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STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 25 / Luglio-Settembre 2018 5
S&C(Ita)n.25,Luglio-Settembre2018,pp.5-19
Il Talento Atletico è un fenomeno complesso e sfaccettato am-
piamente considerato da una prospettiva metodologica, biologica,
filosofica e sociale. La letteratura disponibile comprende un ampio
corpus di risultati e dimostrazioni che possono essere raggruppa-
ti in tre branche basilari: fondamento metodologico, presupposti
ereditari e biologici, dati e argomenti tratti dalla psicologia dello
sport. Il fondamento metodologico può essere considerato il back-
ground per la comprensione generale del problema e la realizza-
zione di vari progetti scientifici e pratici volti al riconoscimento,
Vladimir Issurin
l talento atletico:
fondamenti
metodologici
I
Professor Vladimir B. Issurin
è uno dei massimi esperti mondiali
di allenamento sportivo.
Autore di numerosi testi e
pubblicazioni scientifiche. Attivo
per moltissimi anni, come docente
e come ricercatore, nel Wingate
Institute (Israele).
Il presente lavoro, cui seguirà
ancora un altro, nel prossimo
numero della rivista, è tratto da
un suo libro sul talento sportivo.
DONATO
FORMICOLA
è docente a
contratto di Teoria
dell’Allenamento,
di Metodologia
dell’Allenamento
e di Chinesiologia
Sportiva presso
il Centro
Servizi SUISM
dell’Università degli
Studi di Torino;
è consulente
scientifico
dell’Evolutionfit,
azienda leader
in Italia di sistemi
cloud per la
realizzazione di
programmi di
allenamento.
È docente di
nutrizione e
integrazione
sportiva nella
Scuola di
Nutrizione e
Integrazione nello
Sport (SANIS);
è docente
federale e
coordinatore
della formazione
presso il Comitato
Regione Piemonte
della Federazione
Italiana Pesi (FIPE)
Donato Formicola, PhD
SUISM Centro Servizi, Università degli Studi di Torino
a biomeccanica
del sarcomero,
all’origine della
forza muscolare
L
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 25 / Luglio-Settembre 2018 21
S&C(Ita)n.25,Luglio-Settembre2018,pp.21-29
ARCHITETTURA DEL SARCOMERO
L’architettura del sarcomero è formata principal-
mente da due strutture, una di sostegno e una di
funzionamento. La struttura di sostegno è rap-
presentata dal citoscheletro, la complessa matri-
ce molecolare che permette al sarcomero di man-
tenere un’interdipendenza meccanica e biologica
con l’intero tessuto miofasciale circostante, pur
garantendo la completa autonomia vitale.
A seconda di dove sono localizzati nel sarcomero
gli elementi che lo compongono, il citoscheletro è
anatomicamente suddiviso in due sezioni, una eso-
sarcomerica e una endosarcomerica1
. La struttu-
ra di funzionamento è, invece, quella ideata per
la contrazione e si presenta in quattro principali
complessi, due permanenti e due temporanei.
Quello della miosina-titina e quello della actina-ne-
bulina sono i due complessi permanenti che pre-
servano la tipica incolonnatura dei filamenti pro-
teici del sarcomero e partecipano passivamente
alla restituzione di forza durante la contrazione.
Quelli della troponina-titina e dell’actina-miosina,
sono invece i due complessi temporanei che av-
vengono durante la contrazione solo in presenza
degli ioni calcio (Figura 1).
Da un punto di vista biomeccanico, il sarcomero
genera forza per mezzo del supercomplesso acti-
na- miosina-titina-nebulina, che sovrappone gli ef-
fetti dello scorrimento dei filamenti sensibili alle
forze ioniche sarcoplasmatiche con gli effetti dello
stiramento dei filamenti sensibili alle forze iner-
ziali citoscheletriche. Il classico principio esposto
in fisiologia, in cui si definisce il sarcomero capa-
ce di generare forza muscolare attraverso il solo
complesso acto-miosinico, esclude la dipendenza
che la produzione di forza ha con le precedenti
attività elettroioniche del sarcoplasma (che è par-
te integrante del citoscheletro) e con lo stato di
stiramento, avvolgimento o degradamento dei fi-
lamenti proteici2
.
In questo articolo, si descriveranno i principali ele-
menti del citoscheletro che appartengono sia alla
struttura di funzionamento, sia alla struttura di
sostegno e che partecipano in modo significativo
alla produzione della forza sarcomerale.
TERZA PARTE
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 25 / Luglio-Settembre 2018 31
S&C(Ita)n.25,Luglio-Settembre2018,pp.31-35
“Le forze prodotte dai muscoli nel sollevamento pesi non tengono in considerazione la somma della poten-
za della contrazione muscolare meno la resistenza opposta dai muscoli antagonisti. In teoria, se i muscoli
antagonisti oppongono una resistenza minore significa che è necessaria una forza minore per eseguire
l’esercizio”. L.N. Sokolov, 1973
Sportivnypress.com©
“Espressione”
della forza
nel
sollevamento
pesi
Andrew Charniga, Jr.
ANDREW “BUD”
CHARNIGA
Scienziato del
sollevamento pesi
e allenatore.
Laurea in Scienze
Motorie alla
Eastern Michigan
University (USA) e
Master in
Kinesioterapia alla
Università di
Toledo (SPA).
Fondatore, nel
1980, di Sportivny
Press. Ha editato
15 libri tradotti
dal russo e molte
decine di articoli
sull’allenamento
nel sollevamento
pesi, sulla
biomeccanica, sul
recupero, ecc.
DIFFERENZE DI GENERE NELL’ESPRESSIONE
DELLA FORZA E UNA CULTURISTA
“DORMIENTE”
La forza applicata ai fini pratici è sinonimo di vi-
rilità. Gli uomini sono chiaramente avvantaggiati
rispetto alle donne in quanto dotati di massa mu-
scolare, ossa e tendini più grandi, e di un livello di
testosterone dieci volte superiore, ecc. L’espres-
sione facciale del culturista in azione è spesso
associata alle tre caratteristiche della virilità:
rabbia, aggressività, assertività.
L’aggressività espressa sul volto (soprattutto se
con una smorfia) di qualcuno che sta cercando,
ad esempio, di sollevare un peso, è un’immagine
di resistenza, che riflette, in termini psicologici,
l’esclusività maschile della forza umana.
“L’aggressività è parte integrante di ciò che di-
stingue i maschi dalle femmine” (Colette Dowling,
2000).
Di conseguenza, le espressioni facciali maggior-
mente associate ai pesisti nell’atto del solleva-
mento, o ad altri atleti della forza del resto, ri-
flettono per lo più le tre caratteristiche indicate
sopra. Tuttavia, in che modo una donna culturista
possa rientrare in questo stereotipo, che è un
fenomeno allo stesso tempo fisiologico e psico-
logico, non è chiaro. L’assertività e l’aggressività
sono qualità che non sono strettamente connes-
se con la femminilità.
Certamente la forza deve provenire dall’interno,
ma una smorfia di rabbia durante uno sforzo mu-
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 25 / Luglio-Settembre 2018 37
S&C(Ita)n.25,Luglio-Settembre2018,pp.37-43
INTRODUZIONE
La contrazione sostenuta dei muscoli masticatori
è utilizzata in molte azioni di vita quotidiana, come
ad esempio sollevare oggetti pesanti o in attività
di elevata precisione, ma anche durante attività
sportive caratterizzate da elevato impegno di for-
za. Queste osservazioni lasciano ipotizzare che
segnali provenienti dall’apparato stomatognatico
siano in grado di influenzare il controllo neuro-
muscolare, coinvolgendo sia muscoli masticatori
che muscoli che non sono direttamente coinvolti
nell’esercizio specifico, consentendo così un mi-
glioramento della prestazione.
