SlideShare uma empresa Scribd logo
1 de 23
Baixar para ler offline
1
RELAZIONE
FESTA DEL RACCONTO
STUDENTE: Verucchi Samuele
MATRICOLA : 55706
ANNO DI CORSO: 3° anno
COORTE DI APPARTENENZA: 2010/2011
INTRODUZIONE
La festa del racconto nasce a Carpi nel 2006, grazie al sostegno della Fondazione Cassa di
Risparmio di Carpi. Nello spazio di un weekend, all’inizio di ottobre di ogni anno, strade, piazze,
cortili e giardini del centro storico della città diventano lo scenario nel quale poter incontrare i libri
e la letteratura.
Di anno in anno la manifestazione si è ampliata e dal 2010 è iniziato un percorso di coinvolgimento
dei comuni di Campogalliano, Novi e Soliera nella costruzione di una iniziativa dal carattere
“distrettuale”. L’idea centrale è quella di riuscire a superare i confini fisici delle biblioteche - luoghi
comunemente deputati alla promozione della lettura - portando la letteratura ed i libri tra la gente,
affinché anche chi non ha mai scoperto l’amore per la lettura, vi si possa avvicinare tramite un
evento dalla formula accattivante e festosa.
Davide Bregola, l’organizzatore di questo evento, nell’introduzione del programma, riferisce che il
tema di quest’anno è il Coraggio:
“questo termine, il suo significato, le sue implicazioni, verranno ritmati attraverso un racconto fatto
di libri e cultura. La Festa scandirà i suoi capitoli di luogo in luogo, di paese in paese: le piazze, i
giardini e i palazzi di Soliera, Campogalliano, Novi, Carpi, giorno dopo giorno, come una
compagnia di giro, di cantastorie, vedranno l’alternarsi di scrittori, narratori, registi, giornalisti,
cantanti, voci della televisione, ognuno con la voglia di raccontare e raccontarsi. La Festa del
Racconto è un’opportunità; ci si chiede spesso se la cultura possa cambiare il destino di un
territorio, e a questa domanda si possono dare infinite risposte, ma alla base rimane l’opportunità di
incontrare persone che hanno qualcosa da dire, da raccontare, e che di solito camminano lontane da
queste rotte. È l’opportunità di farci conoscere, di scoprire altro, di sentirsi un crocevia dove genti
diverse s’improvvisano comunità. È l’opportunità di trovare una strada, magari seguendo uno degli
appuntamenti con Tzvetan Todorov, Lars Gustaffson, Gad Lerner, Achille Bonito Oliva, Maurizio
2
Nichetti, Teresa De Sio, Aldo Cazzullo, Andrea Vitali o con i tanti altri ospiti. Intorno a loro uomini
e donne che, incantati, ascoltano e poi raccontano a loro volta, perché in questo palcoscenico senza
palco e senza barriere l’ospite è di casa, e come Ulisse condivide il suo racconto con altri, perché
senza l’Altro la sua storia rimarrebbe muta, senza voce.”
Relazione Evento 1 (Soliera, Piazza della Repubblica) ”Anteprima Con Parole e Musica.
Viaggio nel Paese che resiste e rinasce. “ (dalle ore 21 alle ore 23)
La conferenza è tenuta a Soliera dal famoso politologo e professore di economia, presso
l’Università di Modena e Reggio Emilia Massimiliano Panarari, doveva essere presente Aldo
Cazzullo, editorialista del Corriere della sera, ma per impegni legati alla crisi politica a Roma non è
potuto essere presente. Panarari è intervistato da Davide Bregola, il quale inizia citando uno degli
ultimi libri dall’autore intitolato “L’egemonia sottoculturale” pubblicato nel 2010 e i cui pensieri
saranno poi esposti durante il dialogo.
La prima domanda che pone l’intervistatore è se ci sono attualmente dei politici paragonabili ai
grandi del passato (es. De Gasperi).
Panarari inizia con una frase emblematica: “ciascuno è figlio dei propri tempi” descrivendo poi
l’evoluzione della politica moderna. Nel passato i politici erano leader (es. De Gasperi, Togliatti)
che svolgevano grandi battaglie e incarnavano la “funzione salvifica della politica” (risoluzione dei
problemi quotidiani), dando così autorevolezza ai loro partiti. Tutto ciò invece è cambiato e si è
sviluppata una politica “talent” basata sull’apparenza. Sono soprattutto gli anni ’80 quelli in cui
cambia tutto, anche a causa dello sviluppo del “neo liberalismo” in Inghilterra, con l’ascesa al
potere di Margareth Thatcher e negli U.S.A con Reagan. Tale movimento, ha portato a creare le
condizioni per cui ogni nuova generazione ha le stesse possibilità, indipendentemente dalla classe
sociale di provenienza, dove si vive meglio della generazione precedente e si vivrà’ ancora meglio
in quella successiva (in realtà oggi non è più cosi e ci troviamo più poveri di prima!). In questi anni
poi, la politica comincia a investire nei mass media e li usa come mezzi per arrivare al popolo.
Con l’avvento dell’ epoca postmoderna la realtà diventa virtuale e iper-realtà.
Ad esempio nella trasmissione “CIPRIA” Enzo Tortora cercava di far uscire il lato umano dei
politici. La presenza dei politici nei reality show e il linguaggio, hanno accompagnato tale
mutazione della politica.
Nella seconda domanda viene chiesto come dal dopoguerra a oggi è cambiato il linguaggio dei
politici e se questo si e’ impoverito, a scapito di un linguaggio più intellettuale.
Nell’immediato “dopoguerra” il linguaggio politico era alto e culturalmente sofisticato. In Italia
però, con il passare degli anni, da una parte possedeva ragioni nobili (politica=funzione culturale)
ma, dall’altra inizia a possedere una ragione truffaldina. In questo secondo caso, il politologo, fa
3
riferimento al linguaggio in codice, il cosiddetto “politichese”, utilizzato per nascondere truffe e ,
interessi nascosti, che hanno altri politici come destinatari e che solo loro riescono a cifrare.
Il gergo dei politici, in quell’epoca, non era per la gente comune. L’ideologia era alla base del
consenso, dava una direzione e un posto alle classi sociali che l’appoggiavano (inserimento nei
sindacati, patronati, ecc. che davano opportunità solo a chi aderiva a loro).
Ora il successo (il voto) è rimandato ai mass media, è l’audience che fa da indicatore per la politica.
Il linguaggio si adatta a ciò che fa aumentare l’audience, con lo stesso meccanismo della tv
commerciale (legge dei grandi numeri). I politici hanno provato ad utilizzare il linguaggio dei mass
media per aumentare la loro audience e influenzare le scelte di voto. I politici attuali, in tal modo e
alla lunga, risultano molto meno preparati dei politici del passato. Essi cercano di entrare
nell’immaginario che più piace agli elettori (impersonando l’uomo medio nei modi e nel
linguaggio), preferiscono utilizzare le bassezze linguistiche, i confronti “urlati”, andare ospiti nei
reality e nelle arene televisive, con l’obiettivo di aumentare i consensi.
La domanda successiva al Prof. Panarari, riguarda ancora il linguaggio e viene chiesto se la bassa
cultura di cui sono portatori i politici è reale o strategica.
Risponde che Silvio Berlusconi è il promotore di tale atteggiamento. Egli è l’aderenza tra
l’imprenditore di successo e l’uomo della strada. E’ una strategia per lui essere come l’uomo della
strada, perché ritiene così di essere più vicino alla gente. Inizia dicendo che “la cultura e la
dimensione etica non sono sulla stessa lunghezza d’onda”. Negli anni 80 si entra nella “performing
society” in cui ognuno può rivendicare il proprio palcoscenico, questo fa saltare le gerarchie. Cita
anche le parole di Umberto Eco “nel mondo moderno non c’è più divisione tra cultura alta e
bassa”. Questo fenomeno da una parte ci crea un'idea liberatoria, però dall’ altro spaventa e fa
entrare tutto nel regno dell'indistinto (ogni possibilità è uguale alle altre). Un esempio: questo stato
di cose porta a pensare che basta cliccare su Google ''come fare un ponte'' e si pensa di essere
ingegnere. La “disintermediazione” ci fa pensare che non esistono specialisti e nessuno è più bravo
di un altro. Chi fa politica si abbassa a quello che siamo noi e “i grandi politici non vanno più di
moda”. Questo è dato dal fatto che, come diceva nei passaggi precedenti, il politico utilizza
qualsiasi linguaggio o mezzo per ottenere consensi, facendo si che i mezzi politici tradizionali, che
dovrebbero essere utilizzati, vanno persi. Tali atteggiamenti portano così i cittadini a votare il
partito in cui ci si identifica creando una politica di delega (si vota chi ha le proprie idee, non quello
che è più giusto).
Bregola domanda al Prof. Panarari di dare spiegazione al successo del Movimento 5 stelle.
Il Movimento 5 stelle è un fenomeno multifattoriale e ciò ha permesso il suo successo : hanno
partecipato tutti i delusi dai leader degli altri partiti, contiene temi di sinistra (energie rinnovabili),
utilizza temi populisti e estremamente di destra (lotta contro l'elitè perché lontana dal popolo). E’
Berlusconi che ha utilizzato per primo questo tipo di organizzazione; Beppe Grillo come Berlusconi
è un padre padrone che decide e gli altri si adeguano nonostante non approvino appieno le decisioni
prese. Altro motivo di successo è l’utilizzo di un medium diverso dalla tv (Rete). Grillo, dice
Panarari, sarebbe il perfetto esempio di contro politica. Si fa riferimento a Ricci (amico di Grillo)
che, con il Gabibbo, è stato il primo a creare un' esempio di antipolitica, tanto che si è arrivati a
definire Grillo “Gabibbo”.
4
La domanda successiva riguarda la Lega nord.
Sempre negli anni 80 è cominciata la 3^ globalizzazione e la politica diventa anche essa globale. La
Lega, controcorrente, è ripartita proprio dalla valorizzazione del territorio (una politica quasi solo
regionale) trascurato in quegli anni, purtroppo anche in questo caso esiste un padre padrone. I partiti
in quegli anni diventano personali, un’ anomalia tutta italiana. Questa anomalia sfocia nel conflitto
di interesse che avvelena il clima del paese dal suo interno, diventa un paese che ha il suo centro in
alcuni clan e che preserva le relazioni e gli interessi personali.
Viene poi posta una domanda su Napolitano e si chiede come è vista la sua ricandidatura e il suo
ruolo in questo contorto contesto politico.
Napolitano è definito dal Professore un elemento di garanzia e un punto di equilibrio in questa
Repubblica Parlamentare. In un momento di difficili conflitti si è richiesto a lui di tornare a gestire
l'equilibrio. In politica il vuoto non deve esistere. Ciò che è importante evitare, è che nasca una
Repubblica Presidenziale in cui il capo dello stato diventi anche governatore del paese, perchè a
parte Napolitano, nessuno saprà essere cosi equilibrato. Una società cresce grazie al pluralismo, che
permetta a ognuno di esprimersi appieno (soprattutto le minoranze); la difficoltà nel nostro paese è
che manca una politica civile pedagogica in grado di educare e ascoltare.
L’ultima domanda posta, riguarda i mass media che non permettono di divulgare idee e interessi di
tipo internazionale e mondiale.
Panarari sostiene che il motivo di tutto ciò è l’essere un paese provinciale, ma per fortuna i giovani
sono quelli che grazie, ad esempio, agli Erasmus e le Università sapranno uscire da questa
mentalità. Altro motivo per cui non si parla e non si è mai parlato di paesi al di fuori del nostro è
quello di non aver avuto, a suo tempo, una politica coloniale. Inoltre da noi mancano delle elitè
qualificate e preparate sia in campo politico che giornalistico; soprattutto in campo giornalistico è
sempre più difficile che vengano assunti quelli’ “bravi”, ma più “quelli che si accontentano di
quello che gli viene detto di fare”. Il futuro può migliorare solo cercando una nuova elitè politica
capace, eticamente corretta e desiderosa di dare buone idee al paese.
Evento 2 (Cinema Teatro Italia-Soliera) – Anteprima con Parole e musica. O la va o la
spacca. Soldi facili nell’Italia della crisi. (dalle ore 21 alle ore 22 e 30)
La conferenza consisteva in una reading rock che doveva essere fatta da Enrico Brizzi e la rock
band Provincia Agiata. Anche in questo caso c’è stato un contrattempo, che riguardava la band, e
quindi al loro posto hanno suonato “i Velocisti”. Anche la reading è stata riadattata completamente
a causa di questo cambio ed è stato letto un racconto del tutto nuovo (non ancora pubblicato da
Brizzi) intitolato “in piedi sui pedali”.
L’Introduzione alla reading è stata fatta con banjo e basso. La storia racconta cosi:
“Al vertice della piramide sociale per i giovani c'erano i grandi dello sport (come lauda) adorati al
pari di quelli del ciclismo. Eroe del ciclismo era Gimondi, che aveva vinto tre volte il giro d’Italia,
la sua impresa più grande fu quella di sconfiggere Eddie Merckx che, grazie alle sue imprese era
5
chiamato cannibale Merckx. Cannibale Merckx era un principe, figlio della monarca del Belgio e si
diceva che la madre gli aveva fatto un sortilegio per cui lui non sarebbe mai salito al trono nel suo
paese di origine, ma sarebbe comunque salito al trono, diventando il re della bicicletta. E cosi
accadde; infatti, fin da piccolo Cannibale vinceva ogni gara. Walter, il narratore di questi eventi, era
un' esperto di sport , uno di quegli universitari che alla mattina si fermano al bar e dedicano il loro
tempo a leggere totalmente la Gazzetta delle sport e riviste sportive.
Cannibale Merks era stato un campione sia da grande che da piccolo ma, ciò che lo portò a perdere
era causato dal fatto che nel tempo era diventato sempre più avaro pur continuando a pensare di
essere il più fortunato di tutti. Cannibale andò addirittura in Grecia per interrogare Diogene (un
profeta) e chiedere chi era il ciclista più fortunato del mondo. Questo non gli disse che era lui, ma
che il più fortunato sarebbe stato anche il più felice. Il fortunato era anche il più felice(ritmo
incalzante e velocizzato di banjo e basso). Dopo quell'evento Gimondi vince il giro d’Italia perchè
era il più fortunato e il più felice. C'era da restare a bocca aperta per quell’evento e soprattutto a
vedere la rabbia di Merckx, che fece la bici a pezzi e se la mangio con la senape e con i pedali,
mangiati come dessert . Dopo questo tragico evento per lui, Cannibale si era dato al ciclocross.
Walter evidenzia che, nonostante l'abbandono di Cannibale però, vi erano ancora delle palline di
plastica con la sua faccia pronte a combattere per sempre contro Gimondi. I protagonisti della
bicicletta erano cosi celebrati a quel tempo perché il ciclismo era uno sport nazionale, infatti tutti
pedalavano nel passato. Le donne la utilizzavano per fare la spesa, gli acquisti dell’ultimo minuto,
andare a farsi la messa in piega, riuscendo a rimanere indipendenti dal dover chiedere passaggi.
Molti universitari la consideravano un'importante alternativa al motorino. Gli uomini la usavano per
le attività clandestine (andare dall’amante, dal barbiere a complottare) e poi arrivavano a casa
scendendo tranquilli dalla bicicletta, alla bersagliera. Ai piccoli toccava giocare con i big-gim
perché la bicicletta era qualcosa che potevano fare i più grandi. La prima bicicletta creava
un'elevazione di stato sociale di solito. La mia prima bicicletta uscì dal baule di mio padre, era
verde con le rotelline, e mi sembrava di averla già vista. ‘’È la bicicletta di Mauro(mio cugino)’’
dissi io. E mio padre rispose” si te la regala”. Dovetti abbassare il sellino. Spingendo sui pedali
andai al piccolo trotto. C'era un ritmo sempre più sostenuto. Era una faticaccia ma ne valeva la
pena, pur di provare la brezza della velocità.
Viene fatto uno stacco e si introduce la band “i Velocisti” che sono da sempre un gruppo di amici.
Si presenta Michele (bassista, voce, percussioni, seconda voce, armonica, beatbox) uno dei due
della Band. Brizzi dice che esso si è esibito durante le gare di ciclismo e faceva i rumori della
bicicletta e della gara. Qua c’è stata una simpatica rappresentazione di come arriva la maglia
gialla, la maglia rosa, di com’è la volata e il suono di quando si rompe una gomma. Rincomincia la
lettura con una base di chitarra elettrica e Basso.
Nel mese di maggio, il giro d’Italia era un rituale collettivo. In quell’anno vinse Beppe Saronni,
secondo arrivò Francesco Moser (ragazzo giovane e trentino). Saronni con la faccia da bravo
ragazzo non mi stava particolarmente simpatico, ma arrivò primo. Io mi inchinai, ma divenni un fan
di un' epico Moser e imparai che esisteva un tour; una corsa molto più importante, il tour de France.
La maglia rosa era sostituita dalla maglia gialla. Le biglie a Rimini non mancavano mai e tra queste
c’era anche quella di Bernard Hinault , vincitore del tour de France. Richi, un ragazzo incontrato in
spiaggia, di parma, diceva che questo era il più bravo del mondo, facendomi veramente arrabbiare.
Nel 78 la mia fede in Moser venne messa a dura prova a causa delle continue sconfitte, o mancate
6
vittorie. Il ’79 lo consideravo l'anno della riscossa ma arrivò di nuovo secondo. Decisi di cercarlo da
tutte le parti, volevo andare ad aiutare Moser e cosi si poteva andare a vincere insieme, non potevo
abbandonarlo ora.
Terzo stacco. Iniziano suonando con tubi cavi da una parte, picchiati sulle gambe come percussioni
e, dopo, proseguono con chitarra elettrica e basso.
Dopo l’Atala, la sua erede fu una bicicletta rosa che si chiamava Mirella. Ero retrocesso e mio padre
mi disse che tra due anni mi avrebbero dato una bici più virile. Anche Mimmo Cali mi prendeva in
giro. Un giorno lo sfidai per farlo stare zitto. Mimmo parti a razzo, ed io spingendo come un
dannato arrivai fianco a fianco (aumento volumi e velocità basso e chitarra) e, di colpo, mi trovai
davanti ed iniziò il mio sogno di andare in fuga solitaria uscendo vincitore.
Nel quarto intermezzo (intro chitarra e voce, durante il dialogo chitarra e basso)
“Solo dopo aver compiuto 7 anni potevo pedalare sulla pubblica via insieme a mia madre e lei mi
poneva domande a trabocchetto come, ad esempio: ”e se passa un camion dei gelati e ti dice che
vuole darti un passaggio??”. Il primo passo fu di seguire la scia dell'olandese di mia madre. Dopo
un’ attimo mi accorsi che era cambiata tutta la prospettiva. Salutammo zio Walter, ma lui ci guardò
poi distolse lo sguardo. Incredibile, non ci aveva visti. Dopo quell’episodio capii che la solitudine
era il prezzo della velocità e se perdevo una gara in cortile non ne soffrivo più; ormai viaggiavo
come i grandi. Il vasto mondo era il mio paese. Guardavo le imprese di Marco Polo in tv e pensavo
che anche io avrei solcato mari e imperi.”
Nella quinta pausa si introduce Giovanni (chitarra, banjo, percussioni, seconda voce) altro
componente dei velocisti , compagno di scuola di Brizzi, che viene esaltato dall’autore per le sue
doti nel fare degli assoli di chitarra che purtroppo quella sera dovevano essere limitate. Prima di
continuare la reading i due fanno un gioco (suono una canzone e devi conoscerla), che hanno
sempre fatto fin da piccoli. L’introduzione a questa ultima parte è fatta con chitarra elettrica distorta
e un’armonica.
Siamo nell'81 dove nelle hit delle canzoni mondiali c'erano Michel Jackson e “start me up” dei
Rolling Stone mentre in Italia “giocha jue” e “rock and roll robot”. Nell’82 Moser continuava a non
