Strength & Conditioning, n°29
ANNO EDIZIONE: 2019
GENERE: Rivista
CATEGORIE: Rivista Strength & Conditioning
PAGINE: 96
-
Editoriale
Antonio Urso
Trappole, mazze da baseball e polpacci: considerazioni sulla partenza ungherese
Andrew Charniga, Jr.
Frontiere delle conoscenze.Concetti di meccanobiologia applicati all’allenamento della forza (seconda parte)
Donato Formicola
I meccanismi che regolano l’ipertrofia muscolare (seconda parte)
Carlo Menghini, Luca Riva, Mauro Rocca
Gli studi cruciali sulla resistenza in età infantile nei maschi e nelle femmine realizzati negli ultimi decenni del XX secolo
Vincenzo Manzi
La donna e l’uomo e l’attività fisica auspicata per loro: alcune riflessioni di carattere generale, in un contesto mondiale dalle grandi differenze
a cura della Redazione
Il triangolo delle abilità e logica fuzzy
Fabio Tumazzo
Carico naturale o sovraccarico per la preparazione atletica di giovani pallavoliste?
Andrea Mancinelli
DOMS. Indolenzimento muscolare ad insorgenza ritardata. Significato ed inquadramento (seconda parte)
Michele Castellano Vitaterna
Applicazioni dell’elettroencefalografia in ambito sportivo (seconda parte)
T. Thompson, T. Steffert , T. Ros , J. Leach , J. Gruzelier (a cura di Marco Ivaldi)
La misurazione in ambito riabilitativo
Gennaro Gatto, Vincenzo D’Onofrio, Antonella Spani
Riflessioni
Pasquale Bellotti
Grosse novità ci attendono
Guido Martinelli
-
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2. S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 13
S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.13-25
BACKGROUND
L’esecuzione di movimenti complessi, come i
gesti sportivi e gli esercizi da essi derivati,
stimola meccanicamente il tessuto musco-
lare a un rimodellamento anatomico totale,
riscontrabile su cinque differenti scale di-
mensionali: 1) molecolare, 2) subcellulare,
3) cellulare, 4) tessutale, 5) organico1
. Ogni
intensa contrazione muscolare avvia, a livello
molecolare (1), l’aggregazione di atomi per
allungare, inspessire, irrigidire e rinforza-
re i protofilamenti contrattili e connettivali
più deboli presenti nei sarcomeri, le princi-
pali unità funzionali delle cellule muscolari2
.
La formazione di nuove molecole proteiniche
porta, a livello subcellulare (2), alla rigene-
razione, alla replicazione e al riposizionamen-
to dei sarcomeri nel plasma miofibrillare.
Lo spazio che la riorganizzazione delle unità
sarcomerali necessita, a livello cellulare (3),
stimola l’accrescimento del numero e del
volume delle fibre muscolari. Le variazioni
morfologiche e architetturali delle miofibre
producono, a livello tessutale (4), un cambia-
mento di forma e orientamento dei fasci mu-
scolari rispetto alla giunzione tendinea alla
quale sono connessi3
e, a livello organico (5),
una modifica della direzione delle forze che i
ventri muscolari proiettano sulle leve ossee.
Ognuna di queste fasi del processo di adat-
tamento anatomico è quindi fondamentale
per rendere i muscoli capaci di accorciarsi
con più forza (attivando più ponti molecolari
nell’unità di tempo), maggiore velocità (mi-
gliorando lo scorrimento dei protofilamen-
ti su scala subcellulare), più resistenza alle
trazioni (aumentando la densità dei compo-
sti cellulari) e migliore efficienza nel produrre
potenza meccanica (riducendo gli attriti pre-
senti nel tessuto muscolare in contrazione)
e muovere leve articolari (realizzando movi-
menti con minore dispendio energetico). Le
stimolazioni meccaniche, ottenute dai proto-
colli di allenamento e di terapia fisica, ven-
gono ripartite su tutti e cinque questi livelli,
dalla scala macroscopica (sistemica) a quella
microscopica (molecolare), per mezzo della
matrice vivente4
. Tale fondamentale sistema
DONATO
FORMICOLA
è docente a
contratto di Teoria
dell’allenamento,
di metodologia
dell’allenamento
e di chinesiologia
sportiva presso
il Centro
Servizi SUISM
dell’Università degli
Studi di Torino;
è consulente
scientifico
dell’Evolutionfit,
azienda leader
in Italia di sistemi
cloud per la
realizzazione di
programmi di
allenamento.
