1. Esperimento ed Apprendimento Scientifico Anno
2010/2011
Anno 2010/2011
Esperimento ed
Apprendimento Scientifico
Liceo Scientifico “E. Fermi” di Cosenza
PON C-1-FSE-2010
Dirigente Scolastico
Prof.ssa Alba Carbone
Esperto esterno:
Prof. Andrea Checchetti
Tutor:
Prof.ssa Maddalena
Nicoletti
2. Esperimento ed Apprendimento Scientifico Anno 2010/2011
Scuola Media “B. Zumbini” di Cosenza
PON C-1-FSE-2010
Esperimento ed
Apprendimento Scientifico
Dirigente Scolastico Prof. Prof.ssa Alba Carbone
Esperto esterno: Prof. Andrea Checchetti
Tutor: Prof.ssa Maddalena Nicoletti
I corsisti:
Ajello Francesco Alfano Giuseppe
Calderaro Elena Cambrea Rosario
Corraro Ercole Costabile Giacomo
De Lorenzo Grazia Geranio Giovanni
Gervasi Elisabetta Gugliotta Andrea
Lirangi Riccardo Maio Lorenza
Mazza Maria Rosaria Muto Lara
Pascuzzo Eleonora Pisciotta Elisa
Prokopchuck Marya Ruffolo Ilaria
Sblendido Alessia Scarlato Carmine
Spadafora Alessio Stumpo Irma
Tinto Eleonora
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Il Progetto
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4. Esperimento ed Apprendimento Scientifico Anno 2010/2011
Con questo progetto PON la Scuola Media “B. Zumbini” di Cosenza ha inteso
sviluppare un percorso didattico – laboratoriale, realizzando alcune
esperienze di chimica, denominato “Esperimento ed apprendimento
scientifico".
Il progetto, rivolto agli alunni delle seconde classi, ha avuto come obiettivo
principale quello di rafforzare in ingresso e approfondire in uscita le
competenze attraverso l’attività di laboratorio per sperimentare nuovi
percorsi strutturati sia per i contenuti ma soprattutto per le metodologie.
Con l’aiuto della tutor, prof.ssa Nicoletti, si sono individuati una serie di
contenuti e sulla base delle scelte fatte si è cercato di mettere a confronto le
conoscenze e le esperienze dei corsisti con l’ausilio della didattica
laboratoriale che mette al centro della formazione il laboratorio scientifico,
luogo per eccellenza del saper fare.
Sulla base della proposta del Piano Nazionale Insegnare Scienze Sperimentali
il corso si è posto come finalità quella di avvicinare gli alunni alla Scienza e in
particolare alla Chimica nella maniera più coinvolgente possibile, attraverso
esperimenti, alcuni spettacolari, per poi promuovere la riflessione
coniugando le conoscenze e le abilità apprese a scuola con le problematiche
della vita di tutti i giorni. Non a caso le attività di laboratorio hanno
riguardato argomenti come la chimica dell’acqua, dell’ambiente, degli
alimenti, dei materiali, della vita.
Obiettivi generali:
Mettere a punto attività e relativa documentazione rispondente alle
esigenze didattiche delle scuole secondarie di I grado.
Contribuire con l’utilizzo del laboratorio scientifico al recupero e
all'approfondimento del curriculum scolastico per passare dal sapere al
saper fare.
L’attività di formazione degli alunni ha previsto la realizzazione di una
serie di fasi operative
1. Approfondimenti teorico-pratici propedeutici allo svolgimento
dell'attività laboratoriali
2. Utilizzo delle strumentazioni scientifiche disponibili nella scuola
3. Realizzazione di una serie di esperimenti a carattere scientifico-
tecnologico documentando le attività per inserirle nelle unità
didattiche della programmazione di Chimica.