vincere il giro d' Italia. Nell'83 continuò a vincere Beppe Saronni. Allora Moser andò in Messico e
dopo settimane di allenamento fece il record dell’ora, infatti, il giorno 19 riuscì a pedalare ad oltre
50 km/ora pedalando continuamente. Nuovo Record! Anche se la vera gloria ci sarebbe stata solo
se avesse vinto il giro. L’84 era la sua ultima possibilità per prendersi la maglia rosa. Doveva
battere un francese. Lotta tra Italia e Francia. Arriviamo alla fine del giro e restavano solo 48 ore
per riprendersi la maglia rosa, oggi nelle mani del francese. Verona, l’ultima tappa, fu la data
decisiva, guadagnò due minuti e mezzo nella corsa a cronometro. Recuperò il distacco e riuscì a
finalmente a vincere il giro d'Italia all'ultima tappa. Da quel giorno però ci toccava andare avanti
sulle nostre gambe.”
7
Evento 6 (Carpi, Tenda Piazzale Re Astolfo) Informazione e comunicazione ai tempi di
Twitter (dalle ore 10 alle ore 12)
Il moderatore della conferenza è Davide Bregola che intervista il famoso e importante giornalista
Gad Lerner.
Bregola inizia chiedendo a che punto siamo con l’informazione.
Lerner risponde dicendo che siamo giunti al punto in cui ognuno può fare da sé; parla poi dell’uso
che i giovani fanno dei social network come Facebook o Twitter e dice che vengono utilizzati come
luoghi in cui darsi arie e ottenere approvazione sociale e quindi un’ identità positiva. Anche lui dice
di avere qualche milione di followers su twitter, ma non per questo è seguito da tutti. Soprattutto
ricorda ai giovani che gli scambi, i rapporti e le amicizie nate sul web non potranno mai paragonarsi
alle relazioni vere e proprie. Parla anche di siti come Wikipedia e quelli in cui si trovano i riassunti
dei vari libri e dice che molto spesso le persone pensano che guardando questi è come aver letto il
libro. In realtà però non è così perché, nel tempo, questo modo di informarsi porta a far si che la
gente si parli con scambi e battute sempre semplici.
La seconda domanda riguarda la politica estera: perché in Italia non se ne parla?
Gad Lerner risponde raccontando che è nato nella sponda Sud del Mediterraneo; dice di essersi
posto la stessa domanda per anni, chiedendosi perché non si parla di cosa avviene in Siria, Libano e
altri paesi del mondo. Ai suoi tempi, riferisce, a scuola nelle assemblee di classe si parlava di
politica (es comunismo in Russia, in Cina) con passione e interesse, mentre ora ci si incontra e
riunisce sempre meno, sia per interessarsi a tali temi, sia per parlare e condividere conoscenze sul
mondo. Il motivo di tutto ciò è il “provincialismo” del nostro paese e, spesso, i ragazzi oggi si
rinchiudono nei bar e dedicano il loro tempo a fare pettegolezzi come forma di rassegnazione. Lo
stesso meccanismo lo si trova nello stare insieme su facebook. Ciò che accade sempre più spesso è
che i ragazzi accettano di vivere in provincia e sono servi del marketing imposto dai mezzi di
comunicazione. Lui ha sempre cercato nei suoi programmi in televisione di portare l’attenzione
della gente verso altri argomenti, ma per fare ciò, però, è necessario avere e sviluppare fantasia. Sui
mass media, invece si parla sempre di Silvio Berlusconi, del governo, ecc. e le persone sembrano
indifferenti di fronte a questo monopolio di notizie. Prosegue e riporta ancora l’esempio di Silvio
Berlusconi che l’anno scorso, in tempo di crisi, dopo anni in cui si era rifiutato, ha ricominciato ad
andare ovunque lo chiamassero, perché, oltre a farsi pubblicità, prometteva di aumentare lo share.
La Santanchè porta share, soprattutto se va da Travaglio e tra i due nasce il conflitto, la gente starà
sempre li a guardare. Dice che cambia la trama ma i meccanismi televisivi sono sempre quelli con
gli stessi identici protagonisti.
8
La quarta domanda fatta da Bregola punta a chiedere un commento sulla drammatica vicenda di
Lampedusa.
Lerner dice ai giovani che questa è l’occasione giusta per iniziare a sfruttare internet, Social
network e soprattutto blog e ottenere tutte le informazioni che servono a capire cosa realmente sta
accadendo. Lui a tal proposito dice che darà alcuni importanti suggerimenti. Frasi come “pericolo
invasione” o “dobbiamo mettere le motovedette per fermare questa invasione” sono quelle utilizzate
dai media per sviluppare idee negative a riguardo del fenomeno migratorio.
Lerner dà una informazione dei dati reali del fenomeno migratorio perché risulti più chiara la
situazione. Il governo ha fatto una sanatoria e il numero di immigrati clandestini(o rifugiati di
guerra) risale a 22.000, una cifra minima se pensiamo che sono 60 milioni gli abitanti che popolano
il territorio italiano. Le Istituzioni, come si può intendere, hanno lavorato sull’ignoranza delle
persone creando “un mondo di paura”. Paragona gli immigrati agli ebrei mandati nei campi di
concentramento durante la seconda guerra mondiale. Evidenzia che gli immigrati sono stati
obbligati ad emigrare, e pagano per farlo (una cifra più elevata di un biglietto aereo in Business
class) perché sperano di trovare una situazione migliore di vita. Le normative attuali, quando un
barcone affonda, portano chi passa a non intervenire, per paura di essere incriminati e questo
sembra serva da monito per quelli che hanno intenzione di partire. Tutto ciò in realtà ha portato solo
ad aumentare morte e disperazione. Il giornalista dice che, secondo lui, la vera soluzione sarebbe di
mettere traghetti regolari, per togliere le ricchezze dai criminali e dividere gli immigrati tra i vari
paesi europei.
Parla anche della sua storia personale e racconta che anch’esso è stato immigrato. Dice che è
arrivato dal Libano con un documento falso nel 1977 e per dieci anni è rimasto apolide (senza
nazionalità) e solo dopo trent’anni ha ottenuto un documento di identità definitivo. Oggi nel mondo
ci sono decine di milioni di profughi e, per questi, è importante fornire un minimo di status
giuridico. Solo in questo modo si potranno fermare gli immigrati che compiono azioni criminali e
che, ora come ora, la legge li cataloga come fuggiaschi. Conclude dicendo che saranno i paesi del
sud del mondo, con una politica più aperta, quelli che diventeranno le vere potenze del futuro quindi
è giusto tenerli nella giusta considerazione e non pensarli solo come paesi sottosviluppati.
PARTE DOMANDE
Movimento Cinque Stelle
E’ una promessa mancata. Si basa sull’idea di creare comunità online che non fanno altro che
limitare ancora di più l’incontro tra le persone mentre è sempre più importante trovarsi, confrontarsi
e discutere insieme dei problemi che ci affliggono.
Un professore della scuola secondaria ha chiesto se, oltre al minuto di silenzio, non fosse necessario
anche parlare e fare attività che possano sviluppare maggior consapevolezza sul fenomeno
migratorio e di possibili strade per l’integrazione.
9
Lerner dà grande merito agli insegnanti della scuola primaria che, di fronte all’allarmismo del
governo italiano, hanno permesso che i ragazzi possano vivere in comunità e vedano la
multiculturalità come abitudine e normalità in cui vivere e condividere, istaurando relazioni. Gad
inoltre dice che il lutto nazionale non deve limitarsi a una formalità, perché deve servire a far capire
che quei morti sono anche tuoi morti e parte della tua comunità. L’integrazione è possibile facendo
anche piccoli gesti.
Evento 9 / sabato 5 ottobre - Scrivere in carcere (Sala Estense Palazzo dei Pio-Carpi)
Primo parte- Presentazione dei Quaderni del carcere (dalle ore 12 alle 15)
Un’organizzatrice della festa del racconto introduce la conferenza, dicendo l’importanza di parlare
ed esporre il problema delle carceri. Sempre più questo contesto, a livello italiano, è pieno di
difficoltà sempre crescenti, come il sovraffollamento, la perdita del significato educativo della pena,
vista sempre più come punizione e non come risocializzazione. Non c’è rapporto tra la costituzione
e la dichiarazione europea sulle condizioni di vita, definite deplorevoli, delle nostre carceri. La
decisione di fare questa conferenza e questo progetto di scrittura, dice l'operatrice, è data dal fatto
che mancano riflessioni serie sul problema, a cui si deve dare voce e per cui è importante
impegnarsi.
Prima di parlare però delle parole espresse dagli operatori e detenuti, Carlo Coppelli, docente di
Discipline Plastiche presso il Liceo Artistico di Modena, ed arte-terapeuta, responsabile da dodici
anni dei laboratori di arte-terapia presso la Casa Circondariale Sant’ Anna di Modena, fa una
premessa per introdurre le basi del progetto. Egli dice che questa collana intitolata "Quaderni del
carcere 2", nasce da una collaborazione tra il Comune di Carpi, il progetto “Le Voci di Alice” del
Centro Educativo di formazione e documentazione sulle Arti e Arti Terapie, denominato ArServizi
di Carpi, che svolge attività di teatro e arte all’interno del carcere e, ultimo ma non meno
importante, dal laboratorio “Parole Scontate”, portato avanti da lui insieme a Tony Cortese, che
verrà presentato più tardi. Il Prof. spiega il perché si è deciso di chiamare tale scrittura “I Quaderni
del carcere” ed evidenzia che è ispirato al testo di Gramsci denominato allo stesso modo e che
parlava sempre di esperienze e parole scritte dai detenuti. Tale esperienza è fatta nel carcere da
operatori e ragazzi, a partire dal 2001 e conclusasi nel 2013, ottenendo quattro quaderni (2 per il
settore maschile e 2 per il settore femminile. Lo scopo di un secondo “libretto” è quello di
continuare con un buon metodo, valorizzando le produzioni espressive e le capacità riflessive dei
cosiddetti “delinquenti”. Ciò che ha definito che tali interventi fossero necessari è stata l’analisi dei
diversi aspetti problematici che si sono rilevati all’interno di tale contesto, come il problema della
recidiva, le difficoltà affettivo-relazionali, l’isolamento della realtà carceraria rispetto alla comunità.
Infatti, l’estrema chiusura di questi ambienti spesso porta i carcerati solamente ad amplificare
aggressività e violenze. Per tale motivo è importante “portare fuori da queste mura”, nelle città, nel
territorio, le voci di chi non può avere voce, cercando l’attenzione di chi ha possibilità, se vuole, di
ascoltarle. Tale progetto tramite l’arte, il corpo e la drammatizzazione, ha cercato di sviluppare una
comunicazione efficace tra i detenuti, perché questo porti a un ripensamento della propria identità e
del vissuto della persona, grazie ad esperienze di rispecchiamento e accoglienza nel gruppo dei pari.
Le modalità con cui è stato fatta questa attività ha ricompreso più di cento detenuti, in sei cicli di
10
intervento divisi per sezioni (due cicli per i detenuti “comuni”, due cicli per i detenuti della sezione
“protetti” e due cicli per i detenuti con problemi di tossicodipendenza, selezionati dal SERT), per un
totale di ottanta incontri in due anni. Guardando ai detenuti comuni i laboratori sono stati proposti
come spazio totalmente volontario e si è puntato soprattutto ad interventi di prevenzione del
disagio. Per i detenuti dell’area “protetta” si sono messi in campo interventi riabilitativi, con lo
scopo di trattare il tema del confronto e della riflessione personale. Con i due gruppi di detenuti
tossicodipendenti, insieme a educatori e operatori del SERT, il lavoro è stato incentrato su scopi
maggiormente terapeutici.
Prende la parola Raffaella, una detenuta, che legge una storia scritta sul Quaderno da un detenuto e
intitolata "Devo dirti una cosa":
Ora sono cresciuto e ho scoperto parole come "dolore". Non avevo mai usato questa parola, troppo
grande per me. Ora la posso gridare perché la conosco, è inutile fuggire, nascondermi da qualche
parte lontano dal mondo, perché ci sarà sempre qualcuno che mi vedrà piangere per il mio dolore.
Oggi è un giorno molto brutto, c'è poco sole e la gente cammina avanti e indietro, come tante
rondini senza nido. Che vita quaggiù, in questo brutto posto, che non sembra mai finire:
c'è chi fa lo scemo;
c'è chi fa rumore;
c'è chi fa poco;
c’è chi fa tutto.
Mi addormento la sera pensando a domani, pensando che ancora mancherai nella mia vita, ma forse
è domani che ti incontrerò. Incontrami di notte, mentre vago per la città vuota, in cerca di qualcosa,
che non so. Io me ne vado in punta di piedi, affinché tu non ti accorga che l'attimo vissuto accanto
a te è finito per sempre. Basta ti ho fatto male, ti ho fatto soffrire, ma ora ti prego perdonami...Era
questo che volevo dirti.”
Prende poi la parola Tony Cortese, Fondatore dell’associazione culturale STED (Spettacolo Teatro
Educazione Danza) il quale, come anticipato precedentemente, ha collaborato dal 2004 con Carlo
Cappelli sia per il progetto “Parole scontate”, sia nello svolgimento di laboratori di teatro. L’attività
teatrale è vista da Cortese come un mezzo terapeutico per canalizzare l’energia attraverso la
rappresentazione. Lo scopo di tali laboratori è aprire la fantasia, portare i detenuti a superare le grate
e ritornare essere viventi. Un momento da vivere come una messa in gioco di sé stessi per
riscoprirsi.
Dopo prende la parola una volontaria che lavora in carcere e spiega che i carcerati usano molto la
scrittura, soprattutto le lettere. Si scrive alla mamma, alla famiglia, a un amico o per avere un aiuto.
Spiega anche perché uno dei testi, scritto dalla sezione femminile del carcere, della collana “i
Quaderni del Carcere 2” è stato chiamato “Penelope il tempo dell'attesa”. Il titolo dice, è la
rappresentazione del sentimento delle donne all’interno del carcere, le quali, come il personaggio di
11
Penelope nell’Ulisse di Omero, sono sempre sole e attendono un ritorno, che permetta loro di
abbandonare per sempre la tela che esse stesse hanno tessuto di giorno e disfatto di notte. Quindi è
grazie alla scrittura che riescono a dire ”ci sono anch’io” all’interno del carcere, uscendo così
dall’anonimato a cui sono costrette già dalla denominazione “carcerato”, che porta ad escludere e
quasi nascondere la componente femminile dietro ad una maschile. Sempre la volontaria dice poi
che spesso le ragazze hanno una farfalla come tatuaggio, che indica la voglia di andare via. Tutto
ciò perché al momento del reato il tempo si ferma. infatti il tempo si dilata e lo spazio si restringe
all’interno della cella. Quando il detenuto viene portato in carcere non gli si permette di portare
nulla con sé, al massimo non uno spazzolino. Sono soprattutto le donne migrate quelle che sentono
maggiormente il distacco, ed è perché erano loro ad essere la parte affettiva e sono tormentate per il
senso di colpa di aver lasciato solo il figlio/i e la famiglia. Il tempo dentro al carcere diventa fiducia
(aspetto la posta, aspetto la telefonata, aspetto i servizi) rendendo però pesante l’attesa. Dice anche
che il racconto autobiografico permette di esprimere sogni, consente di sviluppare nuove vie di
conoscenza e possibilità. Conclude dicendo che il carcere agisce su spazio, tempo e corporalità,
quindi sulla propria identità.
Prende poi la parola la Dottoressa Rosalba Casela, direttrice dell'istituto, la quale approfondisce il
tema della detenzione femminile che definisce molto più penosa rispetto a quella per gli uomini.
Soprattutto per il carico emotivo di cui sono portatrici le donne perché vivono pensando di non
poter riuscire ad uscire dal senso di colpa. Ella dice che è importante fermarsi e vedere il carcere
come una parentesi e, a tal proposito, è fondamentale che la separazione totale non esista, perché
ciò porterebbe il carcere a fallire. La pena è educativa solo se il rapporto tra esterno ed interno è
continuo. La separazione totale è solo punizione senza educazione, senza possibilità, senza aiuto e
solamente causa di episodi di forte recidiva.
Riprende la parola Carlo Coppelli che parla della rubrica mensile “UNO, DUE, TRE…CELLA”,
nata nel luglio del 2012, grazie alla collaborazione del settimanale “Il Tempo” di Carpi, che parlerà
di carcere, delle relazioni tra vittima e reo, di detenzione, del rapporto tra chi è detenuto e chi è
invece libero, con l’intento di iniziare a creare un ponte tra il dentro e il fuori.
PARTE DOMANDE
1) Il terremoto ha causato crepe nella palestra, è stato definito un piano per raccogliere fondi per
ricostruirla?
Risponde la Dottoressa Casella che dice che purtroppo gli interventi di manutenzione portano a
inseguire sempre le urgenze e quindi, per ora, non si è riusciti ancora ad intervenire. Inoltre dice che
“no”, non è stato messo in campo un progetto di raccolta fondi.
2)Come si affronta il problema Sanità? Come si affrontano malattie psichiatriche, disturbi
intestinali e malattie veneree?
Risponde sempre la Dottoressa Casela e dice che ogni persona viene assistita con modalità molto
simili a quelle esterne. Possono essere visitati da medici ogni volta che ne necessitano e ogni volta
che vogliono. Coppelli riferisce anche che il prossimo mese sulla rubrica "uno, due, tre…celle" si
parlerà proprio di questo problema.
12
3)Come persone esterne si può lavorare in modo distaccato o un giudizio è necessario??
Parla Tony Cortese dice che lui ha sempre voluto partire dal non sapere ma, a volte, quando
scopriva cosa realmente quel soggetto aveva fatto, non riusciva a capire come e perché avesse fatto
quelle cose. Sia operatori che persone dovrebbero riuscire comunque a mantenere i contatti e
superare il giudizio, perché solo in questo modo si possono ristabilire contatti fondamentali per
ricominciare all'esterno.
Una volontaria dice che è importante dividere il giudizio sul fatto e il giudizio sulla persona.
L'atteggiamento giudicante blocca l'altra persona. Come persone esterne si tende a vedere fatto e
persona come un'unica cosa. Come volontaria cerco di instaurare un rapporto in cui mi pongo come
persona, indipendentemente da quello che hanno fatto, ma comportandomi solo in base a ciò che
conosco. Non possiamo fermare il tempo al momento del reato perché questo è condannare la
persona a quel momento, togliendogli ogni opportunità e possibilità di ridare una direzione positiva
alla propria vita.
4)Avete paura??
Risponde Cortese dicendo che è l’attività in carcere mi ha permesso di sviluppare meno pregiudizi
rispetto al mondo che frequento.
Seconda parte- Performance artistico-teatrale (dalle ore 15 alle ore 16.30)
Lo spettacolo che ci è stato presentato era fatto per un massimo di 40 persone, ed era uno spettacolo
interattivo tra pubblico, carcerati, ex carcerati e Tony Cortese, come operatore che coordinava il
tutto. L’attività che è stata proposta era suddivisa in cinque parti.
Nella prima parte, hanno fatto sedere noi spettatori in cerchio su delle sedie e, ogni tre persone,
veniva posizionata davanti una sedia, in cui sedeva un carcerato e leggeva (in modo teatrale) le
storie presenti all’interno del Quaderno. Ogni carcerato alla fine della lettura alzava la mano come
segno di fine e, quando tutti gli altri avevano alzato la mano, a quel punto si spostava nella sedia
