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ACCOMPAGNARE IL CAMBIAMENTO
INDICE

1.

Titolo

2.

Ordine di scuola

3.

Aspetti su cui si è lavorato

4.

Ambiti di intervento

5.

Partecipanti al progetto

6.

Elementi di forza

7.

Elementi di criticità

8.

Obiettivi

9.

Risorse necessarie

10.

Metodologie

11.

SINTESI

12.

PEI

13.

ESEMPIO Verifica Matematica

14.

Breve presentazione (preparata dalla docente di sostegno per fornire
informazioni ai colleghi curricolari del Consiglio di Classe prima dell'incontro
con il ragazzo)

15.

Aggiornamento on-line

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1. Titolo:
Progetto di intervento ed incremento delle abilità socio/relazionali, in presenza di Disturbo
Generalizzato dello Sviluppo ad andamento Autistico (ADS), con particolare riguardo alla
riorganizzazione funzionale del setting scolastico.

2. Ordine di scuola:
Secondaria di secondo grado, Liceo Scientifico indirizzo sperimentale Brocca Scientifico

3. Aspetti su cui si è lavorato:
Cambiamento dell’organizzazione scolastica e delle figure scolastiche di riferimento (docenti,
assistenti alla comunicazione, collaboratori scolastici) in presenza di grave difficoltà nell’uso
delle abilità socio-relazionali.

4. Ambiti di intervento:
Rendere possibile all’alunno la relazione e la comunicazione con l’ambiente scolastico
finalizzate all’acquisizione di autonomie inerenti le abilità di base:
 utilizzo funzionale della relazione docente/discente in appoggio all’autonomia
personale

5. Partecipanti al progetto:
Dirigenti I.C. Como Lago e Liceo Scientifico “P. Giovio”, Consigli di classe in uscita e in
ingresso, assistenti alla comunicazione, assistente educatore, allievi e rappresentanti di classe,
genitori; responsabile dei servizi sociali Comune di Como, Ufficio Integrazione e dirigenza
U.S.P. Como, neuropsichiatri, psicologo e pedagogista.

6. Elementi di forza:
Inclusione in nuovo contesto a cura del docente di sostegno della scuola secondaria di primo
grado, progetto di continuità (su intero anno scolastico, richiesta di utilizzo del D.S. presso
altra scuola)

7. Elementi di criticità:
Novità della presenza di alunno con insegnante di sostegno e assistente alla comunicazione
presso la scuola secondaria di secondo grado.
Necessità di contenere l’alunno: gestire il contenimento per assicurarne un comportamento
socialmente accettabile; le stereotipie, le crisi di ansia e l’autolesionismo, potrebbero
verificarsi all’interno del contesto scolastico e innescare meccanismi di esclusione o
isolamento.
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8. Obiettivi: guidare e facilitare le attività di interfaccia


Interventi sul setting

Informare e formare, in particolare il personale della scuola che entrerà in contatto diretto e
indiretto con l’alunno su argomenti quali: cos’è l’autismo, cos’è la comunicazione facilitata,
presentazione dell’alunno e come avviene la comunicazione con lui, gli obiettivi del Piano
Educativo Individualizzato dell’alunno nell’Ambito del Progetto Educativo Didattico.
(vedi file: Breve presentazione per COLLEGHI.doc )
(vedi sitoAutismo On-line - Articoli scientifici sull'Autismo - L'Autismo ha basi genetiche, i
genitori non hanno colpe.mht oppure lo scritto di Tiziano Gabrielli nel file: Articoli scientifici
sull'autismo.doc)

o

quali prerequisiti richiesti al sistema scuola:

non avere pregiudizi, calma, disponibilità, tranquillità, sapere bene cosa “fare” e soprattutto
sapere cosa “non-fare”
Strutturare il comportamento, in particolare il docente curricolare dovrà saper adattare il
personale comportamento ai bisogni dell’alunno. Inoltre dovrà mantenere una chiara
consapevolezza dei percorsi in atto, tenendo presente che:





o

la scuola per l’alunno è il luogo dell’esercizio, in esso potrà vivere livelli di
autocontrollo sempre crescenti e potrà sperimentare modalità con le quali gestire il
proprio comportamento (imparare a darsi degli ordini, cioè decidere e agire, percorso
di de-condizionamento).
La scuola per l’alunno è il luogo dell’apprendimento, essa dovrà avvalersi di
strategie funzionali alla partecipazione attiva e tali da renderne verificabile il
percorso cognitivo in atto (valutazione degli apprendimenti).
Interventi sull’alunno

Motivare l’alunno che riprende nei diversi contesti di apprendimento
l’auto consapevolezza del percorso in atto.
Il docente curricolare svolge una funzione importante attraverso lo svolgimento della
lezione: permette all’alunno l’autogestione del contenimento per manifestare un
comportamento adeguato, attraverso la sua partecipazione consapevole alle attività
didattiche.

o Acquisire conoscenze e competenze riferite agli obiettivi educativo/didattici contenuti
nella programmazione del consiglio di classe e declinati nel P.E.I.; ogni disciplina prevede
interventi metodologici personalizzati ma in linea con la programmazione curricolare. In
particolare per Arte ed Educazione Fisica la personalizzazione riguarda anche le modalità
di verifica degli apprendimenti.
Vedi P.E.I.
Vedi verifiche (matematica con Math type e Word, grammatica, latino)
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6

o

quali prerequisiti richiesti all’alunno:
la sua ATTENZIONE

Qualsiasi competenza e’ acquisibile da un bambino con autismo.
Meglio se e’ una abilità o una competenza spendibile, funzionale, utile a migliorare la propria
integrazione piuttosto che di rara utilizzazione.
Certamente ci vuole tempo e impegno ma tutto può essere insegnato. “se un bambino fallisce,
non e’ sbagliato il bambino, ma la richiesta che gli e’ stata fatta”.
Se c’e’ insuccesso occorre semplificare, scomporre modificare la richiesta per renderla
eseguibile.
Rendere eseguibile consente al bambino di divertirsi e di ottenere gratificazione da chi gli e’
attorno e dalle cose che fa. Rendere eseguibile non significa trasformare la vita in qualcosa di
stupido, ma consentire al bambino di non diventare uno stupido.
se ha successo occorre andare oltre con:
1) allenamento,
2) accelerazione,
3) generalizzazione
4) implementare

9. Risorse necessarie:
Interne alla scuola
 Umane: dirigenza e collaboratori, componenti il consiglio di classe, assistente alla
comunicazione, educatore professionale, compagni di classe, personale ATA, genitori,
personale strutture di ristoro (bar), personale corsi opzionali O.F. (corso di recitazione)
 Spazi: comuni ai compagni
 Tecnologie: pc e schermo tattile
 Tempi: progetto di accompagnamento annuale (a.s. 2006/2007), progetto di monitoraggio
e supporto metodologico/didattico/relazionale (a.s. 2007/2008)
 Metodologie: realizzazione di un lavoro in rete, istituzionale ed interistituzionale, in
funzione del progetto di vita. Adattamento di alcune metodologie specifiche alle potenzialità
dell’allievo (metodo comportamentale, comunicazione facilitata, comunicazione aumentativa e
alternativa)
Esterne alla scuola
 Percorso delle prese in carico:
Consulenze: Azienda ULSS 20 di Verona (responsabile dr. M. Brighenti); Cesano Boscone,
Mi, “La Sacra Famiglia” dott. L. Moderato (vedi sito); Ospedale Del Ponte, Va, dr. P.
Piccinelli, (Specialista in Neuropsichiatria Infantile e dirigente medico presso la UONPIA di
Varese); dott.ssa C. Conti (pedagogista presso A.S.T.R.I. (vedi sito) Associazione Studio e
Terapie Riabilitative Italiane, Mi); Sig.ra P. Cadei (vedi sito Centro studi comunicazione
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facilitata); Comune di Como, Servizi Sociali (vedi sito); Associazione di volontariato O.S.Ha.
(vedi sito ) (Orientamento Sportivo Handicappati), sig.ra C. Leoni; Gruppo Scout di ComoCamerlata; Oratorio di Rebbio, volontari ed educatori del centro estivo.

10.Metodologie
o Realizzazione di un lavoro in Rete, istituzionale ed interistituzionale, in funzione del
Progetto di Vita.
o Adattamento di alcune metodologie specifiche alle potenzialità dell’allievo.

11. SINTESI
Alunno autistico / inserimento-inclusione in nuovo contesto scolastico / componenti
istituzioni scolastiche scuola secondaria secondo grado, liceo scientifico, con particolare
riguardo il Consiglio di Classe / metodologie: rete e specificità educativo-didattiche.

12. Segue PEI

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P.E.I. (Piano Educativo Individualizzato)
SCUOLA: LICEO SCIENTIFICO
"P. GIOVIO”
Via P. Paoli 22100– Como- Tel. 031/507161

ALUNNO
CODICE FISCALE
NATO IL
RESIDENTE IN
CLASSE / SEZIONE I
ANNO SCOLASTICO
COMPONENTI DEL GRUPPO DI LAVORO
LICEO SCIENTIFICO "P. GIOVIO"
DIRIGENTE SCOLASTICO:
DOCENTE DI SOSTEGNO:

dott.
prof.ssa

Sergio De Felici
Adalgisa
COLOMBO

DOCENTI del C. d. C.
Scienze:
Matematica:
Latino Storia e Geografia:
Italiano:
Inglese:
Diritto
Disegno e Storia dell’Arte:
Ed. Fisica:
Religione:
ASSISTENTE EDUCATORE
AZIENDE SANITARIE
CENTRO RICERCA AUTISMO di Verona
dr. Maurizio BRIGHENTI
CENTRO “La Sacra Famiglia” di Cesano Boscone dott. Lucio Moderato
ALTRI OPERATORI:
CENTRO STUDI sulla CF
sig.ra Patrizia CADEI
FAMIGLIA
PADRE
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MADRE

1. 0 PROGETTO TERAPEUTICO RIABILITATIVO
OBIETTIVI
Ambito Relazionale: continuare il percorso perché possa arrivare:
-

ad esprimere i propri vissuti anche emotivi,
a individuare le cause delle proprie ansie
a contenere le proprie emozioni
a contenere l’ansia
a individuare le cause scatenanti l’ansia
prevenire e controllare le stereotipie
promuovere l’autonomia e l’iniziativa personale
promuovere la consapevolezza nelle proprie modalità di apprendimento
promuovere la capacità dissentire facendo un cenno con il capo
introdurre la possibilità di accompagnare al gesto anche un suono vocale (sì/no)
introdurre la possibilità di accompagnare al gesto di saluto un tocco sulla spalla del conoscente

Ambito Psicomotorio: pervenire alla:
-

percezione del proprio corpo in situazioni dinamiche durante le attività in palestra per superare le
paure e la mancanza di esperienza motoria
percezione del proprio corpo nello spazio: situazione di riposo e situazione di lavoro
stimolazione della capacità visiva nello spazio per mettere in atto la progettazione di percorsi
alternativi in prossimità di ostacoli
stimolare la strutturazione di strategie personali che mettano in atto una migliore finalizzazione del
gesto (arti superiori e inferiori)

INTERVENTI E MODALITA’
Nessuna terapia specifica;
strategie comportamentali:
modeling,
starting,
prompt fisico (CF comunicazione facilitata)1

1

Comunicazione facilitata. Indicazioni attuali contenute nelle LINEE GUIDA 21, " Il trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti",
Ministero della Salute.
Pag. 64
"… La ricerca di letteratura condotta per questa linea guida non ha individuato alcuno studio sulla comunicazione facilitata con cui aggiornare i dati scientifici
contenuti nella linea guida SIGN1, che rimangono immodificati. Il panel ha quindi stabilito di adottare la raccomandazione già formulata dal SIGN, basata su prove
scientifiche ancora attuali e riportate nel paragrafo seguente. Sintesi delle prove La linea guida SIGN1 riporta prove scientifiche forti, derivate da 2 revisioni
sistematiche sulla comunicazione facilitata 2,3, che concludono che non ci sono dati per sostenere che i soggetti con autismo ricevono un aiuto nella comunicazione,
ma che ci sono invece dati che comprovano che la comunicazione e prodotta dal “facilitatore”.
Proprio in considerazione delle implicazioni etiche sollevate da questi risultati rispetto all’integrità e alla dignità dei bambini e adolescenti con autismo, l’American
psychological association ha approvato una risoluzione contraria all’utilizzo della comunicazione facilitata.
Raccomandazione: Si raccomanda di non utilizzare la comunicazione facilitata come mezzo per comunicare con bambini.

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10

VERIFICA INTERMEDIA primo quadrimestre
Ambito Relazionale:
- è riuscito ad adattarsi alle nuove situazione che quotidianamente si sono presentate
- è riuscito ad esprimere qualche vissuto anche emotivo, utilizzando un linguaggio non sempre
lineare e non sempre univocamente interpretabile
- è riuscito a manifestare il proprio desiderio di comunicare con i compagni
- ha individuato alcune cause delle proprie ansie (tristezza, paura, disorientamento)
- ha contenuto le proprie emozioni contestualizzandole
- è stato necessario contenere l’autolesionismo con la forza (contenimento fisico, in due occasioni)
- ha saputo riferire alcune delle ansie scatenanti il disagio; è stato portato a riflettere sulla necessità
di comunicare i propri stati interiori, in quanto prodromi di eventuali esplosioni di ansia, per poterli
poi gestire
- Si sono manifestate tipiche stereotipie il cui controllo è stato gestito, e alcune volte con successo,
lavorando soprattutto sulla attenzione sul compito
- ha saputo, in alcuni momenti non strutturati se non dal ritmo della lezione, intervenire
autonomamente esprimendo bisogni e desideri specifici e originali
- è stato ampliato il concetto di consapevolezza, è stato introdotto il concetto di autonomia
- si è continuato ad usare un bigliettino con indicato Sì e No allo scopo di far indicare a L'alunno la
scelta fatta e di conseguenza abbinare il movimento del capo: non ancora raggiunta l’autonomia nel
movimento del capo, soprattutto il No non è facilmente riconoscibile
- si è introdotto l’uso di un cartellino con scelta multipla della merenda da acquistare durante
l’intervallo
Ambito Psicomotorio:
- in palestra ha seguito i compagni durante le attività: di riscaldamento (corsa), allungamento,
capriola, esercizi alla spalliera, salto in lungo, lancio della palla medica, palleggio, tiro a canestro,
pallavolo, calcio
- ha arricchito la propria esperienza motoria in situazioni di riposo e in situazioni di lavoro
- volentieri ha partecipato ad attività volte alla stimolazione della capacità visiva nello spazio per
mettere in atto la progettazione di percorsi alternativi in prossimità di ostacoli, soprattutto
attraverso percorsi occasionalmente strutturati
L'alunno ha iniziato l’attività pomeridiana integrativa di teatro (propedeutica). Ha seguito quasi tutte le
lezioni fino ad ora previste partecipando con intenzionalità e autocontrollo. Continua la frequentazione del
corso di nuoto presso la piscina comunale di Casate (associazione OSHA)
Ambito delle autonomie:
ha acquisito la capacità di chiedere di andare al bagno intervenendo autonomamente facendo
uso della tastiera del computer senza essere facilitato
acquisire la capacità di andare in bagno e lavarsi le mani in autonomia e senza modello
è in fase di consolidamento l’acquisizione della capacità di andare e di ritornare in classe da
solo dopo essersi recato al bagno
sa entrare/uscire in autonomia dalla scuola al suono della campanella
sa prendere in modo autonomo la merenda dallo zaino e in autonomia compiere tutte le prassie
finalizzate alla consumazione
accompagnato al bar per acquistare la merenda compie gesti finalizzati all’azione pertinente in
autonomia
sa cambiarsi in autonomia per la lezione di educazione fisica
sa raggiungere la bidella di riferimento per procedere all’uscita in giardino durante i cambi
d’ora
ha mostrato in alcuni contesti di saper chiedere scusa utilizzando strategie pertinenti
ha tentato di mettere in atto strategie comunicative riconoscibili
mantiene una postura adeguata durante le lezioni, se richiamato subito si adegua
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ha saputo accettare i richiami a mantenere un atteggiamento adeguato durante le spiegazioni
dei docenti, aspettando il momento adeguato per manifestare il proprio bisogno non manifesto
ha accettato alcuni cambiamenti di routine non previsti senza panico o ansia

2. 0 PROGETTO DI SOCIALIZZAZIONE, DI ASSISTENZA E DI INTEGRAZIONE
DELLE ATTIVITA'
OBIETTIVI

1. Potenziare le autonomie:
o Autonomie personali:
1.1.
cura di sé: favorire l’accettazione del proprio corpo
a)
a casa
acquisire la capacità di lavarsi in autonomia
essere indipendente nella preparazione della cartella
b)
a scuola
acquisire la capacità di chiedere di andare in bagno intervenendo facendo uso del computer
senza essere facilitato
acquisire la capacità di andare in bagno e lavarsi le mani in autonomia e senza modello
acquisire la capacità di andare e di ritornare in classe da solo dopo essersi recato al bagno
1.2.

Autonomie personali:
alimentazione:
a)
a casa
fare uso del bicchiere per bere
bere a piccoli sorsi
b)
a scuola
prendere in modo autonomo la merenda dallo zaino e in autonomia compiere tutte le prassie
finalizzate alla consumazione

1.3.

Autonomie personali:
abbigliamento:
a)
a casa
vestirsi da solo
b)
a scuola
sfilare il giubbotto e appenderlo appena entrato in classe, infilarlo prima di andare a casa
togliersi il berretto e rimetterselo
cambiarsi i pantaloncini e la maglietta prima di entrare in palestra
cambiarsi le scarpe
rivestirsi

1.4.

