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L’open innovation
e la piccola e media impresa
       nel Mezzogiorno

         Amedeo Lepore
      Università degli Studi di Bari
            Luiss di Roma
Il World Wide Web 1
Il World Wide Web, acronimo WWW, spesso abbreviato in web, è uno dei servizi di
Internet, la più grande rete di computer mondiale ad accesso pubblico mai realizzata. In
particolare, il web è, insieme alla posta elettronica, il servizio di Internet più utilizzato e
conosciuto.
Il servizio mette a disposizione degli utenti uno spazio elettronico e digitale per la
pubblicazione di contenuti multimediali, oltre che un mezzo per la distribuzione di
software e la fornitura di servizi particolari, sviluppati dagli stessi utenti.
Il web è stato creato da Tim Berners-Lee, ricercatore del CERN di Ginevra, sulla base
delle idee sue e di quelle di un suo collega, Robert Cailliau. Oggi, gli standard su cui è
basata la rete, in continuo sviluppo, sono mantenuti dal World Wide Web Consortium
(W3C). La nascita del web risale al 6 agosto 1991, giorno in cui Berners-Lee mise on-
line su Internet il primo sito web.
Il primo sito web
creato da Tim Berners-Lee - online il 6 agosto 1991
Il Web 2.0: Internet interattivo
Il Web 2.0 è un locuzione utilizzata per indicare genericamente uno stato di
evoluzione di Internet (e, in particolare, del World Wide Web), rispetto alla
condizione precedente del Web 1.0. Si tende ad indicare come Web 2.0
l’insieme di tutte quelle applicazioni online, che permettono uno spiccato
livello di interazione sito-utente (blog, forum, chat, sistemi come Wikipedia,
Youtube, Facebook, Myspace, Gmail, ecc.).

La locuzione pone l’accento sulle differenze rispetto al cosiddetto Web 1.0,
diffuso fino agli anni novanta del secolo scorso e composto prevalentemente
da siti web statici, senza alcuna possibilità di interazione con l’utente, eccetto
la normale navigazione tra le pagine, l’uso delle e-mail e l’impiego dei motori
di ricerca.
I social networks
e i dati sulla loro attività
Fonte:	
  h)p://xkcd.com/256/	
  
	
  
Il Web 3.0: gli aggregatori
              e il Web semantico
Con il termine web semantico, termine coniato dal suo ideatore, Tim Berners-
Lee, si intende la trasformazione del World Wide Web in un ambiente dove i
documenti pubblicati (pagine HTML, file, immagini, ecc.) siano associati ad
informazioni e dati (metadati), che ne specifichino il contesto semantico in un
formato adatto all’interrogazione, all’interpretazione e, più in generale,
all’elaborazione automatica.
Con l’interpretazione del contenuto dei documenti che il web semantico
intende perseguire, dovrebbero essere possibili ricerche molto più evolute delle
attuali, basate sulla presenza nel documento di parole chiave, ed altre
operazioni specialistiche, come la costruzione di reti di relazioni e connessioni
tra documenti, secondo logiche più elaborate del semplice link ipertestuale.
L’open innovation
nell’economia della conoscenza
L‘economia	
  della	
  conoscenza	
  
                                                                                   Intellectual	
  Capital	
  
                                           Intellectual	
  Capital	
  
                                                                                           Intellectual	
  Capital	
  
                             Intellectual	
  Capital	
                                                                        Intellectual	
  Capital	
  
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  Capital	
  




Converged	
  people:	
  	
                                         Converged	
                                                        Converged	
  content,	
  data	
  
Social	
  networking,	
  Blogs,	
  Wikis,	
                        communica7ons:	
  	
                                               &	
  applica7ons:	
  	
  
Personas,	
  Knowledge	
  communi7es	
                             VOIP,	
  advanced	
  collabora7on,	
  	
                           RSS,	
  Widgets,	
  Situa7onal	
  
	
                                                                 Digital	
  Assistants,	
  RSS	
                                    Applica7ons,	
  
                                                                                                                                      Dashboards,	
  	
  Online	
  Media	
  
                                                                                                                                      Analysis	
  
                      Intellectual	
  Capital	
  
                                                                                                       Intellectual	
  Capital	
  
                                                           Intellectual	
  Capital	
  
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  Capital	
  
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  Capital	
  
L‘open	
  innova)on	
  
                                                                         Intellectual	
  Capital	
  
                                 Intellectual	
  Capital	
  
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  Capital	
  
                   Intellectual	
  Capital	
                                                                        Intellectual	
  Capital	
  
                                                             Intellectual	
  Capital	
  


Open	
  innova*on	
  è	
  un	
  termine	
  coniato	
  da	
  Henry	
  Chesbrough,	
  per	
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nuovo	
  paradigma	
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  industriale,	
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  più	
  in	
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  una	
  
visione	
  aggiornata	
  della	
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  gesHone	
  della	
  conoscenza	
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  livello	
  
globale.	
  In	
  un	
  mondo	
  sempre	
  più	
  aperto,	
  grazie	
  alla	
  generalizzazione	
  delle	
  
reH	
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  connessioni	
  in	
  tempo	
  reale,	
  diventa	
  possibile	
  non	
  solo	
  la	
  fruizione	
  
senza	
  limitazioni	
  delle	
  fonH	
  universali	
  della	
  conoscenza,	
  ma	
  anche	
  l’avvio	
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un	
  processo	
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  alla	
  costruzione	
  del	
  sapere,	
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  coinvolH	
  
contemporaneamente	
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  utenH	
  di	
  Internet,	
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  esperH	
  e	
  gli	
  interessaH	
  ad	
  una	
  
determinata	
  temaHca.	
  	
  

            Intellectual	
  Capital	
  
                                                                                             Intellectual	
  Capital	
  
                                                 Intellectual	
  Capital	
  
                                                                                 Intellectual	
  Capital	
  
                                            Intellectual	
  Capital	
  
L‘open	
  innova)on	
  
                                                          Intellectual	
  Capital	
  
                      Intellectual	
  Capital	
  
                                                                  Intellectual	
  Capital	
  

In	
  sintesi,	
  quello	
  che	
  viene	
  definito	
  come	
  crowdsourcing	
  -­‐	
  una	
  parola	
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  corrispeMvo	
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  I	
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ricercatori,	
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  per	
  
la	
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  quanto	
  meno,	
  per	
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  loro	
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                                                                  Intellectual	
  Capital	
  
                                Intellectual	
  Capital	
  
L‘open	
  innova)on	
  
Innovazione                        Open
                                      tradizionale                    Innovation
                                  Le menti più brillanti del      Poiché i cervelli migliori
                                  settore                         non lavorano tutti nella
                                  lavorano nella nostra           nostra azienda, è
                                  azienda.                        necessario cercare la
                                                                  collaborazione di
                                                                  persone "illuminate" sia
                                                                  dentro sia fuori
                                                                  l'azienda.

