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S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 24 / Aprile-Giugno 2018 5
S&C(Ita)n.24,Aprile-Giugno2018,pp.5-12
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 24 / Aprile-Giugno 2018 13
S&C(Ita)n.24,Aprile-Giugno2018,pp.13-21
Fin dalle prime pubblicazioni di Francis Galton, la natura del talento umano
è stata oggetto di una costante indagine da parte di numerosi ricercatori
e analisti in vari settori scientifici e culturali. L’idea generale che natura ed
educazione, in misura diversa, predefiniscano le caratteristiche di base e lo
sviluppo del talento in un determinato campo, ha acquisito una grandissima
popolarità ed è stata ampiamente discussa dagli studiosi e dai professionisti
in varie branche della formazione e gestionali.
Le principali direzioni di questi dibattiti erano associate alla definizione e
alla spiegazione del fenomeno del talento, alle possibilità di una sua precoce
scoperta e alla strategia per il suo ulteriore sviluppo fino al raggiungimento
dell’autentica eccellenza in un dato ambito. Naturalmente, sarebbe un erro-
re considerare il problema del talento atletico prescindendo dal suo legame
con un ampio corpus di conoscenze relative al talento umano in sé.
A seguire, pertanto, si propone una breve panoramica sul talento.
Vladimir Issurin
l talento umano:
un quadro generale
I
Professor Vladimir B. Issurin è uno dei massimi
esperti mondiali di allenamento sportivo.
Autore di numerosi testi e pubblicazioni
scientifiche. Attivo per moltissimi anni, come
docente e come ricercatore, nel Wingate Institute
(Israele). Il presente lavoro, cui seguirà ancora un
altro, nel prossimo numero della rivista, è tratto da
un suo libro sul talento sportivo.
DONATO
FORMICOLA
è docente a
contratto di Teoria
dell’Allenamento,
di Metodologia
dell’Allenamento
e di Chinesiologia
Sportiva presso
il Centro
Servizi SUISM
dell’Università degli
Studi di Torino;
è consulente
scientifico
dell’Evolutionfit,
azienda leader
in Italia di sistemi
cloud per la
realizzazione di
programmi di
allenamento.
È docente di
nutrizione e
integrazione
sportiva nella
Scuola di
Nutrizione e
Integrazione nello
Sport (SANIS);
è docente
federale e
coordinatore
della formazione
presso il Comitato
Regione Piemonte
della Federazione
Italiana Pesi (FIPE)
Donato Formicola, PhD
SUISM Centro Servizi, Università degli Studi di Torino
a biomeccanica
del sarcomero,
all’origine della
forza muscolare
L
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 24 / Aprile-Giugno 2018 23
S&C(Ita)n.24,Aprile-Giugno2018,pp.23-31
ANATOMIA DEL SARCOMERO
La tipica striatura che si osserva trasversalmen-
te all’asse di contrazione dei muscoli scheletrici
somatici volontari è dovuta ai dettagli strutturali
dei singoli sarcomeri1
. Osservata al microscopio
ottico, la striatura presenta una zona più chiara,
la Banda I, e una zona più scura, la Banda A. Le due
bande si differiscono dall’organizzazione spaziale
delle molecole, isotropica, uniforme e invariabile
nella Banda I (la I è l’iniziale del termine “isotro-
pico”), anisotropica, discontinua e variabile nella
Banda A (la A è l’iniziale del termine “anisotropi-
co”). Al centro di entrambe le bande si notano due
sottili linee scure, quella della Banda I è il Disco Z
e rappresenta la parte terminale del sarcomero
(la Z deriva dal termine tedesco zwischenscheibe,
che significa “tra” due sarcomeri adiacenti), quel-
la della Banda A è la Linea M e rappresenta la
struttura di sostegno al centro del sarcomero (la
lettera M deriva del termine tedesco mittelschei-
be, che significa “in mezzo” al sarcomero).
Le aree chiare che si osservano nelle Bande I, in-
torno ai Dischi Z dei sarcomeri a riposo, sono ca-
ratterizzate dalla presenza dei filamenti di actina.
L’area intorno alla Linea M, al centro della Banda
A, dall’aspetto più chiaro rispetto al corpo dell’in-
tero sarcomero è chiamata Zona H (la lettera
H deriva dal termine tedesco hellerscheibe, che
significa “zona pallida” al centro del sarcomero)
ed è caratterizzata dalla presenza dei filamenti
proteici della miosina. Un sarcomero è quindi de-
limitato longitudinalmente da due Dischi Z suc-
cessivi (Figura 1), rispettando la concentricità
della sequenza delle aree a differente contrasto
cromatico: Disco Z - Banda I - Banda A - Zona
H - Linea M – Zona H – Banda A – Banda I - Disco
Z. Durante la contrazione l’actina e la miosina si
sovrappongono nella Banda A e il loro reciproco
scorrimento produce un restringimento delle aree
più chiare del sarcomero2
.
SECONDA PARTE
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 24 / Aprile-Giugno 2018 33
S&C(Ita)n.24,Aprile-Giugno2018,pp.33-37
L’allenamento ad alto volume e bassa intensità vs
l’allenamento a basso volume e alta intensità è
uno dei concetti principali discussi nelle parti 1 e
2 di questa rivista (cfr. n.22/2017 e n. 23/2018
di S&C. Per una scienza del movimento dell’uomo).
La prova degli effetti fisiologici di HIIT (o HIT) è di
grande interesse per la comunità di ricerca sulle
scienze dello sport e ogni mese diversi nuovi ar-
ticoli aggiungono altri pezzi al puzzle HIIT, in ogni
applicazione sportiva (1) (2).
Tuttavia, gli effetti di HIIT su pre- e post-pube-
scenti sono ancora poco chiari a causa della par-
ticolare novità di articoli scientifici pubblicati o
revisioni sistematiche (3).
Questo tuttavia non può essere visto come un
limite poiché le evidenze scientifiche relative agli
affetti della fisiologia dell’esercizio per gli atleti
delle fasce giovanili sono ampiamente presenti in
letteratura; è quindi compito dell’allenatore di ba-
sarsi sugli elementi di sicuro riscontro, limitando
eventuali inserimenti esperienziali nelle aree sport
specifiche non ancora trattate.
Insomma, se dobbiamo creare un nuovo modello di
auto non rimettiamo completamente in discussio-
ne le ruote o il motore, ma piuttosto andremo a
lavorare sul miglioramento di aspetti che ritenia-
mo più performanti.
HIIT È UTILE PER I GIOVANI ATLETI?
Questa è una domanda comune che può prevedere
risposte diverse, la maggior parte non correlate
alle evidenze, ma piuttosto alla sola esperienza
sul campo.
Proviamo quindi a fare un ragionamento comples-
sivo per cercare di arrivare ad una soluzione ba-
sandoci sui parametri sufficientemente certi. Ini-
ziamo quindi dalla fisiologia.
I giovani atleti, in questo contesto per lo più
pre-adolescenti, hanno diversi parametri e biso-
gni fisiologici.
Molti fattori devono essere considerati prima di
pianificare l’allenamento perché la crescita dell’a-
tleta è anche correlata a cambiamenti ormonali
che, se non completi, potrebbero influenzare, ad
esempio, i processi biochimici e la produzione e
la rimozione del lattato durante e dopo l’allena-
mento.
Come allenare un atleta di questa fascia di età?