-

Autonomie personali:
nell’ambiente
c)
con l’accompagnatore
recarsi a scuola a svolgere l’attività pomeridiana
d)
a scuola
acquisire autonomia di spostamenti all’interno della scuola in situazioni di routine:
uscire dall’aula da solo per recarsi in bagno
uscire dall’aula nel momento dell’intervallo
rientrare al suono della campanella
consumare la propria merenda

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1.5.
-

gestire in autonomia il materiale scolastico:
prendere dallo zaino il materiale occorrente per la lezione
riporre il materiale che on occorre alla fine dell’ora
prendere il materiale richiesto prima di recarsi in palestra
prendere il materiale richiesto prima di recarsi in laboratorio
prendere lo zaino prima di andare fuori dalla scuola
Autonomie sociali:
e)
migliorare le modalità relazionali con adulti e coetanei:
riconoscere i comportamenti non adeguati
sostituire i comportamenti inadeguati con altri riconosciuti funzionali per la comunicazione
fare uso della comunicazione scritta in alternativa alle manifestazioni ansiose
salutare le persone di propria iniziativa
salutare con modalità adeguate
starnutire facendo uso del fazzoletto
sbadigliare, mettendosi la mano davanti,
stiracchiarsi solo in bagno
non mettersi le mani in zone intime se non stando al bagno
f)
rispettare le regole scolastiche:
rispettare il silenzio durante le spiegazioni evitando rumori di disturbo
partecipare ai lavori in gruppo
intervenire nelle discussioni in classe

2.0

INTERVENTI E MODALITA'

Presenza costante e complementare dell’insegnante di sostegno o dell’assistente educatore in qualità di
facilitatori per un totale di 33+1 ore settimanali (copertura totale a partire da gennaio).
Uso della CF in modo estensivo con domande chiuse e solo successivamente aperte e mirate
Stimolo a prendere iniziative
Gratificazioni verbali di fronte a comportamenti socialmente accettati.
Ricostruzione scritta dell’evento positivo.
Uso di stili comunicativi comuni alla classe da parte dei docenti
Creazione di situazioni di prevedibilità
Interazione mediata dai facilitatori in situazioni informali con la CF:
• coi docenti e i compagni all’inizio o alla fine della lezione e/o in altri momenti o durante
momenti liberi/non strutturati
Gli interventi e le modalità messe in atto per acquisire gli obiettivi del punto precedente sono
costituiti da:
- suggerimenti verbali e successivamente scritti (o contestualmente scritti)
- facilitazione con contatto
- imitazione in presenza di modello
- imitazione senza modello
- frazionamento del compito in sequenze
in particolare durante l’interazione sociale:
- suggerimenti verbali
- facilitazione con contatto
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-

facilitazione data dalla presenza dell’insegnante/compagno/altro
imitazione di un modello presente/non presente
sollecitazione verbale all’autocontrollo
contenimento fisico
interventi sulla classe e interventi mirati su compagni (sollecitazione all’uso della comunicazione
tramite PC da privilegiare, suggerire risposte adeguate, istruire su compiti specifici richiesti ai
compagni)
interventi mirati con alcuni docenti

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3. 0 PROGETTO EDUCATIVO DIDATTICO
OBIETTIVI
-

1. Potenziare la comunicazione spontanea:
nei contesti scolastici legati ad aspetti cognitivi
nei momenti liberi trattare anche i contesti personali per arrivare ad esprimere contenuti legati al proprio
vissuto sensoriale particolare

-

2. Rendere più chiara la produzione verbale e testimoniare gli apprendimenti effettuati in classe
e a casa
intervenire durante la correzione dei compiti
intervenire durante le interrogazioni alzando la mano quando non interrogato

-

3. Affrontare attività motorie finalizzate a rendere oggettiva la capacità di utilizzare il proprio
corpo come strumento
utilizzo di strumenti all’interno delle discipline tecnico pratiche (Arte, lab. Fisica-chimica)

-

-

-

4. stimolare l’individuazione dei contesti nei quali fa uso di stereotipie e stimolare il loro
controllo in alcune situazioni non ansiose
indicare strategie più evolute che gli evitino l’isolamento permettendogli di restare legato al contesto
sociale della classe
5. stimolare le abilità di problem-solving
favorire la capacità di individuare percorsi logici per condurre un proprio programma (di lavoro, di
ricerca, di particolare interesse personale)
6. favorire il controllo dell’ansia
presentare le situazioni nuove prima che si manifestino
presentare le situazioni nuove attraverso sequenze che rendano visibile il prima e il dopo, in modo che,
durante il nuovo lavoro o la nuova situazione, l’ansia sia sotto controllo
introdurre schemi visivi di procedure
presentare situazioni inaspettate per imparare a gestire l’imprevisto

3.0

INTERVENTI E MODALITA'

1. richiesta di rispondere a domande prima chiuse poi aperte su argomenti noti e non noti al
facilitatore, sollecitare la costruzione di frasi complete anche suggerendone una possibile
evoluzione qualora si tratti di argomenti cognitivi; richiesta di rispondere a domande inerenti la vita
sociale della classe iniziando dai compagni vicini o approfittando degli argomenti trattati durante le
discussioni libere in classe; affrontare solo argomenti verificabili
2. guida verbale e modellamento (alzandogli il braccio nel gesto di richiedere la parola), portare
all’insegnante alla cattedra il quaderno con i compiti svolti perché li corregga, confrontarsi con il
compagno di banco
3. facilitare inizialmente modellando con contatto e con guida verbale, facilitare con solo contatto o
con sola guida verbale, evocare il modello da seguire
4. sollecitazioni verbali accompagnate e/o precedute da momenti di scrittura delle esperienze vissute
e/o da vivere
5. riflettere su alcuni contenuti disciplinari per evidenziare i percorsi risolutivi messi in atto a partire
da certe situazioni iniziali per arrivare a certi risultati finali, evidenziare gli strumenti utilizzati,
sottolineare alcune situazioni ludiche dei compagni
6. esporlo a situazioni ludiche
7. anticipazione verbale e scritta, controllo del contesto, rassicurare attraverso la propria presenza,
parlare lo stretto indispensabile, garantire il contatto, sollecitare l’assunzione di strategie di
autocontrollo
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Uso della CF in modo estensivo con domande aperte mirate
Stimolo a prendere iniziative
STRATEGIE per il consolidamento del circuito già avviato tra Scuola e Famiglia
Centralità delle potenzialità dell’alunno
I docenti curricolari:
•

comunicheranno con l’insegnante di sostegno/assistente:
- le scelte metodologico-didattiche perché esse siano messe in grado di fornire in tempo reale
il materiale della lezione già in parte studiato
- dubbi, richieste di ogni genere volte al miglioramento della situazione di apprendimento

•

collaboreranno attivamente con l’insegnante di sostegno/assistente per informare circa le modalità
di studio quotidiane stizziate dall’alunno al fine di poterne verificare l’apprendimento.

L’insegnante di sostegno:
•

manterrà stretti contatti con la famiglia al fine di rendere lo studio a casa il più possibile
pertinente ed efficace, nonché verificabile

•

produrrà ogni sorta di materiale, anche su indicazione dei colleghi e dei familiari, per
agevolare lo studio dei contenuti svolti durante le lezioni

•

aggiornerà puntualmente la famiglia sullo stato di benessere vissuto dall’alunno e raccoglierà
ogni indicazione pervenuta dalla famiglia e dall’ambiente scolastico per monitorare il
percorso in atto

I facilitatori a scuola:
•

leggono il diario (per raccogliere eventuali segnalazioni, di qualsiasi natura) e visionano
l’ultimo lavoro svolto sul quaderno, prima di avviare qualsiasi attività

•

si inseriscono sempre nel lavoro della classe

•

qualora vi siano dei tempi morti o le circostanze lo rendano necessario, intrattengono un
dialogo personale con l’alunno, rendendo ciò evidente all’insegnante curricolare che, se lo
ritiene opportuno lo faciliterà evitando di introdurre in quel momento spiegazioni importanti.

Il personale ausiliario:
•
•

collabora con l’insegnante di sostegno essendo disponibili a riferire qualsiasi comportamento
o circostanza non in linea con quanto predisposto
mantengono un atteggiamento aperto e accogliente nei confronti di L'alunno,
accompagnandolo durante le uscite in cortile e, assecondando le indicazioni ricevuto
dall’insegnante di sostegno lo sorveglieranno

Contatti, anche quotidiani, per monitorare l’andamento del processo di integrazione e del percorso
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cognitivo sono mantenuti telefonicamente o tramite posta elettronica da parte della famiglia e
dell’insegnante di sostegno/assistenti.

4. 0 PROGRAMMAZIONE EDUCATIVO-DIDATTICA PERSONALIZZATA
DISCIPLINE:









Italiano
Storia, Geografia
Latino
Matematica
Scienze
Religione
Inglese
Diritto

Gli obiettivi disciplinari, i relativi percorsi e i contenuti di queste discipline, non si discostano da
quelli della classe:
è mantenuta la stessa programmazione dei curricoli disciplinari della classe
sono introdotte opportune personalizzazioni delle attività in riferimento a metodologie e strumenti.
Sono eliminate le prove orali (o ricondotte a prove con produzione scritta) non essendo la fonazione
un’operazione possibile per l’alunno e secondo quanto previsto dalla normativa.
Sarà fatto uso del computer/stampante per la produzione degli elaborati.
OSSERVAZIONI
Le attività sono proposte nei tempi della classe, tenendo conto del fatto che L'alunno se
opportunamente aiutato in classe e a casa può apprendere nei tempi dei compagni. Questa operazione
comporta che la famiglia si faccia carico di strutturare l’ambiente di apprendimento in modo adeguato.
Con l’aiuto dei docenti e dell’insegnante di sostegno sono guidati nel preparare un adeguato materiale
su cui far esercitare L'alunno e metterlo così in grado di affrontare/gestire l’ansia della prestazione in
classe.
I tempi di esecuzione dei compiti invece risultano particolarmente onerosi, da qui la necessità di
indicare gli esercizi guida in modo chiaro e sicuro, così da evitare ripetizioni che, se non inutili,
appesantiscono eccessivamente lo studio.
È opportuno quindi ricordare che è stato necessario:
- ridurre la quantità di esercizi, puntando sugli esercizi guida
- eliminare domande ridondanti
- sostituire alcune tipologie di esercizi con altre tipologie che consentano una maggiore velocità di
esecuzione scritta
- prevedere dei tempi più lunghi rispetto a quelli della classe per l’esecuzione delle verifiche
- qualora il docente lo ritenga opportuno e la scelta sia condivisa gli sono proposti compiti a casa
diversificati o ridotti
DISCIPLINE:
 Educazione Fisica
 Disegno e Storia dell’Arte

I percorsi disciplinari non si diversificano da quelli della classe; i contenuti risultano in parte
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17
semplificati e personalizzati soprattutto nella modalità di verifica dell’apprendimento
Gli obiettivi disciplinari e gli indicatori della prestazione sono stati definiti assumendo come
riferimento quelli stabiliti per la classe e personalizzati in base alle capacità esecutive manifestate
dall’alunno.
Le caratteristiche cognitive e gli obiettivi di apprendimento permangono gli stessi dei compagni,
si diversificano le modalità di esecuzione dei compiti e delle verifiche. La valutazione degli
obiettivi di apprendimento tiene conto delle capacità espressive e motorie proprie dell’alunno.

Disegno e Storia dell’Arte:
gli obiettivi disciplinari sono gli stessi dei compagni;
gli elaborati grafico pittorici vengono eseguiti in maniera personalizzata, facendo ricorso a
tecniche percorribili il più possibile in autonomia.
Gli elaborati grafico pittorici sono realizzate solo in classe. Non è richiesta la produzione a casa di
tali compiti.
Utilizza gli stessi strumenti di lavoro della classe e dove necessario è arricchita la proposta
esecutiva introducendo materiali e percorsi più opportuni in grado di stimolare e di far leva sulle
capacità già acquisite e testate.
Quando possibile sarà fatto uso del pc per produrre gli elaborati o arricchire le esperienze
grafiche.
La valutazione delle prove pratiche avviene sulla base non tanto della qualità grafica quanto
piuttosto sulla pertinenza concettuale dell’elaborato rispetto alla consegna assegnata.
Le conoscenze disciplinari teoriche sono le stesse dei compagni.
Educazione Fisica:
gli obiettivi disciplinari sono proposti sulla base di quelli della classe;
le attività proposte sono personalizzate (semplificate e/o adattate) assumendo comunque come
riferimento quelle proposte alla classe.
Si tiene conto, di volta in volta, delle difficoltà oggettive riscontrate nell’esecuzione delle
consegne.
La valutazione non avviene sulla base della qualità dell’atto motorio realizzato ma sulla base
della volontà partecipativa e all’adesione alla consegna, riscontrabili nella modalità di esecuzione
della proposta stessa. Le conoscenze disciplinari teoriche sono le stesse dei compagni.
Nelle consegne si tiene conto della necessità di consolidare lo sviluppo degli schemi motori e
della percezione corporea, con particolare attenzione al controllo del proprio corpo nello spazio.
Inoltre lo sviluppo della socialità è un elemento sempre particolarmente presente durante lo
svolgimento di questa disciplina.
METODOLOGIE
Uso della comunicazione facilitata. Uso di strategie finalizzate a stimolare il coinvolgimento
dell’alunno nei momenti di lezione frontale, anche proponendo all’interno della classe modalità di
partecipazione elastiche: chiedere di esprimere pareri tramite alzata di mano, rivolgere domande
che prevedano il sì e il no o la scelta multipla come risposta, attendere che L'alunno concluda la
scrittura per leggere quanto proposto.
Interventi volti a favorire la partecipazione ad attività di piccolo gruppo o di coppia con
l’attribuzione di ruoli e compiti definiti che risultino alla portata dell’alunno.
Scelta di tipologie di verifiche adeguate: favorire il vero/falso, il sì/no, ordinamenti, scelta
multipla (da indicare con il dito tra una serie proposta, da indicare su cartoncino e/o da riprodurre
Prof.ssa Colombo Adalgisa
INCONTRI
sig.ra Cadei: contatti telefonici a partire da settembre, soprattutto da parte della famiglia e dell’assistente
alla comunicazione
dr. Brighenti: un contatto telefonico da parte dell’insegnante di sostegno, altri contatti soprattutto su
iniziativa della famiglia
dott. Moderato: un incontro a dicembre (28 dicembre a Cesano Boscone presso l’Istituto “La Sacra
Famiglia” con l’insegnante di sostegno e contatti via posta elettronica. Altri contatti telefonici da parte della
famiglia
assistente educatore per le attività pomeridiane: un incontro a fine ottobre
contatti telefonici con: CSA e con coordinatore alunni H di altro Istituto
Numerosi i contatti diretti con la famiglia

VERIFICA INTERMEDIA

scrutinio I quadrimestre
L’inserimento dell’alunno a parere di tutto il consiglio di classe appare effettivamente ben avviato.
Apprezzabili gli sforzi e l’impegno profuso nello studio.

VERIFICA FINALE

scrutinio II quadrimestre

Si vedano i verbali dei C. d. C. fino ad oggi prodotti

Como,

1.3 Segue esempio Verifica Matematica

Prof.ssa Adalgisa Colombo
data
Verifica di matematica

- Determinare quale valore si deve attribuire al parametro k affinché le radici x1 e x2
dell’equazione:
x2 -2(k-1) x + k +5 =0
soddisfino le seguenti condizioni:
1)
2)

x1 = 2
x1 = - x2
1
x1 =
e verificare che le radici siano l’una il reciproco dell’altra
x2

3)

come procedere?
∆
≥0
4

( k − 1)

2

−k −5≥ 0

k 2 − 3k − 4 ≥ 0

( k + 1) ( k − 4 ) ≥ 0
k ≤ -1 ; k ≥ +4

1) x2 -2(k-1) x + k +5 = 0
x1 = 2
come procedere?
sostituisco
4 -4k +4 +k +5 = 0
-3k= -13
k = + 13
3

Prof.ssa Adalgisa Colombo
2)

x2 -2(k-1) x + k +5 =0

x1 = - x2
come procedere?
somma radici
b
=0
a
2k − 2 = 0
k =1
nonaccettabile
−

3) x2 -2(k-1) x + k +5 =0
x1 =

1
x2

come procedere?
prodotto di radici
c
=1
a
k = −4
accettabile
verifica: come procedere?
calcolo le radici
x 2 − 2 ( k − 1) x + k + 5 = 0
x 2 + 10 x + 1 = 0
−5 ± 24
1
x1 = −5 + 2 6
x=

x2 = −5 − 2 6
ora come procedere?
sostituisco alla condizione
1
−5 + 2 6
−5 + 2 6 =
.
−5 − 2 6 −5 + 2 6
−5 + 2 6
25 − 24
sono reciproche
−5 + 2 6 =

Prof.ssa Adalgisa Colombo
- Data l’equazione :
x2 –( k+1) x +k =0
determinare k affinché
x31+ x32 = 9
come procedere?
delta ∆ ≥ 0
x 2 -( k+1) x +k =0

( k + 1)

2

− 4k ≥ 0

ogni k
si
perché? elevato al quadrato
1)

x2 –( k+1) x +k =0
x31+ x32 = 9

come procedere?
waring
3
 b
 c  b 
− ÷ − 3  ÷ − ÷

 a
 a  a 
x 2 -( k+1) x +k =0
3

 b
 c  b 
 − ÷ − 3  ÷ − ÷
 a
 a  a 

( k + 1)

3

− 3k ( k + 1) = 9

k 3 + 1 + 3k + 3k 2 − 3k 2 − 3k = 9
k3 = 8
k =2

Prof.ssa Adalgisa Colombo
-

Determinare quale valore si deve attribuire al parametro k affinché le radici x1 e x2
dell’equazione:
x2 + kx + 16 = 0
soddisfino le seguenti condizioni:

1) x21 + x22 = 4
2) x1 = 4x2
come procedere?
∆≥0
k 2 − 64 ≥ 0
k = ±8
k ≥ 8; k ≤ −8

1)

x2 + kx + 16 = 0
x21 + x22 = 4

come procedere?
waring
2

c
 b
− ÷ −2 = 4
a
 a
2
k − 32 = 4
k = ±6
no
non accettabile
2)
x2 + kx + 16 = 0
x1 = 4x2
come procedere?
sostituisco una radice nella formula di somma
4x + x = −

b
a

5 x = −k
k
x=−
5
Prof.ssa Adalgisa Colombo
ora come procedere?
sostituisco x alla parametrica
k2 k2
− + 16 = 0
25 5
−4k 2 + ( 16.25 )
=0
25
k 2 = 4.25 = 100
k = ±10
accettabile

- risolvi:
1+ x
1
>
2x
3

Prof.ssa Adalgisa Colombo
1+ x
1
>
2x
3
comeprocedere ?
mcm
3 + 3x − 2 x
>0
2 3x

x

(

)

3−2 + 3
2 3x

>0

come procedere?
analizzo numeratore e denominatore
N >0
x<

− 3
3+2
.
3−2 3+2

−3 − 2 3
−1
x < +3 + 2 3
x<

D>0
x >0
0

soluzioni: 0<x< 3 + 2 3

Prof.ssa Adalgisa Colombo

3+2r3
1.4

Breve presentazione (preparata per fornire informazioni ai

colleghi del Consiglio di Classe prima dell'incontro con il ragazzo)
Autismo cos'è

I sintomi dell’autismo sono riassumibili in tre aspetti: è compromessa l'interazione sociale, è
compromessa la comunicazione verbale e non verbale, il comportamento, gli interessi e le attività
sono ristretti, ripetitivi e stereotipati. Tali sintomi nella maggior parte dei casi sono riscontrabili
fin dal primo anno di vita. Il linguaggio, quando è presente (circa metà dei casi) è ripetitivo, fa uso
della terza persona al posto della prima, viene usato in forma non adeguata a comunicare, ad
esempio con l'uso di frasi senza significato o fuori del contesto. La carenza dell'immaginazione e
dell'imitazione non consentono il normale gioco infantile, che viene sostituito da movimenti
stereotipati privi di senso. Tali sintomi, perdurano nel corso della vita intera, pur con le
modificazioni che il progredire dell'età solitamente comporta. La prognosi è severa per quanto
riguarda l'autosufficienza e la comparsa di comportamenti indesiderabili come l'aggressività e
agitazione. La prevalenza della sindrome riguarda un caso su 500 nati (Filipek PA et AA.
Neurology 22 agosto 2000, pp. 468-79). Quando le cause sono ignote manca la possibilità di una
terapia causale e radicale: l'unico intervento di provata efficacia resta quello della pedagogia
speciale personalizzata volta a colmare i deficit mediante una paziente educazione, che deve
iniziare precocemente e coinvolgere i familiari, la scuola e la società adulta in modo coerente e
programmato.

Comunicazione facilitata cos’è
La comunicazione facilitata è considerata una strategia di comunicazione aumentativa-alternativa.
Il suo utilizzo consente ad una persona con problemi di comunicazione di esprimere, attraverso un
intervento graduale, il pensiero intrappolato a causa di una comunicazione verbale nulla,
insufficiente o stereotipata. La CF comporta l’utilizzo di un "mezzo", fotografie, simboli, tastiera di
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carta, tastiera elettrica, ecc. Utilizza inoltre un accesso diretto e dipendente per costruire un
futuro accesso diretto ma indipendente.
La comunicazione facilitata altro non é che il supporto fisico iniziale mano-su-mano oppure manosu-braccio, per permettere al soggetto con sindrome autistica o comunque alla persona con problemi
di comunicazione, di compiere scelte esatte nell’indicare delle figure, degli oggetti o delle lettere. Il
facilitatore NON GUIDA il facilitato nella scelta, ma piuttosto stabilizza il movimento e, in alcuni
casi, effettivamente rallenta la mano della persona che si accinge a compiere una scelta.

PRESENTAZIONE L'ALUNNO
La sindrome autistica causa un disturbo cerebrale le cui cause sono ancora poco chiare, ma che
condiziona e altera profondamente l'utilizzo corretto delle informazioni che giungono al sistema
sensoriale nella sua globalità. Conseguentemente chi ne è affetto non è in grado di comprendere,
codificare ed utilizzare le informazioni visive, uditive, tattile e olfattive che gli giungono
dall'esterno secondo le modalità che sono proprie alla maggior parte degli individui. Il disordine
sensoriale che ne risulta ostacola la comunicazione in ingresso e in uscita.
Nell'alunno è anche assente la produzione orale, non essendo in grado di controllare
volontariamente i movimenti necessari all’esecuzione della parola.
COME AVVIENE LA COMUNICAZIONE PER L'ALUNNO?
•

•
•

Attraverso l’uso di una strategia aumentativa/alternativa della comunicazione, la
COMUNICAZIONE FACILITATA, conosciuta come CF, è in grado di esprimere il suo
pensiero nonostante la comunicazione verbale sia nulla.
La CF comporta l’utilizzo di un "mezzo", che per L'alunno è la postazione del PC
L’accesso alla comunicazione risulta dipendente dalla presenza del facilitatore. Il supporto
fisico aiuta L'alunno a superare alcune difficoltà fisiche ed emotive. Quando si ha un difetto
di programmazione, per iniziare un programma motorio è necessario l’aiuto di uno "starter".
Il facilitatore (l’insegnante di sostengo o l’assistente educatore) ha questa funzione di
"starter" che esercita sia con il contatto fisico che con la sollecitazione verbale e il
messaggio empatico.