Il riallineamento dell’articolazione temporomandi-
bolare (ATM) indotto dal bite produce una facili-
tazione nel serramento dei denti. Tale azione, a
seguito di reazioni a cascata, sembra possa mi-
gliorare la prestazione atletica. Studi precedenti
hanno riportato risultati contrastanti sugli effetti
ergogenici del bite1-2-10
e sull’aumento di forza e/o
potenza.
Gli effetti ergogenici del serramento potrebbe-
ro essere conseguenti ad un numero variabile di
fattori concomitanti, come l’uso di un apparec-
chio ortopedico di riposizionamento mandibolare
(MORA), la manovra di Jendrassik, la contrazione
volontaria remota e/o un aumento del comando
cortico-motorio anche descritto come CAP (Con-
current Activation Potentiation)7
.
Quest’ultimo è proprio indicato quale responsabile
del miglioramento della prestazione. I meccanismi
alla base del miglioramento della prestazione, in-
cluso il ruolo del possibile aumento dell’attivazione
muscolare, sono a tutt’oggi ancora poco chiari.
Esiste, tuttavia, un generale consenso sugli ef-
fetti ergogenici indotti dal riposizionamento man-
dibolare attraverso l’utilizzo di bite costruiti con
tecnica dentistica altamente specializzata7-14
,
mentre l’utilizzo di un bite generico, largamente
impiegato in molte discipline come mezzo protet-
tivo17-21
, sembrerebbe non influenzare la presta-
zione9-6
.
ALESSANDRA
CONTI
Diplomata ISEF
e laureata in
Scienze Motorie,
è funzionario
tecnico presso
il Laboratorio
di Fisiologia
applicata
all’Esercizio fisico
presso l’Università
degli Studi di
Roma “Foro
Italico”.
Il suo interesse di
ricerca è volto
all’analisi del costo
energetico di
attività motorie
in acqua ed
al controllo
neuromuscolare
in atleti.
ILENIA BAZZUCCHI
È attualmente
ricercatrice in
Fisiologia Umana
presso l’Università
degli Studi di
Roma “Foro
Italico”.
Il suo interesse
di ricerca è
volto all’analisi
del segnale
elettromiografico
di superficie nello
studio del controllo
neuromuscolare
di soggetti sani,
pazienti, anziani
e atleti di diversa
specializzazione.
Alessandra Conti1
, Ilenia Bazzucchi1
, Massimo Salera2
, Pietro D’Agostino2
, Francesco Felici1
*
1 Laboratorio di Fisiologia dell’Esercizio, Dipartimento di Scienze Motorie, Umane e della Salute. Università di Roma Foro Italico
2 Studi Odontoiatrici D’Agostino-Ruggeri, Roma.
odificazioni neuromuscolari
ed effetti ergogenici indotti
dall’uso di un bite
personalizzato (Race Bite ®
)
M
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 25 / Luglio-Settembre 2018 45
INTRODUZIONE
Nel calcio, per sviluppare ed allenare
le capacità aerobiche ed anaerobiche,
vengono molto spesso utilizzate eser-
citazioni su campi ridotti e con nume-
ro di giocatori ridotto che prevedono
l’utilizzo della palla, conosciute come
small-sided games (SSG). Gli SSG
sono esercitazioni tecniche presen-
tate sotto forma di partite modifica-
te dagli allenatori e/o dai preparatori
atletici in base all’obiettivo della sedu-
ta di allenamento (Sannicandro & Co-
fano, 2015; Clemente et al., 2012).
Tali esercitazioni possono produrre
notevoli e molteplici benefici (Aguiar
et al., 2012; Sampaio et al., 2007),
in quanto permettono di ottenere con-
temporaneamente miglioramenti della
condizione fisica e degli aspetti tecni-
co-tattici per calciatori adulti e giovani
(Casamichana et al., 2013; Castella-
no et al., 2013; Dellal et al., 2011b;
Fradua et al., 2013; Halouani et al.,
2014; Hill-Hass et al., 2011; Impelliz-
zeri et al., 2006; Owen et al., 2004;
Rampinini et al., 2007a). Recenti stu-
di, presenti nella letteratura scientifi-
ca, evidenziano come gli SSG sono utili
per migliorare simultaneamente il me-
tabolismo aerobico e quello anaerobico
sia in calciatori professionisti (Dellal et
al., 2011a), sia in calciatori amatoriali
(Clemente et al., 2014), sia in giovani
calciatori (Clemente et al., 2015) che
in giovani calciatori d’élite (Koklu et al.,
2015b). La maggior parte degli studi
presenti in letteratura hanno valutato
il carico interno su campi tradiziona-
li (Aroso et al., 2004; Casamichana
& Castellano, 2010; Hill-Haas et al.,
2009; Brandes et al., 2012; Bekris et
al., 2012; Koklu et al., 2015a; Rampi-
nini et al., 2007a; Aslan; 2013; Dellal
et al., 2011c; Martone et al., 2016;
Halouani et al., 2017; Sannicandro &
Cofano, 2017a,b; Sanchez-Sanchez et
al., 2017) o su un campo chiuso con
barriere al posto delle linee perimetra-
li, cosiddetta “gabbia” (Sannicandro
et al., 2016); altri studi hanno identi-
ficato il carico esterno mediante stru-
Italo Sannicandro, Giacomo Cofano
ITALO
SANNICANDRO
Professore
aggregato presso
il Corso di Laurea
in Scienze e
Tecniche delle
Attività Motorie
Preventive
ed Adattate,
Università
di Foggia,
Preparatore
atletico
professionista.
GIACOMO
COFANO
Docente a
contratto presso il
CdL magistrale in
Scienze e Tecniche
delle Attività
Motorie Preventive
ed Adattate
dell’Università
di Foggia,
preparatore
atletico
professionista.
mall-sidedgames:
analisi descrittiva del
carico esterno mediante
rilevazione con GPS
S
S&C(Ita)n.25,Luglio-Settembre2018,pp.45-49
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 25 / Luglio-Settembre 2018 51
S&C(Ita)n.25,Luglio-Settembre2018,pp.51-62
S&C
MARCO
BRUSCOLOTTI
Osteopata
D.O. membro
R.O.I. - Diploma
I.S.E.F. - L. Scienze
Motorie.
Membro della
Commissione
Nazionale di
Ricerca Discipline
Corporee (DIS-
CO) della SIPNEI.
Docente di
metodologia
della ricerca
clinica presso il
C.S.O.T. di Roma.
MARCO
CHIERA
è naturopata,
laureato in
Scienze cognitive
e processi
decisionali, Master
di II livello in
Psiconeuroendo-
crinoImmunologia
e Scienza della
cura integrata.
Ha partecipato
come relatore in
diversi convegni di
settore.
lparadigmaPnei
perl’attivitàsportiva
I
Marco Bruscolotti, Marco Chiera, Nicola Barsotti, Antonio Urso
INTRODUZIONE ALLA PNEI
La Psiconeuroendocrinoimmunologia (Pnei) è una “disciplina sistemica a base
molecolare” che nasce ufficialmente con il libro Psychoneuroimmunology del
1981 di Robert Ader, il quale evidenziò la relazione fra sistema nervoso, siste-
ma immunitario e comportamento, mostrando come nei topolini, a seguito di un
condizionamento pavloviano classico (zolletta di zucchero con immunosoppres-
sore), uno stimolo nervoso potesse deprimere il sistema immunitario. Grazie poi
alla scoperta che cellule diverse per fenotipo sono in grado di rispondere e di
secernere le stesse molecole (neuro-peptidi, ormoni o citochine che siano), negli
ultimi 40 anni sono state definite le vie di comunicazione biologica tra psiche,
sistema nervoso centrale, periferico, vegetativo ed enterico, immunità, ghian-
dole endocrine, microbiota (intestinale e non solo) e, last but not least, il sistema
miofasciale (Bottaccioli & Bottaccioli 2017; Chiera et al. 2017).
