Efficienza energetica negli edifici: nuove direttive EU e temi principali
Fonti rinnovabili termiche
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AGI Energia
direttore responsabile: Giuliano De Risi
Fonti rinnovabili termiche: prospettive e sfide
mercoledì 2 dicembre 2009
di Dario Di Santo (FIRE)
Come ormai risaputo l’Unione Europea si è
posta obiettivi molto stringenti
relativamente allo sviluppo di pratiche
legate all’efficienza energetica, alle fonti
rinnovabili e alla riduzione delle emissioni di
CO2. La prima voce al momento non è
gravata da obblighi specifici, sebbene si stia
pensando di introdurne a breve, anche
perché risulta fondamentale per
raggiungere quelli relativi alle altre due voci
nel modo più efficiente ed efficace. In
questo articolo si fanno alcune
considerazioni sulle fonti rinnovabili, e in
particolare su quelle termiche, in termini di
prospettive e di problematiche da superare.
A tal fine si riportano alcuni dati relativi alla
Regione Lombardia, anche per rendere
merito a chi si è attivato in termini
propositivi prima della definizione dei criteri
di burden sharing regionale.
Per l’Italia si tratta di raggiungere al 2020 il 17,0% di produzione da fonti rinnovabili rispetto ai
consumi finali lordi, passando per un 7,6% al 2011-2012 e un 8,8% al 2015-2016 e partendo da
un 5,2% al 2005 (direttiva 28/2009/CE). Quanto questo obiettivo sia ambizioso dipende dalle
condizioni al contorno e in particolare dall’andamento della domanda finale di energia. La crisi
finanziaria del 2008 se da un lato ha tolto risorse e serenità, dal punto di vista degli obiettivi del
20-20-20 ha dato una mano. La figura 1 mostra come nella regione in cui si concentra il 20% dei
consumi nazionali (la Lombardia) il consumo in fonti primarie abbia iniziato a calare già dal 2006,
mentre la figura 2 evidenzia gli effetti pratici di questo andamento. Sarebbe interessante valutare
quanto abbiano contribuito a ciò gli inverni miti, le installazioni di impianti energetici efficienti,
l’ammodernamento del parco veicoli e le vicissitudini del comparto industriale, ma la carenza di
dati rende difficili tali valutazioni, soprattutto a livello nazionale. Comunque è evidente che
l’efficienza energetica, oltre ad avere benefici diretti in termini energetici, ambientali ed
economici, va perseguita anche per i vantaggi che comporta nel soddisfacimento degli obblighi
sulle rinnovabili e sulle emissioni.
La riduzione dei consumi non è l’unico modo di rendere più facile e vantaggioso il raggiungimento
degli obiettivi sulle fonti rinnovabili: la nuova direttiva ha avuto il merito di portare in evidenza le
cosiddette rinnovabili termiche (solare termico, pompe di calore e usi termici di biomasse e
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geotermia). A parte le pompe di calore, che finora non erano state conteggiate in questo ambito,
le altre soluzioni non costituiscono certo delle novità, ma l’assenza di un quadro di incentivazione
forte le aveva mantenute in ombra rispetto alle cugine elettriche, ben più note e discusse.
L’utilizzo termico delle fonti rinnovabili presenta però dei vantaggi innegabili, che ne suggeriscono
una maggiore considerazione:
- hanno un potenziale maggiore (come mostra ad esempio il caso della Regione Lombardia in
figura 3);
- costano meno a parità di benefici forniti (figura 4);
- garantiscono un migliore sfruttamento della risorse disponibili.
Due esempi. Con un 1 kg di cippato di legna si possono ottenere circa 1 kWh elettrico o 4 kWh
termici, con un rendimento che passa dal 10-20% del primo caso al 70-90% del secondo. Con un
metro quadro di pannelli solari termici si riescono a produrre circa 600-800 kWh termici, mentre
lo stesso metro quadro di fotovoltaico non supera i 100-200 kWh elettrici, con un rendimento che
passa all’incirca dal 60% al 15%. Il tutto a costi minori.
Questo non vuol dire che non siano da promuovere gli usi elettrici delle fonti rinnovabili, che sono
peraltro essenziali e inevitabili (anche in considerazione delle caratteristiche della domanda e
della comodità d’uso del vettore elettrico), ma che attraverso un uso accorto degli usi termici si
possono raggiungere gli obiettivi a costi inferiori e, soprattutto, si promuoverebbero tecnologie
nelle quali l’industria italiana ha una produzione importante, al contrario di quanto riguarda le
fonti rinnovabili elettriche e il nucleare.
Per trasformare in opportunità gli obblighi del pacchetto clima dell’Unione occorre porre
attenzione ai seguenti punti, tenendo presente che le biomasse rappresentano lo zoccolo duro
delle fonti rinnovabili termiche (il rapporto con le altre soluzioni è di circa 4 a 1):
- è necessario istituire un’agenzia dedicata agli usi termici delle fonti rinnovabili per monitorare il
mercato, promuovere le buone pratiche, gestire al meglio gli incentivi collegati e supportare le
istituzioni nelle scelte di politica energetica;
- è essenziale sostituire gli usi inefficienti delle fonti (e.g. caminetti per le biomasse) con le
tecnologie più efficienti oggi disponibili, per migliorare l’utilizzo di risorse che comunque sono
limitate, per fare uscire dal nero quantità considerevoli di legna (circa 4,4 Mtep secondo
un’indagine ENEA del 2000) e per migliorare gli aspetti ambientali;
- occorre promuovere la diffusione di combustibili tipizzati e con caratteristiche omogenee (e.g.
pellet di qualità) per il mercato dei piccoli impianti, sia per migliorare l’efficienza di combustione,
sia per ridurre i problemi legati alle diossine e ai metalli (che con i caminetti costituiscono un
problema);
- i 9 Mtep di biomasse, come evidenziato dal Presidente dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il
Gas di recente, nel residenziale si possono confrontare con i circa 20 Mtep di consumi di gas; ciò
significa che anche una destinazione del 50% alle utenze domestiche dovrebbe comportare il
coinvolgimento dei distributori di gas e gasolio, pena un probabile ostruzionismo; tale
coinvolgimento si accompagnerebbe bene con l’esigenza per tale settore di passare da un’offerta
artigianale ad una industriale di servizi per la fornitura di calore da biomasse (installazione e
manutenzione caldaie, distribuzione del pellet, raccolta ceneri, etc);
- bisogna sviluppare le filiere nazionali, dal recupero boschivo alle colture dedicate, come la short
rotation forestry, dalle potature ai residui agricoli.
Quello che più conta, in un mercato che ha evidenziato una forte crescita negli ultimi anni, è
stabilire un quadro di regole chiare e stabili, basate su obiettivi credibili. Ciò aiuterà a
raggiungere i risultati attesi molto più degli incentivi cospicui finora profusi dal legislatore in varie
occasioni, ma poco efficaci perché utilizzati più per compensare le barriere burocratiche e di
sistema che per coprire gli extracosti delle tecnologie.
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3. Agi Energia - Analisi http://www.agienergia.it/Analisi.aspx?idd=105&id=68&ante=0
Figura 1 (Fonte: Regione Lombardia)
Figura 2 (Fonte: Regione Lombardia)
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4. Agi Energia - Analisi http://www.agienergia.it/Analisi.aspx?idd=105&id=68&ante=0
Figura 3 (Fonte: Regione Lombardia)
Figura 4 (Fonte: ENEA)
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