DURATA, ALLENAMENTO
E COMPETIZIONE PER GLI UNDER 13
Per rispondere alla domanda, l’allenatore deve
quindi prima di tutto basarsi su aspetti “pratici”
da risolvere. Sulla base di quello che avrà a dispo-
sizione, egli saprà poi fissare un punto di inizio e,
quindi, definire un punto di arrivo nel rispetto dei
miglioramenti fisiologici auspicati.
GIAN MARIO
MIGLIACCIO
Dottore di
ricerca in Sport
Science, direttore
scientifico Sport
Science Lab.
Migliaccio Gian Mario
Sport Science Lab
ALLENAMENTO
COMPETIZIONE
CONTINUA LA SERIE DI CONTRIBUTI ALLA
CONOSCENZA DEL FENOMENO ALLENA-
MENTO/COMPETIZIONE COORDINATA E
REALIZZATA DA GIAN MARIO MIGLIACCIO
High
Intensity
Interval
training
HIIT
TERZA PARTE
Sportivnypress.com©
eccanismo di lesione analizzato
attraverso la Reverse Engineering
e le conseguenze della
Forward Engineering
Andrew Charniga, Jr.
M
ANDREW “BUD”
CHARNIGA
Scienziato del
sollevamento pesi
e allenatore.
Laurea in Scienze
Motorie alla
Eastern Michigan
University (USA) e
Master in
Kinesioterapia alla
Università di
Toledo (SPA).
Fondatore, nel
1980, di Sportivny
Press. Ha editato
15 libri tradotti
dal russo e molte
decine di articoli
sull’allenamento
nel sollevamento
pesi, sulla
biomeccanica, sul
recupero, ecc.
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 24 / Aprile-Giugno 2018 39
S&C(Ita)n.24,Aprile-Giugno2018,pp.39-45
Eseguire uno squat ad alta velocità con un pesan-
te bilanciere senza conseguenze negative confu-
ta il mito diffuso che i legamenti e le articolazioni
siano predisposti ad andare incontro a lesioni a
causa di movimenti veloci con un’ampia escursio-
ne articolare.
Cinque studi precedenti hanno esaminato la
possibilità di utilizzare l’idea della reverse engi-
neering come mezzo per determinare l’eziologia
delle comuni lesioni sportive analizzando le con-
dizioni del sollevamento pesi, ambiente in cui è
logico attenderci che si verifichi una lesione e,
tuttavia, non se ne osserva alcuna. L’analisi di
reverse engineering inizia con il cercare di capi-
re “perché” un soggetto non subisce una lesio-
ne in circostanze in cui un infortunio dovrebbe
[quasi, NdC] sicuramente verificarsi. Il risultato
di questa analisi viene applicato per stabilire
perché gravi lesioni a carico degli arti inferiori
nella corsa, nel salto, ecc, attività dove non av-
viene alcun contatto, non solo non dovrebbero
avere luogo [ed invece lo hanno, NdC], ma non
dovrebbero rappresentare un evento usuale ne-
gli USA.
In sostanza, il ragionamento relativo alle lesioni
analizzate con la reverse engineering si incen-
tra su esperienze pratiche con esiti già noti.
Tuttavia, per mancanza di un termine migliore,
forward engineering inizia e finisce con ipote-
si fondate su false ovvietà. Un gran numero di
queste ovvietà alla base della forward engine-
ering sono state chiarite in studi precedenti,
come ad esempio:
“Le richieste poste sui muscoli e i legamenti
dell’articolazione del ginocchio durante squat
profondi sono notevoli. Un’alternativa molto più
sicura sarebbe l’esercizio di mezzo squat” (Lut-
tgens, 2002).
L’esercizio di stretching nella posizione dell’o-
stacolista: “Questo allungamento anomalo pone
una tensione elevata sulle strutture mediali dell’ar-
ticolazione del ginocchio, che possono portare a
un danno a carico dei legamenti e alla loro even-
tuale instabilità” (Luttgens, Hamilton, 2002).
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 24 / Aprile-Giugno 2018 47
S&C(Ita)n.24,Aprile-Giugno2018,pp.47-54
1. ACSM’s Guidelines for Exercise Testing and Prescription
9th Ed. 2014. Medicine, American College of Sports. s.l. :
Wolters Kluwer/Lippincott Williams & Wilkins, 2014.
2. Prevention, Centers for Disease Control and. School He-
alth Guidelines. https://www.cdc.gov/healthyschools/npao/
strategies.htm. [Online] 2015.
3. Garzanti. Dizionario della Lingua Italiana. s.l. : Garzanti
Linguistica.
4. Adaptations of skeletal muscle mitochondria to exercise
training. Lundby C, Jacobs RA. s.l. : Exp Physiol. , 2016.
5. Cardiovascular Adaptations to Exercise Training. Hellsten
Y, Nyberg M. s.l. : Compr Physiol., 2015.
6. Physiological and health-related adaptations to low-volume
interval training: influences of nutrition and sex. Gibala MJ,
Gillen JB, Percival ME. s.l. : Sports Med., 2014.
7. Physiological adaptations to interval training and the role of
exercise intensity. MacInnis MJ, Gibala MJ. s.l. : J Physiol.,
2017.
8. Factors affecting the rate of phosphocreatine resynthesis
following intense exercise. McMahon S, Jenkins D. s.l. :
Sports Med., 2002.
9. Effect of passive and active recovery on the resynthesis of
muscle glycogen. Choi D, Cole KJ, Goodpaster BH, Fink
WJ, Costill DL. s.l. : Med Sci Sports Exerc. , 1994.
10. Rodriguez, David Magida and Melissa. The Essentials of
Obstacle Race Training. s.l. : Human Kinetics.
11. Ament W, Verkerke GJ. Exercise and fatigue. Sports Med.
. 2009.
12. Effect of Repeated Active Recovery During a High-Inten-
sity Interval-Training Shock Microcycle on Markers of Fati-
gue. Wiewelhove T, Raeder C, Meyer T, Kellmann M, Pfeif-
fer M, Ferrauti A. s.l. : Int J Sports Physiol Perform. , 2016.
13. Monitoring of serum enzymes in sport. P Brancaccio, F
M Limongelli, and N Maffulli. s.l. : Br J Sports Med., 2006.
14. Effect of high- and low-intensity exercise and metabolic
acidosis on levels of GH, IGF-I, IGFBP-3 and cortisol.
Wahl P, Zinner C, Achtzehn S, Bloch W, Mester J. s.l. :
Growth Horm IGF Res., 2010.
15. Muscle damage and muscle remodeling: no pain, no
gain? Flann KL, LaStayo PC, McClain DA, Hazel M, Lind-
stedt SL. s.l. : J Exp Biol. , 2010.
16. High-intensity interval training, solutions to the program-
ming puzzle. Part II: anaerobic energy, neuromuscular
load and practical applications. Buchheit M, Laursen PB.
s.l. : Sports Medicine, 2013.
Alberto Andorlini
ALBERTO
ANDORLINI
Preparatore presso
F.C. Internazionale
Milano.
Chief Therapist
presso Training
Lab di Firenze.
Svolge attività
didattica nel
corso di Laurea in
Scienza e Tecnica
dello Sport e
delle Attività
Motorie Preventive
e Adattative
dell’Università
di Firenze.
IL LUOGO
DELL’ESERCIZIO
Viaggio euristico per
menti allenabili
SESTA PARTE
CONTRIBUTO
ORIGINALE
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 24 / Aprile-Giugno 2018 55
S&C(Ita)n.24,Aprile-Giugno2018,pp.55-62
Nicola Barsotti, Marco Bruscolotti
NICOLA BARSOTTI
Osteopata D.O.
membro R.O.I. -
Fisioterapista.