                                  Per approfittare al massimo     L'area R&S esterna
                                  dei vantaggi dell'area          genera notevole valore
                                  Ricerca e Sviluppo occorre      per l'azienda; l'area R&S
                                  trovare soluzioni innovative,   interna contribuisce in
                                  svilupparle e                   parte alla creazione del
                                  commercializzarle senza         valore aziendale.
                                  chiedere l'intervento di
                                  persone esterne all'azienda.

                                  Un'azienda è vincente           Un'azienda è vincente
                                  quando trova e mette a          quando utilizza in modo
                                  punto idee rivoluzionarie       efficace le idee
Fonte:	
  www.wikipedia.org	
  
                                  nel proprio ambito di           provenienti da dentro e
                                  attività.                       fuori l'azienda.
Dove si utilizza la Open Innovation
COINVOLGIMENTO INTERNO	
  
                             Innovation Seeker




                               COINVOLGIMENTO ESTERNO
                                                        (c) 2005-2009 BASI Corporation All rights reserved
Il Mezzogiorno
 può rappresentare il terreno reale
per lo sviluppo dell’open innovation,
     come leva per la diffusione
        del sistema d’impresa
Il	
  Mezzogiorno	
  	
  nella	
  crisi	
  
Si	
   è	
   affermata	
   la	
   convinzione	
   che	
   la	
   crisi	
   economica	
  
riguardi	
   sopra)u)o	
   il	
   Centro-­‐Nord.	
   Un	
   convincimento	
  
tanto	
  diffuso	
  e	
  radicato,	
  quanto	
  lontano	
  dalla	
  realtà.	
  	
  
La	
   situazione	
   che	
   emerge	
   del	
   mercato	
   del	
   lavoro	
  
meridionale	
   è	
   invece	
   drammaHca.	
   Nel	
   Mezzogiorno	
  
vengono	
   escluse	
   fasce	
   crescenH	
   di	
   popolazione,	
  
sopra)u)o	
  giovane,	
  dal	
  mercato	
  del	
  lavoro.	
  	
  
Il Mezzogiorno nella crisi

Tra aprile 2008 e aprile 2009 l’occupazione si è ridotta
 di 271 mila unità, -4,1%; contrazione assai più
 sostenuta di quella registrata nelle regioni del
 Centro-Nord (-107 mila unità, pari -0,6%).
Il tasso di occupazione della popolazione in età da
 lavoro si è ridotto dal 47% al 45%; quello femminile
 dal 31,8% al 30,7%, confermandosi uno dei più bassi
 tra tutte le regioni dell’Unione europea;
Andamento dell’occupazione nel Mezzogiorno e nel Centro-Nord
                 nel periodo 2004-2009 (I trim. 2004 uguale a 100)



110,0

108,0

106,0

104,0

102,0

100,0

 98,0

 96,0
          I    II  III  IV    I    II  III  IV    I    II  III  IV    I    II   III IV    I    II   III IV    I    II
        2004 2004 2004 2004 2005 2005 2005 2005 2006 2006 2006 2006 2007 2007 2007 2007 2008 2008 2008 2008 2009 2009


                                                Mezzogiorno          Centro-Nord
Il Mezzogiorno nella crisi
•  la perdita di occupazione, pur riguardando tutti i settori,
   risulta di estrema gravità soprattutto nel comparto
   industriale, dove la flessione registrata nei primi due
   trimestri del 2009 è stata mediamente al Sud del 7,9%
   (-71 mila addetti industriali), con punte del -14,4% in
   Basilicata, del -9,7% in Campania e del -8,7% in Puglia.
•  L’apparato produttivo meridionale somma all’inversione
   ciclica debolezze strutturali (specialmente in settori
   tradizionali quali il tessile e l’abbigliamento) che
   affondano le loro radici nel tempo e che si aggravano
   nell’attuale congiuntura;
La	
  riapertura	
  del	
  divario	
  di	
  sviluppo	
  
                  negli	
  anni	
  duemila	
  

	
  La	
  differenza	
  tra	
  le	
  due	
  aree	
  appare	
  parHcolarmente	
  rilevante	
  se	
  
    le)a	
  nel	
  medio	
  periodo:	
  tra	
  il	
  2002	
  e	
  il	
  2008	
  il	
  PIL	
  è	
  cresciuto	
  del	
  
    5,6%	
  in	
  termini	
  reali	
  nel	
  Centro-­‐Nord	
  e	
  del	
  2,2%	
  nel	
  Sud.	
  Ciò	
  vuol	
  
    dire	
  che	
  se	
  la	
  contrazione	
  	
  a)esa	
  per	
  il	
  2009	
  dovesse	
  riguardare	
  in	
  
    egual	
  misura	
  le	
  due	
  riparHzioni,	
  il	
  Prodo)o	
  interno	
  lordo	
  
    meridionale	
  tornerebbe	
  al	
  di	
  so)o	
  dei	
  livelli	
  che	
  aveva	
  10	
  anni	
  fa.	
  	
  
Mezzogiorno                                                   2001 - 2008
                                                                     Cumulata
  2,3
                                     1,7                    Mezzogiorno
                                                          Nord
                                                                            Centro-

        0,4            0,5                  0,9
                              0,4
                 -0,                               -1,                          7,9
                  3                                 1

 2001   2002    2003   2004   2005   2006   2007   2008
                                                               5,0
Centro-Nord

                       1,8           2,1
  1,7                                       1,8
                              0,8
        0,5     0,0
                                                   -1,
                                                    0

               TASSI ANNUI DI VARIAZIONE %
                 DEL PIL NEGLI ANNI 2000
Mezzogiorno
                                                                  2001 - 2008
                                                                    Cumulata
                                         4,5                  Mezzogiorno      Centro-
3,5                 2,9                                              Nord
                           2,3                  1,1
        -2,                        -0,                 -2,
         1                          3                   8

                                                                            11,0
2001   2002         2003   2004   2005   2006   2007   2008
                                                                 9,3
Centro-Nord
              5,8

                                         2,4    2,3
 2,4                       2,3
                                  1,2
                    -2,                                -3,
                     6                                  0


  TASSI ANNUI DI VARIAZIONE % DEGLI INVESTIMENTI FISSI LORDI
                            TOTALI
PIL IN PPA NELLE AREE “DEBOLI” E NELLE AREE
                   “FORTI”
      Tassi medi annui di crescita (%) 2000-2005


               REGIONI        REGIONI
             CONVERGENZA   COMPETITIVITA’
                                            TOTALE

ITALIA             1,5            1,7              1,7

GERMANIA           3,0            2,8              2,8

SPAGNA             6,5            5,8              6,0

IRLANDA            7,6            7,0              7,2

GRECIA             6,6            4,4              6,5

UE a 27            4,8            3,3              3,7
Le	
  poliHche	
  meridionaliste	
  nella	
  crisi	
  


q    PoliHche	
  congiunturali	
  vs	
  poliHche	
  stru)urali.	
  
