L’open innovation e la piccola e media impresa nel Mezzogiorno
1. L’open innovation
e la piccola e media impresa
nel Mezzogiorno
Amedeo Lepore
Università degli Studi di Bari
Luiss di Roma
2. Il World Wide Web 1
Il World Wide Web, acronimo WWW, spesso abbreviato in web, è uno dei servizi di
Internet, la più grande rete di computer mondiale ad accesso pubblico mai realizzata. In
particolare, il web è, insieme alla posta elettronica, il servizio di Internet più utilizzato e
conosciuto.
Il servizio mette a disposizione degli utenti uno spazio elettronico e digitale per la
pubblicazione di contenuti multimediali, oltre che un mezzo per la distribuzione di
software e la fornitura di servizi particolari, sviluppati dagli stessi utenti.
Il web è stato creato da Tim Berners-Lee, ricercatore del CERN di Ginevra, sulla base
delle idee sue e di quelle di un suo collega, Robert Cailliau. Oggi, gli standard su cui è
basata la rete, in continuo sviluppo, sono mantenuti dal World Wide Web Consortium
(W3C). La nascita del web risale al 6 agosto 1991, giorno in cui Berners-Lee mise on-
line su Internet il primo sito web.
3. Il primo sito web
creato da Tim Berners-Lee - online il 6 agosto 1991
4.
5. Il Web 2.0: Internet interattivo
Il Web 2.0 è un locuzione utilizzata per indicare genericamente uno stato di
evoluzione di Internet (e, in particolare, del World Wide Web), rispetto alla
condizione precedente del Web 1.0. Si tende ad indicare come Web 2.0
l’insieme di tutte quelle applicazioni online, che permettono uno spiccato
livello di interazione sito-utente (blog, forum, chat, sistemi come Wikipedia,
Youtube, Facebook, Myspace, Gmail, ecc.).
La locuzione pone l’accento sulle differenze rispetto al cosiddetto Web 1.0,
diffuso fino agli anni novanta del secolo scorso e composto prevalentemente
da siti web statici, senza alcuna possibilità di interazione con l’utente, eccetto
la normale navigazione tra le pagine, l’uso delle e-mail e l’impiego dei motori
di ricerca.
23. Il Web 3.0: gli aggregatori
e il Web semantico
Con il termine web semantico, termine coniato dal suo ideatore, Tim Berners-
Lee, si intende la trasformazione del World Wide Web in un ambiente dove i
documenti pubblicati (pagine HTML, file, immagini, ecc.) siano associati ad
informazioni e dati (metadati), che ne specifichino il contesto semantico in un
formato adatto all’interrogazione, all’interpretazione e, più in generale,
all’elaborazione automatica.
Con l’interpretazione del contenuto dei documenti che il web semantico
intende perseguire, dovrebbero essere possibili ricerche molto più evolute delle
attuali, basate sulla presenza nel documento di parole chiave, ed altre
operazioni specialistiche, come la costruzione di reti di relazioni e connessioni
tra documenti, secondo logiche più elaborate del semplice link ipertestuale.
41. L‘economia
della
conoscenza
Intellectual
Capital
Intellectual
Capital
Intellectual
Capital
Intellectual
Capital
Intellectual
Capital
Intellectual
Capital
Converged
people:
Converged
Converged
content,
data
Social
networking,
Blogs,
Wikis,
communica7ons:
&
applica7ons:
Personas,
Knowledge
communi7es
VOIP,
advanced
collabora7on,
RSS,
Widgets,
Situa7onal
Digital
Assistants,
RSS
Applica7ons,
Dashboards,
Online
Media
Analysis
Intellectual
Capital
Intellectual
Capital
Intellectual
Capital
Intellectual
Capital
Intellectual
Capital
42. L‘open
innova)on
Intellectual
Capital
Intellectual
Capital
Intellectual
Capital
Intellectual
Capital
Intellectual
Capital
Intellectual
Capital
Open
innova*on
è
un
termine
coniato
da
Henry
Chesbrough,
per
indicare
un
nuovo
paradigma
dell’innovazione
industriale,
ma,
più
in
generale,
una
visione
aggiornata
della
diffusione
e
gesHone
della
conoscenza
a
livello
globale.