Per saperne di più:
il supporto fisico per L'alunno si concreta con la mano del facilitatore leggermente appoggiata sulla
schiena (all’altezza delle scapole) o sulla coscia (altezza del ginocchio) . Il supporto tende a
regredire in una semplice alternanza di tocco.
Prof.ssa Adalgisa Colombo
Il facilitatore richiede l’attenzione sul compito in atto e interrompe o corregge il linguaggio
stereotipato (consiste nella scrittura di parole non coerenti ma “comode o rassicuranti”)
STRATEGIA: mi Rivolgo all'alunno esattamente come mi sarei rivolta ad un soggetto normoabile
della stessa età.
Gli OBIETTIVI del Piano Educativo Individualizzato dell’alunno nell’Ambito Relazionale e
riscontrabili principalmente nell’attività proposta sono:
- La capacità di esprimere i propri vissuti anche emotivi,
- La capacità di attivare autonomamente una iniziativa (anche comunicativa) personale
- promuovere la consapevolezza nelle proprie modalità di comunicazione
- riconoscere, contenere e gestire le situazioni di ansia (da esposizione alle emozioni, che
degenerano in manifestazioni di autolesionismo)

Il restante personale del Liceo, è stato sensibilizzato attraverso colloqui individuali a inizio anno
e in corso d'anno su necessità specifica.

Prof.ssa Adalgisa Colombo
1.5 AGGIORNAMENTO

INDISPENSABILE

Riflessioni, di Tiziano Gabrielli (ottobre 2003)
pro.di.gio. n. 5, ottobre 2003

anno: 4

numero: 5

data uscita: 15 ottobre 2003

http://www.prodigio.it/articoli.asp?idarticolo=340
http://www.prodigio.it/articoli.asp?idarticolo=358
AUTISMO: COSA SI RICHIEDE ALLA SCUOLA
Alla SCUOLA si richiede QUALITA’ e non quantità.
Noi veniamo a ritirare Jacopo anche dopo solo un’ora di lezione, non ci sono problemi, né
ci sentiamo per questo in difficoltà o contrariati, ma è essenziale che il permanere di
Jacopo a scuola sia produttivo e di alto livello qualitativo.
QUALITA’
Qualità significa:
NON AVERE PREGIUDIZI
CALMA, DISPONIBILITA’, TRANQUILLITA’,
SAPERE BENE COSA “FARE” e soprattutto
SAPERE COSA “NON-FARE”
COSA E’ L’AUTISMO
È un disturbo cerebrale complesso, le cui cause sono ancora poco chiare, che condiziona
ed altera profondamente l’utilizzazione corretta delle informazioni che giungono al sistema
sensoriale nella sua globalità.
Conseguentemente il bambino non è in grado di comprendere, distinguere, codificare ed
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utilizzare le informazioni visive, uditive, tattili ed olfattive, che gli giungono dall’esterno.
E’ confuso e invaso da un intricato e spesso intollerabile insieme di sensazioni
difficilmente gestibili. Questo suo vivere in un caos sensoriale gli impedisce di partecipare,
relazionarsi, capire, apprendere ed elaborare come succede normalmente agli altri
bambini. Questa enorme difficoltà di ricevere adeguatamente e di utilizzare informazioni
diventa vuoto di informazioni. Vuoto che si esprime in mancanza di interessi, di linguaggio,
in solitudine, agitazione, ritardo, ritualità, incapacità di relazione ma questo non significa
che Jacopo e i bambini come lui, non desiderino liberarsene, né che non lo si possa
insegnare loro.
Lo sforzo di tutti è di rendere chiaro ciò che viene proposto e di condurre
progressivamente questi bambini verso una selezione, un ordine nell’apprendere e una
normalizzazione del vivere con gli altri, eliminando ciò che è di disturbo in questo cammino
sia che venga dall’esterno, sia che dipenda dal problema biologico condizionante.

SAPERE COSA “FARE”
Accogliere un bambino con autismo o malattie correlate significa adottare le dovute
strategie:
Sapere cosa “fare” significa sapere:
COSA RICHIEDERE ALL’AMBIENTE
LUOGHI, TEMPI E ATTIVITA’ DA EFFETTUARE
DEBBONO ESSERE SEMPRE PROGETTATI PRIMA
1 - STRUTTURAZIONE DEL LUOGO
Significa organizzare e definire stabilmente alcuni spazi “protetti” all’interno della scuola,
Luoghi specifici, utili ad una ottimale realizzazione delle attività da svolgere, identificati
secondo le caratteristiche del bambino e gli obiettivi educativi per lui individuati. “Protetto”
significa: configurato, adeguato, tranquillo.
Significa anche OCCASIONALMENTE organizzare e definire rapidamente ulteriori spazi
“protetti” per adeguarsi ad attività diverse, nuove.
2 - STRUTTURAZIONE DEL TEMPO
Sulla base delle caratteristiche del bambino e degli obiettivi educativi per lui individuati si
debbono progettare, condividere, valutare gli insegnamenti da proporre. Questo significa
organizzare e definire prima, in generale e nel quotidiano, i tempi, le attività da proporre e
eseguire; come effettuare la loro misurazione, registrazione, nonchè le valutazioni
periodiche da effettuare sugli apprendimenti per elaborare nuove pianificazioni e strategie.
NB. L’organizzazione dello spazio e del tempo dovrà essere pianificabile, comprensibile e
visibile anche per il bambino.
3 - STRUTTURAZIONE DELLE ATTIVITA’
(es. Costruire e seguire il Tabellone calendario-attività).
COSA RICHIEDERE ALLE PERSONE
Prof.ssa Adalgisa Colombo
1 - COSA E’ RICHIESTO ALLE INSEGNANTI
FIDUCIA in sé stesse e nel bambino
DEDIZIONE, DETERMINAZIONE & CONTINUITA’
PREPARAZIONE, FORMAZONE e AFFRANCAMENTO DAI PREGIUDIZI
(Es. di pregiudizi radicati quanto falsi: handicap irreversibile; ritardo mentale; averbalità:
aggressività; asocialità; autolesionismo, bambini pericolosi, difficili, ecc.
I pregiudizi confondono e impediscono il riconoscimento che l’autismo è una disfunzione e
non un male senza soluzione.
Avere nella scuola un bambino con autismo è come avere un bambino con diabete. Come
una classe intera è informata e si ferma di fronte ad un malore di un bambino con diabete
per soccorrerlo, per la stessa ragione dovrebbe fermarsi se Jacopo con autismo, non
riesce a comprendere quanto gli è richiesto.
2 - ELIMINARE il “NO” e la frase “QUESTO NON SI FA”
La negazione e basta non serve a questi bambini. Non possono riempire un vuoto con un
vuoto. Ma vale per essi la sostituzione, l’alternativa. Una azione negata va giustificata e
subito sostituita con un’altra azione o proposta, giustificata, guidata, facilitata, premiata.
Va spiegato il perché non si fa l’azione negata. Lo si può fare verbalmente oppure
disegnando delle vignette che spieghino visivamente quanto non va fatto e quanto invece
va fatto in alternativa e vanno spiegati gli effetti di queste due contrapposte scelte, sia sul
bambino, sia su chi gli sta attorno (es. Non gridare perché tutti scappano mentre quando
parli tutti tornano felici e sorridenti).
In certe situazioni la negazione può trovare accoglienza se la sua formulazione viene
opportunamente anticipata con una spiegazione (ad es. non ci fermiamo perché il negozio
oggi è chiuso).
COSA SI CHIEDE AL BAMBINO.
QUALSIASI COMPETENZA E’ ACQUISIBILE DA UN BAMBINO CON AUTISMO.
MEGLIO SE E’ UNA ABILITA’ o UNA COMPETENZA SPENDIBILE, FUNZIONALE,
UTILE A MIGLIORARE LA PROPRIA INTEGRAZIONE PIUTTOSTO CHE DI RARA
UTILIZZAZIONE.
CERTAMENTE CI VUOLE TEMPO E IMPEGNO MA TUTTO PUO’ ESSERE
INSEGNATO.
“SE UN BAMBINO FALLISCE, NON E’ SBAGLIATO IL BAMBINO, MA LA RICHIESTA
CHE GLI E’ STATA FATTA”.
SE C’E’ INSUCCESSO OCCORRE SEMPLIFICARE, SCOMPORRE MODIFICARE LA
RICHIESTA PER RENDERLA ESEGUIBILE.
RENDERE ESEGUIBILE CONSENTE AL BAMBINO DI DIVERTIRSI E DI OTTENERE
GRATIFICAZIONE DA CHI GLI E’ ATTORNO E DALLE COSE CHE FA.
RENDERE ESEGUIBILE NON SIGNIFICA TRASFORMARE LA VITA IN QUALCOSA DI
STUPIDO, MA CONSENTIRE AL BAMBINO DI NON DIVENTARE UNO STUPIDO.
Prof.ssa Adalgisa Colombo
SE IL BAMBINO HA SUCCESSO OCCORRE ANDARE OLTRE con:
1) ALLENAMENTO,
2) ACCELERAZIONE,
3) GENERALIZZAZIONE e
4) IMPLEMENTARE
NB. In molte situazioni accade che se un compito è svolto molto bene dal bambino, che
risulta interessato e tranquillo per un discreto intervallo di tempo, l’identico compito (es. un
puzzle) viene proposto di routine al bambino, e persino di continuo.
Uno dei problemi di cui soffrono questi bambini è la ritualizzazione e la adesività, modalità
che consentono loro di comprendere apparentemente meglio quanto accade nel mondo
caotico che ruota attorno a loro, ma che li lega ad una routine devastante.
Attenzione
La propensione al ripetersi e al permanere eccessivamente non li trasforma in geni (es. il
personaggio fumetto del film “Rain man”) e non va spronata, né tollerata ma va invece
usata come strumento per far lavorare meglio il bambino ( es. ti lascio fare il puzzle un
minuto, poi lo sospendiamo, lasciandolo lì in bella vista, per disegnare o per dire la
filastrocca…e dopo tutte queste attività, lo riprendiamo per altri due minuti).
Possiamo usare il SE-POI, cioè se farai questo (attività desiderata dall'insegnante), poi
potrai fare quest’altro (attività desiderata da Jacopo)
La flessibilità e l’armonia nelle competenze (e non l’eccesso) è un obiettivo
importantissimo nella soluzione dell’autismo.
PREREQUISITI
Il prerequisito di ogni richiesta al bambino, da parte delle insegnati o dei compagni, deve
essere la sua ATTENZIONE che inizia con lo “sguardo reciproco” (occhi negli occhi e si
conta sino a cinque, mantenendo una corretta distanza), e qualsiasi azione o richiesta va
rispettivamente accompagnata o formulata “verbalmente” (es. “Guardami Jacopo…
Consegna i quaderni alle tue compagne”).
Durante lo sguardo reciproco (attentività ottenuta), si fanno verbalmente le richieste in
modo chiaro, semplice, diretto, senza ambiguità o doppi sensi, con modalità e velocità di
voce normali e moderate.
Solo se necessario, oppure solo inizialmente, utilizzare ulteriori supporti alla richiesta
verbale, quali l’indicazione con l’indice, con lo sguardo, con la direzione della testa, con
l’uso di un’immagine fotografica di quanto richiesto – aiuti che vanno progressivamente
ridotti –. Nello stesso modo oltre ai suggerimenti si possono utilizzare rinforzi (“bravo”…
“campione”… ecc; quelli che si usano anche per i coetanei) e premi (specialmente gettoni
di ricompensa, per acquisire il diritto a una merendina, che potrebbe poi coincidere con
quella che viene data a giusto orario a tutti). Questo per abituare il bambino ad essere
“attento” a ciò che gli si propone, alle richieste, o a ciò che succede attorno a lui e che
l’attenzione premia.
NB. In senso più generale non si premia l’azione effettuata ma l’attentività e un altro
importante obiettivo è prolungarne i tempi progressivamente.
Prof.ssa Adalgisa Colombo
Abituare il bambino a mantenersi attento significa consentirgli di partecipare, osservare e
apprendere qualsiasi competenza sino alla normalizzazione.
VERBALIZZAZIONE
Ogni richiesta spontanea fatta da Jacopo se formulata in forma verbale corretta,
intelleggibile, va prontamente esaudita anche se esula dalla situazione in cui ci si trova o
su cui ci si applica (es. sta disegnando e chiede di andare in bagno. Si interrompe e lo si
porta subito in bagno).
Questo per consentire a lui la comprensione dell’utilità del linguaggio verbale
Qualsiasi richiesta fatta da Jacopo, se scarsamente o solo parzialmente verbalizzata,
oppure addirittura non verbale, seppur comprensibile, va sempre trasformata in richiesta
verbale intelleggibile; va espressa dall’operatore con voce chiara e in modo semplice; va
suggerita; va richiesta in imitazione e solo poi eseguita.
Meglio rinforzare il linguaggio verbale con il linguaggio del corpo, dei segni, delle
convenzioni ecc (es. rispondo sì, muovendo la testa; chiedo “perché?” usando il segno
con la mano; ecc.). Secondo gli esperti oltre l’80% del linguaggio tra gli uomini non è
verbale e pertanto questa dimensione della comunicazione va attentamente insegnata ai
bambini, persino quelli autistici.
Ogni apparente distrazione di Jacopo, per seguire un accadimento attorno a lui
(attennzione ad un fenomeno inatteso), con interruzione delle attività in essere, (es.
passaggio di un aereo nel cielo; il girarsi al richiamo di un amico, ecc.) dovrà essere
gratificata per far comprendere a Jacopo che l’attenzione va prestata anche al mondo
attorno, o anche contemporaneamente a ciò che si sta facendo.
Jacopo deve formulare VERBALMENTE descrizioni di ciò che sta vedendo o facendo o
che sta per fare ovvero dare risposte a ciò che gli viene chiesto. Se la verbalizzazione è
troppo tardiva, si procede ugualmente all’azione, sfruttando la sua esecuzione come
momento per fargli riformulare, facilitandolo, la richiesta nel modo verbale e gestuale
dovuto.
(Successivamente quando le richieste e la comprensione saranno raggiunte…e ci si
rivolge al bambino per esaudire una sua richiesta, si potrebbero introdurre due opzionirisposta affinchè lui scelga, facendo attenzione a porre la richiesta meno allettante per
ultima: “vuoi una caramella o un mestolo?” Il bambino ‘non molto attento’ seppur in grado
di comprendere il linguaggio tende a recuperare e ripetere l’ultima parte dell’offerta ma il
disappunto di non ottenere quanto realmente desiderato aumenterà la sua attenzione alla
successiva formulazione della richiesta. Quindi non gli si offre solo la possibilità di
effettuare una scelta autonoma ma lo si abitua ad elevare ad un livello attentivo più
adeguato la verbalizzazione)
Qualsiasi richiesta fatta a Jacopo, dovrà essere formulata dapprima verbalmente e se
possibile associata con il linguaggio del corpo (es. “Ci sediamo per la lezione” e se intendo
con ciò fermarmi in una stanza, mi siedo); poi con suggerimenti fisici (es. indicare con lo
sgardo; avvicinargli l’oggetto in questione) che saranno progressivamente eliminati.