La Pnei, pertanto, evolvendo le acquisizioni del paradigma biopsicosociale di En-
gel, studia le relazioni bidirezionali tra ambiente sociale, psiche e sistemi biologi-
ci, descrivendo come la psiche sia in grado di modulare il funzionamento dell’or-
ganismo fino all’espressione genica (effetto epigenetico) e spiegando come l’as-
setto biologico modifichi il pensiero stesso. La Pnei si occupa di comprendere,
sulla base dello studio attento della fisiopatologia, anche e soprattutto a livello
molecolare, come le persone rispondano agli stressor ambientali, siano essi di
tipo psicologico o fisico (Bottaccioli & Bottaccioli 2017).
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 25 / Luglio-Settembre 2018 63
S&C(Ita)n.25,Luglio-Settembre2018,pp.63-67
Nelle pagine che seguono, si vuole descrivere il
percorso di un atleta della Paracanoa: Esteban
Gabriel Farias, originario di San Martin di Buenos
Aires e residente a Capo d’Orlandom, che si è ap-
procciato per la prima volta a questo sport in se-
guito ad una lesione midollare a livello di L1, che ha
causato una paraplegia. Il suo cammino all’interno
di questa disciplina, specialità sportiva ufficiale ri-
conosciuta dalla Federazione Italiana Canoa Kayak
(FICK) e del Comitato Italiano Paralimpico (CIP), è
stato ed è certamente denso di successi non solo
agonistici, ma anche - e soprattutto - umani.
Di seguito, saranno descritte le fasi principali del-
la preparazione agonistica dell’atleta in questione.
Il primo approccio di Esteban alla canoa è avvenu-
to nel 2013 nell’ambito di un progetto dedicato
alla Paracanoa e ideato con lo scopo di avvicinare
un gruppo di persone, con differenti disabilità mo-
torie, al mondo dello sport attraverso la pratica
della canoa kayak e di favorire così l’inclusione so-
ciale.
Il progetto ha coinvolto 5 utenti, tra cui Esteban,
e si è svolto nella zona di Cremona.
Il progetto prevedeva un periodo iniziale di familia-
rizzazione e ambientamento, basato sulla gestio-
ne del proprio corpo in acqua. Di seguito, sono
riassunte le tappe principali.
>> Prima fase
Fase in cui avvengono i primi contatti con l’ac-
qua; l’individuo interagisce con l’acqua e inizia
ad immergersi.
>> Seconda fase
Fase in cui si richiede l’immersione parziale e
poi totale del capo, e vengono proposti eser-
cizi di respirazione.
>> Terza fase
È la fase dei primi galleggiamenti e delle pri-
me immersioni complete, sempre controllate
individualmente, dove il partecipante prende
consapevolezza del comportamento del pro-
prio corpo in acqua. È fondamentale trasmet-
tere sicurezza e tranquillità per annullare
paure ed insicurezze che possono crearsi
durante la prova in canoa per il timore del ri-
baltamento.
>> Quarta fase
Fase in cui si richiede di assumere posture
semplici e si eseguono i primi scivolamenti in
acqua.
>> Quinta fase
Fase in cui vengono eseguite propulsioni sem-
plici in acqua e consolidate le conoscenze ac-
quisite.
Il primo periodo di attività ha dato risultati posi-
tivi in quanto tutti gli utenti hanno dimostrato un
buon adattamento al mondo acquatico; di conse-
guenza si è potuto proseguire il lavoro portando
gradualmente gli utenti a salire in barca.
Prima di effettuare l’ingresso in barca è stato
fatto uno “screening” dei partecipanti, per analiz-
zare il tipo di disabilità di ciascuno al fine di poter
adattare al meglio l’imbarcazione con gli strumen-
ti a disposizione: supporti in plastica, cuscini ap-
positi, teli anti-sfregamento e gommapiuma.
Le sedute di allenamento si sono svolte inizial-
mente in piscina coperta e successivamente,
quando la preparazione psicofisica dei partecipan-
ti e le condizioni atmosferiche lo hanno permesso,
anche in piscina esterna, fino ad arrivare poi ad
allenarsi in acque libere.
ANDREA
DAL BIANCO
Dottore in Scienze
Motorie.
Atleta del
Centro Sportivo
Carabinieri.
SARA OTTOBRINI
Dottore di Ricerca
in Scienze delle
Attività Motorie e
Sportive
Dottore Magistrale
in Scienze Motorie
Laboratorio di
Attività Motoria
Adattata (LAMA)
Università di Pavia.
Sara Ottobrini, Andrea Dal Bianco, Federica Gentile, Irene Bui, Alberto Gaudio, Luca Marin.
ungoilfiume
dellarinascita
(ovvero,lastoria
diunatleta…)
L
FEDERICA GENTILE
Dottore
Magistrale in
Scienze Motorie,
Laboratorio
attività motoria
adattata (LAMA)
Università di
Pavia.
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 25 / Luglio-Settembre 2018 71
S&C(Ita)n.25,Luglio-Settembre2018,pp.71-77
Un salto, molti salti, ma anche corse e lanci ov-
vero le forme sterilizzate e incruente di pratiche
ataviche che hanno rappresentato, fino a non
molto tempo fa, prima dell’avvento e della forma-
lizzazione delle “moderne” procedure di avviamen-
to allo sport, l’unico strumento per lo sviluppo
della motricità di bambini e ragazzi. Queste pra-
tiche, tramandate dalla memoria orale, risponde-
vano alla necessità di movimento, rappresentava-
no un utile mezzo per il graduale raggiungimento
dell’autonomia e l’indipendenza delle generazioni
passate.
Nel nostro amato Belpaese i bambini ed i ragazzi,
fino a poco tempo fa, si impegnavano in giochi dal
forte impatto emotivo che spesso erano ritenuti
come una dote della storia del proprio campanile,
un patrimonio culturale di profilo endemico, legato
a doppio filo con la vita del territorio. Esaminando
e confrontando tra loro diverse raccolte sui giochi
popolari apparse nel passato, si potrà constatare
come moltissimi dei giochi elencati nei vari testi
che si sono interessati di questo aspetto abbia-
no cambiato nella loro denominazione, ma non nel
layout e nello sviluppo delle attività esposte, se
non per alcuni particolari che dipendono da pecu-
liari specificità proprie di quel determinato luogo
e difficilmente riscontrabili in altre possibili collo-
cazioni. Tutto ciò sta a dimostrare come l’attività
ludica infantile realizzata attraverso la pratica dei
giochi motori tradizionali sia da identificare come
un fenomeno antropologico di natura pandemica,
ed è molto difficile assegnare ad un unico luogo
la paternità dei giochi più conosciuti e pratica-
ti. Questo legame “ludico” potrebbe dimostrare
come, nei tempi, si sia costituito e via via consoli-
dato un collegamento congenito ed essenziale tra
le varie genti in ogni dove; tuttavia, come la storia
ci insegna, le eccezioni confermano una regola e,
pertanto, nelle varie etnie ancora vengono rispet-
tate usanze dove il gioco, i giochi, ricalcano mo-
delli ancestrali profondamente legati e radicati,
per molteplici cause, alla cultura di quelle genti.
I GIOCHI MOTORI TRADIZIONALI:
UN PERCORSO RITROVATO?
Nei giochi motori tradizionali di movimento, la fan-
tasia, l’espressività e l’originalità che si percepi-
scono analizzando le condotte dei giocatori, deli-
neano le componenti essenziali e simboleggiano la
linfa di queste attività e, nel corso della pratica
attiva e partecipativa, rivelano e dilatano sempre
nuovi e svariati scenari ai giocatori, in virtù delle
loro specifiche attitudini.
