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SOSTENIBILITÁ
Documenti politici Approcci socio-economici Aspetti scientifici
• economia classica
• environmental
economics
• teorie bio-economiche
• approccio territorialisti
il percorso politico
verso la
sostenibilità
Stoccolma 1972
Conferenza delle
Nazioni Unite su
Ambiente e
Sviluppo
Agenda 21
• Misurare la
sostenibilità (?)
PARADIGMA CULTURALE
ECONOMIA, SOCIETA’, CITTA’
CARTESIO
MECCANICISMO
MATERIA
MOVIMENTO
atteggiamento riduzionista:
 gli elementi che formano il Mondo si muovono in uno
spazio e in un tempo assoluti
 i fenomeni fisici si riconducono al moto di particelle
elementari e materiali causato dalla loro attrazione
reciproca
 visione meccanicistica della natura
 determinismo, atteggiamento che tende a interpretare
ogni fenomeno come la manifestazione di una semplice
catena di causa/effetto
 Conoscenza frammentaria
Nel XVII sec. con la cultura illuminista
viene ad esaltarsi il ruolo dell’uomo e
quindi il rafforzarsi dell’antropocentrismo
che costituiva il supporto filosofico della
concezione dello sviluppo inteso come
modernizzazione, cioè come evoluzione
delle attività umane. Nasce così uno
stretto legame tra sviluppo economico e
progresso(inteso come dominio della
natura).
ENERGIA
POLITICHE
ECONOMIA
CITTA’
SVILUPPO
 Nell’antichità classica si parlava di sviluppo in termini di
progresso, inteso come progresso spirituale, senza far
riferimento al miglioramento delle condizioni materiali
della società.
 Con l’avvento del Mercantilismo (politica di espansione
e sviluppo sviluppatasi in Europa a metà del XVII sec.)
e ancor prima in epoca rinascimentale, matura la
convinzione che la crescita (intesa come progresso
materiale) determini lo sviluppo dell’uomo che viene
quindi concepito come fine per l’affermazione della
potenza militare di uno stato e quindi della sua
egemonia territoriale. La scienza
CAPITALALISMO
Sistema economico di produzione e distribuzione di
beni e servizi basato sul principio della divisione
del lavoro, sulla proprietà privata e
sullo scambio.
SISTEMA ECONOMICO CLASSICO
 L’attività economica può essere vista come un
processo di trasformazione di materiali ed
energia.
 Alla fine del processo, materiali ed energia sono
trasformati in ‘rifiuti’ e scaricati nell’ambiente
 Il modello richiede di riuscire a produrre sempre di
più, a qualsiasi costo e, in particolare, a qualsiasi
costo ambientale.
 Tanto maggiore è la crescita economica, tanto
maggiore è la quantità di rifiuti prodotti.
 Obsolescenza pianificata
 Obsolescenza percepita
Alimentazione, consumi & rifiuti
Nel campo dell’alimentazione, le emissioni di CO2
dipendono da ciò che compriamo e dalla provenienza
di tali prodotti.
« energetivoro » il nostro stile di vita. ..
… Un barattolo di yogurt alla fragola i suoi ingredienti e
il suo contenitore in vetro totalizzavano almeno 3500
Km di trasporto prima di arrivare sulla tavola del
consumatore
(Fonte. Istituto Wuppertal)
ISEW (Index of Sustainable Economic Welfare) o GPI
(Genuine Progress Indicator).
L’ISEW apporta al calcolo del PIL alcune correzioni,
sottraendo:
- i costi sociali derivanti dall’inquinamento dell’aria e
dell’acqua
- i danni ambientali di lungo termine
- le spese sostenute dalle famiglie per la salute e
l’istruzione
- il deterioramento delle risorse naturali rinnovabili e
l’esaurimento di quelle non rinnovabili.
COSA NON VA’ NEL PIL
non tiene conto dei costi sociali e ambientali.
i costi del declino sociale (ad es. crimine) e dei
disastri naturali vengono considerati come
guadagni economici
l’esaurimento delle risorse naturali (petrolio,
legname) non viene contabilizzato
il costo del disinquinamento va ad aumentare il
PIL
Vengono ignorate le economie non di mercato
ENERGIA
questioni legate al modello energetico
limitatezza delle risorse
contesto geopolitico
Pianificazione urbana (urban sprawl)
Architettura (megastruture)
Alterazioni climatiche
Inquinamento
….
The 'carbon canyons' of the city of London.
Each tower represents the annual carbon footprint (2009/10) of a public building.
http://uk-energy-ratings.carbonvisuals.com/
A year's carbon dioxide emissions from New York City: 54,349,650 one-tonne sphere
http://uk-energy-ratings.carbonvisuals.com/
Ambiente. Costi dell’inquinamento
Stima dei danni per effetto dell’inquinamento in Cina
5.8% del PIL, ovvero 100 miliardi/anno
di $
La riduzione della concentrazione di polveri
(PM10 e PM 2,5) alle soglie di sicurezza
raccomandate dall'OMS (rispettivamente 20
µg/m3 e 10 µg/m3)
Permetterebbe un risparmio di 31,5 miliardi
di euro e salverebbe la vita a 19.000
persone
(di cui 15.000 per malattie
cardiovascolari)
Architettura ed
urbanistica del XX secolo
L'organizzazione dello spazio urbano ha evidenti influssi sociali,
politici, economici, sanitari, ecc.
Nel 1972
Dennis MEADOWS
Donella MEADOWS e
Jorgen RANDERS
dell’MIT pubblicavano il libro
LIMITS TO GROWTH
Approccio Territorialista
valorizzazione del patrimonio territoriale -
nelle sue componenti ambientali,
urbanistiche, culturali e sociali
Il territorio viene concepito come prodotto
storico di processi coevolutivi
sostenibilità dello sviluppo
 riproducibilità delle risorse naturali (sostenibilità
ambientale)
 l’organizzazione non gerarchica dei sistemi territoriali e
urbani (sostenibilità territoriale)
 la coerenza dei sistemi produttivi con la valorizzazione del
patrimonio territoriale e con lo sviluppo
dell’imprenditorialità locale (sostenibilità economica)
 crescita di autogoverno delle società locali (sostenibilità
sociale e politica).
.
Environmental Economics (Economia Ambientale)
(i) inadeguatezza del mercato e della gestione di beni liberi;
(ii) contenere i livelli di inquinamento
(iii) occorre pianificare l'evoluzione tecnologica
(iv) il capitale rinnovabile può essere sfruttato a patto di salvaguardarne la
capacità rigenerativa;
(v) la portata complessiva dell'attività economica deve restare all'interno
della capacità di sopportazione del capitale naturale:
Environmental Economics (Economia Ambientale)
da questo approccio metodologico è scaturita la proposta nota come
Fattore 4, ovvero
orientare in modo innovativo il progresso tecnico, attraverso una
rivoluzione dell'efficienza
In tal modo si è dimostrano come sia possibile quadruplicare
concretamente la produttività delle risorse (da cui Fattore 4)
raddoppiando il benessere e dimezzando contestualmente il
prelievo di risorse naturali.
