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ELETTROSTATICA - ELETTRODINAMICA
       Prof. Germano Grasso




ELETTROLOGIA
ELETTROSTATICA
ELETTRODINAMICA




                                    5
ELETTROSTATICA
INDICE:

Carica elettrica
Durata delle proprietà di elettrizzazione
Tipi di elettrizzazione
Protoni ed elettroni
Corpi carichi o neutri – Squilibrio della carica elettrica
Isolanti e conduttori
Elettrizzazione per contatto – conservazione della carica
Elettrizzazione per induzione
Induzione elettrostatica e separazione permanente della carica – Messa a terra
Strumenti di indagine qualitativa – Elettroscopio a foglie
Uso dell’elettroscopio

LA FORZA ELETTRICA
     LA LEGGE DI COULOMB
     Definizione operativa della grandezza fisica “carica elettrica”
     Unità di misura della carica elettrica
     Numero di cariche elementari nell’unità di misura della carica
     Analisi dimensionale della legge di Coulomb e della costante elettrica K
     La legge di Coulomb e la costante dielettrica
     Alcuni valori della costante dielettrica relativa
     ESERCIZI – LA LEGGE DI COULOMB
     Le forze di induzione elettrostatica
     Elettroforo di Volta

IL CAMPO ELETTRICO
     Introduzione
     Analisi della legge di Coulomb
         La legge di Coulomb dal punto di vista tridimensionale
         L’attrazione o repulsione Coulombiana – Curvatura dello spazio
         L’azione a distanza e il movimento delle cariche
         IL CAMPO ELETTRICO
         La definizione di campo elettrico
         Analisi dimensionale della grandezza “campo elettrico”
         Campo elettrico e gravitazionale – analogia
         Linee di flusso – linee o superfici di livello o equipotenziali
         Linea di flusso – linea di forza
         Linee di flusso passanti per un segmento del piano
         Tubi di flusso
         Linee e tubi di flusso – analogia con il campo gravitazionale
         Linee o superfici di livello (equipotenziali)
     Principali tipologie di campo elettrico
     Campo radiale
     Campo bipolare
     Campo uniforme – condensatore
     Rappresentazione grafica dell’intensità di campo – principio di Faraday
     Analogia con un tubo di flusso di una corrente d’acqua
     Campo elettrico generato da un dipolo

                                                                                 6
Campo elettrico generato da una carica distribuita su un filamento rettilineo di
       Lunghezza infinita
       Campo elettrico generato da una carica distribuita su anello di raggio R
       Campo elettrico generato da una carica distribuita su un disco circolare
       o lastra piana.
       ESERCIZI – CAMPO ELETTRICO

Derivata di una grandezza scalare rispetto ad una direzione – Gradiente di uno scalare
Derivata direzionale della funzione U rispetto alla normale

FLUSSO DL CAMPO ELETTRICO
     Flusso di un campo elettrico variabile su superficie estesa – Integrale di superficie
     LEGGE DI GAUSS
     Campo radiale e sfera Gaussiana con centri coincidenti
     Campo radiale e sfera Gaussiana con centri non coincidenti
     Legge di Gauss – Caso di simmetria cilindrica – Densità lineare di carica
     Legge di Gauss – Caso di simmetria piana – densità superficiale
            Una sola lamina piana, sottile ed isolante
            Due lastre piane, sottili e conduttrici
     Legge di Gauss – Caso di simmetria sferica – Strato sferico di carica
     Legge di Gauss – Caso di simmetria sferica – Volume sferico di carica
     Teorema di Coulomb – Densità superficiale e campo elettrico
     Teorema di Coulomb

       Flusso uscente da una superficie chiusa – Divergenza del campo elettrico
       Legge di Gauss in forma differenziale
       ESERCIZI – FLUSSO DEL CAMPO ELETTRICO E LEGGE DI GAUSS

L’ENERGIA POTENZIALE ELETTROSTATICA – POTENZIALE ELETTRICO
     L’energia potenziale di un campo radiale
     Differenza di energia potenziale elettrostatica del campo radiale
     L’energia potenziale infinitesima e le regole d’integrazione
     Campo di forze conservativo
     Energia potenziale elettrostatica per uno spostamento qualsiasi
     Energia potenziale per un percorso chiuso
     Energia potenziale in un campo generato da più cariche
     IL POTENZIALE ELETTROSTATICO
     IL POTENZIALE
     DIFFERENZA DI POTENZIALE
     Il movimento delle cariche elettriche per effetto del potenziale
     Unità di misura del potenziale – il Volt
     Potenziale in un punto di un campo, prodotto da più cariche
     Linee e superfici equipotenziali
     Caso generale
     Superfici equipotenziali del campo radiale
     Superfici equipotenziali in un campo uniforme
     RELAZIONE TRA CAMPO ELETTRICO E POTENZIALE
     ESERCIZI – ENERGIA POTENZIALE E POTENZIALE ELETTROSTATICO



                                                                                             7
CAPACITA’ ELETTRICA
    Introduzione – Analogia con il potenziale del campo gravitazionale
    Capacità elettrica di una sfera conduttrice
    Capacità elettrica
    Unità di misura della capacità
    Determinazione del raggio di una sfera avente capacità di 1 Farad
    Determinazione della capacità di un sfera di raggio 1 metro
    Sottomultipli del Farad
    Condensatore – Conduttore isolato dall’ambiente esterno
    Condensatore – Conduttore non isolato dall’ambiente esterno
    Condensatore – Principio di funzionamento – Condensatore piano
    Definizione di nuove unità di misura per la costante dielettrica
    Condensatore cilindrico
    Condensatore sferico
    L’energia elettrostatica del condensatore
    ESERCIZI – CAPACITA’ ELETTRICA – CONDENSATORI
    Condensatori impiegati nella tecnica
    Simbologia adottata per la rappresentazione dei condensatori
    Leggi di collegamento dei condensatori
    Condensatori in parallelo
    Condensatori in serie
    ESERCIZI – LEGGI DI COLLEGAMENTO IN SERIE E PARALLELO
    Condensatore in presenza di un dielettrico
    Tensione massima nel dielettrico – Potenziale disruptivo
    L’aspetto atomico dei dielettrici
    Momento torcente su un dipolo e polarizzazione dei dielettrici



                                 ELETTRODINAMICA
La corrente elettrica
Generatore di tensione
Simbologia grafica per i generatori
L’equilibrio elettrostatico del generatore di tensione
DIFFERENZA DI POTENZIALE – FORZA ELETTROMOTRICE
       Definizione e unità di misura della corrente reale
       Unità di misura dell’intensità di corrente elettrica
       Nuova definizione delle unità di misura dell’elettrostatica
       Verso convenzionale della corrente
       Corrente elettrica convenzionale
       Densità di corrente
       La velocità delle cariche elettriche – velocità di deriva
ESERCIZI – CORRENTE ELETTRICA

RESISTENZA ELETTRICA – LEGGE DI OHM PER I CONDUTTORI
     Unità di misura della resistenza
     Simbologia per la rappresentazione delle resistenze ohmiche
     La legge di Ohm estesa ai vari tratti di circuito

                                                                         8
Esempio
ESERCIZI – PRIMA LEGGE DI OHM

LA SECONDA LEGGE DI OHM – CONDUTTIVITA’ E RESISTIVITA’
     Resistenza totale – resistenza specifica o resistività
     TABELLE RESISTIVITA’ – CONDUCIBILITA’ – COEFFICIENTE TEMPERATURA
ESERCIZI – RESISTIVITA’ DEI CONDUTTORI

Influenza della temperatura sulla resistenza e resistività
Conduttori metallici
Conduttori non metallici
Soluzioni conduttrici o elettroliti
ESERCIZI – RESISTENZA E TEMPERATURA
Estensione della legge di Ohm all’intero circuito – Resistenza interna generatori
ESERCIZI – ESTENSIONE DELLA LEGGE DI OHM ALL’INTERO CIRCUITO

ENERGIA E POTENZA DELLA CORRENTE ELETTRICA – LEGGE DI JOULE
     Energia e legge di Ohm – Circuito esterno
     Energia e legge di Ohm – Estensione all’intero circuito
     Potenza della corrente
ESERCIZI – ENERGIA E POTENZA DELLA CORRENTE

EFFETTO TERMICO DELLA CORRENTE – LEGGE O EFFETTO JOULE
     Analogia con l’esperimento di Joule – Equivalente meccanico della caloria
     Legge di Joule –Effetto termico della corrente
     Fattori di conversione
ESERCIZI – LEGGE DI JOULE – EFFETTO TERMICO




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ELETTROSTATICA
CARICA ELETTRICA:
La definizione della grandezza fisica  “carica  elettrica”  parte  dalla  scoperta,  già  in  essere  sin  dai 
tempi  antecedenti  l’impero  romano,  che  alcuni  materiali,  opportunamente  trattati,  acquistano  la 
proprietà di attrarre a sé oggetti di massa estremamente piccola.
Pezzi minuscoli di carta, crine, piume ecc. ecc, sono attirati sia da materiali resinosi quanto da
materiali vetrosi nel caso in cui questi, siano stati, in precedenza, opportunamente strofinati con
panni di lana o materiali similari.
Il vetro e la resina fossile (ambra) costituiscono i principali rappresentanti rispettivamente della
famiglia di materiali vetrosi e di quella dei resinosi.
Il  fenomeno  di  attrazione  dei  corpuscoli  da  parte  di  detti  materiali  prende  il  nome  di  “attrazione 
elettrostatica”;  i corpi vetrosi o resinosi, responsabili  di  tale  attrazione,  si  dicono  “elettrizzati”  o 
dotati  di  “carica  elettrica;  il  trattamento  che  tali  materiali  devono  subire  per  assumere  le 
caratteristiche  descritte  è  definito  “elettrizzazione  per  strofinio”  proprio  in  virtù  dell’azione 
necessaria per generare una carica elettrica, cioè lo sfregamento con un panno di lana o materiali
similari.
Oltre al vetro e alla resina fossile, le proprietà di elettrizzazione per strofinio sono comuni anche a
materiali tipici del nostro uso quotidiano come la plastica ed in generale i polimeri (polistirolo,
materiali sintetici ecc. ecc.).




                Figura 1 – FENOMENO D’ATTRAZIONE ELETTROSTATICA

DURATA DELLE PROPRIETA’ DI ELETRIZZAZIONE:
Le proprietà di elettrizzazione dei materiali vetrosi o resinosi non sono permanenti, essi hanno,
infatti, una spiccata tendenza a perdere tale caratteristica dopo intervalli di tempo piuttosto brevi.
E’ quindi consuetudine affermare che stato di elettrizzazione rappresenta un fenomeno transitorio,
mentre, il fenomeno di perdita d’elettrizzazione rappresenta il cammino inverso che conduce ad una 
completa “scarica” o, in altre parole, allo stato naturale o elettricamente neutro.


                                                                                                              10
La durata del periodo di elettrizzazione per strofinio, generalmente breve, dipende soprattutto dai
materiali posti a contatto con il corpo elettrizzato ed, in particolare da alcune loro caratteristiche
elettriche.In  ogni  caso  l’elettrizzazione per sfregamento, come si vedrà più avanti, non comporta
generalmente una diminuzione o un aumento delle particelle interne ai corpi ma, piuttosto, una
modificazione geometrica della forma molecolare ed una conseguente diversa distribuzione delle
proprietà elettrostatiche dei materiali.
Si dirà più avanti che materiali amorfi come il vetro e la resina fossile subiscono il fenomeno
d’elettrizzazione per effetto di “polarizzazione molecolare”.
Un corpo che non presenta fenomeni dovuti all’elettrizzazione è definito “elettricamente neutro” o 
più semplicemente “neutro”.

TIPI DI ELETTRIZZAZIONE:
La  scoperta  del  fenomeno  d’attrazione  elettrostatica  e  di  carica  per  strofinio,  tipica  dei  materiali 
anzidetti, è stata subito seguita dalla constatazione che i materiali vetrosi e resinosi si comportano
elettricamente in modo opposto. Sia  il  vetro  che  l’ambra  hanno  la  capacità  di esercitare forze
attrattive a distanza su piccoli corpuscoli ma, mentre tra due oggetti elettrizzati di tipo diverso
(vetro-ambra) continua a manifestarsi una forza attrattiva, tra due oggetti elettrizzati dello stesso
tipo si manifesta una forza repulsiva.
Risulta così evidente che le caratteristiche elettriche dei due materiali sono uguali ma
sostanzialmente di tipo opposto.
Due bacchette di vetro, elettricamente cariche per strofinio, hanno una tendenza a respingersi che è
tanto più evidente quanto più esse sono ravvicinate.
Lo stesso succede, quando sono due bacchette d’ambra ad essere vicine.
Al  contrario,  avvicinando  una  bacchetta  di  vetro  ad  una  d’ambra,  si  osserva  un  fenomeno 
d’attrazione reciproca.
Per  contraddistinguere  i  due  tipi  d’azione,  tra  loro  opposti,  si  utilizzano  comunemente  i  segni 
algebrici “positivo” e “negativo”.
La carica elettrostatica caratteristica del vetro e di tutti i materiali vetrosi è definita,
convenzionalmente,  di  tipo  “positivo”  mentre  quella  caratteristica  dell’ambra  e  dei  materiali 
resinosi di tipo “negativo”.
Sarà carico negativamente quel materiale che si comporta da materiale resinoso, positivo quando si
comporta da materiale vetroso.




        Figura 2 – CARICHE POSITIVE E NEGATIVE – FORZE D’ATTRAZIONE E REPULSIONE




                                                                                                              11
PROTONI ED ELETTRONI:
Una volta definita la convenzione di segno che si utilizzerà normalmente per contraddistinguere la
tipologia di carica elettrica, risulta relativamente agevole riconoscere in due componenti atomici di
base, le caratteristiche elettriche simili ora ai materiali vetrosi, ora ai materiali resinosi.
L’elettrone  possiede  una  carica  elettrica  permanente  del  tutto  simile  a  quella  posseduta  per 
definizione dai materiali resinosi.
La  carica  elettrica  dell’elettrone  è  dunque  negativa  in  quanto  esso  si  comporta  elettricamente  in 
modo analogo alla resina fossile.
Il protone possiede al contrario una carica positiva e si comporta quindi come un materiale vetroso.
Il neutrone, come indicato dallo stesso nome, è elettricamente neutro e, di conseguenza, non
soggetto a forze attrattive o repulsive di tipo elettrico.
Malgrado la grandezza dell’elettrone e del protone e le quantità di massa che li contraddistinguono
siano completamente diverse (la massa del protone è riconosciuta circa duemila volte maggiore di
quella dell’elettrone), essi posseggono lo stesso valore di carica elettrica cioè di elettrizzazione.
Il valore numerico che contraddistingue la carica elettrica  dell’elettrone  e  del  protone,  a  parte  la 
diversità di segno, è convenzionalmente riconosciuto come la più piccola carica elettrica esistente.
Convenzionalmente si indica:

        e                Carica negativa elementare dell’elettrone
        p                Carica positiva elementare del protone

Il valore numerico delle due cariche è uguale ma di segno opposto.
Considerato che, comunque, il segno algebrico della carica complessiva resta stabilita dal numero di
elettroni in eccesso o in difetto, è opportuno fare sempre riferimento alla carica elettrica
dell’elettrone.

CORPI CARICHI O NEUTRI - SQUILIBRIO DI CARICHE ELEMENTARI
Considerato che ogni corpo, di qualsiasi tipo e specie, è essenzialmente composto da particelle
atomiche dotate di carica elettrica elementare permanente, e che ognuna di esse, a seconda che sia
un elettrone o un protone, possiede una uguale carica elettrica di segno positivo o negativo, si può
ragionevolmente definire come un corpo “NEUTRO” quello che possiede in ugual misura i due tipi
di carica o, più semplicemente, quello che possiede lo stesso numero di protoni e di elettroni.
In  questo  caso  la  “neutralità  elettrica”  si  manifestata  dall’assenza  di  forze  elettrostatiche  generate 
dal corpo stesso.
In generale ed in condizioni normali ogni atomo possiede un ugual numero di protoni ed elettroni ed
è  quindi  evidente  che  la  normalità  estesa  a  tutti  gli  atomi  ci  permette  di  associare  l’idea della
neutralità.
Se, per qualche motivo, si genera uno squilibrio tra il numero di protoni ed elettroni è, di
conseguenza, alterato lo stato di neutralità.
Il corpo presenta una deviazione dalla normalità elettrica ed è quindi “carico”.
Le  molecole  composite  nelle  quali  si  manifesta  la  mancanza  o  l’eccesso  di  elettroni  rispetto  alle 
condizioni normali, sono comunemente definite “ioni”.
Se lo squilibrio è a favore del numero d’elettroni, la carica elettrica sarà negativa, viceversa, se lo
squilibrio è a favore del numero di protoni, sarà positiva.