In
un
mondo
sempre
più
aperto,
grazie
alla
generalizzazione
delle
reH
e
delle
connessioni
in
tempo
reale,
diventa
possibile
non
solo
la
fruizione
senza
limitazioni
delle
fonH
universali
della
conoscenza,
ma
anche
l’avvio
di
un
processo
di
partecipazione
alla
costruzione
del
sapere,
che
veda
coinvolH
contemporaneamente
gli
utenH
di
Internet,
gli
esperH
e
gli
interessaH
ad
una
determinata
temaHca.
Intellectual
Capital
Intellectual
Capital
Intellectual
Capital
Intellectual
Capital
Intellectual
Capital
43. L‘open
innova)on
Intellectual
Capital
Intellectual
Capital
Intellectual
Capital
In
sintesi,
quello
che
viene
definito
come
crowdsourcing
-‐
una
parola
che
non
ha
ancora
un
corrispeMvo
nella
lingua
italiana
e
che
sta
a
indicare
un
modello
di
aMvità,
nel
quale
un’azienda
o
un’isHtuzione
richiede
lo
sviluppo
di
un
proge)o,
di
un
servizio
o
di
un
prodo)o
ad
un
insieme
decentrato
di
persone,
a)raverso
lo
strumento
del
web
-‐
rappresenta
la
fronHera
più
avanzata
e,
allo
stesso
tempo,
semplice
dello
sviluppo
dei
collegamenH
telemaHci.
I
creatori
e
i
realizzatori
di
un’idea,
di
un’innovazione
o
anche
di
uno
scambio
di
conoscenze
non
sono
più
un
numero
molto
ristre)o
di
ricercatori,
chiusi
in
un
ufficio
aziendale,
magari
denominato
di
“ricerca
e
sviluppo”,
ma
diviene
la
popolazione
di
Internet,
ovvero
le
competenze
e
i
cervelli
diffusi
su
territori
reali
molto
ampi,
che
nel
sistema
virtuale
possono
essere
facilmente
raccolH,
connessi
tra
loro
e
messi
in
grado
di
interagire
per
la
soluzione
di
problemi
o,
quanto
meno,
per
la
loro
individuazione.
Intellectual
Capital
Intellectual
Capital
45. Innovazione Open
tradizionale Innovation
Le menti più brillanti del Poiché i cervelli migliori
settore non lavorano tutti nella
lavorano nella nostra nostra azienda, è
azienda. necessario cercare la
collaborazione di
persone "illuminate" sia
dentro sia fuori
l'azienda.
Per approfittare al massimo L'area R&S esterna
dei vantaggi dell'area genera notevole valore
Ricerca e Sviluppo occorre per l'azienda; l'area R&S
trovare soluzioni innovative, interna contribuisce in
svilupparle e parte alla creazione del
commercializzarle senza valore aziendale.
chiedere l'intervento di
persone esterne all'azienda.
Un'azienda è vincente Un'azienda è vincente
quando trova e mette a quando utilizza in modo
punto idee rivoluzionarie efficace le idee
Fonte:
www.wikipedia.org
nel proprio ambito di provenienti da dentro e
attività. fuori l'azienda.
47. COINVOLGIMENTO INTERNO
Innovation Seeker
COINVOLGIMENTO ESTERNO
(c) 2005-2009 BASI Corporation All rights reserved
48.
49.
50.
51.
52.
53.
54.
55.
56.
57.
58.
59.
60.
61.
62.
63.
64.
65.
66.
67.
68.
69.
70.
71.
72.
73.
74.
75.
76.
77.
78.
79.
80.
81.
82.
83.
84.
85.
86. Il Mezzogiorno
può rappresentare il terreno reale
per lo sviluppo dell’open innovation,
come leva per la diffusione
del sistema d’impresa
87. Il
Mezzogiorno
nella
crisi
Si
è
affermata
la
convinzione
che
la
crisi
economica
riguardi
sopra)u)o
il
Centro-‐Nord.
Un
convincimento
tanto
diffuso
e
radicato,
quanto
lontano
dalla
realtà.
La
situazione
che
emerge
del
mercato
del
lavoro
meridionale
è
invece
drammaHca.
Nel
Mezzogiorno
vengono
escluse
fasce
crescenH
di
popolazione,
sopra)u)o
giovane,
dal
mercato
del
lavoro.
88. Il Mezzogiorno nella crisi
Tra aprile 2008 e aprile 2009 l’occupazione si è ridotta
di 271 mila unità, -4,1%; contrazione assai più
sostenuta di quella registrata nelle regioni del
Centro-Nord (-107 mila unità, pari -0,6%).