BIOECONOMIA
è segnata dai lavori di N. Georgescu-
Roegen, un economista che verso la
fine degli anni sessanta si fece
promotore di un programma
bioeconomico
Nel suo celebre libro The Entropy Law
and the Economic Process (1971)
Georgescu analizza i processi
economici attraverso la lente della
fisica
Decrescita
Con la D si afferma il concetto che la crescita
economica, intesa come accrescimento
costante del PIL, non è sostenibile per
l'ecosistema della terra poiché che le risorse
naturali sono limitate
«Per gli obiettori di crescita, nella misura in cui è escluso il rilancio
dell’occupazione attraverso il consumo, una riduzione drastica del tempo
di lavoro imposto è una condizione indispensabile per uscire da un
modello lavorista di crescita. Allora, la sfida per noi è né austerità, che è di
una stupidità assoluta, né rilancio: si tratta di creare occupazione,
riducendo gli orari di lavoro, di uscire dall’euro e avere un’economia
protezionista.
Senza riprendere la logica della crescita infinita… Con una politica
protezionista e inflazionista e la svalutazione della moneta per sviluppare
l’esportazione dei prodotti, allora si ricrea un tessuto industriale. Sia in
Italia che in Francia ci sono molti operai qualificati che potrebbero
riprodurre il tessile per esempio, o la meccanica, e tutto quello che ora
importiamo dalla Cina e dalla Romania. Gli imprenditori oggi
delocalizzano. In questo modo invece ritornerebbero a casa e
ricreerebbero nuovi posti di lavoro. Poi, il secondo passo nella politica
della decrescita è quello di passare dall’agricoltura produttivista
all’agricoltura sostenibile senza concimi chimici, senza pesticidi.
Un’agricoltura biologica creerebbe milioni di posti di lavoro».
Documenti politici sul concetto
di sviluppo sostenibile
Discorso inaugurale al Congresso del nuovo Presidente Truman
I popoli della terra devono far convergere le loro aspirazioni ed azioni
verso un unico scopo: “lo sviluppo”.
Le nazioni vengono suddivise in ritardatarie (le aree sottosviluppate, il
Sud del mondo, il terzo mondo, …) e in fuoriclasse (il Nord, l’Occidente
con capofila gli Stati Uniti).
Compito di quest’ultime: elaborare dei programmi di aiuto tecnico ed
industriale per “eliminare le sofferenze di questi popoli ed
aumentarne lo standard di vita”.
La strategia? “accrescere la produzione, è
questa la chiave del benessere e della pace”
W. Sachs (a cura di), Dizionario dello sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1998..
1972 Stoccolma - Svezia Conferenza delle
Nazioni Unite sull'Ambiente Umano
Dichiarazione recante 26 principi su diritti e
responsabilità dell'uomo in relazione
all'ambiente
Negli anni '80 si fa strada l'esigenza di
conciliare crescita economica ed equa
distribuzione delle risorse in un nuovo
modello di sviluppo.
concetto di sostenibilità dello sviluppo: un
insieme di valori che interessa tutti i campi
dell'attività umana, in modo trasversale e in
una prospettiva di lungo termine.
1980, (World Conservation Strategy)
Lo sviluppo sostenibile come
"mantenimento dei processi ecologici
essenziali per la produzione di alimenti,…
salvaguardia della diversità genetica nel
mondo animale e vegetale,..
sviluppo degli ecosistemi"
Sviluppo: uso delle risorse umane, finanziarie, viventi e non,
volto a soddisfare i bisogni umani e a migliorare la qualità
della vita
Conservazione: gestione della biosfera al fine di:
• Produrre benefici maggiormente sostenibili per le
generazioni presenti
• Mantenere il suo potenziale per soddisfare i bisogni e le
aspirazioni delle generazioni future
Conciliare Sviluppo e ambiente
World Conservation Strategy (1980)
1987 - Our Common Future (Rapporto Bruntland)
lo sviluppo sostenibile è
un processo di cambiamento nel quale lo sfruttamento
delle risorse, l’andamento degli investimenti,
l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i
mutamenti istituzionali sono in reciproca armonia e
incrementano il potenziale attuale e futuro di
soddisfazione dei bisogni e delle aspirazioni umane
(W.E.C.D., 1988)
Our Common Future
 Legame tra povertà e ambiente:
povertà = causa e effetto dei problemi ambientali
 ostacoli allo sviluppo sostenibile:
 dipendenza dai combustibili fossili
 esplosione demografica dei paesi del Terzo
Mondo
 inadeguatezza istituzionale
I parte: preoccupazioni comuni
 "La sostenibilità richiede una
considerazione dei bisogni e del benessere
umani tale da comprendere variabili non
economiche come l'istruzione e la salute,
valide di per sé, l'acqua e l'aria pulite e la
protezione delle bellezze naturali…"
II parte: sfide collettive
 "… Nella pianificazione e nei processi
decisionali di governi e industrie devono essere
inserite considerazioni relative a risorse e
ambiente, in modo da permettere una continua
riduzione della parte che energie e risorse hanno
nella crescita, incrementando l'efficienza nell'uso
delle seconde, incoraggiandone la riduzione e il
riciclaggio dei rifiuti …"
III parte: sforzi comuni
 "… La protezione ambientale e lo sviluppo
sostenibile devono diventare parte integrante
dei mandati di tutti gli enti governativi,
organizzazioni internazionali e grandi istituzioni
del settore privato; a essi va attribuita la
responsabilità di garantire che le loro politiche,
programmi e bilanci favoriscano e sostengano
attività economicamente ed ecologicamente
accettabili a breve e a lungo termine …
Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e
Sviluppo (1992 Rio de Janeiro)
“lo sviluppo sostenibile come
miglioramento di qualità della
vita, senza eccedere la capacità di
carico degli ecosistemi…”
Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo
1992 , Rio de Janeiro
La Dichiarazione di Rio su Ambiente e
Sviluppo
Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e
Sviluppo (1992 Rio de Janeiro)
La Convenzione quadro sui cambiamenti climatici cui
seguirà la Convenzione sulla Desertificazione - pone
obblighi di carattere generale miranti a contenere e
stabilizzare la produzione di gas che contribuiscono
all'effetto serra
La Convenzione quadro sulla biodiversità, con l'obiettivo di
tutelare le specie nei loro habitat naturali e riabilitare quelle
in via di estinzione
Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e
Sviluppo (1992 Rio de Janeiro)
L'Agenda 21: il Programma d'Azione per il XXI
secolo,
La Dichiarazione dei principi per la gestione
sostenibile delle foreste
1997 - Conferenza Mondiale: cambiamento climatico e varo
Protocollo di Kyoto (ONU)
Obiettivi:
 Riduzione complessiva del 5,2% delle emissioni di gas serra
rispetto al 1990 (anno di riferimento) da attuarsi entro il 2012
Nella ripartizione degli impegni la riduzione è così suddivisa:
 Europa: 8% (e in ambito europeo) Italia: 6,5%
1997 - Conferenza Mondiale: cambiamento climatico e varo
Protocollo di Kyoto (ONU)
Strumenti e meccanismi flessibili
 Attuazione congiunta degli impegni fra paesi industrializzati
 Compravendita di quote di emissioni di gas serra fra paesi
industrializzati
 Acquisizione da parte dei paesi industrializzati di crediti alle
emissioni attraverso aiuti allo sviluppo sostenibile nei paesi in
via di sviluppo
Durante il secondo summit mondiale sull’ambiente
(Johannesburg – 2002) è stata riconosciuta
all’unanimità l’urgenza di intraprendere una serie
di azioni rivolte all’informazione e all’educazione
delle persone affinché si raggiunga uno stile di vita
più sostenibile per l'ambiente entro il decennio
2005-2015, dichiarato dall’Unesco il decennio
dell’educazione allo sviluppo sostenibile.