Coordinatore
della
Commissione
Nazionale di
Ricerca Discipline
Corporee (DIS-
CO) della SIPNEI.
Socio Fondatore
C.M.O. Centro
di Medicina
Osteopatica e
Terapie Integrate,
Firenze.
Docente di
anatomo-
fisiologia del
sistema nervoso
autonomo
e fisiologia
integrata PNEI
presso il C.I.O.
Collegio Italiano
di Osteopatia di
Bologna e Parma.
Membro C.O.M.E.
Collaboration.
Insegnante
PNEIMED.
MARCO
BRUSCOLOTTI
Osteopata
D.O. membro
R.O.I. - Diploma
I.S.E.F. - L. Scienze
Motorie.
Membro della
Commissione
Nazionale di
Ricerca Discipline
Corporee (DIS-
CO) della SIPNEI.
Docente di
metodologia
della ricerca
clinica presso il
C.S.O.T. di Roma.
postura,
prestazione
PNEI
Iniziamo, da questo numero, a
pubblicare una serie di lavori sulla
PNEI (acronimo come si sa di
PsicoNeuroEndocrinoImmunologia),
allo scopo di fare il punto e di
promuovere la visione integrata
dell’uomo, che tale disciplina
suggerisce, anche in relazione alla
prestazione sportiva.
PRIMA PARTE
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 24 / Aprile-Giugno 2018 65
S&C(Ita)n.24,Aprile-Giugno2018,pp.65-70
INTRODUZIONE
La nascita prematura può portare a complican-
ze e problemi la cui entità dipende dal livello di
prematurità stessa; la Società Italiana di Neo-
natologia (SIN) afferma dunque che, prima si na-
sce, più sale il rischio di disfunzioni e patologie
relative. Secondo la classificazione dell’Organiz-
zazione Mondiale della Sanità (OMS), si definisce
“pretermine” quel parto che avviene prima del
compimento della trentasettesima settimana di
gravidanza.
Le conseguenze che il neonato può subire in se-
guito ad una nascita prematura sono molteplici,
tra le quali vi è la possibilità di un’interruzione nel-
la maturazione degli organi, degli apparati e com-
plicanze a livello cerebrale, cognitivo e motorio.
Spesso emerge in maniera evidente una condizio-
ne di emergenza e di grave sofferenza da parte del
neonato prematuro che può presentare difficoltà o
impossibilità ad iniziare rapidamente una regolare
attività respiratoria spontanea: questo fenomeno
è conosciuto con il termine di asfissia. Quando il
cambio di gas polmonare, immediatamente dopo
la nascita, è compromesso o cessa totalmente,
si verifica l’assenza di ossigeno parziale (ipossia)
o completa (anossia) agli organi vitali.
Il neonato pretermine, a livello motorio, può svi-
luppare disabilità, tra le quali il ritardo posturale,
le asimmetrie/ipotonie del tronco e il cammino sul-
le punte (Sansavini A, Faldella G, 2013). Quando
si parla di cammino sulle punte o “idiopathic toe-
walking”, ci si riferisce a quei bambini che pre-
sentano un cammino sulle punte dei piedi dopo i
18/24 mesi di età, in assenza di disturbi neurolo-
gici, con un probabile accorciamento del tendine
di Achille come conseguenza di questo schema del
cammino (Ruzbarsky et al, 2016).
In particolare, i danni dell’ipossia perinatale a li-
vello muscolo-tendineo possono esitare in una
retrazione di tali strutture con un conseguente
accorciamento dei tendini, comparsa di rigidità e
diminuzione del volume e della flessibilità tendinea.
L’obiettivo di questo studio è stato di valutare gli
effetti di un programma di attività fisica adattata,
sulla flessibilità e sulle capacità di cammino di un
soggetto adulto, nato pretermine, con retrazio-
ne bilaterale dei tendini di Achille, conseguente a
ipossia alla nascita.
MATERIALI E METODI
Per effettuare un intervento basato sulle evidenze
scientifiche, è stata svolta un’analisi della lette-
ratura, consultando banche dati e portali scien-
tifici quali, Pub Med, Web of science, Access me-
dicine, siti web dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità (OMS) e della Società Italiana di Neonato-
logia (SIN).
Relativamente agli effetti dell’ipossia neonatale
sull’apparato muscolo scheletrico e tendineo, la
letteratura è limitata. Negli studi rinvenuti, spes-
so gli autori accennano soltanto alla presenza di
effetti sui suddetti apparati nell’ambito della de-
scrizione delle manifestazioni motorie di patologie
neurologiche direttamente conseguenti all’ipos-
sia stessa (Mwaniki et al; Thornberg et al, 1995;
Kerr Graham et al, 2003). Raramente si trovano
descrizioni di problematiche di tipo muscolo-sche-
letrico e tendineo come diretta conseguenza
dell’ipossia, in assenza di patologie neurologiche
(Fraser et al, 1959).
In seguito a queste considerazioni, la ricerca bi-
bliografica è stata allargata a studi effettuati su
soggetti che presentavano retrazioni tendinee,
non necessariamente legate a problemi perinata-
li. Questo approccio ha consentito di individuare le
tipologie di esercizio e gli strumenti di valutazione
utilizzati per la preparazione di programmi di atti-
vità fisica adattata rivolti alla popolazione oggetto
dello studio.
ttivitàfisica
adattatae
retrazione
deitendini
diAchille.
Studio
diuncaso.
A
Irene Bui, Elena Veronese, Alberto Gaudio, Federica Gentile, Luca Marin, Sara Ottobrini
IRENE BUI
Dottore in
Scienze Motorie,
Laboratorio di
Attività Motoria
Adattata (LAMA),
Università di Pavia.
ELENA VERONESE
Dottore in Scienze
Motorie.
ALBERTO GAUDIO
Dottore in
Scienze Motorie,
Laboratorio
attività motoria
adattata (LAMA)
Università di
Pavia.
FEDERICA GENTILE
Dottore
Magistrale in
Scienze Motorie,
Laboratorio
attività motoria
adattata (LAMA)
Università di
Pavia.
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 24 / Aprile-Giugno 2018 71
1. Qual è il ruolo - in genere - del rapporto
allenatore/atleta nel raggiungimento di
elevate prestazioni?
Secondo me è importante stabilire un rapporto di
fiducia con il proprio allenatore, in quanto bisogna
affidare il proprio talento a colui che potrebbe ge-
stirlo in maniera ottimale, ai fini del miglioramento
della prestazione.
2. Che ruolo attribuisci all’allenamento della forza
nel raggiungimento di alte prestazioni
nel tuo sport?
L’allenamento della forza nella programmazione
mia e dei miei compagni di club è di primaria im-
portanza: occorre prima creare un livello di for-
za di base elevato, per poi affinare la tecnica per
poter affrontare al meglio le competizioni. Gene-
ralmente il martedì, giovedì e sabato, nei perio-
di lontani da gare internazionali, le mie sedute di
allenamento si basano su esercizi multiarticolari
fondamentali come panca piana, trazioni alla sbar-
ra, dip, bulgarian squat, ecc o su circuiti ad alta
intensità.
3. Che pensi dell’allenamento della forza effettuato
mediante i gesti tipici del sollevamento pesi?