Il tasso di occupazione della popolazione in età da
lavoro si è ridotto dal 47% al 45%; quello femminile
dal 31,8% al 30,7%, confermandosi uno dei più bassi
tra tutte le regioni dell’Unione europea;
89. Andamento dell’occupazione nel Mezzogiorno e nel Centro-Nord
nel periodo 2004-2009 (I trim. 2004 uguale a 100)
110,0
108,0
106,0
104,0
102,0
100,0
98,0
96,0
I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II
2004 2004 2004 2004 2005 2005 2005 2005 2006 2006 2006 2006 2007 2007 2007 2007 2008 2008 2008 2008 2009 2009
Mezzogiorno Centro-Nord
90. Il Mezzogiorno nella crisi
• la perdita di occupazione, pur riguardando tutti i settori,
risulta di estrema gravità soprattutto nel comparto
industriale, dove la flessione registrata nei primi due
trimestri del 2009 è stata mediamente al Sud del 7,9%
(-71 mila addetti industriali), con punte del -14,4% in
Basilicata, del -9,7% in Campania e del -8,7% in Puglia.
• L’apparato produttivo meridionale somma all’inversione
ciclica debolezze strutturali (specialmente in settori
tradizionali quali il tessile e l’abbigliamento) che
affondano le loro radici nel tempo e che si aggravano
nell’attuale congiuntura;
91. La
riapertura
del
divario
di
sviluppo
negli
anni
duemila
La
differenza
tra
le
due
aree
appare
parHcolarmente
rilevante
se
le)a
nel
medio
periodo:
tra
il
2002
e
il
2008
il
PIL
è
cresciuto
del
5,6%
in
termini
reali
nel
Centro-‐Nord
e
del
2,2%
nel
Sud.
Ciò
vuol
dire
che
se
la
contrazione
a)esa
per
il
2009
dovesse
riguardare
in
egual
misura
le
due
riparHzioni,
il
Prodo)o
interno
lordo
meridionale
tornerebbe
al
di
so)o
dei
livelli
che
aveva
10
anni
fa.
92. Mezzogiorno 2001 - 2008
Cumulata
2,3
1,7 Mezzogiorno
Nord
Centro-
0,4 0,5 0,9
0,4
-0, -1, 7,9
3 1
2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008
5,0
Centro-Nord
1,8 2,1
1,7 1,8
0,8
0,5 0,0
-1,
0
TASSI ANNUI DI VARIAZIONE %
DEL PIL NEGLI ANNI 2000
94. PIL IN PPA NELLE AREE “DEBOLI” E NELLE AREE
“FORTI”
Tassi medi annui di crescita (%) 2000-2005
REGIONI REGIONI
CONVERGENZA COMPETITIVITA’
TOTALE
ITALIA 1,5 1,7 1,7
GERMANIA 3,0 2,8 2,8
SPAGNA 6,5 5,8 6,0
IRLANDA 7,6 7,0 7,2
GRECIA 6,6 4,4 6,5
UE a 27 4,8 3,3 3,7
95. Le
poliHche
meridionaliste
nella
crisi
q PoliHche
congiunturali
vs
poliHche
stru)urali.
Il
rischio
dell’indebolimento
delle
poliHche
per
lo
sviluppo
è
reale
e
richiede
una
consapevolezza
nuova
del
Mezzogiorno
e
dei
meridionali.
96. L’open
innova*on
come
occasione
per
il
Mezzogiorno
oltre
la
crisi
L’interrogaHvo
sul
futuro
dell’Italia
e,
in
parHcolare,
sul
desHno
della
sua
macro-‐area
più
debole,
il
Mezzogiorno,
si
fa
quanto
mai
insistente.
Il
focus
delle
valutazioni
e
delle
risposte
necessarie
riguarda
proprio
la
capacità
del
Mezzogiorno
di
affrontare,
in
un
quadro
comparaHvo
globale,
evenH
estremamente
sfavorevoli
dal
punto
di
vista
stru)urale,
che
rischiano
di
aggravarne
per
molH
anni
le
condizioni
e
di
allontanare
sempre
più
una
prospeMva
di
convergenza
verso
stadi
di
sviluppo
avanzaH.
Tu)avia,
la
crisi
economica
perme)e
anche
una
considerazione
di
altro
Hpo.