AGENDA XXI
AGENDA XXI
Cos’è ?
 è il Piano di Azione dell'ONU per lo
sviluppo sostenibile per il XXI secolo
 definito dalla Conferenza ONU Sviluppo e
Ambiente di Rio de Janeiro nel 1992 e
sottoscritto da 180 Governi
 Nessun obbligo giuridico solo una
dichiarazione di intenti
“I governi... dovrebbero adottare una
strategia nazionale per lo sviluppo
sostenibile.
AGIRE LOCALMENTE
PENSARE GLOBALMENTE
Perché?
 le radici di molti dei problemi indicati dal documento di
Rio sono “locali”
 le soluzioni a tali problemi sono “risposte a livello
locale” (pensa globalmente, agisci localmente)
Come?
 introduce un modo “nuovo” intersettoriale di affrontare
i problemi (relazioni tra ambiente, economia e
società)
 consente di analizzare i problemi trovando idee, soluzioni,
in modo partecipato e condiviso
 richiede la responsabilità e il contributo di ogni
attore alla realizzazione delle azioni
 aree urbane
Aree urbane affette da
 rumore;
 cattiva qualità dell’aria;
 traffico intenso;
 …..
Problemi di
salute e
peggioramen
to della
qualità della
vita
COSTI SOCIO-
ECONOMICI
“CITTA’ SOSTENIBILE”
 la città è il luogo di maggiore consumo di
risorse e produzione di rifiuti
 il confine tra città e non-città non è più
chiaramente identificabile
 la città è il luogo dove vive la maggioranza
della popolazione; la qualità della vita
dipende dalla qualità dello spazio urbano
Autorità Locali
Come fattore determinante per conseguirne gli
obiettivi.
livello di governo più vicino ai cittadini
curano aspetti economici, sociali ed
ambientali
coordinano i processi di pianificazione
fissano le politiche e le regole locali
principio di equità
principio precauzionale
principio di sussidiarietà
I PRINCIPI ISPIRATORI
PROCESSO PARTECIPATO
GOVERNANCE
VISIONE CONDIVISA
FORUM
MIGLIORAMENTO CONTINUO
APPROCCIO ORIZZONTALE
Agenda 21 Locale:
come funziona?
L’A21L è un processo
partecipato,
Utilizzazione di tecniche per favorire la partecipazione:
focus group
Immaginare la comunità
dove vorremmo abitare
I valori dei gruppi sociali
coinvolti nel processo
Per affrontare
problemi comuni
tecniche di
visioning
comitati di
cittadini
Presentare una
visione futura
Definire un
piano d’azione
Definire un
sistema per la
realizzazione
• identificare i temi fondamentali
• definire gli obiettivi espliciti
• fornire un’immagine guida per lo sviluppo
della comunità
• progetti e iniziative
• cambiamenti nelle priorità
• cambiamenti nelle politiche legislative
• come le azioni dovranno essere realizzate
• come le attività e risultati saranno misurati e
valutati
• come la strategia sarà rivista e aggiornata
Analisi dello stato di fatto: si analizzano i problemi esistenti
Definizione delle strategie di intervento: all'interno dei gruppi di lavoro
tematici si definiscono gli obiettivi e le azioni di miglioramento che
confluiscono nel Piano d'Azione
Le quattro fasi proposte dall'ONU per lo svolgimento del processo di A21L
Realizzazione delle azioni: si procede a dare concreta attuazione alle
azioni di miglioramento, il Piano Operativo
Monitoraggio: si valutano i risultati ottenuti e si ridefiniscono gli obiettivi del
Piano d'Azione
MISURARE LO SVILUPPO URBANO
SOSTENIBILE
INDICATORI DI SOSTENIBILITA’
Il loro scopo è quello di fornire una misura della
distanza esistente nell'uso dell'ambiente fra la situazione
effettiva e quella considerata come "sostenibile".
Metodologie e strumenti per la
sostenibilità urbana
Indicatori
indici ambientali e di sostenibilità
Impronta ecologica
INDICATORI DI SOSTENIBILITA’
… dalla Carta di Aalborg:
“Strumenti amministrativi e di gestione urbana per l’attuazione
di un modello sostenibile”
“Le città sono coscienti di dover basare le proprie attività decisionali e di
controllo, in particolare per quanto riguarda i sistemi di monitoraggio
ambientale, di valutazione degli impatti, nonché quelli relativi alla
contabilità, al bilancio, alla
revisione e all’informazione, su diversi tipi di indicatori, compresi quelli
relativi alla qualità dell’ambiente urbano, ai diversi flussi urbani, ai
modelli urbani, e ancor più importante, su indicatori di sostenibilità
urbana”
INDICATORI DI SOSTENIBILITA’
Gran parte della difficoltà risiede nella determinazione delle soglie di
sostenibilità di lungo periodo, che dipendono strettamente dalla
interpretazione del concetto di sostenibilità.
Nel caso in cui si abbia a che fare con un indicatore sullo stato
dell'ambiente, per esempio la concentrazione di un inquinante in un
certo media ambientale, l'indicatore di sostenibilità si ottiene
generalmente rapportando quel valore (o comunque confrontandolo)
con quello definito sostenibile.
Il concetto di "sostenibilità" è stato (ed è) largamente dibattuto nella
letteratura economica ed ecologica, ma non possiamo dire di poter
definire un criterio semplice da poter applicare ad ogni singolo indicatore
per identificarne la rispettiva soglia di sostenibilità.