Lo svolgimento di uno qualsiasi di questi giochi
rappresenta l’inizio di un viaggio utile per l’acqui-
sizione di multiformi esperienze, viaggio con un
itinerario qualificato da percorsi senza confini,
rivolto ad attivare ed innescare i diversi aspetti
che danno forma e personalizzano la motricità dei
bambini.
La nutrita e copiosa batteria di giochi che la tra-
dizione dei popoli ci ha tramandato, soddisfa in
modo completo la richiesta di stimoli opportuni e
significativi, che rispettano le attitudini e dispon-
gono in modo efficace e positivo l’azione formativa
rivolta a contribuire alla corretta evoluzione delle
potenzialità dei giovani a cui sono dedicati.
Un succinto identikit dei soggetti a cui si propon-
gono rende possibile riservare a questi ultimi le
necessarie attenzioni che la pedagogia impone e
può indicare semplici espedienti educativi di pron-
to impiego, in quanto, nell’impostare le strategie
che regolano i processi educativi e nella formula-
zione delle modalità di preparazione, si potrà (e
dovrà) tener conto:
•	 della qualità dei fenomeni di cambiamento pro-
pri dell’età evolutiva (o dell’accrescimento)
nelle varie tappe che si susseguono, dall’in-
fanzia all’adolescenza, verso la maturità;
•	 delle differenze che si possono riscontrare
nelle fasi di crescita e nei diversi ambiti che
riguardano i numerosi aspetti di natura bio-
chimica, anatomo-fisiologica e funzionale, re-
lativi al normale funzionamento della speciale
“macchina” di cui ci stiamo occupando;
GiocosaMente
Marco Basilio
MARCO BASILIO
Diplomato
all’ISEF di Torino
e laureato in
Scienze Motorie
presso la SUISM
di Torino. Ha
insegnato Scienze
Motorie da molti
anni presso l’IPSIA
“F. Lombardi” di
Vercelli, sua città
natale.
Fa parte
dell’associazione
“La Scuoletta”
di appassionati
e rodati fruitori
del “movimento”.
Si occupa, da
tempo, di trasferire
i ricordi della
memoria orale
della sua zona,
raccogliendo e
classificando i
diversi giochi della
tradizione per
fanciulli e ragazzi
tramandati,
fin qui, di
generazione in
generazione
e della loro
applicabilità per
lo sviluppo della
motricità dei
bambini.
La sua formazione
per il contesto
specifico “gioco” si
è svolta nei tempi,
si è formalizzata
soprattutto tra
giardini e cortili,
strade e vicoli,
ma, ormai avanti
con gli anni, non
potendo giocare
come vorrebbe,
si accontenta
solo dei giochi di
parole.
IN QUESTO NUMERO:
GIOCHI MOTORI
TRADIZIONALI…
UN SALTO…
DAL PASSATO
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 25 / Luglio-Settembre 2018 79
Claudio Belardo
Personal Trainer III livello FIPE - claudiobelardo@gmail. com
llenamento
percavalieri
CLAUDIO
BELARDO
Scienziato
dell’allenamento
con sovraccarichi
per l’equitazione.
Il primo
Personal Trainer
specializzato in
sport equestri.
Tecnico di III livello
della Federazione
Italiana Pesistica,
CPT-NSCA,
Tecnico Federale
di Equitazione.
Fondatore del
protocollo di
allenamento
sport specifico:
Equestrian
Workout.
Allenatore di
vari atleti in
preparazione
per i prossimi
Campionati
Italiani e del Trofeo
Nazionale CONI
Kinder + Sport
2018.
A
S&C(Ita)n.25,Luglio-Settembre2018,pp.79-83
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 25 / Luglio-Settembre 2018 85
Il Beach Volley è uno sport in forte ascesa che
regala uno spettacolo davvero affascinante. Il
suo grande sviluppo, infatti, è legato soprat-
tutto alla varietà delle azioni di gioco che sono
frutto di gesti motori molto complessi e diffe-
renziati tra loro. I due giocatori che compongo-
no il team, pur ricoprendo ruoli specifici, devono
saper difendere, alzare e attaccare in situazioni
di terreno di gioco instabile (sabbia) e in condi-
zioni meteorologiche non definite (vento, sole o
pioggia) che complicano non poco le performance
di gara. In uno scenario così vario, l’allenamento
della Forza ricopre un ruolo fondamentale sia per
la prevenzione dei traumi che per la prestazione
degli atleti in gara.
In ambito preventivo, è fondamentale avere un
livello di forza adeguato degli arti inferiori, onde
evitare l’eccessivo sovraccarico delle articola-
zioni interessate (in questo caso principalmente
caviglie e ginocchia), sia per sostenere i nume-
rosissimi spostamenti in accelerazione e in de-
celerazione del corpo durante le fasi di gioco, sia
anche per ammortizzare le numerose ricadute
dai salti.
Altro aspetto importante ai fini preventivi è il
livello di forza necessario degli arti superiori per
contenere il sovraccarico dei ripetuti movimenti
d’attacco. A tal fine, è necessario che si abbia
un livello di forza adeguato da parte di tutti i
muscoli che agiscono sull’articolazione scapo-
lo-omerale.
Sempre ai fini preventivi, la forza assume un ruo-
lo importante per quanto riguarda la stabilità e
la salvaguardia della colonna vertebrale attra-
verso il potenziamento della muscolatura addo-
minale, paravertebrale e spinale.
L’allenamento della forza però nasce e si rea-
lizza soprattutto per rendere il gesto tecnico
più efficace e “performante”. Potenziare l’attac-
co, rendere più efficace una difesa e aumentare
le capacità di salto dell’atleta sono gli obiettivi
principali ai quali i preparatori fisici si indirizzano
per costruire i loro piani di allenamento durante
tutto l’arco della stagione.
MODALITÀ DI SVILUPPO DELLO STESSO
ALLENAMENTO DELLA FORZA:
COME, QUANTO, QUANDO
L’allenamento della forza nel beach volley ha una
specifica e ben strutturata periodizzazione. La
stagione agonistica internazionale è molto in-
tensa durante i mesi estivi, inizia nelle prime
settimane di marzo e finisce con il mese di ago-
sto.
Questo calendario, se da una parte garantisce
un ampio periodo di preparazione, dall’altro co-
stringe gli atleti ad un “tour de force” durante
tutto il periodo agonistico, complicato anche dai
continui e necessari viaggi internazionali e spes-
so intercontinentali per raggiungere le sedi di
gara.
In questo contesto, l’allenamento della forza vie-
ne strutturato in quattro diverse fasi.
Una prima fase, svolta nel mese di ottobre, che
ha come obiettivo la ripresa della condizione
organico muscolare e di forza generale dopo il
mese di settembre, dove gli atleti hanno potuto
recuperare completamente delle fatiche mentali
e fisiche della stagione.
Alberto Di Mario e Paolo Nicolai
Intervistare per provare a capire come cambiare
Dalla voce, cogliere dalla voce dei veri esperti di allenamento
e dei grandi atleti, veri grandi.
Cogliere dai pochi veramente esperti di allenamento
che abbiamo e dai grandi atleti disponibili a farsi intervistare,
sfruttare l’attimo, lasciarsi prendere dall’ascolto.
Come si cambia? Come si può?
Chi ci dice parole che servono davvero?
Chi ci dice cosa realmente pensa?
Mettiamo noi stessi alla prova e cerchiamoli.
Ruolodell’allenamentodellaForza
nelprogrammacomplessivo
degliatleti
ALBERTO DI MARIO
Atleta di Judo arruolato
per meriti sportivi al
Centro Sportivo dei
Carabinieri dove dal
1994 ricopre il ruolo di
preparatore atletico.
Ha seguito numerosi
atleti e squadre per
l’Italia alle Olimpiadi.