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5. Esperimento ed Apprendimento Scientifico Anno 2010/2011
Esperienze di laboratorio
o Liquidi immiscibili, emulsioni e soluzioni
Obiettivi: Comprendere il concetto di solubilità, soluzione e miscuglio
eterogeneo.
o Trasformazione fisiche e chimiche
Obiettivo: comprendere quando avviene una reazione chimica mediante
la formazione di un solido, il cambio di colore, un’effervescenza
mediante un aumento o una diminuzione di temperatura.
o Formazione di precipitati
Obiettivo: Preparare soluzioni di Sali e verificare la formazione di
prodotti insolubili nei solventi utilizzati.
o Indicatori naturali e pH
Obiettivi: Preparazione di soluzioni - Utilizzo degli Indicatori -
Confidenza con il pH delle soluzioni.
o Reazioni acido-base
Obiettivo: individuare il carattere acido o basico di soluzioni ottenute
per reazione tra un acido e una base.
o Preparazione di un sapone
Obiettivo: Comprendere le modalità di preparazione del sapone e
conoscere la reazione che sta dietro il processo di saponificazione.
o Estrazione del DNA da un frutto
Obiettivo: utilizzo delle principali tecniche di separazione per separare il
DNA di un frutto.
Si sono svolti 9 incontri di cui 7 di tre ore laboratoriali, che sono stati
cronologicamente distinti in:
1. Microlezione
2. Indagine sperimentale
3. Interpretazione dei risultati
e 2 di due ore per introdurre il corso e svolgere un test d’ingresso e una
verifica finale.
Infine è importante ricordare che le attività di laboratorio sono state valutate
relativamente a:
1. Conoscenze di base dei principi analitici
2. Capacità organizzativa dei corsisti nel progettare e realizzare un’analisi
3. Capacità di registrare i dati sperimentali ottenuti dall’esperimento
4. Validità dei risultati ottenuti
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L’insieme delle prove ha stimolato l’interesse e la partecipazione degli
studenti trattando argomenti che possono considerarsi sicuramente un
approfondimento dei contenuti curriculari, ma allo stesso tempo
l’indispensabile legame per avviare un confronto con situazioni reali,
ampliando così il loro orizzonte culturale.
Il livello di conoscenze, competenze e abilità, acquisite dai corsisti, è stato
monitorato attraverso un test d’ingresso, una prova in itinere e una prova
finale, gli esiti della quale hanno evidenziato il rafforzamento delle abilità, il
conseguimento dei saperi e le competenze previste. I corsisti si sono mostrati
soddisfatti dell’esperienza maturata durante il corso, partecipando al dialogo
educativo, e, opportunamente guidati, realizzando tutta la serie di
esperimenti proposti per ogni tematica.
Per la realizzazione del progetto sono state utilizzate le seguenti metodologie:
- presentazione dell’attività laboratoriale
- cooperative learning
- problem solving
Sono stati raggiunti i seguenti risultati:
Conoscenza delle specifiche procedure di laboratorio
Consapevolezza dei propri punti di forza e di debolezza
Capacità di gestire le relazioni di gruppo.
Si ringrazia la Scuola, il Dirigente Scolastico, prof.ssa Alba Carbone, il tutor,
la prof.ssa Maddalena Nicoletti, per la collaborazione mostrata per tutta la
durata del corso.
Cosenza 13/06/2011 Prof. Andrea Checchetti
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7. Esperimento ed Apprendimento Scientifico Anno 2010/2011
La didattica
laboratoriale
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I risultati degli ultimi rapporti OCSE-PISA dei nostri studenti dimostrano
quanto i modelli di trasmissione del sapere scientifico non siano più
sufficienti e quanto sia impellente mettere in campo nuove pratiche, nuovi
modelli, nuovi curricoli della conoscenza scientifica e tecnologica a partire
dalla scuola dell’obbligo.
La messa in opera di questo progetto PON della scuola media “B. Zumbini”
di Cosenza ha centrato una serie di obiettivi fondamentali per stimolare il
rapporto che ogni studente instaura con il sapere scientifico al fine di
valorizzare il laboratorio come il luogo senza il quale non c’è apprendimento,
lo spazio nel quale lo studente è in grado di scoprire e costruire la propria
visione del mondo e della realtà che lo circonda.
In questa direzione si è cercato nell’ambito del progetto di far incontrare due
visioni di concepire il laboratorio: da un lato come spazio-tempo di verifica
delle leggi, officina per acquisire abilità del misurare e dall’altro come terreno
fertile per sviluppare un pensiero critico, capace di fondere le abilità manuali
con quelle mentali per creare le giuste sinergie tra il pensare e l’agire, in
modo da condividere teorie e concetti con l’elaborazione e il procedere
sperimentale.
La didattica laboratoriale costituisce dunque uno strumento di forte
innovazione che il Piano ISS ha introdotto nella filiera formativa che va dalla
scuola primaria a quella secondaria di secondo grado.
