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STRAGE A PORT SAID
       Quando lo “sport” si trasforma in tragedia




Teoria e Tecniche dei Nuovi Media – A.A. 2011/2012 (Ecomark)
Chiara Galanti (733139)
Deborah Menzione (732487)
LA NOTIZIA
L’1 febbraio 2012 a Port Said, città del nordest dell’Egitto, al
termine della partita del campionato egiziano tra la squadra
locale, Al Masry e la capolista, Al Ahly del Cairo si è assistito
ad un episodio drammatico, catalogabile come una vera e
propria strage.
I tifosi della squadra di casa hanno invaso il campo assalendo i
giocatori e i fan rivali con bastoni, razzi e bottiglie.
Il bilancio finale della strage è di oltre 70 morti e circa mille
feriti.
ANALISI
SCOPO
Il fine della nostra ricerca è quello di valutare ed evidenziare se e quali aspetti della
vicenda sono stati trattati dai vari media ed inoltre rimarcare in che misura lo sono stati.
Cercheremo quindi di far emergere quali elementi sono stati valorizzati a discapito di
altri. Ci focalizzeremo sulla notizia della strage avvenuta a Port Said l’1 febbraio 2012
accennando, dove compaiono, agli eventi verificatesi nei giorni successivi alla tragedia.
A tale scopo analizzeremo quattro giornali cartacei, due radio, due televisioni per
quanto riguarda i vecchi media e tre giornali on-line e due blog relativamente ai nuovi
media.

METODO DI PRESENTAZIONE
La diffusione da parte dei media della notizia può essere svolta segmentando la stessa
in diverse aree contenutistiche; ad esse attribuiremo una differente colorazione al fine
di evidenziare la percentuale di attenzione che gli è stata attribuita:
                                   1. LA NOTIZIA
                              2. L’ASPETTO UMANO
                       3. CONSEGUENZE E PROVVEDIMENTI
                    4. COSA SI NASCONDE DIETRO GLI SCONTRI?
                  5. EGOISMO E NEGLIGENZE PRE E POST PARTITA
       6. EVENTI PASSATI IN EGITTO E PRECEDENTI CALCISTICI NEL MONDO
GIORNALI CARTACEI




Per quanto riguarda i quotidiani, analizzeremo il Corriere della Sera, La Gazzetta dello
Sport, La Repubblica e Il Giornale, i quali hanno comunicato la notizia in questione
nell’edizione del 2 febbraio 2012, ovvero il giorno seguente alla strage.
IL CORRIERE DELLA SERA
           POSIZIONE E VISIBILITA’
           La notizia è collocata in prima pagina ma la sua
           visibilità è marginale rispetto alle altre. Infatti, come
           possiamo vedere, si tratta di una “civetta” che occupa
           una posizione di “taglio basso” nel giornale.

           IMMAGINE
           La foto ritrae le fiamme sugli spalti dello stadio di Port
           Said, in Egitto. Si evince con forte impatto la
           drammaticità della situazione e l’estremità del gesto.

           TITOLO
           L’”occhiello” è sintetico eppure introduce le
           caratteristiche essenziali del fatto. Il titolo “La partita
           in Egitto finisce in massacro” cattura l’attenzione del
           lettore anticipandogli la gravità della situazione.
           Inevitabile notare il drammatico termine ad effetto
           “massacro”. Il “sottotitolo” è assente.
INCIDENTI I TIFOSI DI PORT SAID HANNO ATTACCATO I SUPPORTER DELLA SQUADRA CAIROTA. BATTAGLIA ANCHE NELLA
CAPITALE
Scontri allo stadio, è strage in Egitto
Oltre 70 i morti. I Fratelli Musulmani accusano i sostenitori di Mubarak

Almeno 73 morti e oltre mille feriti in una delle giornate più nere degli ultimi mesi in Egitto: e non in uno dei tanti
venerdì della rabbia in piazza Tahrir al Cairo, ma in un normale mercoledì di campionato nello stadio a Port Said. Nella
città sul Mediterraneo dove sbocca il Canale di Suez, un tempo cosmopolita e vivace e oggi nota solo per qualche
fabbrica e i terminali del greggio, era appena finita la partita tra la squadra locale Al Masry e la capolista Al Ahly del
Cairo, considerata la più forte dell' intero continente africano. Match vinto a sorpresa da Al Masry, 3 a 1. E subito dopo
l' ultimo fischio, mentre dai fan dell' Ahly volavano insulti, i tifosi della squadra di casa hanno invaso il campo assalendo
i giocatori e i fan rivali con bastoni, razzi, bottiglie e coltelli, attaccando i pochi uomini delle forze dell' ordine che hanno
tentato di evitare il peggio. Invano. «Questo non è calcio, è guerra. Abbiamo visto la gente morire sotto i nostri occhi,
non c' erano misure di sicurezza, nemmeno le ambulanze. Una cosa orribile, che mai potremo dimenticare», ha
dichiarato il giocatore dell' Ahly, Abo Treika, al canale tv del suo club. Un compagno di squadra, Ahmed Nagi, ha
raccontato che i calciatori sono stati messi in salvo negli spogliatoi, tra loro solo due feriti. I morti, hanno riferito fonti
mediche, sono stati soprattutto tra gli ultras, qualcuno tra le forze dell' ordine. La maggior parte uccisi dalla calca. La
Giunta militare di transizione guidata dal generale Hussein Tantawi ha subito inviato aerei e elicotteri per evacuare lo
staff dell' Ahly e parte dei feriti. E al Cairo, dove era in corso una partita tra un' altra squadra fortissima, lo Zamalek
della capitale, e l' Ismailiya, la partita è stata interrotta dopo che alcuni tifosi avevano tentato di incendiare lo stadio.
Poco dopo, il presidente della Federcalcio egiziana annunciava la sospensione del campionato di serie A, ieri alla
17esima giornata. Cordoglio, sdegno e condanna sono stati espressi dal mondo politico per quella che il viceministro
della Sanità Hisham Sheiha ha definito «il più grande disastro mai avvenuto nella storia del calcio egiziano». Ma dopo i
primi commenti sono arrivate le polemiche sui siti dei giornali e sui canali tv di Stato e privati, molti dei quali nati negli
ultimi mesi. I Fratelli Musulmani, trionfatori nelle recenti elezioni, hanno accusato i nostalgici del deposto raìs Mubarak
di aver «pianificato le violenze di Port Said». Altri, come il deputato liberale Amr Hamzawi, hanno chiesto dimissioni
immediate per il ministro degli Interni, il governatore e il capo della sicurezza di Port Said. La gente, come si leggeva
subito dopo il massacro su Twitter, si chiedeva come fosse possibile la quasi assoluta assenza di polizia per una partita
che tutti si aspettavano calda. Un incontro tra due squadre dalla lunga storia di ostilità alle spalle, in un momento e in
un Paese dove ogni emozione aspetta ormai poco per esplodere.
Cecilia Zecchinelli
CHI SONO I GRUPPI DI TIFOSI NON HANNO IDEOLOGIE POLITICHE MA SONO ACCOMUNATI DALL' ODIO PER LA
POLIZIA
Gli ultras sempre in prima fila protagonisti anche a Tahrir
La «Battaglia dei Cammelli» Il 2 febbraio 2011 gli ultras sconfissero i pro Mubarak negli scontri di
piazza

Ultras: anche in arabo li chiamano così. E in Egitto sono da anni una delle forze più organizzate ed estese.
Sempre pronti a scontrarsi con l' arcinemico, le forze dell' ordine, che per tutta l' era Mubarak, e dopo, li ha
combattuti e sbattuti in carcere. Nei 18 giorni della Rivoluzione c' erano anche loro a Tahrir: soprattutto i tifosi
delle squadre più importanti, gli Ahlawy dell' Ahly e i Cavalieri Bianchi dello Zamalek. A titolo individuale ma
riconoscibili per abiti, modi e slogan diversi dai «veri» manifestanti, che per altro li hanno sempre accolti con
favore, fratelli nella lotta. «Almeno l' 80% degli egiziani non sa niente di politica e lo stesso vale per
loro», sostiene Mohamed Gamal Beshir, esperto del movimento e autore del recente «Kitàb Al Ultràs» , il libro
degli Ultras, appunto. «Sono divisi, politicamente hanno mille posizioni o nessuna, ma l' ostilità per la polizia è
il fattore comune, la lotta per vendicare gli abusi e la brutalità è il collante». In molte occasioni, nei celebri 18
giorni e nei meno gloriosi 12 mesi che sono seguiti, i tifosi sono stati protagonisti. Nella famosa Battaglia dei
Cammelli a Tahrir, il 2 febbraio 2011, furono loro a sconfiggere i pro Mubarak sulle loro cavalcature. Sette mesi
dopo, il 9 settembre, tornarono in massa sulla stessa piazza, protestando contro il ministero degli Interni per
aver arrestato molti di loro, mentre gli altri manifestanti chiedevano le dimissioni della giunta militare e un
governo civile. «I rivoluzionari di Tahrir li apprezzano ma la maggioranza degli egiziani non li considera altro che
dei ragazzini invasati, maniaci del calcio», sostiene Beshir. La loro età è infatti bassissima, tra i 13 e i 23 anni. E
anche per questo è difficile prevederne le mosse e le future battaglie, se non che saranno rivolte, come
sempre, contro la polizia.
C. Zec.
Il Corriere della Sera dedica alla vicenda in questione due articoli della stessa autrice, inseriti a pagina 21. Analizziamo
ora come è stata trattata la notizia:

Il primo articolo occupa una posizione di maggior risalto, grazie anche alle sue dimensioni superiori rispetto al secondo.
Il suo titolo (“Scontri allo stadio, è strage in Egitto”) dal forte impatto, accompagnato da due immagini di notevoli
dimensioni raffiguranti momenti salienti e palesemente violenti, cattura immediatamente l’attenzione del lettore
anticipandogli la gravità dei fatti.




In questo articolo vengono riassunti quasi tutti gli aspetti della vicenda: prima fra tutti un’iniziale cronaca della vicenda;
di seguito, come precedentemente evidenziato, l’aspetto umano descritto tramite estratti di testimonianze sia da parte
di coloro che sono state vittime di questa terribile strage sia da chi ha assistito alla medesima. Servendosi di un
commento dei Fratelli mussulmani espone la possibile causa politica nascosta dietro l’accaduto, non esplicitando la sua
opinione personale. Non mancano un accenno alle immediate conseguenze di questo evento e all’operato delle forze
dell’ordine. Relativamente a quest’ultimo punto si sofferma sulla loro assenza o perlomeno insufficienza rimarcandola
mediante testimonianze dirette.

Il secondo articolo è di dimensioni inferiori e quindi risalta meno all’occhio del lettore. Come si evince già dal titolo (“Gli
ultras sempre in prima fila protagonisti anche a Tahrir”) il giornalista si sofferma sulla descrizione degli eventi che
hanno caratterizzato la storia recente dell’Egitto, concentrandosi sul ruolo che gli ultras hanno avuto in essi. Viene
ripreso il tema dei motivi, sempre tramite citazioni; in questo caso, però, si intraprende un’altra possibile spiegazione: si
identifica l’odio verso la polizia come fulcro degli scontri, escludendo il fattore politico data la dilagante ignoranza in
quest’ambito.

I due articoli sono affiancati da un trafiletto che espone schematicamente e sinteticamente i precedenti episodi di
violenza nei vari stadi mondiali.
LA GAZZETTA DELLO SPORT
           POSIZIONE E VISIBILITA’
           La notizia è collocata in prima pagina ed ha una visibilità
           spiccata. Ci troviamo di fronte ad una “civetta” ben evidente
           che occupa una posizione di “taglio alto”.

           IMMAGINE
           Come nel caso del Corriere della Sera, si è optato per
           un’immagine che ritrae l’incendio nello stadio di Port Said. È
           un’immagine esplicita che cattura l’attenzione del lettore,
           descrivendogli chiaramente la gravità dell’accaduto.

           TITOLO
           Il titolo “Una STRAGE in Egitto 75 morti allo stadio” ha un
           impatto visivo ed emotivo immediato sul lettore. Difatti
           risalta subito all’occhio la parola ad effetto “STRAGE” messa
           in evidenza tramite la scrittura in maiuscolo e l’uso di un
           colore diverso e acceso. Il titolo è preceduto dall’”occhiello”
           e seguito dal “sottotitolo”, i quali riassumono in modo
           sintetico la notizia, esponendone gli elementi salienti.
           Nell’”occhiello”, con la medesima tecnica di variazione del
           colore utilizzata per la parola “STRAGE”, si sottolinea
           l’espressione “tifo violento”, al fine di porre l’accento
           sull’assurdità della rivalità sportiva contrassegnata
           dall’aggressività.
STRAGE IN EGITTO
Follia a Port Said: guerriglia allo stadio 75 morti, 200 feriti
Scontri tra tifosi dopo la partita tra Al Masry e Al Ahly Giocatori ospiti liberati nella notte dagli
elicotteri
Una carneficina. Un' altra assurda strage per una partita di calcio, provocata dalla stupida rivalità tra gruppi di
tifosi. Il teatro del dramma, questa volta, è l' Egitto. La guerriglia si è scatenata ieri sera a Port Said, città del
nordest del Paese, vicino al tratto terminale del canale di Suez, al termine della sfida di Premier League tra Al
Masry e Al Ahly, la Juventus d' Africa, partita terminata 3-1 per i padroni di casa. I morti accertati, in nottata,
erano 75 (di cui 7 non identificati), i feriti «sicuri» 200, alcuni dei quali in gravi condizioni (fonte ministero della
Salute), ma il bilancio potrebbe essere peggiore. Al Jazeera ha parlato addirittura di mille feriti. Arrestati 47
teppisti.
Assalto Attraverso le immagini e il racconto degli inviati della tv Al Arabya è stato possibile ricostruire la
cronaca della strage. Appena terminata la partita, i tifosi dell' Al Masry hanno invaso il terreno di gioco - prima
a decine, poi a centinaia - e si sono messi a rincorrere i giocatori dell' Al Ahly. I filmati mostrano questi ultimi, in
maglia rossa, che terrorizzati corrono verso l' imbocco degli spogliatoi, passando tra due ali di poliziotti
inspiegabilmente immobili. I giocatori, a fatica, sono riusciti a mettersi al sicuro nei corridoi e negli stanzoni
sotto l' impianto, mentre in superficie, in campo e soprattutto a ridosso di una curva, ci sono stati scontri furiosi
tra le opposte tifoserie e le forze dell' ordine in assetto antisommossa. L' allenatore dell' Al Ahly, il portoghese
Manuel Josè, ha dichiarato sotto choc all' emittente lusitana Sic: «Sto bene, mi hanno preso a calci e pugni e
poi sono finito in una stanza. Alcuni nostri tifosi sono entrati negli spogliatoi, i miei giocatori stanno bene, ma
non sono riuscito a raggiungerli. La colpa è dei soldati e dei poliziotti, erano a decine, poi sono spariti ed è
scoppiato il caos». Lo stadio poteva ospitare 18 mila persone e gli agenti in servizio erano tremila. «Siamo stati
brutalmente aggrediti», ha detto Ahmedi Fathi, laterale dell' Al Ahly. E il suo compagno Mohamed Barakat ha
rincarato la dose: «Non c' era nessuno a proteggerci. La nostra colpa è stata quella di giocare. Le autorità
temevano di cancellare il campionato perché pensano soltanto ai soldi, non si curano della vita delle persone».
E Sayed Hamdi: «Era un' atmosfera di terrorismo».
Pietre e bottiglie La guerriglia è stata lunghissima. Un funzionario della sicurezza ha detto che i tifosi hanno
lanciato pietre e bottiglie, usato bastoni. Il vice ministro della Salute, Hesham Sheiha, ha rivelato che molti feriti
sono stati ricoverati per trauma cranico e tagli profondi: «E' il peggior disastro nella storia del calcio egiziano».
Il bilancio dei morti, aggiornato di minuto in minuto, si è fatto sempre più grave. Prima 7, poi 25, 35, 51, fino a
75. Medhat El-Esnawy, direttore dell' ospedale El-Amiry di Port Said, ha raccontato che «alcuni tifosi sono morti
schiacciati, altri soffocati». Secondo Al Jazeera tra i feriti lievi ci sarebbero anche un paio di giocatori. Un
manager dell' Al Ahly è stato salvato mentre veniva picchiato selvaggiamente dai tifosi. In tarda serata i
giocatori e lo staff tecnico dell' Al Ahly erano ancora bloccati negli spogliatoi. Per liberarli e per poter soccorrere
i feriti sono dovuti intervenire gli elicotteri. Già nel corso della partita, a metà del secondo tempo, i tifosi dell' Al
Masry avevano costretto l' arbitro a sospendere l' incontro con un fitto lancio di petardi. Erano soltanto il
preludio di quanto è accaduto poi al termine della partita.
Basta calcio La strage è diventata affare di Stato, le tv hanno mostrato al Paese gli scontri e le dimensioni del
dramma. La Federcalcio egiziana ha sospeso il campionato a tempo indeterminato, è stata costituita una
commissione d' inchiesta e il Parlamento è stato convocato per oggi in seduta urgente. Secondo Essam el Eryan,
esponente del partito dei Fratelli musulmani «Giustizia e Libertà» e presidente della commissione Esteri dell'
Assemblea del popolo, la responsabilità degli incidenti è da attribuire all' esercito e alla polizia, che hanno
consentito l' accesso allo stadio di «persone con armi e petardi, mettendo a rischio tutti gli spettatori».
Pelucchi Roberto
«Siamo in guerra Assurdo giocare»
Treika, il leader dell' Al Ahly: «La polizia non ci protegge, campionato da sospendere»

«E' colpa nostra. Sì, è colpa nostra perché abbiamo giocato e questa partita non si doveva giocare. Le autorità
dovrebbero sospendere il campionato, ma non lo fanno perché pensano solo ai soldi. A loro delle vite della
gente non interessa nulla». Urla, Mohamed Abou Treika. È spaventato a morte mentre parla al telefono con la
tv dell' Al Ahly, il suo club, la Juventus d' Africa, la squadra più titolata d' Egitto e del continente africano.
E' una guerra «Se ci sono dei morti? Certo che ci sono dei morti. Questo non è calcio, è una guerra e questa
giornata non sarà mai più dimenticata. Possiamo vedere i corpi della gente ammazzata da qui. E non ci sono
forze di sicurezza a proteggerci. Le forze dell' ordine ci hanno abbandonato, non ci hanno protetto. Ho appena
visto un tifoso morire davanti a me, alla porta degli spogliatoi». Abou Treika è un' istituzione del calcio africano,
se il suo club è paragonato alla Juve, lui è il Del Piero egiziano. Ed è scappato dal campo in tutta fretta, cercando
di raggiungere gli spogliatoi inseguito da centinaia di tifosi dell' Al Masry. Dalle immagini diffuse dallo stadio di
Port Said effettivamente non sembra che i poliziotti presenti si siano mossi con grande solerzia per proteggere i
giocatori del Cairo. E gli scontri erano nell' aria.
 Crisi di Suez Perché la rivalità tra le squadre di Port Said, Al Masry e Ismaily, con quelle del Cairo, Al Ahly e
Zamalek, è storicamente conosciuta e ha radici che vanno indietro fino al 1956, anno della Crisi di Suez: quando
i campi delle squadre di Port Said furono distrutti, i club del Cairo non cedettero le loro strutture. Da quando è
cominciata l' opposizione al regime di Mubarak gli Ultras hanno messo da parte le rivalità calcistiche e si sono
uniti guidando le proteste più violente dei ribelli, la polizia si è defilata dai campi da calcio, che sono diventati
terra di conquista per i tifosi violenti. E quando l' unione politica è scemata, è rimasta solo la violenza. Ecco
perché Abou Treika dice che il campionato andrebbe cancellato.
A fuoco E a dargli ragione ieri c' è stato un altro episodio grave: al Cairo, dove l' assurdo calendario aveva
fissato l' altra sfida incrociata tra le due città: Zamalek-Ismaily, la partita è stata sospesa alla fine del primo
tempo quando i giocatori si sono rifiutati di rientrare in campo temendo per la propria incolumità dopo che una
tribuna aveva preso fuoco causa incendio doloso. A Port Said si è giocato, e poi è partita la mattanza.
Premeditata, secondo diversi osservatori e testimoni oculari. L' Al Masry aveva vinto 3-1, ma ai suoi tifosi
evidentemente non bastava. Perché in ballo c' era molto di più di un campionato o di una partita. Ieri i tifosi
dell' Al Ahly sembra abbiano mostrato uno striscione che diceva: «Non ci sono uomini in questa città», benzina
sul fuoco di una rivalità storico-calcistica che ieri ha ammazzato il calcio egiziano.
Ricci Filippo Maria
All' Heysel l' incubo degli italiani
A Bruxelles la furia degli hooligan causò 39 vittime

Nella storia del calcio molti i buchi neri che hanno inghiottito migliaia di vittime per incidenti tra tifoserie o
cedimenti degli stadi.
Il primo All' Ibrox di Glasgow, 1902, durante una gara tra Scozia e Inghilterra crolla la tribuna ovest. I morti sono
25.
Fischio fatale A Lima, in Perù, è il 24 maggio 1964, si gioca una partita Under 20 tra la nazionale di casa e l'
Argentina. L' arbitro annulla il gol dell' 1-1 al Perù, la folla si scatena. Gli incidenti provocano 318 morti e oltre
500 feriti.
Triste replica Ancora a Ibrox, il 2 gennaio 1971 cedono le barriere dello stadio: 66 morti.
La strage nascosta Allo stadio Lenin di Mosca (oggi Luzhniki), il 20 ottobre 1982 si sta giocando Spartak-
Haarlem di Coppa Uefa. A pochi minuti dalla fine la gente si affretta verso le uscite e si crea una ressa
ingestibile. Lo Spartak segna a pochi secondi dal 90' e molti fanno marcia indietro, ma vengono bloccati dai
militari. La situazione precipita e la calca causa circa 340 vittime. Le autorità cercheranno di coprire per diversi
giorni l' incidente, anche per mascherare l' inefficienza del servizio d' ordine.
L' Italia in lacrime La data indimenticabile: 29 maggio 1985, poco prima della finale di Coppa Campioni tra Juve
e Liverpool, stadio Heysel di Bruxelles, i tifosi inglesi aggrediscono gli italiani che fuggono. La polizia belga non
interviene, si crea una calca, crolla un muro di recinzione: i morti saranno 39, di cui 32 italiani.
Sheffield La cittadina inglese, il 15 aprile 1989, ospita la semifinale di FA Cup tra Liverpool e Nottingham Forest.
Vengono venduti molti più biglietti del sostenibile, e la folle ressa provoca 95 morti. Il governo si deciderà ad
attuare misure contro gli hooligan.
Africa straziata In Ghana, il 9 maggio 2001, durante una partita di campionato si verificano scontri tra tifosi. La
polizia reagisce sparando lacrimogeni sugli spalti: si scatena l' inferno. Le vittime sono 123.
La Gazzetta dello Sport descrive la vicenda tramite tre articoli che occupano quasi per intero le pagine 22 e 23;
è subito evidente come sia data maggiore importanza e spazio alla notizia.