INDICATORI - Definizioni
 Un indicatore è “un segnale” che consente di
interpretare un fenomeno complesso, in cui sono
presenti molte variabili
 Un indicatore è una misura di qualcosa che permette di
capire, in maniera più o meno precisa e in relazione ad
un certo obiettivo, "a che punto si è” o "quanto si è
distanti"
 Indicatori vengono utilizzati in molti campi, in
particolare in quello economico, medico e ambientale
INDICATORI - Funzioni
Gli indicatori ambientali sono strumenti per:
 rappresentare in modo semplice problemi
complessi
 aiutare a comprendere le correlazioni
 identificare le tendenze, e i rischi
 permettere la comparazione tra le diverse
comunità
 supportare i processi decisionali
INDICATORI - Funzioni
 promuovere l’innovazione
 aiutare ad anticipare i problemi
 fare un bilancio (e monitorare l’efficacia) delle azioni
adottate
 facilitare la partecipazione locale,
 aumentare le possibilità di collaborazione tra le
comunità locali, e tra loro e i livelli superiori di governo
INDICATORI - Caratteristiche (OCSE/OECD *)
 1. Rilevanza
 2. Consistenza
 3. Misurabilità
•www.oecd.org
• Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico
• Organisation for Economic Co-operation and Development
Indicatori Comuni Europei
1 Soddisfazione dei cittadini con riferimento alla comunità
locale
2 Contributo locale al cambiamento climatico globale
3 Mobilità locale e trasporto passeggeri
4 Accessibilità delle aree verdi pubbliche e dei servizi
locali
5 Qualità dell’aria locale
Indicatori Comuni Europei
6 Spostamenti Casa - Scuola dei Bambini
7 Gestione sostenibile dell’autorità locale e delle
imprese locali
8 Inquinamento acustico
9 Uso sostenibile del territorio
10 Prodotti sostenibili
CARRYING CAPACITY
 La capacità di carico è un concetto sviluppato per
consentire di stabilire quale sia il numero massimo di
individui di una popolazione animale o vegetale che
può essere sopportato da un ecosistema a tempo
indefinito, senza ridurre la produttività dell'ecosistema
stesso
 La capacità di carico si esprime come numero di
individui per unità di superficie (in genere: Ha o Km2)
e varia a seconda di come la specie in questione usa la
capacità dell'ecosistema, ad esempio per produrre cibo,
assorbire i rifiuti prodotti, ...
IMPRONTA ECOLOGICA
 L'analisi dell'IMPRONTA ECOLOGICA supera alcune delle
difficoltà del concetto tradizionale di carrying capacity
invertendo i termini del problema
 L'impronta ecologica parte dal presupposto che ogni
categoria di consumo di energia e di materia e ogni
emissione di scarti ha bisogno della capacità produttiva o
di assorbimento di una determinata superficie di terra o
di acqua
L’impronta ecologica misura la “porzione di
territorio” (terra e del mare ecologicamente
produttivi, ma anche la superficie forestale
necessaria ad assorbire la emissioni di anidride
carbonica, quando si produce energia) di cui
una popolazione necessita per produrre in
maniera sostenibile tutte le risorse che
consuma e per assorbire i rifiuti.
IMPRONTA ECOLOGICA
L'Impronta Ecologica parte dall'assunto che qualunque
cosa noi produciamo e usiamo, qualunque sia la
tecnologia produttiva, comunque avremo bisogno di un
flusso di materiali ed energia che deve essere prodotto
da un sistema ecologico e comunque avremo bisogno
di sistemi ecologici per riassorbire gli scarti generati
durante il ciclo di produzione e uso e al termine della
vita dei prodotti
IMPRONTA ECOLOGICA
L'impronta ecologica media pro capite può essere paragonata
con una suddivisione equa della Terra, cioè quella fetta di
terra produttiva del pianeta teoricamente a disposizione di
ogni persona:
 Oggi questa porzione è di 1,5 Ha (corrispondenti a un
quadrato di 122 m di lato)
 La superficie di sistemi ecologici produttivi necessaria per
sostenere a lungo termine i consumi di un Italiano medio è
4,2 Ha, di cui 2,98 Ha di sistemi ecologici terrestri, e 1,22 Ha
di sistemi produttivi marini, ovvero un quadrato di 205 m di
lato, costituito per il 29% da mare
IMPRONTA ECOLOGICA
 Il consumo di un kg di pane comporta un’impronta
ecologica di circa 9,7 m2
 Il consumo di un kg di carne bovina comporta una
impronta di 140 m2
 I vegetali, il cui ciclo di produzione e consumo è più
breve, comportano un’impronta di 2,6 m2
 Il consumo di un uovo comporta un’impronta di circa 12
m2
 Un bicchiere di latte corrisponde a 2,3 m2
IMPRONTA ECOLOGICA
 Mobili, apparecchiature, vestiario, calzature e altri beni di
consumo partecipano in modo significativo alla formazione
dell’impronta ecologica
 Considerando solo la voce ‘abbigliamento e calzature’
--> si stima che, per ogni 100 € spesi, si crei una impronta di ≈ 77
m2
 Fare una telefonata, stipulare un’assicurazione ed altre utilizzazioni
di servizi pubblici o privati sono attività che comportano consumi
di energia e materiali e, di conseguenza, la partecipazione alla
formazione dell’impronta ecologica
--> si stima che per ogni 100 € in servizi telefonici comporti
un’impronta di ≈ 50 m2
CONCLUSIONI
Il concetto di sostenibilità è definito attraverso quattro
dimensioni
 Sostenibilità economica, come capacità di generare reddito e
lavoro per il sostentamento delle popolazioni.
 Sostenibilità istituzionale, come capacità di assicurare
condizioni di stabilità, democrazia, partecipazione e giustizia.
 Sostenibilità sociale, come capacità di garantire condizioni di
benessere umano (sicurezza, salute, istruzione) equamente
distribuite (per classi e per genere).
 Sostenibilità ambientale, come capacità di mantenere
qualità e riproducibilità delle risorse naturali.
(United Nation Department of Policy Coordination and Sustainable Development, UN
DPSCD)
Fonte: WWF
BIBLIOGRAFIA
• Commissione Europea DGXLD3 (1994), Le città sostenibili in Europa (prima
relazione), Bruxelles.
• Caperna A., Information Communication Technology per un progetto urbano
Sostenibile, Tesionline (http://www.tesionline.it), Roma, 2005
• ICLEI (1995), European Local Agenda 21 Planning Guide, ed. European Sustainable
Cities & Town Campaign, Brussels.
• ICLEI/DPCSD/UNCHS (1995), The role of Local Authorities in Sustainable
Development, UN Dept. for Policy Coordination and Sustainable Development, New
York.
• Quarrie J. (1992), Earth Summit '92: The United Nations Conference on Environment
and Development, Regency Press, London.