successiva e cosi fino a che non ritornavano al punto iniziale.
Nella seconda parte ci è stato detto di alzarci, per andarci a presentare in ordine sparso per la stanza
a tutti gli altri.
Nella terza parte è stato dato ad ognuno di noi un foglio e ci è stato detto di scrivere una lettera
indirizzata a chi volevamo. In seguito, dovevamo piegarla, strapparla in tanti pezzi e tenerne per noi
solamente due.
Nella quarta parte ci è stato detto di metterci a coppie. In seguito, dovevamo prendere uno dei due
pezzi di carta che avevamo tenuto, incollarlo su un cartoncino formato A4 e scambiarlo con gli altri.
A questo punto dovevamo, in base a ciò che c’era scritto, cercare di completare il cartoncino con
parole, disegni o pensieri. Fatto ciò, ci si scambiava nuovamente i cartoncini e si spiegava il perché
di quel disegno o di quella scrittura fatta.
13
Nella quinta e ultima parte ci è stato chiesto di incollare in un grande cartellone, appeso alla parete,
l’altro pezzo di carta che avevamo tenuto e poi anche in questo caso, riempirlo con immagini di
giornali e scritte, riempendolo completamente.
Tutto si conclude con i ringraziamenti a tutti i ragazzi del carcere di Sant’Anna, allo staff della
Festa del Racconto e a noi per la collaborazione.
Evento 15/ Sabato 5 ottobre (Tenda Piazzale Re Astolfo-Carpi) “Scelte religiose, scelte di vita”
Ad aprire la conferenza Brunetto Salvarani che prima di incominciare presenta gli ospiti, che sono:
Espedita Fisher e Antonio Prete. La Fisher è una teologa che presenterà il suo libro “Io sarò
l’amore”. Preti è docente di Letteratura Comparata presso l’Università di Modena e Reggio Emilia.
Prima di parlare dei libri dei due autori Salvarani chiede ai due di fare un commento su quanto
accaduto a Lampedusa.
Espedita inizia ringraziando per l’invito e dice che di questo fatto ne stava parlando poco tempo
prima con un amico, il quale era rimasto sorpreso da quello che aveva visto a Lampedusa. Lei dice
che la tragicità di Lampedusa non sta solamente nella gestione del fenomeno migratorio ma
riguarda soprattutto la cecità che vi è nel nostro contesto italiano in cui solo tre volte l’anno si parla
di questa realtà e sempre con una visione critica, mai si parla di una possibile soluzione o di
racconti di storia vissuta. Solo poco tempo fa, aggiunge la Fisher ho visto un servizio su Rai 2 che
parlava della vita di una famiglia di immigrati, facendo vedere che questa viveva come noi.
Conclude poi la risposta dicendo che solo comportamenti di amore e unione, assieme alla loro
voglia di riscattarsi, sono quelli che permetteranno il miglioramento della società, uscendo da
situazioni tragiche come quella di Lampedusa.
Preti a riguardo dice che qualche giorno prima, a Bologna, gli era capitato di parlare in stazione con
alcuni ragazzi immigrati, che avevano iniziato a cantare un pezzo rap e lui si era fatto spiegare il
perché avevano tanta passione per la musica, scoprendo che questa per loro era uno dei pochi
metodi che gli permetteva di esprimersi appieno. Tale esempio è stato riportato dal Professore per
arrivare a dire che nel nostro paese spesso vi è una “mancanza di comunicazione” verso gli
immigrati, data soprattutto dal fatto che noi non riusciamo ad andare al di là dei lineamenti, del
colore della pelle e dell’espressione del volto e questo ci porta a non considerare la storia, l’anima e
quindi l’essenza dell’altro. La vera problematica starebbe proprio all’interno di questa nostra
mentalità che dovrebbe essere rieducata a una maggiore apertura e presa di coscienza, di questa
multiculturalità, come normalità all’interno del nostro mondo.
Riprende la parola Salvarani il quale introducendo i due testi dice che, anche se molto diversi tra
loro, presentano tre “linee forti” comuni: la prima è la ricerca di esperienze, la seconda è l’ascolto di
voci e storie, infine, la terza invece riguarderebbe il coraggio di trattare temi inattuali come la
compassione.
Si è passati poi alla descrizione delle due opere. Inizia Antonio Preti che presenta il suo libro
chiamato “Compassione, storia di un sentimento”. Egli dice che da sempre si è occupato di poesia
(ad esempio Leopardi e Baudelaire di cui ha fatto uno studio approfondito del testo ”I Fiori del
14
male”), oltre che di letteratura e questa opera sarebbe il frutto di una ricerca che lui ha condotto a
seguito di questi studi, in cui ha voluto dimostrare come all’interno delle opere dei grandi autori, i
protagonisti delle varie storie, esprimono e vivono certi sentimenti che vengono sentiti e rinascono
nei soggetti a seguito delle loro letture.
Alla base del suo testo vi è poi anche la ricerca di dove e in che modo si tratta, all’interno delle
opere dei grandi autori del passato, il tema della compassione. Fa subito un’importante
differenziazione tra come la filosofia tratta il tema rispetto alla letteratura. La prima infatti ne parla
in modo descrittivo e teorico, quindi più oggettivo, mentre la letteratura si concentrerebbe in modo
molto più approfondito su come i personaggi vivono questo e altri sentimenti.
Parte da qua per fare vari esempi, che cita anche nel libro, di scrittori che parlano della
compassione. Per primo cita Dante, dicendo che nel V° Canto dell’inferno, quando lo scrittore si
trova davanti a Francesca, lì ritroviamo il sentimento della pietà e della “perdita della lingua”.
Anche Eschilo dei Persiani tratterebbe la compassione. Egli infatti dopo la vittoria dei greci contro i
persiani, dice di non esultare perché le perdite persiane sono perdite anche nostre essendo anch’essi,
come noi, persone di questo mondo quindi fratelli nostri.
La compassione dice Preti, può essere vista come una perdita del proprio stesso coraggio infatti la
compassione sarebbe espressione anche della paura: se uno si lascia impossessare da essa, non è
più uomo, esclama il Nibbio, nei Promessi Sposi quando, consegnando Lucia all'innominato,
confessa d'aver quasi provato, lungo il trasporto, compassione per la povera ragazza rapita.
Baudelaire rappresenterebbe tale sentimento attraverso la figura del cigno che, scappando dalla
gabbia, finisce sull’asfalto e guarda verso il cielo sperando nell’arrivo della pioggia che lo porti nel
lago tanto sognato. Per L’autore dei “Fiori del Male” tale figura sarebbe la metafora di quei soggetti
che la società non considera e lascia da parte (es orfani, barboni) verso i quali Baudelaire sviluppa
appunto sentimenti di compassione, rispecchiandosi in loro e sentendosi anch’esso come loro.
Parla anche della guerra e dice che questa è la cancellazione della compassione, puntando ad
eliminare il rapporto con l’altro. Primo Levi nel suo testo “Se questo è un’ uomo” dice che lo scopo
dei campi di concentramento nazisti sarebbe appunto quello di eliminare la compassione e, di
conseguenza, l’eliminazione dell’altro.
Conclude questa sua presentazione dicendo che ha dedicato anche un capitolo al dolore e come si
ritrova il sentimento della compassione nel mondo animale e che saranno sempre e soprattutto la
letteratura e l’arte a raccontare i sentimenti e la compassione.
Prende poi la parola Espedita Fisher che prima di iniziare a parlare del suo testo “ Io sarò l’amore”
chiede a noi in sala come si possa avere compassione verso un rumeno, quando il giorno dopo sul
giornale sentiamo che un’ altro rumeno ha ucciso una famiglia?? Come facciamo ad avere
compassione di chi la sera, in una grande città, quando una donna, se non si veste in “tuta ”, rischia
di essere stuprata da quattro marocchini ubriachi?? Come si fa ad avere pietà di queste realtà nel
mondo??
Espedita si è provata a dare una risposta. Prima però fa una piccola premessa, dicendo che noi ci
dobbiamo pensare come composti da una realtà materiale ed una spirituale. Ritorna poi al quesito e
dice che si può risolvere, rispondendo alla domanda ”perché siamo nati??” . Solo se darò uno scopo
15
alla mia vita riuscirò ad affrontare tale situazione, la cui tristezza altrimenti, sarebbe quasi
impossibile da affrontare. E proprio di questo parla il libro, cioè di varie donne provenienti da
contesti e situazioni diverse nella vita, che si sono convinte di essere nate per salvare l’umanità e di
farlo attraverso la preghiera. Questo desiderio di salvezza di fronte a tale situazione di incertezza e
debolezza del mondo, dice Espedita, sarebbe l’idea alla base della clausura che, per non rimanere
solo qualcosa di concettuale, deve trovare un modo per diventare la realtà e cioè appunto tramite la
preghiera. Già nel suo primo libro intitolato “Clausura” e pubblicato nel 2007, la Fisher, che
aveva deciso di vivere per due anni in un convento e per altri due aveva viaggiato e vissuto nei
monasteri di tutti gli ordini in cui le monache vivono recluse. Intervistando queste donne aveva
scoperto che molti personaggi politici e militari erano andati da loro per chiedere di pregare perché
certe battaglie, certe discussioni o dispute andassero a buon fine. Esse dicono infatti che molti
eventi sono andati nella direzione richiesta grazie alle loro preghiere.
Essa a tal proposito dice che grossi cambiamenti possono avvenire solo tramite la vita spirituale,
una via invisibile che è dentro di noi e che si realizza dando uno scopo alla nostra esistenza, che
permette di trasformare la realtà visibile. Anche Gesù nella Bibbia dice che noi siamo anime (quindi
solamente vita spirituale) messe dentro a un corpo.
Conclude poi con la lettura di una parte del testo, di una Monaca di clausura di Carpi, che ha vissuto
l’esperienza del terremoto.
PARTE DOMANDE (veloce perché la conferenza era andata oltre il tempo disponibile)
Un’ uomo chiede ad Espedita alcune note sulla sua biografia?
Essa dice di essere nata nel 1978 giornalista, scrittrice, conduce da anni un’intensa attività di
ricerca e di studio sulle grandi scelte mistiche della contemporaneità italiana. Dice anche che nella
sua vita ha avuto due grandi passioni: la spiritualità (espressa in vari modi) e la comunicazione.
Grazie alla casa editrice “Castelvecchi” è riuscita a unire le due passioni ed iniziare a scrivere . La
sua prima pubblicazione è Clausura (Castelvecchi, 2007) che ha ricevuto il plauso di critica e
pubblico.
Una donna chiede poi perché spesso, anche pregando, le cose non vanno sempre bene?
La Fisher a tale proposito parla di una conversazione che ha avuto con un prete molto preparato e
che lavora con lei a proposito di tale questione. Lui le aveva risposto che forse non aveva pregato
bene, non aveva avuto il giusto amore e voglia. Proprio per tale motivo dice che si, magari non
subito avrà i risultati sperati, ma deve continuare a pregare e soprattutto imparare il modo giusto
con cui farlo. Tutto ciò perché è grazie all’arricchimento della nostra spiritualità che riusciremo a
trovare la felicità in questo mondo.
16
Evento 24 (Carpi, Cortile d’onore Palazzo dei Pio) Odissea, Isola del Coraggio (dalle ore 10
alle 13)
In questa conferenza è avvenuta la lettura del libro XII e XIX del poema omerico “L’Odissea”.
Questa maratona di lettura teatrale è stata la quarta tappa (o isola, come viene chiamata) di cinque,
ognuna con una durata di tre ore. Inoltre ogni Isola è accompagnata da un preciso oggetto che la
caratterizza e da una particolare forma di coraggio, oltre che da una personaggio del famoso poema
che svolge determinate azioni e “presidia” ogni tappa:
1)Prima isola : “Il coraggio di rischiare” lettura dei primi quattro libri del poema. Presidia l’isola
Telemaco.
2)Seconda isola: “Il coraggio di amare” lettura dal libro V al libro VIII. Installazione della zattera di
Odisseo. Presidia l’isola Nausicaa.
3)Terza isola: ”Il coraggio di lottare” lettura dal libro IX e XII. Installazione dell’Elmo di Mimmo
Paladino. Presidia l’isola Odisseo.
4)Quarta isola (a cui ho partecipato): ”Il coraggio di resistere” lettura dal libro XII al XIX.
Installazione del telaio. Presidia l’isola Penelope che durante la lettura tesse e disfa continuamente
la tela sul telaio.
5)Quinta isola: ”il coraggio di ricominciare” lettura dal libro XX al XXIV. Installazione Arco.
Telemaco.
Tale lettura viene fatta dal gruppo di attori e danzatori di Mechane e ARS VENTUNO. Il nome di
quest’ultima associazione ha un preciso significato: ARS dal latino arte per assumere a valore la
tradizione antica, VENTUNO per esprimere il tempo corrente, il 21° secolo e siglare un vincolo con
la modernità, VENTUNO per assumere ad emblema l’articolo della Costituzione Italiana che tutela
la libertà d’espressione.
Tale maratona letteraria non è una semplice rappresentazione ma ha un forte valore simbolico:
l’idea che la letteratura e la cultura possano essere strumento e medicina, mezzi attraverso i quali
una comunità si possa trovare, conoscersi e riconoscersi, superare traumi e vincere paure, ricucire
strappi, chiudere crepe, tappare buchi. Riunirsi per ascoltare ‘le voci attorno ad un fuoco’, gli aedi
che svelano i propri sentimenti più segreti e, attraverso la narrazione delle proprie disavventure,
facciano riscoprire, in una nuova luce, la voglia di essere, appunto, comunità. L’Odissea è infatti un
poema dello smarrimento, del ritorno, della perdita e del ritrovamento: come smarrite e in cerca di
ritrovarsi sono, in fondo, le comunità colpite, il 20 ed il 29 maggio 2012, dal terremoto dell’Emilia
Dopo la rappresentazione c'è stata la lettura di alcuni brani relativi a 4 testi contemporanei da parte
di 4 attorie che riguardavano la tipologia di coraggio trattata. Gli scrittori di cui si sono letti i
racconti, sono stati: Mario Rigoni Stern, Fenoglio, Sciascia, Solzevnicyn.
1) “Una giornata di Ivan Denisovič”(1962) è il titolo del romanzo di Solzevnicyn, da cui viene
preso il racconto.
17
L’ opera descrive le terribili condizioni in cui si trovano i reclusi nei campi di concentramento. Ivan
Denisovič, protagonista della storia, è un contadino, il cui motivo di arresto è quello di essere stato
prigioniero dei tedeschi durante la guerra. Egli era riuscito a fuggire, rientrando in patria, ma poi
nuovamente rinchiuso in un lager, come era comune per i prigionieri di guerra a quel tempo. Infatti,
si riteneva questi, entrati in contatto con l’occidente, erano potenzialmente pericolosi perché
conoscevano un mondo che non avrebbero dovuto conoscere, oltretutto potevano essere accusati di
collaborazione con il nemico, o di non essersi battuti a sufficienza per la loro patria.
2)”Una questione privata”(1963) di Fenoglio.
Il romanzo, incompiuto, narra la vicenda del partigiano Milton, giovane studente universitario che,
durante un’azione nelle vicinanze di Alba, rivede la villa sulla collina dove era sfollata Fulvia, una
ricca ragazza torinese incontrata quasi due anni prima. Milton ama Fulvia, ormai lontana: ricorda i
momenti trascorsi insieme, ma la villa sembra immersa in un’atmosfera di forte abbandono. La
custode rivela al giovane gli incontri avvenuti tra Fulvia e Giorgio Clerici, un comune amico. Il
racconto suscita nell’animo di Milton un’angoscia profonda e l’amore per Fulvia, l’amicizia per
Giorgio e la gelosia si fondono in un’unica passione ossessiva; il desiderio di conoscere la verità.
Milton vuole incontrare Giorgio: comincia quindi la sua ricerca. Scopre che Giorgio Clerici è stato
catturato dai fascisti e condotto ad Alba. Milton organizza uno scambio e sequestra un sergente
fascista, ma è obbligato ad ucciderlo, perché il prigioniero tenta di fuggire. Il sospetto del
tradimento di Fulvia e l’ansia di conoscere la verità non abbandonano il protagonista del romanzo.
Milton decide di ritornare nella villa; ma incontra una colonna fascista che lo costringe ad una fuga
quasi interminabile, ai limiti della resistenza umana. L’eroe solitario, ormai estraneo alla realtà che
lo circonda, corre fra il cielo e la terra; poi, crolla sotto gli alberi di un bosco che ”lo accoglie”.
3)Rigoni Stern "il sergente nella neve"(1953)
Il racconto inizia in un caposaldo sul fiume Don. Sotto al caposaldo scorre il fiume spesso gelato e
sulla riva opposta vi è un caposaldo russo. È inverno ed il freddo intenso congela gli animi. Le
giornate sono monotone: si cerca petrolio per le lampade, si ricontrollano le armi soggette al gelo
che le rende inutilizzabili. Tutto ciò è, a volte, interrotto dal fuoco dei cecchini russi, da brevi
incursioni nemiche e da combattimenti a suon di mortaio. Ognuno riceve posta e, poiché è Natale,
anche auguri, cartoline e razioni di sigarette e cognac. La situazione non è delle più difficili sino a
quando il tenente si ammala, le munizioni per i mortai finiscono e le incursioni russe iniziano ad
essere più frequenti. Rigoni si salva per miracolo da una pallottola che gli s'incastra nella canna del
moschetto e vedendo che le cose peggiorano, giunge l'ordine della ritirata. I battaglioni sono divisi
in gruppi che a turno dovranno lasciare il caposaldo e coprire le spalle al gruppo successivo. Tutto
procede secondo i piani ed i Russi non accortisi della ritirata non attaccano il caposaldo. Quando
tocca a lui, Rigoni si blocca, rimane stordito; lì lascia molti suoi compagni, molti ricordi e per
sfogarsi, prima di andarsene, scarica un paio di caricatori di un mitragliatore e lancia alcune granate.
Fatto ciò con un enorme peso morale lascia il caposaldo e raggiunge i compagni. Il battaglione in
ritirata percorre le gelide steppe, nella speranza di non essere inseguito dai russi. Rigoni incontra il
cugino Adriano e parlano di ricordi felici, nel loro paese in Veneto. La marcia prosegue e Rigoni,
essendo un altruista, spesso aiuta i compagni, nonostante si sprofondi nella neve e si soffra; non
aiuta il pesante zaino che sembra segare le ascelle già irritate dal gelo. Incontrano un villaggio e
nelle isbe riposano cercando di riscaldarsi e dormire un po'. La ritirata non è però priva di pericoli e
18
Rigoni viene mandato in retroguardia a sostituire un plotone annientato dai pesanti tank russi;
intanto il suo capitano si ammala e lui deve prendere il comando. La steppa è piena di camion
incendiati, carcasse di tank e di soldati pietrificati dal freddo, suoni di spari e bombardamenti.
Giunti in un altro villaggio i soldati si riposano nelle isbe; la sera è tranquilla finché una pallottola
infrange il vetro della finestra e sfiora Rigoni. I soldati si accorgono di essere finiti in una sacca,
accerchiati tentano di sfondare lungo la strada verso i Carpazi, assaltano un villaggio, con l'ausilio
dei tank tedeschi e lo occupano. Si riposano un po' e trovano tre ragazze russe che barattano
alimenti freschi con gallette di pane. Lasciato il villaggio, un’altra battaglia, a cui partecipano anche
tanks russi e tanks tedeschi che, con le cannonate, illuminano il buio cielo invernale. Sgominati i
russi gli italiani raggiungono un grosso fienile che d'improvviso s'apre e lascia uscire decine di
prigionieri italiani liberati dalle guardie russe in fuga. Le marce sono lunghe ed estenuanti e