97. L’open
innova*on
come
occasione
per
il
Mezzogiorno
oltre
la
crisi
InfaM,
proprio
a
causa
del
suo
divario,
ma
anche
di
alcune
sue
cara)erisHche
peculiari,
il
Mezzogiorno
può
giocare
una
parHta
significaHva
nei
se)ori
dell’economia
legata
a
Internet
e
all’innovazione.
L’open
innova*on
indica
un
nuovo
paradigma
dell’innovazione
industriale,
ma,
più
in
generale,
una
visione
aggiornata
della
diffusione
e
gesHone
della
conoscenza
a
livello
globale.
In
un
mondo
sempre
più
aperto,
grazie
alla
generalizzazione
delle
reH
e
delle
connessioni
in
tempo
reale,
diventa
possibile
non
solo
la
fruizione
senza
limitazioni
delle
fonH
universali
della
conoscenza,
ma
anche
l’avvio
di
un
processo
di
partecipazione
alla
costruzione
del
sapere,
che
veda
coinvolH
contemporaneamente
gli
utenH
di
Internet,
gli
esperH
e
gli
interessaH
ad
una
determinata
temaHca.
98. L’open
innova*on
come
occasione
per
il
Mezzogiorno
oltre
la
crisi
In
sintesi,
quello
che
viene
definito
come
crowdsourcing
-‐
un
modello
di
aMvità,
nel
quale
un’azienda
o
un’isHtuzione
richiede
lo
sviluppo
di
un
proge)o,
di
un
servizio
o
di
un
prodo)o
ad
un
insieme
decentrato
di
persone,
a)raverso
lo
strumento
del
web
-‐
rappresenta
la
fronHera
più
avanzata
dello
sviluppo
dei
collegamenH
telemaHci.
I
creatori
e
i
realizzatori
di
un’idea,
di
un’innovazione
o
anche
di
uno
scambio
di
conoscenze
non
sono
più
un
numero
molto
ristre)o
di
ricercatori,
chiusi
in
un
ufficio
aziendale,
magari
denominato
di
“ricerca
e
sviluppo”,
ma
diviene
la
popolazione
di
Internet,
ovvero
le
competenze
e
i
talenH
diffusi
su
territori
reali
molto
ampi,
che
nel
sistema
virtuale
possono
essere
facilmente
raccolH,
connessi
tra
loro
e
messi
in
grado
di
interagire
per
la
soluzione
di
problemi
o,
quanto
meno,
per
la
loro
individuazione.
99. L’open
innova*on
come
occasione
per
il
Mezzogiorno
oltre
la
crisi
Il
Mezzogiorno,
in
questo
nuovo
e
sempre
più
vasto
contesto,
può
fare
di
alcuni
punH
stru)urali
di
debolezza
-‐
come
la
mancanza
di
una
capitalizzazione
e
di
un
sistema
di
imprese
adeguaH
o
la
frammentazione
del
mercato
-‐
e
di
alcuni
elemenH
cara)erizzanH
di
vantaggio
-‐
come
la
presenza
di
creaHvità
e
talenH
diffusi,
sopra)u)o
tra
i
giovani
-‐
le
premesse
essenziali
per
un
cambio
di
passo.
InfaM,
in
una
situazione
di
crisi,
che
determinerà
inevitabilmente
una
profonda
trasformazione
degli
asseM
economici,
è
possibile
cogliere
l’occasione,
forse
unica,
per
realizzare
un’innovazione
dal
basso
(bo5om
up,
come
si
dice).
100. L’open
innova*on
come
occasione
per
il
Mezzogiorno
oltre
la
crisi
Se,
allo
stato,
vi
è
poco
da
sperare
in
nuove
poliHche
di
Hpo
macroeconomico,
in
grado
di
spingere
le
regioni
meridionali
verso
una
fase
di
ripresa
e
al
graduale
recupero
del
divario,
tu)avia,
la
“nuova
fronHera”
del
Sud
potrebbe
essere
cosHtuita
proprio
dal
dispiegamento
dell’economia
della
rete
e
della
conoscenza.
Il
momento
è
quello
a)uale,
sia
perché
vi
sono
condizioni
favorevoli
per
l’avvio
di
iniziaHve
di
valorizzazione
dei
saperi
e
delle
competenze
meridionali,
sia
perché
il
progressivo
superamento
del
mercato
di
massa
e
l’affermazione
sempre
più
palpabile
di
un’economia
della
“coda
lunga”
-‐
ovvero,
la
crescita
di
un
sistema
basato
su
un’insieme
di
mercaH
di
piccole
dimensioni
-‐
può
perme)ere
anche
agli
svantaggi
delle
aree
meridionali
di
converHrsi
in
opportunità
e
benefici.