• UNCED (1992), Agenda 21 ? Action Plan for the Next Century, Rio de Janeiro.
• UN Centre for Human Settlements (1996), An urbanising world: Global review of
human settlements, Habitat, Nairobi.
• UNEP (1980), World Conservation Strategy, Oxford University Press, Oxford.
• United Nations Information Centre of Rome (1996), The Habitat Agenda, mimeo,
Roma.
• WCED (1987), Our Common Future, Oxford University Press, Oxford. (trad. italiana:
WCED (1988), Il futuro di noi tutti, Bompiani,Milano)

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  • 1. SOSTENIBILITÁ Documenti politici Approcci socio-economici Aspetti scientifici • economia classica • environmental economics • teorie bio-economiche • approccio territorialisti il percorso politico verso la sostenibilità Stoccolma 1972 Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo Agenda 21 • Misurare la sostenibilità (?)
  • 4. atteggiamento riduzionista:  gli elementi che formano il Mondo si muovono in uno spazio e in un tempo assoluti  i fenomeni fisici si riconducono al moto di particelle elementari e materiali causato dalla loro attrazione reciproca  visione meccanicistica della natura  determinismo, atteggiamento che tende a interpretare ogni fenomeno come la manifestazione di una semplice catena di causa/effetto  Conoscenza frammentaria
  • 5. Nel XVII sec. con la cultura illuminista viene ad esaltarsi il ruolo dell’uomo e quindi il rafforzarsi dell’antropocentrismo che costituiva il supporto filosofico della concezione dello sviluppo inteso come modernizzazione, cioè come evoluzione delle attività umane. Nasce così uno stretto legame tra sviluppo economico e progresso(inteso come dominio della natura).
  • 7. SVILUPPO  Nell’antichità classica si parlava di sviluppo in termini di progresso, inteso come progresso spirituale, senza far riferimento al miglioramento delle condizioni materiali della società.  Con l’avvento del Mercantilismo (politica di espansione e sviluppo sviluppatasi in Europa a metà del XVII sec.) e ancor prima in epoca rinascimentale, matura la convinzione che la crescita (intesa come progresso materiale) determini lo sviluppo dell’uomo che viene quindi concepito come fine per l’affermazione della potenza militare di uno stato e quindi della sua egemonia territoriale. La scienza
  • 8. CAPITALALISMO Sistema economico di produzione e distribuzione di beni e servizi basato sul principio della divisione del lavoro, sulla proprietà privata e sullo scambio.
  • 9. SISTEMA ECONOMICO CLASSICO  L’attività economica può essere vista come un processo di trasformazione di materiali ed energia.  Alla fine del processo, materiali ed energia sono trasformati in ‘rifiuti’ e scaricati nell’ambiente  Il modello richiede di riuscire a produrre sempre di più, a qualsiasi costo e, in particolare, a qualsiasi costo ambientale.  Tanto maggiore è la crescita economica, tanto maggiore è la quantità di rifiuti prodotti.
  • 10.  Obsolescenza pianificata  Obsolescenza percepita
  • 11. Alimentazione, consumi & rifiuti Nel campo dell’alimentazione, le emissioni di CO2 dipendono da ciò che compriamo e dalla provenienza di tali prodotti. « energetivoro » il nostro stile di vita. .. … Un barattolo di yogurt alla fragola i suoi ingredienti e il suo contenitore in vetro totalizzavano almeno 3500 Km di trasporto prima di arrivare sulla tavola del consumatore (Fonte. Istituto Wuppertal)
  • 12. ISEW (Index of Sustainable Economic Welfare) o GPI (Genuine Progress Indicator). L’ISEW apporta al calcolo del PIL alcune correzioni, sottraendo: - i costi sociali derivanti dall’inquinamento dell’aria e dell’acqua - i danni ambientali di lungo termine - le spese sostenute dalle famiglie per la salute e l’istruzione - il deterioramento delle risorse naturali rinnovabili e l’esaurimento di quelle non rinnovabili.
  • 13. COSA NON VA’ NEL PIL non tiene conto dei costi sociali e ambientali. i costi del declino sociale (ad es. crimine) e dei disastri naturali vengono considerati come guadagni economici l’esaurimento delle risorse naturali (petrolio, legname) non viene contabilizzato il costo del disinquinamento va ad aumentare il PIL Vengono ignorate le economie non di mercato
  • 14.
  • 16. questioni legate al modello energetico limitatezza delle risorse contesto geopolitico Pianificazione urbana (urban sprawl) Architettura (megastruture) Alterazioni climatiche Inquinamento ….
  • 17.
  • 18.
  • 19.
  • 20.
  • 21. The 'carbon canyons' of the city of London. Each tower represents the annual carbon footprint (2009/10) of a public building. http://uk-energy-ratings.carbonvisuals.com/
  • 22. A year's carbon dioxide emissions from New York City: 54,349,650 one-tonne sphere http://uk-energy-ratings.carbonvisuals.com/
  • 23. Ambiente. Costi dell’inquinamento Stima dei danni per effetto dell’inquinamento in Cina 5.8% del PIL, ovvero 100 miliardi/anno di $
  • 24. La riduzione della concentrazione di polveri (PM10 e PM 2,5) alle soglie di sicurezza raccomandate dall'OMS (rispettivamente 20 µg/m3 e 10 µg/m3) Permetterebbe un risparmio di 31,5 miliardi di euro e salverebbe la vita a 19.000 persone (di cui 15.000 per malattie cardiovascolari)
  • 26. L'organizzazione dello spazio urbano ha evidenti influssi sociali, politici, economici, sanitari, ecc.
  • 27.
  • 28. Nel 1972 Dennis MEADOWS Donella MEADOWS e Jorgen RANDERS dell’MIT pubblicavano il libro LIMITS TO GROWTH
  • 29. Approccio Territorialista valorizzazione del patrimonio territoriale - nelle sue componenti ambientali, urbanistiche, culturali e sociali Il territorio viene concepito come prodotto storico di processi coevolutivi
  • 30. sostenibilità dello sviluppo  riproducibilità delle risorse naturali (sostenibilità ambientale)  l’organizzazione non gerarchica dei sistemi territoriali e urbani (sostenibilità territoriale)  la coerenza dei sistemi produttivi con la valorizzazione del patrimonio territoriale e con lo sviluppo dell’imprenditorialità locale (sostenibilità economica)  crescita di autogoverno delle società locali (sostenibilità sociale e politica). .