Il titolo del primo articolo (“Follia a Port Said: guerriglia allo stadio 75 morti, 200 feriti”) è esaustivo per quanto
riguarda i fatti salienti della notizia ed inquietante già a primo impatto. Anche la ricchezza di immagini
contribuisce a precisare dove, come e con che ferocia sia stato sferzato l’attacco. I punti prevalenti sono la
trattazione della notizia e dell’aspetto umano; quest’ultimo è raccontato molto dettagliatamente e anche
tramite testimonianze dei minuti di terrore affrontati dai protagonisti della vicenda, quasi come se volesse far
rivivere al lettore il tragico accaduto. In questo caso il tema della negligenza viene trattato più
approfonditamente (anche attraverso l’uso di testimonianze che ci ricordano l’aspetto umano della vicenda): la
polizia viene, come sul Corriere della Sera, accusata di mancata presenza durante il momento del bisogno e in
aggiunta, rispetto alla testata precedente, si precisa la sua inefficienza ed irresponsabilità dimostrata dalla
presenza di armi e petardi all’interno dello stadio. Inoltre viene qui espresso l’egoismo e la sete di denaro che
porta le autorità a ignorare pericoli imminenti. Mentre non manca, un seppur breve, richiamo alle conseguenze
e ai provvedimenti successivi all’accaduto, in questo primo articolo non vengono citate le possibili motivazioni.
Il secondo articolo non è accompagnato da immagini e già il titolo (“Siamo in guerra assurdo giocare”)
introduce il tema della negligenza della polizia; quindi a differenza dei titoli incontrati in precedenza, in questo
caso, non si rimarcano i fatti salienti della tragica notizia ma l’inefficienza della polizia. Questo è confermato
dall’inizio dell’articolo che, a differenza dei precedenti, non si occupa della cronaca della notizia ma esordisce
con una testimonianza del giocatore Treika volta a sottolineare il disinteresse e l’irresponsabilità delle autorità;
non è trascurata anche la negligenza della polizia che si è defilata dai campi di calcio o comunque è rimasta
immobile senza intervenire. Questo aspetto di negligenza nella sua totalità è stato trattato esattamente come il
primo articolo. Ancora una volta è dedicato spazio all’aspetto umano descritto con testimonianze che ci fanno
capire il terrore e la rabbia per una tragedia annunciata. Non manca la citazione del ruolo attivo svolto dagli
ultras nelle violente proteste del passato. Anche in questo caso viene trattato l’aspetto riguardante i motivi,
anche se in modo più velato e senza specificare il possibile movente politico.

Ritroviamo nuovamente un trafiletto che accompagna gli articoli; esso esprime in modo conciso le vicende
legate a precedenti episodi drammatici negli stadi, nel mondo. Qui ogni evento è descritto da una piccola
didascalia con tanto di immagine rappresentativa della tragedia.

Il terzo articolo riguarda nella sua totalità i precedenti disastri avvenuti negli stadi; nonostante il suo titolo
(“All’Heysel l’incubo degli italiani”) si riferisca esclusivamente all’Italia, in realtà vengono riprese la maggior
parte delle didascalie del trafiletto e vengono aggiunti altri casi simili. Essi si limitano ad una breve descrizione
della notizia, spesso accompagnata dalle possibili cause e negligenze mentre viene tralasciato completamente
l’aspetto umano.
LA REPUBBLICA
      POSIZIONE E VISIBILITA’
      La Repubblica, come il Corriere della Sera, dedica alla
      notizia una “civetta” collocata nel “taglio basso”. In
      questo caso le dimensioni della “civetta” sono inferiori
      rispetto a quelle, già modeste, riscontrate nel Corriere
      della Sera.

      IMMAGINE
      Ancora una volta viene ripresa l’immagine dello stadio in
      fiamme, oggetto ricorrente e spesso utilizzato in prima
      pagina dai quotidiani e per questo espressione
      appropriata del disastro della violenza contrassegnante
      l’accaduto.

      TITOLO
      Dal paragone con il Corriere della Sera si osserva una
      somiglianza tra le “civette”:
      - comune assenza del “sottotitolo”;
      - affinità tra gli “occhielli”: ancora una volta un
      “occhiello” sintetico ci introduce i fatti.
      Il titolo “Egitto, strage nello stadio” presenta, come La
      Gazzetta dello Sport, la parola ad effetto “strage”, volta a
      colpire nell’immediato il lettore rimarcando la tragedia.
Egitto, strage dopo la partita scontri fra tifosi: almeno 73 morti
Shock a Port Said, mille feriti e stadio in fiamme. Fermato il campionato
GERUSALEMME - Era una partita a rischio, ad alto rischio, quella fra l' Al Masry di Port Said che ospitava l' Al Ahly del
Cairo, squadra star della capitale egiziana. Lo sapevano le autorità, lo sapevano i tifosi. Rinviare il match nonostante le
gravi tensioni e le violente avvisaglie sarebbe stato uno smacco per la Giunta militare. La partita si è giocata finendo in
tragedia, oltre settanta morti e mille feriti, lo stadio in fiamme, guerriglia per le strade, una città impazzita dove si è
scatenata la caccia al tifoso nemico, ospedali in tilt per il numero di feriti. L' edizione di ieri mattina di Al Ahram, il
diffuso quotidiano d' Egitto avvertiva: sarà battaglia, in campo per il risultato e fuori fra i tifosi. Perché le due tifoserie
hanno una lunga storia di ostilità alle spalle, sfociata spesso in scontri violenti. La tragedia è iniziata quando i tifosi dell'
Al Masry, squadra vittoriosa sul terreno per 3 a 1, hanno invaso il campo dopo il fischio finale della partita. Un
funzionario della sicurezza ha raccontato che i tifosi hanno inseguito i giocatori e i loro sostenitori sia sul campo che
attorno allo stadio, lanciando sassi e bottiglie. Nell' impianto stracolmo sugli spalti è stato il panico, come nella tragedia
dell' Heysel nel 1985 in Belgio nella finale di Coppa dei Campioni fra Juventus e Liverpool, molte delle vittime sono
morte soffocate o per ferite riportate alla testa. Altre - come invece riportano i medici degli ospedali della città - sono
state uccise a coltellate. I giocatori dell' Al Ahly si sono barricati negli spogliatoi con un centinaio di loro tifosi. Lì si
sarebbe scatenata una battaglia con i tifosi dell' Al Masry all' assalto e le forze dell' ordine a difendere i calciatori in
maglia rossa. Ci sono stati fitti lanci di bottiglie e pietre. Drammatiche le telefonate in diretta dei giocatori sul canale tv
della squadra cairota. «Siamo stati minacciati da subito, tutti lo sapevano che sarebbe finita male ma le autorità hanno
avuto paura di rinviare la partita», ha urlato via telefono in diretta tv Mohammed Abu Treira, capitano dell' Al Ahly.
«Questo non è calcio, c' è una guerra e la gente sta morendo davanti a noi», ha raccontato «non ci sono ambulanze,
non c' è sicurezza. È una situazione orribile e questa giornata non potrà mai essere dimenticata». È stata battaglia
anche fuori dello stadio dove le forze anti-sommossa, nonostante l' ampio uso di lacrimogeni, non sono riuscite a
disperdere i tifosi dell' Al Masry che si sono dati alla guerriglia urbana. L' esercito per evacuare il team cairota e il suo
seguito hanno dovuto mandare gli elicotteri per trasferirli dall' impianto sportivo in fiamme all' aeroporto. Al Cairo, dov'
era in corso la partita fra lo Zamalek, squadra blasonata della capitale, e l' Al Ismailiya, l' arbitro, venuto a sapere di
quanto accaduto a Port Said, ha interrotto la partita per lutto, scatenando le ire dei tifosi che hanno cominciato ad
appiccare le fiamme in alcuni settori dello stadio. Ieri notte la Federazione calcistica egiziana ha deciso di sospendere a
tempo indeterminato tutte le partite della Premier League mentre, il neoeletto Parlamento - dominato dalla
maggioranza islamica - ha convocato per oggi una riunione di emergenza.
Fabio Scuto
La Repubblica descrive la tragedia tramite un solo articolo a pagina 16.




Il titolo (“Egitto, strage dopo la partita scontri tra tifosi: almeno 73 morti”), come spesso già incontrato, ci
anticipa dettagliatamente gli elementi essenziali della notizia ed è di forte impatto. L’articolo è accompagnato
da una sola immagine molto suggestiva ed inquietante. Anche in questo caso l’apertura è dedicata
all’irresponsabilità delle autorità che non hanno rinviato la partita nonostante le gravi tensioni e le avvisaglie
presenti nell’aria; La Repubblica, a differenza dei precedenti, associa tale negligenza a paura e volontà a non
sminuire la Giunta militare da parte delle autorità. Notiamo nuovamente il rimarcare dell’assenza della polizia
anche se in minor misura; infatti in questo articolo sono citati alcuni suoi interventi seppur inefficaci. Segue la
notizia, come al solito chiara ed esaustiva. Per quanto riguarda l’aspetto umano è ripresa la tecnica della
descrizione dei momenti tragici e delle sofferenze vissute dalle persone attraverso le loro testimonianze. Come
nelle precedenti testate, non passa in secondo piano la considerazione dei sentimenti e dell’emotività dei
protagonisti. Oltre alle conseguenze già citate nei precedenti quotidiani, La Repubblica tratta la sospensione
della partita in corso Al Cairo tra lo Zamalek e l’Al Ismailiya come un’ulteriore provvedimento agli scontri di Port
Said; ciò non avviene nelle altre testate dove questo evento viene presentato come un episodio indipendente.
In riferimento al passato, vi è solo un piccolo accenno limitato alla tragedia dell’Heysel all’interno della notizia.
IL GIORNALE

     POSIZIONE E VISIBILITA’
     A differenza dei quotidiani analizzati in precedenza,
     il Giornale ha scelto di non dedicare la prima pagina
     alla notizia in questione. Questo comporta una
     minore visibilità per il lettore che verrà a conoscenza
     dell’accaduto solo cimentandosi nella lettura
     dell’articolo collocato all’interno del quotidiano. La
     prima pagina è la più importante del quotidiano
     anche perché è la sola visibile prima dell’acquisto del
     giornale cartaceo; perciò la redazione ha preferito
     evidenziare altre notizie da lei ritenute più attraenti
     per i lettori.
EGITTO L’odio tra <<tifosi>> ha radici politiche
Follia allo stadio: 73 morti per una partita
Caccia all’uomo sul campo e sulle tribune
I mussulmani: <<Colpa dei fan di Mubarak>>
Sono almeno 73 i morti e quasi mille i feriti della peggiore tragedia sportiva della storia
dell'Egitto. E il bilancio è destinato a crescere. Ieri, al fischio finale della partita del campionato
egiziano tra la squadra ospite, il Masry della città di Port Said, e il celebre e forte club cairota
Ahly, i tifosi del Masry, che inaspettatamente ha vinto 3 a 1, hanno invaso il campo. Nelle terribili
immagini della televisione egiziana, si vedono i sostenitori della squadra di Port Said rincorrere
giocatori e tecnici dell'Ahly, in fuga. E scontri tra le due tifoserie. Per portare in salvo giocatori e
spettatori sono dovuti addirittura intervenire gli elicotteri dell’esercito.
Un medico, Medhat El Ensawi, dell'ospedale El Aminy di Port Said, ha spiegato ai microfoni di
un'emittente egiziana che il suo ospedale contava almeno undici morti e che altri due centri
sanitari avevano ricevuto almeno 25 cadaveri. Tra i feriti, secondo la televisione satellitare Al
Jazeera, ci sarebbero molti agenti della sicurezza, anche se alcuni giocatori intervistati ieri dai
giornalisti egiziani, come Mohammed Barakat, dell'Ahly, hanno criticato le forze dell'ordine, che
secondo alcuni non avrebbero saputo intervenire. <<Le forze di sicurezza ci hanno
abbandonato, non ci hanno protetto. Un supporter mi è appena morto davanti agli occhi negli
spogliatoi>>, ha urlato al telefono il veterano Mohamed Abou-Treika implorando che venissero
mandati aiuti. In seguito agli eventi politici degli ultimi mesi, alla rivoluzione di gennaio febbraio
2011, dove la polizia ha svolto un ruolo centrale nella repressione della rivolta, agenti e
poliziotti, non amati dalla popolazione, sono sempre meno presenti in luoghi anche sensibili.
Le tifoserie egiziane non sono nuove a episodi di violenza: Masry e Ahly notoriamente si odiano.
Gli ultras dell'Ahly sono stati anche protagonisti della parte più violenta della rivoluzione egiziana,
quando a pochi giorni dall'apertura delle urne a novembre 2011 il centro del Cairo è diventato un
fronte di battaglia, con scontri violenti tra forze dell'ordine e manifestanti. In molti, tra gli attivisti,
gli analisti e i giornalisti nazionali, parlarono del coinvolgimento di bande di ultras delle tifoserie
del calcio nazionale. Ed in questo clima si sono subito inseriti i Fratelli mussulmani che hanno
accusato i sostenitori dell’ex presidente Hosni Mubarak <<di aver pianificato gli scontri>>.
L'episodio che aveva fatto montare l'allerta attorno e dentro gli stadi egiziani è avvenuto nel 2009
quando la partita tra il secondo club della capitale, lo Zamalek - dal nome dell'isola sul Nilo, nel
cuore del Cairo - e l'Africain, squadra tunisina, match valido per la Champions league africana,
terminò in una terribile rissa fra le due tifoserie. I tunisini credevano di aver già vinto quando al
95esimo minuto un goal dall’egiziano Aboutrika scatenò l'ira e le violenze dei tunisini. Gli scontri
si propagarono alle banlieue francesi, a Marsiglia e Parigi, in cui vive una vasta comunità
nordafricana.
Le nuove violenze arrivano in un momento politicamente molto sensibile per l'Egitto, dove è
appena iniziato il secondo turno elettorale e il primo Parlamento dell'era post-rivoluzonaria ha da
poco iniziato i lavori. Ieri, l'Assemblea si è riunita in una sessione di emergenza per tentare di
evitare che il nuovo sanguinoso episodio possa avere un effetto sulla già precaria stabilità del
Paese.
Rolla Scolari
Il Giornale tratta la vicenda con un articolo a pagina 14.




Nella sua impaginazione, dimensione e scelte riguardanti l’immagine e il titolo si presenta del tutto simile a La
Repubblica: anche qui si è optato per una sola immagine (identica a quella de La Repubblica) ed il titolo (“Follia
allo stadio: 73 morti per una partita”) fornisce i dati principali della notizia, catturando l’attenzione del lettore
sulla strage. Inizialmente viene trattata la notizia in tutti i suoi punti salienti. Come al solito l’articolo è
arricchito da testimonianze che ne sottolineano l’aspetto umano della vicenda in modo da permettere al
lettore di capire la gravità dell’accaduto e non ridurre un avvenimento così tragico ad una semplice e “fredda”
cronaca. Anche qui viene denunciata la mancanza e la disorganizzazione della polizia. Buona parte dell’articolo
è dedicata al passato storico-politico dell’Egitto di cui sono stati parte attiva gli ultras; viene inoltre citato un
precedente episodio di violenza negli stadi che ha avuto come protagonista una squadra egiziana. Un’unica
proposizione esprime i motivi che secondo i Fratelli mussulmani si celano dietro la vicenda: si tratta di uno
scontro a sfondo politico pianificato dai sostenitori dell’ex presidente Mubarak. A conclusione un breve
riferimento ai provvedimenti stabiliti dopo lo scontro.
CONFRONTO TRA I QUOTIDIANI
In primis è doveroso sottolineare che i giornali cartacei, per loro natura, hanno pubblicato la
notizia il giorno seguente la tragedia.
Tutti i quotidiani considerati hanno trattato, chi più chi meno, i vari punti della notizia;
mentre La Repubblica e Il Giornale li hanno circoscritti ad un unico articolo ciascuno, il
Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport hanno optato per una suddivisione di tali punti in
più articoli. In particolare queste ultime due testate hanno rimandando la trattazione della
sesta area contenutistica ad un ulteriore articolo, quasi totalmente dedicato ad essa.
Il Giornale è l’unico delle testate da noi analizzate ad aver toccato tutte le sei aree
contenutistiche distribuendone la trattazione in modo sostanzialmente equilibrato.
Tutti i quotidiani espongono una cronaca oggettiva della notizia: il parere del giornalista non
è espresso esplicitamente. Da Il Corriere della Sera e Il Giornale sembra però “trasparire” una
leggera preoccupazione per le sorti dell’Egitto, dato il momento politicamente molto
sensibile. È comunque condiviso da tutti il fatto che si sia trattato di una strage assurda
dovuta ad una stupida rivalità: nessun quotidiano ha trascurato l’inserimento di
testimonianze, al contrario, tutti si sono occupati di dar voce all’aspetto emotivo ed umano,
sottolineando la negligenza della polizia che probabilmente avrebbe potuto evitare la
tragedia. E ancora, tutti e quattro i giornali non si sono sbilanciati nell’esporre con certezza i
motivi. Questo probabilmente perchè la strage era successa da così poco tempo che nessun
sospetto riguardo le cause scatenanti poteva essere confermato con certezza.
TELEGIORNALI




I telegiornali, per loro natura, possono far leva sull’impatto emotivo delle immagini ma, a differenza dei
quotidiani, sono obbligati a rispettare tempi televisivi spesso ristretti. Nella nostra analisi prenderemo in
esame il TG 5 e il TG 2: il primo comunica la notizia il 2 febbraio 2012 mentre il secondo l’1 febbraio 2012,
entrambi nell’edizione notturna. L’impostazione con cui è approfondita la questione è del tutto simile: i due
servizi si focalizzano sulla cronaca dell’accaduto tralasciando l’aspetto umano, mancanza compensata in parte
dalle forti immagini trasmesse. Oltre alla cronaca, è dedicato spazio alle possibili motivazioni scatenanti e alle
conseguenze.
TG 5
                         http://www.video.mediaset.it/video/tg5/full/281116/edizione-ore-0100-del-2-febbraio.html#tf-s1-c1-o1-p8

Il TG 5 parla della notizia in questione nell’edizione delle ore 1.00 del 2 febbraio 2012.
Inizialmente la notizia viene citata durante la rassegna stampa delle varie testate
giornalistiche. Successivamente viene ripresa con un servizio esclusivamente dedicatole
della durata di 1 minuto e 21 secondi. Lo speaker annuncia il servizio con poche parole
definendo l’accaduto una vera e propria tragedia. Segue poi il servizio filmato: in primis
sono riportati in maniera dettagliata i particolari della notizia accompagnati da un flusso di
immagini che ritraggono lo stadio di Port Said al momento dell’invasione di campo da parte
                                                                                                           54%
degli ultras. È evidente la violenza espressa tramite riprese di vere e proprie risse.
Si intravedono i giocatori dell’Al Ahly fuggire da una folla inferocita per cercare riparo.
I tifosi sembrano impazziti, lanciano razzi e petardi. Non mancano riprese inerenti il fuoco
appiccato dagli ultras. Come mostrato dalle immagini, sono momenti di confusione,
di disorganizzazione, di terrore, momenti in cui il controllo e il buon senso sembrano
aver abbandonato lo stadio. All’interno della notizia poi è possibile cogliere l’espressione
“…tensioni degenerate nel sangue proprio per motivi calcistici” che sembra suggerire una
possibile motivazione alternativa rispetto a quelle riscontrate in precedenza. Il servizio
prosegue prendendo in considerazione le conseguenze scaturite dallo scontro; tra esse,
oltre alla sospensione di tutte le partite del campionato fino a data da destinarsi e a possibili          30%
provvedimenti da parte del Parlamento, viene inserita la sospensione della partita in corso
nella capitale, così come ne La Repubblica. A conclusione viene riportato il parere dei
Fratelli mussulmani, i quali sostengono che l’attacco abbia avuto un intento politico e sia
scaturito dai sostenitori di Mubarak. Nella sua interezza il TG 5 mantiene un approccio di
cronaca della notizia, trascurando del tutto l’aspetto umano; non vi sono infatti
testimonianze né particolari parole ad effetto anche se è chiara la gravità della situazione.              16%
Dall’espressione “…una battaglia sia tra tifosi , sia con le forze dell’ordine…”, unico
accenno al ruolo della polizia, non viene chiaramente esplicitato se vi sia stata
negligenza o inefficienza nel servizio. Viene utilizzato un tono narrativo con un lessico
semplice ed accessibile a tutti.
TG 2
                          http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-dbfba44e-ad24-450a-8116-0af414dd07f8-tg2.html#p=0