101.
102.
103.
104. L’open
innova*on
come
occasione
per
il
Mezzogiorno
oltre
la
crisi
Si
tra)a
di
puntare
alla
realizzazione
di
un’aggregazione
delle
capacità
creaHve,
degli
ingegni
e
delle
conoscenze
del
Mezzogiorno,
che
sia
in
grado
di
portare
a
sistema
una
delle
cara)erisHche
peculiari
e,
finora,
disperse
di
questa
parte
del
paese.
In
questo
modo,
le
esigenze
di
acquisizione
del
sapere,
all’interno
della
produzione,
nelle
isHtuzioni
e,
perfino,
a
livello
individuale,
potrebbero
trovare
una
potente
connessione
e
un
molHplicatore
di
convenienze,
smuovendo
il
Sud
dal
torpore
e
facendolo
tornare
protagonista
del
suo
desHno.
105. L’open innovation rappresenta
concretamente un’opportunità
nuova per il Mezzogiorno, diversa
dalla pura e semplice mitologia
della piccola dimensione, perché si
muove in una logica sistemica, di
aggregazione e di crescita
esponenziale delle attività di
impresa, come “massa critica” in un
nuovo mercato.
106. Il Mezzogiorno ce la può fare,
innovando la sua classe
dirigente, sostenendo una
nuova fase delle strategie
nazionali per il Sud e
valorizzando la rete dei suoi
talenti e delle sue imprese.
107.
108. La “coda lunga”
di Chris Anderson.
Il passaggio da un’economia
fordista a un’economia delle
nicchie di mercato
109.
110.
111.
112. "La coda lunga tende ad emergere nel momento in cui si passa
dai canali di distribuzione con spazi limitati a canali in cui lo
spazio non è più una risorsa scarsa. Quanto più i canali sono
illimitati, tanto più i modelli a coda lunga riescono a svilupparsi
meglio. Ma per trovarsi in questa situazione, è necessaria anche
un'altra condizione: che gli spazi costino poco.
Internet è proprio questo: un luogo con spazi illimitati che
tendono a costare sempre meno, se non nulla. E' per questo che
il free sta cominciando a cambiare la cultura e le regole del
mercato, rendendo possibili sia i business grandi, che quelli di
nicchia.
Quella di internet è una delle più grandi economie al mondo e,
per di più, in gran parte basata sul modello del free (i software e
i servizi sono per lo più gratuiti). Fino ad ora non avevamo mai
avuto un mercato così grande interamente incentrato sul gratis.
Questo rappresenta una sfida non indifferente per la teoria
economica classica” (C. Anderson, World Marketing & Sales
Forum, 2008).
113.
114.
115.
116.
117.
118.
119.
120.
121.
122.
123. Il
conce)o
di
"lunga
coda"
è
stato
proposto
per
la
prima
volta
nel
2004
da
Chris
Anderson,
dire)ore
di
Wired
e
autore
del
libro
The
Long
Tail.
Nel
grafico
che
rappresenta
questa
teoria,
la
parte
alta
della
curva
della
domanda
rappresenta
il
consumo
di
massa,
preponderante
fino
a
qualche
anno
fa,
in
cui
pochi
prodoM
raggiungevano
alH
volumi
di
vendita
e
in
cui
alcuni
big
players
dominavano
il
mercato
sforzandosi
di
interpretarne
globalmente
gusH,
necessità
e
consumi.
124.
125. Poiché
i
cosH
di
produzione
e
distribuzione
diminuiscono
drasHcamente
online,
la
necessità
di
raggruppare
prodoM
e
consumatori
in
pochi
segmenH
molto
ampi
è
minore.
La
lunga
coda
cosHtuisce
pertanto
la
parte
di
curva
della
domanda
-‐
potenzialmente
infinita
-‐
che
so)ende
tu)a
quella
molHtudine
di
nicchie
di
mercato
che
prima
restavano
invisibili
e
non
servite,
e
che
ora
diventano
invece
target
economicamente
a)raenH.