all'orizzonte, la sera, è possibile vedere villaggi in fiamme, oltre a scheletri neri e fumanti di case e
granai. Appena passata la frontiera Ucraina, una violenta battaglia scuote la calma della steppa. È il
26 gennaio, una data che moltissimi soldati e molte famiglie non scorderanno più: a Nikolaevka
diversi plotoni hanno visto la morte; qui dopo un confuso assalto dei più coraggiosi, in attesa del
sostegno aereo e della cavalleria tedesca , più della metà dei soldati italiani sono morti, in una lunga
e inutile battaglia. Dopo l'ennesima marcia stremante Rigoni giunge in un villaggio e, in un'isba, si
mangia un pezzo di gallina in compagnia d'alcuni soldati che non conosce. Si addormenta ed al suo
risveglio si accorge che gli hanno rubato il caro moschetto compagno di mille battaglie; trova però
un grosso e pesante fucile da caccia e presolo, si incammina in fretta per raggiungere la compagnia.
Il suo piede è ferito, ha una piaga dolorosa e ciò gli rende il cammino difficile tanto che è costretto
ad usare un ramo come stampella. Raggiunto il gruppo incontra Romeo, un vecchio compagno che
incontrò nel corso rocciatori e che ogni sera andava a trovare una pastorella nella valle e si
arrampicava alla sua finestra per cantarle una serenata. Dopo lunghe marce riesce, ad ogni modo,
insieme ai suoi compagni ancora vivi ad uscire dalla sacca e raggiunge finalmente un caposaldo
tedesco dove si lava, si cura e dorme per due giorni. È ora in Russia Bianca.
4)"Il giorno della civetta"(1967) Leonardo Sciascia.
Il racconto è basato su un fatto realmente accaduto, l’omicidio di Accursio Miraglia, ucciso dalla
mafia nel 1947. La storia inizia nella piazza di un paese della Sicilia, dove Salvatore Colasberna, un
socio di una piccola azienda, viene assassinato mentre sale sulla corriera per Palermo. All'arrivo
della forza pubblica i passeggeri si allontanano di nascosto, l'autobus resta vuoto e nessuno
riconosce il morto; anche l'autista e il bigliettaio non ricordano chi ci fosse sull'autobus. Anche il
venditore di panelle, rimasto a terra al momento del delitto, è scomparso. Un carabiniere lo trova
all'ingresso della scuola elementare e lo accompagna dal maresciallo, ma neppure lui sa nulla e solo
dopo due ore di interrogatorio ricorda che, all'angolo tra via Cavour e piazza Garibaldi, tra le sei e
le sei e trenta, ha visto due lampi di fuoco. Le indagini vengono affidate a Bellodi, capitano dei
carabinieri della compagnia “C”, emiliano di Parma, ex partigiano, destinato alla carriera di
avvocato ma rimasto in servizio in nome di alti ideali. Bellodi è deciso a non arrendersi davanti al
muro di omertà che gli si crea intorno e arriva a scoprire i rapporti che legano criminalità mafiosa e
politica. Intanto in un Caffè di Roma, un ricco possidente chiede ad un onorevole del suo partito di
far trasferire Bellodi. Quest’ultimo intanto interroga un ambiguo personaggio, un certo Calogero
Dibella detto “Parrinieddu” che gli indica una pista che si rivela falsa, ma che gli consente di
19
conoscere Santo Pizzuco, nome utile alle indagini. Il nome del presunto assassino, un certo Diego
Marchica detto Zicchinetta, viene dato a Bellodi dalla moglie di Paolo Nicolosi, un potatore
scomparso e certamente ucciso per aver riconosciuto l'assassino. Bellodi scopre nel fascicolo
investigativo di Marchica, che è un noto sicario e trova una fotografia che lo ritrae insieme con Don
Calogero Guicciardo e all'onorevole Livigni. Nel frattempo Parrineddu viene assassinato e Bellodi
ottiene che Marchica, Pizzuco e il padrino Don Mariano Arena vengano fermati, ma l'interrogatorio
si risolve in un nulla di fatto. I giornali fanno molto clamore e questo fatto porta a un dibattito in
Parlamento. Durante il dibattito un sottosegretario dichiara che la mafia esiste solamente "nella
fantasia dei socialcomunisti". Bellodi, che intanto era a Parma perché obbligato ad una vacanza,
legge sui giornali, inviati da un suo amico brigadiere della Sicilia, che il castello probatorio è stato
smantellato grazie ad un alibi di ferro costruito da rispettosissimi personaggi per il Marchica.
Quanto sembrava essere stato svelato sulla realtà mafiosa viene cancellato e la tesi viene sostituita
con quella di un delitto passionale e don Mariano viene scarcerato. Bellodi leggendo queste notizie
si rammaricò molto e per la rabbia iniziò a girovagare per tutta Parma. Finché incontrò,
Bresciamelli, un suo vecchio amico di scuola, ed iniziarono insieme a camminare per Parma e
Bellodi raccontava della Sicilia al suo amico d’infanzia. Per strada incontrano Livia amica di
Besciamelli e dopo una chiacchierata Livia convince Bellodi e il suo amico ad andare con lei a
mangiare e bere con amiche di Livia. Finita la serata Bellodi ritorna a casa, e durante il tragitto tra
casa di Livia e la sua , pensa “Al diavolo la Sicilia; al diavolo tutto” e poi pensa ancora che ci
ritornerà in Sicilia e, urlando, disse “Mi ci romperò la testa”.
Evento 27 (Carpi, Mattatoio Culture Club) – Letture commestibili, fra un piatto e l’altro
(dalle ore 13 alle 14 e 30)
Il pranzo consiste nella scelta di una tra tre portate più bere che sono:
1)un’insalata mista di Calvino;
2) Il riso freddo di Pavese;
3) la Focaccina farcita di Pratolini
Durante il pranzo i lettori, volontari dell’associazione “Donare Voci”, hanno fatto “assaporare”
alcuni libri leggendo alcuni racconti ironici tratti da testi di grandi autori.
Dal famoso libro di Patrick Dennis "Zia Mame" viene letto il testo “Zia Mame e la bella del Sud”
da parte di una ragazza cieca dell’associazione.
È giusto prima di iniziare fare un appunto sul romanzo che, infatti, viene inizialmente rifiutato da
diciannove editori perché definito "invendibile" perché, anche se i protagonisti erano sempre gli
stessi, non si riusciva intendere il filo logico che legava i vari racconti . Sarà grazie alla casa
editrice Vanguard che il testo verrà pubblicato, anche se verrà fatta una revisione da parte da un
curatore editoriale a cui si deve l'escamotage narrativo che introduce il personaggio. Il romanzo fu
pubblicato in lingua italiana da Bompiani nel 1958, con il titolo La zia Mame. Riproposto da
20
Garzanti negli anni settanta, uscì poi dai cataloghi editoriali per un lungo periodo. La trama del
romanzo riguarda alcune vicende della vita dell'autore e della figura, reale, di sua zia Marion
Tanner, chiamata Mame Dennis, identificata come una ricca donna newyorkese che, in un tempo
che va dal proibizionismo americano ai primi anni cinquanta, compie una serie comiche e
stravaganti avventure.
Altro brano che è stato letto è preso dal libro "Disastri" di Danil Charms.
Nasce a Sanpietroburgo nel 1905 e il suo vero nome era: Daniil Ivanovic Juvacev. Durante la sua
vita riuscì vendere libri grazie al fatto che i bambini erano gli unici che lo leggevano. Ciò che risulta
assurdo è che lo scrittore ha sempre odiato i bambini però, alla fine, si trovò ad essere giudicato uno
scrittore di testi per bambini perché, proprio questi, erano gli unici a leggere i suoi libri,
caratterizzati da una logica assurda e un rifiuto del materialismo. Stalin lo fa rinchiudere in un
ospedale psichiatrico dove morirà nel 1945. Charms è noto soprattutto in Italia per i suoi testi per
adulti, pubblicati da Enaudi, Marcos y Marcos e Adelphi.
I testi presenti all’interno di “Disastri” sono caratterizzati dall’assurdità delle situazioni, i
protagonisti svolgono azioni ineluttabili, mettono in campo continuamente gesti inconsulti
utilizzando un linguaggio che va dal teatrale al racconto. Potremmo definire che l’atmosfera
dominante è quella del non senso. Soggetti che litigano e si sputano in faccia, si prendono a colpi di
cetrioli, muoiono di insonnia per paura dei topi, sono solo alcuni delle rappresentazioni che
caratterizzano il libro. Sarà all’interno del libro che Charms definirà a pieno i fondamenti del suo
stile: “A me interessano solo le «scemenze»; solo quello che non ha nessun senso pratico. Mi
interessa la vita solo nelle sue manifestazioni assurde. Eroismo, pathos, audacia, moralità, pulizia,
etica, commozione e fervore sono parole e sentimenti che non posso sopportare. Ma capisco
perfettamente e apprezzo: entusiasmo e ammirazione, ispirazione e disperazione, passione e
riservatezza, dissolutezza e castità, tristezza e dolore, felicità e riso.”
(Daniil Charms, Disastri, Milano, Marcos y Marcos, p. 128 )
Si è passati poi alla lettura di un altro testo preso dal libro di Bohumil Hraball "Ho servito il re
d'inghilterra" (1971).
Il libro di Bohumil Ho servito il re d'Inghilterra pubblicato nel 1971 descrive la storia di un
cameriere di piccola statura (sia fisica che morale) che si muove tra gli eventi tragici che
caratterizzano la Cecoslovacchia tra il 1935 e i primi anni '50; in pratica dal periodo antecedente
l'invasione nazista all'avvento del comunismo. Il protagonista non si preoccupa dei tragici eventi
che avvengono nella sua nazione, in quanto totalmente concentrato a soddisfare i suoi due unici
obbiettivi, ovvero i soldi e il sesso, che vede come unico mezzo per riscattare il complesso di
inferiorità derivante dalla sua bassa statura. Per raggiungere i suoi scopi non esita a sfruttare tutti i
mezzi, anche quelli meno leciti: dalla truffa ai clienti che acquistano i wurstel che vende alla
stazione, fino ad arrivare ad apparire come un tedesco per riuscire ad andare a letto con una
crocerossina tedesca di cui si è invaghito. Questo ultimo episodio serve per descrivere la situazione
storica di quel periodo in cui, in Cecoslovacchia e in molti altri stati del mondo, solamente se si era
tedeschi si potevano evitare torture umiliazione, discriminazioni e poter pensare di poter avere una
vita piacevole.
21
Viene poi letto il racconto "La mia modesta proposta" preso dal libro “ Scritti di impegno incivile”
(Quodlibet, 2013) di Ugo Cornia.
Il libro raccoglie 49 scritti di “impegno incivile”, che in realtà evidenziano una civilissima
sensibilità. La forza di questi brevi scritti è proprio quella di prendere sul serio pezzi del discorso
quotidiano e guardarli al microscopio, con un certo distacco. Tutto ciò è sia una promozione di
sensibilità civica e fantasiose soluzioni al problemi della società, sia un perfetto insieme di momenti
ironici di visione della contemporaneità.
Si conclude questa prima parte leggendo uno spezzone dai “Promessi Sposi” di Manzoni, su Don
Abbondio.
Don Abbondio è il curato del paesino di Renzo e Lucia che, all'inizio della vicenda, avrebbe
l’incarico di celebrare il matrimonio dei promessi sposi. Egli è anche il primo personaggio del
romanzo a entrare in scena. Manzoni lo descrive come un uomo senza coraggio e che dimostra,
infatti, la sua codardia, che è anche all'origine della scelta di farsi prete. È infatti il desiderio di
entrare a far parte di una classe di un certo prestigio, la possibilità di riuscire a fuggire dai pericoli e,
non una vera vocazione, che lo induce a tale scelta. Il curato svolge dunque il suo ministero
tenendosi fuori da ogni contrasto, mantenendo la neutralità in qualunque controversia o litigio, non
contrastando mai i potenti (esemplare è la sua sottomissione a Don Rodrigo, che pure odia) e
mostrandosi, in ogni occasione, come un debole, cosa di cui approfittano un po' tutti.
Pausa caffè poi si è continuata la lettura di altri tre testi.
Il primo della triade è di Ermanno Cavazzoni preso da "il limbo delle fantasticazioni" Quodlibet,
2009. Com'è che uno si mette a dipingere o a scrivere? cosa spera da questo l'umanità? E l'arte?
Sono questioni particolari quelle che tratta il libro: di come possa essere un guaio far carriera
nell'arte e di come, al contrario, sia benefica la libera attività di fantasticazione. Il libro sarebbe un
serio trattato di filosofia se non fosse utilizzato uno stravagante modo di scrivere e avesse
caratteristiche comiche . La sua grande capacità è che in poche righe con il suo parlato, finto
elementare, definisce la comune condizione di uno scrittore contemporaneo che dovrà essere in
grado di mettere in campo uno stile disordinato e pieno di confusione, abbandonando la scrittura
composta e ordinata e le sue regole. Solo in questo modo si riuscirà a rappresentare a pieno quella
che lui definisce l’atmosfera di caos e smarrimento di ideali che caratterizza la condizione umana e
soprattutto la condizione umana linguistica nel ‘900.
Si continua ad “assaporare” parole con la lettura dell’ epico libro di Paolo Villaggio intitolato
"Fantozzi".
Il personaggio esordisce nel 1968 nella trasmissione che segna anche l'esordio televisivo di Paolo
Villaggio, Quelli che la domenica, citato in terza persona nei monologhi dell'artista genovese.
Quelli della domenica era un programma in cui Villaggio era solito raccontare storie comiche e
catastrofiche, col suo lessico particolarissimo, fondato sull'iperbole di cui il protagonista era spesso
lo sventurato Fantozzi. Fantozzi era il cognome di un impiegato, vicino di scrivania di Villaggio
22
nella grande azienda denominata Italsider, dove egli aveva lavorato. Fantozzi, è la raffigurazione di
un’ uomo senza fortuna e potenzialità che vive sentendosi inferiore nei confronti del potere
costituito. Per tale motivo prepotenze e sfortuna saranno gli avvenimenti che caratterizzeranno la
sua vita. Esso è entrato nell’ immaginario italiano perché è il perfetto esempio di uomo medio che
ricerca l’ascesa sociale, ma che subisce. Nel 2011, per i 150 anni dell’ Unità D’Italia, il libro è stato
scelto dal comitato scientifico del Centro per il libro e la lettura tra i 150 libri che hanno segnato la
storia del nostro paese.
Si conclude la conferenza con la lettura di un racconto di Cesare Zavattini, famoso scrittore
nostrano (Reggio Emilia), intitolato "i debiti" preso dall’ opera “io sono il diavolo” (1941)
I protagonisti del volume “Io sono il diavolo” sono senza identità, imprevedibili, confusi, al
confine tra follia infantilismo e regressione. Gli uomini diventano diavoli: poveri uomini in preda a
pulsioni, tic, desideri, ossessioni, sogni, ribellioni, paranoie, lapsus a cui la vita impietosa di ogni
giorno li costringe e a cui rispondono con uno sfrontato linguaggio del corpo. Io sono il diavolo
rappresenta una confessione autobiografica, inasprita dal dolore di vedersi vivere in un mondo
assurdo. Al momento di scrittura di tale libro infatti Zavattini sta attraversando un periodo di crisi
che si esprime in un’ umorismo grottesco, crudele creato dalla maggiore presa di coscienza della
complessità dell’uomo e di se stesso, delle sue ipocrisie e del suo egoismo.
Nel testo “ i debiti “ il protagonista dispone di un buco sulla parete che utilizza per guardare quello
che succede nella cucina dell’appartamento vicino e, ascoltando liti famigliari e altarini finanziari
(come i debiti del padre di famiglia), afferma di aver imparato cose importanti sulla vita. Da questo
racconto emerge la poetica dell’occhio, canale privilegiato della percezione della realtà, strumento
chiave del raccontare Zavattiniano. L’occhio di Zavattini ha uno sguardo libero, curioso, affamato
di persone che fissa, per captare le proiezioni degli stati d’animo.
CONSIDERAZIONI FINALI
Inizio dando grande merito agli organizzatori, ai volontari, alle associazioni che hanno partecipato e
hanno dato vita a tale manifestazione di importanza, oserei dire, “internazionale”. Dico ciò per il
fatto che spesso in Italia non ci si pensa come “ in grado di” o ci si limita al dire mancano i mezzi o
le persone per organizzare eventi ed iniziative di grande importanza culturale. Questa iniziativa è
l’esempio di come tutti questi pensieri siano solamente una barriera, quella che non permette alle
persone di avere il coraggio (come se ne parla all’interno dell’Odissea), di “provare” eventi come
questi, che esistono e sono fortunatamente sempre di più, quella che non dà spazio ad un
accrescimento culturale ed esperienziale. Fortunatamente ci sono persone che credono nella
“cultura” con idee bellissime, come nell’evento “lettura commestibile, fra un piatto e un altro” e
“suonata”, nella reading di Brizzi; iniziative che sono come un ponte che permette di far si che
sentimenti di fiducia, condivisione, solidarietà, coraggio, felicità e sete di conoscenza non
rimangano sulla bocca e nelle mani di chi già li conosce, ma possono essere “la miccia” per
innescare negli uomini e nelle donne una voglia di voler “ conoscere ed essere di più”.
Questa esperienza è stata bellissima ed ho capito l’importanza di non fermarmi mai nell’apprendere
nuove conoscenze perché, in un mondo mutevole come il nostro, essere sempre cosciente di cosa
accade attorno a noi è la chiave per essere pronti ad affrontare al meglio qualsiasi situazione futura.
Sono state soprattutto le conferenze del giornalista Gad Lerner e del politologo Massimiliano
23
Panarari a dare ancora più valore a questo mio pensiero. La voglia di Lerner, il suo impegno,
l’andare controcorrente senza esitare, non tenendo conto delle possibili conseguenze, il suo andare a
fondo sui fatti accaduti e non fermarsi “a pelo d’acqua”, il suo voler sviluppare un pensiero
internazionale nella popolazione italiana mi hanno fatto capire come sia importante, anche solo
un’ora al giorno, fermarsi ad osservare cosa sta accadendo nel mondo, sviluppare un pensiero
critico su cosa sta accadendo e pensare come è possibile intervenire soprattutto a riguardo di
situazioni di disagio e bisogno, di cui dovrò occuparmi nel mio lavoro.
Ho trovato un grande insegnamento anche nella conferenza che riguardava le carceri. Infatti, il
carcere che viene vissuto come un luogo in cui le lancette dell’orologio sono ferme, sempre sullo
stesso orario, dal momento in cui si è lasciato il mondo esterno, teatro ed arte aprono una fessura
che permette al soggetto di vedere il sole e pensare che non tutto è irrecuperabile ma, riguardando in
modo diverso se stesso può scoprire di avere risorse e potenzialità che possono offrire
miglioramenti per il proprio futuro. Tutto ciò mi ha fatto pensare che di fronte a difficoltà nella
realizzazione di progetti, nei momenti in cui non si pensa che il raggiungimento di un risultato sia
possibile, bisogna utilizzare quello che si ha propria disposizione, sfruttando al meglio le proprie
potenzialità e continuare e provare.
In conclusione, un altro grande mezzo, portatore di significativi messaggi è stata la
rappresentazione “Odissea-Isole del coraggio”. Due sono i valori che porterò avanti come strumenti
nella mia attività futura e sono il coraggio, soprattutto “il coraggio di rischiare” e “il coraggio di
resistere”, che dovranno accompagnare la forte voglia di creare comunità come modello di
condivisione, sostegno e rinforzo per la nascita di contesti, luoghi, occasioni e progetti che, spero,
potranno dare un solido e essenziale aiuto alle persone che hanno bisogno..
Reggio Emilia, li .....................................
Firma
(se consegnato in cartaceo)
..............................................