Alcune osservazioni importanti:

        Le nostre conoscenze attuali ed il livello della sperimentazione ci permettono di stabilire che
        le particelle atomiche contenute nel nucleo non possono essere rimosse dallo stesso se non
        in condizioni molto particolari (reazione di fissione nucleare generata dal bombardamento
        del nucleo con neutroni provenienti dall’esterno).


                                                                                                               12
Da questa constatazione si può trarre la conclusione che un eventuale squilibrio di cariche
elettriche non può essere ottenuto mediante la riduzione dei protoni positivi ma solo
variando il numero di elettroni.
Se il numero di elettroni aumenta saremo in presenza di un corpo complessivamente
negativo, se diminuisce, di un corpo complessivamente positivo.

Dopo  aver  stabilito  che  il  valore  numerico  della  carica  elettrica  posseduta  dall’elettrone è
quello più piccolo in assoluto e che la carica elettrica è generata dallo squilibrio di elettroni
rispetto al numero costante dei protoni, è evidente che il valore numerico della carica
elettrica complessiva posseduta dal corpo dipende unicamente dal numero  d’elettroni 
mancanti o in eccesso rispetto alle condizioni di neutralità per quel corpo.
Anticipando la simbologia che si adotterà in seguito:

        Q      n e


        Con:
        Q               Valore numerico del grado d’elettrizzazione o CARICA ELETTRICA
        n               Numero d’elettroni in eccesso o in difetto 
        e               Valore elementare della carica elettrica dell’elettrone

La grandezza del valore numerico della carica elettrica posseduta da un corpo è quindi
indipendente dalle dimensioni dello stesso.
Corpi di piccole dimensioni posseggono una grande carica elettrica se lo squilibrio di
elettroni rispetto ai protoni è grande.
Naturalmente deve valere anche il contrario.

Ogni condizione di squilibrio rappresenta una deviazione dallo stato naturale ed è quindi
ovvio, già come avviene per i fenomeni meccanici e termici, che anche la carica elettrica
abbia la tendenza ad annullarsi riportando il corpo alla stato neutro.




        Figura 3 – CORPO NEUTRO – CORPI POSITIVI E NEGATIVI




                                                                                                   13
MATERIALI ISOLANTI E CONDUTTORI:
Stabilire che la carica elettrica dipende dal numero di elettroni in difetto o in eccesso significa
ammettere la possibilità di poter variare a piacere il loro numero all’interno della struttura atomica 
della materia che costituisce i corpi.
La possibilità di poter estrarre o inserire elettroni dipende essenzialmente dal tipo di legame
molecolare e dalla posizione occupata dalle particelle negative all’interno dell’atomo.
Sostanzialmente è possibile interagire con gli elettroni dotati di elevata energia cinetica e costretti,
per questo motivo, a rimanere distanti dal proprio nucleo risentendo, di conseguenza, di una scarsa
attrazione.
Questi elettroni sono debolmente legati e posseggono una relativa libertà di spostamento all’interno 
della struttura molecolare.
Essi sono definiti “elettroni di conduzione”.
Solitamente gli elettroni di conduzione sono numerosissimi nel caso in cui il corpo sia costituito da
elementi chimici ad elevato numero atomico.
Tutti i metalli posseggono un elevato numero atomico e una grande quantità di elettroni liberi, cioè
elettroni di conduzione, per i quali è relativamente semplice l’estrazione o l’inserimento.
Al contrario, nelle sostanze vetrose e resinose, anche in virtù del tipo di legame molecolare che le
caratterizza, tutti gli elettroni sono fortemente legati alla struttura atomica.
Per questo motivo in tali sostanze non compaiono elettroni di conduzione e non è quindi possibile
modificare lo stato di neutralità elettrica modificando il numero di elettroni.

L’elevato numero di elettroni di conduzioni rende agevole sia la possibilità di generare una carica 
elettrica statica sia il passaggio dinamico di cariche elementari da un punto ad un altro.
Le sostanze dotate di elevato numero di elettroni di conduzione sono definite “CONDUTTORI”.
Rappresentanti fondamentali della famiglia dei conduttori sono tutti i metalli.

Le sostanze amorfe, vetrose, resinose e tutte quelle scarsamente dotate di elettroni liberi, sono
definite “ISOLANTI ” o “dielettrici”.
Il vetro, la resina, i materiali sintetici sono quindi ottimi “isolanti elettrici”
Per  quanto  riguarda  il  fenomeno  d’elettrizzazione  per  strofinio,  tipico  delle  sostanze  vetrose  e 
resinose, quindi fortemente isolanti, si può dire che esso non può essere causato dalla modifica del
numero  d’elettroni  – in quanto fortemente legati ai loro atomi o molecole – ma ad un fenomeno
definito di “POLARIZZAZIONE MOLECOLARE”.
Sostanzialmente lo strofinio provoca  la  modifica  dell’orientamento  molecolare sino alla
deformazione “dell’edificio atomico” – inizialmente caotico – per ricondurlo in un'unica direzione.
Ciò provoca la formazione di due poli elettrici di segno contrario e una conseguente “carica elettrica
apparente” di spostamento, senza squilibrio del numero di cariche.

La famiglia dei “CONDUTTORI” elettrici è poi classificata in funzione del grado di efficienza, nel 
modo seguente:

       Conduttori metallici o di prima classe.
       Sono i metalli e molte leghe metalliche. Danno luogo a conduzione metallica; il flusso di
       carica elettrica (corrente elettrica) è dovuto al moto degli elettroni di conduzione, capaci di
       passare  dall’uno  all’altro  atomo  metallico.  Gli  atomi  privi  di  uno  o  più  di  questi  elettroni 
       costituiscono degli ioni positivi, che restano fermi o quasi durante la conduzione elettrica
       metallica.

       Conduttori elettrolitici o di seconda classe.
       Sono particolarmente le soluzioni e i Sali fusi. Danno luogo a conduzione elettrolitica; il
       flusso di cariche elettriche (elettricità) è dovuto al moto di porzioni di molecole cariche
       positivamente (ioni positivi o cationi) e cariche negativamente (ioni negativi o anioni).


                                                                                                              14
Il movimento degli ioni elettrolitici è assoluto in quanto entrambi i tipi si muovono nella
        stessa direzione ed in verso apposto attirati da poli elettrici contrari.

        Conduttori gassosi.
        Negli aeriformi sa ha conduzione gassosa. Il flusso di cariche elettriche è dovuto, di regola,
        al moto di ioni gassosi, talvolta anche al moto di elettroni liberi. Uno ione gassoso è
        costituito da una molecola che ha perso o acquistato uno o più elettroni.

        Semiconduttori.
        Sono sostanze solide, cristalline, nelle quali è presente una lieve conduzione elettrica, il cui
        carattere, in definitiva, è ancora elettronico ma accompagnato da alcune proprietà specifiche
        tra cui, di particolare importanza, l’asimmetria direzionale del flusso elettronico.
        In pratica, nei semiconduttori, il flusso elettronico direzionale è permesso in un solo verso.
        Nel verso opposto i semiconduttori si comportano come un perfetto isolante.


ELETTRIZZAZIONE PER CONTATTO – PRINCIPIO DI CONSERVAZIONE DELLA CARICA
E’ un fenomeno molto evidente specialmente nel caso di conduttori metallici ed è riconducibile ed 
assimilabile al principio di conservazione dell’energia e al secondo principio della termodinamica
ove è affermato che il calore si propaga e si trasmette da un corpo più caldo ad un corpo freddo.
Il fenomeno di elettrizzazione per contatto è meglio interpretabile se paragonato a tutti i fenomeni
fisici durante i quali è ricercato l’equilibrio.
L’elettrizzazione per contatto è il risultato della ricerca, da parte dei corpi interessati ed interagenti, 
dell’equilibrio elettrostatico.
In altre parole:

        Quando un corpo elettricamente squilibrato (carico) è posto a contatto con un corpo neutro,
        avviene spontaneamente un passaggio di cariche tale da permettere il raggiungimento di una
        nuova situazione in cui è diminuito lo squilibrio nel corpo carico ed è aumentato nel corpo
        neutro.
        Il risultato finale è una nuova situazione in cui la differenza di carica elettrica tra i due corpi
        si è ridotta.
        Il fenomeno avviene spontaneamente ed è valido il principio di conservazione della carica
        elettrica.
        La quantità di carica posseduta complessivamente dai due corpi si mantiene costante e pari
        alla carica posseduta prima del contatto.

Così, ad esempio, se un corpo dotato di una quantità di carica positiva (difetto di elettroni) è posto a
contatto con uno o più corpi elettricamente neutri, si verifica un trasferimento di elettroni che tende
a riportare allo stato neutro il corpo positivo.
Gli  elettroni  sono  estratti  dal  corpo  neutro  dall’azione  elettrostatica  attrattiva  esercitata  dal  corpo 
carico.
L’estrazione  ed  il  passaggio  di  elettroni  determina  la  riduzione  della carica elettrica positiva
originale (diminuisce lo squilibrio), ma, nel contempo, genera un nuovo squilibrio nel corpo che in
origine era neutro.
Alla fine, dopo il contatto, entrambi i corpi posseggono una carica elettrica positiva ed il fenomeno
è quindi assimilato ad un trasferimento di carica con mantenimento del valore originale.
Al contrario, ponendo a contatto un corpo negativo (eccesso di elettroni) con uno o più corpi neutri,
si ha una passaggio di elettroni dal corpo carico ai corpi neutri.
I corpi, in origine neutri, assumono una carica negativa tanto più grande quanto più elevato è il
numero di elettroni trasferito, mentre, il corpo in origine negativo, riduce il valore della carica
originale.
Si ha in questo caso un trasferimento permanente di cariche negative.
                                                                                                                15
La quantità di carica trasferita da un corpo carico ad uno neutro o diversamente carico dipende
essenzialmente dalla forma dei corpi.
Teoricamente, nel caso di corpi dimensionalmente uguali, le carica è dimezzata.




                        e                                                       e
                    e                                                       e
                                                                                e




                Figura 4 – ELETTRIZZAZIONE PER CONTATTO



ELETTRIZZAZIONE PER INDUZIONE
Un altro modo per elettrizzare un corpo conduttore è quello di provocare la separazione delle
cariche positive e negative già possedute inizialmente.
Si tratta di una separazione transitoria determinata essenzialmente dallo spostamento delle cariche
negative mobili (gli elettroni di conduzione) solitamente attratte o respinte rispettivamente da
polarità positiva o negativa esterna.
Il risultato di tale attrazione o repulsione è la concentrazione delle cariche negative ad un’estremità 
del conduttore e la conseguente concentrazione – per difetto d’elettroni – delle cariche positive dalla
parte opposta.
Il corpo è quindi “polarizzato” dalla presenza di un “polo positivo” e di un “polo negativo” ma, il 
numero di cariche elettriche originali non è modificato.
L’induzione  è  quindi  una  forzatura  transitoria  che  modifica  lo  stato  delle  cariche  ed  è  provocata 
dall’attrazione elettrica dovuta alla presenza ravvicinata di un altro corpo elettricamente squilibrato.
Il  responsabile  dell’induzione  è  definito  “induttore  o  inducente”  mentre  il  corpo  che  la  subisce  è 
definito “indotto”.
L’induzione o polarizzazione della materia scompare – ritorno allo stato neutro - se cessa l’azione 
dell’induttore oppure, in generale, se l’indotto e l’induttore sono allontanati l’uno dall’altro.
L’effetto  d’induzione  su  di  un  conduttore neutro (ad esempio un metallo) si manifesta ogni
qualvolta gli è avvicinato un corpo (conduttore o isolante polarizzato) carico.

        Corpo induttore positivo:
        Avvicinando ad  un’estremità del corpo neutro un induttore positivo (corpo conduttore
        caricato positivamente, estremità positiva di un isolante polarizzato oppure estremità
        positiva di un conduttore polarizzato), gli elettroni di conduzione contenuti nel corpo neutro
        si spostano, per attrazione elettrica, verso la parte positiva dell’induttore.
        Il corpo inizialmente neutro è quindi polarizzato con il polo negativo verso l’induttore.
        La polarizzazione indotta scompare se i due corpi sono allontanati, ovvero se cessa l’azione 
        elettrostatica dell’induttore.

                                                                                                             16
IN D U T T O R E P O S IT IV O
                                                                                                                                                                                         IN D U T T O R E P O S IT IV O
                                                                                                                                                                                              P O L A R IZ Z A T O
                      IN D O T T O IN IZ IA L M . N E U T R O                                                             IN D O T T O IN IZ IA L M . N E U T R O




                              e                                                                                                   e
                         e                                                                                                   e
                              e                                                                                                   e


                                                                  POLO NEGAT.                                                                                         POLO NEGAT.
         P O L O P O S IT .                                                                                  P O L O P O S IT .




                                                S O S T E G N O IS O L A N T E                                                                      S O S T E G N O IS O L A N T E




                      Figura 5 – INDUTTORE POSITIVO (PERMANENTE O POLARIZZATO TRANSITORIO)



       Corpo induttore negativo:
       Il fenomeno è analogo al precedente con la differenza che gli elettroni si allontanano
       dall’induttore trasferendosi all’estremità più distante dell’indotto.



                                                                          IN D U T T O R E N E G A T IV O
                                                                                                                                                                                     IN D U T T O R E N E G A T IV O
                                                                                                                                                                                         P O L A R IZ Z A T O

                    IN D O T T O IN IZ IA L M . N E U T R O                                                              IN D O T T O IN IZ IA L M . N E U T R O




                              e    e        e          e                                                                              e   e     e           e


                                                       e                                                                                                    e


         POLO NEGAT.                                       P O L O P O S IT .                                POLO NEGAT.                                        P O L O P O S IT .




                                            S O S T E G N O IS O L A N T E                                                                       S O S T E G N O IS O L A N T E




                      Figura 6 - INDUTTORE POSITIVO (PERMANENTE O POLARIZZATO TRANSITORIO)
La formazione di poli d’induzione contrapposti sul corpo inizialmente neutro è chiaramente visibile 
dal movimento del pendolino elettrico (piccola sferetta caricata positivamente o negativamente e
appesa ad un filo leggero) posto nelle vicinanze delle estremità del corpo.




                                                                                                                                                                                                                          17
IN D O T T O IN IZ IA L M . N E U T R O                                                                IN D O T T O IN IZ IA L M . N E U T R O




                             e      e       e         e
                                                                                                                                         e    e    e
                                                                                                                                                               e
                                                                                                                                                        e
                                                      e


               POLO NEGAT.                          P O L O P O S IT .                                                                                      POLO NEGAT.
                                                                                                                P O L O P O S IT .



                                                                              IN D U T T O R E N E G A T IV O                                                                        IN D U T T O R E P O S IT IV O
                                             S O S T E G N O IS O L A N T E                                                                         S O S T E G N O IS O L A N T E




               Figura 7 – AZIONI ELETTROSTATICHE SU UN PENDOLINO POSITIVO




INDUZIONE ELETTROSTATICA E SEPARAZIONE PERMANENTE DELLE CARICHE.
MESSA A TERRA
Sfruttando il solo fenomeno d’induzione risulta impossibile, secondo quanto visto prima, caricare in
modo permanente un corpo conduttore (indotto).
Per far ciò occorre associare l’induzione elettrostatica all’artificio della messa a terra.
Si tratta, in pratica, di collegare il corpo indotto al terreno per mezzo di un filo conduttore (messa a
terra) e procedere poi secondo il seguente procedimento:

       Il collegamento del corpo neutro (da caricare) al terreno ci permette di considerare come
       indotto l’insieme terra-filo-corpo
       Avvicinando  l’induttore  all’indotto  si  ottiene, per induzione, il trasferimento delle cariche
       negative e la polarizzazione elettrica dell’insieme terreno-filo-corpo.
       Le cariche elettriche utilizzano il filo come ponte tra il corpo ed il terreno.
       Il corpo è quindi sede di una polarità positiva o negativa in funzione della carica
       dell’induttore.
       Se l’induttore è negativo il corpo posto all’estremità dell’insieme si carica positivamente, se 
       l’induttore è positivo si carica negativamente
       Il filo è poi eliminato separando così il terreno dal corpo ed impedendo alle cariche negative
       la possibilità di riequilibrare l’insieme
       L’induttore è poi allontanato dall’indotto
       L’eccesso o il difetto di cariche negative nel corpo risulta in questo modo permanente.




