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STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 5
S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.5-11
rappole, mazze da baseball
e polpacci: considerazioni
sulla partenza ungherese
T
S&C
“Anche se oggi l’uomo è in piedi su due gambe,
il suo scheletro in origine era progettato
per stare su quattro arti”
Rif: “Il ponte che cammina”,
William K. Gregory, Natural History
Vol. 39:1:33 – 48, 1937
Sportivnypress.com©
ANDREW “BUD”
CHARNIGA
Scienziato del
sollevamento pesi
e allenatore.
Laurea in Scienze
Motorie alla
Eastern Michigan
University (USA) e
Master in
Kinesioterapia alla
Università di
Toledo (SPA).
Fondatore, nel
1980, di Sportivny
Press. Ha editato
15 libri tradotti
dal russo e molte
decine di articoli
sull’allenamento
nel sollevamento
pesi, sulla
biomeccanica, sul
recupero, ecc.
Andrew Charniga, Jr.
La zona lombare è la sede più comune di do-
lore e lesioni per il pesista; al secondo posto
è il cingolo scapolare (A.N. Vorobeyev, 1978;
1988).
“Il dolore lombare è molto spesso il risultato
cumulativo di molti allenamenti. Si può dire
che non ci sia atleta che non abbia sofferto
di dolore lombare dopo essersi allenato per
oltre 4-5 anni” (A. N. Vorobeyev, 1988).
Detto questo, data la brevità degli esercizi
classici, anche con i pesi massimi, la dispo-
sizione dei collegamenti cinematici del cor-
po nella posizione di partenza dello strappo
(snatch) e dello slancio (clean and jerk) è fon-
damentale. Durante tutta l’epoca sovietica,
diversi manuali e numerosi articoli hanno af-
frontato questo importante elemento della
tecnica del sollevamento pesi.
Nondimeno, la ricerca sulla disposizione ini-
ziale dei collegamenti cinematici del pesista
(tibia, coscia, tronco) si è focalizzata sul fat-
to che il pesista debba adottare una tale po-
stura per generare la forza più efficace a se-
parare e accelerare il bilanciere nella tirata.
Questa ricerca si è incentrata sulla disposi-
zione ottimale dei piedi, delle tibie, delle co-
sce, del tronco, sulla distanza tra le mani,
ecc, mediante la misurazione biomeccanica di
varie posture (Kanyevsky,1983).
Le dimensioni del bilanciere sono fisse, ov-
vero l’altezza della barra dal suolo è una co-
stante; le condizioni sono le stesse per tut-
ti. Di conseguenza, indipendentemente dalla
lunghezza relativa del tronco, delle braccia
e delle gambe dell’atleta, tanto più ampio è
l’angolo del ginocchio all’inizio, tanto più vici-
no alla linea orizzontale è inclinato il tronco,
e viceversa: tanto più piccolo è l’angolo del
ginocchio, tanto più la disposizione del tron-
co si avvicinerà alla verticale.
Pertanto, lo stress relativo (momento) sul-
le gambe varia con il grado di piegatura del
ginocchio: tanto più le articolazioni del ginoc-
chio e della caviglia sono flesse, tanto più è
grande il carico delle gambe; tanto più pic-
colo è il momento di carico sulla schiena, e
viceversa.
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 13
S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.13-25
BACKGROUND
L’esecuzione di movimenti complessi, come i
gesti sportivi e gli esercizi da essi derivati,
stimola meccanicamente il tessuto musco-
lare a un rimodellamento anatomico totale,
riscontrabile su cinque differenti scale di-
mensionali: 1) molecolare, 2) subcellulare,
3) cellulare, 4) tessutale, 5) organico1
. Ogni
intensa contrazione muscolare avvia, a livello
molecolare (1), l’aggregazione di atomi per
allungare, inspessire, irrigidire e rinforza-
re i protofilamenti contrattili e connettivali
più deboli presenti nei sarcomeri, le princi-
pali unità funzionali delle cellule muscolari2
.
La formazione di nuove molecole proteiniche
porta, a livello subcellulare (2), alla rigene-
razione, alla replicazione e al riposizionamen-
to dei sarcomeri nel plasma miofibrillare.
Lo spazio che la riorganizzazione delle unità
sarcomerali necessita, a livello cellulare (3),
stimola l’accrescimento del numero e del
volume delle fibre muscolari. Le variazioni
morfologiche e architetturali delle miofibre
producono, a livello tessutale (4), un cambia-
mento di forma e orientamento dei fasci mu-
scolari rispetto alla giunzione tendinea alla
quale sono connessi3
e, a livello organico (5),
una modifica della direzione delle forze che i
ventri muscolari proiettano sulle leve ossee.
Ognuna di queste fasi del processo di adat-
tamento anatomico è quindi fondamentale
per rendere i muscoli capaci di accorciarsi
con più forza (attivando più ponti molecolari
nell’unità di tempo), maggiore velocità (mi-
gliorando lo scorrimento dei protofilamen-
ti su scala subcellulare), più resistenza alle
trazioni (aumentando la densità dei compo-
sti cellulari) e migliore efficienza nel produrre
potenza meccanica (riducendo gli attriti pre-
senti nel tessuto muscolare in contrazione)
e muovere leve articolari (realizzando movi-
menti con minore dispendio energetico). Le
stimolazioni meccaniche, ottenute dai proto-
colli di allenamento e di terapia fisica, ven-
gono ripartite su tutti e cinque questi livelli,
dalla scala macroscopica (sistemica) a quella
microscopica (molecolare), per mezzo della
matrice vivente4
. Tale fondamentale sistema
DONATO
FORMICOLA
è docente a
contratto di Teoria
dell’allenamento,
di metodologia
dell’allenamento
e di chinesiologia
sportiva presso
il Centro
Servizi SUISM
dell’Università degli
Studi di Torino;
è consulente
scientifico
dell’Evolutionfit,
azienda leader
in Italia di sistemi
cloud per la
realizzazione di
programmi di
allenamento.
È docente di
nutrizione e
integrazione
sportiva nella
Scuola di
Nutrizione e
Integrazione nello
Sport (SANIS);
è docente
federale e
coordinatore
della formazione
presso il Comitato
Regione Piemonte
della Federazione
Italiana Pesi (FIPE).
Donato Formicola, PhD
SUISM Centro Servizi, Università degli Studi di Torino
rontiere delle conoscenze.
Concetti di meccanobiologia
applicati all’allenamento
della forza
F SECONDA PARTE
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 27
S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.27-32
Nella prima parte di questo lavoro abbiamo con-
siderato la teoria dei tre meccanismi che indu-
cono allo sviluppo della massa muscolare. Esami-
nando dettagliatamente la letteratura sembra
che la tensione meccanica rivesta il ruolo prin-
cipale nella stimolazione della massa muscolare,
più precisamente abbiamo visto che essa rap-
presenta la base per indurre gli adattamenti da
noi ricercati. È emerso invece che lo stress me-
tabolico non abbia molta influenza nella crescita
del tessuto muscolare.
