1. Corso di Igiene del Lavoro: Lezione uno Il Rischio biologico CORSO DI LAUREA IN TECNICHE DELLA PREVENZIONE NELL’AMBIENTE E NEI LUOGHI DI LAVORO ANNO ACCADEMICO 2010-2011
2. Rischio biologico Probabilità di comparsa di effetti avversi per esposizione/contatto con agenti biologici DEFINIZIONI Possibili effetti avversi Infezioni Allergie Intossicazioni Neoplasie Agenti biologici Microrganismi (batteri, virus, miceti, protozoi e mesozoi) anche geneticamente modificati Colture cellulari Endoparassiti
3. CLASSIFICAZIONE DEGLI AGENTI BIOLOGICI Gruppo I Agenti dotati di scarsa probabilità di determinare effetti avversi nell’uomo Gruppo II Agenti dotati di probabilità di determinare effetti avversi nell’uomo; essi rappresentano un rischio per i lavoratori, ma hanno scarsa probabilità di propagarsi alla comunità; per essi sono disponibili efficaci terapie e misure profilattiche
4. Gruppo III Agenti dotati di probabilità di determinare nell’uomo malattie anche gravi; essi rappresentano un serio rischio per i lavoratori ed hanno alta probabilità di propagarsi alla comunità; per essi sono disponibili efficaci terapie e misure profilattiche Gruppo IV Agenti in grado di determinare malattie gravi nell’uomo; essi costituiscono un rischio molto alto per la salute dei lavoratori e delle comunità, cui sono molto propagabili; non esistono per essi efficaci terapie e misure profilattiche
5. IL “PESO” DEL RISCHIO BIOLOGICO NEL LAVORO 1. La prevalenza di effetti avversi da rischio biologico negli ambienti di lavoro è mediamente inferiore a quella dovuta a rischi chimici e fisici. 2. Considerando specifici settori lavorativi, le prevalenze variano: nel settore sanitario il rischio biologico è la prima causa di malattia.
6. 3. Variazioni di prevalenza rispetto a rischi d’altra natura si registrano allorché si considerano gli effetti letali. E’ stato stimato che ogni anno 320.000 lavoratori in tutto il mondo perdono la vita a causa di malattie infettive provocate da agenti virali o batterici, oppure dovute al contatto con insetti o animali. 4. Secondo recenti ricerche epidemiologiche, virus batteri o parassiti sono da considerare fattori causali o concausali di almeno il 15% dei nuovi casi di tumore che si sviluppano in tutto il mondo.
7. FONTI DEL CONTATTO CON A.B. Liquidi e parti biologici Materiali imbrattati da residui biologici Materiali organici Rifiuti e liquami
8. Per uso deliberato Per esposizione potenziale TIPOLOGIE DEL RISCHIO BIOLOGICO Rischio generico Comune a tutti gli ambienti di lavoro ed all’ambiente di vita Rischio specifico Peculiare di specifici settori lavorativi
9. FATTORI CAUSALI DEL RISCHIO B. POSSIBILI Manipolazione di agenti biologici PROBABILI Contatto con veicoli di agenti biologici
10. OCCASIONI LAVORATIVE DEL RISCHIO BIOLOGICO Aerodispersione di Agenti biologici Penetrazioni respiratorie Incidenti e traumatismi Penetrazioni transcutanee e transmucose
11. ATTIVITA’ LAVORATIVE A PIU’ ALTO RISCHIO VEICOLI UMANI Assistenza sanitaria Attività socio-pedagogiche Attività d’ausiliazione sociale Attività di cura estetica Attività itineranti in aree d’endemia
12. ATTIVITA’ LAVORATIVE A PIU’ ALTO RISCHIO VEICOLI ANIMALI Assistenza veterinaria Allevamento d’animali Macellazione e trattamento carni Lavorazioni alimentari di prodotti an. Lavorazioni non alimentari ( concia pelli, tosatura, ecc.)