Come anticipato nella domanda precedente, “co-
struire” il proprio fisico è alla base di questa di-
sciplina. Esercizi come strappo di forza (muscle
snatch), girate di forza (muscle clean), spinte di
forza o con distensione (push press) o spinte di
forza dall’accosciata (sots press), ecc, preparano
il nostro apparato muscolare ad affrontare sfide
via via più “pesanti”!
Chiaramente con gli innumerevoli esercizi ausiliari
andiamo a migliorare le carenze tecniche e svilup-
pare la forza dinamica che è alla base di questa
disciplina.
Giulia Miserendino, Sergio Massidda
e Giuseppe Schifano
Intervistare per provare a capire come cambiare
Dalla voce, cogliere dalla voce dei veri esperti di allenamento
e dei grandi atleti, veri grandi.
Cogliere dai pochi veramente esperti di allenamento
che abbiamo e dai grandi atleti disponibili a farsi intervistare,
sfruttare l’attimo, lasciarsi prendere dall’ascolto.
Come si cambia? Come si può?
Chi ci dice parole che servono davvero?
Chi ci dice cosa realmente pensa?
Mettiamo noi stessi alla prova e cerchiamoli.
Giulia Miserendino Sergio Massidda Giuseppe Schifano
GIULIA MISERENDINO
Campionessa Europea U15 2017 nella categoria 63 kg
S&C(Ita)n.24,Aprile-Giugno2018,pp.71-73
“Un viaggio di scoperte
non consiste nel
trovare nuovi paesaggi,
ma nell’avere
occhi nuovi”.
(Marcel Proust)
S&C(Ita)n.24,Aprile-Giugno2018,pp.75-78
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 24 / Aprile-Giugno 2018 75
Monica Paliaga
aTecnicadella
Visualizzazionenel
MentalCoachingSportivo
MONICA PALIAGA
Psicologa
con Master di
specializzazione
in Psicologia dello
Sport presso la
Società Italiana
Psicologia
dello Sport e
Certificazione
Internazionale
“Inner Game”
con Tim Gallewey
nell’ambito
del Coaching
Sportivo.
L
FRANCESCO
RICCARDO
è laureato
in Psicologia
dinamica
e clinica
dell’infanzia,
adolescenza
e famiglia;
è Psicologo
delle squadre
nazionali
di pesistica
e docente
presso i corsi
di formazione
per Personal
Trainer della
FIPE. È Personal
Trainer 1° livello
FIPE, Maestro di
Karate e cintura
nera 5° Dan
FIJLKAM.
Specializzato in
psicoterapia,
tecnico di IV
livello, psicologo
delle squadre
nazionali di
badminton,
presidente
dell’Associazione
Psicologi Tecnici
Sportivi.
erché Doping?P
Francesco Riccardo
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 24 / Aprile-Giugno 2018 79
Prima di chiarire alcune dinamiche psicologiche
che inducono alcuni individui a ricorrere a sostan-
ze dopanti, è bene ricordare che doparsi equivale
a drogarsi (dope=droga) e che il doping è puni-
to penalmente dalla legge italiana; ci si dopa per
migliorare la propria performance sportiva, ci si
droga (cocaina, amfetamina) per essere maggior-
mente pronti ad affrontare le difficoltà poste da
compiti di varia natura. Detta così sembrerebbe
quasi naturale ricorrere all’uso di sostanze che
aiutano le normali facoltà psico-fisiche per favo-
rire la prestazione, sia essa sportiva, lavorativa,
sessuale e così via. È come assumere un multivi-
taminico per tirarsi un po’ su. Allora la domanda
da farsi forse non è “perché doparsi?” ma “qual è
il bisogno di ricorrere al doping?”.
Nella parola “bisogno” è implicita la “mancanza”.
Nel 1954 lo psicologo statunitense Abraham Ma-
slow (1908-1970) concepì il concetto di “Hierar-
chy of Needs” (gerarchia dei bisogni o necessità)
e la divulgò nel libro Motivation and Personality.
Questa scala di bisogni è suddivisa in cinque dif-
ferenti livelli, dai più elementari (necessari alla
sopravvivenza dell’individuo) ai più complessi (di
carattere sociale). L’individuo si realizza passando
per i vari stadi, i quali devono essere soddisfatti in
modo progressivo. Questa scala è internazional-
mente conosciuta come “La piramide di Maslow”.
I livelli di bisogno concepiti sono dunque i seguenti:
1.	 bisogni fisiologici (fame, sete, ecc.);
2.	 bisogni di salvezza, sicurezza e protezione;
3.	 bisogni di appartenenza (affetto,
identificazione);
4.	 bisogni di stima, di prestigio, di successo;
5.	 bisogni di realizzazione di sé (realizzando la
propria identità e le proprie aspettative e
occupando una posizione soddisfacente nel
gruppo sociale).
Per Henry Alexander Murray (1893-1988), inve-
ce, i bisogni sono intesi come spinte o forze in-
terne che direzionano l’individuo e lo spingono ad
agire sull’ambiente circostante, con lo scopo di
modificare situazioni che possano così portare
alla soddisfazione delle stesse. Murray postulò
quindi una stretta relazione tra l’ambiente che
stimola e spinge il soggetto e le forze interne che
producono il movimento, giungendo alla teoria per
cui la percezione e l’interpretazione degli eventi
sono direttamente legati all’integrazione di que-
ste due spinte fondamentali.
S&C(Ita)n.24,Aprile-Giugno2018,pp.79-85
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 24 / Aprile-Giugno 2018 87
Nel precedente numero di S&C, ave-
vamo accennato all’introduzione,
nel nostro sistema legislativo, della
nuova società sportiva lucrativa e
del nuovo regime delle collaborazio-
ni sportive. Compito di oggi è quello
di approfondire queste due novità,
partendo dal regime delle collabora-
zioni che, come tale, coinvolge sia le
società lucrative che quelle non lu-
crative.
Con la pubblicazione sulla Gazzet-
ta Ufficiale del 29 dicembre 2017
della legge di Bilancio 2018 (legge
n. 205/2017) sono entrate in vigo-
re, a partire dal primo gennaio del
corrente anno, le modifiche alla di-
sciplina dei compensi per attività
sportiva dilettantistica di cui all’art.
67 primo comma lett. m del Tuir e
l’inquadramento come collaborazio-
ne coordinata e continuativa, di-
sciplinata dall’art. 50 del Tuir, delle
collaborazioni sportive poste in es-
sere con le nuove società sportive
lucrative.
Il legislatore ha operato sia sotto il
profilo dell’inquadramento “lavoristi-
co” dell’istituto, sia modificandone
l’aspetto economico.
Come era già stato evidenziato dal-
la Suprema Corte di Cassazione
(«…va aggiunto che la figura del la-
voratore sportivo dilettante non
forma oggetto di una disciplina giu-
ridica compiuta, né nell’ordinamen-
to sportivo, né in quello nazionale.
Manca, infatti, uno specifico inqua-
dramento sotto il profilo del diritto
del lavoro mentre si rinviene la re-
golazione di taluni aspetti specifici,
soprattutto nel settore del diritto
tributario ….”, Corte di Cassazio-
ne – Sentenza 602/2014»), le due
fattispecie di compensi erogati dalle
società e associazioni sportive non
lucrative delineate ai fini fiscali dal
citato art. 67 del Tuir quali “eser-
cizio diretto di attività sportive di-
lettantistiche” e di “collaborazione
coordinata e continuativa di natura
amministrativa – gestionale” erano
LE “NUOVE”
COLLABORAZIONI
SPORTIVE
Guido Martinelli
GUIDO MARTINELLI
avvocato,
consulente della
FIPE, professore
aggregato di
legislazione
sportiva presso
l’Università degli
studi di Ferrara,
docente nazionale
della Scuola
Centrale dello
sport del CONI,
è autore di diverse
pubblicazioni in
materia di diritto
sportivo.