Questo perché sembra che a parità di tensione
meccanica, un ulteriore stress metabolico non
induca a vantaggi nella stimolazione ipertrofiz-
zante. Simili protocolli potrebbero comunque es-
sere utilizzati per stimolare la massa muscolare
con bassi carichi o per ricercare diversi adatta-
menti. Infine, dalla scorsa parte e dalle evidenze
disponibili fin ora sembra che il danno muscolare
non abbia nessuna influenza nello stimolo della
crescita della massa muscolare, non dimostran-
do nessun effetto additivo nella stimolazione
ipertrofizzante in protocolli che la enfatizzano.
Occorre dire però che il danno muscolare po-
trebbe servire per “preparare” e rinforzare il
tessuto muscolare in vista dei successivi allena-
menti ed adattamenti.
In questa parte, indagheremo ancora più a fon-
do i citati meccanismi, esaminando alcune delle
variabili dell’allenamento che li caratterizzano e
l’influenza degli ormoni nella crescita del tessuto
muscolare.
INTENSITÀ DI CARICO
E VOLUME ALLENANTE
Nella precedente parte avevamo parlato dell’im-
portanza dell’interpretare il carico che viene di-
stribuito sul muscolo. Ad esempio, potremo in-
terpretare la tensione meccanica come l’entità
di carico imposto al muscolo durante una ripeti-
zione (intensità di carico), oppure il carico totale
che grava nell’intera sessione di allenamento o
nelle diverse sessioni di allenamento (volume di
allenamento).
Data l’importanza della tensione meccanica
nell’ipertrofia, solitamente carichi medio-elevati
(>70%1RM) vengono consigliati per massimiz-
zare gli adattamenti. Queste raccomandazioni
sono basate sulla credenza che carichi medio-e-
levati siano necessari per reclutare le fibre ad
alta soglia, prima ritenute le principali respon-
sabili nel massimizzare gli adattamenti musco-
lari in ipertrofia [1]. Difatti, solitamente carichi
inferiori (<50%1RM) danno in media segnali
Carlo Menghini, Luca Riva, Mauro Rocca
CARLO MENGHINI
Laurea Magistrale
in Scienza, tecnica
e didattica dello
sport, Università
degli studi di
Milano.
Personal trainer
e Strength &
Conditioning
Coach.
LUCA RIVA
Laurea magistrale
in Scienza, tecnica
e didattica dello
sport, Università
degli studi di
Milano.
Personal trainer
e Strength &
Conditioning
Coach.
MAURO ROCCA
Laurea magistrale
in Scienza, tecnica
e didattica dello
sport, Università
degli studi di
Milano.
Personal trainer
e Strength &
Conditioning
Coach.
meccanismi
cheregolano
l’ipertrofia
muscolare
I
La presentazione della prima parte
dell’articolo si concludeva con un augurio
al lettore affinché la lettura fosse foriera
di “buone” riflessioni. Immagino che i
lettori le abbiano fatte, intendo delle sagaci
riflessioni: quel lavoro le ispirava e, in fondo,
le richiedeva. Adesso, una seconda parte vede
la luce, ed ancora mi accingo a presentarla agli
interessati lettori. Ecco, posso dire la stessa
cosa, ancora più convinto: buone riflessioni,
credo che il lavoro lo meriti. Giudichino
e riflettano sui contenuti coloro – sono
pochi, sono molti? – che si interessano di e
si appassionano ad un evento così cruciale e
così denso di significato come la contrazione
delle cellule muscolari, peculiare ed anzi unica
attività che compete alle speciali strutture che
rendono la compagine muscolare tale.
Giampietro Alberti
SECONDA PARTE
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 33
S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.33-51
INTRODUZIONE
Lo sviluppo del � V̇O2
max nel bambino è in-
fluenzato dall’ereditarietà, dallo sviluppo
biologico, dall’allenamento e dall’ambien-
te. È sempre più accettato che il miglio-
ramento della potenza aerobica neces-
sita di contrazioni muscolari ripetute e
relativamente intense al fine di indurre
delle modificazioni funzionali durature.
Durante la crescita, il miglioramento del
V̇O2
max per l’allenamento sistematico
del sistema aerobico è incontestabile,
tuttavia alcuni studi suggeriscono che
questa allenabilità sarà meno evidente
nel bambino pre-pubere rispetto all’adul-
to. Tra gli argomenti presentati a favore
di questa tesi citiamo:
1.	 Programmi di allenamento meno in-
tensi nel bambino.
2.	 Valori di V̇O2
max specifico (ml.Kg-1.
min-1
) spesso già elevati nel bambino
pre-pubere.
3.	 L’evoluzione di alcuni ormoni biologici
(testosterone, Gh, IGF-I) che diven-
tano funzionali durante la pubertà.
La pubertà sembra essere dunque un
periodo critico per il miglioramento della
performance aerobica, senza che il V̇O2
max aumenti obbligatoriamente.
Inoltre, sembra che - rispetto all’adulto
- il giovane organismo si decondiziona in
modo meno marcato in seguito ad inat-
tività fisica (riposo forzato a letto, disal-
lenamento).
Vincenzo Manzi
VINCENZO
MANZI
Laurea in I.S.E.F.
Diploma di
perfezionamento
in “Biomeccanica
dell’educazione fisica
e sportiva” presso lo
I.U.S.M di Roma.
Laurea in STAPS
(Scienze e tecniche
delle attività fisiche
e sportive) presso
l’Università della
Bourgogne, Dijon.
Master di II livello
in “Metodologia
dell’allenamento”
presso l’Università di
Roma Tor Vergata
Laurea specialistica
in “Scienze e
Tecnica dello Sport”,
l’Università di Roma
Tor Vergata,
Dottorato di ricerca in
“Scienze dello Sport”
Università degli
Studi di Roma “Tor
Vergata”,
Diploma di
“Preparatore Atletico”
professionista,
Federazione Italiana
Giuoco Calcio
Diploma di
“Preparatore Fisico”
professionista
Federazione Italiana
Tennis
Diploma di
“Preparatore fisico”
professionista,
Federazione Italiana
Pallacanestro
Diploma di
“Preparatore fisico”
Federazione Italiana
Volley (FIPAV),
È stato preparatore
atletico della
Fiorentina,
Sampdoria e Torino
calcio
Docente a contratto
presso Università di
Roma Tor Vergata,
Facoltà di Medicina
e Chirurgia, Corso
di Laurea in Scienze
Motorie.
li studi cruciali sulla
resistenza in età infantile
nei maschi e nelle femmine
realizzati negli ultimi
decenni del XX secolo
G
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 53
S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.53-57
Generalità
Il movimento è un valore assai grande per
l’uomo e per la donna. Indispensabile e da
ricercare nella vita. Chi potrebbe disco-
noscerlo? Nessuno. Allora, perché è così
grandemente disattesa la sua pratica?
