
PRINCIPALI INDICATORI DI CONTAMINAZIONE BIOLOGICA (STAPHILOCOCCUS
AUREUS E PSEUDOMONAS SPP.)
CAMPIONAMENTO ARIA AMBIENTE: VALUTAZIONE DELLA CARICA MICROBICA E
RICERCA DEI PRINCIPALI INDICATORI DI CONTAMINAZIONE BIOLOGICA
(STAPHILOCOCCUS AUREUS E PSEUDOMONAS SPP.)
CAMPIONAMENTO SUPERFICI DI LAVORO (PARETE ED ARREDO): VALUTAZIONE
DELLA CARICA MICROBICA E RICERCA DEI PRINCIPALI INDICATORI DI
CONTAMINAZIONE BIOLOGICA (STAPHILOCOCCUS AUREUS E PSEUDOMONAS
SPP.)
PERIODICITÀ: AUMENTATA NEI CASI DI PREOCCUPANTE INQUINAMENTO
RIFERIMENTI E LIMITI:
1) LINEE GUIDA PER LA DEFINIZIONE DEGLI STANDARD DI SICUREZZA E DI IGIENE
AMBIENTALE DEI REPARTI OPERATORI (MINISTERO DELLA SALUTE, 2002)
47. LIMITI VALORI DI
CONTAMINAZIONE MICROBICA
Raccomandazioni fornite dalle linee guida I.S.P.E.S.L.
Nell’aria ambiente in prossimità del tavolo operatorio
a sala operatoria pronta <35 CFU/m3
a sala operatoria in attività:
- a flusso turbolento <180 CFU/m3
- a flusso laminare <20 CFU/m3
Nell’aria immessa dall’impianto di VCCC <1 CFU/m3
Sulle superfici della sala operatoria:
- delle pareti <0,5 CFU/cm2
- di piani di lavoro <0,5 CFU/cm2
49. Bacillo gram-negativo aerobio,
Legionella pneumophilia intracellulare, mobile asporigeno
1. ORGANISMI UBIQUITARI DELL’AMBIENTE ACQUATICO
2. COLONIZZANO TUTTI I SISTEMI IDRICI ARTIFICIALI:
I circuiti per la produzione e distribuzione dell’acqua calda, i sistemi di
accumulo di acqua, le docce, le vasche, le piscine, gli impianti di
condizionamento, ventilazione e climatizzazione dell’aria, le
apparecchiature per la respirazione assistita, i riuniti odontoiatrici, i
generatori di aerosol.
51. La moltiplicazione della Legionella nei sistemi
idrici è favorita da...
acqua stagnante
temperature comprese tra 25 e 45 °C
presenza di sedimenti, biofilm, depositi che favoriscono
anche la crescita di microflora commensale
presenza di alghe, protozoi e microrganismi
(Pseudomonas), che forniscono nutrienti essenziali e ospitano
Legionella in endosimbiosi
piccole concentrazioni di ioni metallici (provenienti, ad
esempio, da corrosione delle tubature)
52. Legionellosi
L’infezione è acquisita per
Febbre di Pontiac
inalazione o aspirazione
aerosol contaminati
provenienti da impianti di
climatizzazione, da Malattia dei legionali
rubinetti di lavabi o dagli
erogatori delle docce.