13. ATTIVITA’ LAVORATIVE A PIU’ ALTO RISCHIO VEICOLI VEGETALI Trattamento piante Raccolta e commercializzazione Coltivazione piante tessili Floricultura e vivaismo Estrazione di essenze e alcaloidi
14. ATTIVITA’ LAVORATIVE A PIU’ ALTO RISCHIO VEICOLI ORGANICI Rimozione/trattamento rifiuti Trattamento liquami Pulizia deiezioni animali Fabbricazioni alimenti e bevande Lavorazioni legno, cellulosa e carta
15. ATTIVITA’ LAVORATIVE A PIU’ ALTO RISCHIO VEICOLI NON ORGANICI Scavo/movimentazione erra e sabbia Manipolazione cementi, malte e altri materiali edili Movimentazione/pulizia materiali imbrattati e/o infetti Pulizia serbatoi e condotte idriche Discrostazioni impianti condizionamento
16. CAUSE DEL R.B. IN ATTIVITA’ NON SAN. Inalazione di polveri e microaerosol Ingestione Aerosol inquinati Punture insetti E animali (roditori) Imbrattamento lesioni cutanee Scavi, demolizioni Movimentazione materiali solidi Deiezioni animali Putrefazione residui organici
17. Personale a rischio nel Settore Sanitario Infermieri Laboratoristi Medici Addetti ai servizi collaterali Addetti ai servizi tecnici di manutenzione Addetti alle pulizie Ausiliari di assistenza (OTA)
18. RISCHIO INFETTIVO IN AMBIENTE SANITARIO PASSIVO ATTIVO Paziente Operatore Operatore Altri
19. VIA AEREA AEROSOL CONTATTO MODALITA’ DI CONTAGIO DELLE MALATTIE INFETTIVE
20. PER VIA AEREA Avviene per disseminazione sia di nuclei di goccioline, sia di particelle di polvere contenenti l’agente infettivo. I microrganismi trasportati in questo modo possono essere ampiamente dispersi dalle correnti d’aria ed essere inalati da un ospite suscettibile, in contiguità spaziale o a distanza dalla sorgente, in rapporto a fattori ambientali.
21. ATTRAVERSO GOCCIOLINE ( tipicamente possibile nelle attività assistenziali e di ausiliazione sociale e pedagocica ) Attraverso le goccioline emesse dal portatore mentre parla o con la tosse, oppure ancora durante manovre invasive (es. broncoscopia, aspirazione endotracheale), possono essere trasmessi alcuni virus (es. virus dell’influenza, parotitico, della rosolia), o malattie quali difterite, pertosse, polmonite e la stessa meningite epidemica. Perché si verifichi il contagio è però necessario un contatto molto ravvicinato.
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23. PER CONTATTO Il passaggio di microrganismi da un paziente infetto o colonizzato verso un ospite recettivo può avvenire per contatto cute contro cute. Può verificarsi quando il personale infermieristico svolge un’attività assistenziale che richieda un contatto fisico stretto col malato.
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25. Graduazione del rischio di contagio Reparti a rischio medio Laboratori di analisi cliniche Sale di medicazioni chirurgiche Sale parto Ambulatori odontoiatrici Reparti a rischio moderato Degenze comuni Ambulatori non invasivi Reparti a rischio trascurabile Uffici amministrativi aperti al pubblico Locali e vie di transito Reparti a rischio alto Sale operatorie Terapie intensive Diagnostiche invasive Dialisi Anatomia patologica
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27. Operatori più frequentemente coinvolti in contatti con sangue Tipi di incidente più frequente Aree con maggiore frequenza di incidenti INFEZIONI TRASMESSE PER VIA EMATICA da paziente ad operatore Infermieri 61% Medici 20% Ausiliari 10% Altri 9% Puntura accidentale 66% Contaminazione mucocutanea 22% Ferite da tagliente 12% Corsie 46% Area chirurgica 23% Ambulatorio 17% Pronto soccorso 10% Altre 4%
28. INFEZIONI TRASMESSE PER VIA EMATICA da paziente ad operatore Infezione (ag. Biologico) % di sieroconversione Operatori sanitari più a rischio HIV 0.1 – 0.4 Infermieri Laboratoristi HBV 1–6 (HBeAg-) 22–40 (HBeAg+) Infermieri, laboratoristi, chirurghi, dentisti, addetti dialisi HCV 1.2 – 10 (puntura) Chirurghi orali Cytomegalovirus Molto bassa Nessuno