Perché, nonostante i proclami, 1 di ogni
4 individui non è fisicamente attivo? Il
25% cioè delle persone del mondo: sareb-
be come dire che per centinaia e centina-
ia di milioni di persone - si supererebbe il
miliardo di individui – la pratica del movi-
mento è indifferente, non è prevista, non
è possibile, non è desiderata, è addirittu-
ra impedita. Forse più per le femmine che
per i maschi.
In realtà, il problema offre un quadro di
drammaticità davvero rilevante, se si
considera che una insufficiente attività
fisica costituisce uno dei principali fattori
di rischio di morte in tutto il mondo ed un
importante e cruciale fattore di rischio
per malattie non trasmissibili (NCD),
come il cancro ed il diabete e tutte le ma-
lattie cardiovascolari. Mentre è indubbio
che un adeguato livello di attività fisica
abbia effetti benefici davvero significativi
per la salute in generale e per il contri-
buto assai rilevante nella prevenzione di
malattie non trasmissibili.
Che dire, d’altra parte, dell’attività fisica
delle fasce giovanili di età, per esempio
quella degli adolescenti? I dati che l’OMS
riferisce parlano di più dell’80% della po-
polazione di adolescenti del mondo che
non è sufficientemente attiva dal punto
di vista fisico: i giovani e le giovani non
fanno abbastanza movimento. Per cui, è
quasi matematico che non ne faranno da
a donna e l’uomo e
l’attività fisica auspicata
per loro: alcune riflessioni
di carattere generale,
in un contesto mondiale
dalle grandi differenze
L
REDAZIONALE
S&C
58 STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019
S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.58-60
Esser abili significa saper fare effi-
cacemente qualcosa: sapere cosa,
come, quando fare, sapere perchè
fare (abilità cognitiva), nonché sapere
di saper fare (autoefficacia).
Ogni disciplina sportiva richiede delle
specifiche capacità e la preparazione
atletica consiste nell'allenare quelle
capacità. L'abilitazione motoria è l'al-
lenamento funzionale al recupero e/o
miglioramento di abilità correlate al
movimento quotidiano, artistico, pro-
fessionale o sportivo. Chi pratica a
vario livello uno sport o un'arte corpo-
rale vuole mantenere o migliorare la
propria performance. Più l'allenamento
è specifico al compito che si vuole svi-
luppare, in base all'analisi della strut-
tura biodinamica della competizione (o
esibizione), migliori saranno i risultati.
Se si vuole impostare un programma
di allenamento occorre analizzare l'e-
vento per individuare le abilità che otti-
mizzano la performance. Per effettua-
re quest'analisi in maniera accurata
occorre avere idee chiare e concetti
ordinati, occorre essere consapevoli di
quali siano le variabili in gioco.
La logica fuzzy, definita dal suo idea-
tore Zadeh un ”calcolare con le paro-
le”, può farci capire in maniera intuiti-
va come queste competenze derivino
dalle abilità bio-motorie fondamentali
(motor perfomance abilities).
IL TRIANGOLO DELLE ABILITÀ
Strength, Speed, Endurance (abilità
organiche), Flexibility (abilità struttu-
rale) e Coordination (abilità di elabora-
zione delle informazioni) sono definite
da Bompa fondamentali, perchè sono
abilità necessarie a praticare con suc-
cesso quasi tutti gli sport. E tutta-
via raramente intervengono nella loro
forma pura. La prestazione dipende
soprattutto dalle abilità biomotorie
derivate dalla combinazione di quelle
cinque fondamentali.
La forza che rispetta i parametri
strutturali e temporali di una parti-
colare attività atletica - la specific
strength - può essere vista, secondo
Dick, come una via di mezzo tra la for-
za massimale, la potenza, la resisten-
za muscolare e la competenza funzio-
FABIO TUMAZZO
Laureato in
Informatica.
Allenatore di
Pesistica (FIPE),
Istruttore di
Functional Training
e di Bodyweight
(FIF), Maestro
Formatore di
Combat Athletics
(FIGMMA),
Preparatore
Atletico di
Sport da
Combattimento
(UIPASC).
Ex atleta agonista
ora Insegnante
Tecnico di diverse
discipline marziali.
Fabio Tumazzo
l triangolo delle abilità
e logica fuzzy
I
FOTOBYANDREALEHOTSKA
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 61
S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.61-65
PREFAZIONE
L’obiettivo di questo studio pilota è quel-
lo di fornire un contributo concreto e un
aiuto agli allenatori delle squadre di gio-
vani pallavoliste nel programmare cicli di
allenamento finalizzati all’aumento della
forza specifica per il gioco in questione.
Spesso i tecnici sono incerti nel dover
scegliere tra usare esercizi a carico na-
turale o con sovraccarico per il miglio-
ramento della performance. Spesso si
ritrovano a dover scegliere gli esercizi a
carico naturale per facilità di gestione e
insegnamento, per una obiettiva difficoltà
nel reperire attrezzature, per le difficol-
tà stesse del far apprendere esercizi più
complessi, per le difficoltà di scelta di tipi
di esercizi e anche per difficoltà nel saper
gestire il sovraccarico da usare, specie
se tale gestione si accompagna anche al
timore di infortuni. Certamente, lavorare
con giovani atleti comporta sempre più
concentrazione e professionalità da parte
del tecnico e maggior dispendio econo-
mico da parte delle società. Comunque,
tutte le figure che collaborano nel setto-
re giovanile dovrebbero avere come scopo
finale, oltre che la conquista della vittoria,
la tutela della salute dell’atleta.
INTRODUZIONE
Il gioco della pallavolo è considerato uno
sport che necessita di abilità motorie
aperte (open skills), dove l’ambiente è mu-
tevole, complesso e imprevedibile e quin-
di la componente tecnico-tattica ricopre
una rilevanza significativa.
Sin dall’età adolescenziale, che rappre-
senta il periodo di avvio all’agonismo, gli
allenamenti vengono strutturati ponen-
do in primo piano l’apprendimento sia dei
gesti tecnici propriamente detti, sia dei
vari schemi di gioco. Il percorso di cre-
scita tecnico-tattica del giocatore mira
ad inquadrare l’atleta nei differenti ruo-
li, in funzione delle proprie caratteristi-
che atletiche evidenziandone le capacità
coordinative (un po’ meno le cosiddette
Andrea Mancinelli
ANDREA
MANCINELLI
Delegato
Regionale
Marche FIPE
Tecnico 3^ livello
FIPE
Specialista ktb
Specialista di alta
qualifica olimpica
Tecnico IV livello
Europeo
NSCA - CPT
Massofisioterapista
arico naturale o
sovraccarico per la
preparazione atletica
di giovanipallavoliste?