FATTORI DI RISCHIO:
tabagismo, consumo di alcol
età avanzata
malattie croniche
immunodeficienza
53. PREVENZIONE IN STRUTTURE SANITARIE
4 Aprile 2000 “Linee Guida per la prevenzione ed il controllo della
legionellosi” pubblicata sulla G.U. n.103 del 5/5/2000
CONCENTRAZIONE DI CASI ACCERTATI DI STATO DI MISURE DA APPLICARE
LEGIONELLA UFC/L LEGIONELLA CONTAMINAZIONE
NOSOCOMIALE
<100 0 Presenza limitata Nessuna azione
1.000-10.000 0 Contaminazione presente - Aumentare sorveglianza
clinica
- Adottare misure specifiche
di prevenzione e controllo
- Ripetere periodicamente i
controlli microbiologici
0-10.000 >1 Contaminazione presente Oltre a quanto sopraesposto:
- effettuare bonifica
ambietale;
- adottare misure specifiche
di prevenzione e controllo
>10.000 0 Contaminazione massiva Attuare immediatamente
procedure di
decontaminazione:
iperclorazione continua,
shock termico
54. MODELLO OPERATIVO
SORVEGLIANZA MICROBIOLOGICA ADOTTATO
INDAGINE ORDINARIA DELLA CONTAMINAZIONE BIOLOGICA DA LEGIONELLA
PNEUMOPHILA
CADENZA MINIMA: QUADRIMESTRALE
RICERCA DI LEGIONELLA PNEUMOPHILA SU RUBINETTI E DOCCE DEI SISTEMI
DI DISTRIBUZIONE DI ACQUA SANITARIA (LIMITE 1.0 X 104 UFC/L)
RICERCA DI LEGIONELLA PNEUMOPHILA SU ACQUA DI CONSENSA DEGLI
IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO, APERTURA E CHIUSURA IMPIANTO (LIMITE
1.0 X 104 UFC/L)
PERIODICITÀ: AUMENTATA NEI CASI DI PREOCCUPANTE INQUINAMENTO ED
INTEGRATA DA BONIFICA IMPIANTO IDRICO, PULIZIA DECONTAMINAZIONE E
DISINFEZIONE IMPIANTI DI VENTILAZIONE E CONDIZIONAMENTO, APPARATI DI
UMIDIFICAZIONE
RIFERIMENTI E LIMITI:
1) LINEE GUIDA CONFERENZA PERMANENTE PER I RAPPORTI TRA STATO,
REGIONI, E PROVINCIE AUTONOME DI TRENTO E BOLZANO. DOCUMENTO DI LINEA
GUIDA PER LA PREVENZIONE ED IL CONTROLLO DELLA LEGIONELLOSI (04.04.’00)
55. STRATEGIE DI PREVENZIONE IMPIANTISTICHE
MISURE A BREVE TERMINE
Da adottare in presenza di una concentrazione di legionelle fino a
102ufc/l
SOSTITUZIONE DEI GIUNTI, FILTRI DEI RUBINETTI E CIPOLLE
DELLE DOCCE, TUBI FLESSIBILI DELLE DOCCE USURATI E DI
OGNI ALTRO ELEMENTO DI DISCONTINUITÀ;
DECALCIFICAZIONE DEGLI ELEMENTI MENO USURATI IN UNA
SOLUZIONE ACIDA (PER ES. ACIDO SULFAMICO, ACETO BIANCO
ECC.) E DISINFEZIONE IN UNA SOLUZIONE CONTENENTE
ALMENO 50 MG DI CLORO LIBERO PER LITRO D’ACQUA FREDDA
PER ALMENO 30 MINUTI.
56. STRATEGIE DI PREVENZIONE IMPIANTISTICHE
MISURE A LUNGO TERMINE
Da adottare, congiuntamente alle precedenti, in presenza di una
concentrazione di legionelle fino a 102ufc/l
ALMENO UNA VOLTA L’ANNO SVUOTARE, PULIRE E
DISINFETTARE SERBATOI, SCALDABAGNI E TUBATURE. I
PRODOTTI CHIMICI UTILIZZATI DEVONO ESSERE PURI, GLI
OPERATORI DEVONO ESSERE PROTETTI E LA DISINFEZIONE
PRATICATA DOPO LA PULIZIA E IL RISCIACQUO. UN
RISCIACQUO PROLUNGATO SEGUITO EVENTUALMENTE DA
UNA DISINFEZIONE È NECESSARIO DOPO L’INSTALLAZIONE DI
NUOVE TUBATURE E DOPO LAVORI DI MANUTENZIONE
DELL’IMPIANTO;
57. STRATEGIE DI PREVENZIONE IMPIANTISTICHE
MISURE A LUNGO TERMINE
IL CONTROLLO DELLA FORMAZIONE DI DEPOSITI DI CALCARE PUÒ
ESSERE REALIZZATO, SE NECESSARIO, SUI CIRCUITI DELL’ACQUA
CALDA CON L’AIUTO DEGLI USUALI SISTEMI IN COMMERCIO (RESINE
A SCAMBIO IONICO, ECC.). IN QUESTO CASO È NECESSARIO UN
MONITORAGGIO GIORNALIERO DA PARTE DI PERSONALE
APPOSITAMENTE ADDESTRATO;
LA DECALCIFICAZIONE PERIFERICA DELLE DOCCE DEVE
ESSERE EFFETTUATA REGOLARMENTE, AL MINIMO UNA
VOLTA ALL’ANNO
58. STRATEGIE DI PREVENZIONE IMPIANTISTICHE
MISURE A LUNGO TERMINE
IN OCCASIONE DI LAVORI SULLA RETE IDRICA:
1. APPROFITTARE PER ELIMINARE BRACCI MORTI E TUBI
OSTRUITI;
2. AGGIORNARE LA PIANTA DELLA RETE;
3. EFFETTUARE UN RISCIACQUO PROLUNGATO CHE PUÒ
ESSERE SEGUITO DA UNA DISINFEZIONE E DA UN ALTRO
RISCIACQUO.