      Il	
   rischio	
   dell’indebolimento	
   delle	
   poliHche	
  
      per	
   lo	
   sviluppo	
   è	
   reale	
   e	
   richiede	
   una	
  
      consapevolezza	
   nuova	
   del	
   Mezzogiorno	
   e	
   dei	
  
      meridionali.	
  
L’open	
  innova*on	
  come	
  occasione	
  
           per	
  il	
  Mezzogiorno	
  	
  oltre	
  la	
  crisi	
  
L’interrogaHvo	
  sul	
  futuro	
  dell’Italia	
  e,	
  in	
  parHcolare,	
  sul	
  desHno	
  della	
  sua	
  
macro-­‐area	
   più	
   debole,	
   il	
   Mezzogiorno,	
   si	
   fa	
   quanto	
   mai	
   insistente.	
   Il	
  
focus	
   delle	
   valutazioni	
   e	
   delle	
   risposte	
   necessarie	
   riguarda	
   proprio	
   la	
  
capacità	
   del	
   Mezzogiorno	
   di	
   affrontare,	
   in	
   un	
   quadro	
   comparaHvo	
  
globale,	
  evenH	
  estremamente	
  sfavorevoli	
  dal	
  punto	
  di	
  vista	
  stru)urale,	
  
che	
  rischiano	
  di	
  aggravarne	
  per	
  molH	
  anni	
  le	
  condizioni	
  e	
  di	
  allontanare	
  
sempre	
   più	
   una	
   prospeMva	
   di	
   convergenza	
   verso	
   stadi	
   di	
   sviluppo	
  
avanzaH.	
   Tu)avia,	
   la	
   crisi	
   economica	
   perme)e	
   anche	
   una	
  
considerazione	
  di	
  altro	
  Hpo.	
  	
  
L’open	
  innova*on	
  come	
  occasione	
  
          per	
  il	
  Mezzogiorno	
  	
  oltre	
  la	
  crisi	
  
InfaM,	
   proprio	
   a	
   causa	
   del	
   suo	
   divario,	
   ma	
   anche	
   di	
   alcune	
   sue	
  
cara)erisHche	
   peculiari,	
   il	
   Mezzogiorno	
   può	
   giocare	
   una	
   parHta	
  
significaHva	
   nei	
   se)ori	
   dell’economia	
   legata	
   a	
   Internet	
   e	
  
all’innovazione.	
   L’open	
   innova*on	
   indica	
   un	
   nuovo	
   paradigma	
  
dell’innovazione	
   industriale,	
   ma,	
   più	
   in	
   generale,	
   una	
   visione	
  
aggiornata	
   della	
   diffusione	
   e	
   gesHone	
   della	
   conoscenza	
   a	
   livello	
  
globale.	
  In	
  un	
  mondo	
  sempre	
  più	
  aperto,	
  grazie	
  alla	
  generalizzazione	
  
delle	
  reH	
  e	
  delle	
  connessioni	
  in	
  tempo	
  reale,	
  diventa	
  possibile	
  non	
  solo	
  
la	
   fruizione	
   senza	
   limitazioni	
   delle	
   fonH	
   universali	
   della	
   conoscenza,	
  
ma	
  anche	
  l’avvio	
  di	
  un	
  processo	
  di	
  partecipazione	
  alla	
  costruzione	
  del	
  
sapere,	
  che	
  veda	
  coinvolH	
  contemporaneamente	
  gli	
  utenH	
  di	
  Internet,	
  
gli	
  esperH	
  e	
  gli	
  interessaH	
  ad	
  una	
  determinata	
  temaHca.	
  	
  
L’open	
  innova*on	
  come	
  occasione	
  
          per	
  il	
  Mezzogiorno	
  	
  oltre	
  la	
  crisi	
  
In	
  sintesi,	
  quello	
  che	
  viene	
  definito	
  come	
  crowdsourcing	
  -­‐	
  un	
  modello	
  di	
  
aMvità,	
  nel	
  quale	
  un’azienda	
  o	
  un’isHtuzione	
  richiede	
  lo	
  sviluppo	
  di	
  un	
  
proge)o,	
   di	
   un	
   servizio	
   o	
   di	
   un	
   prodo)o	
   ad	
   un	
   insieme	
   decentrato	
   di	
  
persone,	
   a)raverso	
   lo	
   strumento	
   del	
   web	
   -­‐	
   rappresenta	
   la	
   fronHera	
   più	
  
avanzata	
   dello	
   sviluppo	
   dei	
   collegamenH	
   telemaHci.	
   I	
   creatori	
   e	
   i	
  
realizzatori	
   di	
   un’idea,	
   di	
   un’innovazione	
   o	
   anche	
   di	
   uno	
   scambio	
   di	
  
conoscenze	
   non	
   sono	
   più	
   un	
   numero	
   molto	
   ristre)o	
   di	
   ricercatori,	
  
chiusi	
   in	
   un	
   ufficio	
   aziendale,	
   magari	
   denominato	
   di	
   “ricerca	
   e	
  
sviluppo”,	
   ma	
   diviene	
   la	
   popolazione	
   di	
   Internet,	
   ovvero	
   le	
   competenze	
  
e	
  i	
  talenH	
  diffusi	
  su	
  territori	
  reali	
  molto	
  ampi,	
  che	
  nel	
  sistema	
  virtuale	
  
possono	
  essere	
  facilmente	
  raccolH,	
  connessi	
  tra	
  loro	
  e	
  messi	
  in	
  grado	
  di	
  
interagire	
   per	
   la	
   soluzione	
   di	
   problemi	
   o,	
   quanto	
   meno,	
   per	
   la	
   loro	
  
individuazione.	
  	
  
L’open	
  innova*on	
  come	
  occasione	
  
           per	
  il	
  Mezzogiorno	
  	
  oltre	
  la	
  crisi	
  
Il	
  Mezzogiorno,	
  in	
  questo	
  nuovo	
  e	
  sempre	
  più	
  vasto	
  contesto,	
  può	
  fare	
  
di	
   alcuni	
   punH	
   stru)urali	
   di	
   debolezza	
   -­‐	
   come	
   la	
   mancanza	
   di	
   una	
  
capitalizzazione	
   e	
   di	
   un	
   sistema	
   di	
   imprese	
   adeguaH	
   o	
   la	
  
frammentazione	
   del	
   mercato	
   -­‐	
   e	
   di	
   alcuni	
   elemenH	
   cara)erizzanH	
   di	
  
vantaggio	
   -­‐	
   come	
   la	
   presenza	
   di	
   creaHvità	
   e	
   talenH	
   diffusi,	
   sopra)u)o	
  
tra	
  i	
  giovani	
  -­‐	
  le	
  premesse	
  essenziali	
  per	
  un	
  cambio	
  di	
  passo.	
  InfaM,	
  in	
  
una	
   situazione	
   di	
   crisi,	
   che	
   determinerà	
   inevitabilmente	
   una	
   profonda	
  
trasformazione	
  degli	
  asseM	
  economici,	
  è	
  possibile	
  cogliere	
  l’occasione,	
  
forse	
  unica,	
  per	
  realizzare	
  un’innovazione	
  dal	
  basso	
  (bo5om	
  up,	
  come	
  si	
  
dice).	
  	