C
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 67
Nell’articolo precedente [Strength & Con-
ditioning. Per una Scienza del movimento
dell’uomo, n.28/2019] è stato chiarito cosa
sono i DOMS. In questo, le evidenze scienti-
fiche mostreranno le lacune che ancora esi-
stono e sarà indicato cosa poter fare senza
perdere tempo, danaro ed energie in terapie
inutili.
COME POTER RIDURRE I DOMS
Uno dei modi migliori per ridurre il rischio
di DOMS è quello di progredire lentamente
nell’applicazione di ogni nuovo programma di
esercizio fisico, stabilendo per il primo perio-
do di lavoro un’intensità ridotta. Questa fase
di “preparazione” ha lo scopo di permettere
al corpo di adattarsi ad un’intensità maggio-
re che sarà proposta successivamente.
Nella pratica sportiva esistono varie strate-
gie, più o meno scientificamente validate.
La sezione successiva le approfondirà nel
dettaglio. Per comodità, esse sono state
suddivise come segue:
Strategie motorie:
1. stretching;
2. recupero attivo;
3. riscaldamento;
4. qualità del sonno.
Strategie fisiche:
1. massaggio;
2. elettroterapie;
3. ultrasuoni;
4. terapia iperbarica;
5. indumenti compressivi;
6. crioterapia;
7. immersione in acqua
fredda;
8. terapia a contrasto
d’acqua;
9. calore.
Strategie chimiche:
1. Integratori/alimenti:
a. caffeina;
b. taurina;
c. acido grasso omega 3;
d. curcumina;
e. carenza di vitamina D;
f. antiossidanti (succo di
ciliegia, ribes nero e
melograno, melone e
barbabietola);
g. glutammina ed
arginina;
h. creatina monoidrato;
i. aumento
dell’idratazione.
2.FANS
S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.67-70
MICHELE
CASTELLANO
VITATERNA
Fisioterapista
della Nazionale
Italiana di
Pesistica Olimpica
e Femminile di
Rugby.
È appassionato di
ricerca scientifica
in ambito
riabilitativo e del
miglioramento
della funzionalità
degli atleti
attraverso il
recupero e la
prevenzione dagli
infortuni.
Michele Castellano Vitaterna
DOMS. Indolenzimento muscolare
ad insorgenza ritardata.
Significato ed inquadramento.
SECONDA PARTE
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 71
5. RIMOZIONE DEGLI ARTEFATTI:
METODI COMPUTAZIONALI
La sezione precedente ha descritto il modo
di minimizzare gli artefatti da movimento
presenti nella registrazione stessa. Un se-
condo, complementare, approccio compor-
ta la separazione degli artefatti dai segnali
neurali attraverso una elaborazione dei dati
post hoc con metodi computazionali.
La scelta dell’analisi post hoc dei dati da
utilizzare dipende inizialmente dalla dimen-
sione del segnale (data anche dal numero
dei canali). Un segnale composto da molti
canali trasporta più informazioni e quindi è
statisticamente più affidabile. Tuttavia mol-
ti canali producono molti dati, quindi le tec-
niche di separazione delle sorgenti in cieco
che, per definizione, richiedono canali multipli
(come l’ICA), necessitano di protocolli mag-
giormente complessi e necessariamente, a
causa del carico computazionale richiesto,
sono eseguibili solo post hoc. Una possibi-
le soluzione è quella di avere solo uno od un
paio di elettrodi sulla regione o sulle regioni
di interesse, privilegiando le zone dello scal-
po o le frequenze che sono meno suscettibili
agli artefatti. Per esempio le regioni centrali,
sensomotorie, non sono vicine ai muscoli mi-
mici del volto e sono meno influenzate dagli
artefatti dovuti dalla chiusura delle palpebre
delle regioni frontali. Applicare un filtro digi-
tale (come un filtro FIR) può anche essere
utile per isolare particolari frequenze di inte-
resse che sono meno influenzate dagli arte-
fatti, come le frequenze tetha e alpha (6-13
Hz), in quanto meno suscettibili di disturbi a
bassa frequenza (movimenti, chiusura delle
palpebre, sudore) e ad alta frequenza (con-
trazioni muscolari e disturbi elettrici).
Basato sul testo originale: T. Thompson, T. Steffert , T. Ros , J. Leach , J. Gruzelier;
EEG applications for sport and performance; Methods. 2008 Aug;45(4):279-88.
Adattamento, aggiornamento, ampliamento e traduzione italiana a cura di Marco Ivaldi, PhD
pplicazioni
dell’elettroencefalografia
in ambito sportivo
A SECONDA PARTE
S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.71-77
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 79
S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.79-87
PREMESSE NEURORIABILITATIVE
Ciò che risulta semplice misurare e quantificare
in altre scienze (una misurazione di parametri di
laboratorio, una riduzione dell’insorgenza di una
patologia in seguito alla somministrazione di un
farmaco) può essere non semplice in riabilitazione.
Valido esempio è la misurazione del carico cor-
poreo da applicare nella fasi della deambulazione.
Storicamente e classicamente nel corso degli
anni si è proceduto con tarature del carico da ap-
plicare mediante bilance, con feedback riproduci-
bili dal paziente e dall’operatore molto soggettivi
e a rischio di errore grossolano. Con l’avvento dei
primi modelli di sistemi robotici del cammino dota-
ti di tappeto rotante si è passati alla misurazione
oggettiva grazie a sensori, accelerometri e PC.
Procedendo temporalmente, è degli anni '70 la
manifestazione d’interesse per i primi prototipi di
sistemi robotizzati per la riabilitazione del cammi-
no. Negli anni '80 in aiuto all’intervento manuale
dei fisioterapisti, fu inserito nell’esercizio riabili-
tativo l’uso del tapis roulant o piattaforme poda-
liche mobili (footplate) associato alla sospensione
con barre di appoggio o stampelle del peso cor-
poreo (BWSTT - Body Weight Supported Treadmill
Training), che allora si dimostrarono efficaci per le
patologie oggetto della nostra osservazione (Sul-
livan et al 2007, Giesser, 2007).
A partire dalla fine degli anni 90 è nata la possi-
bilità di generare movimenti protratti di tipo lo-
comotorio a mobilizzazione automatica degli arti
inferiori (sistemi robotizzati) che permettono di
effettuare il training anche in pazienti affetti da
moderata o grave compromissione motoria, limi-
tando l’intervento manuale previsto da BWSTT
(Colombo et al., 2000).
Oggi i sistemi robotizzati utilizzabili sono scelti
in due generi strutturali: sistemi esoscheletrici
e sistemi ad effettore terminale (Waldner et al.,
2009).
REVIEW DI STUDI
Dalla letteratura nazionale e internazionale emer-
ge che secondo le attuali teorie riabilitative (Carr
e Sheperd,1987) orientate ai principi dell’appren-
dimento motorio, la pratica terapeutica, per ave-
re carattere di efficienza ed efficacia, deve essere
attiva (Lotze et al., 2003; Kaelin-Lang et al.,
2005), reiterata e funzione-specifica (repetitive
task-specific training).