                                                                                                                                                                                                                      18
C O R P O IN IZ IA L M . N E U T R O                                                         C O R P O P O S IT IV O




                                                                                                       e
                                                                                                           e


                                                                                                               e
                                                                                                                       e
       IN D U T T O R E N E G A T IV O
                                                                 S O S T E G N O IS O L A N T E                                                        S O S T E G N O IS O L A N T E
                                                                                                                               e



                                                                                            F IL O C O N D . e                                                                    F IL O C O N D .
                                                                                                                           e




                                                     TERRENO                                                                               TERRENO




                          Figura 8 – CARICA PERMANENTE PER INDUZIONE E MESSA A TERRA




                                          C O R P O IN IZ IA L M . N E U T R O                                                     C O R P O N E G A T IV O




                                                                                                   e
                                                                                                  e

                                                                                                   e


       IN D U T T O R E P O S IT IV O                                                                              e
                                                               S O S T E G N O IS O L A N T E                                                        S O S T E G N O IS O L A N T E
                                                                                                                   e
                                                                                                                       e

                                                                                            F IL O C O N D . e                                                                   F IL O C O N D .




                                                   TERRENO                                                                              TERRENO




                          Figura 9 – CARICA PERMANENTE PER INDUZIONE E MESSA A TERRA



L’induzione elettrostatica unita alla messa a terra permette teoricamente di generare, utilizzando la
carica elettrica di un solo induttore, una quantità di carica elettrica infinitamente grande
prelevandola direttamente dalla terra che si comporta, in questo caso, come una sorgente di
elettricità infinitamente grande.
Se ci si limita a considerare la sola carica elettrica generata sui conduttori in esame, non ha più
validità il principio di conservazione così come illustrato per il caso di elettrizzazione per contatto.
Il principio di conservazione della carica è però in realtà soddisfatto se prendiamo in esame l’intero 
sistema terra-filo-corpo.




                                                                                                                                                                                                     19
STRUMENTI DI INDAGINE QUALITATIVA

ELETTROSCOPIO A FOGLIE – ELETTROMETRO AD AGO
Considerando che la carica elettrica è una grandezza fisica definita dalla somma delle cariche
elettriche elementari possedute dagli elettroni in eccesso o in difetto e che risulterebbe, per ovvi
motivi, assurda ed impossibile una misurazione diretta mediante conteggio di tali particelle, risulta
necessario stabilire:
        Le modalità per la valutazione delle condizioni elettrostatiche che caratterizzano il
        conduttore
        Il sistema di misura e la relativa unità di misura della carica elettrica
        Le modalità per la valutazione numerica dell’intensità di carica

Per quanto riguarda il sistema di misura e le modalità di valutazione numerica, occorre riprendere
l’argomento, in prima battuta, durante la trattazione delle forze elettriche e successivamente durante
lo studio dei flussi di carica nei conduttori (corrente elettrica).

Per il primo punto - la valutazione qualitativa delle condizioni elettrostatiche - è sufficiente
ricollegarsi alla condizione iniziale che ha permesso la scoperta dell’elettricità cioè l’esistenza delle 
azioni elettrostatiche repulsive e attrattive a distanza.
Il primo strumento d’indagine qualitativa è “l’elettroscopio a foglie”.
Esso ci permette sostanzialmente di determinare, sfruttando il fenomeno di attrazione elettrostatica,
se  un  corpo  è  carico  o  neutro,  se  l’eventuale  carica  è  positiva  o negativa e, se opportunamente
tarato, una prima valutazione dell’intensità o grandezza numerica della carica.
Può  essere  utilizzato  sia  tramite  contatto  che  induzione  ed  è  sostanzialmente  costituito  da  un’asta 
metallica inserita in un recipiente di vetro per mezzo di un tappo di materiale isolante.
L’estremità interna al recipiente è dotata di due sottili lamine metalliche incollate all’asta con una 
sostanza conduttrice, l’altra estremità, esterna, è dotata di un terminale sferico metallico.
Esistono poi diverse  altre  modalità  costruttive  come,  ad  esempio,  l’elettroscopio  ad  ago  mobile 
comunemente  definito  “elettrometro”  nel  quale  l’azione  delle  lamine  metalliche  è  sostituita  dal 
movimento rotatorio di una sbarretta metallica sottile (ago) rispetto ad un’asta metallica fissa.

               S F E R A M E T A L L IC A                       S F E R A M E T A L L IC A




                                  T A P P O IS O L A N T E                         T A P P O IS O L A N T E



                                    A STA M ET.                                      A STA M ET.
                                                                                     F IS S A




                                              REC. VETRO                           AGO         REC. VETRO




                                             L A M IN E
                                                                        SCA LA



                Figura 10 – ELETTROSCOPIO A LAMINE METALLICHE – ELETTROMETRO AD AGO


                                                                                                              20
USO DELL’ELETTROSCOPIO:

     Per determinare se un corpo è neutro o carico:
     L’elettroscopio è utilizzato sia per contatto che per induzione.
     Ponendo  a  contatto  la  sfera  esterna  dell’elettroscopio  con  il  corpo  in  esame  (si  desidera 
     determinare se il corpo è carico o no), parte dell’eventuale carica elettrica si trasferisce dal 
     corpo alla sfera e, attraverso l’asta metallica, si distribuisce anche sulle lamine.
     L’apertura delle lamine metalliche è indice della presenza della forza elettrostatica repulsiva 
     agente sulle due lamine per effetto di cariche elettriche dello stesso segno.
     Naturalmente nulla accade se il corpo in esame è neutro.
     Nel caso di apertura delle lamine non ci è permesso di determinare il segno algebrico della
     carica.




                                                                                                       -
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                    ++ +                                                 - - --
                   + ++ +             +                                  - - -
                      +              + +                                  ---               - - --
                                    +   +                                                  -
                                     +++                                                    - ---




                                      +   +                                                  -- --
                                    +
                                     +    +                                               ---      --
                                   +        +                                           --
                                                                                        -
                                                                                                     --
                                                                                                      -




             Figura 11 – PER CONTATTO



     Avvicinando  il  corpo  alla  sfera  dell’elettroscopio il corpo, si ottiene, per effetto
     dell’induzione elettrostatica, la separazione delle cariche sull’asta, le lamine e la sfera stessa. 
     L’elettroscopio si polarizza assumendo sulla sfera esterna la polarità opposta al segno della 
     carica del corpo e, sulle lamine, la stessa polarità.
     Le lamine, ancora per effetto di forze elettrostatiche repulsive, si allontanano confermando
     così che il corpo induttore è carico.
     Nulla succede nel caso di corpo neutro.
     Allontanando il corpo dalla sfera cessa la polarizzazione  dell’elettroscopio  e  le  lamine 
     assumono la posiziona naturale di verticalità, chiudendosi.
     Anche in questo caso, pur riuscendo a determinare se il corpo è carico o neutro, non ci è
     permesso di conoscere il segno algebrico della carica.
     Dalla maggiore o minore apertura delle lamine ci è invece consentito di paragonare
     l’intensità di carica di due diversi corpi posti a contatto in tempi diversi.




                                                                                                           21
++ +                                                                           ----
                                                                        + ++ +                                                                         - --
                                                                           +                                                                           - - -
                                                                                                                                                        ---
                                                     - - --                                                                   +
                                                                                                                                      ++
                                                    -                                                                                   +
                                                     - --                                                                    +
                                                                                                                                       +
                                                                                                                              +




                                                +                +                                                              - -
                                               +                 +                                                          - -- --
                                              +                    +                                                       --       --
                                             +                                                                           --           --



                                   Figura 12 – PER INDUZIONE

Per determinare il segno algebrico della carica:
Qualora  l’utilizzo  dell’elettroscopio  abbia  segnalato  la  presenza  di  una  carica  elettrica  e  si 
desideri determinarne il segno algebrico, la procedura che si descrive è solo un più
complicata.
Inizialmente si procede a caricare per contatto  l’asta  e  le  lamine  dell’elettroscopio 
scegliendo a priori il segno della carica elettrica.
        Se si decide di precaricare positivamente l’elettroscopio:
        Utilizzando una bacchetta di plastica strofinata e un conduttore metallico collegato a
        terra, per mezzo dell’induzione, si procede a caricare in modo positivo il conduttore 
        stesso, come illustrato nello schema seguente:


                                       C O R P O IN IZ IA L M . N E U T R O                                             C O R P O S IC U R A M E N T E P O S IT IV O
                                             CONDUTTORE                                                                          CONDUTTORE




                                                      A                                                                                   A
                                                                                                e
                                                                                                    e


  S O S T A N Z A R E S IN O S A                                                                        e
                                                                                                            e


                                                             S O S T E G N O IS O L A N T E                                                      S O S T E G N O IS O L A N T E
                                                                                                                    e



                                                                                        F IL O C O N D . e                                                                  F IL O C O N D .
                                                                                                                e




                                                 TERRENO                                                                             TERRENO




                 Figura 13 – COME SI GENERA UN CORPO CONDUTTORE POSITIVO




                                                                                                                                                                                               22
Usando il corpo conduttore positivo generato e un manico isolante per evitare che si
scarichi a terra, si carica per contatto l’asta, le sfera e le lamine dell’elettroscopio.

                                                         ++ +
                                                          A
                               ++ +
                              + A                    +
                                +                   + +
                                                   +   +
                                                    +++




                                                     +    +
                                                    +     +
                                                   +        +
                                                  +



Figura 14 – CARICARE POSITIVAMENTE L’ELETTROSCOPIO

Si avvicina ora alla sfera dell’elettroscopio precaricato positivamente il corpo per il 
quale si desidera determinare il segno algebrico della carica.
Si potranno verificare due diversi casi in funzione dei quali sarà determinato il segno
della carica del corpo induttore:
    Le lamine tendono ad allontanarsi anor più
    Le lamine tendono a richiudersi

Caso 1:
Il corpo possiede un’ipotetica carica positiva, l’elettroscopio è già positivo.
Avvicinando il corpo, che si ipotizza positivo, alla sfera sicuramente positiva e
tenendo conto del fenomeno d’induzione elettrostatica, si conclude quanto segue:
La presenza della carica positiva costringe elettroni di conduzione dell’elettroscopio  
ad allontanarsi dalle lamine e trasferirsi all’estremità superiore ove è presente la sfera
già caricata positivamente.
L’afflusso sulla sfera di nuovi elettroni di conduzione, negativi, riduce il difetto
d’elettroni in prossimità del corpo carico positivamente.
Nel contempo gli elettroni trasferiti dalle lamine aumentano ancor di più la carica
positiva sulle lamine.
Di  conseguenza,  avendo  precaricato  positivamente  l’elettroscopio  e  constatando 
l’ulteriore  allargamento  delle  lamine,  si  conclude  che  la  carica  del  corpo  induttore 
deve essere sicuramente positiva come ipotizzata.

Caso 2:
Il corpo possiede un’ipotetica carica negativa, l’elettroscopio è già positivo.
Avvicinando il corpo, che si ipotizza negativo, alla sfera sicuramente positiva e
tenendo conto del fenomeno d’induzione elettrostatica, si conclude quanto segue:
La presenza della carica negativa ipotetica costringe elettroni di conduzione sulla
sfera dell’elettroscopio ad allontanarsi dalla stessa e trasferirsi all’altra estremità ove 
sono presenti le lamine già caricate positivamente.


                                                                                           23
L’afflusso di nuovi elettroni di conduzione, negativi, riduce il difetto d’elettroni sulle 
lamine e, di conseguenza, le forze elettriche repulsive diminuiscono permettendo
così alle lamine di richiudersi.
Di  conseguenza,  avendo  precaricato  positivamente  l’elettroscopio  e  constatando  la
chiusura delle lamine, si conclude che la carica del corpo induttore deve essere
sicuramente negativa come ipotizzato.

                                                               ++ +
                                                               + ++

                              +                            +
                             + +
                            +   +
                             +++                       +       +




                                                            e --
                                                             e
                           +                           ++ +++
                          +     +
                                +                  ++++       ++
                                                                 +
                         +        +
                        +



       Figura 15 – CASO 1



                                                                 - - --
                                                               -      -
                                                               -
                                                                - - --

                              +                         +
                             + +                      ++ ++
                                                          +
                            +   +                     +    +
                             +++                      +++++




                                                     e-
                                                     e-
                            +   +
                           +    +
                          +                            +       +
                         +        +



       Figura 16 – CASO 2




                                                                                       24
LA FORZA ELETTRICA
L’interazione  elettrica  o  forza  elettrica  è  una  forza  fondamentale  causata  da  una  caratteristica, 
intrinseca delle particelle atomiche costituenti la materia, che si materializza esternamente sotto
forma di carica elettrica complessiva.
Le forze elettriche o elettrostatiche, molto più intense delle forze gravitazionali e di tipo sia
attrattivo che repulsivo, sono azioni “a distanza” per le quali non occorre, come d’altra parte anche 
per le forze gravitazionali, l’effettivo contatto tra i corpi.
Il termine “forza elettrostatica” è tipico dei casi in cui le particelle che si attraggono o respingono 
non modificano, nel tempo la loro posizione, mentre il termine “forza elettrica” è più generico ed 
include quindi anche il caso di corpi o particelle in movimento le une rispetto alle altre.
Com’è  risaputo,  la  materia  è  costituita  da  un  insieme  di  particelle  di  dimensioni  ridottissime,  che 
definiamo  comunemente  “atomi”,  quasi  sempre  riunite  in  agglomerati  definiti  a  loro volta
“molecole”. 
In base alla loro massa ed ad altre caratteristiche morfologiche, quali ad esempio la densità o lo
stato,  gli  atomi  sono  riuniti  e  classificati  nella  “Tavola  Periodica  degli  elementi”  o  “Tavola 
periodica di Mendeleev” basata sul Carbonio 12 e aggiornata con gli elementi di sintesi.
La classificazione prevede un numero di elementi atomici elementari suddivisi in metalli, non
metalli, liquidi e gas nobili e elementi atomici di sintesi.
Indipendentemente dal tipo di elemento, ogni atomo è poi costituito da particelle - protoni e
neutroni – contenute nel nucleo – e da altre particelle, gli elettroni, in rotazione attorno al nucleo
stesso.
Le caratteristiche intrinseche di cui si accennava all’inizio, sono proprie dei protoni e degli elettroni
che, pur avendo masse completamente diverse (la massa del protone equivale a quella di circa 2.000
elettroni), ne posseggono un’uguale quantità.
La quantità di cui si parla è comunemente definita “carica elettrica”.
L’elettrone e il protone posseggono lo stesso valore di “carica elettrica” anche se di segno opposto; 
l’elettrone di segno negativo, il protone di segno positivo.
La definizione di “carica elettrica di segno positivo” e “carica elettrica di segno negativo” è basata 
sul presupposto che, in natura, esistono due tipi di materiale – l’ambra, o resina fossile, e il vetro –
che per sfregamento con un panno di lana assumono la proprietà di attirarsi vicendevolmente.
Per definizione, i materiali che hanno caratteristiche elettriche uguali a quelle del vetro sono definiti
“POSITIVI”, mentre i materiali elettricamente uguali all’ambra sono definiti “NEGATIVI”.
Due corpi, elettricamente carichi entrambi o di segno positivo o di segno negativo, si respingono
vicendevolmente; due corpi, carichi di segno contrario, si attirano vicendevolmente.
La  forza  con  la  quale  si  respingono  o  si  attraggono  è  la  “FORZA  ELETTRICA  O 
ELETTROSTATICA”.