Il TG 2 parla della notizia nell’edizione delle ore 23.30 dell’1 febbraio 2012
e vi dedica 45 secondi; nonostante sia riservato alla vicenda un minor
lasso di tempo, vengono presi in rassegna i medesimi punti del servizio
del TG 5. A differenza di quest’ultimo, il TG 2 non dedica al fatto di cronaca
un servizio a parte ma è la stessa giornalista, conduttrice del tg, ad occuparsi
                                                                                                        35,5%
dell’esposizione dei fatti. Durante l’intera descrizione di questi ultimi viene
trasmesso lo stesso flusso di immagini già osservate nel servizio del TG 5.
Anche in questo caso quindi, è evidente l’atmosfera di instabilità, di violenza
e di pericolo che ha caratterizzato la situazione. Come al solito, la notizia si
presenta concisa e puntuale e da subito la giornalista utilizza la parola ad
effetto “strage” per evidenziare la gravità della situazione. Segue poi il tema
delle conseguenze e dei provvedimenti ripresi esattamente come nel TG 5;                                  29%
in aggiunta viene specificato il numero provvisorio degli arresti e che la
sospensione della partita in corso Al Cairo è avvenuta in segno di lutto. Anche
in questo caso, la conclusione del servizio, è dedicata al tema dei motivi;
ricorrono ancora entrambe le ipotesi: politica, come espresso dai Fratelli
mussulmani, o calcistica. È quindi ancora evidente il dubbio relativo alle cause
scatenanti in quanto, come avvenuto al TG 5, la notizia è stata comunicata
subito dopo l’accaduto quando ancora nessuna pista era certa.
Si tratta nuovamente di una semplice cronaca dei fatti che non dà spazio
                                                                                                        35,5%
all’aspetto umano, e per questo motivo il tutto sembra essere presentato in
modo “asciutto” e chiaramente narrativo. Ancora una volta il lessico è di facile
comprensione e non particolarmente elaborato.
RADIO




Per la nostra analisi, abbiamo considerato due radio: Radio Vaticana e Radio
Popolare. Entrambe hanno comunicato la notizia il 2 febbraio 2012.
RADIO VATICANA
Tre giorni di lutto nazionale in Egitto, a proclamarlo è stato il capo del Consiglio supremo delle Forze armate, Hussein
Tantawi, lo stesso che ha promesso ogni sforzo per punire i responsabili degli scontri che ieri nello stadio di Port Said
sono costati la vita ad almeno 74 persone, oltre mille i feriti. A scontrarsi i sostenitori di due squadre (al Masry ed al
Ahly). Tantawi ha accolto in un aeroporto militare nella zona orientale del Cairo calciatori e tifosi che sono rientrati da
Port Said a bordo di velivoli militari. In queste ore la situazione a Porto Said appare calma, il ministro dell'Interno
Mohamed Ibrahim ha rimosso il capo della sicurezza della città dopo l’inerzia della polizia incapace di gestire
l’invasione di campo da parte dei sostenitori di al Masry, la squadra locale vincitrice del match, di Premier
League, contro el Ahly. Centinaia le persone schiacciate dalla calca, decine gli accoltellati. I Fratelli musulmani hanno
accusato i sostenitori dell'ex presidente Hosni Mubarak ''di essere dietro agli scontri''. Il timore che non si trattasse di
un caso isolato è arrivato quando è rimbalzata la notizia di un incendio scoppiato nello stadio del Cairo, dove si
svolgeva un’altra partita, subito però è stato chiaro che si trattava di guasto ad una cabina elettrica. Il presidente della
Fifa Blatter ha parlato di “giornata nera per il calcio” e la Federazione di calcio egiziana ha sospeso a tempo
indeterminato tutte le partite di serie A. Intanto manifestanti e supporter della squadra di calcio cairota dell'el Ahly
hanno chiuso alla circolazione piazza Tahrir. Transennato anche il piazzale davanti alla televisione pubblica. Il fan club
dell'el Ahly, hanno indetto per oggi una marcia fino al Ministero dell'Interno.
Massimiliano Menichetti ha chiesto a Giuseppe Iacovino, analista del Centro studi internazionali, se le violenze di Port
Said sono collegate alle contestazioni politiche di questi giorni in Piazza Tahrir, luogo simbolo della rivolta egiziana:
R. – E’ improbabile al momento pensare a una pianificazione o comunque qualcosa di collegato alla situazione di
tensione e di scontri al Cairo e quindi a Piazza Tahrir.

D. – Quindi, secondo lei, tutto è riconducibile alla recente cessazione dello stato d’emergenza e quindi al fatto che
l’esercito non è più presente sul territorio?
R. – L’apparato di sicurezza egiziano ne ha risentito, questo ha provocato anche una minore capacità di gestire tensioni
e quindi gli scontri. Purtroppo la stragrande maggioranza delle vittime di Port Said è stata causata dalla reazione della
massa, dalla calca, quindi anche dalla scarsa capacità della stessa polizia nel gestire l'ordine pubblico. Dunque per le
informazioni che abbiamo ora, quanto accaduto ha poco a che fare con le tensioni politiche.
D. – Al Cairo si sono ritrovati i sostenitori della squadra el Ahly coinvolta negli scontri, transennato anche il piazzale
davanti alla televisione pubblica. Questi eventi si inseriscono all’interno di contestazioni che ancora ci sono al Cairo…
R. – La situazione al Cairo, anche nei giorni scorsi, è di grande tensione. Ci sono stati scontri davanti al parlamento tra
manifestanti della società civile più liberale e rappresentanti giovani della fratellanza musulmana. Al di là di queste
vicende calcistiche, che in questo momento possono anche essere anche considerate marginali, la tensione è legata
all’andamento, alla transizione politica nel post-Mubarak soprattutto all’indomani delle elezioni e della vittoria della
fratellanza musulmana.

D. – Qual è il ruolo in questo momento dei Fratelli Musulmani?
R. – Quello di ponte tra le autorità militari, che di fatto ancora gestiscono il potere, e la popolazione. Gli stessi scontri
con gli attivisti più liberali dimostrano come la fratellanza in questo momento ha stretto un accordo tacito con le
autorità militari affinché la transizione sia guidata nel panorama politico egiziano.

D. – C’è chi guarda ai Fratelli Musulmani con speranza di dialogo e chi con scetticismo…
R. – Senza la fratellanza musulmana la realtà politica dell’Egitto è impensabile. Anche perché è la realtà più presente.
Pensare a un rapporto con la fratellanza musulmana è inevitabile. Le stesse posizioni della fratellanza musulmana sono
molto diverse rispetto alle posizioni - sia dal punto di vista politico, sia dal punto di vista religioso - delle realtà più
salafite, più intransigenti. La fratellanza musulmana ha un doppio aspetto: è una realtà nuova nell’ambito egiziano, ma
è anche una realtà politica conservatrice con cui bisogna dialogare inevitabilmente.

D. – Però i giovani di Piazza Tahrir continuano a manifestare…
R. – Questo è soprattutto dovuto al fatto che le realtà dei giovani, degli universitari che sono scesi per primi in piazza,
non sono riuscite ad avere un risultato politico rilevante, anche perché la loro organizzazione e la loro presenza nella
società egiziana, al di là della capitale è minima. Questo si traduce in malessere, non essere riusciti a far sentire la
propria voce nell’arena politica, fa sì che le manifestazioni vadano avanti in cerca di un risultato migliore, di visibilità.
L’auspicio è che, con le elezioni e quindi con il nuovo parlamento e le nuove riforme costituzionali, l’Egitto prenda la
strada di una transizione il più pacifica possibile, dove tutte le voci che hanno portato alla caduta di Mubarak possano
avere la possibilità di esprimere la propria opinione, per tornare ad una stabilità, ad una vita sociale e politica che possa
permettere al Paese di riprendere il posto che gli si addice nel panorama sia mediorientale, sia internazionale.
Radio Vaticana comunica la notizia degli scontri a Port Said nell’edizione del “Giornale radio” del 2
febbraio 2012. Ad essa dedica uno spazio considerevole. Il servizio fa una rassegna delle
conseguenze della strage tra le quali, grazie alla natura diretta ed interattiva della radio, vengono
inserite le manifestazioni susseguenti la tragedia, avvenute il 2 febbraio 2012 e per questo non
riportabili dai giornali cartacei il giorno stesso. Una notizia concisa e sintetica ci informa sugli
elementi basilari della vicenda. Segue un cenno all’inefficienza della polizia e ai motivi politici che,
secondo i Fratelli mussulmani, si celano dietro la strage. Il servizio si conclude con un’intervista a
Giuseppe Iacovino, analista del Centro Studi Internazionali. All’inizio del collegamento viene
ripreso il tema dei motivi e delle negligenze che hanno connotato la strage: secondo l’intervistato
è poco probabile che le motivazioni dello scontro abbiano a che fare con le tensioni politiche o
con una premeditazione, piuttosto la cessazione dello stato di emergenza e l’assenza dell’esercito
hanno provocato l’incapacità della polizia nel gestire l’ordine pubblico. Poi l’intervista prosegue
con un’analisi delle manifestazioni seguenti la strage e una generalizzazione della situazione
politico-sociale egiziana: si tratta quindi di uno scenario generale che va al di là della notizia in sè.
È evidente l’assenza dei riferimenti al passato dell’Egitto o a precedenti tragedie calcistiche a
livello mondiale. Inoltre, a differenza dei giornali, l’aspetto umano è del tutto trascurato e questo
fa sì che la notizia venga descritta in modo più “freddo” e meno toccante per l’ascoltatore. La
prima parte del servizio è oggettiva mentre la seconda, esprimendo un parere personale, è
soggettiva. Dall’inizio della nostra analisi incontriamo per la prima volta l’inserimento di
un’esplicita opinione personale.
RADIO POPOLARE
Egitto: strage allo stadio. Solo fatalità?

Partiamo dall’Egitto con una considerazione su quello che è successo ieri notte. Una partita di
calcio è finita in una strage: 75 morti, 200 feriti. È successo a Port Said alla fine della partita
tra la squadra locale Al Ahly, il club più prestigioso in Africa. Secondo il medico legale le
vittime non sono morte per colpi di arma da fuoco o da taglio, ma per soffocamento nella
calca; ovviamente l’inchiesta chiarirà molte cose. Le uscite di sicurezza dello stadio, ad
esempio, il numero esagerato di spettatori rispetto alla capienza della struttura e soprattutto
la quantità enorme di coltelli e petardi introdotti nello stadio. Gli scontri erano nell’aria. Oggi i
giornali parlano della rivalità tra le due città, dicono che è una rivalità storica, ha radici che
vanno indietro fino alla crisi di Suez del ‘56 quando i raid franco-britannici distrussero, tra gli
altri, i campi sportivi di Port Said; le squadre del Cairo negarono allora ogni aiuto ai club della
città portuale. Ma tutto questo è successo in piena rivolta popolare contro l’Esercito e quindi
ci poniamo la domanda se è pura coincidenza: per molti esperti egiziani no, quindi non si
tratta di una coincidenza perché in questi mesi abbiamo raccontato più volte il ruolo attivo
delle tifoserie a favore di piazza Tahrir. Avevano messo da parte le loro rivalità per la buona
causa, per la democrazia. Da ieri non sarà più così, almeno nelle intenzioni di chi ha voluto il
massacro.
Radio Popolare comunica la notizia della strage a Port Said nell’edizione “Esteri” del 2 febbraio
2012. Il servizio si apre con il sommario della puntata all’interno del quale la notizia da noi presa
in esame occupa la prima posizione. Il titolo con cui è introdotta (“Egitto: strage allo stadio. Solo
fatalità?”) ci annuncia l’accaduto e rimanda alle incertezze, relative alla causa
scatenante, successivamente esplicitate. Si tratta di un breve servizio che si apre con l’esposizione
oggettiva della notizia. Vengono poi elencate una serie di negligenze senza esplicitarne il/i
responsabile/i. Si accenna poi al passato, alla storica rivalità tra le città di Port Said e del Cairo. Si
passa poi ad un’analisi dei motivi chiedendosi se le tensioni politiche possano aver avuto
un’influenza sullo scontro. Ritorna quindi la possibilità del movente politico. Il servizio rimarca la
posizione di coloro che ritengono che lo scontro non sia una pura coincidenza ma abbia a che fare
con la rivolta popolare contro l’Esercito.
A differenza di Radio Vaticana, si nota la mancanza di trattazione delle conseguenze e dei
provvedimenti scaturiti dallo scontro. Invece, la completa assenza dell’aspetto umano della
vicenda, è una caratteristica comune con la precedente radio: anche in questo caso, quindi, ci si
basa su una narrazione dei fatti scorrevole ed oggettiva senza soffermarsi sui sentimenti, le
emozioni ed il terrore vissuti dai protagonisti.
GIORNALI ON-LINE




Al fine di effettuare un valido confronto con i giornali cartacei (vecchi media) occorre per prima cosa
sottolineare, come già sostenuto, che i giornali on-line, grazie alle loro caratteristiche di
interattività, immediatezza e di possibilità di aggiornamento, hanno reso nota la notizia quasi in tempo
reale.
Si prendono in esame i seguenti giornali on-line: Ansa, Avvenire e L’Unità, i quali hanno appunto pubblicato
la notizia l’1 febbraio 2012, giorno in cui si è scatenata la tragedia.
ANSA
Egitto: scontri stadio, almeno 73 morti
Elicotteri esercito portano via tifosi e giocatori bloccati
01 febbraio, 21:42 (http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2012/02/01/visualizza_new.html_72917173.html)
(ANSA) - IL CAIRO, 1 FEB - Violenti scontri sono scoppiati in serata fra supporter di opposte tifoserie in uno stadio
di calcio a Port Said, in Egitto. Secondo fonti ospedaliere i morti sono almeno 73 mentre i feriti un migliaio.
L'esercito ha inviato elicotteri per portare via dallo stadio i giocatori e i tifosi ancora bloccati all'interno della
struttura. La federazione calcistica egiziana ha sospeso a tempo indeterminato tutte le partite della Premier
League, la Serie A egiziana.

Egitto:Fratelli Musulmani,colpa pro-rais
In merito agli scontri allo stadio Port Said con almeno 73 morti
01 febbraio, 22:06 (http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2012/02/01/visualizza_new.html_72918160.html)
(ANSA) - IL CAIRO, 1 FEB - I Fratelli Musulmani hanno accusato i sostenitori del presidente destituito Hosni
Mubarak di essere i responsabili delle violenze che hanno causato almeno 73 morti e centinaia di feriti stasera
nello stadio di Port Said, al termine di una partita di calcio.''Gli eventi sono stati pianificati e sono un messaggio
dei sostenitori dell'ex regime'', ha affermato il deputato Essam al-Erian sul sito del Partito della libertà e della
giustizia (Plj), la formazione politica della Fratellanza.

Egitto: scontri stadio, almeno 73 morti
Port Said, i tifosi locali hanno scatenato una caccia all'uomo
01 febbraio, 22:07 (http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/calcio/2012/02/01/visualizza_new.html_72918165.html)
(ANSA) - ROMA, 1 FEB - Violenti scontri sono scoppiati in serata fra i supporter rivali delle squadre Al Masry e Al
Ahly, allo stadio di Port Said (Egitto), al termine della gara (3-1).
Secondo fonti ospedaliere, i morti sono almeno 73 e i feriti un migliaio. Gli scontri sono scoppiati quando centinaia
di tifosi locali hanno invaso il campo, dando vita ad una vera e propria caccia agli avversari. La Federcalcio egiziana,
intanto, ha sospeso a tempo indeterminato tutte le partite della Premier League, la Serie A locale.
L’ANSA ha pubblicato tre bollettini in merito alla notizia il 1 febbraio 2012.

Il titolo del primo bollettino (“Egitto:scontri allo stadio, almeno 73 morti”), come già
riscontrato più volte nelle analisi precedenti, si focalizza sull’accaduto in sé, fornendoci
le informazioni essenziali che hanno i connotati di una tragedia. L’immagine che
accompagna la notizia raffigura l’invasione di campo da parte dei tifosi; da essa
traspare subito una sensazione di disorganizzazione, caos e violenza. Il bollettino è
sintetico e oggettivo nella trattazione dei fatti; infatti si limita a fornirci le informazioni
basilari della notizia accompagnate da un piccolo riferimento al provvedimento
stabilito dalla Federazione calcistica egiziana dopo l’accaduto.

Dopo meno di mezz’ora viene pubblicato un secondo bollettino, il cui titolo
(“Egitto:Fratelli Musulmani,colpa pro-rais”) ci introduce l’argomento che poi verrà
trattato. A differenza degli altri titoli non si focalizza sugli elementi caratterizzanti
la strage in sé ma prende in considerazione un aspetto particolare di quest’ultima:
i possibili fautori della tragedia. Nonostante questo, l’immagine che accompagna
l’articolo è simile a quella del primo bollettino in quanto ritrae lo stadio di Port Said
invaso dai tifosi: è un’atmosfera concitata, in cui tutto sembra fuori controllo.
Anche in questo caso si tratta di un bollettino breve all’interno del quale è però
riportata una testimonianza che va al di là della semplice cronaca dei fatti essenziali.
Come già previsto dal titolo, si concentra unicamente sui possibili motivi scatenanti
la tragedia: i Fratelli mussulmani accusano i sostenitori di Mubarak di essere i fautori
della strage e di aver premeditato il tutto. Lo scopo di questo bollettino è informarci
riguardo al possibile sfondo politico celato dietro gli scontri.

Dopo un solo minuto viene pubblicato un terzo bollettino con lo stesso titolo del
primo e quindi avente, per questo motivo, le medesime finalità: descrizione della
notizia e citazione della stesso provvedimento scaturito dagli scontri. Anche questa
volta è presente una sola immagine: essa illustra i giocatori in fuga. Nonostante il motivo
dell’immagine faccia capire che la situazione sia instabile, viene trasmessa una minore
inquietudine.
AVVENIRE
TRAGICA RISSA
Il Cairo, scontri con 200 feriti
Ed è bufera politica sulla strage allo stadio
1 febbraio 2012 (http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/egitto-stadio-morti.aspx)
Più di 200 persone sono rimaste ferite negli scontri polizia e tifosi dell'Al Ahli nel centro del Cairo. Una quarantina di persone
è stata ricoverata in ospedale. I feriti presentavano sintomi di soffocamento, contusioni e fratture ma non ci sarebbero casi
gravi. Le forze dell'ordine egiziane hanno usando lacrimogeni per disperdere i manifestanti che protestavano contro i
tumulti che mercoledì sera allo stadio di Port Said hanno provocato 74 morti e un migliaio di feriti al termine di una partita di
campionato.

È degenerata in un vero e proprio terremoto politico, in un Egitto ben lungi dall'aver recuperato stabilità dopo la caduta di
Hosni Mubarak, la strage di mercoledì sera allo stadio di Port Said, in quella che è una delle tragedie più gravi nella storia del
calcio.

Il Supremo Consiglio delle Forze Armate, al potere ormai da un anno, ha proclamato tre giorni di lutto nazionale, mentre il
suo capo Mohamed Hussein Tantawi, ha espresso "profondo rammarico" per l'accaduto. Il premier Kamal al-Ganzouri ha
riconosciuto la propria responsabilità istituzionale in relazione a quanto è accaduto, e davanti al Parlamento riunito in seduta
di emergenza si è detto pronto a "renderne conto" e ad "adempiere qualsiasi direttiva mi sia impartita", alludendo a
un'eventuale rinuncia all'incarico. Ma il Parlamento, che ha votato esprimendosi in favore dell'apertura di una inchiesta, ha
presentato un reclamo formale contro il ministro dell'Interno Mohamed Ibrahim, accusandolo di negligenza. Ibrahim, ha
destituito il responsabile dell'ordine pubblico a Porto Said, Essam Samak, mentre lo stesso Ganzouri ha decapitato i vertici
della Federcalcio, rimuovendone sia il direttore sia il Consiglio Direttivo. Anche il governatore della città portuale, situata
all'imboccatura del Canale di Suez, ha rassegnato dimissioni subito "accettate".

Al termine di una consultazione durata tre ore, diversi partiti dell'intero arco costituzionale, dai liberali del Wafd ai salafiti di
al-Nour, hanno sollecitato l'assemblea a votare la sfiducia all'esecutivo, sostituendolo con un "nuovo gabinetto rivoluzionario
in grado di garantire la sicurezza nel Paese".