GENNARO GATTO
Dipartimento di
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San Carlo Potenza.
Referente per
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D’ONOFRIO
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  • 1. STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 5 S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.5-11 rappole, mazze da baseball e polpacci: considerazioni sulla partenza ungherese T S&C “Anche se oggi l’uomo è in piedi su due gambe, il suo scheletro in origine era progettato per stare su quattro arti” Rif: “Il ponte che cammina”, William K. Gregory, Natural History Vol. 39:1:33 – 48, 1937 Sportivnypress.com© ANDREW “BUD” CHARNIGA Scienziato del sollevamento pesi e allenatore. Laurea in Scienze Motorie alla Eastern Michigan University (USA) e Master in Kinesioterapia alla Università di Toledo (SPA). Fondatore, nel 1980, di Sportivny Press. Ha editato 15 libri tradotti dal russo e molte decine di articoli sull’allenamento nel sollevamento pesi, sulla biomeccanica, sul recupero, ecc. Andrew Charniga, Jr. La zona lombare è la sede più comune di do- lore e lesioni per il pesista; al secondo posto è il cingolo scapolare (A.N. Vorobeyev, 1978; 1988). “Il dolore lombare è molto spesso il risultato cumulativo di molti allenamenti. Si può dire che non ci sia atleta che non abbia sofferto di dolore lombare dopo essersi allenato per oltre 4-5 anni” (A. N. Vorobeyev, 1988). Detto questo, data la brevità degli esercizi classici, anche con i pesi massimi, la dispo- sizione dei collegamenti cinematici del cor- po nella posizione di partenza dello strappo (snatch) e dello slancio (clean and jerk) è fon- damentale. Durante tutta l’epoca sovietica, diversi manuali e numerosi articoli hanno af- frontato questo importante elemento della tecnica del sollevamento pesi. Nondimeno, la ricerca sulla disposizione ini- ziale dei collegamenti cinematici del pesista (tibia, coscia, tronco) si è focalizzata sul fat- to che il pesista debba adottare una tale po- stura per generare la forza più efficace a se- parare e accelerare il bilanciere nella tirata. Questa ricerca si è incentrata sulla disposi- zione ottimale dei piedi, delle tibie, delle co- sce, del tronco, sulla distanza tra le mani, ecc, mediante la misurazione biomeccanica di varie posture (Kanyevsky,1983). Le dimensioni del bilanciere sono fisse, ov- vero l’altezza della barra dal suolo è una co- stante; le condizioni sono le stesse per tut- ti. Di conseguenza, indipendentemente dalla lunghezza relativa del tronco, delle braccia e delle gambe dell’atleta, tanto più ampio è l’angolo del ginocchio all’inizio, tanto più vici- no alla linea orizzontale è inclinato il tronco, e viceversa: tanto più piccolo è l’angolo del ginocchio, tanto più la disposizione del tron- co si avvicinerà alla verticale. Pertanto, lo stress relativo (momento) sul- le gambe varia con il grado di piegatura del ginocchio: tanto più le articolazioni del ginoc- chio e della caviglia sono flesse, tanto più è grande il carico delle gambe; tanto più pic- colo è il momento di carico sulla schiena, e viceversa.
  • 2. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 13 S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.13-25 BACKGROUND L’esecuzione di movimenti complessi, come i gesti sportivi e gli esercizi da essi derivati, stimola meccanicamente il tessuto musco- lare a un rimodellamento anatomico totale, riscontrabile su cinque differenti scale di- mensionali: 1) molecolare, 2) subcellulare, 3) cellulare, 4) tessutale, 5) organico1 . Ogni intensa contrazione muscolare avvia, a livello molecolare (1), l’aggregazione di atomi per allungare, inspessire, irrigidire e rinforza- re i protofilamenti contrattili e connettivali più deboli presenti nei sarcomeri, le princi- pali unità funzionali delle cellule muscolari2 . La formazione di nuove molecole proteiniche porta, a livello subcellulare (2), alla rigene- razione, alla replicazione e al riposizionamen- to dei sarcomeri nel plasma miofibrillare. Lo spazio che la riorganizzazione delle unità sarcomerali necessita, a livello cellulare (3), stimola l’accrescimento del numero e del volume delle fibre muscolari. Le variazioni morfologiche e architetturali delle miofibre producono, a livello tessutale (4), un cambia- mento di forma e orientamento dei fasci mu- scolari rispetto alla giunzione tendinea alla quale sono connessi3 e, a livello organico (5), una modifica della direzione delle forze che i ventri muscolari proiettano sulle leve ossee. Ognuna di queste fasi del processo di adat- tamento anatomico è quindi fondamentale per rendere i muscoli capaci di accorciarsi con più forza (attivando più ponti molecolari nell’unità di tempo), maggiore velocità (mi- gliorando lo scorrimento dei protofilamen- ti su scala subcellulare), più resistenza alle trazioni (aumentando la densità dei compo- sti cellulari) e migliore efficienza nel produrre potenza meccanica (riducendo gli attriti pre- senti nel tessuto muscolare in contrazione) e muovere leve articolari (realizzando movi- menti con minore dispendio energetico). Le stimolazioni meccaniche, ottenute dai proto- colli di allenamento e di terapia fisica, ven- gono ripartite su tutti e cinque questi livelli, dalla scala macroscopica (sistemica) a quella microscopica (molecolare), per mezzo della matrice vivente4 . Tale fondamentale sistema DONATO FORMICOLA è docente a contratto di Teoria dell’allenamento, di metodologia dell’allenamento e di chinesiologia sportiva presso il Centro Servizi SUISM dell’Università degli Studi di Torino; è consulente scientifico dell’Evolutionfit, azienda leader in Italia di sistemi cloud per la realizzazione di programmi di allenamento. È docente di nutrizione e integrazione sportiva nella Scuola di Nutrizione e Integrazione nello Sport (SANIS); è docente federale e coordinatore della formazione presso il Comitato Regione Piemonte della Federazione Italiana Pesi (FIPE). Donato Formicola, PhD SUISM Centro Servizi, Università degli Studi di Torino rontiere delle conoscenze. Concetti di meccanobiologia applicati all’allenamento della forza F SECONDA PARTE