In particolare è stato
preparatore atletico
della Nazionale Italiana
di Judo maschile
e femminile, della
Nazionale italiana di
pallavolo maschile,
della Nazionale italiana
di lotta greco-romana,
della Nazionale
italiana di pallanuoto
femminile e della
Nazionale italiana di
sciabola femminile,
conseguendo
grandi traguardi e
medaglie prestigiose
alle più importanti
manifestazioni.
Alle ultime Olimpiadi
di Rio de Janeiro ha
seguito la coppia
Daniele Lupo e
Paolo Nicolai che ha
conquistato l’argento
olimpico ottenendo
così la prima medaglia
olimpica per l’Italia nel
Beach Volley.
S&C(Ita)n.25,Luglio-Settembre2018,pp.85-88
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  • 1. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 25 / Luglio-Settembre 2018 5 S&C(Ita)n.25,Luglio-Settembre2018,pp.5-19 Il Talento Atletico è un fenomeno complesso e sfaccettato am- piamente considerato da una prospettiva metodologica, biologica, filosofica e sociale. La letteratura disponibile comprende un ampio corpus di risultati e dimostrazioni che possono essere raggruppa- ti in tre branche basilari: fondamento metodologico, presupposti ereditari e biologici, dati e argomenti tratti dalla psicologia dello sport. Il fondamento metodologico può essere considerato il back- ground per la comprensione generale del problema e la realizza- zione di vari progetti scientifici e pratici volti al riconoscimento, Vladimir Issurin l talento atletico: fondamenti metodologici I Professor Vladimir B. Issurin è uno dei massimi esperti mondiali di allenamento sportivo. Autore di numerosi testi e pubblicazioni scientifiche. Attivo per moltissimi anni, come docente e come ricercatore, nel Wingate Institute (Israele). Il presente lavoro, cui seguirà ancora un altro, nel prossimo numero della rivista, è tratto da un suo libro sul talento sportivo.
  • 2. DONATO FORMICOLA è docente a contratto di Teoria dell’Allenamento, di Metodologia dell’Allenamento e di Chinesiologia Sportiva presso il Centro Servizi SUISM dell’Università degli Studi di Torino; è consulente scientifico dell’Evolutionfit, azienda leader in Italia di sistemi cloud per la realizzazione di programmi di allenamento. È docente di nutrizione e integrazione sportiva nella Scuola di Nutrizione e Integrazione nello Sport (SANIS); è docente federale e coordinatore della formazione presso il Comitato Regione Piemonte della Federazione Italiana Pesi (FIPE) Donato Formicola, PhD SUISM Centro Servizi, Università degli Studi di Torino a biomeccanica del sarcomero, all’origine della forza muscolare L S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 25 / Luglio-Settembre 2018 21 S&C(Ita)n.25,Luglio-Settembre2018,pp.21-29 ARCHITETTURA DEL SARCOMERO L’architettura del sarcomero è formata principal- mente da due strutture, una di sostegno e una di funzionamento. La struttura di sostegno è rap- presentata dal citoscheletro, la complessa matri- ce molecolare che permette al sarcomero di man- tenere un’interdipendenza meccanica e biologica con l’intero tessuto miofasciale circostante, pur garantendo la completa autonomia vitale. A seconda di dove sono localizzati nel sarcomero gli elementi che lo compongono, il citoscheletro è anatomicamente suddiviso in due sezioni, una eso- sarcomerica e una endosarcomerica1 . La struttu- ra di funzionamento è, invece, quella ideata per la contrazione e si presenta in quattro principali complessi, due permanenti e due temporanei. Quello della miosina-titina e quello della actina-ne- bulina sono i due complessi permanenti che pre- servano la tipica incolonnatura dei filamenti pro- teici del sarcomero e partecipano passivamente alla restituzione di forza durante la contrazione. Quelli della troponina-titina e dell’actina-miosina, sono invece i due complessi temporanei che av- vengono durante la contrazione solo in presenza degli ioni calcio (Figura 1). Da un punto di vista biomeccanico, il sarcomero genera forza per mezzo del supercomplesso acti- na- miosina-titina-nebulina, che sovrappone gli ef- fetti dello scorrimento dei filamenti sensibili alle forze ioniche sarcoplasmatiche con gli effetti dello stiramento dei filamenti sensibili alle forze iner- ziali citoscheletriche. Il classico principio esposto in fisiologia, in cui si definisce il sarcomero capa- ce di generare forza muscolare attraverso il solo complesso acto-miosinico, esclude la dipendenza che la produzione di forza ha con le precedenti attività elettroioniche del sarcoplasma (che è par- te integrante del citoscheletro) e con lo stato di stiramento, avvolgimento o degradamento dei fi- lamenti proteici2 . In questo articolo, si descriveranno i principali ele- menti del citoscheletro che appartengono sia alla struttura di funzionamento, sia alla struttura di sostegno e che partecipano in modo significativo alla produzione della forza sarcomerale. TERZA PARTE
  • 3. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 25 / Luglio-Settembre 2018 31 S&C(Ita)n.25,Luglio-Settembre2018,pp.31-35 “Le forze prodotte dai muscoli nel sollevamento pesi non tengono in considerazione la somma della poten- za della contrazione muscolare meno la resistenza opposta dai muscoli antagonisti. In teoria, se i muscoli antagonisti oppongono una resistenza minore significa che è necessaria una forza minore per eseguire l’esercizio”. L.N. Sokolov, 1973 Sportivnypress.com© “Espressione” della forza nel sollevamento pesi Andrew Charniga, Jr. ANDREW “BUD” CHARNIGA Scienziato del sollevamento pesi e allenatore. Laurea in Scienze Motorie alla Eastern Michigan University (USA) e Master in Kinesioterapia alla Università di Toledo (SPA). Fondatore, nel 1980, di Sportivny Press. Ha editato 15 libri tradotti dal russo e molte decine di articoli sull’allenamento nel sollevamento pesi, sulla biomeccanica, sul recupero, ecc. DIFFERENZE DI GENERE NELL’ESPRESSIONE DELLA FORZA E UNA CULTURISTA “DORMIENTE” La forza applicata ai fini pratici è sinonimo di vi- rilità. Gli uomini sono chiaramente avvantaggiati rispetto alle donne in quanto dotati di massa mu- scolare, ossa e tendini più grandi, e di un livello di testosterone dieci volte superiore, ecc. L’espres- sione facciale del culturista in azione è spesso associata alle tre caratteristiche della virilità: rabbia, aggressività, assertività. L’aggressività espressa sul volto (soprattutto se con una smorfia) di qualcuno che sta cercando, ad esempio, di sollevare un peso, è un’immagine di resistenza, che riflette, in termini psicologici, l’esclusività maschile della forza umana. “L’aggressività è parte integrante di ciò che di- stingue i maschi dalle femmine” (Colette Dowling, 2000). Di conseguenza, le espressioni facciali maggior- mente associate ai pesisti nell’atto del solleva- mento, o ad altri atleti della forza del resto, ri- flettono per lo più le tre caratteristiche indicate sopra. Tuttavia, in che modo una donna culturista possa rientrare in questo stereotipo, che è un fenomeno allo stesso tempo fisiologico e psico- logico, non è chiaro. L’assertività e l’aggressività sono qualità che non sono strettamente connes- se con la femminilità. Certamente la forza deve provenire dall’interno, ma una smorfia di rabbia durante uno sforzo mu-