59. INTERVENTI DI BONIFICA
L’intervento prevede:
SHOCK TERMICO • innalzamento della
temperatura dei boilers a
valori superiori ad 80°;
• attivazione delle pompe
di ricircolo per distribuire
l’acqua così surriscaldata
nella rete di distribuzione
> 80°C
fino ai rubinetti, dove
l’acqua è fatta defluire ad
71-77°C una temperatura tra i 71
e 77°;
• mantenimento delle
condizioni di cui al punto
precedente per circa 5
60. INTERVENTI DI BONIFICA
SHOCK TERMICO
L’intervento è eseguito sull’intera montante idrica in presenza
di una contaminazione massiva.
In maniera selettiva quando i risultati del monitoraggio
microbiologico, eseguito dopo un intervento di bonifica
sull’intera montante, indicano concentrazioni di legionelle in
alcuni punti terminali ancora elevati.
L’intervento è eseguito dall’Ufficio ATM in
collaborazione con il Dipartimento di Igiene
Ospedaliera e la Direzione Sanitaria
61. INTERVENTI DI BONIFICA
MISURE A LUNGO TERMINE
Dopo shock termico
mantenimento costante
della temperatura dell’acqua
50-55°C calda a valori di 50-55°C
63. D.Lgs22/97 Art.7
“Diversi tipi di rifiuti provenienti da attività sanitarie”
sono RIFIUTI SPECIALI PERICOLOSI
D.P.R. 254/2003 Art.2
RIFIUTI SANITARI
Sono quelli che derivano da strutture pubbliche e private
che svolgono attività medica e veterinaria di
prevenzione, di diagnosi, di cura, di riabilitazione e di
ricerca ed erogano le prestazioni di cui alla Legge 23
Dicembre 1978, n. 833.
64. D.P.R. 254/2003 Art.2
RIFIUTI SANITARI
SI DISTINGUONO IN
a) non pericolosi;
b) pericolosi non a rischio infettivo;
c) pericolosi a rischio infettivo;
d) quelli che richiedono particolari modalità di
smaltimento (farmaci scaduti, organi e parti anatomiche,
stupefacenti, animali da esperimento);
f) i rifiuti da esumazioni e da estumulazioni, nonchè i
rifiuti derivanti da altre attività cimiteriali esclusi i rifiuti
vegetali provenienti da aree cimiteriali
65. RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI
A RISCHIO INFETTIVO
1. Rifiuti che provengono da ambienti di isolamento infettivo
nei quali sussiste un rischio di trasmissione biologica aerea
nonché da ambienti ove soggiornano pazienti in isolamento
infettivo affetti da patologie causate da agenti biologici del
gruppo IV
1. Rifiuti pericolosi a rischio infettivo che presentino almeno una
delle seguenti caratteristiche:
b) provengano da ambienti di isolamento infettivo e siano venuti
a contatto con qualsiasi liquido biologico secreto o escreto
dai pazienti isolati;
c) siano contaminati da sangue o liquidi biologici contenenti
sangue visibile
66. RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI
A RISCHIO INFETTIVO
1. Rifiuti pericolosi a rischio infettivo che presentino
almeno una delle seguenti caratteristiche:
b. siano contaminati da feci o urine, nel caso in cui
sia segnalato dal medico che il paziente è affetto
da patologia trasmissibile attraverso tali escreti;
c. siano contaminati da secrezioni vaginali, liquido
seminale, cerebrospinale, sinoviale, pleurico,
peritoneale, pericardico o amniotico
67. MODALITA’
DI RACCOLTA
Doppi contenitori di colore giallo, da 40 e 60 litri
costituiti da:
un contenitore esterno in cartone rigido (giallo e
bianco) con caratteristiche di particolare resistenza
ad urti e sollecitazioni provocati nella
movimentazione ed il trasporto
68. MODALITA’
DI RACCOLTA
un sacco in plastica con chiusura ad opera di un
laccio in nylon autobloccante
Il contenitore esterno presenta
la dicitura
RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI A
RISCHIO INFETTIVO
D.Lgs. 22/97
69. MODALITA’
DI RACCOLTA
Taglienti e pungenti D.P.R. 254/2003
Gli aghi ed i taglienti, dopo l’impiego, vanno posti
in altri contenitori con apposita scritta e forniti di
un imballaggio rigido esterno resistente agli urti ed
alle sollecitazioni nel trasporto.
RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI A RISCHIO
INFETTIVO TAGLIENTI E PUNGENTI
Entrambi i tipi di rifiuti, prima di essere allontanati
devono essere sottoposti a trattamenti di
disinfezione e/o sterilizzazione
70. SMALTIMENTO Inceneritore
GENERATORE DI VAPORE
CAMINO
REATTORE
VENTURI
FILTRO A
camera di MANICHE
S.C combustio
.R. ne
CENREI
VOLANTI
VAPORE ARIA SECCA
SCORIE
71. CORRETTA GESTIONE DEI RIFIUTI SANITARI
PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO
OBIETTIVO PRIMARIO:
Minimizzare il rischio per gli operatori, per gli
utenti, per la salute pubblica e per l’ambiente
Il personale infermieristico, tecnico ed ausiliario è
direttamente coinvolto nel complesso processo di
allontanamento e smaltimento dei rifiuti
72. CORRETTA GESTIONE DEI RIFIUTI SANITARI
PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO
RESPONSABILITA’:
La corretta gestione dei rifiuti all’interno di una unità
operativa è responsabilità del CAPOSALA, di
conseguenza gli operatori dell’U.O., preposti a tale
mansione, dovranno attenersi alle disposizioni impartite.
IL DIRETTORE SANITARIO, è responsabile della
sorveglianza e del rispetto delle disposizioni di legge
concernenti i rifiuti
73. CORRETTA GESTIONE DEI RIFIUTI SANITARI
PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO
RESPONSABILITA’:
DIRETTORI UU.OO., CAPOSALA dovranno:
2. Vigilare sulla corretta gestione rifiuti da parte del
personale preposto;
3. Segnalare immediatamente alla direzione sanitaria
eventuali non conformità
LINEE GUIDA, PROCEDURE E PROTOCOLLI
guidano le modalità di corretta gestione dei rifiuti
74. RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI A RISCHIO
INFETTIVO
Utilizzo di DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE in tutte
le fasi di gestione dei rifiuti
Evitare ASSOLUTAMENTE di prelevare materiale dai
contenitori dei rifiuti
Chiudere ACCURATAMENTE il contenitore per evitare la
fuoriuscita di rifiuti
EVITARE di trascinare i contenitori o appoggiarli al corpo e
qualsiasi altra manovra che possa pregiudicare la propria e altrui
sicurezza.
75. CORRETTO USO DI AGHI E TAGLIENTI
non indirizzare la punta degli aghi o altri oggetti
taglienti verso parti del corpo;
non raccogliere strumenti taglienti o appuntiti se
stanno cadendo;
non portare strumenti taglienti o appuntiti in tasca;
non piegare né rompere lame, aghi e altri strumenti
taglienti
76. CORRETTO USO DI AGHI E TAGLIENTI
non reincappucciare né rimuovere gli aghi
manualmente dalle siringhe;
non rompere, manipolare, piegare gli aghi usati con
le mani;
non rimuovere con le mani gli aghi usati dalle
siringhe monouso;
i contenitori di sicurezza non vanno riempiti fino
all'orlo ma al massimo per 3/4