  • 3. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 27 S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.27-32 Nella prima parte di questo lavoro abbiamo con- siderato la teoria dei tre meccanismi che indu- cono allo sviluppo della massa muscolare. Esami- nando dettagliatamente la letteratura sembra che la tensione meccanica rivesta il ruolo prin- cipale nella stimolazione della massa muscolare, più precisamente abbiamo visto che essa rap- presenta la base per indurre gli adattamenti da noi ricercati. È emerso invece che lo stress me- tabolico non abbia molta influenza nella crescita del tessuto muscolare. Questo perché sembra che a parità di tensione meccanica, un ulteriore stress metabolico non induca a vantaggi nella stimolazione ipertrofiz- zante. Simili protocolli potrebbero comunque es- sere utilizzati per stimolare la massa muscolare con bassi carichi o per ricercare diversi adatta- menti. Infine, dalla scorsa parte e dalle evidenze disponibili fin ora sembra che il danno muscolare non abbia nessuna influenza nello stimolo della crescita della massa muscolare, non dimostran- do nessun effetto additivo nella stimolazione ipertrofizzante in protocolli che la enfatizzano. Occorre dire però che il danno muscolare po- trebbe servire per “preparare” e rinforzare il tessuto muscolare in vista dei successivi allena- menti ed adattamenti. In questa parte, indagheremo ancora più a fon- do i citati meccanismi, esaminando alcune delle variabili dell’allenamento che li caratterizzano e l’influenza degli ormoni nella crescita del tessuto muscolare. INTENSITÀ DI CARICO E VOLUME ALLENANTE Nella precedente parte avevamo parlato dell’im- portanza dell’interpretare il carico che viene di- stribuito sul muscolo. Ad esempio, potremo in- terpretare la tensione meccanica come l’entità di carico imposto al muscolo durante una ripeti- zione (intensità di carico), oppure il carico totale che grava nell’intera sessione di allenamento o nelle diverse sessioni di allenamento (volume di allenamento). Data l’importanza della tensione meccanica nell’ipertrofia, solitamente carichi medio-elevati (>70%1RM) vengono consigliati per massimiz- zare gli adattamenti. Queste raccomandazioni sono basate sulla credenza che carichi medio-e- levati siano necessari per reclutare le fibre ad alta soglia, prima ritenute le principali respon- sabili nel massimizzare gli adattamenti musco- lari in ipertrofia [1]. Difatti, solitamente carichi inferiori (<50%1RM) danno in media segnali Carlo Menghini, Luca Riva, Mauro Rocca CARLO MENGHINI Laurea Magistrale in Scienza, tecnica e didattica dello sport, Università degli studi di Milano. Personal trainer e Strength & Conditioning Coach. LUCA RIVA Laurea magistrale in Scienza, tecnica e didattica dello sport, Università degli studi di Milano. Personal trainer e Strength & Conditioning Coach. MAURO ROCCA Laurea magistrale in Scienza, tecnica e didattica dello sport, Università degli studi di Milano. Personal trainer e Strength & Conditioning Coach. meccanismi cheregolano l’ipertrofia muscolare I La presentazione della prima parte dell’articolo si concludeva con un augurio al lettore affinché la lettura fosse foriera di “buone” riflessioni. Immagino che i lettori le abbiano fatte, intendo delle sagaci riflessioni: quel lavoro le ispirava e, in fondo, le richiedeva. Adesso, una seconda parte vede la luce, ed ancora mi accingo a presentarla agli interessati lettori. Ecco, posso dire la stessa cosa, ancora più convinto: buone riflessioni, credo che il lavoro lo meriti. Giudichino e riflettano sui contenuti coloro – sono pochi, sono molti? – che si interessano di e si appassionano ad un evento così cruciale e così denso di significato come la contrazione delle cellule muscolari, peculiare ed anzi unica attività che compete alle speciali strutture che rendono la compagine muscolare tale. Giampietro Alberti SECONDA PARTE
  • 4. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 33 S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.33-51 INTRODUZIONE Lo sviluppo del � V̇O2 max nel bambino è in- fluenzato dall’ereditarietà, dallo sviluppo biologico, dall’allenamento e dall’ambien- te. È sempre più accettato che il miglio- ramento della potenza aerobica neces- sita di contrazioni muscolari ripetute e relativamente intense al fine di indurre delle modificazioni funzionali durature. Durante la crescita, il miglioramento del V̇O2 max per l’allenamento sistematico del sistema aerobico è incontestabile, tuttavia alcuni studi suggeriscono che questa allenabilità sarà meno evidente nel bambino pre-pubere rispetto all’adul- to. Tra gli argomenti presentati a favore di questa tesi citiamo: 1. Programmi di allenamento meno in- tensi nel bambino. 2. Valori di V̇O2 max specifico (ml.Kg-1. min-1 ) spesso già elevati nel bambino pre-pubere. 3. L’evoluzione di alcuni ormoni biologici (testosterone, Gh, IGF-I) che diven- tano funzionali durante la pubertà. La pubertà sembra essere dunque un periodo critico per il miglioramento della performance aerobica, senza che il V̇O2 max aumenti obbligatoriamente. Inoltre, sembra che - rispetto all’adulto - il giovane organismo si decondiziona in modo meno marcato in seguito ad inat- tività fisica (riposo forzato a letto, disal- lenamento). Vincenzo Manzi VINCENZO MANZI Laurea in I.S.E.F. Diploma di perfezionamento in “Biomeccanica dell’educazione fisica e sportiva” presso lo I.U.S.M di Roma. Laurea in STAPS (Scienze e tecniche delle attività fisiche e sportive) presso l’Università della Bourgogne, Dijon. Master di II livello in “Metodologia dell’allenamento” presso l’Università di Roma Tor Vergata Laurea specialistica in “Scienze e Tecnica dello Sport”, l’Università di Roma Tor Vergata, Dottorato di ricerca in “Scienze dello Sport” Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Diploma di “Preparatore Atletico” professionista, Federazione Italiana Giuoco Calcio Diploma di “Preparatore Fisico” professionista Federazione Italiana Tennis Diploma di “Preparatore fisico” professionista, Federazione Italiana Pallacanestro Diploma di “Preparatore fisico” Federazione Italiana Volley (FIPAV), È stato preparatore atletico della Fiorentina, Sampdoria e Torino calcio Docente a contratto presso Università di Roma Tor Vergata, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Corso di Laurea in Scienze Motorie. li studi cruciali sulla resistenza in età infantile nei maschi e nelle femmine realizzati negli ultimi decenni del XX secolo G
  • 5. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 53 S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.53-57 Generalità Il movimento è un valore assai grande per l’uomo e per la donna. Indispensabile e da ricercare nella vita. Chi potrebbe disco- noscerlo? Nessuno. Allora, perché è così grandemente disattesa la sua pratica? Perché, nonostante i proclami, 1 di ogni 4 individui non è fisicamente attivo? Il 25% cioè delle persone del mondo: sareb- be come dire che per centinaia e centina- ia di milioni di persone - si supererebbe il miliardo di individui – la pratica del movi- mento è indifferente, non è prevista, non è possibile, non è desiderata, è addirittu- ra impedita. Forse più per le femmine che per i maschi. In realtà, il problema offre un quadro di drammaticità davvero rilevante, se si considera che una insufficiente attività fisica costituisce uno dei principali fattori di rischio di morte in tutto il mondo ed un importante e cruciale fattore di rischio per malattie non trasmissibili (NCD), come il cancro ed il diabete e tutte le ma- lattie cardiovascolari. Mentre è indubbio che un adeguato livello di attività fisica abbia effetti benefici davvero significativi per la salute in generale e per il contri- buto assai rilevante nella prevenzione di malattie non trasmissibili. Che dire, d’altra parte, dell’attività fisica delle fasce giovanili di età, per esempio quella degli adolescenti? I dati che l’OMS riferisce parlano di più dell’80% della po- polazione di adolescenti del mondo che non è sufficientemente attiva dal punto di vista fisico: i giovani e le giovani non fanno abbastanza movimento. Per cui, è quasi matematico che non ne faranno da a donna e l’uomo e l’attività fisica auspicata per loro: alcune riflessioni di carattere generale, in un contesto mondiale dalle grandi differenze L REDAZIONALE