  
L’open	
  innova*on	
  come	
  occasione	
  
          per	
  il	
  Mezzogiorno	
  	
  oltre	
  la	
  crisi	
  
Se,	
   allo	
   stato,	
   vi	
   è	
   poco	
   da	
   sperare	
   in	
   nuove	
   poliHche	
   di	
   Hpo	
  
macroeconomico,	
   in	
   grado	
   di	
   spingere	
   le	
   regioni	
   meridionali	
   verso	
  
una	
   fase	
   di	
   ripresa	
   e	
   al	
   graduale	
   recupero	
   del	
   divario,	
   tu)avia,	
   la	
  
“nuova	
   fronHera”	
   del	
   Sud	
   potrebbe	
   essere	
   cosHtuita	
   proprio	
   dal	
  
dispiegamento	
   dell’economia	
   della	
   rete	
   e	
   della	
   conoscenza.	
   Il	
  
momento	
   è	
   quello	
   a)uale,	
   sia	
   perché	
   vi	
   sono	
   condizioni	
   favorevoli	
  
per	
  l’avvio	
  di	
  iniziaHve	
  di	
  valorizzazione	
  dei	
  saperi	
  e	
  delle	
  competenze	
  
meridionali,	
   sia	
   perché	
   il	
   progressivo	
   superamento	
   del	
   mercato	
   di	
  
massa	
   e	
   l’affermazione	
   sempre	
   più	
   palpabile	
   di	
   un’economia	
   della	
  
“coda	
  lunga”	
  -­‐	
  ovvero,	
  la	
  crescita	
  di	
  un	
  sistema	
  basato	
  su	
  un’insieme	
  
di	
  mercaH	
  di	
  piccole	
  dimensioni	
  -­‐	
  può	
  perme)ere	
  anche	
  agli	
  svantaggi	
  
delle	
  aree	
  meridionali	
  di	
  converHrsi	
  in	
  opportunità	
  e	
  benefici.	
  	
  
L’open	
  innova*on	
  come	
  occasione	
  
          per	
  il	
  Mezzogiorno	
  	
  oltre	
  la	
  crisi	
  
Si	
  tra)a	
  di	
  puntare	
  alla	
  realizzazione	
  di	
  un’aggregazione	
  delle	
  capacità	
  
creaHve,	
  degli	
  ingegni	
  e	
  delle	
  conoscenze	
  del	
  Mezzogiorno,	
  che	
  sia	
  in	
  
grado	
  di	
  portare	
  a	
  sistema	
  una	
  delle	
  cara)erisHche	
  peculiari	
  e,	
  finora,	
  
disperse	
  di	
  questa	
  parte	
  del	
  paese.	
  In	
  questo	
  modo,	
  le	
  esigenze	
  di	
  
acquisizione	
  del	
  sapere,	
  all’interno	
  della	
  produzione,	
  nelle	
  isHtuzioni	
  e,	
  
perfino,	
  a	
  livello	
  individuale,	
  potrebbero	
  trovare	
  una	
  potente	
  
connessione	
  e	
  un	
  molHplicatore	
  di	
  convenienze,	
  smuovendo	
  il	
  Sud	
  dal	
  
torpore	
  e	
  facendolo	
  tornare	
  protagonista	
  del	
  suo	
  desHno.	
  
L’open innovation rappresenta
concretamente un’opportunità
nuova per il Mezzogiorno, diversa
dalla pura e semplice mitologia
della piccola dimensione, perché si
muove in una logica sistemica, di
aggregazione e di crescita
esponenziale delle attività di
impresa, come “massa critica” in un
nuovo mercato.
Il Mezzogiorno ce la può fare,
innovando la sua classe
dirigente, sostenendo una
nuova fase delle strategie
nazionali per il Sud e
valorizzando la rete dei suoi
talenti e delle sue imprese.
La “coda lunga”
      di Chris Anderson.
Il passaggio da un’economia
fordista a un’economia delle
      nicchie di mercato
"La coda lunga tende ad emergere nel momento in cui si passa
dai canali di distribuzione con spazi limitati a canali in cui lo
spazio non è più una risorsa scarsa. Quanto più i canali sono
illimitati, tanto più i modelli a coda lunga riescono a svilupparsi
meglio. Ma per trovarsi in questa situazione, è necessaria anche
un'altra condizione: che gli spazi costino poco.
Internet è proprio questo: un luogo con spazi illimitati che
tendono a costare sempre meno, se non nulla. E' per questo che
il free sta cominciando a cambiare la cultura e le regole del
mercato, rendendo possibili sia i business grandi, che quelli di
nicchia.
Quella di internet è una delle più grandi economie al mondo e,
per di più, in gran parte basata sul modello del free (i software e
i servizi sono per lo più gratuiti). Fino ad ora non avevamo mai
avuto un mercato così grande interamente incentrato sul gratis.
Questo rappresenta una sfida non indifferente per la teoria
economica classica” (C. Anderson, World Marketing & Sales
Forum, 2008).
Il	
  conce)o	
  di	
  "lunga	
  coda"	
  è	
  stato	
  proposto	
  
per	
  la	
  prima	
  volta	
  nel	
  2004	
  da	
  Chris	
  Anderson,	
  
dire)ore	
  di	
  Wired	
  e	
  autore	
  del	
  libro	
  The	
  Long	
  
Tail.	
  
	
  
Nel	
  grafico	
  che	
  rappresenta	
  questa	
  teoria,	
  la	
  
parte	
  alta	
  della	
  curva	
  della	
  domanda	
  
rappresenta	
  il	
  consumo	
  di	
  massa,	
  
preponderante	
  fino	
  a	
  qualche	
  anno	
  fa,	
  in	
  cui	
  
pochi	
  prodoM	
  raggiungevano	
  alH	
  volumi	
  di	
  
vendita	
  e	
  in	
  cui	
  alcuni	
  big	
  players	
  dominavano	
  
il	
  mercato	
  sforzandosi	
  di	
  interpretarne	
  
globalmente	
  gusH,	
  necessità	
  e	
  consumi.	
  
Poiché	
  i	
  cosH	
  di	
  produzione	
  e	
  distribuzione	
  
diminuiscono	
  drasHcamente	
  online,	
  la	
  
necessità	
  di	
  raggruppare	
  prodoM	
  e	
  
consumatori	
  in	
  pochi	
  segmenH	
  molto	
  ampi	
  è	
  
minore.	
  La	
  lunga	
  coda	
  cosHtuisce	
  pertanto	
  la	
  
parte	
  di	
  curva	
  della	
  domanda	
  -­‐	
  potenzialmente	
  
infinita	
  -­‐	
  che	
  so)ende	
  tu)a	
  quella	
  molHtudine	
  
di	
  nicchie	
  di	
  mercato	
  che	
  prima	
  restavano	
  
invisibili	
  e	
  non	
  servite,	
  e	
  che	
  ora	
  diventano	
  
invece	
  target	
  economicamente	
  a)raenH.	
  