S&C(Ita)n.24,Aprile-Giugno2018,pp.87-90
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  • 1. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 24 / Aprile-Giugno 2018 5 S&C(Ita)n.24,Aprile-Giugno2018,pp.5-12
  • 2. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 24 / Aprile-Giugno 2018 13 S&C(Ita)n.24,Aprile-Giugno2018,pp.13-21 Fin dalle prime pubblicazioni di Francis Galton, la natura del talento umano è stata oggetto di una costante indagine da parte di numerosi ricercatori e analisti in vari settori scientifici e culturali. L’idea generale che natura ed educazione, in misura diversa, predefiniscano le caratteristiche di base e lo sviluppo del talento in un determinato campo, ha acquisito una grandissima popolarità ed è stata ampiamente discussa dagli studiosi e dai professionisti in varie branche della formazione e gestionali. Le principali direzioni di questi dibattiti erano associate alla definizione e alla spiegazione del fenomeno del talento, alle possibilità di una sua precoce scoperta e alla strategia per il suo ulteriore sviluppo fino al raggiungimento dell’autentica eccellenza in un dato ambito. Naturalmente, sarebbe un erro- re considerare il problema del talento atletico prescindendo dal suo legame con un ampio corpus di conoscenze relative al talento umano in sé. A seguire, pertanto, si propone una breve panoramica sul talento. Vladimir Issurin l talento umano: un quadro generale I Professor Vladimir B. Issurin è uno dei massimi esperti mondiali di allenamento sportivo. Autore di numerosi testi e pubblicazioni scientifiche. Attivo per moltissimi anni, come docente e come ricercatore, nel Wingate Institute (Israele). Il presente lavoro, cui seguirà ancora un altro, nel prossimo numero della rivista, è tratto da un suo libro sul talento sportivo.
  • 3. DONATO FORMICOLA è docente a contratto di Teoria dell’Allenamento, di Metodologia dell’Allenamento e di Chinesiologia Sportiva presso il Centro Servizi SUISM dell’Università degli Studi di Torino; è consulente scientifico dell’Evolutionfit, azienda leader in Italia di sistemi cloud per la realizzazione di programmi di allenamento. È docente di nutrizione e integrazione sportiva nella Scuola di Nutrizione e Integrazione nello Sport (SANIS); è docente federale e coordinatore della formazione presso il Comitato Regione Piemonte della Federazione Italiana Pesi (FIPE) Donato Formicola, PhD SUISM Centro Servizi, Università degli Studi di Torino a biomeccanica del sarcomero, all’origine della forza muscolare L S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 24 / Aprile-Giugno 2018 23 S&C(Ita)n.24,Aprile-Giugno2018,pp.23-31 ANATOMIA DEL SARCOMERO La tipica striatura che si osserva trasversalmen- te all’asse di contrazione dei muscoli scheletrici somatici volontari è dovuta ai dettagli strutturali dei singoli sarcomeri1 . Osservata al microscopio ottico, la striatura presenta una zona più chiara, la Banda I, e una zona più scura, la Banda A. Le due bande si differiscono dall’organizzazione spaziale delle molecole, isotropica, uniforme e invariabile nella Banda I (la I è l’iniziale del termine “isotro- pico”), anisotropica, discontinua e variabile nella Banda A (la A è l’iniziale del termine “anisotropi- co”). Al centro di entrambe le bande si notano due sottili linee scure, quella della Banda I è il Disco Z e rappresenta la parte terminale del sarcomero (la Z deriva dal termine tedesco zwischenscheibe, che significa “tra” due sarcomeri adiacenti), quel- la della Banda A è la Linea M e rappresenta la struttura di sostegno al centro del sarcomero (la lettera M deriva del termine tedesco mittelschei- be, che significa “in mezzo” al sarcomero). Le aree chiare che si osservano nelle Bande I, in- torno ai Dischi Z dei sarcomeri a riposo, sono ca- ratterizzate dalla presenza dei filamenti di actina. L’area intorno alla Linea M, al centro della Banda A, dall’aspetto più chiaro rispetto al corpo dell’in- tero sarcomero è chiamata Zona H (la lettera H deriva dal termine tedesco hellerscheibe, che significa “zona pallida” al centro del sarcomero) ed è caratterizzata dalla presenza dei filamenti proteici della miosina. Un sarcomero è quindi de- limitato longitudinalmente da due Dischi Z suc- cessivi (Figura 1), rispettando la concentricità della sequenza delle aree a differente contrasto cromatico: Disco Z - Banda I - Banda A - Zona H - Linea M – Zona H – Banda A – Banda I - Disco Z. Durante la contrazione l’actina e la miosina si sovrappongono nella Banda A e il loro reciproco scorrimento produce un restringimento delle aree più chiare del sarcomero2 . SECONDA PARTE
  • 4. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 24 / Aprile-Giugno 2018 33 S&C(Ita)n.24,Aprile-Giugno2018,pp.33-37 L’allenamento ad alto volume e bassa intensità vs l’allenamento a basso volume e alta intensità è uno dei concetti principali discussi nelle parti 1 e 2 di questa rivista (cfr. n.22/2017 e n. 23/2018 di S&C. Per una scienza del movimento dell’uomo). La prova degli effetti fisiologici di HIIT (o HIT) è di grande interesse per la comunità di ricerca sulle scienze dello sport e ogni mese diversi nuovi ar- ticoli aggiungono altri pezzi al puzzle HIIT, in ogni applicazione sportiva (1) (2). Tuttavia, gli effetti di HIIT su pre- e post-pube- scenti sono ancora poco chiari a causa della par- ticolare novità di articoli scientifici pubblicati o revisioni sistematiche (3). Questo tuttavia non può essere visto come un limite poiché le evidenze scientifiche relative agli affetti della fisiologia dell’esercizio per gli atleti delle fasce giovanili sono ampiamente presenti in letteratura; è quindi compito dell’allenatore di ba- sarsi sugli elementi di sicuro riscontro, limitando eventuali inserimenti esperienziali nelle aree sport specifiche non ancora trattate. Insomma, se dobbiamo creare un nuovo modello di auto non rimettiamo completamente in discussio- ne le ruote o il motore, ma piuttosto andremo a lavorare sul miglioramento di aspetti che ritenia- mo più performanti. HIIT È UTILE PER I GIOVANI ATLETI? Questa è una domanda comune che può prevedere risposte diverse, la maggior parte non correlate alle evidenze, ma piuttosto alla