È docente di
nutrizione e
integrazione
sportiva nella
Scuola di
Nutrizione e
Integrazione nello
Sport (SANIS);
è docente
federale e
coordinatore
della formazione
presso il Comitato
Regione Piemonte
della Federazione
Italiana Pesi (FIPE).
Donato Formicola, PhD
SUISM Centro Servizi, Università degli Studi di Torino
rontiere delle conoscenze.
Concetti di meccanobiologia
applicati all’allenamento
della forza
F SECONDA PARTE
3. S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 27
S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.27-32
Nella prima parte di questo lavoro abbiamo con-
siderato la teoria dei tre meccanismi che indu-
cono allo sviluppo della massa muscolare. Esami-
nando dettagliatamente la letteratura sembra
che la tensione meccanica rivesta il ruolo prin-
cipale nella stimolazione della massa muscolare,
più precisamente abbiamo visto che essa rap-
presenta la base per indurre gli adattamenti da
noi ricercati. È emerso invece che lo stress me-
tabolico non abbia molta influenza nella crescita
del tessuto muscolare.
Questo perché sembra che a parità di tensione
meccanica, un ulteriore stress metabolico non
induca a vantaggi nella stimolazione ipertrofiz-
zante. Simili protocolli potrebbero comunque es-
sere utilizzati per stimolare la massa muscolare
con bassi carichi o per ricercare diversi adatta-
menti. Infine, dalla scorsa parte e dalle evidenze
disponibili fin ora sembra che il danno muscolare
non abbia nessuna influenza nello stimolo della
crescita della massa muscolare, non dimostran-
do nessun effetto additivo nella stimolazione
ipertrofizzante in protocolli che la enfatizzano.
Occorre dire però che il danno muscolare po-
trebbe servire per “preparare” e rinforzare il
tessuto muscolare in vista dei successivi allena-
menti ed adattamenti.
In questa parte, indagheremo ancora più a fon-
do i citati meccanismi, esaminando alcune delle
variabili dell’allenamento che li caratterizzano e
l’influenza degli ormoni nella crescita del tessuto
muscolare.
INTENSITÀ DI CARICO
E VOLUME ALLENANTE
Nella precedente parte avevamo parlato dell’im-
portanza dell’interpretare il carico che viene di-
stribuito sul muscolo. Ad esempio, potremo in-
terpretare la tensione meccanica come l’entità
di carico imposto al muscolo durante una ripeti-
zione (intensità di carico), oppure il carico totale
che grava nell’intera sessione di allenamento o
nelle diverse sessioni di allenamento (volume di
allenamento).
Data l’importanza della tensione meccanica
nell’ipertrofia, solitamente carichi medio-elevati
(>70%1RM) vengono consigliati per massimiz-
zare gli adattamenti. Queste raccomandazioni
sono basate sulla credenza che carichi medio-e-
levati siano necessari per reclutare le fibre ad
alta soglia, prima ritenute le principali respon-
sabili nel massimizzare gli adattamenti musco-
lari in ipertrofia [1]. Difatti, solitamente carichi
inferiori (<50%1RM) danno in media segnali
Carlo Menghini, Luca Riva, Mauro Rocca
CARLO MENGHINI
Laurea Magistrale
in Scienza, tecnica
e didattica dello
sport, Università
degli studi di
Milano.
Personal trainer
e Strength &
Conditioning
Coach.