Al fischio finale centinaia di tifosi della locale squadra al-Masry, vittoriosa per 3-1, hanno attaccato i supporter di quella
ospite, la cairota al-Ahly, uno dei club più titolati del Paese. La maggior parte delle vittime sono state calpestate dalla folla,
ma non poche sono state accoltellate o massacrate di botte. Il direttore dell'impianto sportivo, Mohammed Younis, dal canto
suo ha accusato la polizia egiziana di non essersi interposta tra le due fazioni per mera codardia.
L’Avvenire pubblica l’articolo riguardante la tragedia già l’1 febbraio 2012, dal momento che, trattandosi di un’edizione
on-line, non si trova a dover affrontare i limiti imposti dal cartaceo.
Il titolo (“Il Cairo, scontri con 200 feriti Ed è bufera politica sulla strage allo stadio”) si concentra sugli avvenimenti e le
manifestazioni avvenute nei giorni successivi allo scontro e sull’aspetto politico che connota la vicenda. Non ci
introduce, quindi, alle caratteristiche primarie della notizia poiché trattandosi di un’edizione on-line probabilmente è
stato aggiornato. È presente una sola immagine di dimensioni talmente ridotte che non si riesce a capire se rappresenta
le manifestazioni successive, e quindi va a completamento e rafforzamento del titolo, o se al contrario, illustra gli ultras
in rivolta allo stadio.




A conferma del titolo, la prima parte dell’articolo è dedicata al racconto delle manifestazioni e del tragico bilancio
derivante da queste ultime. Questo aspetto, che ha seguito la strage, compare per la prima volta nella nostra analisi in
un articolo dell’1 febbraio 2012, grazie ai vantaggi dell’edizione on-line che consente in ogni momento l’aggiornamento.
Viceversa i giornali cartacei, per ovvi motivi, hanno potuto comunicare questi episodi solo a partire dal 3 febbraio 2012.
Come in ogni articolo vi è la descrizione della notizia in modo oggettivo e puntuale. Appena accennato è l’aspetto
umano e il passato che ha caratterizzato l’Egitto. Vi è un riferimento al tema della negligenza sotto due punti di vista:
negligenza pre-partita (relativamente alla quale non viene specificato nell’articolo in che cosa sia consistita) e
negligenza durante gli scontri (associata alla codardia della polizia accusata di non essere intervenuta). In questo
articolo è dedicato più spazio alle conseguenze che vengono descritte più dettagliatamente e toccano vari ambiti. Per la
prima volta, tra le conseguenze, viene citata la testimonianza del premier Kamal al-Ganzouri, il quale si assume la
responsabilità di una possibile negligenza; quest’ammissione di “colpevolezza” non si incontra mai negli altri articoli.
Non viene trattato esplicitamente il tema dei motivi che hanno scatenato la strage, ma dalla seconda parte del titolo
“Ed è bufera politica sulla strage” e dall’espressione “È degenerata in un vero e proprio terremoto politico” riferita alla
manifestazione, possiamo intuire un riferimento alla tensione politica che si è celata dietro la vicenda.
L’UNITA’
Egitto, 73 morti dopo una partita
1 febbraio 2012 (http://www.unita.it/italia/egitto-invasione-di-campo-br-73-morti-dopo-una-partita-1.377730)
Almeno 73 morti negli scontri dopo una partita di calcio a Porto Said, nel nord-est. Sospesa a tempo
indeterminato la Serie A egiziana.
Sono almeno 73 le persone rimaste uccise negli scontri scoppiati dopo una partita di calcio a Porto
Said, nel nord-est dell' Egitto. Lo hanno riferito fonti ospedaliere, riferendo anche di decine di feriti. Gli
scontri hanno opposto i tifosi della squadra Al Ahly, uno dei principali club egiziani, a quelli dell'Al Masri.

Stando a quanto riportato dall'emittente araba al Jazeera, tra i feriti figurano anche agenti della sicurezza e
due giocatori, che hanno riportato ferite lievi. Stando alla ricostruzione fatta dalla televisione araba, i tifosi
della squadra vittoriosa, al Masry, hanno invaso il campo dopo il fischio finale della partita. Un funzionario
della sicurezza ha raccontato che i tifosi hanno inseguito i giocatori e i loro sostenitori sia sul campo che
attorno allo stadio, lanciando sassi e bottiglie. Molte delle vittime sono morte soffocate o per ferite
riportate alla testa. I giocatori di al Ahly sono rimasti intrappolati negli spogliatori con i loro tifosi. Alla
notizia degli scontri a Porto Said una partita di calcio in corso al Cairo è stata sospesa, secondo quanto
riferisce al Jazeera. La televisione di stato ha mostrato le immagini di un fuoco appiccato sugli spalti dei
tifosi al Cairo.

La federazione calcistica egiziana ha sospeso a tempo indeterminato tutte le partite della Premier
League, la Serie A egiziana.
Per lo stesso motivo dell’Avvenire, L’Unità pubblica l’articolo relativo alla tragedia nello stesso giorno in cui è
avvenuta, ossia l’1 febbraio 2012. Il titolo (“Egitto, 73 morti dopo una partita”), come nella maggior parte dei
casi riscontrato, fa riferimento alla tragedia e ai suoi dati basilari; nella sua essenzialità è comunque di forte
impatto per il lettore. L’immagine che accompagna l’articolo ritrae lo stadio di Port Said vuoto: è evidente
che, a differenza di tutte le immagini finora incontrate, questa non trasmette al lettore il terrore e le violenze
vissute dai protagonisti della vicenda ed è per questo motivo che è la meno significativa.




L’articolo è breve rispetto ai precedenti e sviluppa al suo interno solo due delle sei aree contenutistiche da noi
prese in esame. In primis analizza con completezza la notizia concentrandosi sul bilancio di morti e feriti. Infine
vengono trattati i provvedimenti e le conseguenze, tra le quali viene inserita la sospensione della partita di
calcio in corso Al Cairo; solo La Repubblica e il TG 5 avevano considerato questo avvenimento come diretta
conseguenza della strage a Port Said.
BLOG




Da un’analisi approssimativa dei blog che compaiono sulla rete abbiamo notato che la maggior parte dedica alla
notizia un post il 2 febbraio 2012. Si tratta, in larga misura, di semplici cronache dei fatti, senza opinioni
personali e povere , se non addirittura prive, di commenti. Al fine di effettuare un confronto più approfondito
abbiamo selezionato due blog: il primo, atipico, equilibrato in tutti i punti dell’analisi e ricco anche riguardo
l’aspetto emotivo, personale e di riflessione; il secondo della tipologia sopra descritta.
DIARIO DELLA RIVOLUZIONE EGIZIANA
                                        http://ilmioegitto.blogspot.com/

 Questo blog, scritto da una donna italo-egiziana, dedica alla notizia due post:
 Il primo post (http://ilmioegitto.blogspot.com/2012/02/il-prezzo-della-liberta.html) è stato
 pubblicato il 2 febbraio 2012. Il titolo (“Il prezzo della libertà”) non descrive gli aspetti
 fondamentali della strage in sé ma cela dietro di sé un significato più profondo, che và oltre la
 vicenda. In particolare si riferisce alla difficile situazione di instabilità politica e alla vergognosa
 condizione sociale vissuta dal popolo egiziano. Sentendosi particolarmente coinvolta dalla vicenda,
 la blogger ha preferito evitare di postare immagini motivando così la sua scelta: “Scusate, ma oggi,
 davvero, non me la sento di postare foto dell'accaduto. La rete è piena, sia di video che di immagini. L'Egitto, ed io
 con lui, è in profondo e triste lutto”. Il blog si apre con un breve cronaca che ha la funzione di introdurre la vicenda
 ai lettori. Segue poi, in modo sostanzialmente equilibrato, la trattazione di tutti i restanti punti della nostra analisi:
 l’aspetto umano traspare chiaramente tramite la descrizione della tragicità e della violenza che hanno connotato
 l’accaduto (“Tutti gli egiziani hanno passato la notte attaccati alle tv, in preda a rabbia, collera e dolore per queste
 “inspiegabili” morti”, “Giocatori che scappano dai “tifosi” inferociti, gente che corre nel campo di gioco, uomini
 con spranghe, coltelli e – sembra- pistole che feriscono a caso”, “… cittadini di Port Said, il Popolo, che aprono le
 porte della propria casa per far rifugiare i ragazzi che scappano spaventati”); le conseguenze coincidono con quelle
 già riscontrate nei media precedentemente analizzati; le negligenze non sono trascurate, come possiamo cogliere
 dall’espressione “Il tutto mentre le forze dell’ordine rimangono, impassibili, a gustarsi lo spettacolo”; con un’analisi
 degli avvenimenti che sono avvenuti i giorni precedenti la strage, introduce i possibili motivi legati alla revoca della
 legge di emergenza (“Da quando questa legge è stata revocata l’Egitto è improvvisamente caduto tra le mani dei
 suddetti delinquenti, che, come dicono appunto i potenti, non aspettavano altro che avere piede libero”). Dalla
 frase “… ed oggi, per le strade, numerosi gruppi spontanei di manifestanti chiedono la fine di queste violenze”
 notiamo il riferimento alle manifestazioni susseguenti la vicenda nonostante queste ultime siano avvenute lo
 stesso giorno della pubblicazione del post: questo grazie all’interattività e alla possibilità di comunicazione
 immediata offerta dal media utilizzato. A differenza dei media finora analizzati (che trattavano la notizia
 soffermandosi solo sui suoi aspetti oggettivi), la blogger, tramite riflessioni più o meno esplicite, ironia ed
 espressioni e parole che celano significati, espone la sua opinione personale, il suo disappunto riguardo alla
 situazione generale e i suoi dubbi sull’avvenire.
Riportiamo di seguito i tratti più significativi dai quali emerge il suo pensiero:
““inspiegabili” morti””, “Ma quello che è accaduto non si può riassumere in poche parole. I fatti di ieri, e le notizie di
cronaca dei giorni scorsi non sono semplici episodi di violenza o delinquenza. Quello che sta
sconvolgendo, nuovamente, il Popolo, è una vera e propria punizione”,
“il signor Tantawi decide “improvvisamente” di revocare la legge di emergenza “,
“è stato come dare in pasto il Popolo agli squali”,
“E, sarà un caso, nessun poliziotto era in giro, nessun poliziotto lavorava, nessuno era di guardia.
Però, miracolosamente, tutti i presunti responsabili di questi fatti sono stati arrestati in meno di 24 ore”,
“la “tifoseria” della squadra che giocava in casa e che ha vinto, stranamente e senza ragionevoli motivi, scende in
campo, lancia razzi, aggredisce i giocatori, e tutto diventa caos”,
“le forze dell’ordine rimangono, impassibili, a gustarsi lo spettacolo”,
“I VERI TIFOSI”,
“Come hanno fatto, le armi, ad entrare nello stadio? Come mai nessuno (polizia ed esercito, entrambi presenti) è
intervenuto? Sappiamo tutti, benissimo, come questo sia potuto accadere”,
“Mi chiedo spesso quanto costa non avere paura. Qualcuno ha mai quantificato o dato un prezzo alla libertà? La
risposta, credo, sia la storia. La storia che cambierà i libri di scuola dei nostri figli e che li ha cambiati finora, solo lei
potrà quantificare in numeri il dolore, le lacrime e la rabbia che le madri ed i figli di questo Popolo stanno versando sui
corpi dei loro Martiri. Ma non solo. La storia ci insegna che il male non molla mai, che chi sedeva su un trono non lo
abbandonerà mai del tutto, che qualcuno fa sempre le veci di altri e che chi paga, ora e per sempre, è solo il Popolo”,
“Pochi minuti fa è stata data notizia della morte celebrale di Moubarak. Io prego Dio, con tutta me stessa, che non sia
vero. Sarebbe troppo facile”.
È chiaro che la blogger associa la strage, non ad una semplice delinquenza o violenza calcistica, ma ad un qualcosa di
pianificato. Accusa i potenti di aver “ingannato” il popolo, in quanto, acconsentendo alla richiesta di revoca della legge
di emergenza da parte di quest’ultimo, hanno implicitamente tirato l’acqua al loro mulino diminuendo il grado di
sicurezza del paese: non a caso non si sono fatti attendere episodi criminali tra cui la strage di Port Said. La revoca della
legge di emergenza era stata già introdotta nel servizio di Radio Popolare dove si riteneva che quest’ultima avesse
avuto un’influenza sull’inefficacia dell’’operato della polizia; qui l’autrice del blog sembra considerarla una vera e
propria “strategia” dei potenti. Riguardo alla strage la blogger si chiede ironicamente come sia possibile che sia stata
scatenata dagli stessi vincitori della partita, perchè le forze dell’ordine non siano intervenute ma al contrario siano
rimaste in disparte a godersi lo spettacolo e come mai siano state introdotte armi all’interno dello stadio. Ma lei la
risposta la conosce già: visto il minor grado di sicurezza, l’attacco è stato premeditato ed ha avuto un movente non
calcistico, ma politico. Il suo pensiero si conclude con una riflessione che riprende il titolo: sono parole di sconforto e di
tristezza in cui non c’è ottimismo né speranza per la futura condizione del popolo se, come al solito, i responsabili dei
soprusi non saranno adeguatamente puniti.
Il secondo post (http://ilmioegitto.blogspot.com/search?q=egitto), pubblicato il 6 febbraio 2012, conferma il pensiero
espresso dalla blogger nel post precedente. Non si sofferma sulla descrizione della notizia da noi presa in analisi ma si
focalizza su una riflessione che ci fornisce informazioni finora mai incontrate, proprio grazie alla nazionalità della
blogger ed alla sua testimonianza diretta. Nella prima parte viene ribadita la pianificazione della strage introducendo un
nuovo elemento, già anticipato dal titolo (“Quanto costa un egiziano.”): “150 pound egiziani, (pari a meno di 20 euro) è
quanto è stato dato ai circa 600 delinquenti ( o assassini) che Mercoledì scorso hanno ucciso con coltelli e spranghe
i tifosi della squadra del Ahly, a Port Said”, queste sono state le parole di uno dei capi dei gruppi criminali dopo essere
stato arrestato. Segue quindi un’osservazione su come sia possibile quantificare con un valore monetario la vita di un
egiziano. Nella seconda parte si concentra sulla descrizione dello stato d’animo del popolo e sulle reazioni di dolore,
protesta e indignazione che quest’ultimo ha sviluppato in conseguenza alla tragedia di Port Said (“Il Popolo egiziano,
ancora una volta e più di sempre, non ci sta”, “Questa volta il Popolo è al limite, davvero, la gente è stremata”, “Si
sono conclusi Sabato i 3 giorni di lutto nazionale durante i quali sono stati cancellati eventi, feste e celebrazioni in tutto
l’Egitto”, “Da Giovedi’ ad oggi il Popolo egiziano è in completa e totale ribellione”, “Non ce la facciamo più a vedere la
morte alla televisione ogni giorno, a guardare le madri piangere figli perduti senza un motivo, tra sofferenze e violenza.
L’aria al Cairo è irrespirabile, il dolore ha preso il posto dell’ossigeno”). A conclusione la blogger chiarifica la sua
posizione, già anticipata nel post precedente: l’unica cosa che potrebbe riscattare tutto il dolore provato e ripristinare la
pace e la tranquillità del popolo egiziano è un’adeguata incriminazione dei responsabili (“L’unica cosa che può far
ritornare la pace e la tranquillità nel Popolo egiziano è vedere tutta questa gente realmente incriminata, con sentenze
rigide e senza appello”, “Ad oggi, l’Egitto, ha perso tantissimi giovani. Ragazzi intelligenti, che studiavano o lavoravano
per mantenersi o mantenere la propria famiglia, giovani egiziani che si preparavano ad affrontare una vita, piccoli pezzi
di un puzzle che costruivano con i loro sforzi e i loro sogni”, “E’ impensabile ed inumano pensare che il loro sangue
rimanga impunito”). A questo proposito ha scelto di associare al post due immagini inerenti alle manifestazioni: sono
immagini forti che ci mostrano il desiderio di libertà, pace e riscatto del popolo egiziano.




È interessante notare che entrambi i post sono privi di commenti.
CALCIOBLOG
       http://www.calcioblog.it/post/21963/scontri-allo-stadio-in-egitto-almeno-80-morti-video

Il blog dedica alla vicenda un solo post piuttosto breve il 2 febbraio 2012.
Il titolo (“Scontri allo stadio in Egitto, almeno 80 morti”) è molto simile a quelli che abbiamo già incontrato
nell’analisi dei giornali; infatti, rispetto al blog precedente dai titoli “più profondi”, ci troviamo davanti agli
elementi basilari che hanno caratterizzato la strage, senza alcun rimando a riflessioni personali che vanno oltre la
notizia. In questo caso le immagini vengono sostituite da un video del Corriere della Sera dell’1 febbraio 2012; in
esso vengono trasmesse le immagini dell’invasione di campo da parte degli ultras, delle fiamme e delle risse, già
incontrate nei telegiornali. In aggiunta, osserviamo alcune riprese caratterizzate da un’atmosfera assolutamente
tesa, concitata e cruenta: si vedono i giocatori dell’Al Ahly feriti, agitati e spaventati e non manca la vista del
sangue. Inizialmente è riportata la notizia seguita da un estratto del quotidiano Egypt indipendent online, il quale
sembra alludere al fatto che la strage abbia avuto un movente esclusivamente calcistico. Non manca la citazione di
un breve commento del medico della squadra attaccata, il quale ritiene che gli scontri siano frutto di una
premeditazione. Seppur sinteticamente viene comunque resa l’idea della tragicità della situazione; perciò non
viene trascurato l’aspetto umano: “Lo spogliatoio si è trasformato in un obitorio“. A chiudere il post, il
provvedimento di sospendere il campionato da parte della Federazione calcistica egiziana. Da un paragone con il
blog precedente, è evidente il distacco nell’approccio ai fatti: qui ci si limita ad una cronaca “asciutta” dell’evento
mentre nel primo blog, visto il coinvolgimento diretto della blogger, è lampante il suo trasporto emotivo e la sua
riflessione personale.
I commenti sottostanti il post, non esprimono comprensione né cordoglio per l’Egitto e non espongono critiche o
giudizi relativi ai diversi aspetti che hanno contornato la tragedia. Nonostante la gravità del fatto, i commenti
presenti sono solo tre, probabilmente perché la vicenda non tocca direttamente l’Italia. Ne riportiamo due:
 - Amala! 02 feb 2012 - 14:12 - io ho paura che allo stadio della juve faranno lo stesso quando andiamo a giocare.
non è un campo sicuro perche non ci sono le barriere e i tifosi violenti di torino potrebbero fare cose simili. non solo
la juve anche il napoli.
- il duca 02 feb 2012 - 15:14 - al di là di tutto, direi che in questo caso il calcio sia un contorno, lì la situazione è ben
diversa a livello politico e non mi permetto nemmeno di accostarlo al clima da bar sport che c’è su questo blog.
L’autore del primo commento esprime la paura per la possibilità che si presenti una situazione analoga anche in
Italia in uno stadio privo di adeguate misure di sicurezza. Il secondo, oltre ad alludere ad un possibile scenario non
calcistico celato dietro la vicenda, si distacca dal pensiero del commento precedente, sostenendo che la
leggerezza che solitamente caratterizza il blog in questione, non sia appropriata per giudicare una vicenda di tale
gravità.
YOUTUBE
Digitando “Port Said Egitto” su Youtube otteniamo 148 risultati all’8 febbraio 2012. Tra essi, non tutti si
riferiscono alla strage verificatasi nello stadio di Port Said l’1 febbraio 2012. Senza filtrare la ricerca per
data di caricamento, il video più visualizzato non ha niente a che fare con l’oggetto della nostra analisi.
Effettuiamo quindi un filtro che prenda in considerazione come lasso temporale di caricamento l’ultimo
mese: otteniamo un video relativo alla strage (http://www.youtube.com/watch?v=eCgyi0frFzw)
pubblicato il 2 febbraio 2012. Esso ha una durata di 5 minuti e 5 secondi, è stato visualizzato 20282 volte
ed è in lingua inglese. Sono immagini che ripercorrono l’intera tragedia fin dall’inizio dell’invasione di
campo da parte dei tifosi; viene ripreso ogni singolo attimo con chiarezza e completezza. Si vedono gli
ultras lanciare razzi, petardi, rincorrere i giocatori, avviare risse e fomentare il caos. Lo spettatore può
cogliere la violenza, la confusione, la concitazione e la ferocia creatasi all’interno dello stadio. Dalle
immagini emerge infine un aspetto particolarmente interessante da notare: la polizia assiste immobile agli
scontri.




Anche in questo caso i commenti sottostanti il video sono pochi. Tra essi, alcuni sono stati rimossi
probabilmente perché stupidi ed offensivi, altri chiedono semplicemente maggiori informazioni sulla
vicenda ed altri ancora criticano il ridurre uno sport ad una tragedia.
STATISTICHE DEL WEB




Inserendo il termine di ricerca “Port Said” nell’applicazione Google Insight in riferimento agli ultimi 12 mesi,
otteniamo un grafico in cui è possibile osservare un picco di traffico internet in concomitanza della strage avvenuta
nello stadio di Port Said l’1 febbraio 2012 (punto A). Possiamo notare che già in precedenza (30 ottobre – 5 novembre
2011) si è verificato un episodio violento di rivalità calcistica (punto B).
È scontato che l’interesse maggiore si sia riscontrato in Egitto (luogo della strage). Di minore intensità l’interesse in
 Argentina, in alcuni paesi europei e negli Stati Uniti. Da notare il fatto che non ci sia stato alcun interesse nel resto dei
 paesi africani. L’attenzione si è concentrata a partire dal mese di dicembre 2011.