L’intensità  delle  “FORZE  ELETTRICHE”  è  direttamente  proporzionale  al  prodotto  dei  valori 
numerici delle cariche elettriche possedute dai due corpi, inversamente proporzionale al quadrato
della loro distanza e dipendono, inoltre, dal materiale nel quale sono immersi i corpi.
Inoltre, essendo reciprocamente applicate ai corpi carichi, le forze elettriche sono dirette secondo la
retta direttrice che congiunge i due baricentri ed hanno sempre verso opposto.
La legge sperimentale che permette di determinare il valore della FORZA ELETTRICA è stata
scoperta  dallo  scienziato  francese  COULOMB  ed  è  quindi  conosciuta  come  “LEGGE  DI 
COULOMB”:




                                                                                                              25
Q q
       FE      k         2
                                            LEGGE DI COULOMB
                     r
Con il seguente significato della simbologia:

FE            FORZA ELETTRICA O ELETTROSTATICA DI ATTRAZIONE O REPULSIONE
k              COSTANTE ELETTRICA DEL MATERIALE IN CUI SONO IMMERSE LE
               CARICHE ELETTRICHE Q E q.
Q              CARICA ELETTRICA MAGGIORE
q              CARICA ELETTRICA MINORE
r              DISTANZA TRA I BARICENTRI DELLE CARICHE




       Figura 17 - FORZE ELETTRICHE ATTRATTIVE TRA DUE CARICHE DI SEGNO CONTRARIO




                                                                                    26
Figura 18 – FORZE ELETTRICHE REPULSIVE TRA DUE CORPI DI UGUAL SEGNO.




1.     DEFINIZIONE OPERATIVA DELLA GRANDEZZA FISICA “CARICA ELETTRICA”:
Come già anticipato la carica elettrica è una proprietà specifica dei protoni e degli elettroni
contenuti nell’atomo. 
Il protone si comporta, elettricamente, allo stesso modo del vetro ed è quindi positivo mentre
l’elettrone si comporta come l’ambra ed è quindi negativo.
La carica elettrica dell’elettrone e del protone, pur essendo di segno contrario, hanno però lo stesso
valore numerico.
Il segno positivo e negativo non indicano, come in matematica, un numero rispettivamente
maggiore o minore di zero ma, come si vedrà più avanti, sono indicatori simbolici del senso della
corrente elettrica i o, meglio, del senso del potenziale elettrico V .
Nel caso di applicazione della LEGGE DI COULOMB per il calcolo della forza elettrica il segno
positivo o negativo ci indicherà il verso delle forze.
Ogni atomo, qualsiasi sia il suo numero atomico, possiede un ugual numero di protoni ed elettroni
cosicché la quantità di carica elettrica, pensata sia positiva che negativa, per un osservatore posto
all’esterno, è nulla.
In queste condizioni l’atomo è elettricamente neutro e non si manifestano interazioni elettriche con
l’ambiente circostante.
C’è però da considerare il fatto che, in determinate circostanze, è possibile generare uno squilibrio 
elettrico  all’interno  dell’atomo  aggiungendo  o  togliendo  elettroni  negativi  senza alterazione del
numero di protoni, che all’interno del nucleo, sono inamovibili.
Lo squilibrio elettrico è tanto più elevato quanto è maggiore il numero di elettroni aggiunti o tolti;
se sono aggiunti elettroni la carica elettrica complessiva sarà negativa per eccesso di elettroni
mentre, se si estraggono elettroni, la carica elettrica complessiva sarà positiva per eccesso di
protoni.
Il  valore  complessivo  della  carica  potrà  essere  determinato,  per  l’atomo  singolo,  dal  numero  di 
elettroni in più o in meno.

                                                                                                         27
Supponendo di definire con e            la carica elettrica del singolo elettrone, con n E il numero di
elettroni estratti o aggiunti e con N A il numero di atomi contenuti in un corpo, sarà possibile
determinare lo squilibrio di cariche elettriche, ovvero la carica elettrica complessiva, ricorrendo alla
semplice relazione:

        q     nE e        N   A



La carica complessiva q sarà positiva se gli elettroni sono estratti, negativa se aggiunti:

        q                          Numero di elettroni minore del numero di elettroni.
        q                          Numero di elettroni maggiore del numero di protoni.

E’ quindi chiaro  che l’intensità di  carica elettrica dipende unicamente dal numero complessivo di
elettroni mancanti o in eccesso.

La carica elettrica dell’elettrone
La carica elettrica e posseduta dall’elettrone è quindi la più piccola che si conosca e il suo valore 
numerico è stato determinato in base alla definizione dell’unità  di  misura  della  grandezza  fisica 
“carica elettrica”:
                              19
        e       1, 602   10        Coulomb
Naturalmente essa è uguale, a parte il segno, alla carica elettrica del protone:
                              19
        p       1, 602   10         Coulomb

2.     UNITA’ DI MISURA DELLA CARICA ELETTRICA:

L’unità  di  misura da  utilizzarsi  per  la  grandezza  fisica  “carica  elettrica”  è  il  COULOMB  la  cui 
abbreviazione simbolica è C .
La quantità di carica elettrica il cui valore è di 1 C è definita nel modo seguente:
        Date due sfere metalliche di dimensioni puntiformi, poste alla distanza di 1 m una
        dall’altra, nel vuoto, e collegate ognuna ad una molla dinamometrica in grado di contrastare 
        i loro spostamenti e, nello stesso tempo, di misurare le forze applicate:




                                                                                                          28
Figura 19 – SFERE METALLICHE NEL VUOTO E MOLLE DINAMOMETRICHE

Data una macchina, di tipo qualsiasi, collegata ad entrambe le sfere e in grado di trasferire
elettroni da una sfera all’altra:




Figura 20 – MACCHINA DI TRASFERIMENTO ELETTRONI

Considerando che, a causa del trasferimento di elettroni, le due sfere si caricano
elettricamente di segno opposto, che la quantità di carica aumenta durante il funzionamento
della macchina in funzione del tempo e della portata elettrica della macchina, cioè del
numero di elettroni al secondo trasferiti, che le sfere – caricandosi elettricamente di segno
opposto – si attirano vicendevolmente con due forze elettriche uguali e contrarie e che dette
forze aumentano gradatamente in funzione dell’aumento della carica elettrica:




                                                                                          29
Figura 21 – CARICA ELETTRICA E FORZE ELETTRICHE ATTRATTIVE

       Si definisce Carica elettrica di 1 (Coulomb) - Q       1 C     - la carica elettrica assunta
       singolarmente da ogni sfera nel momento in cui le forze elettriche F E raggiungono il valore
                 9
       di 9 10       Newton




       Figura 22 – CARICA ELETTRICA DI 1 (Coulomb)



3.     NUMERO DI CARICHE ELEMENTARI NELL’UNITA’ DI MISURA DELLA CARICA:
Considerando  che  la  carica  elementare  è  quella  dell’elettrone  q e e il suo valore numerico,
                                       19
espresso in Coulomb e       1, 602 10       C , si può determinare il numero di cariche elementari
occorrenti per formare una carica di valore pari all’unità di misura, con la semplice relazione:

       ne e      Q    1 C


                                                                                                30
Da cui:
                Q                                   1 C                                                    19                         18       elettroni
          ne                                                                  0 , 62422            10            6 , 24       10
                                                                 19
                e                   1 , 602             10             C                                                                           C


4. ANALISI DIMENSIONALE DELLA LEGGE DI COULOMB E DELLA COSTANTE K:
Dall’analisi  dimensionale  della  legge  e  tenendo  conto  che  la  Forza  non  è  una  grandezza 
fondamentale ma derivata ed è definita dal 2° Principio della Dinamica o “Legge del moto” come il 
prodotto della massa per l’accelerazione:

          F    m a
si possono determinare le dimensioni fisiche della COSTANTE ELETTRICA k :

                     Q q
          FE   k                2
                                                                     FORZA ELETTRICA IN UN MATERIALE QUALSIASI
                            r
                                                                                                                                                       L         2
                                                                                                                              2
                                                                                                                                               M         2
                                                                                                                                                             L
                            2
               FE    r                                                                                          m a       r                          t
          k                                                                                k
               Q q                                                                                               Q q                               Q q
                                                                 3
                                                M            L
                    k                           2
                                            t           Q q
Nell’analisi dimensionale compare la grandezza “carica elettrica” come definita ai punti precedenti 
ma,  più  avanti,  con  la  definizione  di  un’ulteriore  grandezza  fondamentale  quale  l’intensità  di  
corrente elettrica i - la cui  unità di  misura sarà l’AMPERE  A - anche la carica elettrica dovrà
essere riferita al valore dell’intensità di corrente secondo la relazione:

          Q    i t                                                    A s


Cosicché le dimensioni della costante elettrica saranno:

                                                        3                                      3
                                                    L                                  M L
                k
                                                    2                              2       2           2
                                     M          t           Q q                t       A           s

La stessa Costante elettrica espressa invece in termini di unità di misura, tenendo conto del fatto che
è stato definito il NEWTON (N) come unità di misura della forza, si ottiene:
                            2
               FE       r
          k
               Q q
Da cui:
                                2                            2                                                       2                         2
               N     m                      N           m                                                   N    m                N        m
          k
                                                        2
                                                                     0ppure                k
                                                                                                                                      2        2
                C C                                 C                                                      A s A s                A        s

Il valore numerico della Costante Elettrica k dipende dal materiale in cui sono immerse le cariche.
Se le cariche sono nel vuoto la Costante è definita “Costante elettrica del vuoto” e il suo valore si 
ricava tenendo conto della definizione dell’unità di misura della carica elettrica.
La legge di COULOMB assume la forma:

                                Q q
          FE    k
                                        2
                                                                              FORZA ELETTRICA TRA CARICHE NEL VUOTO
                                    r



                                                                                                                                                                     31
In cui k          è la “Costante elettrica del vuoto”.
                                      2               9            2           2                                    2
                      FE r                9 10            N    1           m                      9      N m
          k                                                                                9 10
                                                                                                                2
                          Q q                         1 C     1 C                                           C
Il valore numerico della costante elettrica del vuoto è quello massimo tra tutti i valori possibili
ovvero, in altre parole, le forze elettriche che si sviluppano se le cariche sono nel vuoto sono sempre
le più intense.

5. LA LEGGE DI COULOMB E LA COSTANTE DIELETTRICA ASSOLUTA :
Oltre alla formulazione classica della LEGGE DI COULOMB nella quale compare la costante
elettrica k relativa al materiale - k per il vuoto – si utilizza praticamente una seconda
formulazione, tipica per le distribuzioni di carica di forma sferica, in cui compare una seconda
costante, con dimensioni invertite rispetto alla classica k ,  che  è  definita  “COSTANTE 
DIELETTRICA ASSOLUTA” e il cui simbolo è  .
La Legge di Coulomb, riscritta con l’utilizzo della costante dielettrica assoluta, è la seguente:

                              1           Q q
          FE
                                              2
                                                                           FORZA ELETTRICA IN UN MATERIALE QUALSIASI
                      4                   r
                              1           Q q
          FE
                                                  2
                                                                           FORZA ELETTRICA NEL VUOTO
                      4                       r


E il legame tra la “costante elettrica” e la “costante dielettrica assoluta” è ottenuto paragonando le 
due espressioni della legge:
                          1
          k
                  4
Da cui:
                          1
                  4               k
Relativamente al caso in cui le cariche siano disposte nel vuoto, si utilizzerà la “costante dielettrica 
del vuoto”    il cui valore numerico si ottiene:
                                                                                                                                         2                                    2
                                  1                                1                                                         9       C                           12       C
                                                                                                      0 , 0088464       10                       8 , 8464   10
                                                                                           2                                                 2                                    2
                      4               k                                9    N          m                                         N       m                            N       m
                                                  4         9 10
                                                                                       2
                                                                                   C




6. LA COSTANTE DIELETTRICA RELATIVA R :
Come si è detto, per il calcolo delle forze elettriche, oltre all’intensità delle cariche  Q e q e alla
loro distanza r , occorre essere a conoscenza anche della costante dielettrica assoluta
caratteristica del materiale in cui sono immerse le cariche.
E’, a questo scopo, definita un ulteriore costante, i cui valori sono reperibili su apposite tabelle, che
è la “Costante Dielettrica relativa”  R dipendente dalla costante dielettrica assoluta del materiale e
dalla costante dielettrica del vuoto, secondo la seguente relazione:

              R



E’ così possibile determinare il valore numerico della costante dielettrica assoluta:



                                                                                                                                                                              32
R



E la formulazione finale della Legge di COULOMB:

                1       Q q
       FE
                             2
                                 FORZA ELETTRICA IN UN MATERIALE QUALSIASI
            4       R    r


I valori della “COSTANTE DIELETTRICA RELATIVA” per i materiali in cui, più sovente sono
immerse le cariche elettriche, sono i seguenti:
        Per materiali liquidi:
        Acqua distillata                        R 81 , 07
        Alcool etilico                          R 28
        Nitrobenzene                            R 36
        Olio minerale                           R 2 ,5
        Olio di paraffina                       R 3
        Olio per trasformatori                  R 2 2 ,5
        Petrolio                                R 2 ,1
        Silicone                                R 2 ,8
        Vaselina                                R 2 ,5
        Per materiali aeriformi:
        Anidride carbonica                      R 1 , 000946
        Aria secca                              R 1 , 000590
        Elio                                    R 1 , 000074
        Idrogeno                                R 1 , 000264
        Vapore acqueo                           R 1 , 007
        Per materiali solidi:
        Ambra                                   R 2 ,8
        Bakelite                                R 6 ,7
        Carta compressa                         R 1, 7 2 , 3
        Celluloide                              R 3,0
        Ceralacca                               R 4 ,3
        Cloruro polivinile                      R 3,3
        Ebanite                                 R 2 ,5
        Gomma                                   R 4 ,0
        Marmo                                   R 6 8
        Mica                                    R 5 6
        Paraffina                               R 2 ,1
        Plexiglass                              R 3,0
        Polistirolo                             R 2 ,5
        Porcellana                              R 5 ,3
        Vetro                                   R 5 ,0
        Per il vuoto:                           R 1, 0




                                                                                    33
ESERCIZI
ESERCIZIO 1:
Due sfere elettricamente cariche di elettricità di segno contrario, poste alla distanza di 50 cm l’una 
dall’altra, si attraggono con una forza di 5 N. Se sono portate alla distanza di 15 cm, con quale forza 
si attrarranno?

Soluzione:
       La  forza  elettrica  d’attrazione  tra  le  due  sfere,  per  le  quali  non  si  conosce  né  il  valore 
       numerico delle cariche elettriche né il tipo di materiale che le contiene, è data dalla Legge di
       Coulomb in una qualsiasi delle sue formulazioni:
       Ad esempio:
                               1                     Q q
        FE                                                    2
                   4               R                      r
        Dai dati del problema e considerando che alcuni dei valori non cambiano, anche se le sfere
        si avvicinano, possiamo calcolare il valore dei termini incogniti:
              Q        q                                  2                                        2           2                                       2
                                               FE     r                   5 N          0 ,5                m               1 , 25 N              m
        4              R

        Con il risultato ottenuto e applicando la Legge di Coulomb, determiniamo ora il valore della
        forza elettrica, quando le sfere si avvicinano a 15 cm:
                               Q q                        1                                            2                   1
        FE                                                                1 , 25 N             m                                                     55 , 55      N
                                                          2                                                                2         2
                   4               R                  r                                                        0 ,15             m


ESERCIZIO 2:
                                                                                                                                                                                                                             4
Due cariche elettriche, supposte puntiformi, una di 5 10 2 C e l’altra di  8                                                                                                                                   10                C   , si trovano
nel vuoto ad una distanza di 50 cm.
Determinare la forza con la quale si attraggono.
Quale sarebbe la forza d’attrazione se le cariche fossero immerse in vaselina?

Soluzione:
       Per cariche nel vuoto:
       Vale la Legge di Coulomb per cariche immerse nel vuoto:
                                                                                                                                                                    2                             4
                                       1                      Q q                                                      1                                   5 10         C           8 10                  C
        FE
                       4                                              2                                                                      2                              2           2
                                   R                              r                                                        12            C                          0 ,5            m
                                                                                  4                1 8 ,85 10
                                                                                                                                                 2
                                                                                                                                   N m

                                                                             2             4                                                                                    2                     2
                                           5 8                        10          10                                             2 4 12                             6       C           N m                                          6
        FE                                                                                                  1, 44 10                                  1, 44 10                                                       1, 44 10             N
                           4           1 8 ,85 0 , 25                             12                                                                                                2           2
                                                                           10                                                                                                   C           m
        Per cariche nella vaselina                                           R VAS
                                                                                                           2 ,5    :
                                                                                                                                                                                                          2                          4
                                                              1                        Q q                                                       1                                          5 10                C            8 10         C
        F E VASELINA
                                           4                                                   2                                                                        2                                            2           2
                                                      R VAS                                r                                                               12       C                                         0 ,5           m
                                                                                                                   4           2 . 5 8 , 85 10
                                                                                                                                                                            2
                                                                                                                                                                N       m
                                                                                       2                   4                                                                                        2                        2
                                                  5 8                            10            10                                            2 4 12                                     6     C               N       m                             5
        FE   VAS                                                                                                       0 , 57 10                                  0 , 57 10                                                              5 , 7 10       N
                               4               2 , 5 8 , 85 0 , 25                             12                                                                                                         2              2
                                                                                      10                                                                                                            C             m




                                                                                                                                                                                                                                                        34
ESERCIZIO 3:
Determinare a quale distanza si devono mettere, in acqua, due corpi puntiformi con cariche uguali
di 2 10 4 C , affinché la forza F E ACQUA con cui si respingono sia di 2 , 5 10 3 N .