29. INFEZIONI MAGGIORMENTE PROBABILI NEI SETTORI NON SANITARI TETANO (Clostridium tetani) Ferite lacero-contuse imbrattate e poco sanguinanti (ferite da punta) Penetrazione di corpi estranei
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35. Le più frequenti infezioni da contagio nelle attività assistenziali
36. TUBERCOLOSI L’incidenza della tubercolosi nella popolazione dei Paesi ad alto livello socio-economico ha registrato un aumento dalla fine degli anni ’80, dopo l’abbattimento ottenuto con le terapie efficaci Negli USA è stato registrato un incremento medio annuo di nuovi casi pari al 16% In Italia è stato registrato un incremento medio del numero di casi registrati pari al 28% , nel periodo dal 1988 al 1990 Sempre in Italia, alla fine degli anni ’90 l’incidenza è stata stimata in 28 casi per 100000 abitanti L’incremento del numero di nuovi casi di TBC è in parte rappresentato dalla comparsa di recidive di processi primari, con frequenti localizzazioni extrapolmonari
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38. RISCHIO DI CONTAGIO IN AMBIENTE SANITARIO Tutte le condizioni precedenti hanno determinato un notevole incremento del rischio di contagio nell’ambiente sanitario. Attualmente in Italia la stima probabilistica del contagio nell’attività assistenziale individua una prevalenza del 30% rispetto a quella nella popolazione generale. Le attività assistenziali a maggior rischio sono quelle svolte in reparti di Malattie infettive, Pneumologia e Anatomia patologica (da considerare che la quasi totale scomparsa dei reparti di Tisiologia ha determinato una diffusione capillare di pazienti con diagnosi di TBC in reparti non specializzati)
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42. EPATITE B IN AMBIENTE SANITARIO Contagio Occasioni di rischio parenterale attraverso sangue, siero o altri liquidi biologici Pratiche invasive (anche semplici) Fattori inducenti il contagio 80% 10% 7,4% 2,6% Punture Ferite con strumenti contaminati Imbrattamenti di ferite Imbrattamento di mucose esposte
43. In rapporto con le modalità di contagio, negli operatori sanitari non è stato dimostrato un rischio più alto di quello della popolazione generale PATOLOGIE PER LE QUALI NON E’ POSSIBILE FRUIRE DI VACCINAZIONE PREVENZIONE DEL RISCHIO Misure preventive ambientali ed organizzative “ Tutti i degenti devono essere considerati portatori potenziali ” Linee Guida della Commissione Nazionale “Lotta all’AIDS” Adeguamento dei tempi (maggiorazione del personale con riduzione dei carichi di lavoro) Fruibilità dei dispositivi di protezione individuale (guanti, mascherine, occhiali con protezioni laterali) Assunzione di comportamenti lavorativi corretti Epatite C AIDS
44. Epatite C AIDS CONTAGIO parenterale attraverso sangue, siero o altri liquidi biologici STIMA DELLA PROBABILITA’ DEL CONTAGIO 0.4 – 0.5% OCCASIONI DI RISCHIO Pratiche invasive (anche semplici) Non assolutamente presente un contagio nelle normali pratiche assistenziali FATTORI INDUCENTI IL CONTAGIO 80% Punture Ferite con strumenti contaminati Imbrattamenti di ferite Imbrattamento di mucose esposte 10 % 7,4 % 2,6%
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46. MENINGITE MENINGOCOCCICA Il rischio di contagio è maggiore della popolazione generale negli addetti alle comunità infantili, negli anantomopatologi e microbiologi Dubbio il maggior rischio negli operatori sanitari di altri settori Vaccino di dubbia efficacia per mancata induzione di una risposta T- dipendente Non sicuro sviluppo di immunizzazioni nei bambini
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48. LE PRECAUZIONI UNIVERSALI (D.M. 28.9.90) CHE COSA SONO? Costituiscono l’insieme delle misure di barriera e dei comportamenti volti a prevenire e contenere la trasmissione dei microrganismi attraverso il sangue. A CHI SONO INDIRIZZATE? A tutti gli operatori sanitari la cui attività comporta un contatto con sangue e liquidi organici, durante prestazioni sanitarie in ambito ospedaliero, territoriale, domiciliare.