Fra le ricerche più frequenti e quelle emergenti, possiamo notare che nessuno dei termini di ricerca associa “Port Said”
direttamente alla strage da noi presa in considerazione. Nonostante questo, è possibile osservare che “port said football”
rappresenta una ricerca possibilmente riconducibile allo scontro calcistico in questione; inoltre è il primo termine delle
ricerche emergenti ed è l’unico che ha subìto un aumento del volume di ricerca di oltre 5000% (breakout).
E NON E’ FINITA…
Come già accennato da alcuni media, la tragedia non si è conclusa il giorno stesso; infatti ha
avuto ripercussioni anche nei giorni successivi con manifestazioni e scontri che hanno
aumentato il bilancio delle vittime. Questa notizia è stata comunicata dai vari media tra il 2 e
3 febbraio a seconda della natura del supporto di comunicazione; ad esempio i giornali
cartacei, per loro natura, hanno dedicato alla notizia un articolo il 3 febbraio 2012.
Quanto emerso dall’analisi descrive uno scenario di tensioni ed instabilità che caratterizza in
questo periodo l’Egitto e che non si sa per quanto tempo si protrarrà.
L’auspicio comune è che il paese riesca al più presto a superare questa difficile situazione,
ristabilendo la pace e conquistando la posizione che merita nel panorama mondiale.