Prof.ssa Adalgisa Colombo
MA COMUNQUE se il bambino, al terzo tentativo, non esegue quanto gli si richiede, LO SI
FACILITA E SI COMPLETA SEMPRE L’ESECUZIONE DI QUANTO RICHIESTO.
Questo per comprendere il legame fra richiesta verbale e azione e per impedirgli la
frustrazione nell’esecuzione fallita di un compito (cosa diversa dalla frustrazione prodotta
dal corretto rifiuto di un capriccio…Frustrazione questa che non gli fa male se prontamente
diluita con una nuova proposta).
Usate aiuti meno intrusivi possibile e diluite in molti gettoni ricompensa le azioni per
ottenere un premio.
ADEGUATEZZA E COMPORTAMENTI PROBLEMA
Favorire qualsiasi partecipazione o relazione con altri purché “adeguata”, “consona” alla
situazione.
Guidare verso comportamenti corretti, adeguati, circostanziati, convenzionali.
NB. Ricordare che il comportamento adeguato va richiesto e preteso non solo da Jacopo
ma anche da chi sta attorno a lui, adulto o coetaneo.
Da comportamenti inadeguati di un coetaneo o di un adulto (anche se in generale non
appaiono così gravi perché noi siamo abituati a pensare come normodotati capaci di una
valutazione di merito) possono originare per imitazione o per lo stimolo sensoriale che li ha
accompagnati, i comportamenti problema o inadeguati che, una volta appresi, sono poi di
difficile rimozione.
Favorire l’attenzione a ciò che fanno gli altri bambini
(Es.: ”-coinvolgerlo con frasi del tipo:
- “Guarda che stanno facendo. Vuoi fare anche tu il girotondo?”
- “Chiedi che si fermino”. “Chiedi: Fermatevi per cortesia, voglio giocare”.
- “Chiedi ora a Francesca e Michela che ti diano la mano”- ”Ok “Giro, giro tondo…”
- “Guarda cosa fa Giorgia, aiutala a raccogliere le foglie”.
- “Guarda cosa scrive alla lavagna Michele” e, se particolarmente semplice e concreto
quanto scritto, “scriviamo anche noi quello che ha scritto Michele”; oppure “disegnamo
quello che ha scritto: es. APE” ecc.)
IMITAZIONE
Promuovete l'imitazione dei coetanei ogni volta che è possibile:
La possibilità-capacità di imitazione è una caratteristica innata e sempre presente nella
condizione autistica per cui il binomio ATTENZIONE - IMITAZIONE apre percorsi abilitativi
immensi.
Usate come modello i suoi coetanei sia per ottenere comportamenti adeguati, sia per
insegnare. Dall’ingresso all’uscita della scuola potete creare una gara organizzata di
esempi pratici. L’imitazione è uno strumento meraviglioso.
Qualsiasi cosa gli volete insegnare affiancategli due sue amichette, una per parte, e fategli
vedere come gli altri fanno quella cosa.
Es.: - Siediti come è seduta Simona.
- Disegnate questa cosa sul foglio come la disegna…
Prof.ssa Adalgisa Colombo
- Alzate tutti la mano quando volete rispondere alle mie domande.
- Jacopo alza la mano come gli altri prima di dirmelo.
- Questa è una…
Correggetelo gentilmente ma puntualmente se infrange regole per le quali sarebbero
corretti i suoi pari.
Promuovete l'apprendimento del nome degli altri alunni e la competenza nel chiamarli per
interagire in attività e relazione con i suoi pari.
Es.: - Saluta i tuoi amici. Ciao…
Consegna a Maria il quaderno…e dille che il voto del compito è…
Richiedete che dialoghino fra loro a turno.
Come ti chiami? Come stai?Che classe fai? Dove abiti?
Hai visto che tempo fa oggi?
Che bella maglietta hai? Che colore preferisci?
Mi piacciono i tuoi pennarelli nuovi. Me ne dai uno?
Daresti a Marisa quello verde.
Hai capito cosa dobbiamo fare ora? Ecc.
Lavorate sull'espansione delle formalità di relazione insegnado i "saluti", il sorridersi, lo
sguardo nel dialogo, il modo di parlarsi, di mostrare gli oggetti, i compiti, facendo loro (e a
Jacopo) apprendere cosa dire quando ci si incontra, quando si va a passeggio, quando si
va a fare la spesa, quando si fa un compito, quando si risponde alla mestra, quando non si
capisce o si vorrebbe risentire quanto è stato richiesto.
Aiutatelo a chiedere sempre quello di cui ha o avrebbe bisogno.
Es: Ora la maestra darà ad ogni bambino uno strumento musicale.
Cosa farai quando ti darà il tuo strumento? Guarda cosa fa Amelia.
Si siede, mette lo strumento sul tavolino e aspetta il segnale della mestra.
Aiutatelo a dire:- Starò seduto calmo e suonerò al segnale.Poi premiatelo: Bravissimo:la maestra ti dirà quando devi suonare.
Incoraggiate la conversazione tra loro insegnadogli a chiedere a un bambino di sedersi
accanto a lui per la colazione o nella pausa gioco.
Premiatelo quando lui nomina classificandoli gli oggetti che vede e riconosce. Espandete
la competenza con descrizione semplice di funzioni e caratteristiche minori.
Premiatelo quando sempre spontaneamente fa richieste o avvia con qualcuno una
conversazione spontanea usata nel gioco o negli apprendimenti e lavorate per espanderla.
Aiutatelo mentre conversa con gli altri bambini: ha bisogno di suggerimenti nell'interazione
con i pari.
Coinvolgete gli altri bambini e complimentatevi con loro per un buon lavoro come vi
complimentate con lui.
Prof.ssa Adalgisa Colombo
Se si presenta l’occasione in cui sia naturale che un pari lo corregga, incoraggiare il pari a
farlo.
Es. Invece di dire “non spingere” dite “Bambini dovete toccarvi più piano”. Invece di “Non
urlare,” direte “Parlate più piano”
Es. Se bighellona fuori dalla fila,dite: -Anita dì a Jacopo di sbrigarsi e prendilo per mano.
TRANQUILLITA’, PACATEZZA, TOLLERANZA, e poi ricordate
Se qualcosa non va o si complica procedere con calma e ricominciare.
CHI CONTROLLA CHI?
Ricordare che il controllo della situazione, del progetto, degli obiettivi lo avete VOI e non il
bambino.
Serve autorità in serenità. L’autorevolezza sta nella chiarezza e nel valore di ciò che
proponete.
Lo scopo non è il controllo del bambino, il contenerlo, il far passare il tempo ma bensì
aprire il bambino ad esperienze utili, significative e produttive.
COSA RICHIEDERE AGLI ALTRI BAMBINI DURANTE LE ORE DI SCUOLA RISPETTO
A JACOPO
Adeguatezza. Fare attenzione a non urtarlo, non abbracciarlo, tironarlo, sbatterlo ,
spingerlo, a non urlare, ecc., ma essere modelli di adeguatezza, adoperare modalità
comportamentali corrette al fine di insegnare a Jacopo come ci si presenta, ci si guarda, ci
si parla, come ci si saluta, come si progetta assieme un compito, come si esegue, ecc.
Se la classe ride rumorosamente ad un suo comportamento improprio lui trasformerà tale
azione in un premio, in una possibilità interessante di attirare l’attenzione divertita degli
altri su di sé.
Quindi informate la classe che mantenere un comportamento adeguato è un bene. Che
essere indifferenti a capricci o comportamenti impropri è un bene per Jacopo mentre è un
bene dirgli bravo quando si comporta bene.
Spiegate prima, al bambino con autismo, cosa succederà e come dovrà comportarsi e se
inadeguato aiutatelo con vignette, con gli esempi dei coetanei e la loro imitazione, con la
riduzione esplicita dei gettoni premio, con l’indifferenza assoluta rispetto a quanto non va
bene.
I comportamenti problema non vanno mai trasformati in momenti di comunicazione attiva,
transitiva oppure rinforzati con risposte che (anche se inavvertitamente) forniscono quanto
desiderato dal bambino (es. il bambino grida e subito si esce, o si corre da lui, o ci si gira
tutti verso di lui).
Sappiate inoltre che molti comportamenti problema vengono eliminati semplicemente
“appesantendoli” (es. se Jacopo si sfrega la testa o ha altre attività motorie inopportune
ecco che gli si proporrà uno schema motorio più complesso da eseguire: fai questo, fai
questo ecc. secondo una attività motoria grossolana, di una certa durata, ma preparata
prima, così da essere competenti, veloci ed efficaci quando ci sarà da proporla. Esistono
attività utili anche agli altri bambini e che si possono eseguire assieme: mimare una poesia
significativa).
Prof.ssa Adalgisa Colombo
L’importante è non pensare che solo cose banali e di modesta rilevanza possano essere
proposte perché così si anticipa e si amplifica la realizzazione del gap tra questi bambini e
i coetanei.
Ogni comportamento problema va interrotto prontamente.
(Es. una ecolalia si interrompe introducendo questioni sulla stessa: due coniglietti; due
coniglietti…Chiedete: Come fanno i coniglietti a scappare dal lupo? Dimmi come corrono i
coniglietti? Di che colore sono i coniglietti?)
Siate sempre presenti ma cercate di renderlo autonomo.
Incoraggiatelo con complimenti quando si comporta adeguatamente
(Es. appena sta seduto bene e in silenzio durante la lezione della maestra. Dopo un po’ di
tempo).
Premiatelo quando è opportuno ed adeguato e siate indifferenti quando non lo è.
Quando il bambino realizza con successo qualcosa, andatene fieri e compiacetevi per un
lavoro ben fatto da entrambi. Poi ,il giorno successivo, datevi un altro obiettivo,
dimenticandovi del precedente successo.
Compiacersi va bene ma si può ottenere di più.
Fare bene non è così complesso come si è soliti pensare, né richiede un’enorme bagaglio
formativo ma una speciale attenzione alle soluzioni pratiche, alle piccole strategie da
adottare, un particolare riguardo ai principi secondo cui ci si deve muovere. Siate
disponibili al confronto con gli altri operatori, con i genitori, senza paura di giudizi o critiche
perché il lavoro da fare è molto e nessuno sa fare tutto da subito.
Quello che invece non si dovrebbe dimenticare ma che non viene mai detto, è che ogni
volta che non ci si impegna, che si lascia andare… si è perduta un’occasione,
un’opportunità di aiutare un bambino e domani un uomo ad esistere oggi tra i bambini e
domani tra gli uomini.
COSE DA NON FARE
Non permettetegli di utilizzare le stesse cose, gli stessi materiali, sempre nello stesso
ordine, ogni giorno.
State attenti ad eliminare la sua rigidità e lavorate perché accetti meglio i cambiamenti.
Non permettetegli di utilizzare comportamenti inappropriati per attirare la vostra
attenzione.
Non consentite anarchia, né confusione.
Completate sempre i compiti prefissati magari riducendo i tempi di lavoro.
Fate preparare e riordinare secondo modalità normali.
Coinvolgete altri bambini nelle stesse competenze.
Non permettetegli di stare o giocare da solo anche se lui lo vorrebbe.
Attivatevi per ottenere un cambiamento verso l’interazione: non imparerà mai a giocare, a
studiare o a condividere qualcosa con gli altri se li evita e se non glielo insegnate.
Non cercate di evitare alcune situazioni solo perché ritenete che siano difficili per lui.
Lavorate proprio sulle sue difficoltà, sfruttando la negatività per costruire positività,
incoraggiando le sue capacità.
Non confondete la calma con la lentezza o la noia.
Lavorate e insegnate a velocità normale. Non costruite handicap sull’handicap.
Prof.ssa Adalgisa Colombo
Non lo proteggete troppo. Lasciatelo diventare indipendente.
Non permettete a voi stessi, come insegnanti di sostegno di rimane intrappolati nella
routine
della classe: i vostri obiettivi sono un po’ diversi da quelli degli altri docenti: le competenze
e l’integrazione come occasione di normalizzazione con e attraverso coetanei.
CONTINUITA’
Non dimenticate il confronto con i genitori.
Serve anche a trasferire un ottimo lavoro in un ambiente in cui magari non si fa altrettanto,
oppure per apprendere corrette modalità per effettuare e continuare un ottimo lavoro in
una struttura che non lo sa ancora fare.
Comunque vadano le cose da un confronto continuo è il bambino che ci guadagna.
FASE I INTERAZIONE - ADEGUATEZZA
1) Aiutate anche fisicamente il bambino a partecipare a tutte le attività
Concentrate l'attenzione nel fargli imparare le prime regole essenziali
(mettersi in fila, stare seduto; stare in silenzio).
Non aiutatelo più quando è capace.
2) Aiutate il bambino nell’apprendimento in parallelo e in gruppo.
Aiutate il bambino ad espandere la durata della attenzione e della relazione
Aiutate il bambino ad agire tra gli altri bambini
3) Insistete sul "sapersi comportare"durante” la lezione
Aiutatelo ad usare scorrettamente i materiali di lezione
Aiutatelo ad usare correttamente i quaderni e i libri
Aiutatelo a seguire la lezione alla lavagna.
4) Premiatelo molto per i comportamenti appropriati
La lezione della maestra, quando tutti devono stare attenti, è un momento molto difficile
per i nostri bambini. Inizialmente pretendete che il bambino sieda composto e in silenzio
per poco tempo. Prefiggetevi un obiettivo alla sua portata.
Rinforzate moltissimo se raggiunge questo obiettivo poi lasciatelo distrarsi e uscite ma
scegliete voi il tempo di uscita anticipando il bambino possibilmente.
Il giorno successivo pretendete l'attenzione per più tempo alla lezione da cui voi estrarrete
(con una strategia comune e condivisa con la maestra) un elemento chiaro per disegnarlo,
continuando questa procedura finché il bambino è capace di sedersi appropriatamente per
tutto il tempo deciso e di seguire parte della lezione.
Se i capricci disturbano la classe potete tranquillamente allontanare il bambino dalla
classe e andare fuori, ma solo per PROPORRE UN ALTRO LAVORO (magari più facile
per lui) ma poi proponete in altra sede qualcosa di più complicato, meglio se con un
compagno presente, che funga da guida… ma mai "premiare" il suo comportamento
negativo rinforzandolo, con il disimpegno o tollerando un comportamento inadeguato o
solitario.
Prof.ssa Adalgisa Colombo
FASE II VERBALIZZAZIONE
1) Promuovete l'uso del linguaggio
Lavorate con il piccolo gruppo sui dialoghi formali e con la maestra e i compagni
organizzate una brevissima lezione “finale” con domande e attività specifiche per Jacopo,
a cui partecipino in modo corale tutti, ma in cui il protagonista sia lui.
Richiedete il contatto oculare quando parla o gli viene rivolta la parola.
Aiutatelo a rispondere correttamente alla maestra e agli altri bambini.
A questo momento finale fate precedere e seguire un tempo breve di normali prestazioni
molto adeguate al programma di alunni.
Insegnategli il modo in cui può chiedere agli altri qualcosa
2) Prefiggetevi il raggiungimento di comportamenti appropriati nella classe.
Seguire il lavoro di gruppo.
Partecipare a progetti, competenze libere e strutturate, a quando si riordina la classe
3) Aiutate l’interazione
L'insegnante di sostegno deve diventare amica degli altri bambini
Gli altri bambini di conseguenza vorranno stare intorno a lei e quindi intorno al bambino in
difficoltà. L'insegnante deve aiutare continuamente il bambino a partecipare, ascoltare e
parlare con gli altri bambini in modo appropriato
FASE III Perseguire: ADEGUATEZZA, PRECISIONE, COMPETENZA E DURATA.
1) Prefiggetevi più indipendenza durante le attività
Richiedete al bambino si guardare il tabellone calendario delle attività e gli altri alunni nella
lezione per sapere cosa succederà o farà dopo (non ditegli cosa deve fare )
Richiedete al bambino più verbalizzazione e iniziate a pretendere che entri nei discorsi,
dapprima con semplici parole chiave, inerenti e facilitate nella formulazione e poi
spontanee, alzando la mano per partecipare alle discussioni di classe
Assicuratevi che il bambino canti tutte le canzoni, reciti le poesie, anche a turno, ecc.
insieme alla classe
2) Aumentate la frequenza dell'interazione spontanea con gli altri bambini
Incoraggiatelo a fare domande e a rispondere alle domande degli altri sempre piu
elaborate
Pretendete che attiri l'attenzione degli altri prima di parlargli toccandoli o chiamandoli per
nome
Incoraggiatelo a condividere
Promuovete speciali amicizie anche fuori orario scolastico con i compagni di classe
L'insegnante utilizzi il bambino come suo speciale aiutante in modo che gli altri lo
ammirino per le sue qualità

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Riassunto delle regole generali
1. Discutere, Condividere, Preparare e Seguire un Progetto
-Strutturare l’ambiente
-Strutturare gli avvenimenti, modalità e tempi e i singoli esercizi
-Informare su ruoli e attività, le altre persone o bambini coinvolti
2. Preparare e Predisporre gli strumenti; coinvolgere il bambino nella preparzione e nel
riordino
3. Non consentire tempi morti
4. Tranquillità, Disponibilità, Comprensione, Calma e Buon umore, Lasciare i problemi a
casa
5. Anticipare
6. Perseguire: Adeguatezza, Precisione, Competenza e Durata
7. Cercare e ottenere lo Sguardo; prolungare lo sguardo a cinque secondi.
8. Formulare le richieste in maniera chiara, semplice, pacata, a moderato tono di voce
9. Verbalizzare ciò che si compie
10. Pretendere, invogliare, attendere verbalizzazione
11. Coinvolgere Individuare, visualizzare, definire gli esercizi
12. Facilitare i compiti. Avviarli e lasciarli compiere in autonomia
Introdurre il ruolo del compagno, sfruttando l’imitazione, la turnazione, lo scambio.
13. Che ogni attività divenga un successo, un piacere
14. Richiedere cose secondo obiettivi pre-definiti
Non produrre richieste esorbitanti le capacità e se irrosolte occorre semplificare
16. Ridurre progressivamente suggerimenti o premi
17. Favorire e premiare l’attenzione prestata a ciò che succede nell’ambiente, anche
incidentalmente, al di fuori del compito.
18. Favorire e premiare qualsiasi richiesta (ad eccezione di premi organizzati secondo
gettoni di
economia) se formulata correttamente anche se extra situazione
19. Lateralizzare (favorire l’uso della sola mano destra – o sinistra, se mancino - nelle
attività di rito)
20. Non creare esclusione dalle attività o rallentamento nell’ esecuzione di richieste.
21. Seguire l’ordine di scrittura (da sinistra a destra; dall’alto al basso) nelle attività
grafiche e di
lettura o interpretazione di immagini
22. Strutturare ma non ritualizzare
23. Premiare sempre i comportamenti corretti. Non considerarli mai ovvi e scontati.
24. MAI PREOCCUPARSI DI EVENTUALI COMPORTAMENTI PROBLEMA
MAI PREMIARLI nemmeno inavvertitamente; né renderli comunicazione fruibile.
Continuare a proporre il progetto della giornata o prodursi in proposte alternative o
strategie opportune
25. Riferire sull’andamento e confrontarsi

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Prerequisiti
Il prerequisito di ogni richiesta al bambino, da parte delle insegnati o dei
compagni, deve essere la sua ATTENZIONE che inizia con lo “sguardo reciproco”
(occhi negli occhi e si conta sino a cinque, mantenendo una corretta distanza), e
qualsiasi azione o richiesta va rispettivamente accompagnata o formulata
“verbalmente” (es. “Guardami Jacopo...Consegna i quaderni alle tue compagne”).
Durante lo sguardo reciproco (attentività ottenuta), si fanno verbalmente le
richieste in modo chiaro, semplice, diretto, senza ambiguità o doppi sensi, con
modalità e velocità di voce normali e moderate.
Solo se necessario, oppure solo inizialmente, utilizzare ulteriori supporti alla
richiesta verbale, quali l’indicazione con l’indice, con lo sguardo, con la direzione
della testa, con l’uso di un’immagine fotografica di quanto richiesto – aiuti che
vanno progressivamente ridotti –. Nello stesso modo oltre ai suggerimenti si
possono utilizzare rinforzi (“bravo”... “campione”... ecc; quelli che si usano anche
per i coetanei) e premi (specialmente gettoni di ricompensa, per acquisire il diritto
a una merendina, che potrebbe poi coincidere con quella che viene data a giusto
orario a tutti). Questo per abituare il bambino ad essere “attento” a ciò che gli si
propone, alle richieste, o a ciò che succede attorno a lui e che l’attenzione
premia.
NB. In senso più generale non si premia l’azione effettuata ma l’attentività e un
altro importante obiettivo è prolungarne i tempi progressivamente.
Abituare il bambino a mantenersi attento significa consentirgli di partecipare,
osservare e apprendere qualsiasi competenza sino alla normalizzazione.
Verbalizzazione
Ogni richiesta spontanea fatta da Jacopo se formulata in forma verbale corretta,
intelleggibile, va prontamente esaudita anche se esula dalla situazione in cui ci si
trova o su cui ci si applica (es. sta disegnando e chiede di andare in bagno. Si
interrompe e lo si porta subito in bagno).
Questo per consentire a lui la comprensione dell’utilità del linguaggio verbale
Qualsiasi richiesta fatta da Jacopo, se scarsamente o solo parzialmente
verbalizzata, oppure addirittura non verbale, seppur comprensibile, va sempre
trasformata in richiesta verbale intelleggibile; va espressa dall’operatore con voce
Prof.ssa Adalgisa Colombo
chiara e in modo semplice; va suggerita; va richiesta in imitazione e solo poi
eseguita.
Meglio rinforzare il linguaggio verbale con il linguaggio del corpo, dei segni, delle
convenzioni ecc (es. rispondo sì, muovendo la testa; chiedo “perché?” usando il
segno con la mano; ecc.). Secondo gli esperti oltre l’80% del linguaggio tra gli
uomini non è verbale e pertanto questa dimensione della comunicazione va
attentamente insegnata ai bambini, persino quelli autistici.
Ogni apparente distrazione di Jacopo, per seguire un accadimento attorno a lui
(attenzione ad un fenomeno inatteso), con interruzione delle attività in essere,
(es. passaggio di un aereo nel cielo; il girarsi al richiamo di un amico, ecc.) dovrà
essere gratificata per far comprendere a Jacopo che l’attenzione va prestata anche
al mondo attorno, o anche contemporaneamente a ciò che si sta facendo.
Jacopo deve formulare VERBALMENTE descrizioni di ciò che sta vedendo o facendo
o che sta per fare ovvero dare risposte a ciò che gli viene chiesto. Se la
verbalizzazione è troppo tardiva, si procede ugualmente all’azione, sfruttando la
sua esecuzione come momento per fargli riformulare, facilitandolo, la richiesta
nel modo verbale e gestuale dovuto. (Successivamente quando le richieste e la
comprensione saranno raggiunte...e ci si rivolge al bambino per esaudire una sua
richiesta, si potrebbero introdurre due opzioni-risposta affinché lui scelga,
facendo attenzione a porre la richiesta meno allettante per ultima: “vuoi una
caramella o un mestolo?” Il bambino ‘non molto attento’ seppur in grado di
comprendere il linguaggio tende a recuperare e ripetere l’ultima parte dell’offerta
ma il disappunto di non ottenere quanto realmente desiderato aumenterà la sua
attenzione alla successiva formulazione della richiesta. Quindi non gli si offre solo
la possibilità di effettuare una scelta autonoma ma lo si abitua ad elevare ad un
livello attentivo più adeguato la verbalizzazione)
Qualsiasi richiesta fatta a Jacopo, dovrà essere formulata dapprima verbalmente e
se possibile associata con il linguaggio del corpo (es. “Ci sediamo per la lezione” e
se intendo con ciò fermarmi in una stanza, mi siedo); poi con suggerimenti fisici
(es. indicare con lo sguardo; avvicinargli l’oggetto in questione) che saranno
progressivamente eliminati.
MA COMUNQUE se il bambino, al terzo tentativo, non esegue quanto gli si
richiede, LO SI FACILITA E SI COMPLETA SEMPRE L’ESECUZIONE DI QUANTO
RICHIESTO.

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Questo per comprendere il legame fra richiesta verbale e azione e per impedirgli
la frustrazione nell’esecuzione fallita di un compito (cosa diversa dalla
frustrazione prodotta dal corretto rifiuto di un capriccio...Frustrazione questa che
non gli fa male se prontamente diluita con una nuova proposta).
Usate aiuti meno intrusivi possibile e diluite in molti gettoni ricompensa le azioni
per ottenere un premio.
Adeguatezza e comportamenti problema
Favorire qualsiasi partecipazione o relazione con altri purché “adeguata”,
“consona” alla situazione.
Guidare verso comportamenti corretti, adeguati, circostanziati, convenzionali.
NB. Ricordare che il comportamento adeguato va richiesto e preteso non solo da
Jacopo ma anche da chi sta attorno a lui, adulto o coetaneo.
Da comportamenti inadeguati di un coetaneo o di un adulto (anche se in generale
non appaiono così gravi perché noi siamo abituati a pensare come normodotati
capaci di una valutazione di merito) possono originare per imitazione o per lo
stimolo sensoriale che li ha accompagnati, i comportamenti problema o
inadeguati che, una volta appresi, sono poi di difficile rimozione.
Favorire l’attenzione a ciò che fanno gli altri bambini. (Es.: “-coinvolgerlo con frasi
del tipo: “Guarda che stanno facendo. Vuoi fare anche tu il girotondo?”, “Chiedi
che si fermino”. “Chiedi: Fermatevi per cortesia, voglio giocare”, “Chiedi ora a
Francesca e Michela che ti diano la mano”- “Ok “Giro, giro tondo...”, “Guarda cosa
fa Giorgia, aiutala a raccogliere le foglie”, “Guarda cosa scrive alla lavagna
Michele” e, se particolarmente semplice e concreto quanto scritto, “scriviamo
anche noi quello che ha scritto Michele”; oppure “disegnamo quello che ha scritto:
es. APE” ecc.)