LUCA RIVA
Laurea magistrale
in Scienza, tecnica
e didattica dello
sport, Università
degli studi di
Milano.
Personal trainer
e Strength &
Conditioning
Coach.
MAURO ROCCA
Laurea magistrale
in Scienza, tecnica
e didattica dello
sport, Università
degli studi di
Milano.
Personal trainer
e Strength &
Conditioning
Coach.
meccanismi
cheregolano
l’ipertrofia
muscolare
I
La presentazione della prima parte
dell’articolo si concludeva con un augurio
al lettore affinché la lettura fosse foriera
di “buone” riflessioni. Immagino che i
lettori le abbiano fatte, intendo delle sagaci
riflessioni: quel lavoro le ispirava e, in fondo,
le richiedeva. Adesso, una seconda parte vede
la luce, ed ancora mi accingo a presentarla agli
interessati lettori. Ecco, posso dire la stessa
cosa, ancora più convinto: buone riflessioni,
credo che il lavoro lo meriti. Giudichino
e riflettano sui contenuti coloro – sono
pochi, sono molti? – che si interessano di e
si appassionano ad un evento così cruciale e
così denso di significato come la contrazione
delle cellule muscolari, peculiare ed anzi unica
attività che compete alle speciali strutture che
rendono la compagine muscolare tale.
Giampietro Alberti
SECONDA PARTE
4. S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 33
S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.33-51
INTRODUZIONE
Lo sviluppo del � V̇O2
max nel bambino è in-
fluenzato dall’ereditarietà, dallo sviluppo
biologico, dall’allenamento e dall’ambien-
te. È sempre più accettato che il miglio-
ramento della potenza aerobica neces-
sita di contrazioni muscolari ripetute e
relativamente intense al fine di indurre
delle modificazioni funzionali durature.
Durante la crescita, il miglioramento del
V̇O2
max per l’allenamento sistematico
del sistema aerobico è incontestabile,
tuttavia alcuni studi suggeriscono che
questa allenabilità sarà meno evidente
nel bambino pre-pubere rispetto all’adul-
to. Tra gli argomenti presentati a favore
di questa tesi citiamo:
1. Programmi di allenamento meno in-
tensi nel bambino.
2. Valori di V̇O2
max specifico (ml.Kg-1.
min-1
) spesso già elevati nel bambino
pre-pubere.
3. L’evoluzione di alcuni ormoni biologici
(testosterone, Gh, IGF-I) che diven-
tano funzionali durante la pubertà.
La pubertà sembra essere dunque un
periodo critico per il miglioramento della
performance aerobica, senza che il V̇O2
max aumenti obbligatoriamente.
Inoltre, sembra che - rispetto all’adulto
- il giovane organismo si decondiziona in
modo meno marcato in seguito ad inat-
tività fisica (riposo forzato a letto, disal-
lenamento).
Vincenzo Manzi
VINCENZO
MANZI
Laurea in I.S.E.F.
Diploma di
perfezionamento
in “Biomeccanica
dell’educazione fisica
e sportiva” presso lo
I.U.S.M di Roma.
Laurea in STAPS
(Scienze e tecniche
delle attività fisiche
e sportive) presso
l’Università della
Bourgogne, Dijon.
Master di II livello
in “Metodologia
dell’allenamento”
presso l’Università di
Roma Tor Vergata
Laurea specialistica
in “Scienze e
Tecnica dello Sport”,
l’Università di Roma
Tor Vergata,
Dottorato di ricerca in
“Scienze dello Sport”
Università degli
Studi di Roma “Tor
Vergata”,
Diploma di
“Preparatore Atletico”
professionista,
Federazione Italiana
Giuoco Calcio
Diploma di
“Preparatore Fisico”
professionista
Federazione Italiana
Tennis
Diploma di
“Preparatore fisico”
professionista,
Federazione Italiana
Pallacanestro
Diploma di
“Preparatore fisico”
Federazione Italiana
Volley (FIPAV),
È stato preparatore
atletico della
Fiorentina,
Sampdoria e Torino
calcio
Docente a contratto
presso Università di
Roma Tor Vergata,
Facoltà di Medicina
e Chirurgia, Corso
di Laurea in Scienze
Motorie.
