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Domenica 22 dicembre 2013
nchieste del Mattino
Il Mattino
Gigi Di Fiore
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Iludomaniaciscommettonosututto: partite di calcio, minuto del gol,
formazione probabile, cavalli, gare
virtuali. Scommettono in agenzia,
oppure online con voucher di cifre
prepagate e acquistate dai gestori.
Ha spiegato Raffaele, gestore
dell’Eurobet di piazza Sannazaro a
Napoli: «È un settore in incrementoei minori giocano conlabenedizione dei genitori. Vanno online,
con il papà che, per di togliersi dallescatoleilfiglio,glidàildocumento per collegarsi sul sito in Rete».
Nella città dove la camorra - il
primo fu Lovigino Giuliano a Forcella -si inventò iltotonero eil lotto
clandestino,c’è ilrecord di agenzie
e scommesse legali: 793 punti
nell’intera provincia di Napoli. Se
la Lombardia è al primo posto in
Italia, la Campania è seconda con
1278 attività di gioco d’azzardo. Effettotassazione,effettorischioebrivido da moltiplicazione di pani e
pesci con una semplice «bolletta».
MassimoPassamonti,presidente di Confindustria Sistema Gioco
Italia,avanzaunsospetto:«Idatiufficiali danno la Campania al di sotto della media di giocato lordo italiano, che è di 2mila euro annui a
testa.Eppure,cisonoaltrecifreufficiose che ci fanno sospettare che
persista, nonostante tutto, una fitta
rete di gioco illegale. Soprattutto di
agenzie di società con sedi estere,
che evadono la tassazione».
In piazza Carlo III a Napoli, un
bar è luogo di ritrovo di adolescenti. È anche punto Better di raccolta
scommesse. «I ragazzi sono qui a
prendersii caffè,a riunirsi»,dicono
i gestori. E cercano di allontanare
sospetti su ingressi al gioco per minorenni. Sempre più agenzie di
scommesse aprono a Napoli a ridosso delle scuole. Come la Eurobit a pochi metri del liceo Umberto
in pieno quartiere Chiaia, o anche
la Eurobit al Vomero non lontano
dall’Istituto
«Giustino Fortunato» e dalla
L’accusa
scuola calcio
«A volte
Napoli.Sulgioentrano
co, il capoluoin agenzia
go partenopeo
non conosce
con il papà
differenzegeocome fai
grafiche o soa tenerli
ciali.Eipiùpicfuori?»
coli riescono
con sempre
piùfacilitàafarla franca.
Diceilgestoredell’agenziaEurobit tra via Rossini e via Caldieri al
Vomero: «Ci vorrebbe un doganiere pertenerli fuori.A volte vengono
con i genitori, come fai a non farli
entrare? Qualche papà si gioca la
sua bolletta e poi quella del figlio.
La chiama la bollettina regalo, soprattutto di domenica. Li inizia al
gioco».
Nella relazione semestrale del
Garante perl’infanzia e adolescenza della Regione Campania, i dati
sono da Sos. La ludopatia coinvolgeormaiil2,5percentodegliadolescenti in Italia. C’è un 40 per cento
Schedina
Un bambino
con la bolletta
da giocare
in mano
all’interno
di una sala
scommesse
StanleyBet
di Napoli,
in viale Colli
Aminei (le foto
della pagina
sono di
Gennaro
Di Biase)
Il fenomeno
Slot machine: schiavi a 15 anni
niente controlli, lo Stato incassa
Napoli, padri e figli perduti nelle sale giochi della vergogna
che gioca d’azzardo da almeno sei
mesi e il 12 per cento di giocatori
«con alta frequenza». Si legge nella
relazione: «La Campania è in testa
alla classifica del gioco d’azzardo
minorile,conil57,8percentodistudenti giocatori. La media nazionale è del 47,1 per cento. Queste percentuali sono in progressivo aumento».
Il fenomeno è favorito dalla rete
di agenzie di scommesse legali. In
diminuzione il ricorso alle giocate
controllate dai clan della camorra.