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RELAZIONA: prof.ssa Adalgisa Colombo

  • 2. 2 ACCOMPAGNARE IL CAMBIAMENTO INDICE 1. Titolo 2. Ordine di scuola 3. Aspetti su cui si è lavorato 4. Ambiti di intervento 5. Partecipanti al progetto 6. Elementi di forza 7. Elementi di criticità 8. Obiettivi 9. Risorse necessarie 10. Metodologie 11. SINTESI 12. PEI 13. ESEMPIO Verifica Matematica 14. Breve presentazione (preparata dalla docente di sostegno per fornire informazioni ai colleghi curricolari del Consiglio di Classe prima dell'incontro con il ragazzo) 15. Aggiornamento on-line Prof.ssa Colombo Adalgisa
  • 4. 4 1. Titolo: Progetto di intervento ed incremento delle abilità socio/relazionali, in presenza di Disturbo Generalizzato dello Sviluppo ad andamento Autistico (ADS), con particolare riguardo alla riorganizzazione funzionale del setting scolastico. 2. Ordine di scuola: Secondaria di secondo grado, Liceo Scientifico indirizzo sperimentale Brocca Scientifico 3. Aspetti su cui si è lavorato: Cambiamento dell’organizzazione scolastica e delle figure scolastiche di riferimento (docenti, assistenti alla comunicazione, collaboratori scolastici) in presenza di grave difficoltà nell’uso delle abilità socio-relazionali. 4. Ambiti di intervento: Rendere possibile all’alunno la relazione e la comunicazione con l’ambiente scolastico finalizzate all’acquisizione di autonomie inerenti le abilità di base:  utilizzo funzionale della relazione docente/discente in appoggio all’autonomia personale 5. Partecipanti al progetto: Dirigenti I.C. Como Lago e Liceo Scientifico “P. Giovio”, Consigli di classe in uscita e in ingresso, assistenti alla comunicazione, assistente educatore, allievi e rappresentanti di classe, genitori; responsabile dei servizi sociali Comune di Como, Ufficio Integrazione e dirigenza U.S.P. Como, neuropsichiatri, psicologo e pedagogista. 6. Elementi di forza: Inclusione in nuovo contesto a cura del docente di sostegno della scuola secondaria di primo grado, progetto di continuità (su intero anno scolastico, richiesta di utilizzo del D.S. presso altra scuola) 7. Elementi di criticità: Novità della presenza di alunno con insegnante di sostegno e assistente alla comunicazione presso la scuola secondaria di secondo grado. Necessità di contenere l’alunno: gestire il contenimento per assicurarne un comportamento socialmente accettabile; le stereotipie, le crisi di ansia e l’autolesionismo, potrebbero verificarsi all’interno del contesto scolastico e innescare meccanismi di esclusione o isolamento. Prof.ssa Colombo Adalgisa
  • 5. 5 8. Obiettivi: guidare e facilitare le attività di interfaccia  Interventi sul setting Informare e formare, in particolare il personale della scuola che entrerà in contatto diretto e indiretto con l’alunno su argomenti quali: cos’è l’autismo, cos’è la comunicazione facilitata, presentazione dell’alunno e come avviene la comunicazione con lui, gli obiettivi del Piano Educativo Individualizzato dell’alunno nell’Ambito del Progetto Educativo Didattico. (vedi file: Breve presentazione per COLLEGHI.doc ) (vedi sitoAutismo On-line - Articoli scientifici sull'Autismo - L'Autismo ha basi genetiche, i genitori non hanno colpe.mht oppure lo scritto di Tiziano Gabrielli nel file: Articoli scientifici sull'autismo.doc) o quali prerequisiti richiesti al sistema scuola: non avere pregiudizi, calma, disponibilità, tranquillità, sapere bene cosa “fare” e soprattutto sapere cosa “non-fare” Strutturare il comportamento, in particolare il docente curricolare dovrà saper adattare il personale comportamento ai bisogni dell’alunno. Inoltre dovrà mantenere una chiara consapevolezza dei percorsi in atto, tenendo presente che:    o la scuola per l’alunno è il luogo dell’esercizio, in esso potrà vivere livelli di autocontrollo sempre crescenti e potrà sperimentare modalità con le quali gestire il proprio comportamento (imparare a darsi degli ordini, cioè decidere e agire, percorso di de-condizionamento). La scuola per l’alunno è il luogo dell’apprendimento, essa dovrà avvalersi di strategie funzionali alla partecipazione attiva e tali da renderne verificabile il percorso cognitivo in atto (valutazione degli apprendimenti). Interventi sull’alunno Motivare l’alunno che riprende nei diversi contesti di apprendimento l’auto consapevolezza del percorso in atto. Il docente curricolare svolge una funzione importante attraverso lo svolgimento della lezione: permette all’alunno l’autogestione del contenimento per manifestare un comportamento adeguato, attraverso la sua partecipazione consapevole alle attività didattiche. o Acquisire conoscenze e competenze riferite agli obiettivi educativo/didattici contenuti nella programmazione del consiglio di classe e declinati nel P.E.I.; ogni disciplina prevede interventi metodologici personalizzati ma in linea con la programmazione curricolare. In particolare per Arte ed Educazione Fisica la personalizzazione riguarda anche le modalità di verifica degli apprendimenti. Vedi P.E.I. Vedi verifiche (matematica con Math type e Word, grammatica, latino) Prof.ssa Colombo Adalgisa
  • 6. 6 o quali prerequisiti richiesti all’alunno: la sua ATTENZIONE Qualsiasi competenza e’ acquisibile da un bambino con autismo. Meglio se e’ una abilità o una competenza spendibile, funzionale, utile a migliorare la propria integrazione piuttosto che di rara utilizzazione. Certamente ci vuole tempo e impegno ma tutto può essere insegnato. “se un bambino fallisce, non e’ sbagliato il bambino, ma la richiesta che gli e’ stata fatta”. Se c’e’ insuccesso occorre semplificare, scomporre modificare la richiesta per renderla eseguibile. Rendere eseguibile consente al bambino di divertirsi e di ottenere gratificazione da chi gli e’ attorno e dalle cose che fa. Rendere eseguibile non significa trasformare la vita in qualcosa di stupido, ma consentire al bambino di non diventare uno stupido. se ha successo occorre andare oltre con: 1) allenamento, 2) accelerazione, 3) generalizzazione 4) implementare 9. Risorse necessarie: Interne alla scuola  Umane: dirigenza e collaboratori, componenti il consiglio di classe, assistente alla comunicazione, educatore professionale, compagni di classe, personale ATA, genitori, personale strutture di ristoro (bar), personale corsi opzionali O.F. (corso di recitazione)  Spazi: comuni ai compagni  Tecnologie: pc e schermo tattile  Tempi: progetto di accompagnamento annuale (a.s. 2006/2007), progetto di monitoraggio e supporto metodologico/didattico/relazionale (a.s. 2007/2008)  Metodologie: realizzazione di un lavoro in rete, istituzionale ed interistituzionale, in funzione del progetto di vita. Adattamento di alcune metodologie specifiche alle potenzialità dell’allievo (metodo comportamentale, comunicazione facilitata, comunicazione aumentativa e alternativa) Esterne alla scuola  Percorso delle prese in carico: Consulenze: Azienda ULSS 20 di Verona (responsabile dr. M. Brighenti); Cesano Boscone, Mi, “La Sacra Famiglia” dott. L. Moderato (vedi sito); Ospedale Del Ponte, Va, dr. P. Piccinelli, (Specialista in Neuropsichiatria Infantile e dirigente medico presso la UONPIA di Varese); dott.ssa C. Conti (pedagogista presso A.S.T.R.I. (vedi sito) Associazione Studio e Terapie Riabilitative Italiane, Mi); Sig.ra P. Cadei (vedi sito Centro studi comunicazione Prof.ssa Colombo Adalgisa
  • 7. 7 facilitata); Comune di Como, Servizi Sociali (vedi sito); Associazione di volontariato O.S.Ha. (vedi sito ) (Orientamento Sportivo Handicappati), sig.ra C. Leoni; Gruppo Scout di ComoCamerlata; Oratorio di Rebbio, volontari ed educatori del centro estivo. 10.Metodologie o Realizzazione di un lavoro in Rete, istituzionale ed interistituzionale, in funzione del Progetto di Vita. o Adattamento di alcune metodologie specifiche alle potenzialità dell’allievo. 11. SINTESI Alunno autistico / inserimento-inclusione in nuovo contesto scolastico / componenti istituzioni scolastiche scuola secondaria secondo grado, liceo scientifico, con particolare riguardo il Consiglio di Classe / metodologie: rete e specificità educativo-didattiche. 12. Segue PEI Prof.ssa Colombo Adalgisa
  • 8. 8 P.E.I. (Piano Educativo Individualizzato) SCUOLA: LICEO SCIENTIFICO "P. GIOVIO” Via P. Paoli 22100– Como- Tel. 031/507161 ALUNNO CODICE FISCALE NATO IL RESIDENTE IN CLASSE / SEZIONE I ANNO SCOLASTICO COMPONENTI DEL GRUPPO DI LAVORO LICEO SCIENTIFICO "P. GIOVIO" DIRIGENTE SCOLASTICO: DOCENTE DI SOSTEGNO: dott. prof.ssa Sergio De Felici Adalgisa COLOMBO DOCENTI del C. d. C. Scienze: Matematica: Latino Storia e Geografia: Italiano: Inglese: Diritto Disegno e Storia dell’Arte: Ed. Fisica: Religione: ASSISTENTE EDUCATORE AZIENDE SANITARIE CENTRO RICERCA AUTISMO di Verona dr. Maurizio BRIGHENTI CENTRO “La Sacra Famiglia” di Cesano Boscone dott. Lucio Moderato ALTRI OPERATORI: CENTRO STUDI sulla CF sig.ra Patrizia CADEI FAMIGLIA PADRE Prof.ssa Colombo Adalgisa
  • 9. 9 MADRE 1. 0 PROGETTO TERAPEUTICO RIABILITATIVO OBIETTIVI Ambito Relazionale: continuare il percorso perché possa arrivare: - ad esprimere i propri vissuti anche emotivi, a individuare le cause delle proprie ansie a contenere le proprie emozioni a contenere l’ansia a individuare le cause scatenanti l’ansia prevenire e controllare le stereotipie promuovere l’autonomia e l’iniziativa personale promuovere la consapevolezza nelle proprie modalità di apprendimento promuovere la capacità dissentire facendo un cenno con il capo introdurre la possibilità di accompagnare al gesto anche un suono vocale (sì/no) introdurre la possibilità di accompagnare al gesto di saluto un tocco sulla spalla del conoscente Ambito Psicomotorio: pervenire alla: - percezione del proprio corpo in situazioni dinamiche durante le attività in palestra per superare le paure e la mancanza di esperienza motoria percezione del proprio corpo nello spazio: situazione di riposo e situazione di lavoro stimolazione della capacità visiva nello spazio per mettere in atto la progettazione di percorsi alternativi in prossimità di ostacoli stimolare la strutturazione di strategie personali che mettano in atto una migliore finalizzazione del gesto (arti superiori e inferiori) INTERVENTI E MODALITA’ Nessuna terapia specifica; strategie comportamentali: modeling, starting, prompt fisico (CF comunicazione facilitata)1 1 Comunicazione facilitata. Indicazioni attuali contenute nelle LINEE GUIDA 21, " Il trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti", Ministero della Salute. Pag. 64 "… La ricerca di letteratura condotta per questa linea guida non ha individuato alcuno studio sulla comunicazione facilitata con cui aggiornare i dati scientifici contenuti nella linea guida SIGN1, che rimangono immodificati. Il panel ha quindi stabilito di adottare la raccomandazione già formulata dal SIGN, basata su prove scientifiche ancora attuali e riportate nel paragrafo seguente. Sintesi delle prove La linea guida SIGN1 riporta prove scientifiche forti, derivate da 2 revisioni sistematiche sulla comunicazione facilitata 2,3, che concludono che non ci sono dati per sostenere che i soggetti con autismo ricevono un aiuto nella comunicazione, ma che ci sono invece dati che comprovano che la comunicazione e prodotta dal “facilitatore”. Proprio in considerazione delle implicazioni etiche sollevate da questi risultati rispetto all’integrità e alla dignità dei bambini e adolescenti con autismo, l’American psychological association ha approvato una risoluzione contraria all’utilizzo della comunicazione facilitata. Raccomandazione: Si raccomanda di non utilizzare la comunicazione facilitata come mezzo per comunicare con bambini. Prof.ssa Colombo Adalgisa
  • 10. 10 VERIFICA INTERMEDIA primo quadrimestre Ambito Relazionale: - è riuscito ad adattarsi alle nuove situazione che quotidianamente si sono presentate - è riuscito ad esprimere qualche vissuto anche emotivo, utilizzando un linguaggio non sempre lineare e non sempre univocamente interpretabile - è riuscito a manifestare il proprio desiderio di comunicare con i compagni - ha individuato alcune cause delle proprie ansie (tristezza, paura, disorientamento) - ha contenuto le proprie emozioni contestualizzandole - è stato necessario contenere l’autolesionismo con la forza (contenimento fisico, in due occasioni) - ha saputo riferire alcune delle ansie scatenanti il disagio; è stato portato a riflettere sulla necessità di comunicare i propri stati interiori, in quanto prodromi di eventuali esplosioni di ansia, per poterli poi gestire - Si sono manifestate tipiche stereotipie il cui controllo è stato gestito, e alcune volte con successo, lavorando soprattutto sulla attenzione sul compito - ha saputo, in alcuni momenti non strutturati se non dal ritmo della lezione, intervenire autonomamente esprimendo bisogni e desideri specifici e originali - è stato ampliato il concetto di consapevolezza, è stato introdotto il concetto di autonomia - si è continuato ad usare un bigliettino con indicato Sì e No allo scopo di far indicare a L'alunno la scelta fatta e di conseguenza abbinare il movimento del capo: non ancora raggiunta l’autonomia nel movimento del capo, soprattutto il No non è facilmente riconoscibile - si è introdotto l’uso di un cartellino con scelta multipla della merenda da acquistare durante l’intervallo Ambito Psicomotorio: - in palestra ha seguito i compagni durante le attività: di riscaldamento (corsa), allungamento, capriola, esercizi alla spalliera, salto in lungo, lancio della palla medica, palleggio, tiro a canestro, pallavolo, calcio - ha arricchito la propria esperienza motoria in situazioni di riposo e in situazioni di lavoro - volentieri ha partecipato ad attività volte alla stimolazione della capacità visiva nello spazio per mettere in atto la progettazione di percorsi alternativi in prossimità di ostacoli, soprattutto attraverso percorsi occasionalmente strutturati L'alunno ha iniziato l’attività pomeridiana integrativa di teatro (propedeutica). Ha seguito quasi tutte le lezioni fino ad ora previste partecipando con intenzionalità e autocontrollo. Continua la frequentazione del corso di nuoto presso la piscina comunale di Casate (associazione OSHA) Ambito delle autonomie: ha acquisito la capacità di chiedere di andare al bagno intervenendo autonomamente facendo uso della tastiera del computer senza essere facilitato acquisire la capacità di andare in bagno e lavarsi le mani in autonomia e senza modello è in fase di consolidamento l’acquisizione della capacità di andare e di ritornare in classe da solo dopo essersi recato al bagno sa entrare/uscire in autonomia dalla scuola al suono della campanella sa prendere in modo autonomo la merenda dallo zaino e in autonomia compiere tutte le prassie finalizzate alla consumazione accompagnato al bar per acquistare la merenda compie gesti finalizzati all’azione pertinente in autonomia sa cambiarsi in autonomia per la lezione di educazione fisica sa raggiungere la bidella di riferimento per procedere all’uscita in giardino durante i cambi d’ora ha mostrato in alcuni contesti di saper chiedere scusa utilizzando strategie pertinenti ha tentato di mettere in atto strategie comunicative riconoscibili mantiene una postura adeguata durante le lezioni, se richiamato subito si adegua Prof.ssa Colombo Adalgisa
  • 11. 11 ha saputo accettare i richiami a mantenere un atteggiamento adeguato durante le spiegazioni dei docenti, aspettando il momento adeguato per manifestare il proprio bisogno non manifesto ha accettato alcuni cambiamenti di routine non previsti senza panico o ansia 2. 0 PROGETTO DI SOCIALIZZAZIONE, DI ASSISTENZA E DI INTEGRAZIONE DELLE ATTIVITA' OBIETTIVI 1. Potenziare le autonomie: o Autonomie personali: 1.1. cura di sé: favorire l’accettazione del proprio corpo a) a casa acquisire la capacità di lavarsi in autonomia essere indipendente nella preparazione della cartella b) a scuola acquisire la capacità di chiedere di andare in bagno intervenendo facendo uso del computer senza essere facilitato acquisire la capacità di andare in bagno e lavarsi le mani in autonomia e senza modello acquisire la capacità di andare e di ritornare in classe da solo dopo essersi recato al bagno 1.2. Autonomie personali: alimentazione: a) a casa fare uso del bicchiere per bere bere a piccoli sorsi b) a scuola prendere in modo autonomo la merenda dallo zaino e in autonomia compiere tutte le prassie finalizzate alla consumazione 1.3. Autonomie personali: abbigliamento: a) a casa vestirsi da solo b) a scuola sfilare il giubbotto e appenderlo appena entrato in classe, infilarlo prima di andare a casa togliersi il berretto e rimetterselo cambiarsi i pantaloncini e la maglietta prima di entrare in palestra cambiarsi le scarpe rivestirsi 1.4. - Autonomie personali: nell’ambiente c) con l’accompagnatore recarsi a scuola a svolgere l’attività pomeridiana d) a scuola acquisire autonomia di spostamenti all’interno della scuola in situazioni di routine: uscire dall’aula da solo per recarsi in bagno uscire dall’aula nel momento dell’intervallo rientrare al suono della campanella consumare la propria merenda Prof.ssa Colombo Adalgisa
  • 12. 12 1.5. - gestire in autonomia il materiale scolastico: prendere dallo zaino il materiale occorrente per la lezione riporre il materiale che on occorre alla fine dell’ora prendere il materiale richiesto prima di recarsi in palestra prendere il materiale richiesto prima di recarsi in laboratorio prendere lo zaino prima di andare fuori dalla scuola Autonomie sociali: e) migliorare le modalità relazionali con adulti e coetanei: riconoscere i comportamenti non adeguati sostituire i comportamenti inadeguati con altri riconosciuti funzionali per la comunicazione fare uso della comunicazione scritta in alternativa alle manifestazioni ansiose salutare le persone di propria iniziativa salutare con modalità adeguate starnutire facendo uso del fazzoletto sbadigliare, mettendosi la mano davanti, stiracchiarsi solo in bagno non mettersi le mani in zone intime se non stando al bagno f) rispettare le regole scolastiche: rispettare il silenzio durante le spiegazioni evitando rumori di disturbo partecipare ai lavori in gruppo intervenire nelle discussioni in classe 2.0 INTERVENTI E MODALITA' Presenza costante e complementare dell’insegnante di sostegno o dell’assistente educatore in qualità di facilitatori per un totale di 33+1 ore settimanali (copertura totale a partire da gennaio). Uso della CF in modo estensivo con domande chiuse e solo successivamente aperte e mirate Stimolo a prendere iniziative Gratificazioni verbali di fronte a comportamenti socialmente accettati. Ricostruzione scritta dell’evento positivo. Uso di stili comunicativi comuni alla classe da parte dei docenti Creazione di situazioni di prevedibilità Interazione mediata dai facilitatori in situazioni informali con la CF: • coi docenti e i compagni all’inizio o alla fine della lezione e/o in altri momenti o durante momenti liberi/non strutturati Gli interventi e le modalità messe in atto per acquisire gli obiettivi del punto precedente sono costituiti da: - suggerimenti verbali e successivamente scritti (o contestualmente scritti) - facilitazione con contatto - imitazione in presenza di modello - imitazione senza modello - frazionamento del compito in sequenze in particolare durante l’interazione sociale: - suggerimenti verbali - facilitazione con contatto Prof.ssa Colombo Adalgisa