  • 4. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 25 / Luglio-Settembre 2018 37 S&C(Ita)n.25,Luglio-Settembre2018,pp.37-43 INTRODUZIONE La contrazione sostenuta dei muscoli masticatori è utilizzata in molte azioni di vita quotidiana, come ad esempio sollevare oggetti pesanti o in attività di elevata precisione, ma anche durante attività sportive caratterizzate da elevato impegno di for- za. Queste osservazioni lasciano ipotizzare che segnali provenienti dall’apparato stomatognatico siano in grado di influenzare il controllo neuro- muscolare, coinvolgendo sia muscoli masticatori che muscoli che non sono direttamente coinvolti nell’esercizio specifico, consentendo così un mi- glioramento della prestazione. Il riallineamento dell’articolazione temporomandi- bolare (ATM) indotto dal bite produce una facili- tazione nel serramento dei denti. Tale azione, a seguito di reazioni a cascata, sembra possa mi- gliorare la prestazione atletica. Studi precedenti hanno riportato risultati contrastanti sugli effetti ergogenici del bite1-2-10 e sull’aumento di forza e/o potenza. Gli effetti ergogenici del serramento potrebbe- ro essere conseguenti ad un numero variabile di fattori concomitanti, come l’uso di un apparec- chio ortopedico di riposizionamento mandibolare (MORA), la manovra di Jendrassik, la contrazione volontaria remota e/o un aumento del comando cortico-motorio anche descritto come CAP (Con- current Activation Potentiation)7 . Quest’ultimo è proprio indicato quale responsabile del miglioramento della prestazione. I meccanismi alla base del miglioramento della prestazione, in- cluso il ruolo del possibile aumento dell’attivazione muscolare, sono a tutt’oggi ancora poco chiari. Esiste, tuttavia, un generale consenso sugli ef- fetti ergogenici indotti dal riposizionamento man- dibolare attraverso l’utilizzo di bite costruiti con tecnica dentistica altamente specializzata7-14 , mentre l’utilizzo di un bite generico, largamente impiegato in molte discipline come mezzo protet- tivo17-21 , sembrerebbe non influenzare la presta- zione9-6 . ALESSANDRA CONTI Diplomata ISEF e laureata in Scienze Motorie, è funzionario tecnico presso il Laboratorio di Fisiologia applicata all’Esercizio fisico presso l’Università degli Studi di Roma “Foro Italico”. Il suo interesse di ricerca è volto all’analisi del costo energetico di attività motorie in acqua ed al controllo neuromuscolare in atleti. ILENIA BAZZUCCHI È attualmente ricercatrice in Fisiologia Umana presso l’Università degli Studi di Roma “Foro Italico”. Il suo interesse di ricerca è volto all’analisi del segnale elettromiografico di superficie nello studio del controllo neuromuscolare di soggetti sani, pazienti, anziani e atleti di diversa specializzazione. Alessandra Conti1 , Ilenia Bazzucchi1 , Massimo Salera2 , Pietro D’Agostino2 , Francesco Felici1 * 1 Laboratorio di Fisiologia dell’Esercizio, Dipartimento di Scienze Motorie, Umane e della Salute. Università di Roma Foro Italico 2 Studi Odontoiatrici D’Agostino-Ruggeri, Roma. odificazioni neuromuscolari ed effetti ergogenici indotti dall’uso di un bite personalizzato (Race Bite ® ) M
  • 5. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 25 / Luglio-Settembre 2018 45 INTRODUZIONE Nel calcio, per sviluppare ed allenare le capacità aerobiche ed anaerobiche, vengono molto spesso utilizzate eser- citazioni su campi ridotti e con nume- ro di giocatori ridotto che prevedono l’utilizzo della palla, conosciute come small-sided games (SSG). Gli SSG sono esercitazioni tecniche presen- tate sotto forma di partite modifica- te dagli allenatori e/o dai preparatori atletici in base all’obiettivo della sedu- ta di allenamento (Sannicandro & Co- fano, 2015; Clemente et al., 2012). Tali esercitazioni possono produrre notevoli e molteplici benefici (Aguiar et al., 2012; Sampaio et al., 2007), in quanto permettono di ottenere con- temporaneamente miglioramenti della condizione fisica e degli aspetti tecni- co-tattici per calciatori adulti e giovani (Casamichana et al., 2013; Castella- no et al., 2013; Dellal et al., 2011b; Fradua et al., 2013; Halouani et al., 2014; Hill-Hass et al., 2011; Impelliz- zeri et al., 2006; Owen et al., 2004; Rampinini et al., 2007a). Recenti stu- di, presenti nella letteratura scientifi- ca, evidenziano come gli SSG sono utili per migliorare simultaneamente il me- tabolismo aerobico e quello anaerobico sia in calciatori professionisti (Dellal et al., 2011a), sia in calciatori amatoriali (Clemente et al., 2014), sia in giovani calciatori (Clemente et al., 2015) che in giovani calciatori d’élite (Koklu et al., 2015b). La maggior parte degli studi presenti in letteratura hanno valutato il carico interno su campi tradiziona- li (Aroso et al., 2004; Casamichana & Castellano, 2010; Hill-Haas et al., 2009; Brandes et al., 2012; Bekris et al., 2012; Koklu et al., 2015a; Rampi- nini et al., 2007a; Aslan; 2013; Dellal et al., 2011c; Martone et al., 2016; Halouani et al., 2017; Sannicandro & Cofano, 2017a,b; Sanchez-Sanchez et al., 2017) o su un campo chiuso con barriere al posto delle linee perimetra- li, cosiddetta “gabbia” (Sannicandro et al., 2016); altri studi hanno identi- ficato il carico esterno mediante stru- Italo Sannicandro, Giacomo Cofano ITALO SANNICANDRO Professore aggregato presso il Corso di Laurea in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive ed Adattate, Università di Foggia, Preparatore atletico professionista. GIACOMO COFANO Docente a contratto presso il CdL magistrale in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive ed Adattate dell’Università di Foggia, preparatore atletico professionista. mall-sidedgames: analisi descrittiva del carico esterno mediante rilevazione con GPS S S&C(Ita)n.25,Luglio-Settembre2018,pp.45-49
  • 6. STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 25 / Luglio-Settembre 2018 51 S&C(Ita)n.25,Luglio-Settembre2018,pp.51-62 S&C MARCO BRUSCOLOTTI Osteopata D.O. membro R.O.I. - Diploma I.S.E.F. - L. Scienze Motorie. Membro della Commissione Nazionale di Ricerca Discipline Corporee (DIS- CO) della SIPNEI. Docente di metodologia della ricerca clinica presso il C.S.O.T. di Roma. MARCO CHIERA è naturopata, laureato in Scienze cognitive e processi decisionali, Master di II livello in Psiconeuroendo- crinoImmunologia e Scienza della cura integrata. Ha partecipato come relatore in diversi convegni di settore. lparadigmaPnei perl’attivitàsportiva I Marco Bruscolotti, Marco Chiera, Nicola Barsotti, Antonio Urso INTRODUZIONE ALLA PNEI La Psiconeuroendocrinoimmunologia (Pnei) è una “disciplina sistemica a base molecolare” che nasce ufficialmente con il libro Psychoneuroimmunology del 1981 di Robert Ader, il quale evidenziò la relazione fra sistema nervoso, siste- ma immunitario e comportamento, mostrando come nei topolini, a seguito di un condizionamento pavloviano classico (zolletta di zucchero con immunosoppres- sore), uno stimolo nervoso potesse deprimere il sistema immunitario. Grazie poi alla scoperta che cellule diverse per fenotipo sono in grado di rispondere e di secernere le stesse molecole (neuro-peptidi, ormoni o citochine che siano), negli ultimi 40 anni sono state definite le vie di comunicazione biologica tra psiche, sistema nervoso centrale, periferico, vegetativo ed enterico, immunità, ghian- dole endocrine, microbiota (intestinale e non solo) e, last but not least, il sistema miofasciale (Bottaccioli & Bottaccioli 2017; Chiera et al. 2017). La Pnei, pertanto, evolvendo le acquisizioni del paradigma biopsicosociale di En- gel, studia le relazioni bidirezionali tra ambiente sociale, psiche e sistemi biologi- ci, descrivendo come la psiche sia in grado di modulare il funzionamento dell’or- ganismo fino all’espressione genica (effetto epigenetico) e spiegando come l’as- setto biologico modifichi il pensiero stesso. La Pnei si occupa di comprendere, sulla base dello studio attento della fisiopatologia, anche e soprattutto a livello molecolare, come le persone rispondano agli stressor ambientali, siano essi di tipo psicologico o fisico (Bottaccioli & Bottaccioli 2017).