  • 31. Environmental Economics (Economia Ambientale) (i) inadeguatezza del mercato e della gestione di beni liberi; (ii) contenere i livelli di inquinamento (iii) occorre pianificare l'evoluzione tecnologica (iv) il capitale rinnovabile può essere sfruttato a patto di salvaguardarne la capacità rigenerativa; (v) la portata complessiva dell'attività economica deve restare all'interno della capacità di sopportazione del capitale naturale:
  • 32. Environmental Economics (Economia Ambientale) da questo approccio metodologico è scaturita la proposta nota come Fattore 4, ovvero orientare in modo innovativo il progresso tecnico, attraverso una rivoluzione dell'efficienza In tal modo si è dimostrano come sia possibile quadruplicare concretamente la produttività delle risorse (da cui Fattore 4) raddoppiando il benessere e dimezzando contestualmente il prelievo di risorse naturali.
  • 33. BIOECONOMIA è segnata dai lavori di N. Georgescu- Roegen, un economista che verso la fine degli anni sessanta si fece promotore di un programma bioeconomico Nel suo celebre libro The Entropy Law and the Economic Process (1971) Georgescu analizza i processi economici attraverso la lente della fisica
  • 34. Decrescita Con la D si afferma il concetto che la crescita economica, intesa come accrescimento costante del PIL, non è sostenibile per l'ecosistema della terra poiché che le risorse naturali sono limitate
  • 35. «Per gli obiettori di crescita, nella misura in cui è escluso il rilancio dell’occupazione attraverso il consumo, una riduzione drastica del tempo di lavoro imposto è una condizione indispensabile per uscire da un modello lavorista di crescita. Allora, la sfida per noi è né austerità, che è di una stupidità assoluta, né rilancio: si tratta di creare occupazione, riducendo gli orari di lavoro, di uscire dall’euro e avere un’economia protezionista. Senza riprendere la logica della crescita infinita… Con una politica protezionista e inflazionista e la svalutazione della moneta per sviluppare l’esportazione dei prodotti, allora si ricrea un tessuto industriale. Sia in Italia che in Francia ci sono molti operai qualificati che potrebbero riprodurre il tessile per esempio, o la meccanica, e tutto quello che ora importiamo dalla Cina e dalla Romania. Gli imprenditori oggi delocalizzano. In questo modo invece ritornerebbero a casa e ricreerebbero nuovi posti di lavoro. Poi, il secondo passo nella politica della decrescita è quello di passare dall’agricoltura produttivista all’agricoltura sostenibile senza concimi chimici, senza pesticidi. Un’agricoltura biologica creerebbe milioni di posti di lavoro».
  • 36. Documenti politici sul concetto di sviluppo sostenibile
  • 37. Discorso inaugurale al Congresso del nuovo Presidente Truman I popoli della terra devono far convergere le loro aspirazioni ed azioni verso un unico scopo: “lo sviluppo”. Le nazioni vengono suddivise in ritardatarie (le aree sottosviluppate, il Sud del mondo, il terzo mondo, …) e in fuoriclasse (il Nord, l’Occidente con capofila gli Stati Uniti). Compito di quest’ultime: elaborare dei programmi di aiuto tecnico ed industriale per “eliminare le sofferenze di questi popoli ed aumentarne lo standard di vita”. La strategia? “accrescere la produzione, è questa la chiave del benessere e della pace” W. Sachs (a cura di), Dizionario dello sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1998..
  • 38. 1972 Stoccolma - Svezia Conferenza delle Nazioni Unite sull'Ambiente Umano Dichiarazione recante 26 principi su diritti e responsabilità dell'uomo in relazione all'ambiente
  • 39. Negli anni '80 si fa strada l'esigenza di conciliare crescita economica ed equa distribuzione delle risorse in un nuovo modello di sviluppo. concetto di sostenibilità dello sviluppo: un insieme di valori che interessa tutti i campi dell'attività umana, in modo trasversale e in una prospettiva di lungo termine.
  • 40. 1980, (World Conservation Strategy) Lo sviluppo sostenibile come "mantenimento dei processi ecologici essenziali per la produzione di alimenti,… salvaguardia della diversità genetica nel mondo animale e vegetale,.. sviluppo degli ecosistemi"
  • 41. Sviluppo: uso delle risorse umane, finanziarie, viventi e non, volto a soddisfare i bisogni umani e a migliorare la qualità della vita Conservazione: gestione della biosfera al fine di: • Produrre benefici maggiormente sostenibili per le generazioni presenti • Mantenere il suo potenziale per soddisfare i bisogni e le aspirazioni delle generazioni future Conciliare Sviluppo e ambiente World Conservation Strategy (1980)
  • 42. 1987 - Our Common Future (Rapporto Bruntland) lo sviluppo sostenibile è un processo di cambiamento nel quale lo sfruttamento delle risorse, l’andamento degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i mutamenti istituzionali sono in reciproca armonia e incrementano il potenziale attuale e futuro di soddisfazione dei bisogni e delle aspirazioni umane (W.E.C.D., 1988)
  • 43. Our Common Future  Legame tra povertà e ambiente: povertà = causa e effetto dei problemi ambientali  ostacoli allo sviluppo sostenibile:  dipendenza dai combustibili fossili  esplosione demografica dei paesi del Terzo Mondo  inadeguatezza istituzionale
  • 44. I parte: preoccupazioni comuni  "La sostenibilità richiede una considerazione dei bisogni e del benessere umani tale da comprendere variabili non economiche come l'istruzione e la salute, valide di per sé, l'acqua e l'aria pulite e la protezione delle bellezze naturali…"
  • 45. II parte: sfide collettive  "… Nella pianificazione e nei processi decisionali di governi e industrie devono essere inserite considerazioni relative a risorse e ambiente, in modo da permettere una continua riduzione della parte che energie e risorse hanno nella crescita, incrementando l'efficienza nell'uso delle seconde, incoraggiandone la riduzione e il riciclaggio dei rifiuti …"
  • 46. III parte: sforzi comuni  "… La protezione ambientale e lo sviluppo sostenibile devono diventare parte integrante dei mandati di tutti gli enti governativi, organizzazioni internazionali e grandi istituzioni del settore privato; a essi va attribuita la responsabilità di garantire che le loro politiche, programmi e bilanci favoriscano e sostengano attività economicamente ed ecologicamente accettabili a breve e a lungo termine …
  • 47. Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo (1992 Rio de Janeiro) “lo sviluppo sostenibile come miglioramento di qualità della vita, senza eccedere la capacità di carico degli ecosistemi…”
  • 48. Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo 1992 , Rio de Janeiro La Dichiarazione di Rio su Ambiente e Sviluppo
  • 49. Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo (1992 Rio de Janeiro) La Convenzione quadro sui cambiamenti climatici cui seguirà la Convenzione sulla Desertificazione - pone obblighi di carattere generale miranti a contenere e stabilizzare la produzione di gas che contribuiscono all'effetto serra La Convenzione quadro sulla biodiversità, con l'obiettivo di tutelare le specie nei loro habitat naturali e riabilitare quelle in via di estinzione
  • 50. Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo (1992 Rio de Janeiro) L'Agenda 21: il Programma d'Azione per il XXI secolo, La Dichiarazione dei principi per la gestione sostenibile delle foreste
  • 51. 1997 - Conferenza Mondiale: cambiamento climatico e varo Protocollo di Kyoto (ONU) Obiettivi:  Riduzione complessiva del 5,2% delle emissioni di gas serra rispetto al 1990 (anno di riferimento) da attuarsi entro il 2012 Nella ripartizione degli impegni la riduzione è così suddivisa:  Europa: 8% (e in ambito europeo) Italia: 6,5%
  • 52. 1997 - Conferenza Mondiale: cambiamento climatico e varo Protocollo di Kyoto (ONU) Strumenti e meccanismi flessibili  Attuazione congiunta degli impegni fra paesi industrializzati  Compravendita di quote di emissioni di gas serra fra paesi industrializzati  Acquisizione da parte dei paesi industrializzati di crediti alle emissioni attraverso aiuti allo sviluppo sostenibile nei paesi in via di sviluppo
  • 53. Durante il secondo summit mondiale sull’ambiente (Johannesburg – 2002) è stata riconosciuta all’unanimità l’urgenza di intraprendere una serie di azioni rivolte all’informazione e all’educazione delle persone affinché si raggiunga uno stile di vita più sostenibile per l'ambiente entro il decennio 2005-2015, dichiarato dall’Unesco il decennio dell’educazione allo sviluppo sostenibile.