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Analisi notizia ttnm

  • 1. STRAGE A PORT SAID Quando lo “sport” si trasforma in tragedia Teoria e Tecniche dei Nuovi Media – A.A. 2011/2012 (Ecomark) Chiara Galanti (733139) Deborah Menzione (732487)
  • 2. LA NOTIZIA L’1 febbraio 2012 a Port Said, città del nordest dell’Egitto, al termine della partita del campionato egiziano tra la squadra locale, Al Masry e la capolista, Al Ahly del Cairo si è assistito ad un episodio drammatico, catalogabile come una vera e propria strage. I tifosi della squadra di casa hanno invaso il campo assalendo i giocatori e i fan rivali con bastoni, razzi e bottiglie. Il bilancio finale della strage è di oltre 70 morti e circa mille feriti.
  • 3. ANALISI SCOPO Il fine della nostra ricerca è quello di valutare ed evidenziare se e quali aspetti della vicenda sono stati trattati dai vari media ed inoltre rimarcare in che misura lo sono stati. Cercheremo quindi di far emergere quali elementi sono stati valorizzati a discapito di altri. Ci focalizzeremo sulla notizia della strage avvenuta a Port Said l’1 febbraio 2012 accennando, dove compaiono, agli eventi verificatesi nei giorni successivi alla tragedia. A tale scopo analizzeremo quattro giornali cartacei, due radio, due televisioni per quanto riguarda i vecchi media e tre giornali on-line e due blog relativamente ai nuovi media. METODO DI PRESENTAZIONE La diffusione da parte dei media della notizia può essere svolta segmentando la stessa in diverse aree contenutistiche; ad esse attribuiremo una differente colorazione al fine di evidenziare la percentuale di attenzione che gli è stata attribuita: 1. LA NOTIZIA 2. L’ASPETTO UMANO 3. CONSEGUENZE E PROVVEDIMENTI 4. COSA SI NASCONDE DIETRO GLI SCONTRI? 5. EGOISMO E NEGLIGENZE PRE E POST PARTITA 6. EVENTI PASSATI IN EGITTO E PRECEDENTI CALCISTICI NEL MONDO
  • 4. GIORNALI CARTACEI Per quanto riguarda i quotidiani, analizzeremo il Corriere della Sera, La Gazzetta dello Sport, La Repubblica e Il Giornale, i quali hanno comunicato la notizia in questione nell’edizione del 2 febbraio 2012, ovvero il giorno seguente alla strage.
  • 5. IL CORRIERE DELLA SERA POSIZIONE E VISIBILITA’ La notizia è collocata in prima pagina ma la sua visibilità è marginale rispetto alle altre. Infatti, come possiamo vedere, si tratta di una “civetta” che occupa una posizione di “taglio basso” nel giornale. IMMAGINE La foto ritrae le fiamme sugli spalti dello stadio di Port Said, in Egitto. Si evince con forte impatto la drammaticità della situazione e l’estremità del gesto. TITOLO L’”occhiello” è sintetico eppure introduce le caratteristiche essenziali del fatto. Il titolo “La partita in Egitto finisce in massacro” cattura l’attenzione del lettore anticipandogli la gravità della situazione. Inevitabile notare il drammatico termine ad effetto “massacro”. Il “sottotitolo” è assente.
  • 6. INCIDENTI I TIFOSI DI PORT SAID HANNO ATTACCATO I SUPPORTER DELLA SQUADRA CAIROTA. BATTAGLIA ANCHE NELLA CAPITALE Scontri allo stadio, è strage in Egitto Oltre 70 i morti. I Fratelli Musulmani accusano i sostenitori di Mubarak Almeno 73 morti e oltre mille feriti in una delle giornate più nere degli ultimi mesi in Egitto: e non in uno dei tanti venerdì della rabbia in piazza Tahrir al Cairo, ma in un normale mercoledì di campionato nello stadio a Port Said. Nella città sul Mediterraneo dove sbocca il Canale di Suez, un tempo cosmopolita e vivace e oggi nota solo per qualche fabbrica e i terminali del greggio, era appena finita la partita tra la squadra locale Al Masry e la capolista Al Ahly del Cairo, considerata la più forte dell' intero continente africano. Match vinto a sorpresa da Al Masry, 3 a 1. E subito dopo l' ultimo fischio, mentre dai fan dell' Ahly volavano insulti, i tifosi della squadra di casa hanno invaso il campo assalendo i giocatori e i fan rivali con bastoni, razzi, bottiglie e coltelli, attaccando i pochi uomini delle forze dell' ordine che hanno tentato di evitare il peggio. Invano. «Questo non è calcio, è guerra. Abbiamo visto la gente morire sotto i nostri occhi, non c' erano misure di sicurezza, nemmeno le ambulanze. Una cosa orribile, che mai potremo dimenticare», ha dichiarato il giocatore dell' Ahly, Abo Treika, al canale tv del suo club. Un compagno di squadra, Ahmed Nagi, ha raccontato che i calciatori sono stati messi in salvo negli spogliatoi, tra loro solo due feriti. I morti, hanno riferito fonti mediche, sono stati soprattutto tra gli ultras, qualcuno tra le forze dell' ordine. La maggior parte uccisi dalla calca. La Giunta militare di transizione guidata dal generale Hussein Tantawi ha subito inviato aerei e elicotteri per evacuare lo staff dell' Ahly e parte dei feriti. E al Cairo, dove era in corso una partita tra un' altra squadra fortissima, lo Zamalek della capitale, e l' Ismailiya, la partita è stata interrotta dopo che alcuni tifosi avevano tentato di incendiare lo stadio. Poco dopo, il presidente della Federcalcio egiziana annunciava la sospensione del campionato di serie A, ieri alla 17esima giornata. Cordoglio, sdegno e condanna sono stati espressi dal mondo politico per quella che il viceministro della Sanità Hisham Sheiha ha definito «il più grande disastro mai avvenuto nella storia del calcio egiziano». Ma dopo i primi commenti sono arrivate le polemiche sui siti dei giornali e sui canali tv di Stato e privati, molti dei quali nati negli ultimi mesi. I Fratelli Musulmani, trionfatori nelle recenti elezioni, hanno accusato i nostalgici del deposto raìs Mubarak di aver «pianificato le violenze di Port Said». Altri, come il deputato liberale Amr Hamzawi, hanno chiesto dimissioni immediate per il ministro degli Interni, il governatore e il capo della sicurezza di Port Said. La gente, come si leggeva subito dopo il massacro su Twitter, si chiedeva come fosse possibile la quasi assoluta assenza di polizia per una partita che tutti si aspettavano calda. Un incontro tra due squadre dalla lunga storia di ostilità alle spalle, in un momento e in un Paese dove ogni emozione aspetta ormai poco per esplodere. Cecilia Zecchinelli
  • 7. CHI SONO I GRUPPI DI TIFOSI NON HANNO IDEOLOGIE POLITICHE MA SONO ACCOMUNATI DALL' ODIO PER LA POLIZIA Gli ultras sempre in prima fila protagonisti anche a Tahrir La «Battaglia dei Cammelli» Il 2 febbraio 2011 gli ultras sconfissero i pro Mubarak negli scontri di piazza Ultras: anche in arabo li chiamano così. E in Egitto sono da anni una delle forze più organizzate ed estese. Sempre pronti a scontrarsi con l' arcinemico, le forze dell' ordine, che per tutta l' era Mubarak, e dopo, li ha combattuti e sbattuti in carcere. Nei 18 giorni della Rivoluzione c' erano anche loro a Tahrir: soprattutto i tifosi delle squadre più importanti, gli Ahlawy dell' Ahly e i Cavalieri Bianchi dello Zamalek. A titolo individuale ma riconoscibili per abiti, modi e slogan diversi dai «veri» manifestanti, che per altro li hanno sempre accolti con favore, fratelli nella lotta. «Almeno l' 80% degli egiziani non sa niente di politica e lo stesso vale per loro», sostiene Mohamed Gamal Beshir, esperto del movimento e autore del recente «Kitàb Al Ultràs» , il libro degli Ultras, appunto. «Sono divisi, politicamente hanno mille posizioni o nessuna, ma l' ostilità per la polizia è il fattore comune, la lotta per vendicare gli abusi e la brutalità è il collante». In molte occasioni, nei celebri 18 giorni e nei meno gloriosi 12 mesi che sono seguiti, i tifosi sono stati protagonisti. Nella famosa Battaglia dei Cammelli a Tahrir, il 2 febbraio 2011, furono loro a sconfiggere i pro Mubarak sulle loro cavalcature. Sette mesi dopo, il 9 settembre, tornarono in massa sulla stessa piazza, protestando contro il ministero degli Interni per aver arrestato molti di loro, mentre gli altri manifestanti chiedevano le dimissioni della giunta militare e un governo civile. «I rivoluzionari di Tahrir li apprezzano ma la maggioranza degli egiziani non li considera altro che dei ragazzini invasati, maniaci del calcio», sostiene Beshir. La loro età è infatti bassissima, tra i 13 e i 23 anni. E anche per questo è difficile prevederne le mosse e le future battaglie, se non che saranno rivolte, come sempre, contro la polizia. C. Zec.
  • 8. Il Corriere della Sera dedica alla vicenda in questione due articoli della stessa autrice, inseriti a pagina 21. Analizziamo ora come è stata trattata la notizia: Il primo articolo occupa una posizione di maggior risalto, grazie anche alle sue dimensioni superiori rispetto al secondo. Il suo titolo (“Scontri allo stadio, è strage in Egitto”) dal forte impatto, accompagnato da due immagini di notevoli dimensioni raffiguranti momenti salienti e palesemente violenti, cattura immediatamente l’attenzione del lettore anticipandogli la gravità dei fatti. In questo articolo vengono riassunti quasi tutti gli aspetti della vicenda: prima fra tutti un’iniziale cronaca della vicenda; di seguito, come precedentemente evidenziato, l’aspetto umano descritto tramite estratti di testimonianze sia da parte di coloro che sono state vittime di questa terribile strage sia da chi ha assistito alla medesima. Servendosi di un commento dei Fratelli mussulmani espone la possibile causa politica nascosta dietro l’accaduto, non esplicitando la sua opinione personale. Non mancano un accenno alle immediate conseguenze di questo evento e all’operato delle forze dell’ordine. Relativamente a quest’ultimo punto si sofferma sulla loro assenza o perlomeno insufficienza rimarcandola mediante testimonianze dirette. Il secondo articolo è di dimensioni inferiori e quindi risalta meno all’occhio del lettore. Come si evince già dal titolo (“Gli ultras sempre in prima fila protagonisti anche a Tahrir”) il giornalista si sofferma sulla descrizione degli eventi che hanno caratterizzato la storia recente dell’Egitto, concentrandosi sul ruolo che gli ultras hanno avuto in essi. Viene ripreso il tema dei motivi, sempre tramite citazioni; in questo caso, però, si intraprende un’altra possibile spiegazione: si identifica l’odio verso la polizia come fulcro degli scontri, escludendo il fattore politico data la dilagante ignoranza in quest’ambito. I due articoli sono affiancati da un trafiletto che espone schematicamente e sinteticamente i precedenti episodi di violenza nei vari stadi mondiali.
  • 9. LA GAZZETTA DELLO SPORT POSIZIONE E VISIBILITA’ La notizia è collocata in prima pagina ed ha una visibilità spiccata. Ci troviamo di fronte ad una “civetta” ben evidente che occupa una posizione di “taglio alto”. IMMAGINE Come nel caso del Corriere della Sera, si è optato per un’immagine che ritrae l’incendio nello stadio di Port Said. È un’immagine esplicita che cattura l’attenzione del lettore, descrivendogli chiaramente la gravità dell’accaduto. TITOLO Il titolo “Una STRAGE in Egitto 75 morti allo stadio” ha un impatto visivo ed emotivo immediato sul lettore. Difatti risalta subito all’occhio la parola ad effetto “STRAGE” messa in evidenza tramite la scrittura in maiuscolo e l’uso di un colore diverso e acceso. Il titolo è preceduto dall’”occhiello” e seguito dal “sottotitolo”, i quali riassumono in modo sintetico la notizia, esponendone gli elementi salienti. Nell’”occhiello”, con la medesima tecnica di variazione del colore utilizzata per la parola “STRAGE”, si sottolinea l’espressione “tifo violento”, al fine di porre l’accento sull’assurdità della rivalità sportiva contrassegnata dall’aggressività.
  • 10. STRAGE IN EGITTO Follia a Port Said: guerriglia allo stadio 75 morti, 200 feriti Scontri tra tifosi dopo la partita tra Al Masry e Al Ahly Giocatori ospiti liberati nella notte dagli elicotteri Una carneficina. Un' altra assurda strage per una partita di calcio, provocata dalla stupida rivalità tra gruppi di tifosi. Il teatro del dramma, questa volta, è l' Egitto. La guerriglia si è scatenata ieri sera a Port Said, città del nordest del Paese, vicino al tratto terminale del canale di Suez, al termine della sfida di Premier League tra Al Masry e Al Ahly, la Juventus d' Africa, partita terminata 3-1 per i padroni di casa. I morti accertati, in nottata, erano 75 (di cui 7 non identificati), i feriti «sicuri» 200, alcuni dei quali in gravi condizioni (fonte ministero della Salute), ma il bilancio potrebbe essere peggiore. Al Jazeera ha parlato addirittura di mille feriti. Arrestati 47 teppisti. Assalto Attraverso le immagini e il racconto degli inviati della tv Al Arabya è stato possibile ricostruire la cronaca della strage. Appena terminata la partita, i tifosi dell' Al Masry hanno invaso il terreno di gioco - prima a decine, poi a centinaia - e si sono messi a rincorrere i giocatori dell' Al Ahly. I filmati mostrano questi ultimi, in maglia rossa, che terrorizzati corrono verso l' imbocco degli spogliatoi, passando tra due ali di poliziotti inspiegabilmente immobili. I giocatori, a fatica, sono riusciti a mettersi al sicuro nei corridoi e negli stanzoni sotto l' impianto, mentre in superficie, in campo e soprattutto a ridosso di una curva, ci sono stati scontri furiosi tra le opposte tifoserie e le forze dell' ordine in assetto antisommossa. L' allenatore dell' Al Ahly, il portoghese Manuel Josè, ha dichiarato sotto choc all' emittente lusitana Sic: «Sto bene, mi hanno preso a calci e pugni e poi sono finito in una stanza. Alcuni nostri tifosi sono entrati negli spogliatoi, i miei giocatori stanno bene, ma non sono riuscito a raggiungerli. La colpa è dei soldati e dei poliziotti, erano a decine, poi sono spariti ed è scoppiato il caos». Lo stadio poteva ospitare 18 mila persone e gli agenti in servizio erano tremila. «Siamo stati brutalmente aggrediti», ha detto Ahmedi Fathi, laterale dell' Al Ahly. E il suo compagno Mohamed Barakat ha rincarato la dose: «Non c' era nessuno a proteggerci. La nostra colpa è stata quella di giocare. Le autorità temevano di cancellare il campionato perché pensano soltanto ai soldi, non si curano della vita delle persone». E Sayed Hamdi: «Era un' atmosfera di terrorismo».
  • 11. Pietre e bottiglie La guerriglia è stata lunghissima. Un funzionario della sicurezza ha detto che i tifosi hanno lanciato pietre e bottiglie, usato bastoni. Il vice ministro della Salute, Hesham Sheiha, ha rivelato che molti feriti sono stati ricoverati per trauma cranico e tagli profondi: «E' il peggior disastro nella storia del calcio egiziano». Il bilancio dei morti, aggiornato di minuto in minuto, si è fatto sempre più grave. Prima 7, poi 25, 35, 51, fino a 75. Medhat El-Esnawy, direttore dell' ospedale El-Amiry di Port Said, ha raccontato che «alcuni tifosi sono morti schiacciati, altri soffocati». Secondo Al Jazeera tra i feriti lievi ci sarebbero anche un paio di giocatori. Un manager dell' Al Ahly è stato salvato mentre veniva picchiato selvaggiamente dai tifosi. In tarda serata i giocatori e lo staff tecnico dell' Al Ahly erano ancora bloccati negli spogliatoi. Per liberarli e per poter soccorrere i feriti sono dovuti intervenire gli elicotteri. Già nel corso della partita, a metà del secondo tempo, i tifosi dell' Al Masry avevano costretto l' arbitro a sospendere l' incontro con un fitto lancio di petardi. Erano soltanto il preludio di quanto è accaduto poi al termine della partita. Basta calcio La strage è diventata affare di Stato, le tv hanno mostrato al Paese gli scontri e le dimensioni del dramma. La Federcalcio egiziana ha sospeso il campionato a tempo indeterminato, è stata costituita una commissione d' inchiesta e il Parlamento è stato convocato per oggi in seduta urgente. Secondo Essam el Eryan, esponente del partito dei Fratelli musulmani «Giustizia e Libertà» e presidente della commissione Esteri dell' Assemblea del popolo, la responsabilità degli incidenti è da attribuire all' esercito e alla polizia, che hanno consentito l' accesso allo stadio di «persone con armi e petardi, mettendo a rischio tutti gli spettatori». Pelucchi Roberto
  • 12. «Siamo in guerra Assurdo giocare» Treika, il leader dell' Al Ahly: «La polizia non ci protegge, campionato da sospendere» «E' colpa nostra. Sì, è colpa nostra perché abbiamo giocato e questa partita non si doveva giocare. Le autorità dovrebbero sospendere il campionato, ma non lo fanno perché pensano solo ai soldi. A loro delle vite della gente non interessa nulla». Urla, Mohamed Abou Treika. È spaventato a morte mentre parla al telefono con la tv dell' Al Ahly, il suo club, la Juventus d' Africa, la squadra più titolata d' Egitto e del continente africano. E' una guerra «Se ci sono dei morti? Certo che ci sono dei morti. Questo non è calcio, è una guerra e questa giornata non sarà mai più dimenticata. Possiamo vedere i corpi della gente ammazzata da qui. E non ci sono forze di sicurezza a proteggerci. Le forze dell' ordine ci hanno abbandonato, non ci hanno protetto. Ho appena visto un tifoso morire davanti a me, alla porta degli spogliatoi». Abou Treika è un' istituzione del calcio africano, se il suo club è paragonato alla Juve, lui è il Del Piero egiziano. Ed è scappato dal campo in tutta fretta, cercando di raggiungere gli spogliatoi inseguito da centinaia di tifosi dell' Al Masry. Dalle immagini diffuse dallo stadio di Port Said effettivamente non sembra che i poliziotti presenti si siano mossi con grande solerzia per proteggere i giocatori del Cairo. E gli scontri erano nell' aria. Crisi di Suez Perché la rivalità tra le squadre di Port Said, Al Masry e Ismaily, con quelle del Cairo, Al Ahly e Zamalek, è storicamente conosciuta e ha radici che vanno indietro fino al 1956, anno della Crisi di Suez: quando i campi delle squadre di Port Said furono distrutti, i club del Cairo non cedettero le loro strutture. Da quando è cominciata l' opposizione al regime di Mubarak gli Ultras hanno messo da parte le rivalità calcistiche e si sono uniti guidando le proteste più violente dei ribelli, la polizia si è defilata dai campi da calcio, che sono diventati terra di conquista per i tifosi violenti. E quando l' unione politica è scemata, è rimasta solo la violenza. Ecco perché Abou Treika dice che il campionato andrebbe cancellato. A fuoco E a dargli ragione ieri c' è stato un altro episodio grave: al Cairo, dove l' assurdo calendario aveva fissato l' altra sfida incrociata tra le due città: Zamalek-Ismaily, la partita è stata sospesa alla fine del primo tempo quando i giocatori si sono rifiutati di rientrare in campo temendo per la propria incolumità dopo che una tribuna aveva preso fuoco causa incendio doloso. A Port Said si è giocato, e poi è partita la mattanza. Premeditata, secondo diversi osservatori e testimoni oculari. L' Al Masry aveva vinto 3-1, ma ai suoi tifosi evidentemente non bastava. Perché in ballo c' era molto di più di un campionato o di una partita. Ieri i tifosi dell' Al Ahly sembra abbiano mostrato uno striscione che diceva: «Non ci sono uomini in questa città», benzina sul fuoco di una rivalità storico-calcistica che ieri ha ammazzato il calcio egiziano. Ricci Filippo Maria
  • 13. All' Heysel l' incubo degli italiani A Bruxelles la furia degli hooligan causò 39 vittime Nella storia del calcio molti i buchi neri che hanno inghiottito migliaia di vittime per incidenti tra tifoserie o cedimenti degli stadi. Il primo All' Ibrox di Glasgow, 1902, durante una gara tra Scozia e Inghilterra crolla la tribuna ovest. I morti sono 25. Fischio fatale A Lima, in Perù, è il 24 maggio 1964, si gioca una partita Under 20 tra la nazionale di casa e l' Argentina. L' arbitro annulla il gol dell' 1-1 al Perù, la folla si scatena. Gli incidenti provocano 318 morti e oltre 500 feriti. Triste replica Ancora a Ibrox, il 2 gennaio 1971 cedono le barriere dello stadio: 66 morti. La strage nascosta Allo stadio Lenin di Mosca (oggi Luzhniki), il 20 ottobre 1982 si sta giocando Spartak- Haarlem di Coppa Uefa. A pochi minuti dalla fine la gente si affretta verso le uscite e si crea una ressa ingestibile. Lo Spartak segna a pochi secondi dal 90' e molti fanno marcia indietro, ma vengono bloccati dai militari. La situazione precipita e la calca causa circa 340 vittime. Le autorità cercheranno di coprire per diversi giorni l' incidente, anche per mascherare l' inefficienza del servizio d' ordine. L' Italia in lacrime La data indimenticabile: 29 maggio 1985, poco prima della finale di Coppa Campioni tra Juve e Liverpool, stadio Heysel di Bruxelles, i tifosi inglesi aggrediscono gli italiani che fuggono. La polizia belga non interviene, si crea una calca, crolla un muro di recinzione: i morti saranno 39, di cui 32 italiani. Sheffield La cittadina inglese, il 15 aprile 1989, ospita la semifinale di FA Cup tra Liverpool e Nottingham Forest. Vengono venduti molti più biglietti del sostenibile, e la folle ressa provoca 95 morti. Il governo si deciderà ad attuare misure contro gli hooligan. Africa straziata In Ghana, il 9 maggio 2001, durante una partita di campionato si verificano scontri tra tifosi. La polizia reagisce sparando lacrimogeni sugli spalti: si scatena l' inferno. Le vittime sono 123.
  • 14. La Gazzetta dello Sport descrive la vicenda tramite tre articoli che occupano quasi per intero le pagine 22 e 23; è subito evidente come sia data maggiore importanza e spazio alla notizia. Il titolo del primo articolo (“Follia a Port Said: guerriglia allo stadio 75 morti, 200 feriti”) è esaustivo per quanto riguarda i fatti salienti della notizia ed inquietante già a primo impatto. Anche la ricchezza di immagini contribuisce a precisare dove, come e con che ferocia sia stato sferzato l’attacco. I punti prevalenti sono la trattazione della notizia e dell’aspetto umano; quest’ultimo è raccontato molto dettagliatamente e anche tramite testimonianze dei minuti di terrore affrontati dai protagonisti della vicenda, quasi come se volesse far rivivere al lettore il tragico accaduto. In questo caso il tema della negligenza viene trattato più approfonditamente (anche attraverso l’uso di testimonianze che ci ricordano l’aspetto umano della vicenda): la polizia viene, come sul Corriere della Sera, accusata di mancata presenza durante il momento del bisogno e in aggiunta, rispetto alla testata precedente, si precisa la sua inefficienza ed irresponsabilità dimostrata dalla presenza di armi e petardi all’interno dello stadio. Inoltre viene qui espresso l’egoismo e la sete di denaro che porta le autorità a ignorare pericoli imminenti. Mentre non manca, un seppur breve, richiamo alle conseguenze e ai provvedimenti successivi all’accaduto, in questo primo articolo non vengono citate le possibili motivazioni.
  • 15. Il secondo articolo non è accompagnato da immagini e già il titolo (“Siamo in guerra assurdo giocare”) introduce il tema della negligenza della polizia; quindi a differenza dei titoli incontrati in precedenza, in questo caso, non si rimarcano i fatti salienti della tragica notizia ma l’inefficienza della polizia. Questo è confermato dall’inizio dell’articolo che, a differenza dei precedenti, non si occupa della cronaca della notizia ma esordisce con una testimonianza del giocatore Treika volta a sottolineare il disinteresse e l’irresponsabilità delle autorità; non è trascurata anche la negligenza della polizia che si è defilata dai campi di calcio o comunque è rimasta immobile senza intervenire. Questo aspetto di negligenza nella sua totalità è stato trattato esattamente come il primo articolo. Ancora una volta è dedicato spazio all’aspetto umano descritto con testimonianze che ci fanno capire il terrore e la rabbia per una tragedia annunciata. Non manca la citazione del ruolo attivo svolto dagli ultras nelle violente proteste del passato. Anche in questo caso viene trattato l’aspetto riguardante i motivi, anche se in modo più velato e senza specificare il possibile movente politico. Ritroviamo nuovamente un trafiletto che accompagna gli articoli; esso esprime in modo conciso le vicende legate a precedenti episodi drammatici negli stadi, nel mondo. Qui ogni evento è descritto da una piccola didascalia con tanto di immagine rappresentativa della tragedia. Il terzo articolo riguarda nella sua totalità i precedenti disastri avvenuti negli stadi; nonostante il suo titolo (“All’Heysel l’incubo degli italiani”) si riferisca esclusivamente all’Italia, in realtà vengono riprese la maggior parte delle didascalie del trafiletto e vengono aggiunti altri casi simili. Essi si limitano ad una breve descrizione della notizia, spesso accompagnata dalle possibili cause e negligenze mentre viene tralasciato completamente l’aspetto umano.
  • 16. LA REPUBBLICA POSIZIONE E VISIBILITA’ La Repubblica, come il Corriere della Sera, dedica alla notizia una “civetta” collocata nel “taglio basso”. In questo caso le dimensioni della “civetta” sono inferiori rispetto a quelle, già modeste, riscontrate nel Corriere della Sera. IMMAGINE Ancora una volta viene ripresa l’immagine dello stadio in fiamme, oggetto ricorrente e spesso utilizzato in prima pagina dai quotidiani e per questo espressione appropriata del disastro della violenza contrassegnante l’accaduto. TITOLO Dal paragone con il Corriere della Sera si osserva una somiglianza tra le “civette”: - comune assenza del “sottotitolo”; - affinità tra gli “occhielli”: ancora una volta un “occhiello” sintetico ci introduce i fatti. Il titolo “Egitto, strage nello stadio” presenta, come La Gazzetta dello Sport, la parola ad effetto “strage”, volta a colpire nell’immediato il lettore rimarcando la tragedia.
  • 17. Egitto, strage dopo la partita scontri fra tifosi: almeno 73 morti Shock a Port Said, mille feriti e stadio in fiamme. Fermato il campionato GERUSALEMME - Era una partita a rischio, ad alto rischio, quella fra l' Al Masry di Port Said che ospitava l' Al Ahly del Cairo, squadra star della capitale egiziana. Lo sapevano le autorità, lo sapevano i tifosi. Rinviare il match nonostante le gravi tensioni e le violente avvisaglie sarebbe stato uno smacco per la Giunta militare. La partita si è giocata finendo in tragedia, oltre settanta morti e mille feriti, lo stadio in fiamme, guerriglia per le strade, una città impazzita dove si è scatenata la caccia al tifoso nemico, ospedali in tilt per il numero di feriti. L' edizione di ieri mattina di Al Ahram, il diffuso quotidiano d' Egitto avvertiva: sarà battaglia, in campo per il risultato e fuori fra i tifosi. Perché le due tifoserie hanno una lunga storia di ostilità alle spalle, sfociata spesso in scontri violenti. La tragedia è iniziata quando i tifosi dell' Al Masry, squadra vittoriosa sul terreno per 3 a 1, hanno invaso il campo dopo il fischio finale della partita. Un funzionario della sicurezza ha raccontato che i tifosi hanno inseguito i giocatori e i loro sostenitori sia sul campo che attorno allo stadio, lanciando sassi e bottiglie. Nell' impianto stracolmo sugli spalti è stato il panico, come nella tragedia dell' Heysel nel 1985 in Belgio nella finale di Coppa dei Campioni fra Juventus e Liverpool, molte delle vittime sono morte soffocate o per ferite riportate alla testa. Altre - come invece riportano i medici degli ospedali della città - sono state uccise a coltellate. I giocatori dell' Al Ahly si sono barricati negli spogliatoi con un centinaio di loro tifosi. Lì si sarebbe scatenata una battaglia con i tifosi dell' Al Masry all' assalto e le forze dell' ordine a difendere i calciatori in maglia rossa. Ci sono stati fitti lanci di bottiglie e pietre. Drammatiche le telefonate in diretta dei giocatori sul canale tv della squadra cairota. «Siamo stati minacciati da subito, tutti lo sapevano che sarebbe finita male ma le autorità hanno avuto paura di rinviare la partita», ha urlato via telefono in diretta tv Mohammed Abu Treira, capitano dell' Al Ahly. «Questo non è calcio, c' è una guerra e la gente sta morendo davanti a noi», ha raccontato «non ci sono ambulanze, non c' è sicurezza. È una situazione orribile e questa giornata non potrà mai essere dimenticata». È stata battaglia anche fuori dello stadio dove le forze anti-sommossa, nonostante l' ampio uso di lacrimogeni, non sono riuscite a disperdere i tifosi dell' Al Masry che si sono dati alla guerriglia urbana. L' esercito per evacuare il team cairota e il suo seguito hanno dovuto mandare gli elicotteri per trasferirli dall' impianto sportivo in fiamme all' aeroporto. Al Cairo, dov' era in corso la partita fra lo Zamalek, squadra blasonata della capitale, e l' Al Ismailiya, l' arbitro, venuto a sapere di quanto accaduto a Port Said, ha interrotto la partita per lutto, scatenando le ire dei tifosi che hanno cominciato ad appiccare le fiamme in alcuni settori dello stadio. Ieri notte la Federazione calcistica egiziana ha deciso di sospendere a tempo indeterminato tutte le partite della Premier League mentre, il neoeletto Parlamento - dominato dalla maggioranza islamica - ha convocato per oggi una riunione di emergenza. Fabio Scuto