li studi cruciali sulla
resistenza in età infantile
nei maschi e nelle femmine
realizzati negli ultimi
decenni del XX secolo
G
5. S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 53
S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.53-57
Generalità
Il movimento è un valore assai grande per
l’uomo e per la donna. Indispensabile e da
ricercare nella vita. Chi potrebbe disco-
noscerlo? Nessuno. Allora, perché è così
grandemente disattesa la sua pratica?
Perché, nonostante i proclami, 1 di ogni
4 individui non è fisicamente attivo? Il
25% cioè delle persone del mondo: sareb-
be come dire che per centinaia e centina-
ia di milioni di persone - si supererebbe il
miliardo di individui – la pratica del movi-
mento è indifferente, non è prevista, non
è possibile, non è desiderata, è addirittu-
ra impedita. Forse più per le femmine che
per i maschi.
In realtà, il problema offre un quadro di
drammaticità davvero rilevante, se si
considera che una insufficiente attività
fisica costituisce uno dei principali fattori
di rischio di morte in tutto il mondo ed un
importante e cruciale fattore di rischio
per malattie non trasmissibili (NCD),
come il cancro ed il diabete e tutte le ma-
lattie cardiovascolari. Mentre è indubbio
che un adeguato livello di attività fisica
abbia effetti benefici davvero significativi
per la salute in generale e per il contri-
buto assai rilevante nella prevenzione di
malattie non trasmissibili.
Che dire, d’altra parte, dell’attività fisica
delle fasce giovanili di età, per esempio
quella degli adolescenti? I dati che l’OMS
riferisce parlano di più dell’80% della po-
polazione di adolescenti del mondo che
non è sufficientemente attiva dal punto
di vista fisico: i giovani e le giovani non
fanno abbastanza movimento. Per cui, è
quasi matematico che non ne faranno da
a donna e l’uomo e
l’attività fisica auspicata
per loro: alcune riflessioni
di carattere generale,
in un contesto mondiale
dalle grandi differenze
L
REDAZIONALE
6. S&C
58 STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019
S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.58-60
Esser abili significa saper fare effi-
cacemente qualcosa: sapere cosa,
come, quando fare, sapere perchè
fare (abilità cognitiva), nonché sapere
di saper fare (autoefficacia).
Ogni disciplina sportiva richiede delle
specifiche capacità e la preparazione
atletica consiste nell'allenare quelle
capacità. L'abilitazione motoria è l'al-
lenamento funzionale al recupero e/o
miglioramento di abilità correlate al
movimento quotidiano, artistico, pro-
fessionale o sportivo. Chi pratica a
vario livello uno sport o un'arte corpo-
rale vuole mantenere o migliorare la
propria performance. Più l'allenamento
è specifico al compito che si vuole svi-
luppare, in base all'analisi della strut-
tura biodinamica della competizione (o
esibizione), migliori saranno i risultati.
Se si vuole impostare un programma
di allenamento occorre analizzare l'e-
vento per individuare le abilità che otti-
mizzano la performance. Per effettua-
re quest'analisi in maniera accurata
occorre avere idee chiare e concetti
ordinati, occorre essere consapevoli di
quali siano le variabili in gioco.
La logica fuzzy, definita dal suo idea-
tore Zadeh un ”calcolare con le paro-
le”, può farci capire in maniera intuiti-
va come queste competenze derivino
dalle abilità bio-motorie fondamentali
(motor perfomance abilities).