  • 7. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 25 / Luglio-Settembre 2018 63 S&C(Ita)n.25,Luglio-Settembre2018,pp.63-67 Nelle pagine che seguono, si vuole descrivere il percorso di un atleta della Paracanoa: Esteban Gabriel Farias, originario di San Martin di Buenos Aires e residente a Capo d’Orlandom, che si è ap- procciato per la prima volta a questo sport in se- guito ad una lesione midollare a livello di L1, che ha causato una paraplegia. Il suo cammino all’interno di questa disciplina, specialità sportiva ufficiale ri- conosciuta dalla Federazione Italiana Canoa Kayak (FICK) e del Comitato Italiano Paralimpico (CIP), è stato ed è certamente denso di successi non solo agonistici, ma anche - e soprattutto - umani. Di seguito, saranno descritte le fasi principali del- la preparazione agonistica dell’atleta in questione. Il primo approccio di Esteban alla canoa è avvenu- to nel 2013 nell’ambito di un progetto dedicato alla Paracanoa e ideato con lo scopo di avvicinare un gruppo di persone, con differenti disabilità mo- torie, al mondo dello sport attraverso la pratica della canoa kayak e di favorire così l’inclusione so- ciale. Il progetto ha coinvolto 5 utenti, tra cui Esteban, e si è svolto nella zona di Cremona. Il progetto prevedeva un periodo iniziale di familia- rizzazione e ambientamento, basato sulla gestio- ne del proprio corpo in acqua. Di seguito, sono riassunte le tappe principali. >> Prima fase Fase in cui avvengono i primi contatti con l’ac- qua; l’individuo interagisce con l’acqua e inizia ad immergersi. >> Seconda fase Fase in cui si richiede l’immersione parziale e poi totale del capo, e vengono proposti eser- cizi di respirazione. >> Terza fase È la fase dei primi galleggiamenti e delle pri- me immersioni complete, sempre controllate individualmente, dove il partecipante prende consapevolezza del comportamento del pro- prio corpo in acqua. È fondamentale trasmet- tere sicurezza e tranquillità per annullare paure ed insicurezze che possono crearsi durante la prova in canoa per il timore del ri- baltamento. >> Quarta fase Fase in cui si richiede di assumere posture semplici e si eseguono i primi scivolamenti in acqua. >> Quinta fase Fase in cui vengono eseguite propulsioni sem- plici in acqua e consolidate le conoscenze ac- quisite. Il primo periodo di attività ha dato risultati posi- tivi in quanto tutti gli utenti hanno dimostrato un buon adattamento al mondo acquatico; di conse- guenza si è potuto proseguire il lavoro portando gradualmente gli utenti a salire in barca. Prima di effettuare l’ingresso in barca è stato fatto uno “screening” dei partecipanti, per analiz- zare il tipo di disabilità di ciascuno al fine di poter adattare al meglio l’imbarcazione con gli strumen- ti a disposizione: supporti in plastica, cuscini ap- positi, teli anti-sfregamento e gommapiuma. Le sedute di allenamento si sono svolte inizial- mente in piscina coperta e successivamente, quando la preparazione psicofisica dei partecipan- ti e le condizioni atmosferiche lo hanno permesso, anche in piscina esterna, fino ad arrivare poi ad allenarsi in acque libere. ANDREA DAL BIANCO Dottore in Scienze Motorie. Atleta del Centro Sportivo Carabinieri. SARA OTTOBRINI Dottore di Ricerca in Scienze delle Attività Motorie e Sportive Dottore Magistrale in Scienze Motorie Laboratorio di Attività Motoria Adattata (LAMA) Università di Pavia. Sara Ottobrini, Andrea Dal Bianco, Federica Gentile, Irene Bui, Alberto Gaudio, Luca Marin. ungoilfiume dellarinascita (ovvero,lastoria diunatleta…) L FEDERICA GENTILE Dottore Magistrale in Scienze Motorie, Laboratorio attività motoria adattata (LAMA) Università di Pavia.
  • 8. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 25 / Luglio-Settembre 2018 71 S&C(Ita)n.25,Luglio-Settembre2018,pp.71-77 Un salto, molti salti, ma anche corse e lanci ov- vero le forme sterilizzate e incruente di pratiche ataviche che hanno rappresentato, fino a non molto tempo fa, prima dell’avvento e della forma- lizzazione delle “moderne” procedure di avviamen- to allo sport, l’unico strumento per lo sviluppo della motricità di bambini e ragazzi. Queste pra- tiche, tramandate dalla memoria orale, risponde- vano alla necessità di movimento, rappresentava- no un utile mezzo per il graduale raggiungimento dell’autonomia e l’indipendenza delle generazioni passate. Nel nostro amato Belpaese i bambini ed i ragazzi, fino a poco tempo fa, si impegnavano in giochi dal forte impatto emotivo che spesso erano ritenuti come una dote della storia del proprio campanile, un patrimonio culturale di profilo endemico, legato a doppio filo con la vita del territorio. Esaminando e confrontando tra loro diverse raccolte sui giochi popolari apparse nel passato, si potrà constatare come moltissimi dei giochi elencati nei vari testi che si sono interessati di questo aspetto abbia- no cambiato nella loro denominazione, ma non nel layout e nello sviluppo delle attività esposte, se non per alcuni particolari che dipendono da pecu- liari specificità proprie di quel determinato luogo e difficilmente riscontrabili in altre possibili collo- cazioni. Tutto ciò sta a dimostrare come l’attività ludica infantile realizzata attraverso la pratica dei giochi motori tradizionali sia da identificare come un fenomeno antropologico di natura pandemica, ed è molto difficile assegnare ad un unico luogo la paternità dei giochi più conosciuti e pratica- ti. Questo legame “ludico” potrebbe dimostrare come, nei tempi, si sia costituito e via via consoli- dato un collegamento congenito ed essenziale tra le varie genti in ogni dove; tuttavia, come la storia ci insegna, le eccezioni confermano una regola e, pertanto, nelle varie etnie ancora vengono rispet- tate usanze dove il gioco, i giochi, ricalcano mo- delli ancestrali profondamente legati e radicati, per molteplici cause, alla cultura di quelle genti. I GIOCHI MOTORI TRADIZIONALI: UN PERCORSO RITROVATO? Nei giochi motori tradizionali di movimento, la fan- tasia, l’espressività e l’originalità che si percepi- scono analizzando le condotte dei giocatori, deli- neano le componenti essenziali e simboleggiano la linfa di queste attività e, nel corso della pratica attiva e partecipativa, rivelano e dilatano sempre nuovi e svariati scenari ai giocatori, in virtù delle loro specifiche attitudini. Lo svolgimento di uno qualsiasi di questi giochi rappresenta l’inizio di un viaggio utile per l’acqui- sizione di multiformi esperienze, viaggio con un itinerario qualificato da percorsi senza confini, rivolto ad attivare ed innescare i diversi aspetti che danno forma e personalizzano la motricità dei bambini. La nutrita e copiosa batteria di giochi che la tra- dizione dei popoli ci ha tramandato, soddisfa in modo completo la richiesta di stimoli opportuni e significativi, che rispettano le attitudini e dispon- gono in modo efficace e positivo l’azione formativa rivolta a contribuire alla corretta evoluzione delle potenzialità dei giovani a cui sono dedicati. Un succinto identikit dei soggetti a cui si propon- gono rende possibile riservare a questi ultimi le necessarie attenzioni che la pedagogia impone e può indicare semplici espedienti educativi di pron- to impiego, in quanto, nell’impostare le strategie che regolano i processi educativi e nella formula- zione