sola esperienza sul campo. Proviamo quindi a fare un ragionamento comples- sivo per cercare di arrivare ad una soluzione ba- sandoci sui parametri sufficientemente certi. Ini- ziamo quindi dalla fisiologia. I giovani atleti, in questo contesto per lo più pre-adolescenti, hanno diversi parametri e biso- gni fisiologici. Molti fattori devono essere considerati prima di pianificare l’allenamento perché la crescita dell’a- tleta è anche correlata a cambiamenti ormonali che, se non completi, potrebbero influenzare, ad esempio, i processi biochimici e la produzione e la rimozione del lattato durante e dopo l’allena- mento. Come allenare un atleta di questa fascia di età? DURATA, ALLENAMENTO E COMPETIZIONE PER GLI UNDER 13 Per rispondere alla domanda, l’allenatore deve quindi prima di tutto basarsi su aspetti “pratici” da risolvere. Sulla base di quello che avrà a dispo- sizione, egli saprà poi fissare un punto di inizio e, quindi, definire un punto di arrivo nel rispetto dei miglioramenti fisiologici auspicati. GIAN MARIO MIGLIACCIO Dottore di ricerca in Sport Science, direttore scientifico Sport Science Lab. Migliaccio Gian Mario Sport Science Lab ALLENAMENTO COMPETIZIONE CONTINUA LA SERIE DI CONTRIBUTI ALLA CONOSCENZA DEL FENOMENO ALLENA- MENTO/COMPETIZIONE COORDINATA E REALIZZATA DA GIAN MARIO MIGLIACCIO High Intensity Interval training HIIT TERZA PARTE
  • 5. Sportivnypress.com© eccanismo di lesione analizzato attraverso la Reverse Engineering e le conseguenze della Forward Engineering Andrew Charniga, Jr. M ANDREW “BUD” CHARNIGA Scienziato del sollevamento pesi e allenatore. Laurea in Scienze Motorie alla Eastern Michigan University (USA) e Master in Kinesioterapia alla Università di Toledo (SPA). Fondatore, nel 1980, di Sportivny Press. Ha editato 15 libri tradotti dal russo e molte decine di articoli sull’allenamento nel sollevamento pesi, sulla biomeccanica, sul recupero, ecc. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 24 / Aprile-Giugno 2018 39 S&C(Ita)n.24,Aprile-Giugno2018,pp.39-45 Eseguire uno squat ad alta velocità con un pesan- te bilanciere senza conseguenze negative confu- ta il mito diffuso che i legamenti e le articolazioni siano predisposti ad andare incontro a lesioni a causa di movimenti veloci con un’ampia escursio- ne articolare. Cinque studi precedenti hanno esaminato la possibilità di utilizzare l’idea della reverse engi- neering come mezzo per determinare l’eziologia delle comuni lesioni sportive analizzando le con- dizioni del sollevamento pesi, ambiente in cui è logico attenderci che si verifichi una lesione e, tuttavia, non se ne osserva alcuna. L’analisi di reverse engineering inizia con il cercare di capi- re “perché” un soggetto non subisce una lesio- ne in circostanze in cui un infortunio dovrebbe [quasi, NdC] sicuramente verificarsi. Il risultato di questa analisi viene applicato per stabilire perché gravi lesioni a carico degli arti inferiori nella corsa, nel salto, ecc, attività dove non av- viene alcun contatto, non solo non dovrebbero avere luogo [ed invece lo hanno, NdC], ma non dovrebbero rappresentare un evento usuale ne- gli USA. In sostanza, il ragionamento relativo alle lesioni analizzate con la reverse engineering si incen- tra su esperienze pratiche con esiti già noti. Tuttavia, per mancanza di un termine migliore, forward engineering inizia e finisce con ipote- si fondate su false ovvietà. Un gran numero di queste ovvietà alla base della forward engine- ering sono state chiarite in studi precedenti, come ad esempio: “Le richieste poste sui muscoli e i legamenti dell’articolazione del ginocchio durante squat profondi sono notevoli. Un’alternativa molto più sicura sarebbe l’esercizio di mezzo squat” (Lut- tgens, 2002). L’esercizio di stretching nella posizione dell’o- stacolista: “Questo allungamento anomalo pone una tensione elevata sulle strutture mediali dell’ar- ticolazione del ginocchio, che possono portare a un danno a carico dei legamenti e alla loro even- tuale instabilità” (Luttgens, Hamilton, 2002).
  • 6. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 24 / Aprile-Giugno 2018 47 S&C(Ita)n.24,Aprile-Giugno2018,pp.47-54 1. ACSM’s Guidelines for Exercise Testing and Prescription 9th Ed. 2014. Medicine, American College of Sports. s.l. : Wolters Kluwer/Lippincott Williams & Wilkins, 2014. 2. Prevention, Centers for Disease Control and. School He- alth Guidelines. https://www.cdc.gov/healthyschools/npao/ strategies.htm. [Online] 2015. 3. Garzanti. Dizionario della Lingua Italiana. s.l. : Garzanti Linguistica. 4. Adaptations of skeletal muscle mitochondria to exercise training. Lundby C, Jacobs RA. s.l. : Exp Physiol. , 2016. 5. Cardiovascular Adaptations to Exercise Training. Hellsten Y, Nyberg M. s.l. : Compr Physiol., 2015. 6. Physiological and health-related adaptations to low-volume interval training: influences of nutrition and sex. Gibala MJ, Gillen JB, Percival ME. s.l. : Sports Med., 2014. 7. Physiological adaptations to interval training and the role of exercise intensity. MacInnis MJ, Gibala MJ. s.l. : J Physiol., 2017. 8. Factors affecting the rate of phosphocreatine resynthesis following intense exercise. McMahon S, Jenkins D. s.l. : Sports Med., 2002. 9. Effect of passive and active recovery on the resynthesis of muscle glycogen. Choi D, Cole KJ, Goodpaster BH, Fink WJ, Costill DL. s.l. : Med Sci Sports Exerc. , 1994. 10. Rodriguez, David Magida and Melissa. The Essentials of Obstacle Race Training. s.l. : Human Kinetics. 11. Ament W, Verkerke GJ. Exercise and fatigue. Sports Med. . 2009. 12. Effect of Repeated Active Recovery During a High-Inten- sity Interval-Training Shock Microcycle on Markers of Fati- gue. Wiewelhove T, Raeder C, Meyer T, Kellmann M, Pfeif- fer M, Ferrauti A. s.l. : Int J Sports Physiol Perform. , 2016. 13. Monitoring of serum enzymes in sport. P Brancaccio, F M Limongelli, and N Maffulli. s.l. : Br J Sports Med., 2006. 14. Effect of high- and low-intensity exercise and metabolic acidosis on levels of GH, IGF-I, IGFBP-3 and cortisol. Wahl P, Zinner C, Achtzehn S, Bloch W, Mester J. s.l. : Growth Horm IGF Res., 2010. 15. Muscle damage and muscle remodeling: no pain, no gain? Flann KL, LaStayo PC, McClain DA, Hazel M, Lind- stedt SL. s.l. : J Exp Biol. , 2010. 16. High-intensity interval training, solutions to the program- ming puzzle. Part II: anaerobic energy, neuromuscular load and practical applications. Buchheit M, Laursen PB. s.l. : Sports Medicine, 2013. Alberto Andorlini ALBERTO ANDORLINI Preparatore presso F.C. Internazionale Milano. Chief Therapist presso Training Lab di Firenze. Svolge attività didattica nel corso di Laurea in Scienza e Tecnica dello Sport e delle Attività Motorie Preventive e Adattative dell’Università di Firenze. IL LUOGO DELL’ESERCIZIO Viaggio euristico per menti allenabili SESTA PARTE CONTRIBUTO ORIGINALE