  • 55. AGENDA XXI Cos’è ?  è il Piano di Azione dell'ONU per lo sviluppo sostenibile per il XXI secolo  definito dalla Conferenza ONU Sviluppo e Ambiente di Rio de Janeiro nel 1992 e sottoscritto da 180 Governi  Nessun obbligo giuridico solo una dichiarazione di intenti
  • 56. “I governi... dovrebbero adottare una strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile.
  • 58. Perché?  le radici di molti dei problemi indicati dal documento di Rio sono “locali”  le soluzioni a tali problemi sono “risposte a livello locale” (pensa globalmente, agisci localmente) Come?  introduce un modo “nuovo” intersettoriale di affrontare i problemi (relazioni tra ambiente, economia e società)  consente di analizzare i problemi trovando idee, soluzioni, in modo partecipato e condiviso  richiede la responsabilità e il contributo di ogni attore alla realizzazione delle azioni
  • 59.  aree urbane Aree urbane affette da  rumore;  cattiva qualità dell’aria;  traffico intenso;  ….. Problemi di salute e peggioramen to della qualità della vita COSTI SOCIO- ECONOMICI
  • 60. “CITTA’ SOSTENIBILE”  la città è il luogo di maggiore consumo di risorse e produzione di rifiuti  il confine tra città e non-città non è più chiaramente identificabile  la città è il luogo dove vive la maggioranza della popolazione; la qualità della vita dipende dalla qualità dello spazio urbano
  • 61. Autorità Locali Come fattore determinante per conseguirne gli obiettivi. livello di governo più vicino ai cittadini curano aspetti economici, sociali ed ambientali coordinano i processi di pianificazione fissano le politiche e le regole locali
  • 62. principio di equità principio precauzionale principio di sussidiarietà I PRINCIPI ISPIRATORI
  • 65. Agenda 21 Locale: come funziona? L’A21L è un processo partecipato,
  • 66. Utilizzazione di tecniche per favorire la partecipazione: focus group Immaginare la comunità dove vorremmo abitare I valori dei gruppi sociali coinvolti nel processo Per affrontare problemi comuni tecniche di visioning comitati di cittadini
  • 67. Presentare una visione futura Definire un piano d’azione Definire un sistema per la realizzazione • identificare i temi fondamentali • definire gli obiettivi espliciti • fornire un’immagine guida per lo sviluppo della comunità • progetti e iniziative • cambiamenti nelle priorità • cambiamenti nelle politiche legislative • come le azioni dovranno essere realizzate • come le attività e risultati saranno misurati e valutati • come la strategia sarà rivista e aggiornata
  • 68. Analisi dello stato di fatto: si analizzano i problemi esistenti Definizione delle strategie di intervento: all'interno dei gruppi di lavoro tematici si definiscono gli obiettivi e le azioni di miglioramento che confluiscono nel Piano d'Azione Le quattro fasi proposte dall'ONU per lo svolgimento del processo di A21L Realizzazione delle azioni: si procede a dare concreta attuazione alle azioni di miglioramento, il Piano Operativo Monitoraggio: si valutano i risultati ottenuti e si ridefiniscono gli obiettivi del Piano d'Azione
  • 69.
  • 70. MISURARE LO SVILUPPO URBANO SOSTENIBILE
  • 71. INDICATORI DI SOSTENIBILITA’ Il loro scopo è quello di fornire una misura della distanza esistente nell'uso dell'ambiente fra la situazione effettiva e quella considerata come "sostenibile".
  • 72. Metodologie e strumenti per la sostenibilità urbana Indicatori indici ambientali e di sostenibilità Impronta ecologica
  • 73. INDICATORI DI SOSTENIBILITA’ … dalla Carta di Aalborg: “Strumenti amministrativi e di gestione urbana per l’attuazione di un modello sostenibile” “Le città sono coscienti di dover basare le proprie attività decisionali e di controllo, in particolare per quanto riguarda i sistemi di monitoraggio ambientale, di valutazione degli impatti, nonché quelli relativi alla contabilità, al bilancio, alla revisione e all’informazione, su diversi tipi di indicatori, compresi quelli relativi alla qualità dell’ambiente urbano, ai diversi flussi urbani, ai modelli urbani, e ancor più importante, su indicatori di sostenibilità urbana”
  • 74. INDICATORI DI SOSTENIBILITA’ Gran parte della difficoltà risiede nella determinazione delle soglie di sostenibilità di lungo periodo, che dipendono strettamente dalla interpretazione del concetto di sostenibilità. Nel caso in cui si abbia a che fare con un indicatore sullo stato dell'ambiente, per esempio la concentrazione di un inquinante in un certo media ambientale, l'indicatore di sostenibilità si ottiene generalmente rapportando quel valore (o comunque confrontandolo) con quello definito sostenibile. Il concetto di "sostenibilità" è stato (ed è) largamente dibattuto nella letteratura economica ed ecologica, ma non possiamo dire di poter definire un criterio semplice da poter applicare ad ogni singolo indicatore per identificarne la rispettiva soglia di sostenibilità.