Soluzione:
       E’ ancora applicabile la Legge di Coulomb:
                                                           1                             Q       q
         FE    ACQUA                                                                         2
                                       4                 R ACQUA                         r
         Dalla quale, invertendo la formula, si ricava il valore incognito della distanza r :
                                                                                                                                           4              4
                                                         Q q                                                                  2 10             2 10
         r
                                                                                                                                                     12                    3
                    4                  R ACQUA                             FE   ACQUA                     4               81 , 07      8 , 85 10              2 , 5 10

                                           8                                         8
                                4 10                                       4 10                                                        8 4 9                                   3
         r                                                                                                    1 , 777         10                      1 , 777      10                  0 , 042         m
                                                 9                               4               9
                    22 . 528               10                      2 , 25 10         10


         r     0 , 042           m              4 ,2      cm



ESERCIZIO 4:
Determinare la carica che, posta nel vuoto alla distanza di 1 metro da una seconda carica di                                                                                                               3 C       ,
l’attrae con la forza  F E 10 kg F

Soluzione:
       Dalla Legge di Coulomb:
                                   1                      Q            q
    FE
                                                                   2
                4                  R                           r
   Invertendo la formula e considerando che una forza d’attrazione è negativa, si ottiene:
                                                                                                                                                                       2
                                                                                                              N                                           12       C                       2       2
                                                               2
                                                                            10 kg    f       9 , 81                        4 3 . 14 1 8 , 85 10                                        1       m
                                                                                                                                                                           2
          FE            4              R                   r                                              kg      f                                              N m
    Q
                                   q                                                                                                   3 C
                                                                                                                      2
                                                 N                                                   12        C                   2       2
             10 kg          f     9 , 81                   4 3 . 14 1 8 , 85 10                                                1       m
                                                                                                                          2
                                                kg   f                                                    N m                                                            12                                 9
    Q                                                                                                                                              3 . 634 , 8 10                  C           3 , 63 10         C
                                                                           3 C


ESERCIZIO 5:
Tre cariche q 1 5 10 3 C ; q 2 5 10 4 C ; q 3 3 10 4 C sono poste nel vuoto ai vertici di un
triangolo rettangolo i cui cateti misurano rispettivamente 10 cm e 15 cm . Calcolare l’intensità 
della forza elettrica agente su q 2 .
Soluzione:
        Su ogni carica si manifestano due forze elettriche dovute alla presenza delle altre due
        cariche.
        Essendo posizionate ai vertici di un triangolo rettangolo su una delle tre cariche devono
        agire delle forze perpendicolari tra loro.
        La carica sulla quale agiscono forze perpendicolari è proprio la q 2 in base al seguente
        schema:

                                                                                                                                                                                                                35
Figura 23

       La forza risultante, sulla carica                                               q2   , è data, per il Teorema di Pitagora, da:
                         2                  2
        F2           F       1 .2   F           3 .2

       In cui:
                                                                                                          3                 4
                                        1                        q1 q 2                       5 10            5 10                                      3 4 12                   5
        F1 . 2                                                                                                                             22 , 49 10            22 , 49 10          N
                                                                      2                                                12              2
                         4              R                        r        1 .2         4          1 8 , 85 10                   0 ,1
                                                                                                          4                 4
                                         1                       q3 q2                            3 10            5 10                                  4 4 12               4
        F 3 .2                                                                                                                             22 , 49 10            5 , 99 10           N
                                                                      2                                                12              2
                         4              R                         r       1 .2          4         1 8 , 85 10                   0 ,1

       Si ottiene quindi:
                                            5 2                                  4 2                          6
        F2           22 , 49 10                             5 , 99 10                       2 , 249      10        N




ESERCIZIO 6:
                                                3                         4
Due sfere uguali, una con carica q 1    5 10      C e l’altra q 2  4 10      C , sono poste a
contatto e poi allontanate di 50 cm.
Determinare la forza che esercita su di esse, supponendo che l’esperienza si svolga in olio minerale.

Soluzione:
La carica q 1 è negativa in quanto presenta un eccesso di elettroni rispetto alla neutralità.
Il numero di elettroni in eccesso è determinato dalla seguente relazione:
        q1       n1 e
Da cui si può determinare il numero con:
                                                        3
                 q1                 5           10                                           16
        n1                                                                3 ,12        10          el
                                                            19
                 e             1 , 602             10
Per l’altra carica c’è un difetto d’elettroni (o meglio un eccesso di protoni) pari a:

                                                                                                                                                                                         36
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Elettrostatica elettrodinamica