Mais conteúdo relacionado

Semelhante a Festival del racconto (Verucchi Samuele matr. 55706)

Un nuovo modello di cittadinanza
Un nuovo modello di cittadinanzaUn nuovo modello di cittadinanza
Un nuovo modello di cittadinanzaDino Bertocco
 
Rigenerare la democrazia
Rigenerare la democraziaRigenerare la democrazia
Rigenerare la democraziaDino Bertocco
 
6_Capitolo_6_SN2_2020.pdf
6_Capitolo_6_SN2_2020.pdf6_Capitolo_6_SN2_2020.pdf
6_Capitolo_6_SN2_2020.pdfMarioRossi528
 
Biennale democrazia 2015 - il programma
Biennale democrazia 2015 - il programmaBiennale democrazia 2015 - il programma
Biennale democrazia 2015 - il programmaQuotidiano Piemontese
 
Populismo sinistra - Chantal Mouffe
Populismo sinistra - Chantal MouffePopulismo sinistra - Chantal Mouffe
Populismo sinistra - Chantal Mouffeilfattoquotidiano.it
 
Ticonzero news n.36 dicembre
Ticonzero news n.36 dicembreTiconzero news n.36 dicembre
Ticonzero news n.36 dicembrePierLuigi Albini
 
Festival della Politica 2014 - Cartella stampa
 Festival della Politica 2014 - Cartella stampa Festival della Politica 2014 - Cartella stampa
Festival della Politica 2014 - Cartella stampaFondazione Pellicani
 
Apologia e critica dei nuovi media - 2
Apologia e critica dei nuovi media - 2Apologia e critica dei nuovi media - 2
Apologia e critica dei nuovi media - 2Maurizio Boscarol
 
Dai meetup al MoVimento 5 Stelle
Dai meetup al MoVimento 5 StelleDai meetup al MoVimento 5 Stelle
Dai meetup al MoVimento 5 Stellealtrimenti srls
 
Informazione locale e comunità. La sfida glocal
Informazione locale e comunità. La sfida glocalInformazione locale e comunità. La sfida glocal
Informazione locale e comunità. La sfida glocalLorenzo Fabbri
 
Elettorato attivo. Media, strategie e risultati delle campagne della società ...
Elettorato attivo. Media, strategie e risultati delle campagne della società ...Elettorato attivo. Media, strategie e risultati delle campagne della società ...
Elettorato attivo. Media, strategie e risultati delle campagne della società ...Marco Binotto
 
Repubblicanesimo geopoliticodemocraziapurarepubblicanesimomarxmassimomorigi
Repubblicanesimo geopoliticodemocraziapurarepubblicanesimomarxmassimomorigiRepubblicanesimo geopoliticodemocraziapurarepubblicanesimomarxmassimomorigi
Repubblicanesimo geopoliticodemocraziapurarepubblicanesimomarxmassimomorigiUNIVERSITY OF COIMBRA
 
GIORNALINO D'ISTITUTO GIUGNO 2012
GIORNALINO D'ISTITUTO GIUGNO 2012GIORNALINO D'ISTITUTO GIUGNO 2012
GIORNALINO D'ISTITUTO GIUGNO 2012Carmela Mocciaro
 
0_Prefazioni_SN2_2020.pdf
0_Prefazioni_SN2_2020.pdf0_Prefazioni_SN2_2020.pdf
0_Prefazioni_SN2_2020.pdfMarioRossi528
 
Snaturati ottobre 2020_prefazioni_michele serra_fioramonti_pizzarotti_indice
Snaturati ottobre 2020_prefazioni_michele serra_fioramonti_pizzarotti_indiceSnaturati ottobre 2020_prefazioni_michele serra_fioramonti_pizzarotti_indice
Snaturati ottobre 2020_prefazioni_michele serra_fioramonti_pizzarotti_indicemorosini1952
 
Snaturati 2020 - La vera storia del Movimento 5 Stelle - Marco Morosini
Snaturati 2020 - La vera storia del Movimento 5 Stelle - Marco Morosini Snaturati 2020 - La vera storia del Movimento 5 Stelle - Marco Morosini
Snaturati 2020 - La vera storia del Movimento 5 Stelle - Marco Morosini MarioRossi528
 

Semelhante a Festival del racconto (Verucchi Samuele matr. 55706) (20)

Avanti, insieme.
Avanti, insieme.Avanti, insieme.
Avanti, insieme.
 
Un nuovo modello di cittadinanza
Un nuovo modello di cittadinanzaUn nuovo modello di cittadinanza
Un nuovo modello di cittadinanza
 
Rigenerare la democrazia
Rigenerare la democraziaRigenerare la democrazia
Rigenerare la democrazia
 
6_Capitolo_6_SN2_2020.pdf
6_Capitolo_6_SN2_2020.pdf6_Capitolo_6_SN2_2020.pdf
6_Capitolo_6_SN2_2020.pdf
 
Biennale democrazia 2015 - il programma
Biennale democrazia 2015 - il programmaBiennale democrazia 2015 - il programma
Biennale democrazia 2015 - il programma
 
Populismo sinistra - Chantal Mouffe
Populismo sinistra - Chantal MouffePopulismo sinistra - Chantal Mouffe
Populismo sinistra - Chantal Mouffe
 
Ticonzero news n.36 dicembre
Ticonzero news n.36 dicembreTiconzero news n.36 dicembre
Ticonzero news n.36 dicembre
 
Scienze sociali
Scienze socialiScienze sociali
Scienze sociali
 
Traccia istituto scienze sociali
Traccia istituto scienze socialiTraccia istituto scienze sociali
Traccia istituto scienze sociali
 
Festival della Politica 2014 - Cartella stampa
 Festival della Politica 2014 - Cartella stampa Festival della Politica 2014 - Cartella stampa
Festival della Politica 2014 - Cartella stampa
 
Apologia e critica dei nuovi media - 2
Apologia e critica dei nuovi media - 2Apologia e critica dei nuovi media - 2
Apologia e critica dei nuovi media - 2
 
Andiamooltreppt
AndiamooltrepptAndiamooltreppt
Andiamooltreppt
 
Dai meetup al MoVimento 5 Stelle
Dai meetup al MoVimento 5 StelleDai meetup al MoVimento 5 Stelle
Dai meetup al MoVimento 5 Stelle
 
Informazione locale e comunità. La sfida glocal
Informazione locale e comunità. La sfida glocalInformazione locale e comunità. La sfida glocal
Informazione locale e comunità. La sfida glocal
 
Elettorato attivo. Media, strategie e risultati delle campagne della società ...
Elettorato attivo. Media, strategie e risultati delle campagne della società ...Elettorato attivo. Media, strategie e risultati delle campagne della società ...
Elettorato attivo. Media, strategie e risultati delle campagne della società ...
 
Repubblicanesimo geopoliticodemocraziapurarepubblicanesimomarxmassimomorigi
Repubblicanesimo geopoliticodemocraziapurarepubblicanesimomarxmassimomorigiRepubblicanesimo geopoliticodemocraziapurarepubblicanesimomarxmassimomorigi
Repubblicanesimo geopoliticodemocraziapurarepubblicanesimomarxmassimomorigi
 
GIORNALINO D'ISTITUTO GIUGNO 2012
GIORNALINO D'ISTITUTO GIUGNO 2012GIORNALINO D'ISTITUTO GIUGNO 2012
GIORNALINO D'ISTITUTO GIUGNO 2012
 
0_Prefazioni_SN2_2020.pdf
0_Prefazioni_SN2_2020.pdf0_Prefazioni_SN2_2020.pdf
0_Prefazioni_SN2_2020.pdf
 
Snaturati ottobre 2020_prefazioni_michele serra_fioramonti_pizzarotti_indice
Snaturati ottobre 2020_prefazioni_michele serra_fioramonti_pizzarotti_indiceSnaturati ottobre 2020_prefazioni_michele serra_fioramonti_pizzarotti_indice
Snaturati ottobre 2020_prefazioni_michele serra_fioramonti_pizzarotti_indice
 
Snaturati 2020 - La vera storia del Movimento 5 Stelle - Marco Morosini
Snaturati 2020 - La vera storia del Movimento 5 Stelle - Marco Morosini Snaturati 2020 - La vera storia del Movimento 5 Stelle - Marco Morosini
Snaturati 2020 - La vera storia del Movimento 5 Stelle - Marco Morosini
 

Mais de Samuele Verucchi

Book-The Lantern (complete)
Book-The Lantern (complete) Book-The Lantern (complete)
Book-The Lantern (complete) Samuele Verucchi
 
Autonomia_24_25_Maggio_Vignola
Autonomia_24_25_Maggio_VignolaAutonomia_24_25_Maggio_Vignola
Autonomia_24_25_Maggio_VignolaSamuele Verucchi
 
Esercitazione_Focus group_Verucchi Samuele
Esercitazione_Focus group_Verucchi SamueleEsercitazione_Focus group_Verucchi Samuele
Esercitazione_Focus group_Verucchi SamueleSamuele Verucchi
 
Reference Letter CareMalta
Reference Letter CareMaltaReference Letter CareMalta
Reference Letter CareMaltaSamuele Verucchi
 
Booklet %22Love Song of Our Generation%22
Booklet %22Love Song of Our Generation%22Booklet %22Love Song of Our Generation%22
Booklet %22Love Song of Our Generation%22Samuele Verucchi
 
ALL5CompanyAgreementForm15_16_SamueleVerucchi
ALL5CompanyAgreementForm15_16_SamueleVerucchiALL5CompanyAgreementForm15_16_SamueleVerucchi
ALL5CompanyAgreementForm15_16_SamueleVerucchiSamuele Verucchi
 
Progettazione LO (presentaizone) copia
Progettazione LO (presentaizone) copiaProgettazione LO (presentaizone) copia
Progettazione LO (presentaizone) copiaSamuele Verucchi
 
Relazione %22Formazione continua e Professionale in Emilia Romagna%22_Samuele...
Relazione %22Formazione continua e Professionale in Emilia Romagna%22_Samuele...Relazione %22Formazione continua e Professionale in Emilia Romagna%22_Samuele...
Relazione %22Formazione continua e Professionale in Emilia Romagna%22_Samuele...Samuele Verucchi
 
GIOCO D'AZZARDO SCOMMETTI IL TUO FUTURO (VERUCCHI SAMUELE SCE 2012-2013)
GIOCO D'AZZARDO SCOMMETTI IL TUO FUTURO (VERUCCHI SAMUELE SCE 2012-2013)GIOCO D'AZZARDO SCOMMETTI IL TUO FUTURO (VERUCCHI SAMUELE SCE 2012-2013)
GIOCO D'AZZARDO SCOMMETTI IL TUO FUTURO (VERUCCHI SAMUELE SCE 2012-2013)Samuele Verucchi
 

Mais de Samuele Verucchi (14)

Book-The Lantern (complete)
Book-The Lantern (complete) Book-The Lantern (complete)
Book-The Lantern (complete)
 
Autonomia_24_25_Maggio_Vignola
Autonomia_24_25_Maggio_VignolaAutonomia_24_25_Maggio_Vignola
Autonomia_24_25_Maggio_Vignola
 
Focus Group
Focus GroupFocus Group
Focus Group
 
Esercitazione_Focus group_Verucchi Samuele
Esercitazione_Focus group_Verucchi SamueleEsercitazione_Focus group_Verucchi Samuele
Esercitazione_Focus group_Verucchi Samuele
 
Reference Letter CareMalta
Reference Letter CareMaltaReference Letter CareMalta
Reference Letter CareMalta
 
Certificate of Work
Certificate of WorkCertificate of Work
Certificate of Work
 
Booklet %22Love Song of Our Generation%22
Booklet %22Love Song of Our Generation%22Booklet %22Love Song of Our Generation%22
Booklet %22Love Song of Our Generation%22
 
ALL5CompanyAgreementForm15_16_SamueleVerucchi
ALL5CompanyAgreementForm15_16_SamueleVerucchiALL5CompanyAgreementForm15_16_SamueleVerucchi
ALL5CompanyAgreementForm15_16_SamueleVerucchi
 
Monday 4th April
Monday 4th AprilMonday 4th April
Monday 4th April
 
Storyboard_LO
Storyboard_LOStoryboard_LO
Storyboard_LO
 
Scheda Procedimento Lo
Scheda Procedimento LoScheda Procedimento Lo
Scheda Procedimento Lo
 
Progettazione LO (presentaizone) copia
Progettazione LO (presentaizone) copiaProgettazione LO (presentaizone) copia
Progettazione LO (presentaizone) copia
 
Relazione %22Formazione continua e Professionale in Emilia Romagna%22_Samuele...
Relazione %22Formazione continua e Professionale in Emilia Romagna%22_Samuele...Relazione %22Formazione continua e Professionale in Emilia Romagna%22_Samuele...
Relazione %22Formazione continua e Professionale in Emilia Romagna%22_Samuele...
 
GIOCO D'AZZARDO SCOMMETTI IL TUO FUTURO (VERUCCHI SAMUELE SCE 2012-2013)
GIOCO D'AZZARDO SCOMMETTI IL TUO FUTURO (VERUCCHI SAMUELE SCE 2012-2013)GIOCO D'AZZARDO SCOMMETTI IL TUO FUTURO (VERUCCHI SAMUELE SCE 2012-2013)
GIOCO D'AZZARDO SCOMMETTI IL TUO FUTURO (VERUCCHI SAMUELE SCE 2012-2013)
 

Festival del racconto (Verucchi Samuele matr. 55706)