Utilizzare la didattica laboratoriale significa guidare processi di auto-
apprendimento quali l’analisi, l’osservazione, il confronto, la ricerca di
diversi itinerari possibili nella soluzione di un problema che consentono così
agli studenti di diventare i protagonisti, attori di un processo in cui
acquisiscono competenze. In quest’ottica l’attività di laboratorio promuove la
discussione, la riflessione, il ragionamento.
Scienze e laboratorio dunque come momento d’incontro per apprendere
insieme le strategie necessarie, gli strumenti utili per risolvere un problema.
Di seguito alcune tra le schede di laboratorio realizzate dagli alunni che
hanno partecipato al corso
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9. Esperimento ed Apprendimento Scientifico Anno 2010/2011
Schede di
laboratorio
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10. Esperimento ed Apprendimento Scientifico Anno 2010/2011
CAMBIAMENTO DI COLORE PER AGITAZIONE
EFFETTO: Una soluzione incolore, contenuta in un pallone tappato,
assume un’intensa colorazione blu quando il pallone viene
agitato vigorosamente.
PRINCIPIO: Subito dopo il mescolamento dei reattivi, il colorante è
lentamente ridotto a una forma incolore dal glucosio, in
soluzione alcalina. La vigorosa agitazione della soluzione
facilita il suo mescolamento con l'ossigeno atmosferico che
ossida velocemente l'indicatore, ripristinando la colorazione
iniziale.
MATERIALE - 1 beuta da 250 ml con tappo a smeriglio
OCCORRENTE:
REATTIVI: - Soluzione di KOH: sciogliere 13 g di KOH in 500 ml di
acqua;
- Glucosio
- Soluzione acquosa allo 0,1% di blu di metilene.
PROCEDURA: Si sciolgono 10 g di glucosio in 500 ml della soluzione di
KOH, aggiungendo 8 ml della soluzione di blu di metilene.
Si tappa la beuta e si omogeneizza la miscela che ha una
colorazione blu e la si pone sul banco delle dimostrazioni,
evitando di muoverla ulteriormente. Entro una decina di
minuti, l'indicatore si sarà trasformato nella forma ridotta.
La soluzione incolore si agita vigorosamente fino a quando
non si colori in blu.
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12. Esperimento ed Apprendimento Scientifico Anno 2010/2011
DOVE SI POSIZIONA IL GHIACCIO?
EFFETTO: Il cubetto di ghiaccio si ferma sulla superficie di
separazione tra olio ed acqua. Pian piano comincia a
sciogliersi. Inizialmente le gocce d'acqua che si formano
restano intorno al cubetto, perché non riescono a penetrare
all'interno dello strato d'olio. Solo quando si è raccolta una
quantità d'acqua sufficiente, questa scende nell'acqua del
bicchiere, colorandola.
PRINCIPIO: Il ghiaccio è meno denso dell'acqua ma più denso dell'olio,
ecco perché si ferma tra olio ed acqua. Acqua ed olio sono
due liquidi con caratteristiche molto diverse tra loro, per cui
le goccioline d'acqua colorata che si formano quando il
ghiaccio si scioglie, anche se sono più dense dell'olio,
tendono a restare attaccate al cubetto. Solo quando si
raccoglie una quantità d'acqua sufficiente predomina la
forza di gravità e l'acqua colorata attraversa lo strato d'olio,
unendosi all'acqua sottostante.
MATERIALE Un beaker grande
OCCORRENTE:
REATTIVI: - olio
- colorante,
- un cubetto di ghiaccio
PROCEDURA: Si versano 100 ml d'acqua in un beaker e si aggiungono,
lentamente, 100 ml d'olio. S’inserisce poi con cautela un
cubetto di ghiaccio colorato nell'olio.
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14. Esperimento ed Apprendimento Scientifico Anno 2010/2011
ACCENDI FUOCO E SPEGNI FUOCO
EFFETTO: Il bastoncino igniscente riprende a bruciare nella beuta AF
grazie all’ossigeno che permette dunque la combustione,
mentre la fiamma viene spenta nella beuta SF a causa della
presenza della CO2
PRINCIPIO: Beuta AF
Il contatto lievito - acqua ossigenata (H2O2) provoca la
formazione del gas ossigeno. L'acqua ossigenata infatti è un
veleno per le tutte le cellule, comprese quelle dei lieviti, che
si difendono trasformandola in composti innocui (acqua e
ossigeno) per mezzo di enzimi, chiamati enzimi della
perossidasi. Il gas ossigeno (O2) è un comburente che aiuta
a bruciare.