IL TRIANGOLO DELLE ABILITÀ
Strength, Speed, Endurance (abilità
organiche), Flexibility (abilità struttu-
rale) e Coordination (abilità di elabora-
zione delle informazioni) sono definite
da Bompa fondamentali, perchè sono
abilità necessarie a praticare con suc-
cesso quasi tutti gli sport. E tutta-
via raramente intervengono nella loro
forma pura. La prestazione dipende
soprattutto dalle abilità biomotorie
derivate dalla combinazione di quelle
cinque fondamentali.
La forza che rispetta i parametri
strutturali e temporali di una parti-
colare attività atletica - la specific
strength - può essere vista, secondo
Dick, come una via di mezzo tra la for-
za massimale, la potenza, la resisten-
za muscolare e la competenza funzio-
FABIO TUMAZZO
Laureato in
Informatica.
Allenatore di
Pesistica (FIPE),
Istruttore di
Functional Training
e di Bodyweight
(FIF), Maestro
Formatore di
Combat Athletics
(FIGMMA),
Preparatore
Atletico di
Sport da
Combattimento
(UIPASC).
Ex atleta agonista
ora Insegnante
Tecnico di diverse
discipline marziali.
Fabio Tumazzo
l triangolo delle abilità
e logica fuzzy
I
FOTOBYANDREALEHOTSKA
7. S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 61
S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.61-65
PREFAZIONE
L’obiettivo di questo studio pilota è quel-
lo di fornire un contributo concreto e un
aiuto agli allenatori delle squadre di gio-
vani pallavoliste nel programmare cicli di
allenamento finalizzati all’aumento della
forza specifica per il gioco in questione.
Spesso i tecnici sono incerti nel dover
scegliere tra usare esercizi a carico na-
turale o con sovraccarico per il miglio-
ramento della performance. Spesso si
ritrovano a dover scegliere gli esercizi a
carico naturale per facilità di gestione e
insegnamento, per una obiettiva difficoltà
nel reperire attrezzature, per le difficol-
tà stesse del far apprendere esercizi più
complessi, per le difficoltà di scelta di tipi
di esercizi e anche per difficoltà nel saper
gestire il sovraccarico da usare, specie
se tale gestione si accompagna anche al
timore di infortuni. Certamente, lavorare
con giovani atleti comporta sempre più
concentrazione e professionalità da parte
del tecnico e maggior dispendio econo-
mico da parte delle società. Comunque,
tutte le figure che collaborano nel setto-
re giovanile dovrebbero avere come scopo
finale, oltre che la conquista della vittoria,
la tutela della salute dell’atleta.
INTRODUZIONE
Il gioco della pallavolo è considerato uno
sport che necessita di abilità motorie
aperte (open skills), dove l’ambiente è mu-
tevole, complesso e imprevedibile e quin-
di la componente tecnico-tattica ricopre
una rilevanza significativa.
Sin dall’età adolescenziale, che rappre-
senta il periodo di avvio all’agonismo, gli
allenamenti vengono strutturati ponen-
do in primo piano l’apprendimento sia dei
gesti tecnici propriamente detti, sia dei
vari schemi di gioco. Il percorso di cre-
scita tecnico-tattica del giocatore mira
ad inquadrare l’atleta nei differenti ruo-
li, in funzione delle proprie caratteristi-
che atletiche evidenziandone le capacità
coordinative (un po’ meno le cosiddette
Andrea Mancinelli
ANDREA
MANCINELLI
Delegato
Regionale
Marche FIPE
Tecnico 3^ livello
FIPE
Specialista ktb
Specialista di alta
qualifica olimpica
Tecnico IV livello
Europeo
NSCA - CPT
Massofisioterapista
arico naturale o
sovraccarico per la
preparazione atletica
di giovanipallavoliste?
C
8. S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 67
Nell’articolo precedente [Strength & Con-
ditioning. Per una Scienza del movimento
dell’uomo, n.28/2019] è stato chiarito cosa
sono i DOMS. In questo, le evidenze scienti-
fiche mostreranno le lacune che ancora esi-
stono e sarà indicato cosa poter fare senza
perdere tempo, danaro ed energie in terapie
inutili.