  • 1. 1 RELAZIONE FESTA DEL RACCONTO STUDENTE: Verucchi Samuele MATRICOLA : 55706 ANNO DI CORSO: 3° anno COORTE DI APPARTENENZA: 2010/2011 INTRODUZIONE La festa del racconto nasce a Carpi nel 2006, grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi. Nello spazio di un weekend, all’inizio di ottobre di ogni anno, strade, piazze, cortili e giardini del centro storico della città diventano lo scenario nel quale poter incontrare i libri e la letteratura. Di anno in anno la manifestazione si è ampliata e dal 2010 è iniziato un percorso di coinvolgimento dei comuni di Campogalliano, Novi e Soliera nella costruzione di una iniziativa dal carattere “distrettuale”. L’idea centrale è quella di riuscire a superare i confini fisici delle biblioteche - luoghi comunemente deputati alla promozione della lettura - portando la letteratura ed i libri tra la gente, affinché anche chi non ha mai scoperto l’amore per la lettura, vi si possa avvicinare tramite un evento dalla formula accattivante e festosa. Davide Bregola, l’organizzatore di questo evento, nell’introduzione del programma, riferisce che il tema di quest’anno è il Coraggio: “questo termine, il suo significato, le sue implicazioni, verranno ritmati attraverso un racconto fatto di libri e cultura. La Festa scandirà i suoi capitoli di luogo in luogo, di paese in paese: le piazze, i giardini e i palazzi di Soliera, Campogalliano, Novi, Carpi, giorno dopo giorno, come una compagnia di giro, di cantastorie, vedranno l’alternarsi di scrittori, narratori, registi, giornalisti, cantanti, voci della televisione, ognuno con la voglia di raccontare e raccontarsi. La Festa del Racconto è un’opportunità; ci si chiede spesso se la cultura possa cambiare il destino di un territorio, e a questa domanda si possono dare infinite risposte, ma alla base rimane l’opportunità di incontrare persone che hanno qualcosa da dire, da raccontare, e che di solito camminano lontane da queste rotte. È l’opportunità di farci conoscere, di scoprire altro, di sentirsi un crocevia dove genti diverse s’improvvisano comunità. È l’opportunità di trovare una strada, magari seguendo uno degli appuntamenti con Tzvetan Todorov, Lars Gustaffson, Gad Lerner, Achille Bonito Oliva, Maurizio
  • 2. 2 Nichetti, Teresa De Sio, Aldo Cazzullo, Andrea Vitali o con i tanti altri ospiti. Intorno a loro uomini e donne che, incantati, ascoltano e poi raccontano a loro volta, perché in questo palcoscenico senza palco e senza barriere l’ospite è di casa, e come Ulisse condivide il suo racconto con altri, perché senza l’Altro la sua storia rimarrebbe muta, senza voce.” Relazione Evento 1 (Soliera, Piazza della Repubblica) ”Anteprima Con Parole e Musica. Viaggio nel Paese che resiste e rinasce. “ (dalle ore 21 alle ore 23) La conferenza è tenuta a Soliera dal famoso politologo e professore di economia, presso l’Università di Modena e Reggio Emilia Massimiliano Panarari, doveva essere presente Aldo Cazzullo, editorialista del Corriere della sera, ma per impegni legati alla crisi politica a Roma non è potuto essere presente. Panarari è intervistato da Davide Bregola, il quale inizia citando uno degli ultimi libri dall’autore intitolato “L’egemonia sottoculturale” pubblicato nel 2010 e i cui pensieri saranno poi esposti durante il dialogo. La prima domanda che pone l’intervistatore è se ci sono attualmente dei politici paragonabili ai grandi del passato (es. De Gasperi). Panarari inizia con una frase emblematica: “ciascuno è figlio dei propri tempi” descrivendo poi l’evoluzione della politica moderna. Nel passato i politici erano leader (es. De Gasperi, Togliatti) che svolgevano grandi battaglie e incarnavano la “funzione salvifica della politica” (risoluzione dei problemi quotidiani), dando così autorevolezza ai loro partiti. Tutto ciò invece è cambiato e si è sviluppata una politica “talent” basata sull’apparenza. Sono soprattutto gli anni ’80 quelli in cui cambia tutto, anche a causa dello sviluppo del “neo liberalismo” in Inghilterra, con l’ascesa al potere di Margareth Thatcher e negli U.S.A con Reagan. Tale movimento, ha portato a creare le condizioni per cui ogni nuova generazione ha le stesse possibilità, indipendentemente dalla classe sociale di provenienza, dove si vive meglio della generazione precedente e si vivrà’ ancora meglio in quella successiva (in realtà oggi non è più cosi e ci troviamo più poveri di prima!). In questi anni poi, la politica comincia a investire nei mass media e li usa come mezzi per arrivare al popolo. Con l’avvento dell’ epoca postmoderna la realtà diventa virtuale e iper-realtà. Ad esempio nella trasmissione “CIPRIA” Enzo Tortora cercava di far uscire il lato umano dei politici. La presenza dei politici nei reality show e il linguaggio, hanno accompagnato tale mutazione della politica. Nella seconda domanda viene chiesto come dal dopoguerra a oggi è cambiato il linguaggio dei politici e se questo si e’ impoverito, a scapito di un linguaggio più intellettuale. Nell’immediato “dopoguerra” il linguaggio politico era alto e culturalmente sofisticato. In Italia però, con il passare degli anni, da una parte possedeva ragioni nobili (politica=funzione culturale) ma, dall’altra inizia a possedere una ragione truffaldina. In questo secondo caso, il politologo, fa
  • 3. 3 riferimento al linguaggio in codice, il cosiddetto “politichese”, utilizzato per nascondere truffe e , interessi nascosti, che hanno altri politici come destinatari e che solo loro riescono a cifrare. Il gergo dei politici, in quell’epoca, non era per la gente comune. L’ideologia era alla base del consenso, dava una direzione e un posto alle classi sociali che l’appoggiavano (inserimento nei sindacati, patronati, ecc. che davano opportunità solo a chi aderiva a loro). Ora il successo (il voto) è rimandato ai mass media, è l’audience che fa da indicatore per la politica. Il linguaggio si adatta a ciò che fa aumentare l’audience, con lo stesso meccanismo della tv commerciale (legge dei grandi numeri). I politici hanno provato ad utilizzare il linguaggio dei mass media per aumentare la loro audience e influenzare le scelte di voto. I politici attuali, in tal modo e alla lunga, risultano molto meno preparati dei politici del passato. Essi cercano di entrare nell’immaginario che più piace agli elettori (impersonando l’uomo medio nei modi e nel linguaggio), preferiscono utilizzare le bassezze linguistiche, i confronti “urlati”, andare ospiti nei reality e nelle arene televisive, con l’obiettivo di aumentare i consensi. La domanda successiva al Prof. Panarari, riguarda ancora il linguaggio e viene chiesto se la bassa cultura di cui sono portatori i politici è reale o strategica. Risponde che Silvio Berlusconi è il promotore di tale atteggiamento. Egli è l’aderenza tra l’imprenditore di successo e l’uomo della strada. E’ una strategia per lui essere come l’uomo della strada, perché ritiene così di essere più vicino alla gente. Inizia dicendo che “la cultura e la dimensione etica non sono sulla stessa lunghezza d’onda”. Negli anni 80 si entra nella “performing society” in cui ognuno può rivendicare il proprio palcoscenico, questo fa saltare le gerarchie. Cita anche le parole di Umberto Eco “nel mondo moderno non c’è più divisione tra cultura alta e bassa”. Questo fenomeno da una parte ci crea un'idea liberatoria, però dall’ altro spaventa e fa entrare tutto nel regno dell'indistinto (ogni possibilità è uguale alle altre). Un esempio: questo stato di cose porta a pensare che basta cliccare su Google ''come fare un ponte'' e si pensa di essere ingegnere. La “disintermediazione” ci fa pensare che non esistono specialisti e nessuno è più bravo di un altro. Chi fa politica si abbassa a quello che siamo noi e “i grandi politici non vanno più di moda”. Questo è dato dal fatto che, come diceva nei passaggi precedenti, il politico utilizza qualsiasi linguaggio o mezzo per ottenere consensi, facendo si che i mezzi politici tradizionali, che dovrebbero essere utilizzati, vanno persi. Tali atteggiamenti portano così i cittadini a votare il partito in cui ci si identifica creando una politica di delega (si vota chi ha le proprie idee, non quello che è più giusto). Bregola domanda al Prof. Panarari di dare spiegazione al successo del Movimento 5 stelle. Il Movimento 5 stelle è un fenomeno multifattoriale e ciò ha permesso il suo successo : hanno partecipato tutti i delusi dai leader degli altri partiti, contiene temi di sinistra (energie rinnovabili), utilizza temi populisti e estremamente di destra (lotta contro l'elitè perché lontana dal popolo). E’ Berlusconi che ha utilizzato per primo questo tipo di organizzazione; Beppe Grillo come Berlusconi è un padre padrone che decide e gli altri si adeguano nonostante non approvino appieno le decisioni prese. Altro motivo di successo è l’utilizzo di un medium diverso dalla tv (Rete). Grillo, dice Panarari, sarebbe il perfetto esempio di contro politica. Si fa riferimento a Ricci (amico di Grillo) che, con il Gabibbo, è stato il primo a creare un' esempio di antipolitica, tanto che si è arrivati a definire Grillo “Gabibbo”.
  • 4. 4 La domanda successiva riguarda la Lega nord. Sempre negli anni 80 è cominciata la 3^ globalizzazione e la politica diventa anche essa globale. La Lega, controcorrente, è ripartita proprio dalla valorizzazione del territorio (una politica quasi solo regionale) trascurato in quegli anni, purtroppo anche in questo caso esiste un padre padrone. I partiti in quegli anni diventano personali, un’ anomalia tutta italiana. Questa anomalia sfocia nel conflitto di interesse che avvelena il clima del paese dal suo interno, diventa un paese che ha il suo centro in alcuni clan e che preserva le relazioni e gli interessi personali. Viene poi posta una domanda su Napolitano e si chiede come è vista la sua ricandidatura e il suo ruolo in questo contorto contesto politico. Napolitano è definito dal Professore un elemento di garanzia e un punto di equilibrio in questa Repubblica Parlamentare. In un momento di difficili conflitti si è richiesto a lui di tornare a gestire l'equilibrio. In politica il vuoto non deve esistere. Ciò che è importante evitare, è che nasca una Repubblica Presidenziale in cui il capo dello stato diventi anche governatore del paese, perchè a parte Napolitano, nessuno saprà essere cosi equilibrato. Una società cresce grazie al pluralismo, che permetta a ognuno di esprimersi appieno (soprattutto le minoranze); la difficoltà nel nostro paese è che manca una politica civile pedagogica in grado di educare e ascoltare. L’ultima domanda posta, riguarda i mass media che non permettono di divulgare idee e interessi di tipo internazionale e mondiale. Panarari sostiene che il motivo di tutto ciò è l’essere un paese provinciale, ma per fortuna i giovani sono quelli che grazie, ad esempio, agli Erasmus e le Università sapranno uscire da questa mentalità. Altro motivo per cui non si parla e non si è mai parlato di paesi al di fuori del nostro è quello di non aver avuto, a suo tempo, una politica coloniale. Inoltre da noi mancano delle elitè qualificate e preparate sia in campo politico che giornalistico; soprattutto in campo giornalistico è sempre più difficile che vengano assunti quelli’ “bravi”, ma più “quelli che si accontentano di quello che gli viene detto di fare”. Il futuro può migliorare solo cercando una nuova elitè politica capace, eticamente corretta e desiderosa di dare buone idee al paese. Evento 2 (Cinema Teatro Italia-Soliera) – Anteprima con Parole e musica. O la va o la spacca. Soldi facili nell’Italia della crisi. (dalle ore 21 alle ore 22 e 30) La conferenza consisteva in una reading rock che doveva essere fatta da Enrico Brizzi e la rock band Provincia Agiata. Anche in questo caso c’è stato un contrattempo, che riguardava la band, e quindi al loro posto hanno suonato “i Velocisti”. Anche la reading è stata riadattata completamente a causa di questo cambio ed è stato letto un racconto del tutto nuovo (non ancora pubblicato da Brizzi) intitolato “in piedi sui pedali”. L’Introduzione alla reading è stata fatta con banjo e basso. La storia racconta cosi: “Al vertice della piramide sociale per i giovani c'erano i grandi dello sport (come lauda) adorati al pari di quelli del ciclismo. Eroe del ciclismo era Gimondi, che aveva vinto tre volte il giro d’Italia, la sua impresa più grande fu quella di sconfiggere Eddie Merckx che, grazie alle sue imprese era
  • 5. 5 chiamato cannibale Merckx. Cannibale Merckx era un principe, figlio della monarca del Belgio e si diceva che la madre gli aveva fatto un sortilegio per cui lui non sarebbe mai salito al trono nel suo paese di origine, ma sarebbe comunque salito al trono, diventando il re della bicicletta. E cosi accadde; infatti, fin da piccolo Cannibale vinceva ogni gara. Walter, il narratore di questi eventi, era un' esperto di sport , uno di quegli universitari che alla mattina si fermano al bar e dedicano il loro tempo a leggere totalmente la Gazzetta delle sport e riviste sportive. Cannibale Merks era stato un campione sia da grande che da piccolo ma, ciò che lo portò a perdere era causato dal fatto che nel tempo era diventato sempre più avaro pur continuando a pensare di essere il più fortunato di tutti. Cannibale andò addirittura in Grecia per interrogare Diogene (un profeta) e chiedere chi era il ciclista più fortunato del mondo. Questo non gli disse che era lui, ma che il più fortunato sarebbe stato anche il più felice. Il fortunato era anche il più felice(ritmo incalzante e velocizzato di banjo e basso). Dopo quell'evento Gimondi vince il giro d’Italia perchè era il più fortunato e il più felice. C'era da restare a bocca aperta per quell’evento e soprattutto a vedere la rabbia di Merckx, che fece la bici a pezzi e se la mangio con la senape e con i pedali, mangiati come dessert . Dopo questo tragico evento per lui, Cannibale si era dato al ciclocross. Walter evidenzia che, nonostante l'abbandono di Cannibale però, vi erano ancora delle palline di plastica con la sua faccia pronte a combattere per sempre contro Gimondi. I protagonisti della bicicletta erano cosi celebrati a quel tempo perché il ciclismo era uno sport nazionale, infatti tutti pedalavano nel passato. Le donne la utilizzavano per fare la spesa, gli acquisti dell’ultimo minuto, andare a farsi la messa in piega, riuscendo a rimanere indipendenti dal dover chiedere passaggi. Molti universitari la consideravano un'importante alternativa al motorino. Gli uomini la usavano per le attività clandestine (andare dall’amante, dal barbiere a complottare) e poi arrivavano a casa scendendo tranquilli dalla bicicletta, alla bersagliera. Ai piccoli toccava giocare con i big-gim perché la bicicletta era qualcosa che potevano fare i più grandi. La prima bicicletta creava un'elevazione di stato sociale di solito. La mia prima bicicletta uscì dal baule di mio padre, era verde con le rotelline, e mi sembrava di averla già vista. ‘’È la bicicletta di Mauro(mio cugino)’’ dissi io. E mio padre rispose” si te la regala”. Dovetti abbassare il sellino. Spingendo sui pedali andai al piccolo trotto. C'era un ritmo sempre più sostenuto. Era una faticaccia ma ne valeva la pena, pur di provare la brezza della velocità. Viene fatto uno stacco e si introduce la band “i Velocisti” che sono da sempre un gruppo di amici. Si presenta Michele (bassista, voce, percussioni, seconda voce, armonica, beatbox) uno dei due della Band. Brizzi dice che esso si è esibito durante le gare di ciclismo e faceva i rumori della bicicletta e della gara. Qua c’è stata una simpatica rappresentazione di come arriva la maglia gialla, la maglia rosa, di com’è la volata e il suono di quando si rompe una gomma. Rincomincia la lettura con una base di chitarra elettrica e Basso. Nel mese di maggio, il giro d’Italia era un rituale collettivo. In quell’anno vinse Beppe Saronni, secondo arrivò Francesco Moser (ragazzo giovane e trentino). Saronni con la faccia da bravo ragazzo non mi stava particolarmente simpatico, ma arrivò primo. Io mi inchinai, ma divenni un fan di un' epico Moser e imparai che esisteva un tour; una corsa molto più importante, il tour de France. La maglia rosa era sostituita dalla maglia gialla. Le biglie a Rimini non mancavano mai e tra queste c’era anche quella di Bernard Hinault , vincitore del tour de France. Richi, un ragazzo incontrato in spiaggia, di parma, diceva che questo era il più bravo del mondo, facendomi veramente arrabbiare. Nel 78 la mia fede in Moser venne messa a dura prova a causa delle continue sconfitte, o mancate
  • 6. 6 vittorie. Il ’79 lo consideravo l'anno della riscossa ma arrivò di nuovo secondo. Decisi di cercarlo da tutte le parti, volevo andare ad aiutare Moser e cosi si poteva andare a vincere insieme, non potevo abbandonarlo ora. Terzo stacco. Iniziano suonando con tubi cavi da una parte, picchiati sulle gambe come percussioni e, dopo, proseguono con chitarra elettrica e basso. Dopo l’Atala, la sua erede fu una bicicletta rosa che si chiamava Mirella. Ero retrocesso e mio padre mi disse che tra due anni mi avrebbero dato una bici più virile. Anche Mimmo Cali mi prendeva in giro. Un giorno lo sfidai per farlo stare zitto. Mimmo parti a razzo, ed io spingendo come un dannato arrivai fianco a fianco (aumento volumi e velocità basso e chitarra) e, di colpo, mi trovai davanti ed iniziò il mio sogno di andare in fuga solitaria uscendo vincitore. Nel quarto intermezzo (intro chitarra e voce, durante il dialogo chitarra e basso) “Solo dopo aver compiuto 7 anni potevo pedalare sulla pubblica via insieme a mia madre e lei mi poneva domande a trabocchetto come, ad esempio: ”e se passa un camion dei gelati e ti dice che vuole darti un passaggio??”. Il primo passo fu di seguire la scia dell'olandese di mia madre. Dopo un’ attimo mi accorsi che era cambiata tutta la prospettiva. Salutammo zio Walter, ma lui ci guardò poi distolse lo sguardo. Incredibile, non ci aveva visti. Dopo quell’episodio capii che la solitudine era il prezzo della velocità e se perdevo una gara in cortile non ne soffrivo più; ormai viaggiavo come i grandi. Il vasto mondo era il mio paese. Guardavo le imprese di Marco Polo in tv e pensavo che anche io avrei solcato mari e imperi.” Nella quinta pausa si introduce Giovanni (chitarra, banjo, percussioni, seconda voce) altro componente dei velocisti , compagno di scuola di Brizzi, che viene esaltato dall’autore per le sue doti nel fare degli assoli di chitarra che purtroppo quella sera dovevano essere limitate. Prima di continuare la reading i due fanno un gioco (suono una canzone e devi conoscerla), che hanno sempre fatto fin da piccoli. L’introduzione a questa ultima parte è fatta con chitarra elettrica distorta e un’armonica. Siamo nell'81 dove nelle hit delle canzoni mondiali c'erano Michel Jackson e “start me up” dei Rolling Stone mentre in Italia “giocha jue” e “rock and roll robot”. Nell’82 Moser continuava a non vincere il giro d' Italia. Nell'83 continuò a vincere Beppe Saronni. Allora Moser andò in Messico e dopo settimane di allenamento fece il record dell’ora, infatti, il giorno 19 riuscì a pedalare ad oltre 50 km/ora pedalando continuamente. Nuovo Record! Anche se la vera gloria ci sarebbe stata solo se avesse vinto il giro. L’84 era la sua ultima possibilità per prendersi la maglia rosa. Doveva battere un francese. Lotta tra Italia e Francia. Arriviamo alla fine del giro e restavano solo 48 ore per riprendersi la maglia rosa, oggi nelle mani del francese. Verona, l’ultima tappa, fu la data decisiva, guadagnò due minuti e mezzo nella corsa a cronometro. Recuperò il distacco e riuscì a finalmente a vincere il giro d'Italia all'ultima tappa. Da quel giorno però ci toccava andare avanti sulle nostre gambe.”