Beuta SF
Nella beuta avviene una reazione chimica, con produzione
di anidride carbonica e di un sale chiamato sodio acetato,
che rimane in soluzione. - L'anidride carbonica (CO2) è un
gas inodore, incolore e più pesante dell'aria: per questo
rimane intrappolato all'interno della bottiglietta. Questo gas
non è né comburente e né combustibile, quindi la sua unica
funzione è quella di soffocare la combustione e quindi far
spegnere il bastoncino.
MATERIALE - 2 beute,
OCCORRENTE: - Bastoncini in legno per spiedini, di tipo sottile, lunghi 20
cm 1
- Accendino
- cucchiaino
- beakers di piccola dimensione
REATTIVI: - 1 cubetto di lievito di birra fresco e pressato, del peso di 25
g
- Bicarbonato di sodio
- Aceto bianco
- Acqua ossigenata
PROCEDURA: ATTENZIONE: l'esperimento deve essere eseguito su un
piano di lavoro privo di oggetti infiammabili
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15. Esperimento ed Apprendimento Scientifico Anno 2010/2011
Si posizionano sul banco degli esperimenti le 2 beute
allineate e distanziate (10 cm circa). Si riempie la prima
beuta (denominata Accendi Fuoco, AF) di acqua ossigenata
fino a 1/3 (1 beaker di piccole dimensioni pieno). Si versano
nella beuta AF 5 g di cubetto di lievito di birra
precedentemente sbriciolato. Si copre con un tappo per
almeno 10 minuti agitando con leggeri movimenti rotatori
di tanto in tanto.
Si introducono nella seconda beuta (denominata Spegni
fuoco, SF) 3 cucchiaini colmi di bicarbonato di sodio e
successivamente 40 ml di aceto bianco, poco per volta, per
evitare la fuoriuscita immediata della schiuma effervescente
dovuta alla formazione del gas anidride carbonica.
Si accende la punta di un bastoncino in legno e si spegne la
fiamma quando si forma una punta ignescente ( una piccola
brace).
A questo punto si introduce il bastoncino prima nella beuta
AF e successivamente nella beuta SF e si osservano i
risultati.
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17. Esperimento ed Apprendimento Scientifico Anno 2010/2011
MISURA DEL PH
EFFETTO: L’individuazione della natura chimica di una soluzione
sconosciuta è possibile con l’uso degli indicatori, particolari
sostanze che indicano, con il cambiamento del colore
(viraggio), se una soluzione è acida o basica.
PRINCIPIO: L’acidità o la basicità di una soluzione è data dal pH. La
valutazione del pH si basa sulla concentrazione di ioni
idrogeno (H+) presenti in una soluzione. Le soluzioni neutre
hanno pH = 7 e cioè concentrazione di [OH-] = [H+]. Invece
quando [H+] > [OH-] la soluzione è acida e il pH è < 7,
viceversa quando [H+] < [OH-] la soluzione è basica e il pH è
> 7.
MATERIALE - beakers
OCCORRENT - cartina al tornasole
E: - indicatore universale
- bacchette di vetro
- spatole
REATTIVI: - Acido cloridrico
- idrossido di sodio
- bicarbonato di sodio
- aceto o limone
- acqua
PROCEDURA: Versare la stessa quantità di acqua nei beakers,
successivamente aggiungere nel primo beaker 5 gocce di
acido cloridrico, nel secondo 5 gocce di aceto (o limone), nel
terzo una punta di spatola di bicarbonato, nel quarto una
punta di spatola di idrossido di sodio e nella quinta lasciare
solo acqua. Immergere la punta della bacchetta di vetro nelle
soluzioni appena ottenute e con la punta bagnata toccare il
bordo dell’indicatore (va utilizzato ogni volta un pezzo di
carta pulito). Confrontare la colorazione assunta
dall’indicatore con la scala di gradazioni riportata sulla
confezione. A ogni colore corrisponde un valore di pH.
Riportare a parte il valore del pH e conservare il pezzetto di
carta utilizzato. Tramite la differenza di colore si evidenzia il
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cambiamento di pH.