  • 1. ELETTROSTATICA - ELETTRODINAMICA Prof. Germano Grasso ELETTROLOGIA ELETTROSTATICA ELETTRODINAMICA 5
  • 2. ELETTROSTATICA INDICE: Carica elettrica Durata delle proprietà di elettrizzazione Tipi di elettrizzazione Protoni ed elettroni Corpi carichi o neutri – Squilibrio della carica elettrica Isolanti e conduttori Elettrizzazione per contatto – conservazione della carica Elettrizzazione per induzione Induzione elettrostatica e separazione permanente della carica – Messa a terra Strumenti di indagine qualitativa – Elettroscopio a foglie Uso dell’elettroscopio LA FORZA ELETTRICA LA LEGGE DI COULOMB Definizione operativa della grandezza fisica “carica elettrica” Unità di misura della carica elettrica Numero di cariche elementari nell’unità di misura della carica Analisi dimensionale della legge di Coulomb e della costante elettrica K La legge di Coulomb e la costante dielettrica Alcuni valori della costante dielettrica relativa ESERCIZI – LA LEGGE DI COULOMB Le forze di induzione elettrostatica Elettroforo di Volta IL CAMPO ELETTRICO Introduzione Analisi della legge di Coulomb La legge di Coulomb dal punto di vista tridimensionale L’attrazione o repulsione Coulombiana – Curvatura dello spazio L’azione a distanza e il movimento delle cariche IL CAMPO ELETTRICO La definizione di campo elettrico Analisi dimensionale della grandezza “campo elettrico” Campo elettrico e gravitazionale – analogia Linee di flusso – linee o superfici di livello o equipotenziali Linea di flusso – linea di forza Linee di flusso passanti per un segmento del piano Tubi di flusso Linee e tubi di flusso – analogia con il campo gravitazionale Linee o superfici di livello (equipotenziali) Principali tipologie di campo elettrico Campo radiale Campo bipolare Campo uniforme – condensatore Rappresentazione grafica dell’intensità di campo – principio di Faraday Analogia con un tubo di flusso di una corrente d’acqua Campo elettrico generato da un dipolo 6
  • 3. Campo elettrico generato da una carica distribuita su un filamento rettilineo di Lunghezza infinita Campo elettrico generato da una carica distribuita su anello di raggio R Campo elettrico generato da una carica distribuita su un disco circolare o lastra piana. ESERCIZI – CAMPO ELETTRICO Derivata di una grandezza scalare rispetto ad una direzione – Gradiente di uno scalare Derivata direzionale della funzione U rispetto alla normale FLUSSO DL CAMPO ELETTRICO Flusso di un campo elettrico variabile su superficie estesa – Integrale di superficie LEGGE DI GAUSS Campo radiale e sfera Gaussiana con centri coincidenti Campo radiale e sfera Gaussiana con centri non coincidenti Legge di Gauss – Caso di simmetria cilindrica – Densità lineare di carica Legge di Gauss – Caso di simmetria piana – densità superficiale Una sola lamina piana, sottile ed isolante Due lastre piane, sottili e conduttrici Legge di Gauss – Caso di simmetria sferica – Strato sferico di carica Legge di Gauss – Caso di simmetria sferica – Volume sferico di carica Teorema di Coulomb – Densità superficiale e campo elettrico Teorema di Coulomb Flusso uscente da una superficie chiusa – Divergenza del campo elettrico Legge di Gauss in forma differenziale ESERCIZI – FLUSSO DEL CAMPO ELETTRICO E LEGGE DI GAUSS L’ENERGIA POTENZIALE ELETTROSTATICA – POTENZIALE ELETTRICO L’energia potenziale di un campo radiale Differenza di energia potenziale elettrostatica del campo radiale L’energia potenziale infinitesima e le regole d’integrazione Campo di forze conservativo Energia potenziale elettrostatica per uno spostamento qualsiasi Energia potenziale per un percorso chiuso Energia potenziale in un campo generato da più cariche IL POTENZIALE ELETTROSTATICO IL POTENZIALE DIFFERENZA DI POTENZIALE Il movimento delle cariche elettriche per effetto del potenziale Unità di misura del potenziale – il Volt Potenziale in un punto di un campo, prodotto da più cariche Linee e superfici equipotenziali Caso generale Superfici equipotenziali del campo radiale Superfici equipotenziali in un campo uniforme RELAZIONE TRA CAMPO ELETTRICO E POTENZIALE ESERCIZI – ENERGIA POTENZIALE E POTENZIALE ELETTROSTATICO 7
  • 4. CAPACITA’ ELETTRICA Introduzione – Analogia con il potenziale del campo gravitazionale Capacità elettrica di una sfera conduttrice Capacità elettrica Unità di misura della capacità Determinazione del raggio di una sfera avente capacità di 1 Farad Determinazione della capacità di un sfera di raggio 1 metro Sottomultipli del Farad Condensatore – Conduttore isolato dall’ambiente esterno Condensatore – Conduttore non isolato dall’ambiente esterno Condensatore – Principio di funzionamento – Condensatore piano Definizione di nuove unità di misura per la costante dielettrica Condensatore cilindrico Condensatore sferico L’energia elettrostatica del condensatore ESERCIZI – CAPACITA’ ELETTRICA – CONDENSATORI Condensatori impiegati nella tecnica Simbologia adottata per la rappresentazione dei condensatori Leggi di collegamento dei condensatori Condensatori in parallelo Condensatori in serie ESERCIZI – LEGGI DI COLLEGAMENTO IN SERIE E PARALLELO Condensatore in presenza di un dielettrico Tensione massima nel dielettrico – Potenziale disruptivo L’aspetto atomico dei dielettrici Momento torcente su un dipolo e polarizzazione dei dielettrici ELETTRODINAMICA La corrente elettrica Generatore di tensione Simbologia grafica per i generatori L’equilibrio elettrostatico del generatore di tensione DIFFERENZA DI POTENZIALE – FORZA ELETTROMOTRICE Definizione e unità di misura della corrente reale Unità di misura dell’intensità di corrente elettrica Nuova definizione delle unità di misura dell’elettrostatica Verso convenzionale della corrente Corrente elettrica convenzionale Densità di corrente La velocità delle cariche elettriche – velocità di deriva ESERCIZI – CORRENTE ELETTRICA RESISTENZA ELETTRICA – LEGGE DI OHM PER I CONDUTTORI Unità di misura della resistenza Simbologia per la rappresentazione delle resistenze ohmiche La legge di Ohm estesa ai vari tratti di circuito 8
  • 5. Esempio ESERCIZI – PRIMA LEGGE DI OHM LA SECONDA LEGGE DI OHM – CONDUTTIVITA’ E RESISTIVITA’ Resistenza totale – resistenza specifica o resistività TABELLE RESISTIVITA’ – CONDUCIBILITA’ – COEFFICIENTE TEMPERATURA ESERCIZI – RESISTIVITA’ DEI CONDUTTORI Influenza della temperatura sulla resistenza e resistività Conduttori metallici Conduttori non metallici Soluzioni conduttrici o elettroliti ESERCIZI – RESISTENZA E TEMPERATURA Estensione della legge di Ohm all’intero circuito – Resistenza interna generatori ESERCIZI – ESTENSIONE DELLA LEGGE DI OHM ALL’INTERO CIRCUITO ENERGIA E POTENZA DELLA CORRENTE ELETTRICA – LEGGE DI JOULE Energia e legge di Ohm – Circuito esterno Energia e legge di Ohm – Estensione all’intero circuito Potenza della corrente ESERCIZI – ENERGIA E POTENZA DELLA CORRENTE EFFETTO TERMICO DELLA CORRENTE – LEGGE O EFFETTO JOULE Analogia con l’esperimento di Joule – Equivalente meccanico della caloria Legge di Joule –Effetto termico della corrente Fattori di conversione ESERCIZI – LEGGE DI JOULE – EFFETTO TERMICO 9
  • 6. ELETTROSTATICA CARICA ELETTRICA: La definizione della grandezza fisica  “carica  elettrica”  parte  dalla  scoperta,  già  in  essere  sin  dai  tempi  antecedenti  l’impero  romano,  che  alcuni  materiali,  opportunamente  trattati,  acquistano  la  proprietà di attrarre a sé oggetti di massa estremamente piccola. Pezzi minuscoli di carta, crine, piume ecc. ecc, sono attirati sia da materiali resinosi quanto da materiali vetrosi nel caso in cui questi, siano stati, in precedenza, opportunamente strofinati con panni di lana o materiali similari. Il vetro e la resina fossile (ambra) costituiscono i principali rappresentanti rispettivamente della famiglia di materiali vetrosi e di quella dei resinosi. Il  fenomeno  di  attrazione  dei  corpuscoli  da  parte  di  detti  materiali  prende  il  nome  di  “attrazione  elettrostatica”;  i corpi vetrosi o resinosi, responsabili  di  tale  attrazione,  si  dicono  “elettrizzati”  o  dotati  di  “carica  elettrica;  il  trattamento  che  tali  materiali  devono  subire  per  assumere  le  caratteristiche  descritte  è  definito  “elettrizzazione  per  strofinio”  proprio  in  virtù  dell’azione  necessaria per generare una carica elettrica, cioè lo sfregamento con un panno di lana o materiali similari. Oltre al vetro e alla resina fossile, le proprietà di elettrizzazione per strofinio sono comuni anche a materiali tipici del nostro uso quotidiano come la plastica ed in generale i polimeri (polistirolo, materiali sintetici ecc. ecc.). Figura 1 – FENOMENO D’ATTRAZIONE ELETTROSTATICA DURATA DELLE PROPRIETA’ DI ELETRIZZAZIONE: Le proprietà di elettrizzazione dei materiali vetrosi o resinosi non sono permanenti, essi hanno, infatti, una spiccata tendenza a perdere tale caratteristica dopo intervalli di tempo piuttosto brevi. E’ quindi consuetudine affermare che stato di elettrizzazione rappresenta un fenomeno transitorio, mentre, il fenomeno di perdita d’elettrizzazione rappresenta il cammino inverso che conduce ad una  completa “scarica” o, in altre parole, allo stato naturale o elettricamente neutro. 10
  • 7. La durata del periodo di elettrizzazione per strofinio, generalmente breve, dipende soprattutto dai materiali posti a contatto con il corpo elettrizzato ed, in particolare da alcune loro caratteristiche elettriche.In  ogni  caso  l’elettrizzazione per sfregamento, come si vedrà più avanti, non comporta generalmente una diminuzione o un aumento delle particelle interne ai corpi ma, piuttosto, una modificazione geometrica della forma molecolare ed una conseguente diversa distribuzione delle proprietà elettrostatiche dei materiali. Si dirà più avanti che materiali amorfi come il vetro e la resina fossile subiscono il fenomeno d’elettrizzazione per effetto di “polarizzazione molecolare”. Un corpo che non presenta fenomeni dovuti all’elettrizzazione è definito “elettricamente neutro” o  più semplicemente “neutro”. TIPI DI ELETTRIZZAZIONE: La  scoperta  del  fenomeno  d’attrazione  elettrostatica  e  di  carica  per  strofinio,  tipica  dei  materiali  anzidetti, è stata subito seguita dalla constatazione che i materiali vetrosi e resinosi si comportano elettricamente in modo opposto. Sia  il  vetro  che  l’ambra  hanno  la  capacità  di esercitare forze attrattive a distanza su piccoli corpuscoli ma, mentre tra due oggetti elettrizzati di tipo diverso (vetro-ambra) continua a manifestarsi una forza attrattiva, tra due oggetti elettrizzati dello stesso tipo si manifesta una forza repulsiva. Risulta così evidente che le caratteristiche elettriche dei due materiali sono uguali ma sostanzialmente di tipo opposto. Due bacchette di vetro, elettricamente cariche per strofinio, hanno una tendenza a respingersi che è tanto più evidente quanto più esse sono ravvicinate. Lo stesso succede, quando sono due bacchette d’ambra ad essere vicine. Al  contrario,  avvicinando  una  bacchetta  di  vetro  ad  una  d’ambra,  si  osserva  un  fenomeno  d’attrazione reciproca. Per  contraddistinguere  i  due  tipi  d’azione,  tra  loro  opposti,  si  utilizzano  comunemente  i  segni  algebrici “positivo” e “negativo”. La carica elettrostatica caratteristica del vetro e di tutti i materiali vetrosi è definita, convenzionalmente,  di  tipo  “positivo”  mentre  quella  caratteristica  dell’ambra  e  dei  materiali  resinosi di tipo “negativo”. Sarà carico negativamente quel materiale che si comporta da materiale resinoso, positivo quando si comporta da materiale vetroso. Figura 2 – CARICHE POSITIVE E NEGATIVE – FORZE D’ATTRAZIONE E REPULSIONE 11
  • 8. PROTONI ED ELETTRONI: Una volta definita la convenzione di segno che si utilizzerà normalmente per contraddistinguere la tipologia di carica elettrica, risulta relativamente agevole riconoscere in due componenti atomici di base, le caratteristiche elettriche simili ora ai materiali vetrosi, ora ai materiali resinosi. L’elettrone  possiede  una  carica  elettrica  permanente  del  tutto  simile  a  quella  posseduta  per  definizione dai materiali resinosi. La  carica  elettrica  dell’elettrone  è  dunque  negativa  in  quanto  esso  si  comporta  elettricamente  in  modo analogo alla resina fossile. Il protone possiede al contrario una carica positiva e si comporta quindi come un materiale vetroso. Il neutrone, come indicato dallo stesso nome, è elettricamente neutro e, di conseguenza, non soggetto a forze attrattive o repulsive di tipo elettrico. Malgrado la grandezza dell’elettrone e del protone e le quantità di massa che li contraddistinguono siano completamente diverse (la massa del protone è riconosciuta circa duemila volte maggiore di quella dell’elettrone), essi posseggono lo stesso valore di carica elettrica cioè di elettrizzazione. Il valore numerico che contraddistingue la carica elettrica  dell’elettrone  e  del  protone,  a  parte  la  diversità di segno, è convenzionalmente riconosciuto come la più piccola carica elettrica esistente. Convenzionalmente si indica: e Carica negativa elementare dell’elettrone p Carica positiva elementare del protone Il valore numerico delle due cariche è uguale ma di segno opposto. Considerato che, comunque, il segno algebrico della carica complessiva resta stabilita dal numero di elettroni in eccesso o in difetto, è opportuno fare sempre riferimento alla carica elettrica dell’elettrone. CORPI CARICHI O NEUTRI - SQUILIBRIO DI CARICHE ELEMENTARI Considerato che ogni corpo, di qualsiasi tipo e specie, è essenzialmente composto da particelle atomiche dotate di carica elettrica elementare permanente, e che ognuna di esse, a seconda che sia un elettrone o un protone, possiede una uguale carica elettrica di segno positivo o negativo, si può ragionevolmente definire come un corpo “NEUTRO” quello che possiede in ugual misura i due tipi di carica o, più semplicemente, quello che possiede lo stesso numero di protoni e di elettroni. In  questo  caso  la  “neutralità  elettrica”  si  manifestata  dall’assenza  di  forze  elettrostatiche  generate  dal corpo stesso. In generale ed in condizioni normali ogni atomo possiede un ugual numero di protoni ed elettroni ed è  quindi  evidente  che  la  normalità  estesa  a  tutti  gli  atomi  ci  permette  di  associare  l’idea della neutralità. Se, per qualche motivo, si genera uno squilibrio tra il numero di protoni ed elettroni è, di conseguenza, alterato lo stato di neutralità. Il corpo presenta una deviazione dalla normalità elettrica ed è quindi “carico”. Le  molecole  composite  nelle  quali  si  manifesta  la  mancanza  o  l’eccesso  di  elettroni  rispetto  alle  condizioni normali, sono comunemente definite “ioni”. Se lo squilibrio è a favore del numero d’elettroni, la carica elettrica sarà negativa, viceversa, se lo squilibrio è a favore del numero di protoni, sarà positiva. Alcune osservazioni importanti: Le nostre conoscenze attuali ed il livello della sperimentazione ci permettono di stabilire che le particelle atomiche contenute nel nucleo non possono essere rimosse dallo stesso se non in condizioni molto particolari (reazione di fissione nucleare generata dal bombardamento del nucleo con neutroni provenienti dall’esterno). 12
  • 9. Da questa constatazione si può trarre la conclusione che un eventuale squilibrio di cariche elettriche non può essere ottenuto mediante la riduzione dei protoni positivi ma solo variando il numero di elettroni. Se il numero di elettroni aumenta saremo in presenza di un corpo complessivamente negativo, se diminuisce, di un corpo complessivamente positivo. Dopo  aver  stabilito  che  il  valore  numerico  della  carica  elettrica  posseduta  dall’elettrone è quello più piccolo in assoluto e che la carica elettrica è generata dallo squilibrio di elettroni rispetto al numero costante dei protoni, è evidente che il valore numerico della carica elettrica complessiva posseduta dal corpo dipende unicamente dal numero  d’elettroni  mancanti o in eccesso rispetto alle condizioni di neutralità per quel corpo. Anticipando la simbologia che si adotterà in seguito: Q n e Con: Q Valore numerico del grado d’elettrizzazione o CARICA ELETTRICA n Numero d’elettroni in eccesso o in difetto  e Valore elementare della carica elettrica dell’elettrone La grandezza del valore numerico della carica elettrica posseduta da un corpo è quindi indipendente dalle dimensioni dello stesso. Corpi di piccole dimensioni posseggono una grande carica elettrica se lo squilibrio di elettroni rispetto ai protoni è grande. Naturalmente deve valere anche il contrario. Ogni condizione di squilibrio rappresenta una deviazione dallo stato naturale ed è quindi ovvio, già come avviene per i fenomeni meccanici e termici, che anche la carica elettrica abbia la tendenza ad annullarsi riportando il corpo alla stato neutro. Figura 3 – CORPO NEUTRO – CORPI POSITIVI E NEGATIVI 13
  • 10. MATERIALI ISOLANTI E CONDUTTORI: Stabilire che la carica elettrica dipende dal numero di elettroni in difetto o in eccesso significa ammettere la possibilità di poter variare a piacere il loro numero all’interno della struttura atomica  della materia che costituisce i corpi. La possibilità di poter estrarre o inserire elettroni dipende essenzialmente dal tipo di legame molecolare e dalla posizione occupata dalle particelle negative all’interno dell’atomo. Sostanzialmente è possibile interagire con gli elettroni dotati di elevata energia cinetica e costretti, per questo motivo, a rimanere distanti dal proprio nucleo risentendo, di conseguenza, di una scarsa attrazione. Questi elettroni sono debolmente legati e posseggono una relativa libertà di spostamento all’interno  della struttura molecolare. Essi sono definiti “elettroni di conduzione”. Solitamente gli elettroni di conduzione sono numerosissimi nel caso in cui il corpo sia costituito da elementi chimici ad elevato numero atomico. Tutti i metalli posseggono un elevato numero atomico e una grande quantità di elettroni liberi, cioè elettroni di conduzione, per i quali è relativamente semplice l’estrazione o l’inserimento. Al contrario, nelle sostanze vetrose e resinose, anche in virtù del tipo di legame molecolare che le caratterizza, tutti gli elettroni sono fortemente legati alla struttura atomica. Per questo motivo in tali sostanze non compaiono elettroni di conduzione e non è quindi possibile modificare lo stato di neutralità elettrica modificando il numero di elettroni. L’elevato numero di elettroni di conduzioni rende agevole sia la possibilità di generare una carica  elettrica statica sia il passaggio dinamico di cariche elementari da un punto ad un altro. Le sostanze dotate di elevato numero di elettroni di conduzione sono definite “CONDUTTORI”. Rappresentanti fondamentali della famiglia dei conduttori sono tutti i metalli. Le sostanze amorfe, vetrose, resinose e tutte quelle scarsamente dotate di elettroni liberi, sono definite “ISOLANTI ” o “dielettrici”. Il vetro, la resina, i materiali sintetici sono quindi ottimi “isolanti elettrici” Per  quanto  riguarda  il  fenomeno  d’elettrizzazione  per  strofinio,  tipico  delle  sostanze  vetrose  e  resinose, quindi fortemente isolanti, si può dire che esso non può essere causato dalla modifica del numero  d’elettroni  – in quanto fortemente legati ai loro atomi o molecole – ma ad un fenomeno definito di “POLARIZZAZIONE MOLECOLARE”. Sostanzialmente lo strofinio provoca  la  modifica  dell’orientamento  molecolare sino alla deformazione “dell’edificio atomico” – inizialmente caotico – per ricondurlo in un'unica direzione. Ciò provoca la formazione di due poli elettrici di segno contrario e una conseguente “carica elettrica apparente” di spostamento, senza squilibrio del numero di cariche. La famiglia dei “CONDUTTORI” elettrici è poi classificata in funzione del grado di efficienza, nel  modo seguente: Conduttori metallici o di prima classe. Sono i metalli e molte leghe metalliche. Danno luogo a conduzione metallica; il flusso di carica elettrica (corrente elettrica) è dovuto al moto degli elettroni di conduzione, capaci di passare  dall’uno  all’altro  atomo  metallico.  Gli  atomi  privi  di  uno  o  più  di  questi  elettroni  costituiscono degli ioni positivi, che restano fermi o quasi durante la conduzione elettrica metallica. Conduttori elettrolitici o di seconda classe. Sono particolarmente le soluzioni e i Sali fusi. Danno luogo a conduzione elettrolitica; il flusso di cariche elettriche (elettricità) è dovuto al moto di porzioni di molecole cariche positivamente (ioni positivi o cationi) e cariche negativamente (ioni negativi o anioni). 14