In
questo
nuovo
scenario,
è
l’utente
stesso
a
trarne
più
uHlità,
avendo
la
possibilità
di
raggiungere
e
di
scegliere
ciò
che
davvero
gli
interessa,
non
più
costre)o
a
un
consumo
di
massa.
126.
127. Google
dà
la
possibilità
a
tuM
i
contenuH
di
essere
facilmente
reperiH
dai
consumatori,
con
beneficio
sia
dei
big
players
della
coda
alta,
che
dei
molteplici
della
lunga
coda.
In
secondo
luogo
ha
creato
una
serie
di
servizi
che
perme)ono
ai
divulgatori
di
contenuto
-‐
dai
blog
alla
foto
-‐
di
ritagliarsi
uno
spazio
all’interno
della
rete
e
aumentare
la
loro
popolarità.
Con
Google
è
possibile
anche
moneHzzare
la
Long
Tail
per
tu)e
le
piccole
realtà
commerciali
che
altrimenH
non
sarebbero
state
in
grado
di
fare
campagne
pubblicitarie
nemmeno
a
livelli
locali.
Il
se)ore
Entertainment
ha
tra)o
molH
benefici
dallo
sviluppo
del
web;
un
esempio
su
tuM
il
se)ore
Musica,
dove
gruppi
sconosciuH
o
di
nicchia
sono
riusciH
a
ritagliarsi
uno
spazio
nel
web,
e
possono
essere
seguiH
dai
loro
fans.
Un
sito
“non
ufficiale”
è
spesso
più
credibile
di
uno
ufficiale,
inoltre
riesce
anche
a
moneHzzare
inserendo
spazi
pubblicitari.
134. Il
“prosumer”
di
D.
TapscoO
-‐
Nel
suo
testo
“Wikinomics:
How
Mass
CollaboraHon
Changes
Everything”
Don
Tapsco)
introduce
il
conce)o
di
“prosumer”
per
riferirsi
alla
creazione,
in
una
sorta
di
di
ciclo
virtuoso,
di
prodoM
/
servizi
da
parte
delle
stesse
persone
che
li
useranno.
-‐
Sempre
più
a)raverso
l’uso
di
risorse
interne,
strumenH
Open
Source
&
capitale
intelle)uale
disperso
nel
Web
gli
utenH
finali
sono
gli
stessi
che
sviluppano
i
servizi
di
cui
essi
per
primi
faranno
uso.
In
questo
senso
il
“prosumer”
è
il
consumatore
e
il
produOore
dei
servizi
che
egli
stesso
usa.
29
135. La fortuna alla Base della Piramide (Prahalad)
La base della piramide (economica) consiste nei 4 miliardi di persone che
vivono con meno di $2 al giorno. Per più di 50 anni, la Banca Mondiale,
nazioni erogatrici, varie agenzie di sussidio, governi nazionali e,
ultimamente, le organizzazioni sociali civili hanno tutte fatto del loro
meglio, ma non sono riuscite a sradicare la povertà.
C.K. Prahalad inizia il suo volume “La fortuna alla Base della Piramide”,
con una proposta semplice ma rivoluzionaria: Se smettiamo di pensare ai
poveri come vittime o come un fardello e cominciamo a riconoscerli come
imprenditori resilienti e creativi o consumatori attenti al valore, un nuovo
mondo pieno di opportunità si potrà aprire.
Prahalad suggerisce che quattro miliardi di poveri possono essere il
motore del prossimo turno del commercio e della prosperità globale e
possono essere fonte di innovazioni. Servire i clienti alla Base della
Piramide richiede che le grandi aziende lavorino in collaborazione con le
organizzazioni sociali civili e gli enti pubblici territoriali. Ancora, lo
sviluppo del mercato alla Base della Piramide creerà milioni di nuovi
imprenditori come fili di erba.
136. Prahalad presenta il suo punto di vista per affrontare il problema della
povertà come una soluzione di Co-Creazione verso lo sviluppo economico
e la trasformazione sociale, le cui parti in causa sono:
* Imprese private
* Agenzie di sussidio e sviluppo
* Consumatori della Base della Piramide
* Imprenditori della Base della Piramide
* Organizzazioni sociali civili ed enti pubblici territoriali
137. Purchasing
Power
(US$)
Global
populaHon
(m)
>$20,000
75-‐100
1
$1,500-‐$20,000
2
1,500-‐1,750
$1,500
3
4,000
<$1,500
4
=
?