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19. Esperimento ed Apprendimento Scientifico Anno 2010/2011
SEPARAZIONE DEI PIGMENTI DELLE FOGLIE VERDI DI SPINACI
MEDIANTE CROMATOGRAFIA SU CARTA
EFFETTO: Utilizzando la tecnica cromatografica è stato possibile
separare i diversi pigmenti colorati. Si osserva che si
ottengono quattro bande diversamente colorate ed
esattamente andando dal basso verso l'alto:
la clorofilla B (verde chiaro),
la clorofilla A (verde scuro),
la xantofilla (gialla).
il beta carotene (giallo arancio).
PRINCIPIO: Il principio fondamentale su cui si basa la cromatografia è
quello di far assorbire la miscela in esame, sciolta in un
opportuno solvente, su particolari substrati che hanno la
capacità di trattenere in modo diverso i vari componenti
della miscela, che saranno poi trascinati via da un
opportuno solvente (eluente) con velocità distinta
permettendone la separazione.
MATERIALE - mortaio e pestello
OCCORRENTE: - beaker e cilindri
- carta per cromatografia (in alternativa carta da disegno
ruvido)
- pipetta Pasteur
REATTIVI: - foglie di spinaci
- alcool etilico
- carbonato di calcio
- etere di petrolio
- acetone
PROCEDURA: ATTENZIONE: l'esperimento deve essere eseguito su un
piano di lavoro privo di oggetti infiammabili.
Si tagliano a pezzetti le foglie di spinaci, si introducono nel
mortaio e si riducono in poltiglia con l’aiuto del pestello. Si
aggiungono nel mortaio circa 5 ml di alcool etilico
(prelevato con una pipetta) e si continua a pestare fino a che
il liquido si presenta di colore verde intenso (l’alcool etilico
estrae i pigmenti delle foglie).
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20. Esperimento ed Apprendimento Scientifico Anno 2010/2011
Si aggiunge un pizzico di carbonato di calcio per
neutralizzare le sostanze acide estratte dalle foglie che,
altrimenti, tendono a scolorire i pigmenti.
Si prepara una striscia di carta per cromatografia (di
dimensioni adatte al cilindro che si utilizzerà).
Con una pipetta Pasteur si preleva una goccia del liquido
verde estratto dalla poltiglia di spinaci e la si deposita sulla
striscia di carta, a circa 2 cm dal bordo; si lascia asciugare
all’aria per allontanare il solvente.
Si prepara la miscela eluente da utilizzare per la
cromatografia, costituito da etere di petrolio e acetone
(prelevati rispettivamente con un cilindro graduato e con
una pipetta) in rapporto 9:1.
Si pone il liquido così ottenuto in un cilindro (o altro
contenitore adeguato allo scopo), fino all’altezza di circa 1
cm dal fondo.
Si sistema la striscia di carta con l’estratto degli spinaci
all’interno del cilindro, in posizione verticale, in modo che
“peschi” appena nel liquido (la sostanza depositata deve
rimanere al di sopra del liquido); e si chiude il cilindro.
Il liquido, salendo per capillarità lungo la striscia di carta,
provoca la separazione dei pigmenti presenti.
Si estrae il cromatogramma così ottenuto e si osserva la
separazione dei pigmenti
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22. Esperimento ed Apprendimento Scientifico Anno 2010/2011
PREPARAZIONE DI UN SAPONE
EFFETTO: Durante l’agitazione, il sapone cambierà colore e consistenza,
diventando sempre più cremoso. Dopo un certo tempo,
togliendo il frullatore e facendo colare un po' di miscela, si
osserva che resta in superficie per qualche secondo prima di
affondare. Questo è il segnale che la reazione è avvenuta.
PRINCIPIO: La reazione da cui si ottiene il sapone è detta saponificazione.
Tale reazione avviene tra un grasso (o olio) e una base (per
esempio idrossido di sodio). Quindi il sapone è un sale
sodico di un acido grasso.