  • 13. 13 - facilitazione data dalla presenza dell’insegnante/compagno/altro imitazione di un modello presente/non presente sollecitazione verbale all’autocontrollo contenimento fisico interventi sulla classe e interventi mirati su compagni (sollecitazione all’uso della comunicazione tramite PC da privilegiare, suggerire risposte adeguate, istruire su compiti specifici richiesti ai compagni) interventi mirati con alcuni docenti Prof.ssa Colombo Adalgisa
  • 14. 14 3. 0 PROGETTO EDUCATIVO DIDATTICO OBIETTIVI - 1. Potenziare la comunicazione spontanea: nei contesti scolastici legati ad aspetti cognitivi nei momenti liberi trattare anche i contesti personali per arrivare ad esprimere contenuti legati al proprio vissuto sensoriale particolare - 2. Rendere più chiara la produzione verbale e testimoniare gli apprendimenti effettuati in classe e a casa intervenire durante la correzione dei compiti intervenire durante le interrogazioni alzando la mano quando non interrogato - 3. Affrontare attività motorie finalizzate a rendere oggettiva la capacità di utilizzare il proprio corpo come strumento utilizzo di strumenti all’interno delle discipline tecnico pratiche (Arte, lab. Fisica-chimica) - - - 4. stimolare l’individuazione dei contesti nei quali fa uso di stereotipie e stimolare il loro controllo in alcune situazioni non ansiose indicare strategie più evolute che gli evitino l’isolamento permettendogli di restare legato al contesto sociale della classe 5. stimolare le abilità di problem-solving favorire la capacità di individuare percorsi logici per condurre un proprio programma (di lavoro, di ricerca, di particolare interesse personale) 6. favorire il controllo dell’ansia presentare le situazioni nuove prima che si manifestino presentare le situazioni nuove attraverso sequenze che rendano visibile il prima e il dopo, in modo che, durante il nuovo lavoro o la nuova situazione, l’ansia sia sotto controllo introdurre schemi visivi di procedure presentare situazioni inaspettate per imparare a gestire l’imprevisto 3.0 INTERVENTI E MODALITA' 1. richiesta di rispondere a domande prima chiuse poi aperte su argomenti noti e non noti al facilitatore, sollecitare la costruzione di frasi complete anche suggerendone una possibile evoluzione qualora si tratti di argomenti cognitivi; richiesta di rispondere a domande inerenti la vita sociale della classe iniziando dai compagni vicini o approfittando degli argomenti trattati durante le discussioni libere in classe; affrontare solo argomenti verificabili 2. guida verbale e modellamento (alzandogli il braccio nel gesto di richiedere la parola), portare all’insegnante alla cattedra il quaderno con i compiti svolti perché li corregga, confrontarsi con il compagno di banco 3. facilitare inizialmente modellando con contatto e con guida verbale, facilitare con solo contatto o con sola guida verbale, evocare il modello da seguire 4. sollecitazioni verbali accompagnate e/o precedute da momenti di scrittura delle esperienze vissute e/o da vivere 5. riflettere su alcuni contenuti disciplinari per evidenziare i percorsi risolutivi messi in atto a partire da certe situazioni iniziali per arrivare a certi risultati finali, evidenziare gli strumenti utilizzati, sottolineare alcune situazioni ludiche dei compagni 6. esporlo a situazioni ludiche 7. anticipazione verbale e scritta, controllo del contesto, rassicurare attraverso la propria presenza, parlare lo stretto indispensabile, garantire il contatto, sollecitare l’assunzione di strategie di autocontrollo Prof.ssa Colombo Adalgisa
  • 15. 15 Uso della CF in modo estensivo con domande aperte mirate Stimolo a prendere iniziative STRATEGIE per il consolidamento del circuito già avviato tra Scuola e Famiglia Centralità delle potenzialità dell’alunno I docenti curricolari: • comunicheranno con l’insegnante di sostegno/assistente: - le scelte metodologico-didattiche perché esse siano messe in grado di fornire in tempo reale il materiale della lezione già in parte studiato - dubbi, richieste di ogni genere volte al miglioramento della situazione di apprendimento • collaboreranno attivamente con l’insegnante di sostegno/assistente per informare circa le modalità di studio quotidiane stizziate dall’alunno al fine di poterne verificare l’apprendimento. L’insegnante di sostegno: • manterrà stretti contatti con la famiglia al fine di rendere lo studio a casa il più possibile pertinente ed efficace, nonché verificabile • produrrà ogni sorta di materiale, anche su indicazione dei colleghi e dei familiari, per agevolare lo studio dei contenuti svolti durante le lezioni • aggiornerà puntualmente la famiglia sullo stato di benessere vissuto dall’alunno e raccoglierà ogni indicazione pervenuta dalla famiglia e dall’ambiente scolastico per monitorare il percorso in atto I facilitatori a scuola: • leggono il diario (per raccogliere eventuali segnalazioni, di qualsiasi natura) e visionano l’ultimo lavoro svolto sul quaderno, prima di avviare qualsiasi attività • si inseriscono sempre nel lavoro della classe • qualora vi siano dei tempi morti o le circostanze lo rendano necessario, intrattengono un dialogo personale con l’alunno, rendendo ciò evidente all’insegnante curricolare che, se lo ritiene opportuno lo faciliterà evitando di introdurre in quel momento spiegazioni importanti. Il personale ausiliario: • • collabora con l’insegnante di sostegno essendo disponibili a riferire qualsiasi comportamento o circostanza non in linea con quanto predisposto mantengono un atteggiamento aperto e accogliente nei confronti di L'alunno, accompagnandolo durante le uscite in cortile e, assecondando le indicazioni ricevuto dall’insegnante di sostegno lo sorveglieranno Contatti, anche quotidiani, per monitorare l’andamento del processo di integrazione e del percorso Prof.ssa Colombo Adalgisa
  • 16. 16 cognitivo sono mantenuti telefonicamente o tramite posta elettronica da parte della famiglia e dell’insegnante di sostegno/assistenti. 4. 0 PROGRAMMAZIONE EDUCATIVO-DIDATTICA PERSONALIZZATA DISCIPLINE:         Italiano Storia, Geografia Latino Matematica Scienze Religione Inglese Diritto Gli obiettivi disciplinari, i relativi percorsi e i contenuti di queste discipline, non si discostano da quelli della classe: è mantenuta la stessa programmazione dei curricoli disciplinari della classe sono introdotte opportune personalizzazioni delle attività in riferimento a metodologie e strumenti. Sono eliminate le prove orali (o ricondotte a prove con produzione scritta) non essendo la fonazione un’operazione possibile per l’alunno e secondo quanto previsto dalla normativa. Sarà fatto uso del computer/stampante per la produzione degli elaborati. OSSERVAZIONI Le attività sono proposte nei tempi della classe, tenendo conto del fatto che L'alunno se opportunamente aiutato in classe e a casa può apprendere nei tempi dei compagni. Questa operazione comporta che la famiglia si faccia carico di strutturare l’ambiente di apprendimento in modo adeguato. Con l’aiuto dei docenti e dell’insegnante di sostegno sono guidati nel preparare un adeguato materiale su cui far esercitare L'alunno e metterlo così in grado di affrontare/gestire l’ansia della prestazione in classe. I tempi di esecuzione dei compiti invece risultano particolarmente onerosi, da qui la necessità di indicare gli esercizi guida in modo chiaro e sicuro, così da evitare ripetizioni che, se non inutili, appesantiscono eccessivamente lo studio. È opportuno quindi ricordare che è stato necessario: - ridurre la quantità di esercizi, puntando sugli esercizi guida - eliminare domande ridondanti - sostituire alcune tipologie di esercizi con altre tipologie che consentano una maggiore velocità di esecuzione scritta - prevedere dei tempi più lunghi rispetto a quelli della classe per l’esecuzione delle verifiche - qualora il docente lo ritenga opportuno e la scelta sia condivisa gli sono proposti compiti a casa diversificati o ridotti DISCIPLINE:  Educazione Fisica  Disegno e Storia dell’Arte I percorsi disciplinari non si diversificano da quelli della classe; i contenuti risultano in parte Prof.ssa Colombo Adalgisa
  • 17. 17 semplificati e personalizzati soprattutto nella modalità di verifica dell’apprendimento Gli obiettivi disciplinari e gli indicatori della prestazione sono stati definiti assumendo come riferimento quelli stabiliti per la classe e personalizzati in base alle capacità esecutive manifestate dall’alunno. Le caratteristiche cognitive e gli obiettivi di apprendimento permangono gli stessi dei compagni, si diversificano le modalità di esecuzione dei compiti e delle verifiche. La valutazione degli obiettivi di apprendimento tiene conto delle capacità espressive e motorie proprie dell’alunno. Disegno e Storia dell’Arte: gli obiettivi disciplinari sono gli stessi dei compagni; gli elaborati grafico pittorici vengono eseguiti in maniera personalizzata, facendo ricorso a tecniche percorribili il più possibile in autonomia. Gli elaborati grafico pittorici sono realizzate solo in classe. Non è richiesta la produzione a casa di tali compiti. Utilizza gli stessi strumenti di lavoro della classe e dove necessario è arricchita la proposta esecutiva introducendo materiali e percorsi più opportuni in grado di stimolare e di far leva sulle capacità già acquisite e testate. Quando possibile sarà fatto uso del pc per produrre gli elaborati o arricchire le esperienze grafiche. La valutazione delle prove pratiche avviene sulla base non tanto della qualità grafica quanto piuttosto sulla pertinenza concettuale dell’elaborato rispetto alla consegna assegnata. Le conoscenze disciplinari teoriche sono le stesse dei compagni. Educazione Fisica: gli obiettivi disciplinari sono proposti sulla base di quelli della classe; le attività proposte sono personalizzate (semplificate e/o adattate) assumendo comunque come riferimento quelle proposte alla classe. Si tiene conto, di volta in volta, delle difficoltà oggettive riscontrate nell’esecuzione delle consegne. La valutazione non avviene sulla base della qualità dell’atto motorio realizzato ma sulla base della volontà partecipativa e all’adesione alla consegna, riscontrabili nella modalità di esecuzione della proposta stessa. Le conoscenze disciplinari teoriche sono le stesse dei compagni. Nelle consegne si tiene conto della necessità di consolidare lo sviluppo degli schemi motori e della percezione corporea, con particolare attenzione al controllo del proprio corpo nello spazio. Inoltre lo sviluppo della socialità è un elemento sempre particolarmente presente durante lo svolgimento di questa disciplina. METODOLOGIE Uso della comunicazione facilitata. Uso di strategie finalizzate a stimolare il coinvolgimento dell’alunno nei momenti di lezione frontale, anche proponendo all’interno della classe modalità di partecipazione elastiche: chiedere di esprimere pareri tramite alzata di mano, rivolgere domande che prevedano il sì e il no o la scelta multipla come risposta, attendere che L'alunno concluda la scrittura per leggere quanto proposto. Interventi volti a favorire la partecipazione ad attività di piccolo gruppo o di coppia con l’attribuzione di ruoli e compiti definiti che risultino alla portata dell’alunno. Scelta di tipologie di verifiche adeguate: favorire il vero/falso, il sì/no, ordinamenti, scelta multipla (da indicare con il dito tra una serie proposta, da indicare su cartoncino e/o da riprodurre Prof.ssa Colombo Adalgisa
  • 18. INCONTRI sig.ra Cadei: contatti telefonici a partire da settembre, soprattutto da parte della famiglia e dell’assistente alla comunicazione dr. Brighenti: un contatto telefonico da parte dell’insegnante di sostegno, altri contatti soprattutto su iniziativa della famiglia dott. Moderato: un incontro a dicembre (28 dicembre a Cesano Boscone presso l’Istituto “La Sacra Famiglia” con l’insegnante di sostegno e contatti via posta elettronica. Altri contatti telefonici da parte della famiglia assistente educatore per le attività pomeridiane: un incontro a fine ottobre contatti telefonici con: CSA e con coordinatore alunni H di altro Istituto Numerosi i contatti diretti con la famiglia VERIFICA INTERMEDIA scrutinio I quadrimestre L’inserimento dell’alunno a parere di tutto il consiglio di classe appare effettivamente ben avviato. Apprezzabili gli sforzi e l’impegno profuso nello studio. VERIFICA FINALE scrutinio II quadrimestre Si vedano i verbali dei C. d. C. fino ad oggi prodotti Como, 1.3 Segue esempio Verifica Matematica Prof.ssa Adalgisa Colombo
  • 19. data Verifica di matematica - Determinare quale valore si deve attribuire al parametro k affinché le radici x1 e x2 dell’equazione: x2 -2(k-1) x + k +5 =0 soddisfino le seguenti condizioni: 1) 2) x1 = 2 x1 = - x2 1 x1 = e verificare che le radici siano l’una il reciproco dell’altra x2 3) come procedere? ∆ ≥0 4 ( k − 1) 2 −k −5≥ 0 k 2 − 3k − 4 ≥ 0 ( k + 1) ( k − 4 ) ≥ 0 k ≤ -1 ; k ≥ +4 1) x2 -2(k-1) x + k +5 = 0 x1 = 2 come procedere? sostituisco 4 -4k +4 +k +5 = 0 -3k= -13 k = + 13 3 Prof.ssa Adalgisa Colombo
  • 20. 2) x2 -2(k-1) x + k +5 =0 x1 = - x2 come procedere? somma radici b =0 a 2k − 2 = 0 k =1 nonaccettabile − 3) x2 -2(k-1) x + k +5 =0 x1 = 1 x2 come procedere? prodotto di radici c =1 a k = −4 accettabile verifica: come procedere? calcolo le radici x 2 − 2 ( k − 1) x + k + 5 = 0 x 2 + 10 x + 1 = 0 −5 ± 24 1 x1 = −5 + 2 6 x= x2 = −5 − 2 6 ora come procedere? sostituisco alla condizione 1 −5 + 2 6 −5 + 2 6 = . −5 − 2 6 −5 + 2 6 −5 + 2 6 25 − 24 sono reciproche −5 + 2 6 = Prof.ssa Adalgisa Colombo
  • 21. - Data l’equazione : x2 –( k+1) x +k =0 determinare k affinché x31+ x32 = 9 come procedere? delta ∆ ≥ 0 x 2 -( k+1) x +k =0 ( k + 1) 2 − 4k ≥ 0 ogni k si perché? elevato al quadrato 1) x2 –( k+1) x +k =0 x31+ x32 = 9 come procedere? waring 3  b  c  b  − ÷ − 3  ÷ − ÷   a  a  a  x 2 -( k+1) x +k =0 3  b  c  b   − ÷ − 3  ÷ − ÷  a  a  a  ( k + 1) 3 − 3k ( k + 1) = 9 k 3 + 1 + 3k + 3k 2 − 3k 2 − 3k = 9 k3 = 8 k =2 Prof.ssa Adalgisa Colombo
  • 22. - Determinare quale valore si deve attribuire al parametro k affinché le radici x1 e x2 dell’equazione: x2 + kx + 16 = 0 soddisfino le seguenti condizioni: 1) x21 + x22 = 4 2) x1 = 4x2 come procedere? ∆≥0 k 2 − 64 ≥ 0 k = ±8 k ≥ 8; k ≤ −8 1) x2 + kx + 16 = 0 x21 + x22 = 4 come procedere? waring 2 c  b − ÷ −2 = 4 a  a 2 k − 32 = 4 k = ±6 no non accettabile 2) x2 + kx + 16 = 0 x1 = 4x2 come procedere? sostituisco una radice nella formula di somma 4x + x = − b a 5 x = −k k x=− 5 Prof.ssa Adalgisa Colombo
  • 23. ora come procedere? sostituisco x alla parametrica k2 k2 − + 16 = 0 25 5 −4k 2 + ( 16.25 ) =0 25 k 2 = 4.25 = 100 k = ±10 accettabile - risolvi: 1+ x 1 > 2x 3 Prof.ssa Adalgisa Colombo
  • 24. 1+ x 1 > 2x 3 comeprocedere ? mcm 3 + 3x − 2 x >0 2 3x x ( ) 3−2 + 3 2 3x >0 come procedere? analizzo numeratore e denominatore N >0 x< − 3 3+2 . 3−2 3+2 −3 − 2 3 −1 x < +3 + 2 3 x< D>0 x >0 0 soluzioni: 0<x< 3 + 2 3 Prof.ssa Adalgisa Colombo 3+2r3
  • 25. 1.4 Breve presentazione (preparata per fornire informazioni ai colleghi del Consiglio di Classe prima dell'incontro con il ragazzo) Autismo cos'è I sintomi dell’autismo sono riassumibili in tre aspetti: è compromessa l'interazione sociale, è compromessa la comunicazione verbale e non verbale, il comportamento, gli interessi e le attività sono ristretti, ripetitivi e stereotipati. Tali sintomi nella maggior parte dei casi sono riscontrabili fin dal primo anno di vita. Il linguaggio, quando è presente (circa metà dei casi) è ripetitivo, fa uso della terza persona al posto della prima, viene usato in forma non adeguata a comunicare, ad esempio con l'uso di frasi senza significato o fuori del contesto. La carenza dell'immaginazione e dell'imitazione non consentono il normale gioco infantile, che viene sostituito da movimenti stereotipati privi di senso. Tali sintomi, perdurano nel corso della vita intera, pur con le modificazioni che il progredire dell'età solitamente comporta. La prognosi è severa per quanto riguarda l'autosufficienza e la comparsa di comportamenti indesiderabili come l'aggressività e agitazione. La prevalenza della sindrome riguarda un caso su 500 nati (Filipek PA et AA. Neurology 22 agosto 2000, pp. 468-79). Quando le cause sono ignote manca la possibilità di una terapia causale e radicale: l'unico intervento di provata efficacia resta quello della pedagogia speciale personalizzata volta a colmare i deficit mediante una paziente educazione, che deve iniziare precocemente e coinvolgere i familiari, la scuola e la società adulta in modo coerente e programmato. Comunicazione facilitata cos’è La comunicazione facilitata è considerata una strategia di comunicazione aumentativa-alternativa. Il suo utilizzo consente ad una persona con problemi di comunicazione di esprimere, attraverso un intervento graduale, il pensiero intrappolato a causa di una comunicazione verbale nulla, insufficiente o stereotipata. La CF comporta l’utilizzo di un "mezzo", fotografie, simboli, tastiera di Prof.ssa Adalgisa Colombo
  • 26. carta, tastiera elettrica, ecc. Utilizza inoltre un accesso diretto e dipendente per costruire un futuro accesso diretto ma indipendente. La comunicazione facilitata altro non é che il supporto fisico iniziale mano-su-mano oppure manosu-braccio, per permettere al soggetto con sindrome autistica o comunque alla persona con problemi di comunicazione, di compiere scelte esatte nell’indicare delle figure, degli oggetti o delle lettere. Il facilitatore NON GUIDA il facilitato nella scelta, ma piuttosto stabilizza il movimento e, in alcuni casi, effettivamente rallenta la mano della persona che si accinge a compiere una scelta. PRESENTAZIONE L'ALUNNO La sindrome autistica causa un disturbo cerebrale le cui cause sono ancora poco chiare, ma che condiziona e altera profondamente l'utilizzo corretto delle informazioni che giungono al sistema sensoriale nella sua globalità. Conseguentemente chi ne è affetto non è in grado di comprendere, codificare ed utilizzare le informazioni visive, uditive, tattile e olfattive che gli giungono dall'esterno secondo le modalità che sono proprie alla maggior parte degli individui. Il disordine sensoriale che ne risulta ostacola la comunicazione in ingresso e in uscita. Nell'alunno è anche assente la produzione orale, non essendo in grado di controllare volontariamente i movimenti necessari all’esecuzione della parola. COME AVVIENE LA COMUNICAZIONE PER L'ALUNNO? • • • Attraverso l’uso di una strategia aumentativa/alternativa della comunicazione, la COMUNICAZIONE FACILITATA, conosciuta come CF, è in grado di esprimere il suo pensiero nonostante la comunicazione verbale sia nulla. La CF comporta l’utilizzo di un "mezzo", che per L'alunno è la postazione del PC L’accesso alla comunicazione risulta dipendente dalla presenza del facilitatore. Il supporto fisico aiuta L'alunno a superare alcune difficoltà fisiche ed emotive. Quando si ha un difetto di programmazione, per iniziare un programma motorio è necessario l’aiuto di uno "starter". Il facilitatore (l’insegnante di sostengo o l’assistente educatore) ha questa funzione di "starter" che esercita sia con il contatto fisico che con la sollecitazione verbale e il messaggio empatico. Per saperne di più: il supporto fisico per L'alunno si concreta con la mano del facilitatore leggermente appoggiata sulla schiena (all’altezza delle scapole) o sulla coscia (altezza del ginocchio) . Il supporto tende a regredire in una semplice alternanza di tocco. Prof.ssa Adalgisa Colombo