  • 7. 7 Evento 6 (Carpi, Tenda Piazzale Re Astolfo) Informazione e comunicazione ai tempi di Twitter (dalle ore 10 alle ore 12) Il moderatore della conferenza è Davide Bregola che intervista il famoso e importante giornalista Gad Lerner. Bregola inizia chiedendo a che punto siamo con l’informazione. Lerner risponde dicendo che siamo giunti al punto in cui ognuno può fare da sé; parla poi dell’uso che i giovani fanno dei social network come Facebook o Twitter e dice che vengono utilizzati come luoghi in cui darsi arie e ottenere approvazione sociale e quindi un’ identità positiva. Anche lui dice di avere qualche milione di followers su twitter, ma non per questo è seguito da tutti. Soprattutto ricorda ai giovani che gli scambi, i rapporti e le amicizie nate sul web non potranno mai paragonarsi alle relazioni vere e proprie. Parla anche di siti come Wikipedia e quelli in cui si trovano i riassunti dei vari libri e dice che molto spesso le persone pensano che guardando questi è come aver letto il libro. In realtà però non è così perché, nel tempo, questo modo di informarsi porta a far si che la gente si parli con scambi e battute sempre semplici. La seconda domanda riguarda la politica estera: perché in Italia non se ne parla? Gad Lerner risponde raccontando che è nato nella sponda Sud del Mediterraneo; dice di essersi posto la stessa domanda per anni, chiedendosi perché non si parla di cosa avviene in Siria, Libano e altri paesi del mondo. Ai suoi tempi, riferisce, a scuola nelle assemblee di classe si parlava di politica (es comunismo in Russia, in Cina) con passione e interesse, mentre ora ci si incontra e riunisce sempre meno, sia per interessarsi a tali temi, sia per parlare e condividere conoscenze sul mondo. Il motivo di tutto ciò è il “provincialismo” del nostro paese e, spesso, i ragazzi oggi si rinchiudono nei bar e dedicano il loro tempo a fare pettegolezzi come forma di rassegnazione. Lo stesso meccanismo lo si trova nello stare insieme su facebook. Ciò che accade sempre più spesso è che i ragazzi accettano di vivere in provincia e sono servi del marketing imposto dai mezzi di comunicazione. Lui ha sempre cercato nei suoi programmi in televisione di portare l’attenzione della gente verso altri argomenti, ma per fare ciò, però, è necessario avere e sviluppare fantasia. Sui mass media, invece si parla sempre di Silvio Berlusconi, del governo, ecc. e le persone sembrano indifferenti di fronte a questo monopolio di notizie. Prosegue e riporta ancora l’esempio di Silvio Berlusconi che l’anno scorso, in tempo di crisi, dopo anni in cui si era rifiutato, ha ricominciato ad andare ovunque lo chiamassero, perché, oltre a farsi pubblicità, prometteva di aumentare lo share. La Santanchè porta share, soprattutto se va da Travaglio e tra i due nasce il conflitto, la gente starà sempre li a guardare. Dice che cambia la trama ma i meccanismi televisivi sono sempre quelli con gli stessi identici protagonisti.
  • 8. 8 La quarta domanda fatta da Bregola punta a chiedere un commento sulla drammatica vicenda di Lampedusa. Lerner dice ai giovani che questa è l’occasione giusta per iniziare a sfruttare internet, Social network e soprattutto blog e ottenere tutte le informazioni che servono a capire cosa realmente sta accadendo. Lui a tal proposito dice che darà alcuni importanti suggerimenti. Frasi come “pericolo invasione” o “dobbiamo mettere le motovedette per fermare questa invasione” sono quelle utilizzate dai media per sviluppare idee negative a riguardo del fenomeno migratorio. Lerner dà una informazione dei dati reali del fenomeno migratorio perché risulti più chiara la situazione. Il governo ha fatto una sanatoria e il numero di immigrati clandestini(o rifugiati di guerra) risale a 22.000, una cifra minima se pensiamo che sono 60 milioni gli abitanti che popolano il territorio italiano. Le Istituzioni, come si può intendere, hanno lavorato sull’ignoranza delle persone creando “un mondo di paura”. Paragona gli immigrati agli ebrei mandati nei campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale. Evidenzia che gli immigrati sono stati obbligati ad emigrare, e pagano per farlo (una cifra più elevata di un biglietto aereo in Business class) perché sperano di trovare una situazione migliore di vita. Le normative attuali, quando un barcone affonda, portano chi passa a non intervenire, per paura di essere incriminati e questo sembra serva da monito per quelli che hanno intenzione di partire. Tutto ciò in realtà ha portato solo ad aumentare morte e disperazione. Il giornalista dice che, secondo lui, la vera soluzione sarebbe di mettere traghetti regolari, per togliere le ricchezze dai criminali e dividere gli immigrati tra i vari paesi europei. Parla anche della sua storia personale e racconta che anch’esso è stato immigrato. Dice che è arrivato dal Libano con un documento falso nel 1977 e per dieci anni è rimasto apolide (senza nazionalità) e solo dopo trent’anni ha ottenuto un documento di identità definitivo. Oggi nel mondo ci sono decine di milioni di profughi e, per questi, è importante fornire un minimo di status giuridico. Solo in questo modo si potranno fermare gli immigrati che compiono azioni criminali e che, ora come ora, la legge li cataloga come fuggiaschi. Conclude dicendo che saranno i paesi del sud del mondo, con una politica più aperta, quelli che diventeranno le vere potenze del futuro quindi è giusto tenerli nella giusta considerazione e non pensarli solo come paesi sottosviluppati. PARTE DOMANDE Movimento Cinque Stelle E’ una promessa mancata. Si basa sull’idea di creare comunità online che non fanno altro che limitare ancora di più l’incontro tra le persone mentre è sempre più importante trovarsi, confrontarsi e discutere insieme dei problemi che ci affliggono. Un professore della scuola secondaria ha chiesto se, oltre al minuto di silenzio, non fosse necessario anche parlare e fare attività che possano sviluppare maggior consapevolezza sul fenomeno migratorio e di possibili strade per l’integrazione.
  • 9. 9 Lerner dà grande merito agli insegnanti della scuola primaria che, di fronte all’allarmismo del governo italiano, hanno permesso che i ragazzi possano vivere in comunità e vedano la multiculturalità come abitudine e normalità in cui vivere e condividere, istaurando relazioni. Gad inoltre dice che il lutto nazionale non deve limitarsi a una formalità, perché deve servire a far capire che quei morti sono anche tuoi morti e parte della tua comunità. L’integrazione è possibile facendo anche piccoli gesti. Evento 9 / sabato 5 ottobre - Scrivere in carcere (Sala Estense Palazzo dei Pio-Carpi) Primo parte- Presentazione dei Quaderni del carcere (dalle ore 12 alle 15) Un’organizzatrice della festa del racconto introduce la conferenza, dicendo l’importanza di parlare ed esporre il problema delle carceri. Sempre più questo contesto, a livello italiano, è pieno di difficoltà sempre crescenti, come il sovraffollamento, la perdita del significato educativo della pena, vista sempre più come punizione e non come risocializzazione. Non c’è rapporto tra la costituzione e la dichiarazione europea sulle condizioni di vita, definite deplorevoli, delle nostre carceri. La decisione di fare questa conferenza e questo progetto di scrittura, dice l'operatrice, è data dal fatto che mancano riflessioni serie sul problema, a cui si deve dare voce e per cui è importante impegnarsi. Prima di parlare però delle parole espresse dagli operatori e detenuti, Carlo Coppelli, docente di Discipline Plastiche presso il Liceo Artistico di Modena, ed arte-terapeuta, responsabile da dodici anni dei laboratori di arte-terapia presso la Casa Circondariale Sant’ Anna di Modena, fa una premessa per introdurre le basi del progetto. Egli dice che questa collana intitolata "Quaderni del carcere 2", nasce da una collaborazione tra il Comune di Carpi, il progetto “Le Voci di Alice” del Centro Educativo di formazione e documentazione sulle Arti e Arti Terapie, denominato ArServizi di Carpi, che svolge attività di teatro e arte all’interno del carcere e, ultimo ma non meno importante, dal laboratorio “Parole Scontate”, portato avanti da lui insieme a Tony Cortese, che verrà presentato più tardi. Il Prof. spiega il perché si è deciso di chiamare tale scrittura “I Quaderni del carcere” ed evidenzia che è ispirato al testo di Gramsci denominato allo stesso modo e che parlava sempre di esperienze e parole scritte dai detenuti. Tale esperienza è fatta nel carcere da operatori e ragazzi, a partire dal 2001 e conclusasi nel 2013, ottenendo quattro quaderni (2 per il settore maschile e 2 per il settore femminile. Lo scopo di un secondo “libretto” è quello di continuare con un buon metodo, valorizzando le produzioni espressive e le capacità riflessive dei cosiddetti “delinquenti”. Ciò che ha definito che tali interventi fossero necessari è stata l’analisi dei diversi aspetti problematici che si sono rilevati all’interno di tale contesto, come il problema della recidiva, le difficoltà affettivo-relazionali, l’isolamento della realtà carceraria rispetto alla comunità. Infatti, l’estrema chiusura di questi ambienti spesso porta i carcerati solamente ad amplificare aggressività e violenze. Per tale motivo è importante “portare fuori da queste mura”, nelle città, nel territorio, le voci di chi non può avere voce, cercando l’attenzione di chi ha possibilità, se vuole, di ascoltarle. Tale progetto tramite l’arte, il corpo e la drammatizzazione, ha cercato di sviluppare una comunicazione efficace tra i detenuti, perché questo porti a un ripensamento della propria identità e del vissuto della persona, grazie ad esperienze di rispecchiamento e accoglienza nel gruppo dei pari. Le modalità con cui è stato fatta questa attività ha ricompreso più di cento detenuti, in sei cicli di
  • 10. 10 intervento divisi per sezioni (due cicli per i detenuti “comuni”, due cicli per i detenuti della sezione “protetti” e due cicli per i detenuti con problemi di tossicodipendenza, selezionati dal SERT), per un totale di ottanta incontri in due anni. Guardando ai detenuti comuni i laboratori sono stati proposti come spazio totalmente volontario e si è puntato soprattutto ad interventi di prevenzione del disagio. Per i detenuti dell’area “protetta” si sono messi in campo interventi riabilitativi, con lo scopo di trattare il tema del confronto e della riflessione personale. Con i due gruppi di detenuti tossicodipendenti, insieme a educatori e operatori del SERT, il lavoro è stato incentrato su scopi maggiormente terapeutici. Prende la parola Raffaella, una detenuta, che legge una storia scritta sul Quaderno da un detenuto e intitolata "Devo dirti una cosa": Ora sono cresciuto e ho scoperto parole come "dolore". Non avevo mai usato questa parola, troppo grande per me. Ora la posso gridare perché la conosco, è inutile fuggire, nascondermi da qualche parte lontano dal mondo, perché ci sarà sempre qualcuno che mi vedrà piangere per il mio dolore. Oggi è un giorno molto brutto, c'è poco sole e la gente cammina avanti e indietro, come tante rondini senza nido. Che vita quaggiù, in questo brutto posto, che non sembra mai finire: c'è chi fa lo scemo; c'è chi fa rumore; c'è chi fa poco; c’è chi fa tutto. Mi addormento la sera pensando a domani, pensando che ancora mancherai nella mia vita, ma forse è domani che ti incontrerò. Incontrami di notte, mentre vago per la città vuota, in cerca di qualcosa, che non so. Io me ne vado in punta di piedi, affinché tu non ti accorga che l'attimo vissuto accanto a te è finito per sempre. Basta ti ho fatto male, ti ho fatto soffrire, ma ora ti prego perdonami...Era questo che volevo dirti.” Prende poi la parola Tony Cortese, Fondatore dell’associazione culturale STED (Spettacolo Teatro Educazione Danza) il quale, come anticipato precedentemente, ha collaborato dal 2004 con Carlo Cappelli sia per il progetto “Parole scontate”, sia nello svolgimento di laboratori di teatro. L’attività teatrale è vista da Cortese come un mezzo terapeutico per canalizzare l’energia attraverso la rappresentazione. Lo scopo di tali laboratori è aprire la fantasia, portare i detenuti a superare le grate e ritornare essere viventi. Un momento da vivere come una messa in gioco di sé stessi per riscoprirsi. Dopo prende la parola una volontaria che lavora in carcere e spiega che i carcerati usano molto la scrittura, soprattutto le lettere. Si scrive alla mamma, alla famiglia, a un amico o per avere un aiuto. Spiega anche perché uno dei testi, scritto dalla sezione femminile del carcere, della collana “i Quaderni del Carcere 2” è stato chiamato “Penelope il tempo dell'attesa”. Il titolo dice, è la rappresentazione del sentimento delle donne all’interno del carcere, le quali, come il personaggio di
  • 11. 11 Penelope nell’Ulisse di Omero, sono sempre sole e attendono un ritorno, che permetta loro di abbandonare per sempre la tela che esse stesse hanno tessuto di giorno e disfatto di notte. Quindi è grazie alla scrittura che riescono a dire ”ci sono anch’io” all’interno del carcere, uscendo così dall’anonimato a cui sono costrette già dalla denominazione “carcerato”, che porta ad escludere e quasi nascondere la componente femminile dietro ad una maschile. Sempre la volontaria dice poi che spesso le ragazze hanno una farfalla come tatuaggio, che indica la voglia di andare via. Tutto ciò perché al momento del reato il tempo si ferma. infatti il tempo si dilata e lo spazio si restringe all’interno della cella. Quando il detenuto viene portato in carcere non gli si permette di portare nulla con sé, al massimo non uno spazzolino. Sono soprattutto le donne migrate quelle che sentono maggiormente il distacco, ed è perché erano loro ad essere la parte affettiva e sono tormentate per il senso di colpa di aver lasciato solo il figlio/i e la famiglia. Il tempo dentro al carcere diventa fiducia (aspetto la posta, aspetto la telefonata, aspetto i servizi) rendendo però pesante l’attesa. Dice anche che il racconto autobiografico permette di esprimere sogni, consente di sviluppare nuove vie di conoscenza e possibilità. Conclude dicendo che il carcere agisce su spazio, tempo e corporalità, quindi sulla propria identità. Prende poi la parola la Dottoressa Rosalba Casela, direttrice dell'istituto, la quale approfondisce il tema della detenzione femminile che definisce molto più penosa rispetto a quella per gli uomini. Soprattutto per il carico emotivo di cui sono portatrici le donne perché vivono pensando di non poter riuscire ad uscire dal senso di colpa. Ella dice che è importante fermarsi e vedere il carcere come una parentesi e, a tal proposito, è fondamentale che la separazione totale non esista, perché ciò porterebbe il carcere a fallire. La pena è educativa solo se il rapporto tra esterno ed interno è continuo. La separazione totale è solo punizione senza educazione, senza possibilità, senza aiuto e solamente causa di episodi di forte recidiva. Riprende la parola Carlo Coppelli che parla della rubrica mensile “UNO, DUE, TRE…CELLA”, nata nel luglio del 2012, grazie alla collaborazione del settimanale “Il Tempo” di Carpi, che parlerà di carcere, delle relazioni tra vittima e reo, di detenzione, del rapporto tra chi è detenuto e chi è invece libero, con l’intento di iniziare a creare un ponte tra il dentro e il fuori. PARTE DOMANDE 1) Il terremoto ha causato crepe nella palestra, è stato definito un piano per raccogliere fondi per ricostruirla? Risponde la Dottoressa Casella che dice che purtroppo gli interventi di manutenzione portano a inseguire sempre le urgenze e quindi, per ora, non si è riusciti ancora ad intervenire. Inoltre dice che “no”, non è stato messo in campo un progetto di raccolta fondi. 2)Come si affronta il problema Sanità? Come si affrontano malattie psichiatriche, disturbi intestinali e malattie veneree? Risponde sempre la Dottoressa Casela e dice che ogni persona viene assistita con modalità molto simili a quelle esterne. Possono essere visitati da medici ogni volta che ne necessitano e ogni volta che vogliono. Coppelli riferisce anche che il prossimo mese sulla rubrica "uno, due, tre…celle" si parlerà proprio di questo problema.
  • 12. 12 3)Come persone esterne si può lavorare in modo distaccato o un giudizio è necessario?? Parla Tony Cortese dice che lui ha sempre voluto partire dal non sapere ma, a volte, quando scopriva cosa realmente quel soggetto aveva fatto, non riusciva a capire come e perché avesse fatto quelle cose. Sia operatori che persone dovrebbero riuscire comunque a mantenere i contatti e superare il giudizio, perché solo in questo modo si possono ristabilire contatti fondamentali per ricominciare all'esterno. Una volontaria dice che è importante dividere il giudizio sul fatto e il giudizio sulla persona. L'atteggiamento giudicante blocca l'altra persona. Come persone esterne si tende a vedere fatto e persona come un'unica cosa. Come volontaria cerco di instaurare un rapporto in cui mi pongo come persona, indipendentemente da quello che hanno fatto, ma comportandomi solo in base a ciò che conosco. Non possiamo fermare il tempo al momento del reato perché questo è condannare la persona a quel momento, togliendogli ogni opportunità e possibilità di ridare una direzione positiva alla propria vita. 4)Avete paura?? Risponde Cortese dicendo che è l’attività in carcere mi ha permesso di sviluppare meno pregiudizi rispetto al mondo che frequento. Seconda parte- Performance artistico-teatrale (dalle ore 15 alle ore 16.30) Lo spettacolo che ci è stato presentato era fatto per un massimo di 40 persone, ed era uno spettacolo interattivo tra pubblico, carcerati, ex carcerati e Tony Cortese, come operatore che coordinava il tutto. L’attività che è stata proposta era suddivisa in cinque parti. Nella prima parte, hanno fatto sedere noi spettatori in cerchio su delle sedie e, ogni tre persone, veniva posizionata davanti una sedia, in cui sedeva un carcerato e leggeva (in modo teatrale) le storie presenti all’interno del Quaderno. Ogni carcerato alla fine della lettura alzava la mano come segno di fine e, quando tutti gli altri avevano alzato la mano, a quel punto si spostava nella sedia successiva e cosi fino a che non ritornavano al punto iniziale. Nella seconda parte ci è stato detto di alzarci, per andarci a presentare in ordine sparso per la stanza a tutti gli altri. Nella terza parte è stato dato ad ognuno di noi un foglio e ci è stato detto di scrivere una lettera indirizzata a chi volevamo. In seguito, dovevamo piegarla, strapparla in tanti pezzi e tenerne per noi solamente due. Nella quarta parte ci è stato detto di metterci a coppie. In seguito, dovevamo prendere uno dei due pezzi di carta che avevamo tenuto, incollarlo su un cartoncino formato A4 e scambiarlo con gli altri. A questo punto dovevamo, in base a ciò che c’era scritto, cercare di completare il cartoncino con parole, disegni o pensieri. Fatto ciò, ci si scambiava nuovamente i cartoncini e si spiegava il perché di quel disegno o di quella scrittura fatta.
  • 13. 13 Nella quinta e ultima parte ci è stato chiesto di incollare in un grande cartellone, appeso alla parete, l’altro pezzo di carta che avevamo tenuto e poi anche in questo caso, riempirlo con immagini di giornali e scritte, riempendolo completamente. Tutto si conclude con i ringraziamenti a tutti i ragazzi del carcere di Sant’Anna, allo staff della Festa del Racconto e a noi per la collaborazione. Evento 15/ Sabato 5 ottobre (Tenda Piazzale Re Astolfo-Carpi) “Scelte religiose, scelte di vita” Ad aprire la conferenza Brunetto Salvarani che prima di incominciare presenta gli ospiti, che sono: Espedita Fisher e Antonio Prete. La Fisher è una teologa che presenterà il suo libro “Io sarò l’amore”. Preti è docente di Letteratura Comparata presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. Prima di parlare dei libri dei due autori Salvarani chiede ai due di fare un commento su quanto accaduto a Lampedusa. Espedita inizia ringraziando per l’invito e dice che di questo fatto ne stava parlando poco tempo prima con un amico, il quale era rimasto sorpreso da quello che aveva visto a Lampedusa. Lei dice che la tragicità di Lampedusa non sta solamente nella gestione del fenomeno migratorio ma riguarda soprattutto la cecità che vi è nel nostro contesto italiano in cui solo tre volte l’anno si parla di questa realtà e sempre con una visione critica, mai si parla di una possibile soluzione o di racconti di storia vissuta. Solo poco tempo fa, aggiunge la Fisher ho visto un servizio su Rai 2 che parlava della vita di una famiglia di immigrati, facendo vedere che questa viveva come noi. Conclude poi la risposta dicendo che solo comportamenti di amore e unione, assieme alla loro voglia di riscattarsi, sono quelli che permetteranno il miglioramento della società, uscendo da situazioni tragiche come quella di Lampedusa. Preti a riguardo dice che qualche giorno prima, a Bologna, gli era capitato di parlare in stazione con alcuni ragazzi immigrati, che avevano iniziato a cantare un pezzo rap e lui si era fatto spiegare il perché avevano tanta passione per la musica, scoprendo che questa per loro era uno dei pochi metodi che gli permetteva di esprimersi appieno. Tale esempio è stato riportato dal Professore per arrivare a dire che nel nostro paese spesso vi è una “mancanza di comunicazione” verso gli immigrati, data soprattutto dal fatto che noi non riusciamo ad andare al di là dei lineamenti, del colore della pelle e dell’espressione del volto e questo ci porta a non considerare la storia, l’anima e quindi l’essenza dell’altro. La vera problematica starebbe proprio all’interno di questa nostra mentalità che dovrebbe essere rieducata a una maggiore apertura e presa di coscienza, di questa multiculturalità, come normalità all’interno del nostro mondo. Riprende la parola Salvarani il quale introducendo i due testi dice che, anche se molto diversi tra loro, presentano tre “linee forti” comuni: la prima è la ricerca di esperienze, la seconda è l’ascolto di voci e storie, infine, la terza invece riguarderebbe il coraggio di trattare temi inattuali come la compassione. Si è passati poi alla descrizione delle due opere. Inizia Antonio Preti che presenta il suo libro chiamato “Compassione, storia di un sentimento”. Egli dice che da sempre si è occupato di poesia (ad esempio Leopardi e Baudelaire di cui ha fatto uno studio approfondito del testo ”I Fiori del