LoconfermaGennaro,70anni,storicoraccoglitoredi«bolletteclandestine». Lo faceva ai Quartieri spagnoli. Ricorda: «Si scommetteva
sulle partite, venivano da me anche ragazzini e non me ne fregava
uncazzo.Liconoscevo.Iguadagni,
con le scommesse del governo, sono diminuiti. Non state a sentire
chidicecosediverse,forsevuolecoprireletassechenonpaga.Noipossiamo dare non più di 100 volte la
posta. Questi qui, anche se pagano
Padre Rastrelli: «Terribile, anche i genitori cattivo modello»
L’intervista
Secondo il sacerdote antiusura
c’è una catena educativa
che porta all’irresponsabilità
Ha festeggiato i 55 anni di sacerdozio. Molti spesi anche nell’impegno
della sua Fondazione antiusura di
via San Sebastiano a Napoli. Padre
Massimo Rastrelli ha 86 anni, ma la
sua rabbia e la sua decisione sono
quelle di sempre. Sul rapporto gioco
d’azzardo e ricorso all’usura, utilizza
un soloaggettivo. Lapidario e significativo: «terribile».
Padre Rastrelli, si scopre che a
giocare d’azzardo sono sempre di
più ragazzi e minorenni. Che ne
pensa?
«Non mi sorprende. È un fenomeno
che, almeno nella nostra
Fondazione, verifichiamo con
preoccupazione da almeno cinque
anni».
Ha raccolto riscontri periodici di
questo incremento?
«Sì, parlando con operatori e anche
assistendo a confronti sul tema, ho
dovuto registrare analisi da far
paura. Ad un recente convegno, ho
sentito che ormai il vizio del gioco
coinvolge ragazzi di dodici anni.
Una tragedia sociale, che molti
sottovalutano».
Tragedia più drammatica perché
riguarda ragazzi e ragazzini?
«Sicuramente. Quando si entra nella
spirale del gioco compulsivo già a
quell’età, è assai difficile che, se non
se ne esce subito, si riesca ad essere,
crescendo, un marito, un padre, un
lavoratore. Ci sarà sempre qualche
blocco, qualche tara, a impedirtelo.
È un fatto».
Ha incontrato molta gente, anche
nell’attività della sua Fondazione,
in preda alla malattia del gioco
Il governo
«Si contano
le entrate fiscali
senza stimare
il costo sociale
sulle famiglie
del gioco
d’azzardo»
Sacerdote Massimo Rastrelli è da
anni impegnato contro l’usura
d’azzardo?
«Tantissima. Un professore di
neurologia è arrivato a dirmi che
avrebbe preferito una grave
patologia fisica al vizio delle
macchinette che lo rovinavano. È
quanto dire».
Che idea ha sulla tassazione, che il
governo vorrebbe incrementare,
sui giochi d’azzardo?
«Una follia. Si vuole prendere soldi
da un vizio che distrugge la gente. Al
Senato, tempo fa, dissi state attenti a
calcolare bene le entrate rispetto alle
uscite. Guardate al paragone con le
tasse sul fumo».
A che genere di uscite si riferisce?
«Agli enormi costi sociali che
implicano le malattie provocate dal
fumo delle sigarette, o anche alle
patologie psicologiche scatenate dal
vizio del gioco da cui non ci si riesce
a staccare. Ben 90mila morti
all’anno per il fumo, 4 miliardi spesi
per le cure. I conti sono in perdita. E
anche per il gioco i costi sociali, sul
lavoro, le famiglie, le relazioni, sono
tutti più alti rispetto agli introiti
economici delle tasse».
Non vede speranze?
«No, quelle non si abbandonano
mai. Ho sentito dichiarazioni
incoraggianti, sul tema, da parte
dello stesso premier Letta. Forse,
qualcosa può essere rivisto».
Quanti hanno dovuto ricorrere agli
usurai, perché non riuscivano ad
onorare i debiti da gioco?
«I casi che ci hanno sottoposto sono
stati negli anni davvero
innumerevoli. I risvolti psicologici
sono complicati, perché
bisognerebbe prima educare la
persona, spiegargli cosa può
diventare il gioco compulsivo. Noi
arriviamo molto dopo. E dietro un
giocatore c’è sempre una famiglia
che soffre per lui e con lui. Bisogna
aiutare questa gente ad uscirne».
Secondo lei, le politiche scelte dal
governo favoriscono la diffusione
del gioco d’azzardo?
«Sì, ne sono convinto. Ma sono
scelte che partono da lontano. Pensi
che gran parte delle macchinette da
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