  • 27. Il facilitatore richiede l’attenzione sul compito in atto e interrompe o corregge il linguaggio stereotipato (consiste nella scrittura di parole non coerenti ma “comode o rassicuranti”) STRATEGIA: mi Rivolgo all'alunno esattamente come mi sarei rivolta ad un soggetto normoabile della stessa età. Gli OBIETTIVI del Piano Educativo Individualizzato dell’alunno nell’Ambito Relazionale e riscontrabili principalmente nell’attività proposta sono: - La capacità di esprimere i propri vissuti anche emotivi, - La capacità di attivare autonomamente una iniziativa (anche comunicativa) personale - promuovere la consapevolezza nelle proprie modalità di comunicazione - riconoscere, contenere e gestire le situazioni di ansia (da esposizione alle emozioni, che degenerano in manifestazioni di autolesionismo) Il restante personale del Liceo, è stato sensibilizzato attraverso colloqui individuali a inizio anno e in corso d'anno su necessità specifica. Prof.ssa Adalgisa Colombo
  • 28. 1.5 AGGIORNAMENTO INDISPENSABILE Riflessioni, di Tiziano Gabrielli (ottobre 2003) pro.di.gio. n. 5, ottobre 2003 anno: 4 numero: 5 data uscita: 15 ottobre 2003 http://www.prodigio.it/articoli.asp?idarticolo=340 http://www.prodigio.it/articoli.asp?idarticolo=358 AUTISMO: COSA SI RICHIEDE ALLA SCUOLA Alla SCUOLA si richiede QUALITA’ e non quantità. Noi veniamo a ritirare Jacopo anche dopo solo un’ora di lezione, non ci sono problemi, né ci sentiamo per questo in difficoltà o contrariati, ma è essenziale che il permanere di Jacopo a scuola sia produttivo e di alto livello qualitativo. QUALITA’ Qualità significa: NON AVERE PREGIUDIZI CALMA, DISPONIBILITA’, TRANQUILLITA’, SAPERE BENE COSA “FARE” e soprattutto SAPERE COSA “NON-FARE” COSA E’ L’AUTISMO È un disturbo cerebrale complesso, le cui cause sono ancora poco chiare, che condiziona ed altera profondamente l’utilizzazione corretta delle informazioni che giungono al sistema sensoriale nella sua globalità. Conseguentemente il bambino non è in grado di comprendere, distinguere, codificare ed Prof.ssa Adalgisa Colombo
  • 29. utilizzare le informazioni visive, uditive, tattili ed olfattive, che gli giungono dall’esterno. E’ confuso e invaso da un intricato e spesso intollerabile insieme di sensazioni difficilmente gestibili. Questo suo vivere in un caos sensoriale gli impedisce di partecipare, relazionarsi, capire, apprendere ed elaborare come succede normalmente agli altri bambini. Questa enorme difficoltà di ricevere adeguatamente e di utilizzare informazioni diventa vuoto di informazioni. Vuoto che si esprime in mancanza di interessi, di linguaggio, in solitudine, agitazione, ritardo, ritualità, incapacità di relazione ma questo non significa che Jacopo e i bambini come lui, non desiderino liberarsene, né che non lo si possa insegnare loro. Lo sforzo di tutti è di rendere chiaro ciò che viene proposto e di condurre progressivamente questi bambini verso una selezione, un ordine nell’apprendere e una normalizzazione del vivere con gli altri, eliminando ciò che è di disturbo in questo cammino sia che venga dall’esterno, sia che dipenda dal problema biologico condizionante. SAPERE COSA “FARE” Accogliere un bambino con autismo o malattie correlate significa adottare le dovute strategie: Sapere cosa “fare” significa sapere: COSA RICHIEDERE ALL’AMBIENTE LUOGHI, TEMPI E ATTIVITA’ DA EFFETTUARE DEBBONO ESSERE SEMPRE PROGETTATI PRIMA 1 - STRUTTURAZIONE DEL LUOGO Significa organizzare e definire stabilmente alcuni spazi “protetti” all’interno della scuola, Luoghi specifici, utili ad una ottimale realizzazione delle attività da svolgere, identificati secondo le caratteristiche del bambino e gli obiettivi educativi per lui individuati. “Protetto” significa: configurato, adeguato, tranquillo. Significa anche OCCASIONALMENTE organizzare e definire rapidamente ulteriori spazi “protetti” per adeguarsi ad attività diverse, nuove. 2 - STRUTTURAZIONE DEL TEMPO Sulla base delle caratteristiche del bambino e degli obiettivi educativi per lui individuati si debbono progettare, condividere, valutare gli insegnamenti da proporre. Questo significa organizzare e definire prima, in generale e nel quotidiano, i tempi, le attività da proporre e eseguire; come effettuare la loro misurazione, registrazione, nonchè le valutazioni periodiche da effettuare sugli apprendimenti per elaborare nuove pianificazioni e strategie. NB. L’organizzazione dello spazio e del tempo dovrà essere pianificabile, comprensibile e visibile anche per il bambino. 3 - STRUTTURAZIONE DELLE ATTIVITA’ (es. Costruire e seguire il Tabellone calendario-attività). COSA RICHIEDERE ALLE PERSONE Prof.ssa Adalgisa Colombo
  • 30. 1 - COSA E’ RICHIESTO ALLE INSEGNANTI FIDUCIA in sé stesse e nel bambino DEDIZIONE, DETERMINAZIONE & CONTINUITA’ PREPARAZIONE, FORMAZONE e AFFRANCAMENTO DAI PREGIUDIZI (Es. di pregiudizi radicati quanto falsi: handicap irreversibile; ritardo mentale; averbalità: aggressività; asocialità; autolesionismo, bambini pericolosi, difficili, ecc. I pregiudizi confondono e impediscono il riconoscimento che l’autismo è una disfunzione e non un male senza soluzione. Avere nella scuola un bambino con autismo è come avere un bambino con diabete. Come una classe intera è informata e si ferma di fronte ad un malore di un bambino con diabete per soccorrerlo, per la stessa ragione dovrebbe fermarsi se Jacopo con autismo, non riesce a comprendere quanto gli è richiesto. 2 - ELIMINARE il “NO” e la frase “QUESTO NON SI FA” La negazione e basta non serve a questi bambini. Non possono riempire un vuoto con un vuoto. Ma vale per essi la sostituzione, l’alternativa. Una azione negata va giustificata e subito sostituita con un’altra azione o proposta, giustificata, guidata, facilitata, premiata. Va spiegato il perché non si fa l’azione negata. Lo si può fare verbalmente oppure disegnando delle vignette che spieghino visivamente quanto non va fatto e quanto invece va fatto in alternativa e vanno spiegati gli effetti di queste due contrapposte scelte, sia sul bambino, sia su chi gli sta attorno (es. Non gridare perché tutti scappano mentre quando parli tutti tornano felici e sorridenti). In certe situazioni la negazione può trovare accoglienza se la sua formulazione viene opportunamente anticipata con una spiegazione (ad es. non ci fermiamo perché il negozio oggi è chiuso). COSA SI CHIEDE AL BAMBINO. QUALSIASI COMPETENZA E’ ACQUISIBILE DA UN BAMBINO CON AUTISMO. MEGLIO SE E’ UNA ABILITA’ o UNA COMPETENZA SPENDIBILE, FUNZIONALE, UTILE A MIGLIORARE LA PROPRIA INTEGRAZIONE PIUTTOSTO CHE DI RARA UTILIZZAZIONE. CERTAMENTE CI VUOLE TEMPO E IMPEGNO MA TUTTO PUO’ ESSERE INSEGNATO. “SE UN BAMBINO FALLISCE, NON E’ SBAGLIATO IL BAMBINO, MA LA RICHIESTA CHE GLI E’ STATA FATTA”. SE C’E’ INSUCCESSO OCCORRE SEMPLIFICARE, SCOMPORRE MODIFICARE LA RICHIESTA PER RENDERLA ESEGUIBILE. RENDERE ESEGUIBILE CONSENTE AL BAMBINO DI DIVERTIRSI E DI OTTENERE GRATIFICAZIONE DA CHI GLI E’ ATTORNO E DALLE COSE CHE FA. RENDERE ESEGUIBILE NON SIGNIFICA TRASFORMARE LA VITA IN QUALCOSA DI STUPIDO, MA CONSENTIRE AL BAMBINO DI NON DIVENTARE UNO STUPIDO. Prof.ssa Adalgisa Colombo
  • 31. SE IL BAMBINO HA SUCCESSO OCCORRE ANDARE OLTRE con: 1) ALLENAMENTO, 2) ACCELERAZIONE, 3) GENERALIZZAZIONE e 4) IMPLEMENTARE NB. In molte situazioni accade che se un compito è svolto molto bene dal bambino, che risulta interessato e tranquillo per un discreto intervallo di tempo, l’identico compito (es. un puzzle) viene proposto di routine al bambino, e persino di continuo. Uno dei problemi di cui soffrono questi bambini è la ritualizzazione e la adesività, modalità che consentono loro di comprendere apparentemente meglio quanto accade nel mondo caotico che ruota attorno a loro, ma che li lega ad una routine devastante. Attenzione La propensione al ripetersi e al permanere eccessivamente non li trasforma in geni (es. il personaggio fumetto del film “Rain man”) e non va spronata, né tollerata ma va invece usata come strumento per far lavorare meglio il bambino ( es. ti lascio fare il puzzle un minuto, poi lo sospendiamo, lasciandolo lì in bella vista, per disegnare o per dire la filastrocca…e dopo tutte queste attività, lo riprendiamo per altri due minuti). Possiamo usare il SE-POI, cioè se farai questo (attività desiderata dall'insegnante), poi potrai fare quest’altro (attività desiderata da Jacopo) La flessibilità e l’armonia nelle competenze (e non l’eccesso) è un obiettivo importantissimo nella soluzione dell’autismo. PREREQUISITI Il prerequisito di ogni richiesta al bambino, da parte delle insegnati o dei compagni, deve essere la sua ATTENZIONE che inizia con lo “sguardo reciproco” (occhi negli occhi e si conta sino a cinque, mantenendo una corretta distanza), e qualsiasi azione o richiesta va rispettivamente accompagnata o formulata “verbalmente” (es. “Guardami Jacopo… Consegna i quaderni alle tue compagne”). Durante lo sguardo reciproco (attentività ottenuta), si fanno verbalmente le richieste in modo chiaro, semplice, diretto, senza ambiguità o doppi sensi, con modalità e velocità di voce normali e moderate. Solo se necessario, oppure solo inizialmente, utilizzare ulteriori supporti alla richiesta verbale, quali l’indicazione con l’indice, con lo sguardo, con la direzione della testa, con l’uso di un’immagine fotografica di quanto richiesto – aiuti che vanno progressivamente ridotti –. Nello stesso modo oltre ai suggerimenti si possono utilizzare rinforzi (“bravo”… “campione”… ecc; quelli che si usano anche per i coetanei) e premi (specialmente gettoni di ricompensa, per acquisire il diritto a una merendina, che potrebbe poi coincidere con quella che viene data a giusto orario a tutti). Questo per abituare il bambino ad essere “attento” a ciò che gli si propone, alle richieste, o a ciò che succede attorno a lui e che l’attenzione premia. NB. In senso più generale non si premia l’azione effettuata ma l’attentività e un altro importante obiettivo è prolungarne i tempi progressivamente. Prof.ssa Adalgisa Colombo
  • 32. Abituare il bambino a mantenersi attento significa consentirgli di partecipare, osservare e apprendere qualsiasi competenza sino alla normalizzazione. VERBALIZZAZIONE Ogni richiesta spontanea fatta da Jacopo se formulata in forma verbale corretta, intelleggibile, va prontamente esaudita anche se esula dalla situazione in cui ci si trova o su cui ci si applica (es. sta disegnando e chiede di andare in bagno. Si interrompe e lo si porta subito in bagno). Questo per consentire a lui la comprensione dell’utilità del linguaggio verbale Qualsiasi richiesta fatta da Jacopo, se scarsamente o solo parzialmente verbalizzata, oppure addirittura non verbale, seppur comprensibile, va sempre trasformata in richiesta verbale intelleggibile; va espressa dall’operatore con voce chiara e in modo semplice; va suggerita; va richiesta in imitazione e solo poi eseguita. Meglio rinforzare il linguaggio verbale con il linguaggio del corpo, dei segni, delle convenzioni ecc (es. rispondo sì, muovendo la testa; chiedo “perché?” usando il segno con la mano; ecc.). Secondo gli esperti oltre l’80% del linguaggio tra gli uomini non è verbale e pertanto questa dimensione della comunicazione va attentamente insegnata ai bambini, persino quelli autistici. Ogni apparente distrazione di Jacopo, per seguire un accadimento attorno a lui (attennzione ad un fenomeno inatteso), con interruzione delle attività in essere, (es. passaggio di un aereo nel cielo; il girarsi al richiamo di un amico, ecc.) dovrà essere gratificata per far comprendere a Jacopo che l’attenzione va prestata anche al mondo attorno, o anche contemporaneamente a ciò che si sta facendo. Jacopo deve formulare VERBALMENTE descrizioni di ciò che sta vedendo o facendo o che sta per fare ovvero dare risposte a ciò che gli viene chiesto. Se la verbalizzazione è troppo tardiva, si procede ugualmente all’azione, sfruttando la sua esecuzione come momento per fargli riformulare, facilitandolo, la richiesta nel modo verbale e gestuale dovuto. (Successivamente quando le richieste e la comprensione saranno raggiunte…e ci si rivolge al bambino per esaudire una sua richiesta, si potrebbero introdurre due opzionirisposta affinchè lui scelga, facendo attenzione a porre la richiesta meno allettante per ultima: “vuoi una caramella o un mestolo?” Il bambino ‘non molto attento’ seppur in grado di comprendere il linguaggio tende a recuperare e ripetere l’ultima parte dell’offerta ma il disappunto di non ottenere quanto realmente desiderato aumenterà la sua attenzione alla successiva formulazione della richiesta. Quindi non gli si offre solo la possibilità di effettuare una scelta autonoma ma lo si abitua ad elevare ad un livello attentivo più adeguato la verbalizzazione) Qualsiasi richiesta fatta a Jacopo, dovrà essere formulata dapprima verbalmente e se possibile associata con il linguaggio del corpo (es. “Ci sediamo per la lezione” e se intendo con ciò fermarmi in una stanza, mi siedo); poi con suggerimenti fisici (es. indicare con lo sgardo; avvicinargli l’oggetto in questione) che saranno progressivamente eliminati. Prof.ssa Adalgisa Colombo
  • 33. MA COMUNQUE se il bambino, al terzo tentativo, non esegue quanto gli si richiede, LO SI FACILITA E SI COMPLETA SEMPRE L’ESECUZIONE DI QUANTO RICHIESTO. Questo per comprendere il legame fra richiesta verbale e azione e per impedirgli la frustrazione nell’esecuzione fallita di un compito (cosa diversa dalla frustrazione prodotta dal corretto rifiuto di un capriccio…Frustrazione questa che non gli fa male se prontamente diluita con una nuova proposta). Usate aiuti meno intrusivi possibile e diluite in molti gettoni ricompensa le azioni per ottenere un premio. ADEGUATEZZA E COMPORTAMENTI PROBLEMA Favorire qualsiasi partecipazione o relazione con altri purché “adeguata”, “consona” alla situazione. Guidare verso comportamenti corretti, adeguati, circostanziati, convenzionali. NB. Ricordare che il comportamento adeguato va richiesto e preteso non solo da Jacopo ma anche da chi sta attorno a lui, adulto o coetaneo. Da comportamenti inadeguati di un coetaneo o di un adulto (anche se in generale non appaiono così gravi perché noi siamo abituati a pensare come normodotati capaci di una valutazione di merito) possono originare per imitazione o per lo stimolo sensoriale che li ha accompagnati, i comportamenti problema o inadeguati che, una volta appresi, sono poi di difficile rimozione. Favorire l’attenzione a ciò che fanno gli altri bambini (Es.: ”-coinvolgerlo con frasi del tipo: - “Guarda che stanno facendo. Vuoi fare anche tu il girotondo?” - “Chiedi che si fermino”. “Chiedi: Fermatevi per cortesia, voglio giocare”. - “Chiedi ora a Francesca e Michela che ti diano la mano”- ”Ok “Giro, giro tondo…” - “Guarda cosa fa Giorgia, aiutala a raccogliere le foglie”. - “Guarda cosa scrive alla lavagna Michele” e, se particolarmente semplice e concreto quanto scritto, “scriviamo anche noi quello che ha scritto Michele”; oppure “disegnamo quello che ha scritto: es. APE” ecc.) IMITAZIONE Promuovete l'imitazione dei coetanei ogni volta che è possibile: La possibilità-capacità di imitazione è una caratteristica innata e sempre presente nella condizione autistica per cui il binomio ATTENZIONE - IMITAZIONE apre percorsi abilitativi immensi. Usate come modello i suoi coetanei sia per ottenere comportamenti adeguati, sia per insegnare. Dall’ingresso all’uscita della scuola potete creare una gara organizzata di esempi pratici. L’imitazione è uno strumento meraviglioso. Qualsiasi cosa gli volete insegnare affiancategli due sue amichette, una per parte, e fategli vedere come gli altri fanno quella cosa. Es.: - Siediti come è seduta Simona. - Disegnate questa cosa sul foglio come la disegna… Prof.ssa Adalgisa Colombo
  • 34. - Alzate tutti la mano quando volete rispondere alle mie domande. - Jacopo alza la mano come gli altri prima di dirmelo. - Questa è una… Correggetelo gentilmente ma puntualmente se infrange regole per le quali sarebbero corretti i suoi pari. Promuovete l'apprendimento del nome degli altri alunni e la competenza nel chiamarli per interagire in attività e relazione con i suoi pari. Es.: - Saluta i tuoi amici. Ciao… Consegna a Maria il quaderno…e dille che il voto del compito è… Richiedete che dialoghino fra loro a turno. Come ti chiami? Come stai?Che classe fai? Dove abiti? Hai visto che tempo fa oggi? Che bella maglietta hai? Che colore preferisci? Mi piacciono i tuoi pennarelli nuovi. Me ne dai uno? Daresti a Marisa quello verde. Hai capito cosa dobbiamo fare ora? Ecc. Lavorate sull'espansione delle formalità di relazione insegnado i "saluti", il sorridersi, lo sguardo nel dialogo, il modo di parlarsi, di mostrare gli oggetti, i compiti, facendo loro (e a Jacopo) apprendere cosa dire quando ci si incontra, quando si va a passeggio, quando si va a fare la spesa, quando si fa un compito, quando si risponde alla mestra, quando non si capisce o si vorrebbe risentire quanto è stato richiesto. Aiutatelo a chiedere sempre quello di cui ha o avrebbe bisogno. Es: Ora la maestra darà ad ogni bambino uno strumento musicale. Cosa farai quando ti darà il tuo strumento? Guarda cosa fa Amelia. Si siede, mette lo strumento sul tavolino e aspetta il segnale della mestra. Aiutatelo a dire:- Starò seduto calmo e suonerò al segnale.Poi premiatelo: Bravissimo:la maestra ti dirà quando devi suonare. Incoraggiate la conversazione tra loro insegnadogli a chiedere a un bambino di sedersi accanto a lui per la colazione o nella pausa gioco. Premiatelo quando lui nomina classificandoli gli oggetti che vede e riconosce. Espandete la competenza con descrizione semplice di funzioni e caratteristiche minori. Premiatelo quando sempre spontaneamente fa richieste o avvia con qualcuno una conversazione spontanea usata nel gioco o negli apprendimenti e lavorate per espanderla. Aiutatelo mentre conversa con gli altri bambini: ha bisogno di suggerimenti nell'interazione con i pari. Coinvolgete gli altri bambini e complimentatevi con loro per un buon lavoro come vi complimentate con lui. Prof.ssa Adalgisa Colombo