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50. CHE COSA PREVEDONO? 1. LAVAGGIO SOCIALE E/O ANTISETTICO DELLE MANI; 2. ADOZIONE DI IDONEE MISURE DI PROTEZIONE; 3. ADEGUATE PROCEDURE DI DECONTAMINAZIONE, PULIZIA, DISINFEZIONE E/O STERILIZZAZIONE DI PRESIDI E ATTREZZATURE; 4. PULIZIA, SANIFICAZIONE E DISINFEZIONE DI SUPERFICI E AMBIENTI 5. CORRETTA GESTIONE E TRASPORTO DEI CAMPIONI DI MATERIALE BIOLOGICO.
52. 1. LAVAGGIO SOCIALE E/O ANTISETTICO DELLE MANI Il lavaggio frequente delle mani è riconosciuto come la più importante misura per ridurre il rischio di trasmissione di microrganismi da una persona all’altra o da una localizzazione all’altra nello stesso paziente. Le mani devono essere immediatamente lavate in caso di accidentale contatto con sangue ed altri liquidi biologici e dopo la rimozione dei guanti.
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55. 2.2. CAMICI DI PROTEZIONE I camici protettivi devono essere indossati durante l’esecuzione di procedure assistenziali che possano produrre l’emissione di goccioline e schizzi di sangue o di altro materiale biologico. Se la divisa viene macroscopicamente contaminata deve, in ogni caso essere immediatamente sostituita .
56. 3. MASCHERE, OCCHIALI, COPRIFACCIA PROTETTIVI Diversi tipi di mascherine, occhiali e schermi facciali vengono usati da soli o in combinazione per fornire adeguate misure di protezione. Il personale sanitario deve indossare queste misure di barriera durante le attività assistenziali che possono generare schizzi di sangue o di altro materiale biologico.
57. La mascherina chirurgica, con o senza visiera, è monouso e pertanto deve essere eliminata subito dopo l’utilizzo (non deve mai essere abbassata sul collo). I Dispositivi di protezione respiratoria individuali per la prevenzione della TBC, devono soddisfare i criteri prestazionali raccomandati nelle linee-guida per la prevenzione della tubercolosi emanate dalla Commissione Nazionale per la lotta all’AIDS e sono disponibili in ospedale ( Filtranti Facciali di classe FFP2S).
58. 4. PROCEDURE DI DECONTAMINAZIONE, PULIZIA, DISINFEZIONE E STERILIZZAZIONE DI PRESIDI E ATTREZZATURE I presidi medici o gli strumenti riutilizzabili impiegati per l’assistenza al paziente, devono essere maneggiati con cura, in modo da prevenire l’esposizione di cute e mucose, la contaminazione di indumenti e il trasferimento di microrganismi ad altri pazienti o all’ambiente. Le attrezzature utilizzate devono essere adeguatamente ricondizionate prima del loro impiego su altri pazienti.
59. DECONTAMINAZIONE Immergere il materiale, direttamente dopo l’uso, con le mani protette da guanti in gomma, in un disinfettante di riconosciuta efficacia, attivo anche contro l’HIV (es. Cloroderivati, polifenoli). Lasciare agire la soluzione disinfettante per 30 minuti PULIZIA Dopo aver indossato un camice impermeabile, guanti robusti e maschera total-face, lavare accuratamente il materiale, risciacquarlo ed asciugarlo
60. DISINFEZIONE Nel caso in cui venga selezionato questo metodo, immergere il materiale in soluzione disinfettante (il prodotto, la concentrazione ed il tempo di contatto variano a seconda del livello di disinfezione che si vuole ottenere). Durante tale procedura il personale deve indossare mezzi di protezione idonei. Al termine della disinfezione, prelevare il materiale, risciacquarlo ed asciugarlo (se è stata effettuata una disinfezione ad alto livello, tali procedure sono da eseguirsi con tecnica asettica). Il materiale disinfettato deve essere conservato in ambiente protetto, lontano dalla polvere e da altre fonti di inquinamento
61. STERILIZZAZIONE Questa metodica deve essere considerata nel caso di trattamento di articoli critici, ossia dei presidi e delle attrezzature che penetrano normalmente tessuti sterili o il sistema vascolare .