  • 18. La Repubblica descrive la tragedia tramite un solo articolo a pagina 16. Il titolo (“Egitto, strage dopo la partita scontri tra tifosi: almeno 73 morti”), come spesso già incontrato, ci anticipa dettagliatamente gli elementi essenziali della notizia ed è di forte impatto. L’articolo è accompagnato da una sola immagine molto suggestiva ed inquietante. Anche in questo caso l’apertura è dedicata all’irresponsabilità delle autorità che non hanno rinviato la partita nonostante le gravi tensioni e le avvisaglie presenti nell’aria; La Repubblica, a differenza dei precedenti, associa tale negligenza a paura e volontà a non sminuire la Giunta militare da parte delle autorità. Notiamo nuovamente il rimarcare dell’assenza della polizia anche se in minor misura; infatti in questo articolo sono citati alcuni suoi interventi seppur inefficaci. Segue la notizia, come al solito chiara ed esaustiva. Per quanto riguarda l’aspetto umano è ripresa la tecnica della descrizione dei momenti tragici e delle sofferenze vissute dalle persone attraverso le loro testimonianze. Come nelle precedenti testate, non passa in secondo piano la considerazione dei sentimenti e dell’emotività dei protagonisti. Oltre alle conseguenze già citate nei precedenti quotidiani, La Repubblica tratta la sospensione della partita in corso Al Cairo tra lo Zamalek e l’Al Ismailiya come un’ulteriore provvedimento agli scontri di Port Said; ciò non avviene nelle altre testate dove questo evento viene presentato come un episodio indipendente. In riferimento al passato, vi è solo un piccolo accenno limitato alla tragedia dell’Heysel all’interno della notizia.
  • 19. IL GIORNALE POSIZIONE E VISIBILITA’ A differenza dei quotidiani analizzati in precedenza, il Giornale ha scelto di non dedicare la prima pagina alla notizia in questione. Questo comporta una minore visibilità per il lettore che verrà a conoscenza dell’accaduto solo cimentandosi nella lettura dell’articolo collocato all’interno del quotidiano. La prima pagina è la più importante del quotidiano anche perché è la sola visibile prima dell’acquisto del giornale cartaceo; perciò la redazione ha preferito evidenziare altre notizie da lei ritenute più attraenti per i lettori.
  • 20. EGITTO L’odio tra <<tifosi>> ha radici politiche Follia allo stadio: 73 morti per una partita Caccia all’uomo sul campo e sulle tribune I mussulmani: <<Colpa dei fan di Mubarak>> Sono almeno 73 i morti e quasi mille i feriti della peggiore tragedia sportiva della storia dell'Egitto. E il bilancio è destinato a crescere. Ieri, al fischio finale della partita del campionato egiziano tra la squadra ospite, il Masry della città di Port Said, e il celebre e forte club cairota Ahly, i tifosi del Masry, che inaspettatamente ha vinto 3 a 1, hanno invaso il campo. Nelle terribili immagini della televisione egiziana, si vedono i sostenitori della squadra di Port Said rincorrere giocatori e tecnici dell'Ahly, in fuga. E scontri tra le due tifoserie. Per portare in salvo giocatori e spettatori sono dovuti addirittura intervenire gli elicotteri dell’esercito. Un medico, Medhat El Ensawi, dell'ospedale El Aminy di Port Said, ha spiegato ai microfoni di un'emittente egiziana che il suo ospedale contava almeno undici morti e che altri due centri sanitari avevano ricevuto almeno 25 cadaveri. Tra i feriti, secondo la televisione satellitare Al Jazeera, ci sarebbero molti agenti della sicurezza, anche se alcuni giocatori intervistati ieri dai giornalisti egiziani, come Mohammed Barakat, dell'Ahly, hanno criticato le forze dell'ordine, che secondo alcuni non avrebbero saputo intervenire. <<Le forze di sicurezza ci hanno abbandonato, non ci hanno protetto. Un supporter mi è appena morto davanti agli occhi negli spogliatoi>>, ha urlato al telefono il veterano Mohamed Abou-Treika implorando che venissero mandati aiuti. In seguito agli eventi politici degli ultimi mesi, alla rivoluzione di gennaio febbraio 2011, dove la polizia ha svolto un ruolo centrale nella repressione della rivolta, agenti e poliziotti, non amati dalla popolazione, sono sempre meno presenti in luoghi anche sensibili.
  • 21. Le tifoserie egiziane non sono nuove a episodi di violenza: Masry e Ahly notoriamente si odiano. Gli ultras dell'Ahly sono stati anche protagonisti della parte più violenta della rivoluzione egiziana, quando a pochi giorni dall'apertura delle urne a novembre 2011 il centro del Cairo è diventato un fronte di battaglia, con scontri violenti tra forze dell'ordine e manifestanti. In molti, tra gli attivisti, gli analisti e i giornalisti nazionali, parlarono del coinvolgimento di bande di ultras delle tifoserie del calcio nazionale. Ed in questo clima si sono subito inseriti i Fratelli mussulmani che hanno accusato i sostenitori dell’ex presidente Hosni Mubarak <<di aver pianificato gli scontri>>. L'episodio che aveva fatto montare l'allerta attorno e dentro gli stadi egiziani è avvenuto nel 2009 quando la partita tra il secondo club della capitale, lo Zamalek - dal nome dell'isola sul Nilo, nel cuore del Cairo - e l'Africain, squadra tunisina, match valido per la Champions league africana, terminò in una terribile rissa fra le due tifoserie. I tunisini credevano di aver già vinto quando al 95esimo minuto un goal dall’egiziano Aboutrika scatenò l'ira e le violenze dei tunisini. Gli scontri si propagarono alle banlieue francesi, a Marsiglia e Parigi, in cui vive una vasta comunità nordafricana. Le nuove violenze arrivano in un momento politicamente molto sensibile per l'Egitto, dove è appena iniziato il secondo turno elettorale e il primo Parlamento dell'era post-rivoluzonaria ha da poco iniziato i lavori. Ieri, l'Assemblea si è riunita in una sessione di emergenza per tentare di evitare che il nuovo sanguinoso episodio possa avere un effetto sulla già precaria stabilità del Paese. Rolla Scolari
  • 22. Il Giornale tratta la vicenda con un articolo a pagina 14. Nella sua impaginazione, dimensione e scelte riguardanti l’immagine e il titolo si presenta del tutto simile a La Repubblica: anche qui si è optato per una sola immagine (identica a quella de La Repubblica) ed il titolo (“Follia allo stadio: 73 morti per una partita”) fornisce i dati principali della notizia, catturando l’attenzione del lettore sulla strage. Inizialmente viene trattata la notizia in tutti i suoi punti salienti. Come al solito l’articolo è arricchito da testimonianze che ne sottolineano l’aspetto umano della vicenda in modo da permettere al lettore di capire la gravità dell’accaduto e non ridurre un avvenimento così tragico ad una semplice e “fredda” cronaca. Anche qui viene denunciata la mancanza e la disorganizzazione della polizia. Buona parte dell’articolo è dedicata al passato storico-politico dell’Egitto di cui sono stati parte attiva gli ultras; viene inoltre citato un precedente episodio di violenza negli stadi che ha avuto come protagonista una squadra egiziana. Un’unica proposizione esprime i motivi che secondo i Fratelli mussulmani si celano dietro la vicenda: si tratta di uno scontro a sfondo politico pianificato dai sostenitori dell’ex presidente Mubarak. A conclusione un breve riferimento ai provvedimenti stabiliti dopo lo scontro.
  • 23. CONFRONTO TRA I QUOTIDIANI In primis è doveroso sottolineare che i giornali cartacei, per loro natura, hanno pubblicato la notizia il giorno seguente la tragedia. Tutti i quotidiani considerati hanno trattato, chi più chi meno, i vari punti della notizia; mentre La Repubblica e Il Giornale li hanno circoscritti ad un unico articolo ciascuno, il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport hanno optato per una suddivisione di tali punti in più articoli. In particolare queste ultime due testate hanno rimandando la trattazione della sesta area contenutistica ad un ulteriore articolo, quasi totalmente dedicato ad essa. Il Giornale è l’unico delle testate da noi analizzate ad aver toccato tutte le sei aree contenutistiche distribuendone la trattazione in modo sostanzialmente equilibrato. Tutti i quotidiani espongono una cronaca oggettiva della notizia: il parere del giornalista non è espresso esplicitamente. Da Il Corriere della Sera e Il Giornale sembra però “trasparire” una leggera preoccupazione per le sorti dell’Egitto, dato il momento politicamente molto sensibile. È comunque condiviso da tutti il fatto che si sia trattato di una strage assurda dovuta ad una stupida rivalità: nessun quotidiano ha trascurato l’inserimento di testimonianze, al contrario, tutti si sono occupati di dar voce all’aspetto emotivo ed umano, sottolineando la negligenza della polizia che probabilmente avrebbe potuto evitare la tragedia. E ancora, tutti e quattro i giornali non si sono sbilanciati nell’esporre con certezza i motivi. Questo probabilmente perchè la strage era successa da così poco tempo che nessun sospetto riguardo le cause scatenanti poteva essere confermato con certezza.
  • 24. TELEGIORNALI I telegiornali, per loro natura, possono far leva sull’impatto emotivo delle immagini ma, a differenza dei quotidiani, sono obbligati a rispettare tempi televisivi spesso ristretti. Nella nostra analisi prenderemo in esame il TG 5 e il TG 2: il primo comunica la notizia il 2 febbraio 2012 mentre il secondo l’1 febbraio 2012, entrambi nell’edizione notturna. L’impostazione con cui è approfondita la questione è del tutto simile: i due servizi si focalizzano sulla cronaca dell’accaduto tralasciando l’aspetto umano, mancanza compensata in parte dalle forti immagini trasmesse. Oltre alla cronaca, è dedicato spazio alle possibili motivazioni scatenanti e alle conseguenze.
  • 25. TG 5 http://www.video.mediaset.it/video/tg5/full/281116/edizione-ore-0100-del-2-febbraio.html#tf-s1-c1-o1-p8 Il TG 5 parla della notizia in questione nell’edizione delle ore 1.00 del 2 febbraio 2012. Inizialmente la notizia viene citata durante la rassegna stampa delle varie testate giornalistiche. Successivamente viene ripresa con un servizio esclusivamente dedicatole della durata di 1 minuto e 21 secondi. Lo speaker annuncia il servizio con poche parole definendo l’accaduto una vera e propria tragedia. Segue poi il servizio filmato: in primis sono riportati in maniera dettagliata i particolari della notizia accompagnati da un flusso di immagini che ritraggono lo stadio di Port Said al momento dell’invasione di campo da parte 54% degli ultras. È evidente la violenza espressa tramite riprese di vere e proprie risse. Si intravedono i giocatori dell’Al Ahly fuggire da una folla inferocita per cercare riparo. I tifosi sembrano impazziti, lanciano razzi e petardi. Non mancano riprese inerenti il fuoco appiccato dagli ultras. Come mostrato dalle immagini, sono momenti di confusione, di disorganizzazione, di terrore, momenti in cui il controllo e il buon senso sembrano aver abbandonato lo stadio. All’interno della notizia poi è possibile cogliere l’espressione “…tensioni degenerate nel sangue proprio per motivi calcistici” che sembra suggerire una possibile motivazione alternativa rispetto a quelle riscontrate in precedenza. Il servizio prosegue prendendo in considerazione le conseguenze scaturite dallo scontro; tra esse, oltre alla sospensione di tutte le partite del campionato fino a data da destinarsi e a possibili 30% provvedimenti da parte del Parlamento, viene inserita la sospensione della partita in corso nella capitale, così come ne La Repubblica. A conclusione viene riportato il parere dei Fratelli mussulmani, i quali sostengono che l’attacco abbia avuto un intento politico e sia scaturito dai sostenitori di Mubarak. Nella sua interezza il TG 5 mantiene un approccio di cronaca della notizia, trascurando del tutto l’aspetto umano; non vi sono infatti testimonianze né particolari parole ad effetto anche se è chiara la gravità della situazione. 16% Dall’espressione “…una battaglia sia tra tifosi , sia con le forze dell’ordine…”, unico accenno al ruolo della polizia, non viene chiaramente esplicitato se vi sia stata negligenza o inefficienza nel servizio. Viene utilizzato un tono narrativo con un lessico semplice ed accessibile a tutti.
  • 26. TG 2 http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-dbfba44e-ad24-450a-8116-0af414dd07f8-tg2.html#p=0 Il TG 2 parla della notizia nell’edizione delle ore 23.30 dell’1 febbraio 2012 e vi dedica 45 secondi; nonostante sia riservato alla vicenda un minor lasso di tempo, vengono presi in rassegna i medesimi punti del servizio del TG 5. A differenza di quest’ultimo, il TG 2 non dedica al fatto di cronaca un servizio a parte ma è la stessa giornalista, conduttrice del tg, ad occuparsi 35,5% dell’esposizione dei fatti. Durante l’intera descrizione di questi ultimi viene trasmesso lo stesso flusso di immagini già osservate nel servizio del TG 5. Anche in questo caso quindi, è evidente l’atmosfera di instabilità, di violenza e di pericolo che ha caratterizzato la situazione. Come al solito, la notizia si presenta concisa e puntuale e da subito la giornalista utilizza la parola ad effetto “strage” per evidenziare la gravità della situazione. Segue poi il tema delle conseguenze e dei provvedimenti ripresi esattamente come nel TG 5; 29% in aggiunta viene specificato il numero provvisorio degli arresti e che la sospensione della partita in corso Al Cairo è avvenuta in segno di lutto. Anche in questo caso, la conclusione del servizio, è dedicata al tema dei motivi; ricorrono ancora entrambe le ipotesi: politica, come espresso dai Fratelli mussulmani, o calcistica. È quindi ancora evidente il dubbio relativo alle cause scatenanti in quanto, come avvenuto al TG 5, la notizia è stata comunicata subito dopo l’accaduto quando ancora nessuna pista era certa. Si tratta nuovamente di una semplice cronaca dei fatti che non dà spazio 35,5% all’aspetto umano, e per questo motivo il tutto sembra essere presentato in modo “asciutto” e chiaramente narrativo. Ancora una volta il lessico è di facile comprensione e non particolarmente elaborato.
  • 27. RADIO Per la nostra analisi, abbiamo considerato due radio: Radio Vaticana e Radio Popolare. Entrambe hanno comunicato la notizia il 2 febbraio 2012.
  • 28. RADIO VATICANA Tre giorni di lutto nazionale in Egitto, a proclamarlo è stato il capo del Consiglio supremo delle Forze armate, Hussein Tantawi, lo stesso che ha promesso ogni sforzo per punire i responsabili degli scontri che ieri nello stadio di Port Said sono costati la vita ad almeno 74 persone, oltre mille i feriti. A scontrarsi i sostenitori di due squadre (al Masry ed al Ahly). Tantawi ha accolto in un aeroporto militare nella zona orientale del Cairo calciatori e tifosi che sono rientrati da Port Said a bordo di velivoli militari. In queste ore la situazione a Porto Said appare calma, il ministro dell'Interno Mohamed Ibrahim ha rimosso il capo della sicurezza della città dopo l’inerzia della polizia incapace di gestire l’invasione di campo da parte dei sostenitori di al Masry, la squadra locale vincitrice del match, di Premier League, contro el Ahly. Centinaia le persone schiacciate dalla calca, decine gli accoltellati. I Fratelli musulmani hanno accusato i sostenitori dell'ex presidente Hosni Mubarak ''di essere dietro agli scontri''. Il timore che non si trattasse di un caso isolato è arrivato quando è rimbalzata la notizia di un incendio scoppiato nello stadio del Cairo, dove si svolgeva un’altra partita, subito però è stato chiaro che si trattava di guasto ad una cabina elettrica. Il presidente della Fifa Blatter ha parlato di “giornata nera per il calcio” e la Federazione di calcio egiziana ha sospeso a tempo indeterminato tutte le partite di serie A. Intanto manifestanti e supporter della squadra di calcio cairota dell'el Ahly hanno chiuso alla circolazione piazza Tahrir. Transennato anche il piazzale davanti alla televisione pubblica. Il fan club dell'el Ahly, hanno indetto per oggi una marcia fino al Ministero dell'Interno. Massimiliano Menichetti ha chiesto a Giuseppe Iacovino, analista del Centro studi internazionali, se le violenze di Port Said sono collegate alle contestazioni politiche di questi giorni in Piazza Tahrir, luogo simbolo della rivolta egiziana: R. – E’ improbabile al momento pensare a una pianificazione o comunque qualcosa di collegato alla situazione di tensione e di scontri al Cairo e quindi a Piazza Tahrir. D. – Quindi, secondo lei, tutto è riconducibile alla recente cessazione dello stato d’emergenza e quindi al fatto che l’esercito non è più presente sul territorio? R. – L’apparato di sicurezza egiziano ne ha risentito, questo ha provocato anche una minore capacità di gestire tensioni e quindi gli scontri. Purtroppo la stragrande maggioranza delle vittime di Port Said è stata causata dalla reazione della massa, dalla calca, quindi anche dalla scarsa capacità della stessa polizia nel gestire l'ordine pubblico. Dunque per le informazioni che abbiamo ora, quanto accaduto ha poco a che fare con le tensioni politiche.
  • 29. D. – Al Cairo si sono ritrovati i sostenitori della squadra el Ahly coinvolta negli scontri, transennato anche il piazzale davanti alla televisione pubblica. Questi eventi si inseriscono all’interno di contestazioni che ancora ci sono al Cairo… R. – La situazione al Cairo, anche nei giorni scorsi, è di grande tensione. Ci sono stati scontri davanti al parlamento tra manifestanti della società civile più liberale e rappresentanti giovani della fratellanza musulmana. Al di là di queste vicende calcistiche, che in questo momento possono anche essere anche considerate marginali, la tensione è legata all’andamento, alla transizione politica nel post-Mubarak soprattutto all’indomani delle elezioni e della vittoria della fratellanza musulmana. D. – Qual è il ruolo in questo momento dei Fratelli Musulmani? R. – Quello di ponte tra le autorità militari, che di fatto ancora gestiscono il potere, e la popolazione. Gli stessi scontri con gli attivisti più liberali dimostrano come la fratellanza in questo momento ha stretto un accordo tacito con le autorità militari affinché la transizione sia guidata nel panorama politico egiziano. D. – C’è chi guarda ai Fratelli Musulmani con speranza di dialogo e chi con scetticismo… R. – Senza la fratellanza musulmana la realtà politica dell’Egitto è impensabile. Anche perché è la realtà più presente. Pensare a un rapporto con la fratellanza musulmana è inevitabile. Le stesse posizioni della fratellanza musulmana sono molto diverse rispetto alle posizioni - sia dal punto di vista politico, sia dal punto di vista religioso - delle realtà più salafite, più intransigenti. La fratellanza musulmana ha un doppio aspetto: è una realtà nuova nell’ambito egiziano, ma è anche una realtà politica conservatrice con cui bisogna dialogare inevitabilmente. D. – Però i giovani di Piazza Tahrir continuano a manifestare… R. – Questo è soprattutto dovuto al fatto che le realtà dei giovani, degli universitari che sono scesi per primi in piazza, non sono riuscite ad avere un risultato politico rilevante, anche perché la loro organizzazione e la loro presenza nella società egiziana, al di là della capitale è minima. Questo si traduce in malessere, non essere riusciti a far sentire la propria voce nell’arena politica, fa sì che le manifestazioni vadano avanti in cerca di un risultato migliore, di visibilità. L’auspicio è che, con le elezioni e quindi con il nuovo parlamento e le nuove riforme costituzionali, l’Egitto prenda la strada di una transizione il più pacifica possibile, dove tutte le voci che hanno portato alla caduta di Mubarak possano avere la possibilità di esprimere la propria opinione, per tornare ad una stabilità, ad una vita sociale e politica che possa permettere al Paese di riprendere il posto che gli si addice nel panorama sia mediorientale, sia internazionale.
  • 30. Radio Vaticana comunica la notizia degli scontri a Port Said nell’edizione del “Giornale radio” del 2 febbraio 2012. Ad essa dedica uno spazio considerevole. Il servizio fa una rassegna delle conseguenze della strage tra le quali, grazie alla natura diretta ed interattiva della radio, vengono inserite le manifestazioni susseguenti la tragedia, avvenute il 2 febbraio 2012 e per questo non riportabili dai giornali cartacei il giorno stesso. Una notizia concisa e sintetica ci informa sugli elementi basilari della vicenda. Segue un cenno all’inefficienza della polizia e ai motivi politici che, secondo i Fratelli mussulmani, si celano dietro la strage. Il servizio si conclude con un’intervista a Giuseppe Iacovino, analista del Centro Studi Internazionali. All’inizio del collegamento viene ripreso il tema dei motivi e delle negligenze che hanno connotato la strage: secondo l’intervistato è poco probabile che le motivazioni dello scontro abbiano a che fare con le tensioni politiche o con una premeditazione, piuttosto la cessazione dello stato di emergenza e l’assenza dell’esercito hanno provocato l’incapacità della polizia nel gestire l’ordine pubblico. Poi l’intervista prosegue con un’analisi delle manifestazioni seguenti la strage e una generalizzazione della situazione politico-sociale egiziana: si tratta quindi di uno scenario generale che va al di là della notizia in sè. È evidente l’assenza dei riferimenti al passato dell’Egitto o a precedenti tragedie calcistiche a livello mondiale. Inoltre, a differenza dei giornali, l’aspetto umano è del tutto trascurato e questo fa sì che la notizia venga descritta in modo più “freddo” e meno toccante per l’ascoltatore. La prima parte del servizio è oggettiva mentre la seconda, esprimendo un parere personale, è soggettiva. Dall’inizio della nostra analisi incontriamo per la prima volta l’inserimento di un’esplicita opinione personale.
  • 31. RADIO POPOLARE Egitto: strage allo stadio. Solo fatalità? Partiamo dall’Egitto con una considerazione su quello che è successo ieri notte. Una partita di calcio è finita in una strage: 75 morti, 200 feriti. È successo a Port Said alla fine della partita tra la squadra locale Al Ahly, il club più prestigioso in Africa. Secondo il medico legale le vittime non sono morte per colpi di arma da fuoco o da taglio, ma per soffocamento nella calca; ovviamente l’inchiesta chiarirà molte cose. Le uscite di sicurezza dello stadio, ad esempio, il numero esagerato di spettatori rispetto alla capienza della struttura e soprattutto la quantità enorme di coltelli e petardi introdotti nello stadio. Gli scontri erano nell’aria. Oggi i giornali parlano della rivalità tra le due città, dicono che è una rivalità storica, ha radici che vanno indietro fino alla crisi di Suez del ‘56 quando i raid franco-britannici distrussero, tra gli altri, i campi sportivi di Port Said; le squadre del Cairo negarono allora ogni aiuto ai club della città portuale. Ma tutto questo è successo in piena rivolta popolare contro l’Esercito e quindi ci poniamo la domanda se è pura coincidenza: per molti esperti egiziani no, quindi non si tratta di una coincidenza perché in questi mesi abbiamo raccontato più volte il ruolo attivo delle tifoserie a favore di piazza Tahrir. Avevano messo da parte le loro rivalità per la buona causa, per la democrazia. Da ieri non sarà più così, almeno nelle intenzioni di chi ha voluto il massacro.
  • 32. Radio Popolare comunica la notizia della strage a Port Said nell’edizione “Esteri” del 2 febbraio 2012. Il servizio si apre con il sommario della puntata all’interno del quale la notizia da noi presa in esame occupa la prima posizione. Il titolo con cui è introdotta (“Egitto: strage allo stadio. Solo fatalità?”) ci annuncia l’accaduto e rimanda alle incertezze, relative alla causa scatenante, successivamente esplicitate. Si tratta di un breve servizio che si apre con l’esposizione oggettiva della notizia. Vengono poi elencate una serie di negligenze senza esplicitarne il/i responsabile/i. Si accenna poi al passato, alla storica rivalità tra le città di Port Said e del Cairo. Si passa poi ad un’analisi dei motivi chiedendosi se le tensioni politiche possano aver avuto un’influenza sullo scontro. Ritorna quindi la possibilità del movente politico. Il servizio rimarca la posizione di coloro che ritengono che lo scontro non sia una pura coincidenza ma abbia a che fare con la rivolta popolare contro l’Esercito. A differenza di Radio Vaticana, si nota la mancanza di trattazione delle conseguenze e dei provvedimenti scaturiti dallo scontro. Invece, la completa assenza dell’aspetto umano della vicenda, è una caratteristica comune con la precedente radio: anche in questo caso, quindi, ci si basa su una narrazione dei fatti scorrevole ed oggettiva senza soffermarsi sui sentimenti, le emozioni ed il terrore vissuti dai protagonisti.
  • 33. GIORNALI ON-LINE Al fine di effettuare un valido confronto con i giornali cartacei (vecchi media) occorre per prima cosa sottolineare, come già sostenuto, che i giornali on-line, grazie alle loro caratteristiche di interattività, immediatezza e di possibilità di aggiornamento, hanno reso nota la notizia quasi in tempo reale. Si prendono in esame i seguenti giornali on-line: Ansa, Avvenire e L’Unità, i quali hanno appunto pubblicato la notizia l’1 febbraio 2012, giorno in cui si è scatenata la tragedia.
  • 34. ANSA Egitto: scontri stadio, almeno 73 morti Elicotteri esercito portano via tifosi e giocatori bloccati 01 febbraio, 21:42 (http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2012/02/01/visualizza_new.html_72917173.html) (ANSA) - IL CAIRO, 1 FEB - Violenti scontri sono scoppiati in serata fra supporter di opposte tifoserie in uno stadio di calcio a Port Said, in Egitto. Secondo fonti ospedaliere i morti sono almeno 73 mentre i feriti un migliaio. L'esercito ha inviato elicotteri per portare via dallo stadio i giocatori e i tifosi ancora bloccati all'interno della struttura. La federazione calcistica egiziana ha sospeso a tempo indeterminato tutte le partite della Premier League, la Serie A egiziana. Egitto:Fratelli Musulmani,colpa pro-rais In merito agli scontri allo stadio Port Said con almeno 73 morti 01 febbraio, 22:06 (http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2012/02/01/visualizza_new.html_72918160.html) (ANSA) - IL CAIRO, 1 FEB - I Fratelli Musulmani hanno accusato i sostenitori del presidente destituito Hosni Mubarak di essere i responsabili delle violenze che hanno causato almeno 73 morti e centinaia di feriti stasera nello stadio di Port Said, al termine di una partita di calcio.''Gli eventi sono stati pianificati e sono un messaggio dei sostenitori dell'ex regime'', ha affermato il deputato Essam al-Erian sul sito del Partito della libertà e della giustizia (Plj), la formazione politica della Fratellanza. Egitto: scontri stadio, almeno 73 morti Port Said, i tifosi locali hanno scatenato una caccia all'uomo 01 febbraio, 22:07 (http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/calcio/2012/02/01/visualizza_new.html_72918165.html) (ANSA) - ROMA, 1 FEB - Violenti scontri sono scoppiati in serata fra i supporter rivali delle squadre Al Masry e Al Ahly, allo stadio di Port Said (Egitto), al termine della gara (3-1). Secondo fonti ospedaliere, i morti sono almeno 73 e i feriti un migliaio. Gli scontri sono scoppiati quando centinaia di tifosi locali hanno invaso il campo, dando vita ad una vera e propria caccia agli avversari. La Federcalcio egiziana, intanto, ha sospeso a tempo indeterminato tutte le partite della Premier League, la Serie A locale.