  • 35. Se si presenta l’occasione in cui sia naturale che un pari lo corregga, incoraggiare il pari a farlo. Es. Invece di dire “non spingere” dite “Bambini dovete toccarvi più piano”. Invece di “Non urlare,” direte “Parlate più piano” Es. Se bighellona fuori dalla fila,dite: -Anita dì a Jacopo di sbrigarsi e prendilo per mano. TRANQUILLITA’, PACATEZZA, TOLLERANZA, e poi ricordate Se qualcosa non va o si complica procedere con calma e ricominciare. CHI CONTROLLA CHI? Ricordare che il controllo della situazione, del progetto, degli obiettivi lo avete VOI e non il bambino. Serve autorità in serenità. L’autorevolezza sta nella chiarezza e nel valore di ciò che proponete. Lo scopo non è il controllo del bambino, il contenerlo, il far passare il tempo ma bensì aprire il bambino ad esperienze utili, significative e produttive. COSA RICHIEDERE AGLI ALTRI BAMBINI DURANTE LE ORE DI SCUOLA RISPETTO A JACOPO Adeguatezza. Fare attenzione a non urtarlo, non abbracciarlo, tironarlo, sbatterlo , spingerlo, a non urlare, ecc., ma essere modelli di adeguatezza, adoperare modalità comportamentali corrette al fine di insegnare a Jacopo come ci si presenta, ci si guarda, ci si parla, come ci si saluta, come si progetta assieme un compito, come si esegue, ecc. Se la classe ride rumorosamente ad un suo comportamento improprio lui trasformerà tale azione in un premio, in una possibilità interessante di attirare l’attenzione divertita degli altri su di sé. Quindi informate la classe che mantenere un comportamento adeguato è un bene. Che essere indifferenti a capricci o comportamenti impropri è un bene per Jacopo mentre è un bene dirgli bravo quando si comporta bene. Spiegate prima, al bambino con autismo, cosa succederà e come dovrà comportarsi e se inadeguato aiutatelo con vignette, con gli esempi dei coetanei e la loro imitazione, con la riduzione esplicita dei gettoni premio, con l’indifferenza assoluta rispetto a quanto non va bene. I comportamenti problema non vanno mai trasformati in momenti di comunicazione attiva, transitiva oppure rinforzati con risposte che (anche se inavvertitamente) forniscono quanto desiderato dal bambino (es. il bambino grida e subito si esce, o si corre da lui, o ci si gira tutti verso di lui). Sappiate inoltre che molti comportamenti problema vengono eliminati semplicemente “appesantendoli” (es. se Jacopo si sfrega la testa o ha altre attività motorie inopportune ecco che gli si proporrà uno schema motorio più complesso da eseguire: fai questo, fai questo ecc. secondo una attività motoria grossolana, di una certa durata, ma preparata prima, così da essere competenti, veloci ed efficaci quando ci sarà da proporla. Esistono attività utili anche agli altri bambini e che si possono eseguire assieme: mimare una poesia significativa). Prof.ssa Adalgisa Colombo
  • 36. L’importante è non pensare che solo cose banali e di modesta rilevanza possano essere proposte perché così si anticipa e si amplifica la realizzazione del gap tra questi bambini e i coetanei. Ogni comportamento problema va interrotto prontamente. (Es. una ecolalia si interrompe introducendo questioni sulla stessa: due coniglietti; due coniglietti…Chiedete: Come fanno i coniglietti a scappare dal lupo? Dimmi come corrono i coniglietti? Di che colore sono i coniglietti?) Siate sempre presenti ma cercate di renderlo autonomo. Incoraggiatelo con complimenti quando si comporta adeguatamente (Es. appena sta seduto bene e in silenzio durante la lezione della maestra. Dopo un po’ di tempo). Premiatelo quando è opportuno ed adeguato e siate indifferenti quando non lo è. Quando il bambino realizza con successo qualcosa, andatene fieri e compiacetevi per un lavoro ben fatto da entrambi. Poi ,il giorno successivo, datevi un altro obiettivo, dimenticandovi del precedente successo. Compiacersi va bene ma si può ottenere di più. Fare bene non è così complesso come si è soliti pensare, né richiede un’enorme bagaglio formativo ma una speciale attenzione alle soluzioni pratiche, alle piccole strategie da adottare, un particolare riguardo ai principi secondo cui ci si deve muovere. Siate disponibili al confronto con gli altri operatori, con i genitori, senza paura di giudizi o critiche perché il lavoro da fare è molto e nessuno sa fare tutto da subito. Quello che invece non si dovrebbe dimenticare ma che non viene mai detto, è che ogni volta che non ci si impegna, che si lascia andare… si è perduta un’occasione, un’opportunità di aiutare un bambino e domani un uomo ad esistere oggi tra i bambini e domani tra gli uomini. COSE DA NON FARE Non permettetegli di utilizzare le stesse cose, gli stessi materiali, sempre nello stesso ordine, ogni giorno. State attenti ad eliminare la sua rigidità e lavorate perché accetti meglio i cambiamenti. Non permettetegli di utilizzare comportamenti inappropriati per attirare la vostra attenzione. Non consentite anarchia, né confusione. Completate sempre i compiti prefissati magari riducendo i tempi di lavoro. Fate preparare e riordinare secondo modalità normali. Coinvolgete altri bambini nelle stesse competenze. Non permettetegli di stare o giocare da solo anche se lui lo vorrebbe. Attivatevi per ottenere un cambiamento verso l’interazione: non imparerà mai a giocare, a studiare o a condividere qualcosa con gli altri se li evita e se non glielo insegnate. Non cercate di evitare alcune situazioni solo perché ritenete che siano difficili per lui. Lavorate proprio sulle sue difficoltà, sfruttando la negatività per costruire positività, incoraggiando le sue capacità. Non confondete la calma con la lentezza o la noia. Lavorate e insegnate a velocità normale. Non costruite handicap sull’handicap. Prof.ssa Adalgisa Colombo
  • 37. Non lo proteggete troppo. Lasciatelo diventare indipendente. Non permettete a voi stessi, come insegnanti di sostegno di rimane intrappolati nella routine della classe: i vostri obiettivi sono un po’ diversi da quelli degli altri docenti: le competenze e l’integrazione come occasione di normalizzazione con e attraverso coetanei. CONTINUITA’ Non dimenticate il confronto con i genitori. Serve anche a trasferire un ottimo lavoro in un ambiente in cui magari non si fa altrettanto, oppure per apprendere corrette modalità per effettuare e continuare un ottimo lavoro in una struttura che non lo sa ancora fare. Comunque vadano le cose da un confronto continuo è il bambino che ci guadagna. FASE I INTERAZIONE - ADEGUATEZZA 1) Aiutate anche fisicamente il bambino a partecipare a tutte le attività Concentrate l'attenzione nel fargli imparare le prime regole essenziali (mettersi in fila, stare seduto; stare in silenzio). Non aiutatelo più quando è capace. 2) Aiutate il bambino nell’apprendimento in parallelo e in gruppo. Aiutate il bambino ad espandere la durata della attenzione e della relazione Aiutate il bambino ad agire tra gli altri bambini 3) Insistete sul "sapersi comportare"durante” la lezione Aiutatelo ad usare scorrettamente i materiali di lezione Aiutatelo ad usare correttamente i quaderni e i libri Aiutatelo a seguire la lezione alla lavagna. 4) Premiatelo molto per i comportamenti appropriati La lezione della maestra, quando tutti devono stare attenti, è un momento molto difficile per i nostri bambini. Inizialmente pretendete che il bambino sieda composto e in silenzio per poco tempo. Prefiggetevi un obiettivo alla sua portata. Rinforzate moltissimo se raggiunge questo obiettivo poi lasciatelo distrarsi e uscite ma scegliete voi il tempo di uscita anticipando il bambino possibilmente. Il giorno successivo pretendete l'attenzione per più tempo alla lezione da cui voi estrarrete (con una strategia comune e condivisa con la maestra) un elemento chiaro per disegnarlo, continuando questa procedura finché il bambino è capace di sedersi appropriatamente per tutto il tempo deciso e di seguire parte della lezione. Se i capricci disturbano la classe potete tranquillamente allontanare il bambino dalla classe e andare fuori, ma solo per PROPORRE UN ALTRO LAVORO (magari più facile per lui) ma poi proponete in altra sede qualcosa di più complicato, meglio se con un compagno presente, che funga da guida… ma mai "premiare" il suo comportamento negativo rinforzandolo, con il disimpegno o tollerando un comportamento inadeguato o solitario. Prof.ssa Adalgisa Colombo
  • 38. FASE II VERBALIZZAZIONE 1) Promuovete l'uso del linguaggio Lavorate con il piccolo gruppo sui dialoghi formali e con la maestra e i compagni organizzate una brevissima lezione “finale” con domande e attività specifiche per Jacopo, a cui partecipino in modo corale tutti, ma in cui il protagonista sia lui. Richiedete il contatto oculare quando parla o gli viene rivolta la parola. Aiutatelo a rispondere correttamente alla maestra e agli altri bambini. A questo momento finale fate precedere e seguire un tempo breve di normali prestazioni molto adeguate al programma di alunni. Insegnategli il modo in cui può chiedere agli altri qualcosa 2) Prefiggetevi il raggiungimento di comportamenti appropriati nella classe. Seguire il lavoro di gruppo. Partecipare a progetti, competenze libere e strutturate, a quando si riordina la classe 3) Aiutate l’interazione L'insegnante di sostegno deve diventare amica degli altri bambini Gli altri bambini di conseguenza vorranno stare intorno a lei e quindi intorno al bambino in difficoltà. L'insegnante deve aiutare continuamente il bambino a partecipare, ascoltare e parlare con gli altri bambini in modo appropriato FASE III Perseguire: ADEGUATEZZA, PRECISIONE, COMPETENZA E DURATA. 1) Prefiggetevi più indipendenza durante le attività Richiedete al bambino si guardare il tabellone calendario delle attività e gli altri alunni nella lezione per sapere cosa succederà o farà dopo (non ditegli cosa deve fare ) Richiedete al bambino più verbalizzazione e iniziate a pretendere che entri nei discorsi, dapprima con semplici parole chiave, inerenti e facilitate nella formulazione e poi spontanee, alzando la mano per partecipare alle discussioni di classe Assicuratevi che il bambino canti tutte le canzoni, reciti le poesie, anche a turno, ecc. insieme alla classe 2) Aumentate la frequenza dell'interazione spontanea con gli altri bambini Incoraggiatelo a fare domande e a rispondere alle domande degli altri sempre piu elaborate Pretendete che attiri l'attenzione degli altri prima di parlargli toccandoli o chiamandoli per nome Incoraggiatelo a condividere Promuovete speciali amicizie anche fuori orario scolastico con i compagni di classe L'insegnante utilizzi il bambino come suo speciale aiutante in modo che gli altri lo ammirino per le sue qualità Prof.ssa Adalgisa Colombo
  • 39. Riassunto delle regole generali 1. Discutere, Condividere, Preparare e Seguire un Progetto -Strutturare l’ambiente -Strutturare gli avvenimenti, modalità e tempi e i singoli esercizi -Informare su ruoli e attività, le altre persone o bambini coinvolti 2. Preparare e Predisporre gli strumenti; coinvolgere il bambino nella preparzione e nel riordino 3. Non consentire tempi morti 4. Tranquillità, Disponibilità, Comprensione, Calma e Buon umore, Lasciare i problemi a casa 5. Anticipare 6. Perseguire: Adeguatezza, Precisione, Competenza e Durata 7. Cercare e ottenere lo Sguardo; prolungare lo sguardo a cinque secondi. 8. Formulare le richieste in maniera chiara, semplice, pacata, a moderato tono di voce 9. Verbalizzare ciò che si compie 10. Pretendere, invogliare, attendere verbalizzazione 11. Coinvolgere Individuare, visualizzare, definire gli esercizi 12. Facilitare i compiti. Avviarli e lasciarli compiere in autonomia Introdurre il ruolo del compagno, sfruttando l’imitazione, la turnazione, lo scambio. 13. Che ogni attività divenga un successo, un piacere 14. Richiedere cose secondo obiettivi pre-definiti Non produrre richieste esorbitanti le capacità e se irrosolte occorre semplificare 16. Ridurre progressivamente suggerimenti o premi 17. Favorire e premiare l’attenzione prestata a ciò che succede nell’ambiente, anche incidentalmente, al di fuori del compito. 18. Favorire e premiare qualsiasi richiesta (ad eccezione di premi organizzati secondo gettoni di economia) se formulata correttamente anche se extra situazione 19. Lateralizzare (favorire l’uso della sola mano destra – o sinistra, se mancino - nelle attività di rito) 20. Non creare esclusione dalle attività o rallentamento nell’ esecuzione di richieste. 21. Seguire l’ordine di scrittura (da sinistra a destra; dall’alto al basso) nelle attività grafiche e di lettura o interpretazione di immagini 22. Strutturare ma non ritualizzare 23. Premiare sempre i comportamenti corretti. Non considerarli mai ovvi e scontati. 24. MAI PREOCCUPARSI DI EVENTUALI COMPORTAMENTI PROBLEMA MAI PREMIARLI nemmeno inavvertitamente; né renderli comunicazione fruibile. Continuare a proporre il progetto della giornata o prodursi in proposte alternative o strategie opportune 25. Riferire sull’andamento e confrontarsi Prof.ssa Adalgisa Colombo
  • 40. Prerequisiti Il prerequisito di ogni richiesta al bambino, da parte delle insegnati o dei compagni, deve essere la sua ATTENZIONE che inizia con lo “sguardo reciproco” (occhi negli occhi e si conta sino a cinque, mantenendo una corretta distanza), e qualsiasi azione o richiesta va rispettivamente accompagnata o formulata “verbalmente” (es. “Guardami Jacopo...Consegna i quaderni alle tue compagne”). Durante lo sguardo reciproco (attentività ottenuta), si fanno verbalmente le richieste in modo chiaro, semplice, diretto, senza ambiguità o doppi sensi, con modalità e velocità di voce normali e moderate. Solo se necessario, oppure solo inizialmente, utilizzare ulteriori supporti alla richiesta verbale, quali l’indicazione con l’indice, con lo sguardo, con la direzione della testa, con l’uso di un’immagine fotografica di quanto richiesto – aiuti che vanno progressivamente ridotti –. Nello stesso modo oltre ai suggerimenti si possono utilizzare rinforzi (“bravo”... “campione”... ecc; quelli che si usano anche per i coetanei) e premi (specialmente gettoni di ricompensa, per acquisire il diritto a una merendina, che potrebbe poi coincidere con quella che viene data a giusto orario a tutti). Questo per abituare il bambino ad essere “attento” a ciò che gli si propone, alle richieste, o a ciò che succede attorno a lui e che l’attenzione premia. NB. In senso più generale non si premia l’azione effettuata ma l’attentività e un altro importante obiettivo è prolungarne i tempi progressivamente. Abituare il bambino a mantenersi attento significa consentirgli di partecipare, osservare e apprendere qualsiasi competenza sino alla normalizzazione. Verbalizzazione Ogni richiesta spontanea fatta da Jacopo se formulata in forma verbale corretta, intelleggibile, va prontamente esaudita anche se esula dalla situazione in cui ci si trova o su cui ci si applica (es. sta disegnando e chiede di andare in bagno. Si interrompe e lo si porta subito in bagno). Questo per consentire a lui la comprensione dell’utilità del linguaggio verbale Qualsiasi richiesta fatta da Jacopo, se scarsamente o solo parzialmente verbalizzata, oppure addirittura non verbale, seppur comprensibile, va sempre trasformata in richiesta verbale intelleggibile; va espressa dall’operatore con voce Prof.ssa Adalgisa Colombo
  • 41. chiara e in modo semplice; va suggerita; va richiesta in imitazione e solo poi eseguita. Meglio rinforzare il linguaggio verbale con il linguaggio del corpo, dei segni, delle convenzioni ecc (es. rispondo sì, muovendo la testa; chiedo “perché?” usando il segno con la mano; ecc.). Secondo gli esperti oltre l’80% del linguaggio tra gli uomini non è verbale e pertanto questa dimensione della comunicazione va attentamente insegnata ai bambini, persino quelli autistici. Ogni apparente distrazione di Jacopo, per seguire un accadimento attorno a lui (attenzione ad un fenomeno inatteso), con interruzione delle attività in essere, (es. passaggio di un aereo nel cielo; il girarsi al richiamo di un amico, ecc.) dovrà essere gratificata per far comprendere a Jacopo che l’attenzione va prestata anche al mondo attorno, o anche contemporaneamente a ciò che si sta facendo. Jacopo deve formulare VERBALMENTE descrizioni di ciò che sta vedendo o facendo o che sta per fare ovvero dare risposte a ciò che gli viene chiesto. Se la verbalizzazione è troppo tardiva, si procede ugualmente all’azione, sfruttando la sua esecuzione come momento per fargli riformulare, facilitandolo, la richiesta nel modo verbale e gestuale dovuto. (Successivamente quando le richieste e la comprensione saranno raggiunte...e ci si rivolge al bambino per esaudire una sua richiesta, si potrebbero introdurre due opzioni-risposta affinché lui scelga, facendo attenzione a porre la richiesta meno allettante per ultima: “vuoi una caramella o un mestolo?” Il bambino ‘non molto attento’ seppur in grado di comprendere il linguaggio tende a recuperare e ripetere l’ultima parte dell’offerta ma il disappunto di non ottenere quanto realmente desiderato aumenterà la sua attenzione alla successiva formulazione della richiesta. Quindi non gli si offre solo la possibilità di effettuare una scelta autonoma ma lo si abitua ad elevare ad un livello attentivo più adeguato la verbalizzazione) Qualsiasi richiesta fatta a Jacopo, dovrà essere formulata dapprima verbalmente e se possibile associata con il linguaggio del corpo (es. “Ci sediamo per la lezione” e se intendo con ciò fermarmi in una stanza, mi siedo); poi con suggerimenti fisici (es. indicare con lo sguardo; avvicinargli l’oggetto in questione) che saranno progressivamente eliminati. MA COMUNQUE se il bambino, al terzo tentativo, non esegue quanto gli si richiede, LO SI FACILITA E SI COMPLETA SEMPRE L’ESECUZIONE DI QUANTO RICHIESTO. Prof.ssa Adalgisa Colombo
  • 42. Questo per comprendere il legame fra richiesta verbale e azione e per impedirgli la frustrazione nell’esecuzione fallita di un compito (cosa diversa dalla frustrazione prodotta dal corretto rifiuto di un capriccio...Frustrazione questa che non gli fa male se prontamente diluita con una nuova proposta). Usate aiuti meno intrusivi possibile e diluite in molti gettoni ricompensa le azioni per ottenere un premio. Adeguatezza e comportamenti problema Favorire qualsiasi partecipazione o relazione con altri purché “adeguata”, “consona” alla situazione. Guidare verso comportamenti corretti, adeguati, circostanziati, convenzionali. NB. Ricordare che il comportamento adeguato va richiesto e preteso non solo da Jacopo ma anche da chi sta attorno a lui, adulto o coetaneo. Da comportamenti inadeguati di un coetaneo o di un adulto (anche se in generale non appaiono così gravi perché noi siamo abituati a pensare come normodotati capaci di una valutazione di merito) possono originare per imitazione o per lo stimolo sensoriale che li ha accompagnati, i comportamenti problema o inadeguati che, una volta appresi, sono poi di difficile rimozione. Favorire l’attenzione a ciò che fanno gli altri bambini. (Es.: “-coinvolgerlo con frasi del tipo: “Guarda che stanno facendo. Vuoi fare anche tu il girotondo?”, “Chiedi che si fermino”. “Chiedi: Fermatevi per cortesia, voglio giocare”, “Chiedi ora a Francesca e Michela che ti diano la mano”- “Ok “Giro, giro tondo...”, “Guarda cosa fa Giorgia, aiutala a raccogliere le foglie”, “Guarda cosa scrive alla lavagna Michele” e, se particolarmente semplice e concreto quanto scritto, “scriviamo anche noi quello che ha scritto Michele”; oppure “disegnamo quello che ha scritto: es. APE” ecc.) Prof.ssa Adalgisa Colombo