  • 7. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 24 / Aprile-Giugno 2018 55 S&C(Ita)n.24,Aprile-Giugno2018,pp.55-62 Nicola Barsotti, Marco Bruscolotti NICOLA BARSOTTI Osteopata D.O. membro R.O.I. - Fisioterapista. Coordinatore della Commissione Nazionale di Ricerca Discipline Corporee (DIS- CO) della SIPNEI. Socio Fondatore C.M.O. Centro di Medicina Osteopatica e Terapie Integrate, Firenze. Docente di anatomo- fisiologia del sistema nervoso autonomo e fisiologia integrata PNEI presso il C.I.O. Collegio Italiano di Osteopatia di Bologna e Parma. Membro C.O.M.E. Collaboration. Insegnante PNEIMED. MARCO BRUSCOLOTTI Osteopata D.O. membro R.O.I. - Diploma I.S.E.F. - L. Scienze Motorie. Membro della Commissione Nazionale di Ricerca Discipline Corporee (DIS- CO) della SIPNEI. Docente di metodologia della ricerca clinica presso il C.S.O.T. di Roma. postura, prestazione PNEI Iniziamo, da questo numero, a pubblicare una serie di lavori sulla PNEI (acronimo come si sa di PsicoNeuroEndocrinoImmunologia), allo scopo di fare il punto e di promuovere la visione integrata dell’uomo, che tale disciplina suggerisce, anche in relazione alla prestazione sportiva. PRIMA PARTE
  • 8. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 24 / Aprile-Giugno 2018 65 S&C(Ita)n.24,Aprile-Giugno2018,pp.65-70 INTRODUZIONE La nascita prematura può portare a complican- ze e problemi la cui entità dipende dal livello di prematurità stessa; la Società Italiana di Neo- natologia (SIN) afferma dunque che, prima si na- sce, più sale il rischio di disfunzioni e patologie relative. Secondo la classificazione dell’Organiz- zazione Mondiale della Sanità (OMS), si definisce “pretermine” quel parto che avviene prima del compimento della trentasettesima settimana di gravidanza. Le conseguenze che il neonato può subire in se- guito ad una nascita prematura sono molteplici, tra le quali vi è la possibilità di un’interruzione nel- la maturazione degli organi, degli apparati e com- plicanze a livello cerebrale, cognitivo e motorio. Spesso emerge in maniera evidente una condizio- ne di emergenza e di grave sofferenza da parte del neonato prematuro che può presentare difficoltà o impossibilità ad iniziare rapidamente una regolare attività respiratoria spontanea: questo fenomeno è conosciuto con il termine di asfissia. Quando il cambio di gas polmonare, immediatamente dopo la nascita, è compromesso o cessa totalmente, si verifica l’assenza di ossigeno parziale (ipossia) o completa (anossia) agli organi vitali. Il neonato pretermine, a livello motorio, può svi- luppare disabilità, tra le quali il ritardo posturale, le asimmetrie/ipotonie del tronco e il cammino sul- le punte (Sansavini A, Faldella G, 2013). Quando si parla di cammino sulle punte o “idiopathic toe- walking”, ci si riferisce a quei bambini che pre- sentano un cammino sulle punte dei piedi dopo i 18/24 mesi di età, in assenza di disturbi neurolo- gici, con un probabile accorciamento del tendine di Achille come conseguenza di questo schema del cammino (Ruzbarsky et al, 2016). In particolare, i danni dell’ipossia perinatale a li- vello muscolo-tendineo possono esitare in una retrazione di tali strutture con un conseguente accorciamento dei tendini, comparsa di rigidità e diminuzione del volume e della flessibilità tendinea. L’obiettivo di questo studio è stato di valutare gli effetti di un programma di attività fisica adattata, sulla flessibilità e sulle capacità di cammino di un soggetto adulto, nato pretermine, con retrazio- ne bilaterale dei tendini di Achille, conseguente a ipossia alla nascita. MATERIALI E METODI Per effettuare un intervento basato sulle evidenze scientifiche, è stata svolta un’analisi della lette- ratura, consultando banche dati e portali scien- tifici quali, Pub Med, Web of science, Access me- dicine, siti web dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e della Società Italiana di Neonato- logia (SIN). Relativamente agli effetti dell’ipossia neonatale sull’apparato muscolo scheletrico e tendineo, la letteratura è limitata. Negli studi rinvenuti, spes- so gli autori accennano soltanto alla presenza di effetti sui suddetti apparati nell’ambito della de- scrizione delle manifestazioni motorie di patologie neurologiche direttamente conseguenti all’ipos- sia stessa (Mwaniki et al; Thornberg et al, 1995; Kerr Graham et al, 2003). Raramente si trovano descrizioni di problematiche di tipo muscolo-sche- letrico e tendineo come diretta conseguenza dell’ipossia, in assenza di patologie neurologiche (Fraser et al, 1959). In seguito a queste considerazioni, la ricerca bi- bliografica è stata allargata a studi effettuati su soggetti che presentavano retrazioni tendinee, non necessariamente legate a problemi perinata- li. Questo approccio ha consentito di individuare le tipologie di esercizio e gli strumenti di valutazione utilizzati per la preparazione di programmi di atti- vità fisica adattata rivolti alla popolazione oggetto dello studio. ttivitàfisica adattatae retrazione deitendini diAchille. Studio diuncaso. A Irene Bui, Elena Veronese, Alberto Gaudio, Federica Gentile, Luca Marin, Sara Ottobrini IRENE BUI Dottore in Scienze Motorie, Laboratorio di Attività Motoria Adattata (LAMA), Università di Pavia. ELENA VERONESE Dottore in Scienze Motorie. ALBERTO GAUDIO Dottore in Scienze Motorie, Laboratorio attività motoria adattata (LAMA) Università di Pavia. FEDERICA GENTILE Dottore Magistrale in Scienze Motorie, Laboratorio attività motoria adattata (LAMA) Università di Pavia.