  • 11. Il movimento degli ioni elettrolitici è assoluto in quanto entrambi i tipi si muovono nella stessa direzione ed in verso apposto attirati da poli elettrici contrari. Conduttori gassosi. Negli aeriformi sa ha conduzione gassosa. Il flusso di cariche elettriche è dovuto, di regola, al moto di ioni gassosi, talvolta anche al moto di elettroni liberi. Uno ione gassoso è costituito da una molecola che ha perso o acquistato uno o più elettroni. Semiconduttori. Sono sostanze solide, cristalline, nelle quali è presente una lieve conduzione elettrica, il cui carattere, in definitiva, è ancora elettronico ma accompagnato da alcune proprietà specifiche tra cui, di particolare importanza, l’asimmetria direzionale del flusso elettronico. In pratica, nei semiconduttori, il flusso elettronico direzionale è permesso in un solo verso. Nel verso opposto i semiconduttori si comportano come un perfetto isolante. ELETTRIZZAZIONE PER CONTATTO – PRINCIPIO DI CONSERVAZIONE DELLA CARICA E’ un fenomeno molto evidente specialmente nel caso di conduttori metallici ed è riconducibile ed  assimilabile al principio di conservazione dell’energia e al secondo principio della termodinamica ove è affermato che il calore si propaga e si trasmette da un corpo più caldo ad un corpo freddo. Il fenomeno di elettrizzazione per contatto è meglio interpretabile se paragonato a tutti i fenomeni fisici durante i quali è ricercato l’equilibrio. L’elettrizzazione per contatto è il risultato della ricerca, da parte dei corpi interessati ed interagenti,  dell’equilibrio elettrostatico. In altre parole: Quando un corpo elettricamente squilibrato (carico) è posto a contatto con un corpo neutro, avviene spontaneamente un passaggio di cariche tale da permettere il raggiungimento di una nuova situazione in cui è diminuito lo squilibrio nel corpo carico ed è aumentato nel corpo neutro. Il risultato finale è una nuova situazione in cui la differenza di carica elettrica tra i due corpi si è ridotta. Il fenomeno avviene spontaneamente ed è valido il principio di conservazione della carica elettrica. La quantità di carica posseduta complessivamente dai due corpi si mantiene costante e pari alla carica posseduta prima del contatto. Così, ad esempio, se un corpo dotato di una quantità di carica positiva (difetto di elettroni) è posto a contatto con uno o più corpi elettricamente neutri, si verifica un trasferimento di elettroni che tende a riportare allo stato neutro il corpo positivo. Gli  elettroni  sono  estratti  dal  corpo  neutro  dall’azione  elettrostatica  attrattiva  esercitata  dal  corpo  carico. L’estrazione  ed  il  passaggio  di  elettroni  determina  la  riduzione  della carica elettrica positiva originale (diminuisce lo squilibrio), ma, nel contempo, genera un nuovo squilibrio nel corpo che in origine era neutro. Alla fine, dopo il contatto, entrambi i corpi posseggono una carica elettrica positiva ed il fenomeno è quindi assimilato ad un trasferimento di carica con mantenimento del valore originale. Al contrario, ponendo a contatto un corpo negativo (eccesso di elettroni) con uno o più corpi neutri, si ha una passaggio di elettroni dal corpo carico ai corpi neutri. I corpi, in origine neutri, assumono una carica negativa tanto più grande quanto più elevato è il numero di elettroni trasferito, mentre, il corpo in origine negativo, riduce il valore della carica originale. Si ha in questo caso un trasferimento permanente di cariche negative. 15
  • 12. La quantità di carica trasferita da un corpo carico ad uno neutro o diversamente carico dipende essenzialmente dalla forma dei corpi. Teoricamente, nel caso di corpi dimensionalmente uguali, le carica è dimezzata. e e e e e Figura 4 – ELETTRIZZAZIONE PER CONTATTO ELETTRIZZAZIONE PER INDUZIONE Un altro modo per elettrizzare un corpo conduttore è quello di provocare la separazione delle cariche positive e negative già possedute inizialmente. Si tratta di una separazione transitoria determinata essenzialmente dallo spostamento delle cariche negative mobili (gli elettroni di conduzione) solitamente attratte o respinte rispettivamente da polarità positiva o negativa esterna. Il risultato di tale attrazione o repulsione è la concentrazione delle cariche negative ad un’estremità  del conduttore e la conseguente concentrazione – per difetto d’elettroni – delle cariche positive dalla parte opposta. Il corpo è quindi “polarizzato” dalla presenza di un “polo positivo” e di un “polo negativo” ma, il  numero di cariche elettriche originali non è modificato. L’induzione  è  quindi  una  forzatura  transitoria  che  modifica  lo  stato  delle  cariche  ed  è  provocata  dall’attrazione elettrica dovuta alla presenza ravvicinata di un altro corpo elettricamente squilibrato. Il  responsabile  dell’induzione  è  definito  “induttore  o  inducente”  mentre  il  corpo  che  la  subisce  è  definito “indotto”. L’induzione o polarizzazione della materia scompare – ritorno allo stato neutro - se cessa l’azione  dell’induttore oppure, in generale, se l’indotto e l’induttore sono allontanati l’uno dall’altro. L’effetto  d’induzione  su  di  un  conduttore neutro (ad esempio un metallo) si manifesta ogni qualvolta gli è avvicinato un corpo (conduttore o isolante polarizzato) carico. Corpo induttore positivo: Avvicinando ad  un’estremità del corpo neutro un induttore positivo (corpo conduttore caricato positivamente, estremità positiva di un isolante polarizzato oppure estremità positiva di un conduttore polarizzato), gli elettroni di conduzione contenuti nel corpo neutro si spostano, per attrazione elettrica, verso la parte positiva dell’induttore. Il corpo inizialmente neutro è quindi polarizzato con il polo negativo verso l’induttore. La polarizzazione indotta scompare se i due corpi sono allontanati, ovvero se cessa l’azione  elettrostatica dell’induttore. 16
  • 13. IN D U T T O R E P O S IT IV O IN D U T T O R E P O S IT IV O P O L A R IZ Z A T O IN D O T T O IN IZ IA L M . N E U T R O IN D O T T O IN IZ IA L M . N E U T R O e e e e e e POLO NEGAT. POLO NEGAT. P O L O P O S IT . P O L O P O S IT . S O S T E G N O IS O L A N T E S O S T E G N O IS O L A N T E Figura 5 – INDUTTORE POSITIVO (PERMANENTE O POLARIZZATO TRANSITORIO) Corpo induttore negativo: Il fenomeno è analogo al precedente con la differenza che gli elettroni si allontanano dall’induttore trasferendosi all’estremità più distante dell’indotto. IN D U T T O R E N E G A T IV O IN D U T T O R E N E G A T IV O P O L A R IZ Z A T O IN D O T T O IN IZ IA L M . N E U T R O IN D O T T O IN IZ IA L M . N E U T R O e e e e e e e e e e POLO NEGAT. P O L O P O S IT . POLO NEGAT. P O L O P O S IT . S O S T E G N O IS O L A N T E S O S T E G N O IS O L A N T E Figura 6 - INDUTTORE POSITIVO (PERMANENTE O POLARIZZATO TRANSITORIO) La formazione di poli d’induzione contrapposti sul corpo inizialmente neutro è chiaramente visibile  dal movimento del pendolino elettrico (piccola sferetta caricata positivamente o negativamente e appesa ad un filo leggero) posto nelle vicinanze delle estremità del corpo. 17
  • 14. IN D O T T O IN IZ IA L M . N E U T R O IN D O T T O IN IZ IA L M . N E U T R O e e e e e e e e e e POLO NEGAT. P O L O P O S IT . POLO NEGAT. P O L O P O S IT . IN D U T T O R E N E G A T IV O IN D U T T O R E P O S IT IV O S O S T E G N O IS O L A N T E S O S T E G N O IS O L A N T E Figura 7 – AZIONI ELETTROSTATICHE SU UN PENDOLINO POSITIVO INDUZIONE ELETTROSTATICA E SEPARAZIONE PERMANENTE DELLE CARICHE. MESSA A TERRA Sfruttando il solo fenomeno d’induzione risulta impossibile, secondo quanto visto prima, caricare in modo permanente un corpo conduttore (indotto). Per far ciò occorre associare l’induzione elettrostatica all’artificio della messa a terra. Si tratta, in pratica, di collegare il corpo indotto al terreno per mezzo di un filo conduttore (messa a terra) e procedere poi secondo il seguente procedimento: Il collegamento del corpo neutro (da caricare) al terreno ci permette di considerare come indotto l’insieme terra-filo-corpo Avvicinando  l’induttore  all’indotto  si  ottiene, per induzione, il trasferimento delle cariche negative e la polarizzazione elettrica dell’insieme terreno-filo-corpo. Le cariche elettriche utilizzano il filo come ponte tra il corpo ed il terreno. Il corpo è quindi sede di una polarità positiva o negativa in funzione della carica dell’induttore. Se l’induttore è negativo il corpo posto all’estremità dell’insieme si carica positivamente, se  l’induttore è positivo si carica negativamente Il filo è poi eliminato separando così il terreno dal corpo ed impedendo alle cariche negative la possibilità di riequilibrare l’insieme L’induttore è poi allontanato dall’indotto L’eccesso o il difetto di cariche negative nel corpo risulta in questo modo permanente. 18
  • 15. C O R P O IN IZ IA L M . N E U T R O C O R P O P O S IT IV O e e e e IN D U T T O R E N E G A T IV O S O S T E G N O IS O L A N T E S O S T E G N O IS O L A N T E e F IL O C O N D . e F IL O C O N D . e TERRENO TERRENO Figura 8 – CARICA PERMANENTE PER INDUZIONE E MESSA A TERRA C O R P O IN IZ IA L M . N E U T R O C O R P O N E G A T IV O e e e IN D U T T O R E P O S IT IV O e S O S T E G N O IS O L A N T E S O S T E G N O IS O L A N T E e e F IL O C O N D . e F IL O C O N D . TERRENO TERRENO Figura 9 – CARICA PERMANENTE PER INDUZIONE E MESSA A TERRA L’induzione elettrostatica unita alla messa a terra permette teoricamente di generare, utilizzando la carica elettrica di un solo induttore, una quantità di carica elettrica infinitamente grande prelevandola direttamente dalla terra che si comporta, in questo caso, come una sorgente di elettricità infinitamente grande. Se ci si limita a considerare la sola carica elettrica generata sui conduttori in esame, non ha più validità il principio di conservazione così come illustrato per il caso di elettrizzazione per contatto. Il principio di conservazione della carica è però in realtà soddisfatto se prendiamo in esame l’intero  sistema terra-filo-corpo. 19
  • 16. STRUMENTI DI INDAGINE QUALITATIVA ELETTROSCOPIO A FOGLIE – ELETTROMETRO AD AGO Considerando che la carica elettrica è una grandezza fisica definita dalla somma delle cariche elettriche elementari possedute dagli elettroni in eccesso o in difetto e che risulterebbe, per ovvi motivi, assurda ed impossibile una misurazione diretta mediante conteggio di tali particelle, risulta necessario stabilire: Le modalità per la valutazione delle condizioni elettrostatiche che caratterizzano il conduttore Il sistema di misura e la relativa unità di misura della carica elettrica Le modalità per la valutazione numerica dell’intensità di carica Per quanto riguarda il sistema di misura e le modalità di valutazione numerica, occorre riprendere l’argomento, in prima battuta, durante la trattazione delle forze elettriche e successivamente durante lo studio dei flussi di carica nei conduttori (corrente elettrica). Per il primo punto - la valutazione qualitativa delle condizioni elettrostatiche - è sufficiente ricollegarsi alla condizione iniziale che ha permesso la scoperta dell’elettricità cioè l’esistenza delle  azioni elettrostatiche repulsive e attrattive a distanza. Il primo strumento d’indagine qualitativa è “l’elettroscopio a foglie”. Esso ci permette sostanzialmente di determinare, sfruttando il fenomeno di attrazione elettrostatica, se  un  corpo  è  carico  o  neutro,  se  l’eventuale  carica  è  positiva  o negativa e, se opportunamente tarato, una prima valutazione dell’intensità o grandezza numerica della carica. Può  essere  utilizzato  sia  tramite  contatto  che  induzione  ed  è  sostanzialmente  costituito  da  un’asta  metallica inserita in un recipiente di vetro per mezzo di un tappo di materiale isolante. L’estremità interna al recipiente è dotata di due sottili lamine metalliche incollate all’asta con una  sostanza conduttrice, l’altra estremità, esterna, è dotata di un terminale sferico metallico. Esistono poi diverse  altre  modalità  costruttive  come,  ad  esempio,  l’elettroscopio  ad  ago  mobile  comunemente  definito  “elettrometro”  nel  quale  l’azione  delle  lamine  metalliche  è  sostituita  dal  movimento rotatorio di una sbarretta metallica sottile (ago) rispetto ad un’asta metallica fissa. S F E R A M E T A L L IC A S F E R A M E T A L L IC A T A P P O IS O L A N T E T A P P O IS O L A N T E A STA M ET. A STA M ET. F IS S A REC. VETRO AGO REC. VETRO L A M IN E SCA LA Figura 10 – ELETTROSCOPIO A LAMINE METALLICHE – ELETTROMETRO AD AGO 20
  • 17. USO DELL’ELETTROSCOPIO: Per determinare se un corpo è neutro o carico: L’elettroscopio è utilizzato sia per contatto che per induzione. Ponendo  a  contatto  la  sfera  esterna  dell’elettroscopio  con  il  corpo  in  esame  (si  desidera  determinare se il corpo è carico o no), parte dell’eventuale carica elettrica si trasferisce dal  corpo alla sfera e, attraverso l’asta metallica, si distribuisce anche sulle lamine. L’apertura delle lamine metalliche è indice della presenza della forza elettrostatica repulsiva  agente sulle due lamine per effetto di cariche elettriche dello stesso segno. Naturalmente nulla accade se il corpo in esame è neutro. Nel caso di apertura delle lamine non ci è permesso di determinare il segno algebrico della carica. - +++ -- + --- - ++ + - - -- + ++ + + - - - + + + --- - - -- + + - +++ - --- + + -- -- + + + --- -- + + -- - -- - Figura 11 – PER CONTATTO Avvicinando  il  corpo  alla  sfera  dell’elettroscopio il corpo, si ottiene, per effetto dell’induzione elettrostatica, la separazione delle cariche sull’asta, le lamine e la sfera stessa.  L’elettroscopio si polarizza assumendo sulla sfera esterna la polarità opposta al segno della  carica del corpo e, sulle lamine, la stessa polarità. Le lamine, ancora per effetto di forze elettrostatiche repulsive, si allontanano confermando così che il corpo induttore è carico. Nulla succede nel caso di corpo neutro. Allontanando il corpo dalla sfera cessa la polarizzazione  dell’elettroscopio  e  le  lamine  assumono la posiziona naturale di verticalità, chiudendosi. Anche in questo caso, pur riuscendo a determinare se il corpo è carico o neutro, non ci è permesso di conoscere il segno algebrico della carica. Dalla maggiore o minore apertura delle lamine ci è invece consentito di paragonare l’intensità di carica di due diversi corpi posti a contatto in tempi diversi. 21
  • 18. ++ + ---- + ++ + - -- + - - - --- - - -- + ++ - + - -- + + + + + - - + + - -- -- + + -- -- + -- -- Figura 12 – PER INDUZIONE Per determinare il segno algebrico della carica: Qualora  l’utilizzo  dell’elettroscopio  abbia  segnalato  la  presenza  di  una  carica  elettrica  e  si  desideri determinarne il segno algebrico, la procedura che si descrive è solo un più complicata. Inizialmente si procede a caricare per contatto  l’asta  e  le  lamine  dell’elettroscopio  scegliendo a priori il segno della carica elettrica. Se si decide di precaricare positivamente l’elettroscopio: Utilizzando una bacchetta di plastica strofinata e un conduttore metallico collegato a terra, per mezzo dell’induzione, si procede a caricare in modo positivo il conduttore  stesso, come illustrato nello schema seguente: C O R P O IN IZ IA L M . N E U T R O C O R P O S IC U R A M E N T E P O S IT IV O CONDUTTORE CONDUTTORE A A e e S O S T A N Z A R E S IN O S A e e S O S T E G N O IS O L A N T E S O S T E G N O IS O L A N T E e F IL O C O N D . e F IL O C O N D . e TERRENO TERRENO Figura 13 – COME SI GENERA UN CORPO CONDUTTORE POSITIVO 22
  • 19. Usando il corpo conduttore positivo generato e un manico isolante per evitare che si scarichi a terra, si carica per contatto l’asta, le sfera e le lamine dell’elettroscopio. ++ + A ++ + + A + + + + + + +++ + + + + + + + Figura 14 – CARICARE POSITIVAMENTE L’ELETTROSCOPIO Si avvicina ora alla sfera dell’elettroscopio precaricato positivamente il corpo per il  quale si desidera determinare il segno algebrico della carica. Si potranno verificare due diversi casi in funzione dei quali sarà determinato il segno della carica del corpo induttore: Le lamine tendono ad allontanarsi anor più Le lamine tendono a richiudersi Caso 1: Il corpo possiede un’ipotetica carica positiva, l’elettroscopio è già positivo. Avvicinando il corpo, che si ipotizza positivo, alla sfera sicuramente positiva e tenendo conto del fenomeno d’induzione elettrostatica, si conclude quanto segue: La presenza della carica positiva costringe elettroni di conduzione dell’elettroscopio   ad allontanarsi dalle lamine e trasferirsi all’estremità superiore ove è presente la sfera già caricata positivamente. L’afflusso sulla sfera di nuovi elettroni di conduzione, negativi, riduce il difetto d’elettroni in prossimità del corpo carico positivamente. Nel contempo gli elettroni trasferiti dalle lamine aumentano ancor di più la carica positiva sulle lamine. Di  conseguenza,  avendo  precaricato  positivamente  l’elettroscopio  e  constatando  l’ulteriore  allargamento  delle  lamine,  si  conclude  che  la  carica  del  corpo  induttore  deve essere sicuramente positiva come ipotizzata. Caso 2: Il corpo possiede un’ipotetica carica negativa, l’elettroscopio è già positivo. Avvicinando il corpo, che si ipotizza negativo, alla sfera sicuramente positiva e tenendo conto del fenomeno d’induzione elettrostatica, si conclude quanto segue: La presenza della carica negativa ipotetica costringe elettroni di conduzione sulla sfera dell’elettroscopio ad allontanarsi dalla stessa e trasferirsi all’altra estremità ove  sono presenti le lamine già caricate positivamente. 23