COME POTER RIDURRE I DOMS
Uno dei modi migliori per ridurre il rischio
di DOMS è quello di progredire lentamente
nell’applicazione di ogni nuovo programma di
esercizio fisico, stabilendo per il primo perio-
do di lavoro un’intensità ridotta. Questa fase
di “preparazione” ha lo scopo di permettere
al corpo di adattarsi ad un’intensità maggio-
re che sarà proposta successivamente.
Nella pratica sportiva esistono varie strate-
gie, più o meno scientificamente validate.
La sezione successiva le approfondirà nel
dettaglio. Per comodità, esse sono state
suddivise come segue:
Strategie motorie:
1. stretching;
2. recupero attivo;
3. riscaldamento;
4. qualità del sonno.
Strategie fisiche:
1. massaggio;
2. elettroterapie;
3. ultrasuoni;
4. terapia iperbarica;
5. indumenti compressivi;
6. crioterapia;
7. immersione in acqua
fredda;
8. terapia a contrasto
d’acqua;
9. calore.
Strategie chimiche:
1. Integratori/alimenti:
a. caffeina;
b. taurina;
c. acido grasso omega 3;
d. curcumina;
e. carenza di vitamina D;
f. antiossidanti (succo di
ciliegia, ribes nero e
melograno, melone e
barbabietola);
g. glutammina ed
arginina;
h. creatina monoidrato;
i. aumento
dell’idratazione.
2.FANS
S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.67-70
MICHELE
CASTELLANO
VITATERNA
Fisioterapista
della Nazionale
Italiana di
Pesistica Olimpica
e Femminile di
Rugby.
È appassionato di
ricerca scientifica
in ambito
riabilitativo e del
miglioramento
della funzionalità
degli atleti
attraverso il
recupero e la
prevenzione dagli
infortuni.
Michele Castellano Vitaterna
DOMS. Indolenzimento muscolare
ad insorgenza ritardata.
Significato ed inquadramento.
SECONDA PARTE
9. S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 71
5. RIMOZIONE DEGLI ARTEFATTI:
METODI COMPUTAZIONALI
La sezione precedente ha descritto il modo
di minimizzare gli artefatti da movimento
presenti nella registrazione stessa. Un se-
condo, complementare, approccio compor-
ta la separazione degli artefatti dai segnali
neurali attraverso una elaborazione dei dati
post hoc con metodi computazionali.
La scelta dell’analisi post hoc dei dati da
utilizzare dipende inizialmente dalla dimen-
sione del segnale (data anche dal numero
dei canali). Un segnale composto da molti
canali trasporta più informazioni e quindi è
statisticamente più affidabile. Tuttavia mol-
ti canali producono molti dati, quindi le tec-
niche di separazione delle sorgenti in cieco
che, per definizione, richiedono canali multipli
(come l’ICA), necessitano di protocolli mag-
giormente complessi e necessariamente, a
causa del carico computazionale richiesto,
sono eseguibili solo post hoc. Una possibi-
le soluzione è quella di avere solo uno od un
paio di elettrodi sulla regione o sulle regioni
di interesse, privilegiando le zone dello scal-
po o le frequenze che sono meno suscettibili
agli artefatti. Per esempio le regioni centrali,
sensomotorie, non sono vicine ai muscoli mi-
mici del volto e sono meno influenzate dagli
artefatti dovuti dalla chiusura delle palpebre
delle regioni frontali. Applicare un filtro digi-
tale (come un filtro FIR) può anche essere
utile per isolare particolari frequenze di inte-
resse che sono meno influenzate dagli arte-
fatti, come le frequenze tetha e alpha (6-13
Hz), in quanto meno suscettibili di disturbi a
bassa frequenza (movimenti, chiusura delle
palpebre, sudore) e ad alta frequenza (con-
trazioni muscolari e disturbi elettrici).