	
  
In	
  questo	
  nuovo	
  scenario,	
  è	
  l’utente	
  stesso	
  a	
  
trarne	
  più	
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La fortuna alla Base della Piramide (Prahalad)

La base della piramide (economica) consiste nei 4 miliardi di persone che
vivono con meno di $2 al giorno. Per più di 50 anni, la Banca Mondiale,
nazioni erogatrici, varie agenzie di sussidio,        governi nazionali e,
ultimamente, le organizzazioni sociali civili hanno tutte fatto del loro
meglio, ma non sono riuscite a sradicare la povertà.
C.K. Prahalad inizia il suo volume “La fortuna alla Base della Piramide”,
con una proposta semplice ma rivoluzionaria: Se smettiamo di pensare ai
poveri come vittime o come un fardello e cominciamo a riconoscerli come
imprenditori resilienti e creativi o consumatori attenti al valore, un nuovo
mondo pieno di opportunità si potrà aprire.
Prahalad suggerisce che quattro miliardi di poveri possono essere il
motore del prossimo turno del commercio e della prosperità globale e
possono essere fonte di innovazioni. Servire i clienti alla Base della
Piramide richiede che le grandi aziende lavorino in collaborazione con le
organizzazioni sociali civili e gli enti pubblici territoriali. Ancora, lo
sviluppo del mercato alla Base della Piramide creerà milioni di nuovi
imprenditori come fili di erba.
Prahalad presenta il suo punto di vista per affrontare il problema della
povertà come una soluzione di Co-Creazione verso lo sviluppo economico
e la trasformazione sociale, le cui parti in causa sono:
   * Imprese private
   * Agenzie di sussidio e sviluppo
   * Consumatori della Base della Piramide
   * Imprenditori della Base della Piramide
   * Organizzazioni sociali civili ed enti pubblici territoriali
Purchasing	
  Power	
  (US$)	
             Global	
  populaHon	
  (m)	
  

        >$20,000	
                                             75-­‐100	
  
                                    1	
  

   $1,500-­‐$20,000	
               2	
                      1,500-­‐1,750	
  


         $1,500	
                   3	
  
                                                                   4,000	
  
         <$1,500	
                  4	
  




=	
                                                               ?	
  
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L’open innovation e la piccola e media impresa nel Mezzogiorno