  • 20. L’afflusso di nuovi elettroni di conduzione, negativi, riduce il difetto d’elettroni sulle  lamine e, di conseguenza, le forze elettriche repulsive diminuiscono permettendo così alle lamine di richiudersi. Di  conseguenza,  avendo  precaricato  positivamente  l’elettroscopio  e  constatando  la chiusura delle lamine, si conclude che la carica del corpo induttore deve essere sicuramente negativa come ipotizzato. ++ + + ++ + + + + + + +++ + + e -- e + ++ +++ + + + ++++ ++ + + + + Figura 15 – CASO 1 - - -- - - - - - -- + + + + ++ ++ + + + + + +++ +++++ e- e- + + + + + + + + + Figura 16 – CASO 2 24
  • 21. LA FORZA ELETTRICA L’interazione  elettrica  o  forza  elettrica  è  una  forza  fondamentale  causata  da  una  caratteristica,  intrinseca delle particelle atomiche costituenti la materia, che si materializza esternamente sotto forma di carica elettrica complessiva. Le forze elettriche o elettrostatiche, molto più intense delle forze gravitazionali e di tipo sia attrattivo che repulsivo, sono azioni “a distanza” per le quali non occorre, come d’altra parte anche  per le forze gravitazionali, l’effettivo contatto tra i corpi. Il termine “forza elettrostatica” è tipico dei casi in cui le particelle che si attraggono o respingono  non modificano, nel tempo la loro posizione, mentre il termine “forza elettrica” è più generico ed  include quindi anche il caso di corpi o particelle in movimento le une rispetto alle altre. Com’è  risaputo,  la  materia  è  costituita  da  un  insieme  di  particelle  di  dimensioni  ridottissime,  che  definiamo  comunemente  “atomi”,  quasi  sempre  riunite  in  agglomerati  definiti  a  loro volta “molecole”.  In base alla loro massa ed ad altre caratteristiche morfologiche, quali ad esempio la densità o lo stato,  gli  atomi  sono  riuniti  e  classificati  nella  “Tavola  Periodica  degli  elementi”  o  “Tavola  periodica di Mendeleev” basata sul Carbonio 12 e aggiornata con gli elementi di sintesi. La classificazione prevede un numero di elementi atomici elementari suddivisi in metalli, non metalli, liquidi e gas nobili e elementi atomici di sintesi. Indipendentemente dal tipo di elemento, ogni atomo è poi costituito da particelle - protoni e neutroni – contenute nel nucleo – e da altre particelle, gli elettroni, in rotazione attorno al nucleo stesso. Le caratteristiche intrinseche di cui si accennava all’inizio, sono proprie dei protoni e degli elettroni che, pur avendo masse completamente diverse (la massa del protone equivale a quella di circa 2.000 elettroni), ne posseggono un’uguale quantità. La quantità di cui si parla è comunemente definita “carica elettrica”. L’elettrone e il protone posseggono lo stesso valore di “carica elettrica” anche se di segno opposto;  l’elettrone di segno negativo, il protone di segno positivo. La definizione di “carica elettrica di segno positivo” e “carica elettrica di segno negativo” è basata  sul presupposto che, in natura, esistono due tipi di materiale – l’ambra, o resina fossile, e il vetro – che per sfregamento con un panno di lana assumono la proprietà di attirarsi vicendevolmente. Per definizione, i materiali che hanno caratteristiche elettriche uguali a quelle del vetro sono definiti “POSITIVI”, mentre i materiali elettricamente uguali all’ambra sono definiti “NEGATIVI”. Due corpi, elettricamente carichi entrambi o di segno positivo o di segno negativo, si respingono vicendevolmente; due corpi, carichi di segno contrario, si attirano vicendevolmente. La  forza  con  la  quale  si  respingono  o  si  attraggono  è  la  “FORZA  ELETTRICA  O  ELETTROSTATICA”. L’intensità  delle  “FORZE  ELETTRICHE”  è  direttamente  proporzionale  al  prodotto  dei  valori  numerici delle cariche elettriche possedute dai due corpi, inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza e dipendono, inoltre, dal materiale nel quale sono immersi i corpi. Inoltre, essendo reciprocamente applicate ai corpi carichi, le forze elettriche sono dirette secondo la retta direttrice che congiunge i due baricentri ed hanno sempre verso opposto. La legge sperimentale che permette di determinare il valore della FORZA ELETTRICA è stata scoperta  dallo  scienziato  francese  COULOMB  ed  è  quindi  conosciuta  come  “LEGGE  DI  COULOMB”: 25
  • 22. Q q FE k 2 LEGGE DI COULOMB r Con il seguente significato della simbologia: FE FORZA ELETTRICA O ELETTROSTATICA DI ATTRAZIONE O REPULSIONE k COSTANTE ELETTRICA DEL MATERIALE IN CUI SONO IMMERSE LE CARICHE ELETTRICHE Q E q. Q CARICA ELETTRICA MAGGIORE q CARICA ELETTRICA MINORE r DISTANZA TRA I BARICENTRI DELLE CARICHE Figura 17 - FORZE ELETTRICHE ATTRATTIVE TRA DUE CARICHE DI SEGNO CONTRARIO 26
  • 23. Figura 18 – FORZE ELETTRICHE REPULSIVE TRA DUE CORPI DI UGUAL SEGNO. 1.     DEFINIZIONE OPERATIVA DELLA GRANDEZZA FISICA “CARICA ELETTRICA”: Come già anticipato la carica elettrica è una proprietà specifica dei protoni e degli elettroni contenuti nell’atomo.  Il protone si comporta, elettricamente, allo stesso modo del vetro ed è quindi positivo mentre l’elettrone si comporta come l’ambra ed è quindi negativo. La carica elettrica dell’elettrone e del protone, pur essendo di segno contrario, hanno però lo stesso valore numerico. Il segno positivo e negativo non indicano, come in matematica, un numero rispettivamente maggiore o minore di zero ma, come si vedrà più avanti, sono indicatori simbolici del senso della corrente elettrica i o, meglio, del senso del potenziale elettrico V . Nel caso di applicazione della LEGGE DI COULOMB per il calcolo della forza elettrica il segno positivo o negativo ci indicherà il verso delle forze. Ogni atomo, qualsiasi sia il suo numero atomico, possiede un ugual numero di protoni ed elettroni cosicché la quantità di carica elettrica, pensata sia positiva che negativa, per un osservatore posto all’esterno, è nulla. In queste condizioni l’atomo è elettricamente neutro e non si manifestano interazioni elettriche con l’ambiente circostante. C’è però da considerare il fatto che, in determinate circostanze, è possibile generare uno squilibrio  elettrico  all’interno  dell’atomo  aggiungendo  o  togliendo  elettroni  negativi  senza alterazione del numero di protoni, che all’interno del nucleo, sono inamovibili. Lo squilibrio elettrico è tanto più elevato quanto è maggiore il numero di elettroni aggiunti o tolti; se sono aggiunti elettroni la carica elettrica complessiva sarà negativa per eccesso di elettroni mentre, se si estraggono elettroni, la carica elettrica complessiva sarà positiva per eccesso di protoni. Il  valore  complessivo  della  carica  potrà  essere  determinato,  per  l’atomo  singolo,  dal  numero  di  elettroni in più o in meno. 27
  • 24. Supponendo di definire con e la carica elettrica del singolo elettrone, con n E il numero di elettroni estratti o aggiunti e con N A il numero di atomi contenuti in un corpo, sarà possibile determinare lo squilibrio di cariche elettriche, ovvero la carica elettrica complessiva, ricorrendo alla semplice relazione: q nE e N A La carica complessiva q sarà positiva se gli elettroni sono estratti, negativa se aggiunti: q Numero di elettroni minore del numero di elettroni. q Numero di elettroni maggiore del numero di protoni. E’ quindi chiaro  che l’intensità di  carica elettrica dipende unicamente dal numero complessivo di elettroni mancanti o in eccesso. La carica elettrica dell’elettrone La carica elettrica e posseduta dall’elettrone è quindi la più piccola che si conosca e il suo valore  numerico è stato determinato in base alla definizione dell’unità  di  misura  della  grandezza  fisica  “carica elettrica”: 19 e 1, 602 10 Coulomb Naturalmente essa è uguale, a parte il segno, alla carica elettrica del protone: 19 p 1, 602 10 Coulomb 2.     UNITA’ DI MISURA DELLA CARICA ELETTRICA: L’unità  di  misura da  utilizzarsi  per  la  grandezza  fisica  “carica  elettrica”  è  il  COULOMB  la  cui  abbreviazione simbolica è C . La quantità di carica elettrica il cui valore è di 1 C è definita nel modo seguente: Date due sfere metalliche di dimensioni puntiformi, poste alla distanza di 1 m una dall’altra, nel vuoto, e collegate ognuna ad una molla dinamometrica in grado di contrastare  i loro spostamenti e, nello stesso tempo, di misurare le forze applicate: 28
  • 25. Figura 19 – SFERE METALLICHE NEL VUOTO E MOLLE DINAMOMETRICHE Data una macchina, di tipo qualsiasi, collegata ad entrambe le sfere e in grado di trasferire elettroni da una sfera all’altra: Figura 20 – MACCHINA DI TRASFERIMENTO ELETTRONI Considerando che, a causa del trasferimento di elettroni, le due sfere si caricano elettricamente di segno opposto, che la quantità di carica aumenta durante il funzionamento della macchina in funzione del tempo e della portata elettrica della macchina, cioè del numero di elettroni al secondo trasferiti, che le sfere – caricandosi elettricamente di segno opposto – si attirano vicendevolmente con due forze elettriche uguali e contrarie e che dette forze aumentano gradatamente in funzione dell’aumento della carica elettrica: 29
  • 26. Figura 21 – CARICA ELETTRICA E FORZE ELETTRICHE ATTRATTIVE Si definisce Carica elettrica di 1 (Coulomb) - Q 1 C - la carica elettrica assunta singolarmente da ogni sfera nel momento in cui le forze elettriche F E raggiungono il valore 9 di 9 10 Newton Figura 22 – CARICA ELETTRICA DI 1 (Coulomb) 3.     NUMERO DI CARICHE ELEMENTARI NELL’UNITA’ DI MISURA DELLA CARICA: Considerando  che  la  carica  elementare  è  quella  dell’elettrone  q e e il suo valore numerico, 19 espresso in Coulomb e 1, 602 10 C , si può determinare il numero di cariche elementari occorrenti per formare una carica di valore pari all’unità di misura, con la semplice relazione: ne e Q 1 C 30
  • 27. Da cui: Q 1 C 19 18 elettroni ne 0 , 62422 10 6 , 24 10 19 e 1 , 602 10 C C 4. ANALISI DIMENSIONALE DELLA LEGGE DI COULOMB E DELLA COSTANTE K: Dall’analisi  dimensionale  della  legge  e  tenendo  conto  che  la  Forza  non  è  una  grandezza  fondamentale ma derivata ed è definita dal 2° Principio della Dinamica o “Legge del moto” come il  prodotto della massa per l’accelerazione: F m a si possono determinare le dimensioni fisiche della COSTANTE ELETTRICA k : Q q FE k 2 FORZA ELETTRICA IN UN MATERIALE QUALSIASI r L 2 2 M 2 L 2 FE r m a r t k k Q q Q q Q q 3 M L k 2 t Q q Nell’analisi dimensionale compare la grandezza “carica elettrica” come definita ai punti precedenti  ma,  più  avanti,  con  la  definizione  di  un’ulteriore  grandezza  fondamentale  quale  l’intensità  di   corrente elettrica i - la cui  unità di  misura sarà l’AMPERE  A - anche la carica elettrica dovrà essere riferita al valore dell’intensità di corrente secondo la relazione: Q i t A s Cosicché le dimensioni della costante elettrica saranno: 3 3 L M L k 2 2 2 2 M t Q q t A s La stessa Costante elettrica espressa invece in termini di unità di misura, tenendo conto del fatto che è stato definito il NEWTON (N) come unità di misura della forza, si ottiene: 2 FE r k Q q Da cui: 2 2 2 2 N m N m N m N m k 2 0ppure k 2 2 C C C A s A s A s Il valore numerico della Costante Elettrica k dipende dal materiale in cui sono immerse le cariche. Se le cariche sono nel vuoto la Costante è definita “Costante elettrica del vuoto” e il suo valore si  ricava tenendo conto della definizione dell’unità di misura della carica elettrica. La legge di COULOMB assume la forma: Q q FE k 2 FORZA ELETTRICA TRA CARICHE NEL VUOTO r 31
  • 28. In cui k è la “Costante elettrica del vuoto”. 2 9 2 2 2 FE r 9 10 N 1 m 9 N m k 9 10 2 Q q 1 C 1 C C Il valore numerico della costante elettrica del vuoto è quello massimo tra tutti i valori possibili ovvero, in altre parole, le forze elettriche che si sviluppano se le cariche sono nel vuoto sono sempre le più intense. 5. LA LEGGE DI COULOMB E LA COSTANTE DIELETTRICA ASSOLUTA : Oltre alla formulazione classica della LEGGE DI COULOMB nella quale compare la costante elettrica k relativa al materiale - k per il vuoto – si utilizza praticamente una seconda formulazione, tipica per le distribuzioni di carica di forma sferica, in cui compare una seconda costante, con dimensioni invertite rispetto alla classica k ,  che  è  definita  “COSTANTE  DIELETTRICA ASSOLUTA” e il cui simbolo è  . La Legge di Coulomb, riscritta con l’utilizzo della costante dielettrica assoluta, è la seguente: 1 Q q FE 2 FORZA ELETTRICA IN UN MATERIALE QUALSIASI 4 r 1 Q q FE 2 FORZA ELETTRICA NEL VUOTO 4 r E il legame tra la “costante elettrica” e la “costante dielettrica assoluta” è ottenuto paragonando le  due espressioni della legge: 1 k 4 Da cui: 1 4 k Relativamente al caso in cui le cariche siano disposte nel vuoto, si utilizzerà la “costante dielettrica  del vuoto”  il cui valore numerico si ottiene: 2 2 1 1 9 C 12 C 0 , 0088464 10 8 , 8464 10 2 2 2 4 k 9 N m N m N m 4 9 10 2 C 6. LA COSTANTE DIELETTRICA RELATIVA R : Come si è detto, per il calcolo delle forze elettriche, oltre all’intensità delle cariche  Q e q e alla loro distanza r , occorre essere a conoscenza anche della costante dielettrica assoluta caratteristica del materiale in cui sono immerse le cariche. E’, a questo scopo, definita un ulteriore costante, i cui valori sono reperibili su apposite tabelle, che è la “Costante Dielettrica relativa”  R dipendente dalla costante dielettrica assoluta del materiale e dalla costante dielettrica del vuoto, secondo la seguente relazione: R E’ così possibile determinare il valore numerico della costante dielettrica assoluta: 32
  • 29. R E la formulazione finale della Legge di COULOMB: 1 Q q FE 2 FORZA ELETTRICA IN UN MATERIALE QUALSIASI 4 R r I valori della “COSTANTE DIELETTRICA RELATIVA” per i materiali in cui, più sovente sono immerse le cariche elettriche, sono i seguenti: Per materiali liquidi: Acqua distillata R 81 , 07 Alcool etilico R 28 Nitrobenzene R 36 Olio minerale R 2 ,5 Olio di paraffina R 3 Olio per trasformatori R 2 2 ,5 Petrolio R 2 ,1 Silicone R 2 ,8 Vaselina R 2 ,5 Per materiali aeriformi: Anidride carbonica R 1 , 000946 Aria secca R 1 , 000590 Elio R 1 , 000074 Idrogeno R 1 , 000264 Vapore acqueo R 1 , 007 Per materiali solidi: Ambra R 2 ,8 Bakelite R 6 ,7 Carta compressa R 1, 7 2 , 3 Celluloide R 3,0 Ceralacca R 4 ,3 Cloruro polivinile R 3,3 Ebanite R 2 ,5 Gomma R 4 ,0 Marmo R 6 8 Mica R 5 6 Paraffina R 2 ,1 Plexiglass R 3,0 Polistirolo R 2 ,5 Porcellana R 5 ,3 Vetro R 5 ,0 Per il vuoto: R 1, 0 33
  • 30. ESERCIZI ESERCIZIO 1: Due sfere elettricamente cariche di elettricità di segno contrario, poste alla distanza di 50 cm l’una  dall’altra, si attraggono con una forza di 5 N. Se sono portate alla distanza di 15 cm, con quale forza  si attrarranno? Soluzione: La  forza  elettrica  d’attrazione  tra  le  due  sfere,  per  le  quali  non  si  conosce  né  il  valore  numerico delle cariche elettriche né il tipo di materiale che le contiene, è data dalla Legge di Coulomb in una qualsiasi delle sue formulazioni: Ad esempio: 1 Q q FE 2 4 R r Dai dati del problema e considerando che alcuni dei valori non cambiano, anche se le sfere si avvicinano, possiamo calcolare il valore dei termini incogniti: Q q 2 2 2 2 FE r 5 N 0 ,5 m 1 , 25 N m 4 R Con il risultato ottenuto e applicando la Legge di Coulomb, determiniamo ora il valore della forza elettrica, quando le sfere si avvicinano a 15 cm: Q q 1 2 1 FE 1 , 25 N m 55 , 55 N 2 2 2 4 R r 0 ,15 m ESERCIZIO 2: 4 Due cariche elettriche, supposte puntiformi, una di 5 10 2 C e l’altra di  8 10 C , si trovano nel vuoto ad una distanza di 50 cm. Determinare la forza con la quale si attraggono. Quale sarebbe la forza d’attrazione se le cariche fossero immerse in vaselina? Soluzione: Per cariche nel vuoto: Vale la Legge di Coulomb per cariche immerse nel vuoto: 2 4 1 Q q 1 5 10 C 8 10 C FE 4 2 2 2 2 R r 12 C 0 ,5 m 4 1 8 ,85 10 2 N m 2 4 2 2 5 8 10 10 2 4 12 6 C N m 6 FE 1, 44 10 1, 44 10 1, 44 10 N 4 1 8 ,85 0 , 25 12 2 2 10 C m Per cariche nella vaselina R VAS 2 ,5 : 2 4 1 Q q 1 5 10 C 8 10 C F E VASELINA 4 2 2 2 2 R VAS r 12 C 0 ,5 m 4 2 . 5 8 , 85 10 2 N m 2 4 2 2 5 8 10 10 2 4 12 6 C N m 5 FE VAS 0 , 57 10 0 , 57 10 5 , 7 10 N 4 2 , 5 8 , 85 0 , 25 12 2 2 10 C m 34
  • 31. ESERCIZIO 3: Determinare a quale distanza si devono mettere, in acqua, due corpi puntiformi con cariche uguali di 2 10 4 C , affinché la forza F E ACQUA con cui si respingono sia di 2 , 5 10 3 N . Soluzione: E’ ancora applicabile la Legge di Coulomb: 1 Q q FE ACQUA 2 4 R ACQUA r Dalla quale, invertendo la formula, si ricava il valore incognito della distanza r : 4 4 Q q 2 10 2 10 r 12 3 4 R ACQUA FE ACQUA 4 81 , 07 8 , 85 10 2 , 5 10 8 8 4 10 4 10 8 4 9 3 r 1 , 777 10 1 , 777 10 0 , 042 m 9 4 9 22 . 528 10 2 , 25 10 10 r 0 , 042 m 4 ,2 cm ESERCIZIO 4: Determinare la carica che, posta nel vuoto alla distanza di 1 metro da una seconda carica di 3 C , l’attrae con la forza  F E 10 kg F Soluzione: Dalla Legge di Coulomb: 1 Q q FE 2 4 R r Invertendo la formula e considerando che una forza d’attrazione è negativa, si ottiene: 2 N 12 C 2 2 2 10 kg f 9 , 81 4 3 . 14 1 8 , 85 10 1 m 2 FE 4 R r kg f N m Q q 3 C 2 N 12 C 2 2 10 kg f 9 , 81 4 3 . 14 1 8 , 85 10 1 m 2 kg f N m 12 9 Q 3 . 634 , 8 10 C 3 , 63 10 C 3 C ESERCIZIO 5: Tre cariche q 1 5 10 3 C ; q 2 5 10 4 C ; q 3 3 10 4 C sono poste nel vuoto ai vertici di un triangolo rettangolo i cui cateti misurano rispettivamente 10 cm e 15 cm . Calcolare l’intensità  della forza elettrica agente su q 2 . Soluzione: Su ogni carica si manifestano due forze elettriche dovute alla presenza delle altre due cariche. Essendo posizionate ai vertici di un triangolo rettangolo su una delle tre cariche devono agire delle forze perpendicolari tra loro. La carica sulla quale agiscono forze perpendicolari è proprio la q 2 in base al seguente schema: 35
  • 32. Figura 23 La forza risultante, sulla carica q2 , è data, per il Teorema di Pitagora, da: 2 2 F2 F 1 .2 F 3 .2 In cui: 3 4 1 q1 q 2 5 10 5 10 3 4 12 5 F1 . 2 22 , 49 10 22 , 49 10 N 2 12 2 4 R r 1 .2 4 1 8 , 85 10 0 ,1 4 4 1 q3 q2 3 10 5 10 4 4 12 4 F 3 .2 22 , 49 10 5 , 99 10 N 2 12 2 4 R r 1 .2 4 1 8 , 85 10 0 ,1 Si ottiene quindi: 5 2 4 2 6 F2 22 , 49 10 5 , 99 10 2 , 249 10 N ESERCIZIO 6: 3 4 Due sfere uguali, una con carica q 1 5 10 C e l’altra q 2 4 10 C , sono poste a contatto e poi allontanate di 50 cm. Determinare la forza che esercita su di esse, supponendo che l’esperienza si svolga in olio minerale. Soluzione: La carica q 1 è negativa in quanto presenta un eccesso di elettroni rispetto alla neutralità. Il numero di elettroni in eccesso è determinato dalla seguente relazione: q1 n1 e Da cui si può determinare il numero con: 3 q1 5 10 16 n1 3 ,12 10 el 19 e 1 , 602 10 Per l’altra carica c’è un difetto d’elettroni (o meglio un eccesso di protoni) pari a: 36