Basato sul testo originale: T. Thompson, T. Steffert , T. Ros , J. Leach , J. Gruzelier;
EEG applications for sport and performance; Methods. 2008 Aug;45(4):279-88.
Adattamento, aggiornamento, ampliamento e traduzione italiana a cura di Marco Ivaldi, PhD
pplicazioni
dell’elettroencefalografia
in ambito sportivo
A SECONDA PARTE
S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.71-77
10. S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno VIII - Numero 29 / Luglio-Settembre 2019 79
S&C(Ita)n.29,Luglio-Settembre2019,pp.79-87
PREMESSE NEURORIABILITATIVE
Ciò che risulta semplice misurare e quantificare
in altre scienze (una misurazione di parametri di
laboratorio, una riduzione dell’insorgenza di una
patologia in seguito alla somministrazione di un
farmaco) può essere non semplice in riabilitazione.
Valido esempio è la misurazione del carico cor-
poreo da applicare nella fasi della deambulazione.
Storicamente e classicamente nel corso degli
anni si è proceduto con tarature del carico da ap-
plicare mediante bilance, con feedback riproduci-
bili dal paziente e dall’operatore molto soggettivi
e a rischio di errore grossolano. Con l’avvento dei
primi modelli di sistemi robotici del cammino dota-
ti di tappeto rotante si è passati alla misurazione
oggettiva grazie a sensori, accelerometri e PC.
Procedendo temporalmente, è degli anni '70 la
manifestazione d’interesse per i primi prototipi di
sistemi robotizzati per la riabilitazione del cammi-
no. Negli anni '80 in aiuto all’intervento manuale
dei fisioterapisti, fu inserito nell’esercizio riabili-
tativo l’uso del tapis roulant o piattaforme poda-
liche mobili (footplate) associato alla sospensione
con barre di appoggio o stampelle del peso cor-
poreo (BWSTT - Body Weight Supported Treadmill
Training), che allora si dimostrarono efficaci per le
patologie oggetto della nostra osservazione (Sul-
livan et al 2007, Giesser, 2007).
A partire dalla fine degli anni 90 è nata la possi-
bilità di generare movimenti protratti di tipo lo-
comotorio a mobilizzazione automatica degli arti
inferiori (sistemi robotizzati) che permettono di
effettuare il training anche in pazienti affetti da
moderata o grave compromissione motoria, limi-
tando l’intervento manuale previsto da BWSTT
(Colombo et al., 2000).
Oggi i sistemi robotizzati utilizzabili sono scelti
in due generi strutturali: sistemi esoscheletrici
e sistemi ad effettore terminale (Waldner et al.,
2009).
REVIEW DI STUDI
Dalla letteratura nazionale e internazionale emer-
ge che secondo le attuali teorie riabilitative (Carr
e Sheperd,1987) orientate ai principi dell’appren-
dimento motorio, la pratica terapeutica, per ave-
re carattere di efficienza ed efficacia, deve essere
attiva (Lotze et al., 2003; Kaelin-Lang et al.,
2005), reiterata e funzione-specifica (repetitive
task-specific training).
GENNARO GATTO
Dipartimento di
medicina Fisica e
riabilitativa, AOR
San Carlo Potenza.
Referente per
la riabilitazione
sportiva e per
l’avvio allo sport
delle persone
disabili.
VINCENZO
D’ONOFRIO
Direttore
Scientifico Scuola
Regionale dello
Sport Coni di
Basilicata.
Collabora
in Didattica
seminariale al
Corso di laurea in
Scienze motorie
dell’Università di
Foggia e in attività
di ricerca con il
Dipartimento di
medicina clinica
e sperimentale
dell’Università degli
Studi di Napoli.
ANTONELLA
SPANI
Docente di
specializzazione
per il sostegno e
per il diritto allo
sport.
Gennaro Gatto, Vincenzo D’Onofrio, Antonella Spani
a misurazione in
ambito riabilitativo
L
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