  • 1. L’open innovation e la piccola e media impresa nel Mezzogiorno Amedeo Lepore Università degli Studi di Bari Luiss di Roma
  • 2. Il World Wide Web 1 Il World Wide Web, acronimo WWW, spesso abbreviato in web, è uno dei servizi di Internet, la più grande rete di computer mondiale ad accesso pubblico mai realizzata. In particolare, il web è, insieme alla posta elettronica, il servizio di Internet più utilizzato e conosciuto. Il servizio mette a disposizione degli utenti uno spazio elettronico e digitale per la pubblicazione di contenuti multimediali, oltre che un mezzo per la distribuzione di software e la fornitura di servizi particolari, sviluppati dagli stessi utenti. Il web è stato creato da Tim Berners-Lee, ricercatore del CERN di Ginevra, sulla base delle idee sue e di quelle di un suo collega, Robert Cailliau. Oggi, gli standard su cui è basata la rete, in continuo sviluppo, sono mantenuti dal World Wide Web Consortium (W3C). La nascita del web risale al 6 agosto 1991, giorno in cui Berners-Lee mise on- line su Internet il primo sito web.
  • 3. Il primo sito web creato da Tim Berners-Lee - online il 6 agosto 1991
  • 4.
  • 5. Il Web 2.0: Internet interattivo Il Web 2.0 è un locuzione utilizzata per indicare genericamente uno stato di evoluzione di Internet (e, in particolare, del World Wide Web), rispetto alla condizione precedente del Web 1.0. Si tende ad indicare come Web 2.0 l’insieme di tutte quelle applicazioni online, che permettono uno spiccato livello di interazione sito-utente (blog, forum, chat, sistemi come Wikipedia, Youtube, Facebook, Myspace, Gmail, ecc.). La locuzione pone l’accento sulle differenze rispetto al cosiddetto Web 1.0, diffuso fino agli anni novanta del secolo scorso e composto prevalentemente da siti web statici, senza alcuna possibilità di interazione con l’utente, eccetto la normale navigazione tra le pagine, l’uso delle e-mail e l’impiego dei motori di ricerca.
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  • 9. I social networks e i dati sulla loro attività
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  • 23. Il Web 3.0: gli aggregatori e il Web semantico Con il termine web semantico, termine coniato dal suo ideatore, Tim Berners- Lee, si intende la trasformazione del World Wide Web in un ambiente dove i documenti pubblicati (pagine HTML, file, immagini, ecc.) siano associati ad informazioni e dati (metadati), che ne specifichino il contesto semantico in un formato adatto all’interrogazione, all’interpretazione e, più in generale, all’elaborazione automatica. Con l’interpretazione del contenuto dei documenti che il web semantico intende perseguire, dovrebbero essere possibili ricerche molto più evolute delle attuali, basate sulla presenza nel documento di parole chiave, ed altre operazioni specialistiche, come la costruzione di reti di relazioni e connessioni tra documenti, secondo logiche più elaborate del semplice link ipertestuale.
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  • 41. L‘economia  della  conoscenza   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Converged  people:     Converged   Converged  content,  data   Social  networking,  Blogs,  Wikis,   communica7ons:     &  applica7ons:     Personas,  Knowledge  communi7es   VOIP,  advanced  collabora7on,     RSS,  Widgets,  Situa7onal     Digital  Assistants,  RSS   Applica7ons,   Dashboards,    Online  Media   Analysis   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital  
  • 42. L‘open  innova)on   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Open  innova*on  è  un  termine  coniato  da  Henry  Chesbrough,  per  indicare  un   nuovo  paradigma  dell’innovazione  industriale,  ma,  più  in  generale,  una   visione  aggiornata  della  diffusione  e  gesHone  della  conoscenza  a  livello   globale.  In  un  mondo  sempre  più  aperto,  grazie  alla  generalizzazione  delle   reH  e  delle  connessioni  in  tempo  reale,  diventa  possibile  non  solo  la  fruizione   senza  limitazioni  delle  fonH  universali  della  conoscenza,  ma  anche  l’avvio  di   un  processo  di  partecipazione  alla  costruzione  del  sapere,  che  veda  coinvolH   contemporaneamente  gli  utenH  di  Internet,  gli  esperH  e  gli  interessaH  ad  una   determinata  temaHca.     Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital  
  • 43. L‘open  innova)on   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   Intellectual  Capital   In  sintesi,  quello  che  viene  definito  come  crowdsourcing  -­‐  una  parola  che  non   ha  ancora  un  corrispeMvo  nella  lingua  italiana  e  che  sta  a  indicare  un   modello  di  aMvità,  nel  quale  un’azienda  o  un’isHtuzione  richiede  lo  sviluppo   di  un  proge)o,  di  un  servizio  o  di  un  prodo)o  ad  un  insieme  decentrato  di   persone,  a)raverso  lo  strumento  del  web  -­‐  rappresenta  la  fronHera  più   avanzata  e,  allo  stesso  tempo,  semplice  dello  sviluppo  dei  collegamenH   telemaHci.  I  creatori  e  i  realizzatori  di  un’idea,  di  un’innovazione  o  anche  di   uno  scambio  di  conoscenze  non  sono  più  un  numero  molto  ristre)o  di   ricercatori,  chiusi  in  un  ufficio  aziendale,  magari  denominato  di  “ricerca  e   sviluppo”,  ma  diviene  la  popolazione  di  Internet,  ovvero  le  competenze  e  i   cervelli  diffusi  su  territori  reali  molto  ampi,  che  nel  sistema  virtuale  possono   essere  facilmente  raccolH,  connessi  tra  loro  e  messi  in  grado  di  interagire  per   la  soluzione  di  problemi  o,  quanto  meno,  per  la  loro  individuazione.     Intellectual  Capital   Intellectual  Capital  
  • 45. Innovazione Open tradizionale Innovation Le menti più brillanti del Poiché i cervelli migliori settore non lavorano tutti nella lavorano nella nostra nostra azienda, è azienda. necessario cercare la collaborazione di persone "illuminate" sia dentro sia fuori l'azienda. Per approfittare al massimo L'area R&S esterna dei vantaggi dell'area genera notevole valore Ricerca e Sviluppo occorre per l'azienda; l'area R&S trovare soluzioni innovative, interna contribuisce in svilupparle e parte alla creazione del commercializzarle senza valore aziendale. chiedere l'intervento di persone esterne all'azienda. Un'azienda è vincente Un'azienda è vincente quando trova e mette a quando utilizza in modo punto idee rivoluzionarie efficace le idee Fonte:  www.wikipedia.org   nel proprio ambito di provenienti da dentro e attività. fuori l'azienda.
  • 46. Dove si utilizza la Open Innovation
  • 47. COINVOLGIMENTO INTERNO   Innovation Seeker COINVOLGIMENTO ESTERNO (c) 2005-2009 BASI Corporation All rights reserved
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  • 86. Il Mezzogiorno può rappresentare il terreno reale per lo sviluppo dell’open innovation, come leva per la diffusione del sistema d’impresa
  • 87. Il  Mezzogiorno    nella  crisi   Si   è   affermata   la   convinzione   che   la   crisi   economica   riguardi   sopra)u)o   il   Centro-­‐Nord.   Un   convincimento   tanto  diffuso  e  radicato,  quanto  lontano  dalla  realtà.     La   situazione   che   emerge   del   mercato   del   lavoro   meridionale   è   invece   drammaHca.   Nel   Mezzogiorno   vengono   escluse   fasce   crescenH   di   popolazione,   sopra)u)o  giovane,  dal  mercato  del  lavoro.    
  • 88. Il Mezzogiorno nella crisi Tra aprile 2008 e aprile 2009 l’occupazione si è ridotta di 271 mila unità, -4,1%; contrazione assai più sostenuta di quella registrata nelle regioni del Centro-Nord (-107 mila unità, pari -0,6%). Il tasso di occupazione della popolazione in età da lavoro si è ridotto dal 47% al 45%; quello femminile dal 31,8% al 30,7%, confermandosi uno dei più bassi tra tutte le regioni dell’Unione europea;