  • 9. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 24 / Aprile-Giugno 2018 71 1. Qual è il ruolo - in genere - del rapporto allenatore/atleta nel raggiungimento di elevate prestazioni? Secondo me è importante stabilire un rapporto di fiducia con il proprio allenatore, in quanto bisogna affidare il proprio talento a colui che potrebbe ge- stirlo in maniera ottimale, ai fini del miglioramento della prestazione. 2. Che ruolo attribuisci all’allenamento della forza nel raggiungimento di alte prestazioni nel tuo sport? L’allenamento della forza nella programmazione mia e dei miei compagni di club è di primaria im- portanza: occorre prima creare un livello di for- za di base elevato, per poi affinare la tecnica per poter affrontare al meglio le competizioni. Gene- ralmente il martedì, giovedì e sabato, nei perio- di lontani da gare internazionali, le mie sedute di allenamento si basano su esercizi multiarticolari fondamentali come panca piana, trazioni alla sbar- ra, dip, bulgarian squat, ecc o su circuiti ad alta intensità. 3. Che pensi dell’allenamento della forza effettuato mediante i gesti tipici del sollevamento pesi? Come anticipato nella domanda precedente, “co- struire” il proprio fisico è alla base di questa di- sciplina. Esercizi come strappo di forza (muscle snatch), girate di forza (muscle clean), spinte di forza o con distensione (push press) o spinte di forza dall’accosciata (sots press), ecc, preparano il nostro apparato muscolare ad affrontare sfide via via più “pesanti”! Chiaramente con gli innumerevoli esercizi ausiliari andiamo a migliorare le carenze tecniche e svilup- pare la forza dinamica che è alla base di questa disciplina. Giulia Miserendino, Sergio Massidda e Giuseppe Schifano Intervistare per provare a capire come cambiare Dalla voce, cogliere dalla voce dei veri esperti di allenamento e dei grandi atleti, veri grandi. Cogliere dai pochi veramente esperti di allenamento che abbiamo e dai grandi atleti disponibili a farsi intervistare, sfruttare l’attimo, lasciarsi prendere dall’ascolto. Come si cambia? Come si può? Chi ci dice parole che servono davvero? Chi ci dice cosa realmente pensa? Mettiamo noi stessi alla prova e cerchiamoli. Giulia Miserendino Sergio Massidda Giuseppe Schifano GIULIA MISERENDINO Campionessa Europea U15 2017 nella categoria 63 kg S&C(Ita)n.24,Aprile-Giugno2018,pp.71-73
  • 10. “Un viaggio di scoperte non consiste nel trovare nuovi paesaggi, ma nell’avere occhi nuovi”. (Marcel Proust) S&C(Ita)n.24,Aprile-Giugno2018,pp.75-78 S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 24 / Aprile-Giugno 2018 75 Monica Paliaga aTecnicadella Visualizzazionenel MentalCoachingSportivo MONICA PALIAGA Psicologa con Master di specializzazione in Psicologia dello Sport presso la Società Italiana Psicologia dello Sport e Certificazione Internazionale “Inner Game” con Tim Gallewey nell’ambito del Coaching Sportivo. L
  • 11. FRANCESCO RICCARDO è laureato in Psicologia dinamica e clinica dell’infanzia, adolescenza e famiglia; è Psicologo delle squadre nazionali di pesistica e docente presso i corsi di formazione per Personal Trainer della FIPE. È Personal Trainer 1° livello FIPE, Maestro di Karate e cintura nera 5° Dan FIJLKAM. Specializzato in psicoterapia, tecnico di IV livello, psicologo delle squadre nazionali di badminton, presidente dell’Associazione Psicologi Tecnici Sportivi. erché Doping?P Francesco Riccardo S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 24 / Aprile-Giugno 2018 79 Prima di chiarire alcune dinamiche psicologiche che inducono alcuni individui a ricorrere a sostan- ze dopanti, è bene ricordare che doparsi equivale a drogarsi (dope=droga) e che il doping è puni- to penalmente dalla legge italiana; ci si dopa per migliorare la propria performance sportiva, ci si droga (cocaina, amfetamina) per essere maggior- mente pronti ad affrontare le difficoltà poste da compiti di varia natura. Detta così sembrerebbe quasi naturale ricorrere all’uso di sostanze che aiutano le normali facoltà psico-fisiche per favo- rire la prestazione, sia essa sportiva, lavorativa, sessuale e così via. È come assumere un multivi- taminico per tirarsi un po’ su. Allora la domanda da farsi forse non è “perché doparsi?” ma “qual è il bisogno di ricorrere al doping?”. Nella parola “bisogno” è implicita la “mancanza”. Nel 1954 lo psicologo statunitense Abraham Ma- slow (1908-1970) concepì il concetto di “Hierar- chy of Needs” (gerarchia dei bisogni o necessità) e la divulgò nel libro Motivation and Personality. Questa scala di bisogni è suddivisa in cinque dif- ferenti livelli, dai più elementari (necessari alla sopravvivenza dell’individuo) ai più complessi (di carattere sociale). L’individuo si realizza passando per i vari stadi, i quali devono essere soddisfatti in modo progressivo. Questa scala è internazional- mente conosciuta come “La piramide di Maslow”. I livelli di bisogno concepiti sono dunque i seguenti: 1. bisogni fisiologici (fame, sete, ecc.); 2. bisogni di salvezza, sicurezza e protezione; 3. bisogni di appartenenza (affetto, identificazione); 4. bisogni di stima, di prestigio, di successo; 5. bisogni di realizzazione di sé (realizzando la propria identità e le proprie aspettative e occupando una posizione soddisfacente nel gruppo sociale). Per Henry Alexander Murray (1893-1988), inve- ce, i bisogni sono intesi come spinte o forze in- terne che direzionano l’individuo e lo spingono ad agire sull’ambiente circostante, con lo scopo di modificare situazioni che possano così portare alla soddisfazione delle stesse. Murray postulò quindi una stretta relazione tra l’ambiente che stimola e spinge il soggetto e le forze interne che producono il movimento, giungendo alla teoria per cui la percezione e l’interpretazione degli eventi sono direttamente legati all’integrazione di que- ste due spinte fondamentali. S&C(Ita)n.24,Aprile-Giugno2018,pp.79-85
  • 12. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VII - Numero 24 / Aprile-Giugno 2018 87 Nel precedente numero di S&C, ave- vamo accennato all’introduzione, nel nostro sistema legislativo, della nuova società sportiva lucrativa e del nuovo regime delle collaborazio- ni sportive. Compito di oggi è quello di approfondire queste due novità, partendo dal regime delle collabora- zioni che, come tale, coinvolge sia le società lucrative che quelle non lu- crative. Con la pubblicazione sulla Gazzet- ta Ufficiale del 29 dicembre 2017 della legge di Bilancio 2018 (legge n. 205/2017) sono entrate in vigo- re, a partire dal primo gennaio del corrente anno, le modifiche alla di- sciplina dei compensi per attività sportiva dilettantistica di cui all’art. 67 primo comma lett. m del Tuir e l’inquadramento come collaborazio- ne coordinata e continuativa, di- sciplinata dall’art. 50 del Tuir, delle collaborazioni sportive poste in es- sere con le nuove società sportive lucrative. Il legislatore ha operato sia sotto il profilo dell’inquadramento “lavoristi- co” dell’istituto, sia modificandone l’aspetto economico. Come era già stato evidenziato dal- la Suprema Corte di Cassazione («…va aggiunto che la figura del la- voratore sportivo dilettante non forma oggetto di una disciplina giu- ridica compiuta, né nell’ordinamen- to sportivo, né in quello nazionale. Manca, infatti, uno specifico inqua- dramento sotto il profilo del diritto del lavoro mentre si rinviene la re- golazione di taluni aspetti specifici, soprattutto nel settore del diritto tributario ….”, Corte di Cassazio- ne – Sentenza 602/2014»), le due fattispecie di compensi erogati dalle società e associazioni sportive non lucrative delineate ai fini fiscali dal citato art. 67 del Tuir quali “eser- cizio diretto di attività sportive di- lettantistiche” e di “collaborazione coordinata e continuativa di natura amministrativa – gestionale” erano LE “NUOVE” COLLABORAZIONI SPORTIVE Guido Martinelli GUIDO MARTINELLI avvocato, consulente della FIPE, professore aggregato di legislazione sportiva presso l’Università degli studi di Ferrara, docente nazionale della Scuola Centrale dello sport del CONI, è autore di diverse pubblicazioni in materia di diritto sportivo. S&C(Ita)n.24,Aprile-Giugno2018,pp.87-90
  • 13. www.calzetti-mariucci.it Visita il nostro sito Collegandoti al sito puoi visionare nel dettaglio e acquista- re gli articoli (libri, video, dvd, riviste), grazie ad un sistema di ricerca semplice ed intuitivo. CATALOGO ON LINE Inoltre il sito è sempre aggiornato con sezioni specifiche di approfon- dimento su tutti gli argomenti più interes- santi legati allo sport, come eventi, convegni e corsi di aggiornamento. APPROFONDIMENTI Iscrivendoti e dando la preferen- za alla disciplina sportiva che più ti interessa potrai ricevere tutte le news al tuo indiriz- zo e-mail. NEWSLETTER libri,videoerivisteperlosportlibri,videoerivisteperlosport