MATERIALE - Due beakers da 250 ml
OCCORRENT - Una pirofila da 500 ml
E: - Un cilindro graduato da 100 ml
- Due beute da 100 ml
- Una bacchetta di vetro
- Spatoline
- Un coltello
- Una molletta reggi oggetti
- Fornello elettrico
- Bilancia
REATTIVI: - 15 g di burro
- 10 g di idrossido di sodio (NaOH)
- 100 ml di alcool etilico (95°)
- Colorante per alimenti
- Aromi
PROCEDURA: Sciogliere 15 g di burro a bagnomaria. Mescolare
continuamente per evitare surriscaldamento. Mescolare 10 g
di idrossido di sodio (NaOH) in 100 ml di alcool. L’idrossido
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23. Esperimento ed Apprendimento Scientifico Anno 2010/2011
di sodio (NaOH) non si scioglie completamente ma si
deposita sul fondo. Aggiungere la soluzione al burro fuso,
versando anche la parte non disciolta. Mescolare
continuamente mantenendo a ebollizione il bagnomaria per
15 minuti. A questo punto, si possono aggiungere al
composto il colorante e gli aromi. Dopo 15 minuti togliere
dal bagnomaria e lasciare raffreddare fino a completa
solidificazione.
N.B. Conviene utilizzare un agitatore
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24. Esperimento ed Apprendimento Scientifico Anno 2010/2011
ESTRAZIONE DEL DNA DELLA FRUTTA
EFFETTO: Le membrane cellulari sono costituite da molecole ricche di
grassi che si sciolgono usando del detersivo liquido. Si usa
anche un po' di sale che ha la funzione di facilitare
l'eliminazione delle proteine su cui è avvolto il DNA.
La banana resa poltiglia è riscaldata a 60°C per accelerare e
favorire il processo di demolizione delle membrane cellulari
e quelle del loro nucleo per liberare il DNA. La permanenza
a questa temperatura per lungo tempo, comincia però a
degradare ugualmente il DNA frammentandolo. Questa è la
ragione per cui, dopo 15 minuti, bisogna raffreddare la
poltiglia e filtrare il liquido ricco di DNA, separandolo dai
residui cellulari e dagli altri tessuti del frutto. All'interfaccia
fra l'alcool e il filtrato si osserva una sostanza bianchiccia. Si
tratta del DNA della banana.
PRINCIPIO: Il DNA è contenuto nel nucleo delle cellule della banana. Per
liberarlo, è necessario demolire le membrane cellulari e
quelle del nucleo. Per ottenere un DNA più puro usiamo il
succo di ananas che ha al suo interno la bromelina capace di
demolire le proteine negli amminoacidi e di facilitarne
l'eliminazione. L’aggiunta di alcool alla soluzione, rende
visibile il DNA, poiché in esso precipita e diventa visibile.
MATERIALE - bilancia digitale
OCCORRENT - mortaio e pestello
E: - siringa da 10 ml
- provette
- beakers di diversa dimensione
- riscaldatore/agitatore
- termometro
- colino
REATTIVI: - 100 g di banana
- 3 g di sale da cucina
- succo d’ananas
- ghiaccio
- acqua distillata
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25. Esperimento ed Apprendimento Scientifico Anno 2010/2011
- 10 cc di detersivo liquido per piatti
- alcool etilico
PROCEDURA: Si prepara una soluzione salina di NaCl con 80 cc di acqua
distillata e 3 g di sale in un beaker da 100 cc; si aggiungono
10 ml di detersivo prelevati con una siringa e si porta la
soluzione a volume di 100 ml.
Si riducono a poltiglia 100 g di una banana e si introducono
in un beaker da 200 ml a cui si aggiunge la soluzione salina
d’estrazione.
Si pone il beaker a bagnomaria controllando che la
temperatura non superi i 60°C e si agita la miscela per 15
minuti dopodiché si pone per 5 minuti il beaker in acqua
ghiacciata.
Si filtra con un colino e si versano in una provetta 5 ml di
soluzione filtrata a cui si aggiunge 1 ml di succo di ananas;
Si attende 2 - 3 minuti per lasciare il tempo alla bromelina
presente nel succo di ananas di agire.
Infine si aggiunge lentamente nella provetta un volume,
equivalente alla soluzione, di alcool etilico freddo, evitando
che si mescoli con il filtrato. Il DNA precipita e diventa
visibile
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27. Esperimento ed Apprendimento Scientifico Anno 2010/2011
Indice analitico
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28. Esperimento ed Apprendimento Scientifico Anno 2010/2011
Il progetto pag. 3
La didattica laboratoriale pag. 7
Le schede di laboratorio pag. 9
Indice analitico pag. 27
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