  • 89. Andamento dell’occupazione nel Mezzogiorno e nel Centro-Nord nel periodo 2004-2009 (I trim. 2004 uguale a 100) 110,0 108,0 106,0 104,0 102,0 100,0 98,0 96,0 I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II 2004 2004 2004 2004 2005 2005 2005 2005 2006 2006 2006 2006 2007 2007 2007 2007 2008 2008 2008 2008 2009 2009 Mezzogiorno Centro-Nord
  • 90. Il Mezzogiorno nella crisi •  la perdita di occupazione, pur riguardando tutti i settori, risulta di estrema gravità soprattutto nel comparto industriale, dove la flessione registrata nei primi due trimestri del 2009 è stata mediamente al Sud del 7,9% (-71 mila addetti industriali), con punte del -14,4% in Basilicata, del -9,7% in Campania e del -8,7% in Puglia. •  L’apparato produttivo meridionale somma all’inversione ciclica debolezze strutturali (specialmente in settori tradizionali quali il tessile e l’abbigliamento) che affondano le loro radici nel tempo e che si aggravano nell’attuale congiuntura;
  • 91. La  riapertura  del  divario  di  sviluppo   negli  anni  duemila    La  differenza  tra  le  due  aree  appare  parHcolarmente  rilevante  se   le)a  nel  medio  periodo:  tra  il  2002  e  il  2008  il  PIL  è  cresciuto  del   5,6%  in  termini  reali  nel  Centro-­‐Nord  e  del  2,2%  nel  Sud.  Ciò  vuol   dire  che  se  la  contrazione    a)esa  per  il  2009  dovesse  riguardare  in   egual  misura  le  due  riparHzioni,  il  Prodo)o  interno  lordo   meridionale  tornerebbe  al  di  so)o  dei  livelli  che  aveva  10  anni  fa.    
  • 92. Mezzogiorno 2001 - 2008 Cumulata 2,3 1,7 Mezzogiorno Nord Centro- 0,4 0,5 0,9 0,4 -0, -1, 7,9 3 1 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 5,0 Centro-Nord 1,8 2,1 1,7 1,8 0,8 0,5 0,0 -1, 0 TASSI ANNUI DI VARIAZIONE % DEL PIL NEGLI ANNI 2000
  • 93. Mezzogiorno 2001 - 2008 Cumulata 4,5 Mezzogiorno Centro- 3,5 2,9 Nord 2,3 1,1 -2, -0, -2, 1 3 8 11,0 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 9,3 Centro-Nord 5,8 2,4 2,3 2,4 2,3 1,2 -2, -3, 6 0 TASSI ANNUI DI VARIAZIONE % DEGLI INVESTIMENTI FISSI LORDI TOTALI
  • 94. PIL IN PPA NELLE AREE “DEBOLI” E NELLE AREE “FORTI” Tassi medi annui di crescita (%) 2000-2005 REGIONI REGIONI CONVERGENZA COMPETITIVITA’ TOTALE ITALIA 1,5 1,7 1,7 GERMANIA 3,0 2,8 2,8 SPAGNA 6,5 5,8 6,0 IRLANDA 7,6 7,0 7,2 GRECIA 6,6 4,4 6,5 UE a 27 4,8 3,3 3,7
  • 95. Le  poliHche  meridionaliste  nella  crisi   q  PoliHche  congiunturali  vs  poliHche  stru)urali.   Il   rischio   dell’indebolimento   delle   poliHche   per   lo   sviluppo   è   reale   e   richiede   una   consapevolezza   nuova   del   Mezzogiorno   e   dei   meridionali.  
  • 96. L’open  innova*on  come  occasione   per  il  Mezzogiorno    oltre  la  crisi   L’interrogaHvo  sul  futuro  dell’Italia  e,  in  parHcolare,  sul  desHno  della  sua   macro-­‐area   più   debole,   il   Mezzogiorno,   si   fa   quanto   mai   insistente.   Il   focus   delle   valutazioni   e   delle   risposte   necessarie   riguarda   proprio   la   capacità   del   Mezzogiorno   di   affrontare,   in   un   quadro   comparaHvo   globale,  evenH  estremamente  sfavorevoli  dal  punto  di  vista  stru)urale,   che  rischiano  di  aggravarne  per  molH  anni  le  condizioni  e  di  allontanare   sempre   più   una   prospeMva   di   convergenza   verso   stadi   di   sviluppo   avanzaH.   Tu)avia,   la   crisi   economica   perme)e   anche   una   considerazione  di  altro  Hpo.    
  • 97. L’open  innova*on  come  occasione   per  il  Mezzogiorno    oltre  la  crisi   InfaM,   proprio   a   causa   del   suo   divario,   ma   anche   di   alcune   sue   cara)erisHche   peculiari,   il   Mezzogiorno   può   giocare   una   parHta   significaHva   nei   se)ori   dell’economia   legata   a   Internet   e   all’innovazione.   L’open   innova*on   indica   un   nuovo   paradigma   dell’innovazione   industriale,   ma,   più   in   generale,   una   visione   aggiornata   della   diffusione   e   gesHone   della   conoscenza   a   livello   globale.  In  un  mondo  sempre  più  aperto,  grazie  alla  generalizzazione   delle  reH  e  delle  connessioni  in  tempo  reale,  diventa  possibile  non  solo   la   fruizione   senza   limitazioni   delle   fonH   universali   della   conoscenza,   ma  anche  l’avvio  di  un  processo  di  partecipazione  alla  costruzione  del   sapere,  che  veda  coinvolH  contemporaneamente  gli  utenH  di  Internet,   gli  esperH  e  gli  interessaH  ad  una  determinata  temaHca.    
  • 98. L’open  innova*on  come  occasione   per  il  Mezzogiorno    oltre  la  crisi   In  sintesi,  quello  che  viene  definito  come  crowdsourcing  -­‐  un  modello  di   aMvità,  nel  quale  un’azienda  o  un’isHtuzione  richiede  lo  sviluppo  di  un   proge)o,   di   un   servizio   o   di   un   prodo)o   ad   un   insieme   decentrato   di   persone,   a)raverso   lo   strumento   del   web   -­‐   rappresenta   la   fronHera   più   avanzata   dello   sviluppo   dei   collegamenH   telemaHci.   I   creatori   e   i   realizzatori   di   un’idea,   di   un’innovazione   o   anche   di   uno   scambio   di   conoscenze   non   sono   più   un   numero   molto   ristre)o   di   ricercatori,   chiusi   in   un   ufficio   aziendale,   magari   denominato   di   “ricerca   e   sviluppo”,   ma   diviene   la   popolazione   di   Internet,   ovvero   le   competenze   e  i  talenH  diffusi  su  territori  reali  molto  ampi,  che  nel  sistema  virtuale   possono  essere  facilmente  raccolH,  connessi  tra  loro  e  messi  in  grado  di   interagire   per   la   soluzione   di   problemi   o,   quanto   meno,   per   la   loro   individuazione.    
  • 99. L’open  innova*on  come  occasione   per  il  Mezzogiorno    oltre  la  crisi   Il  Mezzogiorno,  in  questo  nuovo  e  sempre  più  vasto  contesto,  può  fare   di   alcuni   punH   stru)urali   di   debolezza   -­‐   come   la   mancanza   di   una   capitalizzazione   e   di   un   sistema   di   imprese   adeguaH   o   la   frammentazione   del   mercato   -­‐   e   di   alcuni   elemenH   cara)erizzanH   di   vantaggio   -­‐   come   la   presenza   di   creaHvità   e   talenH   diffusi,   sopra)u)o   tra  i  giovani  -­‐  le  premesse  essenziali  per  un  cambio  di  passo.  InfaM,  in   una   situazione   di   crisi,   che   determinerà   inevitabilmente   una   profonda   trasformazione  degli  asseM  economici,  è  possibile  cogliere  l’occasione,   forse  unica,  per  realizzare  un’innovazione  dal  basso  (bo5om  up,  come  si   dice).    
  • 100. L’open  innova*on  come  occasione   per  il  Mezzogiorno    oltre  la  crisi   Se,   allo   stato,   vi   è   poco   da   sperare   in   nuove   poliHche   di   Hpo   macroeconomico,   in   grado   di   spingere   le   regioni   meridionali   verso   una   fase   di   ripresa   e   al   graduale   recupero   del   divario,   tu)avia,   la   “nuova   fronHera”   del   Sud   potrebbe   essere   cosHtuita   proprio   dal   dispiegamento   dell’economia   della   rete   e   della   conoscenza.   Il   momento   è   quello   a)uale,   sia   perché   vi   sono   condizioni   favorevoli   per  l’avvio  di  iniziaHve  di  valorizzazione  dei  saperi  e  delle  competenze   meridionali,   sia   perché   il   progressivo   superamento   del   mercato   di   massa   e   l’affermazione   sempre   più   palpabile   di   un’economia   della   “coda  lunga”  -­‐  ovvero,  la  crescita  di  un  sistema  basato  su  un’insieme   di  mercaH  di  piccole  dimensioni  -­‐  può  perme)ere  anche  agli  svantaggi   delle  aree  meridionali  di  converHrsi  in  opportunità  e  benefici.    