  • 6. S&C 58 STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.58-60 Esser abili significa saper fare effi- cacemente qualcosa: sapere cosa, come, quando fare, sapere perchè fare (abilità cognitiva), nonché sapere di saper fare (autoefficacia). Ogni disciplina sportiva richiede delle specifiche capacità e la preparazione atletica consiste nell'allenare quelle capacità. L'abilitazione motoria è l'al- lenamento funzionale al recupero e/o miglioramento di abilità correlate al movimento quotidiano, artistico, pro- fessionale o sportivo. Chi pratica a vario livello uno sport o un'arte corpo- rale vuole mantenere o migliorare la propria performance. Più l'allenamento è specifico al compito che si vuole svi- luppare, in base all'analisi della strut- tura biodinamica della competizione (o esibizione), migliori saranno i risultati. Se si vuole impostare un programma di allenamento occorre analizzare l'e- vento per individuare le abilità che otti- mizzano la performance. Per effettua- re quest'analisi in maniera accurata occorre avere idee chiare e concetti ordinati, occorre essere consapevoli di quali siano le variabili in gioco. La logica fuzzy, definita dal suo idea- tore Zadeh un ”calcolare con le paro- le”, può farci capire in maniera intuiti- va come queste competenze derivino dalle abilità bio-motorie fondamentali (motor perfomance abilities). IL TRIANGOLO DELLE ABILITÀ Strength, Speed, Endurance (abilità organiche), Flexibility (abilità struttu- rale) e Coordination (abilità di elabora- zione delle informazioni) sono definite da Bompa fondamentali, perchè sono abilità necessarie a praticare con suc- cesso quasi tutti gli sport. E tutta- via raramente intervengono nella loro forma pura. La prestazione dipende soprattutto dalle abilità biomotorie derivate dalla combinazione di quelle cinque fondamentali. La forza che rispetta i parametri strutturali e temporali di una parti- colare attività atletica - la specific strength - può essere vista, secondo Dick, come una via di mezzo tra la for- za massimale, la potenza, la resisten- za muscolare e la competenza funzio- FABIO TUMAZZO Laureato in Informatica. Allenatore di Pesistica (FIPE), Istruttore di Functional Training e di Bodyweight (FIF), Maestro Formatore di Combat Athletics (FIGMMA), Preparatore Atletico di Sport da Combattimento (UIPASC). Ex atleta agonista ora Insegnante Tecnico di diverse discipline marziali. Fabio Tumazzo l triangolo delle abilità e logica fuzzy I FOTOBYANDREALEHOTSKA
  • 7. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 61 S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.61-65 PREFAZIONE L’obiettivo di questo studio pilota è quel- lo di fornire un contributo concreto e un aiuto agli allenatori delle squadre di gio- vani pallavoliste nel programmare cicli di allenamento finalizzati all’aumento della forza specifica per il gioco in questione. Spesso i tecnici sono incerti nel dover scegliere tra usare esercizi a carico na- turale o con sovraccarico per il miglio- ramento della performance. Spesso si ritrovano a dover scegliere gli esercizi a carico naturale per facilità di gestione e insegnamento, per una obiettiva difficoltà nel reperire attrezzature, per le difficol- tà stesse del far apprendere esercizi più complessi, per le difficoltà di scelta di tipi di esercizi e anche per difficoltà nel saper gestire il sovraccarico da usare, specie se tale gestione si accompagna anche al timore di infortuni. Certamente, lavorare con giovani atleti comporta sempre più concentrazione e professionalità da parte del tecnico e maggior dispendio econo- mico da parte delle società. Comunque, tutte le figure che collaborano nel setto- re giovanile dovrebbero avere come scopo finale, oltre che la conquista della vittoria, la tutela della salute dell’atleta. INTRODUZIONE Il gioco della pallavolo è considerato uno sport che necessita di abilità motorie aperte (open skills), dove l’ambiente è mu- tevole, complesso e imprevedibile e quin- di la componente tecnico-tattica ricopre una rilevanza significativa. Sin dall’età adolescenziale, che rappre- senta il periodo di avvio all’agonismo, gli allenamenti vengono strutturati ponen- do in primo piano l’apprendimento sia dei gesti tecnici propriamente detti, sia dei vari schemi di gioco. Il percorso di cre- scita tecnico-tattica del giocatore mira ad inquadrare l’atleta nei differenti ruo- li, in funzione delle proprie caratteristi- che atletiche evidenziandone le capacità coordinative (un po’ meno le cosiddette Andrea Mancinelli ANDREA MANCINELLI Delegato Regionale Marche FIPE Tecnico 3^ livello FIPE Specialista ktb Specialista di alta qualifica olimpica Tecnico IV livello Europeo NSCA - CPT Massofisioterapista arico naturale o sovraccarico per la preparazione atletica di giovanipallavoliste? C
  • 8. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 67 Nell’articolo precedente [Strength & Con- ditioning. Per una Scienza del movimento dell’uomo, n.28/2019] è stato chiarito cosa sono i DOMS. In questo, le evidenze scienti- fiche mostreranno le lacune che ancora esi- stono e sarà indicato cosa poter fare senza perdere tempo, danaro ed energie in terapie inutili. COME POTER RIDURRE I DOMS Uno dei modi migliori per ridurre il rischio di DOMS è quello di progredire lentamente nell’applicazione di ogni nuovo programma di esercizio fisico, stabilendo per il primo perio- do di lavoro un’intensità ridotta. Questa fase di “preparazione” ha lo scopo di permettere al corpo di adattarsi ad un’intensità maggio- re che sarà proposta successivamente. Nella pratica sportiva esistono varie strate- gie, più o meno scientificamente validate. La sezione successiva le approfondirà nel dettaglio. Per comodità, esse sono state suddivise come segue: Strategie motorie: 1. stretching; 2. recupero attivo; 3. riscaldamento; 4. qualità del sonno. Strategie fisiche: 1. massaggio; 2. elettroterapie; 3. ultrasuoni; 4. terapia iperbarica; 5. indumenti compressivi; 6. crioterapia; 7. immersione in acqua fredda; 8. terapia a contrasto d’acqua; 9. calore. Strategie chimiche: 1. Integratori/alimenti: a. caffeina; b. taurina; c. acido grasso omega 3; d. curcumina; e. carenza di vitamina D; f. antiossidanti (succo di ciliegia, ribes nero e melograno, melone e barbabietola); g. glutammina ed arginina; h. creatina monoidrato; i. aumento dell’idratazione. 2.FANS S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.67-70 MICHELE CASTELLANO VITATERNA Fisioterapista della Nazionale Italiana di Pesistica Olimpica e Femminile di Rugby. È appassionato di ricerca scientifica in ambito riabilitativo e del miglioramento della funzionalità degli atleti attraverso il recupero e la prevenzione dagli infortuni. Michele Castellano Vitaterna DOMS. Indolenzimento muscolare ad insorgenza ritardata. Significato ed inquadramento. SECONDA PARTE