  • 75. INDICATORI - Definizioni  Un indicatore è “un segnale” che consente di interpretare un fenomeno complesso, in cui sono presenti molte variabili  Un indicatore è una misura di qualcosa che permette di capire, in maniera più o meno precisa e in relazione ad un certo obiettivo, "a che punto si è” o "quanto si è distanti"  Indicatori vengono utilizzati in molti campi, in particolare in quello economico, medico e ambientale
  • 76. INDICATORI - Funzioni Gli indicatori ambientali sono strumenti per:  rappresentare in modo semplice problemi complessi  aiutare a comprendere le correlazioni  identificare le tendenze, e i rischi  permettere la comparazione tra le diverse comunità  supportare i processi decisionali
  • 77. INDICATORI - Funzioni  promuovere l’innovazione  aiutare ad anticipare i problemi  fare un bilancio (e monitorare l’efficacia) delle azioni adottate  facilitare la partecipazione locale,  aumentare le possibilità di collaborazione tra le comunità locali, e tra loro e i livelli superiori di governo
  • 78. INDICATORI - Caratteristiche (OCSE/OECD *)  1. Rilevanza  2. Consistenza  3. Misurabilità •www.oecd.org • Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico • Organisation for Economic Co-operation and Development
  • 79. Indicatori Comuni Europei 1 Soddisfazione dei cittadini con riferimento alla comunità locale 2 Contributo locale al cambiamento climatico globale 3 Mobilità locale e trasporto passeggeri 4 Accessibilità delle aree verdi pubbliche e dei servizi locali 5 Qualità dell’aria locale
  • 80. Indicatori Comuni Europei 6 Spostamenti Casa - Scuola dei Bambini 7 Gestione sostenibile dell’autorità locale e delle imprese locali 8 Inquinamento acustico 9 Uso sostenibile del territorio 10 Prodotti sostenibili
  • 81. CARRYING CAPACITY  La capacità di carico è un concetto sviluppato per consentire di stabilire quale sia il numero massimo di individui di una popolazione animale o vegetale che può essere sopportato da un ecosistema a tempo indefinito, senza ridurre la produttività dell'ecosistema stesso  La capacità di carico si esprime come numero di individui per unità di superficie (in genere: Ha o Km2) e varia a seconda di come la specie in questione usa la capacità dell'ecosistema, ad esempio per produrre cibo, assorbire i rifiuti prodotti, ...
  • 82. IMPRONTA ECOLOGICA  L'analisi dell'IMPRONTA ECOLOGICA supera alcune delle difficoltà del concetto tradizionale di carrying capacity invertendo i termini del problema  L'impronta ecologica parte dal presupposto che ogni categoria di consumo di energia e di materia e ogni emissione di scarti ha bisogno della capacità produttiva o di assorbimento di una determinata superficie di terra o di acqua
  • 83. L’impronta ecologica misura la “porzione di territorio” (terra e del mare ecologicamente produttivi, ma anche la superficie forestale necessaria ad assorbire la emissioni di anidride carbonica, quando si produce energia) di cui una popolazione necessita per produrre in maniera sostenibile tutte le risorse che consuma e per assorbire i rifiuti.
  • 84. IMPRONTA ECOLOGICA L'Impronta Ecologica parte dall'assunto che qualunque cosa noi produciamo e usiamo, qualunque sia la tecnologia produttiva, comunque avremo bisogno di un flusso di materiali ed energia che deve essere prodotto da un sistema ecologico e comunque avremo bisogno di sistemi ecologici per riassorbire gli scarti generati durante il ciclo di produzione e uso e al termine della vita dei prodotti
  • 85. IMPRONTA ECOLOGICA L'impronta ecologica media pro capite può essere paragonata con una suddivisione equa della Terra, cioè quella fetta di terra produttiva del pianeta teoricamente a disposizione di ogni persona:  Oggi questa porzione è di 1,5 Ha (corrispondenti a un quadrato di 122 m di lato)  La superficie di sistemi ecologici produttivi necessaria per sostenere a lungo termine i consumi di un Italiano medio è 4,2 Ha, di cui 2,98 Ha di sistemi ecologici terrestri, e 1,22 Ha di sistemi produttivi marini, ovvero un quadrato di 205 m di lato, costituito per il 29% da mare
  • 86. IMPRONTA ECOLOGICA  Il consumo di un kg di pane comporta un’impronta ecologica di circa 9,7 m2  Il consumo di un kg di carne bovina comporta una impronta di 140 m2  I vegetali, il cui ciclo di produzione e consumo è più breve, comportano un’impronta di 2,6 m2  Il consumo di un uovo comporta un’impronta di circa 12 m2  Un bicchiere di latte corrisponde a 2,3 m2
  • 87.
  • 88. IMPRONTA ECOLOGICA  Mobili, apparecchiature, vestiario, calzature e altri beni di consumo partecipano in modo significativo alla formazione dell’impronta ecologica  Considerando solo la voce ‘abbigliamento e calzature’ --> si stima che, per ogni 100 € spesi, si crei una impronta di ≈ 77 m2  Fare una telefonata, stipulare un’assicurazione ed altre utilizzazioni di servizi pubblici o privati sono attività che comportano consumi di energia e materiali e, di conseguenza, la partecipazione alla formazione dell’impronta ecologica --> si stima che per ogni 100 € in servizi telefonici comporti un’impronta di ≈ 50 m2
  • 90. Il concetto di sostenibilità è definito attraverso quattro dimensioni  Sostenibilità economica, come capacità di generare reddito e lavoro per il sostentamento delle popolazioni.  Sostenibilità istituzionale, come capacità di assicurare condizioni di stabilità, democrazia, partecipazione e giustizia.  Sostenibilità sociale, come capacità di garantire condizioni di benessere umano (sicurezza, salute, istruzione) equamente distribuite (per classi e per genere).  Sostenibilità ambientale, come capacità di mantenere qualità e riproducibilità delle risorse naturali. (United Nation Department of Policy Coordination and Sustainable Development, UN DPSCD)
  • 92. BIBLIOGRAFIA • Commissione Europea DGXLD3 (1994), Le città sostenibili in Europa (prima relazione), Bruxelles. • Caperna A., Information Communication Technology per un progetto urbano Sostenibile, Tesionline (http://www.tesionline.it), Roma, 2005 • ICLEI (1995), European Local Agenda 21 Planning Guide, ed. European Sustainable Cities & Town Campaign, Brussels. • ICLEI/DPCSD/UNCHS (1995), The role of Local Authorities in Sustainable Development, UN Dept. for Policy Coordination and Sustainable Development, New York. • Quarrie J. (1992), Earth Summit '92: The United Nations Conference on Environment and Development, Regency Press, London. • UNCED (1992), Agenda 21 ? Action Plan for the Next Century, Rio de Janeiro. • UN Centre for Human Settlements (1996), An urbanising world: Global review of human settlements, Habitat, Nairobi. • UNEP (1980), World Conservation Strategy, Oxford University Press, Oxford. • United Nations Information Centre of Rome (1996), The Habitat Agenda, mimeo, Roma. • WCED (1987), Our Common Future, Oxford University Press, Oxford. (trad. italiana: WCED (1988), Il futuro di noi tutti, Bompiani,Milano)