  • 35. L’ANSA ha pubblicato tre bollettini in merito alla notizia il 1 febbraio 2012. Il titolo del primo bollettino (“Egitto:scontri allo stadio, almeno 73 morti”), come già riscontrato più volte nelle analisi precedenti, si focalizza sull’accaduto in sé, fornendoci le informazioni essenziali che hanno i connotati di una tragedia. L’immagine che accompagna la notizia raffigura l’invasione di campo da parte dei tifosi; da essa traspare subito una sensazione di disorganizzazione, caos e violenza. Il bollettino è sintetico e oggettivo nella trattazione dei fatti; infatti si limita a fornirci le informazioni basilari della notizia accompagnate da un piccolo riferimento al provvedimento stabilito dalla Federazione calcistica egiziana dopo l’accaduto. Dopo meno di mezz’ora viene pubblicato un secondo bollettino, il cui titolo (“Egitto:Fratelli Musulmani,colpa pro-rais”) ci introduce l’argomento che poi verrà trattato. A differenza degli altri titoli non si focalizza sugli elementi caratterizzanti la strage in sé ma prende in considerazione un aspetto particolare di quest’ultima: i possibili fautori della tragedia. Nonostante questo, l’immagine che accompagna l’articolo è simile a quella del primo bollettino in quanto ritrae lo stadio di Port Said invaso dai tifosi: è un’atmosfera concitata, in cui tutto sembra fuori controllo. Anche in questo caso si tratta di un bollettino breve all’interno del quale è però riportata una testimonianza che va al di là della semplice cronaca dei fatti essenziali. Come già previsto dal titolo, si concentra unicamente sui possibili motivi scatenanti la tragedia: i Fratelli mussulmani accusano i sostenitori di Mubarak di essere i fautori della strage e di aver premeditato il tutto. Lo scopo di questo bollettino è informarci riguardo al possibile sfondo politico celato dietro gli scontri. Dopo un solo minuto viene pubblicato un terzo bollettino con lo stesso titolo del primo e quindi avente, per questo motivo, le medesime finalità: descrizione della notizia e citazione della stesso provvedimento scaturito dagli scontri. Anche questa volta è presente una sola immagine: essa illustra i giocatori in fuga. Nonostante il motivo dell’immagine faccia capire che la situazione sia instabile, viene trasmessa una minore inquietudine.
  • 36. AVVENIRE TRAGICA RISSA Il Cairo, scontri con 200 feriti Ed è bufera politica sulla strage allo stadio 1 febbraio 2012 (http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/egitto-stadio-morti.aspx) Più di 200 persone sono rimaste ferite negli scontri polizia e tifosi dell'Al Ahli nel centro del Cairo. Una quarantina di persone è stata ricoverata in ospedale. I feriti presentavano sintomi di soffocamento, contusioni e fratture ma non ci sarebbero casi gravi. Le forze dell'ordine egiziane hanno usando lacrimogeni per disperdere i manifestanti che protestavano contro i tumulti che mercoledì sera allo stadio di Port Said hanno provocato 74 morti e un migliaio di feriti al termine di una partita di campionato. È degenerata in un vero e proprio terremoto politico, in un Egitto ben lungi dall'aver recuperato stabilità dopo la caduta di Hosni Mubarak, la strage di mercoledì sera allo stadio di Port Said, in quella che è una delle tragedie più gravi nella storia del calcio. Il Supremo Consiglio delle Forze Armate, al potere ormai da un anno, ha proclamato tre giorni di lutto nazionale, mentre il suo capo Mohamed Hussein Tantawi, ha espresso "profondo rammarico" per l'accaduto. Il premier Kamal al-Ganzouri ha riconosciuto la propria responsabilità istituzionale in relazione a quanto è accaduto, e davanti al Parlamento riunito in seduta di emergenza si è detto pronto a "renderne conto" e ad "adempiere qualsiasi direttiva mi sia impartita", alludendo a un'eventuale rinuncia all'incarico. Ma il Parlamento, che ha votato esprimendosi in favore dell'apertura di una inchiesta, ha presentato un reclamo formale contro il ministro dell'Interno Mohamed Ibrahim, accusandolo di negligenza. Ibrahim, ha destituito il responsabile dell'ordine pubblico a Porto Said, Essam Samak, mentre lo stesso Ganzouri ha decapitato i vertici della Federcalcio, rimuovendone sia il direttore sia il Consiglio Direttivo. Anche il governatore della città portuale, situata all'imboccatura del Canale di Suez, ha rassegnato dimissioni subito "accettate". Al termine di una consultazione durata tre ore, diversi partiti dell'intero arco costituzionale, dai liberali del Wafd ai salafiti di al-Nour, hanno sollecitato l'assemblea a votare la sfiducia all'esecutivo, sostituendolo con un "nuovo gabinetto rivoluzionario in grado di garantire la sicurezza nel Paese". Al fischio finale centinaia di tifosi della locale squadra al-Masry, vittoriosa per 3-1, hanno attaccato i supporter di quella ospite, la cairota al-Ahly, uno dei club più titolati del Paese. La maggior parte delle vittime sono state calpestate dalla folla, ma non poche sono state accoltellate o massacrate di botte. Il direttore dell'impianto sportivo, Mohammed Younis, dal canto suo ha accusato la polizia egiziana di non essersi interposta tra le due fazioni per mera codardia.
  • 37. L’Avvenire pubblica l’articolo riguardante la tragedia già l’1 febbraio 2012, dal momento che, trattandosi di un’edizione on-line, non si trova a dover affrontare i limiti imposti dal cartaceo. Il titolo (“Il Cairo, scontri con 200 feriti Ed è bufera politica sulla strage allo stadio”) si concentra sugli avvenimenti e le manifestazioni avvenute nei giorni successivi allo scontro e sull’aspetto politico che connota la vicenda. Non ci introduce, quindi, alle caratteristiche primarie della notizia poiché trattandosi di un’edizione on-line probabilmente è stato aggiornato. È presente una sola immagine di dimensioni talmente ridotte che non si riesce a capire se rappresenta le manifestazioni successive, e quindi va a completamento e rafforzamento del titolo, o se al contrario, illustra gli ultras in rivolta allo stadio. A conferma del titolo, la prima parte dell’articolo è dedicata al racconto delle manifestazioni e del tragico bilancio derivante da queste ultime. Questo aspetto, che ha seguito la strage, compare per la prima volta nella nostra analisi in un articolo dell’1 febbraio 2012, grazie ai vantaggi dell’edizione on-line che consente in ogni momento l’aggiornamento. Viceversa i giornali cartacei, per ovvi motivi, hanno potuto comunicare questi episodi solo a partire dal 3 febbraio 2012. Come in ogni articolo vi è la descrizione della notizia in modo oggettivo e puntuale. Appena accennato è l’aspetto umano e il passato che ha caratterizzato l’Egitto. Vi è un riferimento al tema della negligenza sotto due punti di vista: negligenza pre-partita (relativamente alla quale non viene specificato nell’articolo in che cosa sia consistita) e negligenza durante gli scontri (associata alla codardia della polizia accusata di non essere intervenuta). In questo articolo è dedicato più spazio alle conseguenze che vengono descritte più dettagliatamente e toccano vari ambiti. Per la prima volta, tra le conseguenze, viene citata la testimonianza del premier Kamal al-Ganzouri, il quale si assume la responsabilità di una possibile negligenza; quest’ammissione di “colpevolezza” non si incontra mai negli altri articoli. Non viene trattato esplicitamente il tema dei motivi che hanno scatenato la strage, ma dalla seconda parte del titolo “Ed è bufera politica sulla strage” e dall’espressione “È degenerata in un vero e proprio terremoto politico” riferita alla manifestazione, possiamo intuire un riferimento alla tensione politica che si è celata dietro la vicenda.
  • 38. L’UNITA’ Egitto, 73 morti dopo una partita 1 febbraio 2012 (http://www.unita.it/italia/egitto-invasione-di-campo-br-73-morti-dopo-una-partita-1.377730) Almeno 73 morti negli scontri dopo una partita di calcio a Porto Said, nel nord-est. Sospesa a tempo indeterminato la Serie A egiziana. Sono almeno 73 le persone rimaste uccise negli scontri scoppiati dopo una partita di calcio a Porto Said, nel nord-est dell' Egitto. Lo hanno riferito fonti ospedaliere, riferendo anche di decine di feriti. Gli scontri hanno opposto i tifosi della squadra Al Ahly, uno dei principali club egiziani, a quelli dell'Al Masri. Stando a quanto riportato dall'emittente araba al Jazeera, tra i feriti figurano anche agenti della sicurezza e due giocatori, che hanno riportato ferite lievi. Stando alla ricostruzione fatta dalla televisione araba, i tifosi della squadra vittoriosa, al Masry, hanno invaso il campo dopo il fischio finale della partita. Un funzionario della sicurezza ha raccontato che i tifosi hanno inseguito i giocatori e i loro sostenitori sia sul campo che attorno allo stadio, lanciando sassi e bottiglie. Molte delle vittime sono morte soffocate o per ferite riportate alla testa. I giocatori di al Ahly sono rimasti intrappolati negli spogliatori con i loro tifosi. Alla notizia degli scontri a Porto Said una partita di calcio in corso al Cairo è stata sospesa, secondo quanto riferisce al Jazeera. La televisione di stato ha mostrato le immagini di un fuoco appiccato sugli spalti dei tifosi al Cairo. La federazione calcistica egiziana ha sospeso a tempo indeterminato tutte le partite della Premier League, la Serie A egiziana.
  • 39. Per lo stesso motivo dell’Avvenire, L’Unità pubblica l’articolo relativo alla tragedia nello stesso giorno in cui è avvenuta, ossia l’1 febbraio 2012. Il titolo (“Egitto, 73 morti dopo una partita”), come nella maggior parte dei casi riscontrato, fa riferimento alla tragedia e ai suoi dati basilari; nella sua essenzialità è comunque di forte impatto per il lettore. L’immagine che accompagna l’articolo ritrae lo stadio di Port Said vuoto: è evidente che, a differenza di tutte le immagini finora incontrate, questa non trasmette al lettore il terrore e le violenze vissute dai protagonisti della vicenda ed è per questo motivo che è la meno significativa. L’articolo è breve rispetto ai precedenti e sviluppa al suo interno solo due delle sei aree contenutistiche da noi prese in esame. In primis analizza con completezza la notizia concentrandosi sul bilancio di morti e feriti. Infine vengono trattati i provvedimenti e le conseguenze, tra le quali viene inserita la sospensione della partita di calcio in corso Al Cairo; solo La Repubblica e il TG 5 avevano considerato questo avvenimento come diretta conseguenza della strage a Port Said.
  • 40. BLOG Da un’analisi approssimativa dei blog che compaiono sulla rete abbiamo notato che la maggior parte dedica alla notizia un post il 2 febbraio 2012. Si tratta, in larga misura, di semplici cronache dei fatti, senza opinioni personali e povere , se non addirittura prive, di commenti. Al fine di effettuare un confronto più approfondito abbiamo selezionato due blog: il primo, atipico, equilibrato in tutti i punti dell’analisi e ricco anche riguardo l’aspetto emotivo, personale e di riflessione; il secondo della tipologia sopra descritta.
  • 41. DIARIO DELLA RIVOLUZIONE EGIZIANA http://ilmioegitto.blogspot.com/ Questo blog, scritto da una donna italo-egiziana, dedica alla notizia due post: Il primo post (http://ilmioegitto.blogspot.com/2012/02/il-prezzo-della-liberta.html) è stato pubblicato il 2 febbraio 2012. Il titolo (“Il prezzo della libertà”) non descrive gli aspetti fondamentali della strage in sé ma cela dietro di sé un significato più profondo, che và oltre la vicenda. In particolare si riferisce alla difficile situazione di instabilità politica e alla vergognosa condizione sociale vissuta dal popolo egiziano. Sentendosi particolarmente coinvolta dalla vicenda, la blogger ha preferito evitare di postare immagini motivando così la sua scelta: “Scusate, ma oggi, davvero, non me la sento di postare foto dell'accaduto. La rete è piena, sia di video che di immagini. L'Egitto, ed io con lui, è in profondo e triste lutto”. Il blog si apre con un breve cronaca che ha la funzione di introdurre la vicenda ai lettori. Segue poi, in modo sostanzialmente equilibrato, la trattazione di tutti i restanti punti della nostra analisi: l’aspetto umano traspare chiaramente tramite la descrizione della tragicità e della violenza che hanno connotato l’accaduto (“Tutti gli egiziani hanno passato la notte attaccati alle tv, in preda a rabbia, collera e dolore per queste “inspiegabili” morti”, “Giocatori che scappano dai “tifosi” inferociti, gente che corre nel campo di gioco, uomini con spranghe, coltelli e – sembra- pistole che feriscono a caso”, “… cittadini di Port Said, il Popolo, che aprono le porte della propria casa per far rifugiare i ragazzi che scappano spaventati”); le conseguenze coincidono con quelle già riscontrate nei media precedentemente analizzati; le negligenze non sono trascurate, come possiamo cogliere dall’espressione “Il tutto mentre le forze dell’ordine rimangono, impassibili, a gustarsi lo spettacolo”; con un’analisi degli avvenimenti che sono avvenuti i giorni precedenti la strage, introduce i possibili motivi legati alla revoca della legge di emergenza (“Da quando questa legge è stata revocata l’Egitto è improvvisamente caduto tra le mani dei suddetti delinquenti, che, come dicono appunto i potenti, non aspettavano altro che avere piede libero”). Dalla frase “… ed oggi, per le strade, numerosi gruppi spontanei di manifestanti chiedono la fine di queste violenze” notiamo il riferimento alle manifestazioni susseguenti la vicenda nonostante queste ultime siano avvenute lo stesso giorno della pubblicazione del post: questo grazie all’interattività e alla possibilità di comunicazione immediata offerta dal media utilizzato. A differenza dei media finora analizzati (che trattavano la notizia soffermandosi solo sui suoi aspetti oggettivi), la blogger, tramite riflessioni più o meno esplicite, ironia ed espressioni e parole che celano significati, espone la sua opinione personale, il suo disappunto riguardo alla situazione generale e i suoi dubbi sull’avvenire.
  • 42. Riportiamo di seguito i tratti più significativi dai quali emerge il suo pensiero: ““inspiegabili” morti””, “Ma quello che è accaduto non si può riassumere in poche parole. I fatti di ieri, e le notizie di cronaca dei giorni scorsi non sono semplici episodi di violenza o delinquenza. Quello che sta sconvolgendo, nuovamente, il Popolo, è una vera e propria punizione”, “il signor Tantawi decide “improvvisamente” di revocare la legge di emergenza “, “è stato come dare in pasto il Popolo agli squali”, “E, sarà un caso, nessun poliziotto era in giro, nessun poliziotto lavorava, nessuno era di guardia. Però, miracolosamente, tutti i presunti responsabili di questi fatti sono stati arrestati in meno di 24 ore”, “la “tifoseria” della squadra che giocava in casa e che ha vinto, stranamente e senza ragionevoli motivi, scende in campo, lancia razzi, aggredisce i giocatori, e tutto diventa caos”, “le forze dell’ordine rimangono, impassibili, a gustarsi lo spettacolo”, “I VERI TIFOSI”, “Come hanno fatto, le armi, ad entrare nello stadio? Come mai nessuno (polizia ed esercito, entrambi presenti) è intervenuto? Sappiamo tutti, benissimo, come questo sia potuto accadere”, “Mi chiedo spesso quanto costa non avere paura. Qualcuno ha mai quantificato o dato un prezzo alla libertà? La risposta, credo, sia la storia. La storia che cambierà i libri di scuola dei nostri figli e che li ha cambiati finora, solo lei potrà quantificare in numeri il dolore, le lacrime e la rabbia che le madri ed i figli di questo Popolo stanno versando sui corpi dei loro Martiri. Ma non solo. La storia ci insegna che il male non molla mai, che chi sedeva su un trono non lo abbandonerà mai del tutto, che qualcuno fa sempre le veci di altri e che chi paga, ora e per sempre, è solo il Popolo”, “Pochi minuti fa è stata data notizia della morte celebrale di Moubarak. Io prego Dio, con tutta me stessa, che non sia vero. Sarebbe troppo facile”. È chiaro che la blogger associa la strage, non ad una semplice delinquenza o violenza calcistica, ma ad un qualcosa di pianificato. Accusa i potenti di aver “ingannato” il popolo, in quanto, acconsentendo alla richiesta di revoca della legge di emergenza da parte di quest’ultimo, hanno implicitamente tirato l’acqua al loro mulino diminuendo il grado di sicurezza del paese: non a caso non si sono fatti attendere episodi criminali tra cui la strage di Port Said. La revoca della legge di emergenza era stata già introdotta nel servizio di Radio Popolare dove si riteneva che quest’ultima avesse avuto un’influenza sull’inefficacia dell’’operato della polizia; qui l’autrice del blog sembra considerarla una vera e propria “strategia” dei potenti. Riguardo alla strage la blogger si chiede ironicamente come sia possibile che sia stata scatenata dagli stessi vincitori della partita, perchè le forze dell’ordine non siano intervenute ma al contrario siano rimaste in disparte a godersi lo spettacolo e come mai siano state introdotte armi all’interno dello stadio. Ma lei la risposta la conosce già: visto il minor grado di sicurezza, l’attacco è stato premeditato ed ha avuto un movente non calcistico, ma politico. Il suo pensiero si conclude con una riflessione che riprende il titolo: sono parole di sconforto e di tristezza in cui non c’è ottimismo né speranza per la futura condizione del popolo se, come al solito, i responsabili dei soprusi non saranno adeguatamente puniti.
  • 43. Il secondo post (http://ilmioegitto.blogspot.com/search?q=egitto), pubblicato il 6 febbraio 2012, conferma il pensiero espresso dalla blogger nel post precedente. Non si sofferma sulla descrizione della notizia da noi presa in analisi ma si focalizza su una riflessione che ci fornisce informazioni finora mai incontrate, proprio grazie alla nazionalità della blogger ed alla sua testimonianza diretta. Nella prima parte viene ribadita la pianificazione della strage introducendo un nuovo elemento, già anticipato dal titolo (“Quanto costa un egiziano.”): “150 pound egiziani, (pari a meno di 20 euro) è quanto è stato dato ai circa 600 delinquenti ( o assassini) che Mercoledì scorso hanno ucciso con coltelli e spranghe i tifosi della squadra del Ahly, a Port Said”, queste sono state le parole di uno dei capi dei gruppi criminali dopo essere stato arrestato. Segue quindi un’osservazione su come sia possibile quantificare con un valore monetario la vita di un egiziano. Nella seconda parte si concentra sulla descrizione dello stato d’animo del popolo e sulle reazioni di dolore, protesta e indignazione che quest’ultimo ha sviluppato in conseguenza alla tragedia di Port Said (“Il Popolo egiziano, ancora una volta e più di sempre, non ci sta”, “Questa volta il Popolo è al limite, davvero, la gente è stremata”, “Si sono conclusi Sabato i 3 giorni di lutto nazionale durante i quali sono stati cancellati eventi, feste e celebrazioni in tutto l’Egitto”, “Da Giovedi’ ad oggi il Popolo egiziano è in completa e totale ribellione”, “Non ce la facciamo più a vedere la morte alla televisione ogni giorno, a guardare le madri piangere figli perduti senza un motivo, tra sofferenze e violenza. L’aria al Cairo è irrespirabile, il dolore ha preso il posto dell’ossigeno”). A conclusione la blogger chiarifica la sua posizione, già anticipata nel post precedente: l’unica cosa che potrebbe riscattare tutto il dolore provato e ripristinare la pace e la tranquillità del popolo egiziano è un’adeguata incriminazione dei responsabili (“L’unica cosa che può far ritornare la pace e la tranquillità nel Popolo egiziano è vedere tutta questa gente realmente incriminata, con sentenze rigide e senza appello”, “Ad oggi, l’Egitto, ha perso tantissimi giovani. Ragazzi intelligenti, che studiavano o lavoravano per mantenersi o mantenere la propria famiglia, giovani egiziani che si preparavano ad affrontare una vita, piccoli pezzi di un puzzle che costruivano con i loro sforzi e i loro sogni”, “E’ impensabile ed inumano pensare che il loro sangue rimanga impunito”). A questo proposito ha scelto di associare al post due immagini inerenti alle manifestazioni: sono immagini forti che ci mostrano il desiderio di libertà, pace e riscatto del popolo egiziano. È interessante notare che entrambi i post sono privi di commenti.
  • 44. CALCIOBLOG http://www.calcioblog.it/post/21963/scontri-allo-stadio-in-egitto-almeno-80-morti-video Il blog dedica alla vicenda un solo post piuttosto breve il 2 febbraio 2012. Il titolo (“Scontri allo stadio in Egitto, almeno 80 morti”) è molto simile a quelli che abbiamo già incontrato nell’analisi dei giornali; infatti, rispetto al blog precedente dai titoli “più profondi”, ci troviamo davanti agli elementi basilari che hanno caratterizzato la strage, senza alcun rimando a riflessioni personali che vanno oltre la notizia. In questo caso le immagini vengono sostituite da un video del Corriere della Sera dell’1 febbraio 2012; in esso vengono trasmesse le immagini dell’invasione di campo da parte degli ultras, delle fiamme e delle risse, già incontrate nei telegiornali. In aggiunta, osserviamo alcune riprese caratterizzate da un’atmosfera assolutamente tesa, concitata e cruenta: si vedono i giocatori dell’Al Ahly feriti, agitati e spaventati e non manca la vista del sangue. Inizialmente è riportata la notizia seguita da un estratto del quotidiano Egypt indipendent online, il quale sembra alludere al fatto che la strage abbia avuto un movente esclusivamente calcistico. Non manca la citazione di un breve commento del medico della squadra attaccata, il quale ritiene che gli scontri siano frutto di una premeditazione. Seppur sinteticamente viene comunque resa l’idea della tragicità della situazione; perciò non viene trascurato l’aspetto umano: “Lo spogliatoio si è trasformato in un obitorio“. A chiudere il post, il provvedimento di sospendere il campionato da parte della Federazione calcistica egiziana. Da un paragone con il blog precedente, è evidente il distacco nell’approccio ai fatti: qui ci si limita ad una cronaca “asciutta” dell’evento mentre nel primo blog, visto il coinvolgimento diretto della blogger, è lampante il suo trasporto emotivo e la sua riflessione personale. I commenti sottostanti il post, non esprimono comprensione né cordoglio per l’Egitto e non espongono critiche o giudizi relativi ai diversi aspetti che hanno contornato la tragedia. Nonostante la gravità del fatto, i commenti presenti sono solo tre, probabilmente perché la vicenda non tocca direttamente l’Italia. Ne riportiamo due: - Amala! 02 feb 2012 - 14:12 - io ho paura che allo stadio della juve faranno lo stesso quando andiamo a giocare. non è un campo sicuro perche non ci sono le barriere e i tifosi violenti di torino potrebbero fare cose simili. non solo la juve anche il napoli. - il duca 02 feb 2012 - 15:14 - al di là di tutto, direi che in questo caso il calcio sia un contorno, lì la situazione è ben diversa a livello politico e non mi permetto nemmeno di accostarlo al clima da bar sport che c’è su questo blog. L’autore del primo commento esprime la paura per la possibilità che si presenti una situazione analoga anche in Italia in uno stadio privo di adeguate misure di sicurezza. Il secondo, oltre ad alludere ad un possibile scenario non calcistico celato dietro la vicenda, si distacca dal pensiero del commento precedente, sostenendo che la leggerezza che solitamente caratterizza il blog in questione, non sia appropriata per giudicare una vicenda di tale gravità.
  • 45. YOUTUBE Digitando “Port Said Egitto” su Youtube otteniamo 148 risultati all’8 febbraio 2012. Tra essi, non tutti si riferiscono alla strage verificatasi nello stadio di Port Said l’1 febbraio 2012. Senza filtrare la ricerca per data di caricamento, il video più visualizzato non ha niente a che fare con l’oggetto della nostra analisi. Effettuiamo quindi un filtro che prenda in considerazione come lasso temporale di caricamento l’ultimo mese: otteniamo un video relativo alla strage (http://www.youtube.com/watch?v=eCgyi0frFzw) pubblicato il 2 febbraio 2012. Esso ha una durata di 5 minuti e 5 secondi, è stato visualizzato 20282 volte ed è in lingua inglese. Sono immagini che ripercorrono l’intera tragedia fin dall’inizio dell’invasione di campo da parte dei tifosi; viene ripreso ogni singolo attimo con chiarezza e completezza. Si vedono gli ultras lanciare razzi, petardi, rincorrere i giocatori, avviare risse e fomentare il caos. Lo spettatore può cogliere la violenza, la confusione, la concitazione e la ferocia creatasi all’interno dello stadio. Dalle immagini emerge infine un aspetto particolarmente interessante da notare: la polizia assiste immobile agli scontri. Anche in questo caso i commenti sottostanti il video sono pochi. Tra essi, alcuni sono stati rimossi probabilmente perché stupidi ed offensivi, altri chiedono semplicemente maggiori informazioni sulla vicenda ed altri ancora criticano il ridurre uno sport ad una tragedia.
  • 46. STATISTICHE DEL WEB Inserendo il termine di ricerca “Port Said” nell’applicazione Google Insight in riferimento agli ultimi 12 mesi, otteniamo un grafico in cui è possibile osservare un picco di traffico internet in concomitanza della strage avvenuta nello stadio di Port Said l’1 febbraio 2012 (punto A). Possiamo notare che già in precedenza (30 ottobre – 5 novembre 2011) si è verificato un episodio violento di rivalità calcistica (punto B).
  • 47. È scontato che l’interesse maggiore si sia riscontrato in Egitto (luogo della strage). Di minore intensità l’interesse in Argentina, in alcuni paesi europei e negli Stati Uniti. Da notare il fatto che non ci sia stato alcun interesse nel resto dei paesi africani. L’attenzione si è concentrata a partire dal mese di dicembre 2011. Fra le ricerche più frequenti e quelle emergenti, possiamo notare che nessuno dei termini di ricerca associa “Port Said” direttamente alla strage da noi presa in considerazione. Nonostante questo, è possibile osservare che “port said football” rappresenta una ricerca possibilmente riconducibile allo scontro calcistico in questione; inoltre è il primo termine delle ricerche emergenti ed è l’unico che ha subìto un aumento del volume di ricerca di oltre 5000% (breakout).
  • 48. E NON E’ FINITA… Come già accennato da alcuni media, la tragedia non si è conclusa il giorno stesso; infatti ha avuto ripercussioni anche nei giorni successivi con manifestazioni e scontri che hanno aumentato il bilancio delle vittime. Questa notizia è stata comunicata dai vari media tra il 2 e 3 febbraio a seconda della natura del supporto di comunicazione; ad esempio i giornali cartacei, per loro natura, hanno dedicato alla notizia un articolo il 3 febbraio 2012. Quanto emerso dall’analisi descrive uno scenario di tensioni ed instabilità che caratterizza in questo periodo l’Egitto e che non si sa per quanto tempo si protrarrà. L’auspicio comune è che il paese riesca al più presto a superare questa difficile situazione, ristabilendo la pace e conquistando la posizione che merita nel panorama mondiale.