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  • 104. L’open  innova*on  come  occasione   per  il  Mezzogiorno    oltre  la  crisi   Si  tra)a  di  puntare  alla  realizzazione  di  un’aggregazione  delle  capacità   creaHve,  degli  ingegni  e  delle  conoscenze  del  Mezzogiorno,  che  sia  in   grado  di  portare  a  sistema  una  delle  cara)erisHche  peculiari  e,  finora,   disperse  di  questa  parte  del  paese.  In  questo  modo,  le  esigenze  di   acquisizione  del  sapere,  all’interno  della  produzione,  nelle  isHtuzioni  e,   perfino,  a  livello  individuale,  potrebbero  trovare  una  potente   connessione  e  un  molHplicatore  di  convenienze,  smuovendo  il  Sud  dal   torpore  e  facendolo  tornare  protagonista  del  suo  desHno.  
  • 105. L’open innovation rappresenta concretamente un’opportunità nuova per il Mezzogiorno, diversa dalla pura e semplice mitologia della piccola dimensione, perché si muove in una logica sistemica, di aggregazione e di crescita esponenziale delle attività di impresa, come “massa critica” in un nuovo mercato.
  • 106. Il Mezzogiorno ce la può fare, innovando la sua classe dirigente, sostenendo una nuova fase delle strategie nazionali per il Sud e valorizzando la rete dei suoi talenti e delle sue imprese.
  • 107.
  • 108. La “coda lunga” di Chris Anderson. Il passaggio da un’economia fordista a un’economia delle nicchie di mercato
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  • 112. "La coda lunga tende ad emergere nel momento in cui si passa dai canali di distribuzione con spazi limitati a canali in cui lo spazio non è più una risorsa scarsa. Quanto più i canali sono illimitati, tanto più i modelli a coda lunga riescono a svilupparsi meglio. Ma per trovarsi in questa situazione, è necessaria anche un'altra condizione: che gli spazi costino poco. Internet è proprio questo: un luogo con spazi illimitati che tendono a costare sempre meno, se non nulla. E' per questo che il free sta cominciando a cambiare la cultura e le regole del mercato, rendendo possibili sia i business grandi, che quelli di nicchia. Quella di internet è una delle più grandi economie al mondo e, per di più, in gran parte basata sul modello del free (i software e i servizi sono per lo più gratuiti). Fino ad ora non avevamo mai avuto un mercato così grande interamente incentrato sul gratis. Questo rappresenta una sfida non indifferente per la teoria economica classica” (C. Anderson, World Marketing & Sales Forum, 2008).
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  • 123. Il  conce)o  di  "lunga  coda"  è  stato  proposto   per  la  prima  volta  nel  2004  da  Chris  Anderson,   dire)ore  di  Wired  e  autore  del  libro  The  Long   Tail.     Nel  grafico  che  rappresenta  questa  teoria,  la   parte  alta  della  curva  della  domanda   rappresenta  il  consumo  di  massa,   preponderante  fino  a  qualche  anno  fa,  in  cui   pochi  prodoM  raggiungevano  alH  volumi  di   vendita  e  in  cui  alcuni  big  players  dominavano   il  mercato  sforzandosi  di  interpretarne   globalmente  gusH,  necessità  e  consumi.  
  • 124.
  • 125. Poiché  i  cosH  di  produzione  e  distribuzione   diminuiscono  drasHcamente  online,  la   necessità  di  raggruppare  prodoM  e   consumatori  in  pochi  segmenH  molto  ampi  è   minore.  La  lunga  coda  cosHtuisce  pertanto  la   parte  di  curva  della  domanda  -­‐  potenzialmente   infinita  -­‐  che  so)ende  tu)a  quella  molHtudine   di  nicchie  di  mercato  che  prima  restavano   invisibili  e  non  servite,  e  che  ora  diventano   invece  target  economicamente  a)raenH.     In  questo  nuovo  scenario,  è  l’utente  stesso  a   trarne  più  uHlità,  avendo  la  possibilità  di   raggiungere  e  di  scegliere  ciò  che  davvero  gli   interessa,  non  più  costre)o  a  un  consumo  di   massa.  
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  • 127. Google  dà  la  possibilità  a  tuM  i  contenuH  di   essere  facilmente  reperiH  dai  consumatori,  con   beneficio  sia  dei  big  players  della  coda  alta,  che   dei  molteplici  della  lunga  coda.  In  secondo   luogo  ha  creato  una  serie  di  servizi  che   perme)ono  ai  divulgatori  di  contenuto  -­‐  dai   blog  alla  foto  -­‐  di  ritagliarsi  uno  spazio   all’interno  della  rete  e  aumentare  la  loro   popolarità.  Con  Google  è  possibile  anche   moneHzzare  la  Long  Tail  per  tu)e  le  piccole   realtà  commerciali  che  altrimenH  non   sarebbero  state  in  grado  di  fare  campagne   pubblicitarie  nemmeno  a  livelli  locali.     Il  se)ore  Entertainment  ha  tra)o  molH   benefici  dallo  sviluppo  del  web;  un  esempio  su   tuM  il  se)ore  Musica,  dove  gruppi  sconosciuH   o  di  nicchia  sono  riusciH  a  ritagliarsi  uno  spazio   nel  web,  e  possono  essere  seguiH  dai  loro  fans.   Un  sito  “non  ufficiale”  è  spesso  più  credibile  di   uno  ufficiale,  inoltre  riesce  anche  a   moneHzzare  inserendo  spazi  pubblicitari.  
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  • 133. The Long Tail explained
  • 134. Il  “prosumer”  di  D.  TapscoO   -­‐  Nel  suo  testo  “Wikinomics:  How  Mass   CollaboraHon  Changes  Everything”  Don  Tapsco)   introduce  il  conce)o  di  “prosumer”  per  riferirsi  alla   creazione,  in  una  sorta  di  di  ciclo  virtuoso,  di   prodoM  /  servizi  da  parte  delle  stesse  persone  che  li   useranno.     -­‐  Sempre  più  a)raverso  l’uso  di  risorse  interne,   strumenH  Open  Source  &  capitale  intelle)uale   disperso  nel  Web  gli  utenH  finali  sono  gli  stessi  che   sviluppano  i  servizi  di  cui  essi  per  primi  faranno  uso.   In  questo  senso  il  “prosumer”  è  il  consumatore  e  il   produOore  dei  servizi  che  egli  stesso  usa.       29  
  • 135. La fortuna alla Base della Piramide (Prahalad) La base della piramide (economica) consiste nei 4 miliardi di persone che vivono con meno di $2 al giorno. Per più di 50 anni, la Banca Mondiale, nazioni erogatrici, varie agenzie di sussidio, governi nazionali e, ultimamente, le organizzazioni sociali civili hanno tutte fatto del loro meglio, ma non sono riuscite a sradicare la povertà. C.K. Prahalad inizia il suo volume “La fortuna alla Base della Piramide”, con una proposta semplice ma rivoluzionaria: Se smettiamo di pensare ai poveri come vittime o come un fardello e cominciamo a riconoscerli come imprenditori resilienti e creativi o consumatori attenti al valore, un nuovo mondo pieno di opportunità si potrà aprire. Prahalad suggerisce che quattro miliardi di poveri possono essere il motore del prossimo turno del commercio e della prosperità globale e possono essere fonte di innovazioni. Servire i clienti alla Base della Piramide richiede che le grandi aziende lavorino in collaborazione con le organizzazioni sociali civili e gli enti pubblici territoriali. Ancora, lo sviluppo del mercato alla Base della Piramide creerà milioni di nuovi imprenditori come fili di erba.
  • 136. Prahalad presenta il suo punto di vista per affrontare il problema della povertà come una soluzione di Co-Creazione verso lo sviluppo economico e la trasformazione sociale, le cui parti in causa sono: * Imprese private * Agenzie di sussidio e sviluppo * Consumatori della Base della Piramide * Imprenditori della Base della Piramide * Organizzazioni sociali civili ed enti pubblici territoriali
  • 137. Purchasing  Power  (US$)   Global  populaHon  (m)   >$20,000   75-­‐100   1   $1,500-­‐$20,000   2   1,500-­‐1,750   $1,500   3   4,000   <$1,500   4   =   ?