delle modalità di preparazione, si potrà (e dovrà) tener conto: • della qualità dei fenomeni di cambiamento pro- pri dell’età evolutiva (o dell’accrescimento) nelle varie tappe che si susseguono, dall’in- fanzia all’adolescenza, verso la maturità; • delle differenze che si possono riscontrare nelle fasi di crescita e nei diversi ambiti che riguardano i numerosi aspetti di natura bio- chimica, anatomo-fisiologica e funzionale, re- lativi al normale funzionamento della speciale “macchina” di cui ci stiamo occupando; GiocosaMente Marco Basilio MARCO BASILIO Diplomato all’ISEF di Torino e laureato in Scienze Motorie presso la SUISM di Torino. Ha insegnato Scienze Motorie da molti anni presso l’IPSIA “F. Lombardi” di Vercelli, sua città natale. Fa parte dell’associazione “La Scuoletta” di appassionati e rodati fruitori del “movimento”. Si occupa, da tempo, di trasferire i ricordi della memoria orale della sua zona, raccogliendo e classificando i diversi giochi della tradizione per fanciulli e ragazzi tramandati, fin qui, di generazione in generazione e della loro applicabilità per lo sviluppo della motricità dei bambini. La sua formazione per il contesto specifico “gioco” si è svolta nei tempi, si è formalizzata soprattutto tra giardini e cortili, strade e vicoli, ma, ormai avanti con gli anni, non potendo giocare come vorrebbe, si accontenta solo dei giochi di parole. IN QUESTO NUMERO: GIOCHI MOTORI TRADIZIONALI… UN SALTO… DAL PASSATO
  • 9. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 25 / Luglio-Settembre 2018 79 Claudio Belardo Personal Trainer III livello FIPE - claudiobelardo@gmail. com llenamento percavalieri CLAUDIO BELARDO Scienziato dell’allenamento con sovraccarichi per l’equitazione. Il primo Personal Trainer specializzato in sport equestri. Tecnico di III livello della Federazione Italiana Pesistica, CPT-NSCA, Tecnico Federale di Equitazione. Fondatore del protocollo di allenamento sport specifico: Equestrian Workout. Allenatore di vari atleti in preparazione per i prossimi Campionati Italiani e del Trofeo Nazionale CONI Kinder + Sport 2018. A S&C(Ita)n.25,Luglio-Settembre2018,pp.79-83
  • 10. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 25 / Luglio-Settembre 2018 85 Il Beach Volley è uno sport in forte ascesa che regala uno spettacolo davvero affascinante. Il suo grande sviluppo, infatti, è legato soprat- tutto alla varietà delle azioni di gioco che sono frutto di gesti motori molto complessi e diffe- renziati tra loro. I due giocatori che compongo- no il team, pur ricoprendo ruoli specifici, devono saper difendere, alzare e attaccare in situazioni di terreno di gioco instabile (sabbia) e in condi- zioni meteorologiche non definite (vento, sole o pioggia) che complicano non poco le performance di gara. In uno scenario così vario, l’allenamento della Forza ricopre un ruolo fondamentale sia per la prevenzione dei traumi che per la prestazione degli atleti in gara. In ambito preventivo, è fondamentale avere un livello di forza adeguato degli arti inferiori, onde evitare l’eccessivo sovraccarico delle articola- zioni interessate (in questo caso principalmente caviglie e ginocchia), sia per sostenere i nume- rosissimi spostamenti in accelerazione e in de- celerazione del corpo durante le fasi di gioco, sia anche per ammortizzare le numerose ricadute dai salti. Altro aspetto importante ai fini preventivi è il livello di forza necessario degli arti superiori per contenere il sovraccarico dei ripetuti movimenti d’attacco. A tal fine, è necessario che si abbia un livello di forza adeguato da parte di tutti i muscoli che agiscono sull’articolazione scapo- lo-omerale. Sempre ai fini preventivi, la forza assume un ruo- lo importante per quanto riguarda la stabilità e la salvaguardia della colonna vertebrale attra- verso il potenziamento della muscolatura addo- minale, paravertebrale e spinale. L’allenamento della forza però nasce e si rea- lizza soprattutto per rendere il gesto tecnico più efficace e “performante”. Potenziare l’attac- co, rendere più efficace una difesa e aumentare le capacità di salto dell’atleta sono gli obiettivi principali ai quali i preparatori fisici si indirizzano per costruire i loro piani di allenamento durante tutto l’arco della stagione. MODALITÀ DI SVILUPPO DELLO STESSO ALLENAMENTO DELLA FORZA: COME, QUANTO, QUANDO L’allenamento della forza nel beach volley ha una specifica e ben strutturata periodizzazione. La stagione agonistica internazionale è molto in- tensa durante i mesi estivi, inizia nelle prime settimane di marzo e finisce con il mese di ago- sto. Questo calendario, se da una parte garantisce un ampio periodo di preparazione, dall’altro co- stringe gli atleti ad un “tour de force” durante tutto il periodo agonistico, complicato anche dai continui e necessari viaggi internazionali e spes- so intercontinentali per raggiungere le sedi di gara. In questo contesto, l’allenamento della forza vie- ne strutturato in quattro diverse fasi. Una prima fase, svolta nel mese di ottobre, che ha come obiettivo la ripresa della condizione organico muscolare e di forza generale dopo il mese di settembre, dove gli atleti hanno potuto recuperare completamente delle fatiche mentali e fisiche della stagione. Alberto Di Mario e Paolo Nicolai Intervistare per provare a capire come cambiare Dalla voce, cogliere dalla voce dei veri esperti di allenamento e dei grandi atleti, veri grandi. Cogliere dai pochi veramente esperti di allenamento che abbiamo e dai grandi atleti disponibili a farsi intervistare, sfruttare l’attimo, lasciarsi prendere dall’ascolto. Come si cambia? Come si può? Chi ci dice parole che servono davvero? Chi ci dice cosa realmente pensa? Mettiamo noi stessi alla prova e cerchiamoli. Ruolodell’allenamentodellaForza nelprogrammacomplessivo degliatleti ALBERTO DI MARIO Atleta di Judo arruolato per meriti sportivi al Centro Sportivo dei Carabinieri dove dal 1994 ricopre il ruolo di preparatore atletico. Ha seguito numerosi atleti e squadre per l’Italia alle Olimpiadi. In particolare è stato preparatore atletico della Nazionale Italiana di Judo maschile e femminile, della Nazionale italiana di pallavolo maschile, della Nazionale italiana di lotta greco-romana, della Nazionale italiana di pallanuoto femminile e della Nazionale italiana di sciabola femminile, conseguendo grandi traguardi e medaglie prestigiose alle più importanti manifestazioni. Alle ultime Olimpiadi di Rio de Janeiro ha seguito la coppia Daniele Lupo e Paolo Nicolai che ha conquistato l’argento olimpico ottenendo così la prima medaglia olimpica per l’Italia nel Beach Volley. S&C(Ita)n.25,Luglio-Settembre2018,pp.85-88
  • 11. www.calzetti-mariucci.it Visita il nostro sito Collegandoti al sito puoi visionare nel dettaglio e acquista- re gli articoli (libri, video, dvd, riviste), grazie ad un sistema di ricerca semplice ed intuitivo. CATALOGO ON LINE Inoltre il sito è sempre aggiornato con sezioni specifiche di approfon- dimento su tutti gli argomenti più interes- santi legati allo sport, come eventi, convegni e corsi di aggiornamento. APPROFONDIMENTI Iscrivendoti e dando la preferen- za alla disciplina sportiva che più ti interessa potrai ricevere tutte le news al tuo indiriz- zo e-mail. NEWSLETTER libri,videoerivisteperlosportlibri,videoerivisteperlosport