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64. VACCINAZIONE La vaccinazione è un provvedimento di tipo preventivo, finalizzato allo sviluppo della resistenza al contagio di malattie infettive o al mantenimento di esse allo stato sub-clinico. La vaccinazione è, altresì, un provvedimento di tipo terapeutico, finalizzato al potenziamento della risposta immunitaria in corso di infezioni o all’esercizio di un’azione sinergica ai trattamenti farmacologici.
65. FINI DELLA PROFILASSI VACCINALE Controllo della malattia Riduzione delle complicanze nei malati Controllo della diffusione delle M.I. Riduzione dell’incidenza, sino alla eradicazione delle M.I. Riduzione delle fonti di contagio interumano
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67. La dimensione della copertura vaccinale varia in funzione dell’obbligatorietà o della raccomandazione Per la popolazione generale Per popolazioni selezionate ( Lavoratori o altri ) Per specifiche situazioni Per categorie a rischio Per aree a rischio Per comparsa di epidemie OBBLIGATORIETA’ RACCOMANDAZIONE
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69. VACCINAZIONI OBBLIGATORIE PER I NUOVI NATI V. Antidifterica Legge n° 839,6 giugno 1939 Legge n° 166, 27 aprile 1981 V. Antitetanica Legge n° 292,5 marzo 1963 V. Antipolio Legge n° 51, 4 febbraio 1966 V. Antiepatite B D.M.S. 4 ottobre 1991
70. VACCINAZIONI OBBLIGATORIE PER ALCUNE CATEGORIE DI ADULTI V. antitifica, antitetanica, antidifertica, antimorbillo, antiparotite Militari: Reclute all’arruolamento D.C.G. 2 dicembre 1926; D.P.R. n° 327, 26 marzo 1980 V. Antitubercolare Militari: Reclute all’arruolamento Legge n° 1008, 14 dicembre 1970 V. Antitetanica Sportivi affiliati al CONI Legge n° 292, 5 marzo 1963
71. La definizione dell’obbligo o della raccomandazione della profilassi vaccinale per le differenti categorie lavorative è connessa con la stima probabilistica del rischio specifico di natura biologica RISCHIO SPECIFICO Probabile contagio di infezioni in ambiente e per occasioni di lavoro Manipolazione diretta di agenti biologici Maggiore concentrazione di sorgenti infettanti negli ambienti di lavoro Maggiore probabilità di eventi traumatici favorenti l’ingresso di agenti biologici .
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74. La tutela giuridica dei rischi da vaccinazione L’articolo 1 della legge 210/1992 stabilisce il diritto all’indennizzazione dei danni conseguenti a vaccinazione obbligatoria. La stessa legge esclude la indennizzabilità di danni derivati da vaccinazioni raccomandate, alle quali è riconosciuta l’adesione volontaria del vaccinato .
75. Le sentenze n.27 del 1998 e n.423 del 2000 della Corte Costituzionale hanno riconosciuto il diritto all’indennizzazione di eventi avversi conseguenti a vaccinazioni raccomandate, qualora siano riconosciuti: L’adesione conseguente all’assunzione di un comportamento improntato alla solidarietà sociale La collaborazione dei singoli ai programmi di politica sanitaria ( campagne ministeriali, regionali, aziendali ) La adesione come fattore necessario all’evitamento di esclusioni
76. La profilassi vaccinale è obbligatori in Italia dal 1938 per le Forze Armate ed è stata regolamentata con successive leggi dal n.292/63 sino al D.P.R. 464/2001 PREVENZIONE DER RISCHIO DA TETANO MEDIANTE VACCINAZIONE La vaccinazione è una delle 4 vaccinazione obbligatorie per la popolazione generale L’efficacia della vaccinazione nella popolazione generale ha ridotto la prevalenza del tetano nei soggetti non immuni dal 32,6% nei nati prima del ’68 all’11,2% nei nati dopo il ‘68
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81. La profilassi vaccinale è obbligatori in Italia dal 1938 per le Forze Armate ed è stata regolamentata con successive leggi dal n.292/63 sino al D.P.R. 464/2001 PREVENZIONE DER RISCHIO DA TETANO MEDIANTE VACCINAZIONE La vaccinazione è una delle 4 vaccinazione obbligatorie per la popolazione generale L’efficacia della vaccinazione nella popolazione generale ha ridotto la prevalenza del tetano nei soggetti non immuni dal 32,6% nei nati prima del ’68 all’11,2% nei nati dopo il ‘68