  • 9. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 71 5. RIMOZIONE DEGLI ARTEFATTI: METODI COMPUTAZIONALI La sezione precedente ha descritto il modo di minimizzare gli artefatti da movimento presenti nella registrazione stessa. Un se- condo, complementare, approccio compor- ta la separazione degli artefatti dai segnali neurali attraverso una elaborazione dei dati post hoc con metodi computazionali. La scelta dell’analisi post hoc dei dati da utilizzare dipende inizialmente dalla dimen- sione del segnale (data anche dal numero dei canali). Un segnale composto da molti canali trasporta più informazioni e quindi è statisticamente più affidabile. Tuttavia mol- ti canali producono molti dati, quindi le tec- niche di separazione delle sorgenti in cieco che, per definizione, richiedono canali multipli (come l’ICA), necessitano di protocolli mag- giormente complessi e necessariamente, a causa del carico computazionale richiesto, sono eseguibili solo post hoc. Una possibi- le soluzione è quella di avere solo uno od un paio di elettrodi sulla regione o sulle regioni di interesse, privilegiando le zone dello scal- po o le frequenze che sono meno suscettibili agli artefatti. Per esempio le regioni centrali, sensomotorie, non sono vicine ai muscoli mi- mici del volto e sono meno influenzate dagli artefatti dovuti dalla chiusura delle palpebre delle regioni frontali. Applicare un filtro digi- tale (come un filtro FIR) può anche essere utile per isolare particolari frequenze di inte- resse che sono meno influenzate dagli arte- fatti, come le frequenze tetha e alpha (6-13 Hz), in quanto meno suscettibili di disturbi a bassa frequenza (movimenti, chiusura delle palpebre, sudore) e ad alta frequenza (con- trazioni muscolari e disturbi elettrici). Basato sul testo originale: T. Thompson, T. Steffert , T. Ros , J. Leach , J. Gruzelier; EEG applications for sport and performance; Methods. 2008 Aug;45(4):279-88. Adattamento, aggiornamento, ampliamento e traduzione italiana a cura di Marco Ivaldi, PhD pplicazioni dell’elettroencefalografia in ambito sportivo A SECONDA PARTE S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.71-77
  • 10. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 79 S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.79-87 PREMESSE NEURORIABILITATIVE Ciò che risulta semplice misurare e quantificare in altre scienze (una misurazione di parametri di laboratorio, una riduzione dell’insorgenza di una patologia in seguito alla somministrazione di un farmaco) può essere non semplice in riabilitazione. Valido esempio è la misurazione del carico cor- poreo da applicare nella fasi della deambulazione. Storicamente e classicamente nel corso degli anni si è proceduto con tarature del carico da ap- plicare mediante bilance, con feedback riproduci- bili dal paziente e dall’operatore molto soggettivi e a rischio di errore grossolano. Con l’avvento dei primi modelli di sistemi robotici del cammino dota- ti di tappeto rotante si è passati alla misurazione oggettiva grazie a sensori, accelerometri e PC. Procedendo temporalmente, è degli anni '70 la manifestazione d’interesse per i primi prototipi di sistemi robotizzati per la riabilitazione del cammi- no. Negli anni '80 in aiuto all’intervento manuale dei fisioterapisti, fu inserito nell’esercizio riabili- tativo l’uso del tapis roulant o piattaforme poda- liche mobili (footplate) associato alla sospensione con barre di appoggio o stampelle del peso cor- poreo (BWSTT - Body Weight Supported Treadmill Training), che allora si dimostrarono efficaci per le patologie oggetto della nostra osservazione (Sul- livan et al 2007, Giesser, 2007). A partire dalla fine degli anni 90 è nata la possi- bilità di generare movimenti protratti di tipo lo- comotorio a mobilizzazione automatica degli arti inferiori (sistemi robotizzati) che permettono di effettuare il training anche in pazienti affetti da moderata o grave compromissione motoria, limi- tando l’intervento manuale previsto da BWSTT (Colombo et al., 2000). Oggi i sistemi robotizzati utilizzabili sono scelti in due generi strutturali: sistemi esoscheletrici e sistemi ad effettore terminale (Waldner et al., 2009). REVIEW DI STUDI Dalla letteratura nazionale e internazionale emer- ge che secondo le attuali teorie riabilitative (Carr e Sheperd,1987) orientate ai principi dell’appren- dimento motorio, la pratica terapeutica, per ave- re carattere di efficienza ed efficacia, deve essere attiva (Lotze et al., 2003; Kaelin-Lang et al., 2005), reiterata e funzione-specifica (repetitive task-specific training). GENNARO GATTO Dipartimento di medicina Fisica e riabilitativa, AOR San Carlo Potenza. Referente per la riabilitazione sportiva e per l’avvio allo sport delle persone disabili. VINCENZO D’ONOFRIO Direttore Scientifico Scuola Regionale dello Sport Coni di Basilicata. Collabora in Didattica seminariale al Corso di laurea in Scienze motorie dell’Università di Foggia e in attività di ricerca con il Dipartimento di medicina clinica e sperimentale dell’Università degli Studi di Napoli. ANTONELLA SPANI Docente di specializzazione per il sostegno e per il diritto allo sport. Gennaro Gatto, Vincenzo D’Onofrio, Antonella Spani a misurazione in ambito riabilitativo L
  • 11. www.calzetti-mariucci.it Visita il nostro sito Collegandoti al sito puoi visionare nel dettaglio e acquista- re gli articoli (libri, video, dvd, riviste), grazie ad un sistema di ricerca semplice ed intuitivo. CATALOGO ON LINE Inoltre il sito è sempre aggiornato con sezioni specifiche di approfon- dimento su tutti gli argomenti più interes- santi legati allo sport, come eventi, convegni e corsi di aggiornamento. APPROFONDIMENTI Iscrivendoti e dando la preferen- za alla disciplina sportiva che più ti interessa potrai ricevere tutte le news al tuo indiriz- zo e-mail. NEWSLETTER libri,videoerivisteperlosportlibri,videoerivisteperlosport