  • 14. 14 male”), oltre che di letteratura e questa opera sarebbe il frutto di una ricerca che lui ha condotto a seguito di questi studi, in cui ha voluto dimostrare come all’interno delle opere dei grandi autori, i protagonisti delle varie storie, esprimono e vivono certi sentimenti che vengono sentiti e rinascono nei soggetti a seguito delle loro letture. Alla base del suo testo vi è poi anche la ricerca di dove e in che modo si tratta, all’interno delle opere dei grandi autori del passato, il tema della compassione. Fa subito un’importante differenziazione tra come la filosofia tratta il tema rispetto alla letteratura. La prima infatti ne parla in modo descrittivo e teorico, quindi più oggettivo, mentre la letteratura si concentrerebbe in modo molto più approfondito su come i personaggi vivono questo e altri sentimenti. Parte da qua per fare vari esempi, che cita anche nel libro, di scrittori che parlano della compassione. Per primo cita Dante, dicendo che nel V° Canto dell’inferno, quando lo scrittore si trova davanti a Francesca, lì ritroviamo il sentimento della pietà e della “perdita della lingua”. Anche Eschilo dei Persiani tratterebbe la compassione. Egli infatti dopo la vittoria dei greci contro i persiani, dice di non esultare perché le perdite persiane sono perdite anche nostre essendo anch’essi, come noi, persone di questo mondo quindi fratelli nostri. La compassione dice Preti, può essere vista come una perdita del proprio stesso coraggio infatti la compassione sarebbe espressione anche della paura: se uno si lascia impossessare da essa, non è più uomo, esclama il Nibbio, nei Promessi Sposi quando, consegnando Lucia all'innominato, confessa d'aver quasi provato, lungo il trasporto, compassione per la povera ragazza rapita. Baudelaire rappresenterebbe tale sentimento attraverso la figura del cigno che, scappando dalla gabbia, finisce sull’asfalto e guarda verso il cielo sperando nell’arrivo della pioggia che lo porti nel lago tanto sognato. Per L’autore dei “Fiori del Male” tale figura sarebbe la metafora di quei soggetti che la società non considera e lascia da parte (es orfani, barboni) verso i quali Baudelaire sviluppa appunto sentimenti di compassione, rispecchiandosi in loro e sentendosi anch’esso come loro. Parla anche della guerra e dice che questa è la cancellazione della compassione, puntando ad eliminare il rapporto con l’altro. Primo Levi nel suo testo “Se questo è un’ uomo” dice che lo scopo dei campi di concentramento nazisti sarebbe appunto quello di eliminare la compassione e, di conseguenza, l’eliminazione dell’altro. Conclude questa sua presentazione dicendo che ha dedicato anche un capitolo al dolore e come si ritrova il sentimento della compassione nel mondo animale e che saranno sempre e soprattutto la letteratura e l’arte a raccontare i sentimenti e la compassione. Prende poi la parola Espedita Fisher che prima di iniziare a parlare del suo testo “ Io sarò l’amore” chiede a noi in sala come si possa avere compassione verso un rumeno, quando il giorno dopo sul giornale sentiamo che un’ altro rumeno ha ucciso una famiglia?? Come facciamo ad avere compassione di chi la sera, in una grande città, quando una donna, se non si veste in “tuta ”, rischia di essere stuprata da quattro marocchini ubriachi?? Come si fa ad avere pietà di queste realtà nel mondo?? Espedita si è provata a dare una risposta. Prima però fa una piccola premessa, dicendo che noi ci dobbiamo pensare come composti da una realtà materiale ed una spirituale. Ritorna poi al quesito e dice che si può risolvere, rispondendo alla domanda ”perché siamo nati??” . Solo se darò uno scopo
  • 15. 15 alla mia vita riuscirò ad affrontare tale situazione, la cui tristezza altrimenti, sarebbe quasi impossibile da affrontare. E proprio di questo parla il libro, cioè di varie donne provenienti da contesti e situazioni diverse nella vita, che si sono convinte di essere nate per salvare l’umanità e di farlo attraverso la preghiera. Questo desiderio di salvezza di fronte a tale situazione di incertezza e debolezza del mondo, dice Espedita, sarebbe l’idea alla base della clausura che, per non rimanere solo qualcosa di concettuale, deve trovare un modo per diventare la realtà e cioè appunto tramite la preghiera. Già nel suo primo libro intitolato “Clausura” e pubblicato nel 2007, la Fisher, che aveva deciso di vivere per due anni in un convento e per altri due aveva viaggiato e vissuto nei monasteri di tutti gli ordini in cui le monache vivono recluse. Intervistando queste donne aveva scoperto che molti personaggi politici e militari erano andati da loro per chiedere di pregare perché certe battaglie, certe discussioni o dispute andassero a buon fine. Esse dicono infatti che molti eventi sono andati nella direzione richiesta grazie alle loro preghiere. Essa a tal proposito dice che grossi cambiamenti possono avvenire solo tramite la vita spirituale, una via invisibile che è dentro di noi e che si realizza dando uno scopo alla nostra esistenza, che permette di trasformare la realtà visibile. Anche Gesù nella Bibbia dice che noi siamo anime (quindi solamente vita spirituale) messe dentro a un corpo. Conclude poi con la lettura di una parte del testo, di una Monaca di clausura di Carpi, che ha vissuto l’esperienza del terremoto. PARTE DOMANDE (veloce perché la conferenza era andata oltre il tempo disponibile) Un’ uomo chiede ad Espedita alcune note sulla sua biografia? Essa dice di essere nata nel 1978 giornalista, scrittrice, conduce da anni un’intensa attività di ricerca e di studio sulle grandi scelte mistiche della contemporaneità italiana. Dice anche che nella sua vita ha avuto due grandi passioni: la spiritualità (espressa in vari modi) e la comunicazione. Grazie alla casa editrice “Castelvecchi” è riuscita a unire le due passioni ed iniziare a scrivere . La sua prima pubblicazione è Clausura (Castelvecchi, 2007) che ha ricevuto il plauso di critica e pubblico. Una donna chiede poi perché spesso, anche pregando, le cose non vanno sempre bene? La Fisher a tale proposito parla di una conversazione che ha avuto con un prete molto preparato e che lavora con lei a proposito di tale questione. Lui le aveva risposto che forse non aveva pregato bene, non aveva avuto il giusto amore e voglia. Proprio per tale motivo dice che si, magari non subito avrà i risultati sperati, ma deve continuare a pregare e soprattutto imparare il modo giusto con cui farlo. Tutto ciò perché è grazie all’arricchimento della nostra spiritualità che riusciremo a trovare la felicità in questo mondo.
  • 16. 16 Evento 24 (Carpi, Cortile d’onore Palazzo dei Pio) Odissea, Isola del Coraggio (dalle ore 10 alle 13) In questa conferenza è avvenuta la lettura del libro XII e XIX del poema omerico “L’Odissea”. Questa maratona di lettura teatrale è stata la quarta tappa (o isola, come viene chiamata) di cinque, ognuna con una durata di tre ore. Inoltre ogni Isola è accompagnata da un preciso oggetto che la caratterizza e da una particolare forma di coraggio, oltre che da una personaggio del famoso poema che svolge determinate azioni e “presidia” ogni tappa: 1)Prima isola : “Il coraggio di rischiare” lettura dei primi quattro libri del poema. Presidia l’isola Telemaco. 2)Seconda isola: “Il coraggio di amare” lettura dal libro V al libro VIII. Installazione della zattera di Odisseo. Presidia l’isola Nausicaa. 3)Terza isola: ”Il coraggio di lottare” lettura dal libro IX e XII. Installazione dell’Elmo di Mimmo Paladino. Presidia l’isola Odisseo. 4)Quarta isola (a cui ho partecipato): ”Il coraggio di resistere” lettura dal libro XII al XIX. Installazione del telaio. Presidia l’isola Penelope che durante la lettura tesse e disfa continuamente la tela sul telaio. 5)Quinta isola: ”il coraggio di ricominciare” lettura dal libro XX al XXIV. Installazione Arco. Telemaco. Tale lettura viene fatta dal gruppo di attori e danzatori di Mechane e ARS VENTUNO. Il nome di quest’ultima associazione ha un preciso significato: ARS dal latino arte per assumere a valore la tradizione antica, VENTUNO per esprimere il tempo corrente, il 21° secolo e siglare un vincolo con la modernità, VENTUNO per assumere ad emblema l’articolo della Costituzione Italiana che tutela la libertà d’espressione. Tale maratona letteraria non è una semplice rappresentazione ma ha un forte valore simbolico: l’idea che la letteratura e la cultura possano essere strumento e medicina, mezzi attraverso i quali una comunità si possa trovare, conoscersi e riconoscersi, superare traumi e vincere paure, ricucire strappi, chiudere crepe, tappare buchi. Riunirsi per ascoltare ‘le voci attorno ad un fuoco’, gli aedi che svelano i propri sentimenti più segreti e, attraverso la narrazione delle proprie disavventure, facciano riscoprire, in una nuova luce, la voglia di essere, appunto, comunità. L’Odissea è infatti un poema dello smarrimento, del ritorno, della perdita e del ritrovamento: come smarrite e in cerca di ritrovarsi sono, in fondo, le comunità colpite, il 20 ed il 29 maggio 2012, dal terremoto dell’Emilia Dopo la rappresentazione c'è stata la lettura di alcuni brani relativi a 4 testi contemporanei da parte di 4 attorie che riguardavano la tipologia di coraggio trattata. Gli scrittori di cui si sono letti i racconti, sono stati: Mario Rigoni Stern, Fenoglio, Sciascia, Solzevnicyn. 1) “Una giornata di Ivan Denisovič”(1962) è il titolo del romanzo di Solzevnicyn, da cui viene preso il racconto.
  • 17. 17 L’ opera descrive le terribili condizioni in cui si trovano i reclusi nei campi di concentramento. Ivan Denisovič, protagonista della storia, è un contadino, il cui motivo di arresto è quello di essere stato prigioniero dei tedeschi durante la guerra. Egli era riuscito a fuggire, rientrando in patria, ma poi nuovamente rinchiuso in un lager, come era comune per i prigionieri di guerra a quel tempo. Infatti, si riteneva questi, entrati in contatto con l’occidente, erano potenzialmente pericolosi perché conoscevano un mondo che non avrebbero dovuto conoscere, oltretutto potevano essere accusati di collaborazione con il nemico, o di non essersi battuti a sufficienza per la loro patria. 2)”Una questione privata”(1963) di Fenoglio. Il romanzo, incompiuto, narra la vicenda del partigiano Milton, giovane studente universitario che, durante un’azione nelle vicinanze di Alba, rivede la villa sulla collina dove era sfollata Fulvia, una ricca ragazza torinese incontrata quasi due anni prima. Milton ama Fulvia, ormai lontana: ricorda i momenti trascorsi insieme, ma la villa sembra immersa in un’atmosfera di forte abbandono. La custode rivela al giovane gli incontri avvenuti tra Fulvia e Giorgio Clerici, un comune amico. Il racconto suscita nell’animo di Milton un’angoscia profonda e l’amore per Fulvia, l’amicizia per Giorgio e la gelosia si fondono in un’unica passione ossessiva; il desiderio di conoscere la verità. Milton vuole incontrare Giorgio: comincia quindi la sua ricerca. Scopre che Giorgio Clerici è stato catturato dai fascisti e condotto ad Alba. Milton organizza uno scambio e sequestra un sergente fascista, ma è obbligato ad ucciderlo, perché il prigioniero tenta di fuggire. Il sospetto del tradimento di Fulvia e l’ansia di conoscere la verità non abbandonano il protagonista del romanzo. Milton decide di ritornare nella villa; ma incontra una colonna fascista che lo costringe ad una fuga quasi interminabile, ai limiti della resistenza umana. L’eroe solitario, ormai estraneo alla realtà che lo circonda, corre fra il cielo e la terra; poi, crolla sotto gli alberi di un bosco che ”lo accoglie”. 3)Rigoni Stern "il sergente nella neve"(1953) Il racconto inizia in un caposaldo sul fiume Don. Sotto al caposaldo scorre il fiume spesso gelato e sulla riva opposta vi è un caposaldo russo. È inverno ed il freddo intenso congela gli animi. Le giornate sono monotone: si cerca petrolio per le lampade, si ricontrollano le armi soggette al gelo che le rende inutilizzabili. Tutto ciò è, a volte, interrotto dal fuoco dei cecchini russi, da brevi incursioni nemiche e da combattimenti a suon di mortaio. Ognuno riceve posta e, poiché è Natale, anche auguri, cartoline e razioni di sigarette e cognac. La situazione non è delle più difficili sino a quando il tenente si ammala, le munizioni per i mortai finiscono e le incursioni russe iniziano ad essere più frequenti. Rigoni si salva per miracolo da una pallottola che gli s'incastra nella canna del moschetto e vedendo che le cose peggiorano, giunge l'ordine della ritirata. I battaglioni sono divisi in gruppi che a turno dovranno lasciare il caposaldo e coprire le spalle al gruppo successivo. Tutto procede secondo i piani ed i Russi non accortisi della ritirata non attaccano il caposaldo. Quando tocca a lui, Rigoni si blocca, rimane stordito; lì lascia molti suoi compagni, molti ricordi e per sfogarsi, prima di andarsene, scarica un paio di caricatori di un mitragliatore e lancia alcune granate. Fatto ciò con un enorme peso morale lascia il caposaldo e raggiunge i compagni. Il battaglione in ritirata percorre le gelide steppe, nella speranza di non essere inseguito dai russi. Rigoni incontra il cugino Adriano e parlano di ricordi felici, nel loro paese in Veneto. La marcia prosegue e Rigoni, essendo un altruista, spesso aiuta i compagni, nonostante si sprofondi nella neve e si soffra; non aiuta il pesante zaino che sembra segare le ascelle già irritate dal gelo. Incontrano un villaggio e nelle isbe riposano cercando di riscaldarsi e dormire un po'. La ritirata non è però priva di pericoli e
  • 18. 18 Rigoni viene mandato in retroguardia a sostituire un plotone annientato dai pesanti tank russi; intanto il suo capitano si ammala e lui deve prendere il comando. La steppa è piena di camion incendiati, carcasse di tank e di soldati pietrificati dal freddo, suoni di spari e bombardamenti. Giunti in un altro villaggio i soldati si riposano nelle isbe; la sera è tranquilla finché una pallottola infrange il vetro della finestra e sfiora Rigoni. I soldati si accorgono di essere finiti in una sacca, accerchiati tentano di sfondare lungo la strada verso i Carpazi, assaltano un villaggio, con l'ausilio dei tank tedeschi e lo occupano. Si riposano un po' e trovano tre ragazze russe che barattano alimenti freschi con gallette di pane. Lasciato il villaggio, un’altra battaglia, a cui partecipano anche tanks russi e tanks tedeschi che, con le cannonate, illuminano il buio cielo invernale. Sgominati i russi gli italiani raggiungono un grosso fienile che d'improvviso s'apre e lascia uscire decine di prigionieri italiani liberati dalle guardie russe in fuga. Le marce sono lunghe ed estenuanti e all'orizzonte, la sera, è possibile vedere villaggi in fiamme, oltre a scheletri neri e fumanti di case e granai. Appena passata la frontiera Ucraina, una violenta battaglia scuote la calma della steppa. È il 26 gennaio, una data che moltissimi soldati e molte famiglie non scorderanno più: a Nikolaevka diversi plotoni hanno visto la morte; qui dopo un confuso assalto dei più coraggiosi, in attesa del sostegno aereo e della cavalleria tedesca , più della metà dei soldati italiani sono morti, in una lunga e inutile battaglia. Dopo l'ennesima marcia stremante Rigoni giunge in un villaggio e, in un'isba, si mangia un pezzo di gallina in compagnia d'alcuni soldati che non conosce. Si addormenta ed al suo risveglio si accorge che gli hanno rubato il caro moschetto compagno di mille battaglie; trova però un grosso e pesante fucile da caccia e presolo, si incammina in fretta per raggiungere la compagnia. Il suo piede è ferito, ha una piaga dolorosa e ciò gli rende il cammino difficile tanto che è costretto ad usare un ramo come stampella. Raggiunto il gruppo incontra Romeo, un vecchio compagno che incontrò nel corso rocciatori e che ogni sera andava a trovare una pastorella nella valle e si arrampicava alla sua finestra per cantarle una serenata. Dopo lunghe marce riesce, ad ogni modo, insieme ai suoi compagni ancora vivi ad uscire dalla sacca e raggiunge finalmente un caposaldo tedesco dove si lava, si cura e dorme per due giorni. È ora in Russia Bianca. 4)"Il giorno della civetta"(1967) Leonardo Sciascia. Il racconto è basato su un fatto realmente accaduto, l’omicidio di Accursio Miraglia, ucciso dalla mafia nel 1947. La storia inizia nella piazza di un paese della Sicilia, dove Salvatore Colasberna, un socio di una piccola azienda, viene assassinato mentre sale sulla corriera per Palermo. All'arrivo della forza pubblica i passeggeri si allontanano di nascosto, l'autobus resta vuoto e nessuno riconosce il morto; anche l'autista e il bigliettaio non ricordano chi ci fosse sull'autobus. Anche il venditore di panelle, rimasto a terra al momento del delitto, è scomparso. Un carabiniere lo trova all'ingresso della scuola elementare e lo accompagna dal maresciallo, ma neppure lui sa nulla e solo dopo due ore di interrogatorio ricorda che, all'angolo tra via Cavour e piazza Garibaldi, tra le sei e le sei e trenta, ha visto due lampi di fuoco. Le indagini vengono affidate a Bellodi, capitano dei carabinieri della compagnia “C”, emiliano di Parma, ex partigiano, destinato alla carriera di avvocato ma rimasto in servizio in nome di alti ideali. Bellodi è deciso a non arrendersi davanti al muro di omertà che gli si crea intorno e arriva a scoprire i rapporti che legano criminalità mafiosa e politica. Intanto in un Caffè di Roma, un ricco possidente chiede ad un onorevole del suo partito di far trasferire Bellodi. Quest’ultimo intanto interroga un ambiguo personaggio, un certo Calogero Dibella detto “Parrinieddu” che gli indica una pista che si rivela falsa, ma che gli consente di
  • 19. 19 conoscere Santo Pizzuco, nome utile alle indagini. Il nome del presunto assassino, un certo Diego Marchica detto Zicchinetta, viene dato a Bellodi dalla moglie di Paolo Nicolosi, un potatore scomparso e certamente ucciso per aver riconosciuto l'assassino. Bellodi scopre nel fascicolo investigativo di Marchica, che è un noto sicario e trova una fotografia che lo ritrae insieme con Don Calogero Guicciardo e all'onorevole Livigni. Nel frattempo Parrineddu viene assassinato e Bellodi ottiene che Marchica, Pizzuco e il padrino Don Mariano Arena vengano fermati, ma l'interrogatorio si risolve in un nulla di fatto. I giornali fanno molto clamore e questo fatto porta a un dibattito in Parlamento. Durante il dibattito un sottosegretario dichiara che la mafia esiste solamente "nella fantasia dei socialcomunisti". Bellodi, che intanto era a Parma perché obbligato ad una vacanza, legge sui giornali, inviati da un suo amico brigadiere della Sicilia, che il castello probatorio è stato smantellato grazie ad un alibi di ferro costruito da rispettosissimi personaggi per il Marchica. Quanto sembrava essere stato svelato sulla realtà mafiosa viene cancellato e la tesi viene sostituita con quella di un delitto passionale e don Mariano viene scarcerato. Bellodi leggendo queste notizie si rammaricò molto e per la rabbia iniziò a girovagare per tutta Parma. Finché incontrò, Bresciamelli, un suo vecchio amico di scuola, ed iniziarono insieme a camminare per Parma e Bellodi raccontava della Sicilia al suo amico d’infanzia. Per strada incontrano Livia amica di Besciamelli e dopo una chiacchierata Livia convince Bellodi e il suo amico ad andare con lei a mangiare e bere con amiche di Livia. Finita la serata Bellodi ritorna a casa, e durante il tragitto tra casa di Livia e la sua , pensa “Al diavolo la Sicilia; al diavolo tutto” e poi pensa ancora che ci ritornerà in Sicilia e, urlando, disse “Mi ci romperò la testa”. Evento 27 (Carpi, Mattatoio Culture Club) – Letture commestibili, fra un piatto e l’altro (dalle ore 13 alle 14 e 30) Il pranzo consiste nella scelta di una tra tre portate più bere che sono: 1)un’insalata mista di Calvino; 2) Il riso freddo di Pavese; 3) la Focaccina farcita di Pratolini Durante il pranzo i lettori, volontari dell’associazione “Donare Voci”, hanno fatto “assaporare” alcuni libri leggendo alcuni racconti ironici tratti da testi di grandi autori. Dal famoso libro di Patrick Dennis "Zia Mame" viene letto il testo “Zia Mame e la bella del Sud” da parte di una ragazza cieca dell’associazione. È giusto prima di iniziare fare un appunto sul romanzo che, infatti, viene inizialmente rifiutato da diciannove editori perché definito "invendibile" perché, anche se i protagonisti erano sempre gli stessi, non si riusciva intendere il filo logico che legava i vari racconti . Sarà grazie alla casa editrice Vanguard che il testo verrà pubblicato, anche se verrà fatta una revisione da parte da un curatore editoriale a cui si deve l'escamotage narrativo che introduce il personaggio. Il romanzo fu pubblicato in lingua italiana da Bompiani nel 1958, con il titolo La zia Mame. Riproposto da
  • 20. 20 Garzanti negli anni settanta, uscì poi dai cataloghi editoriali per un lungo periodo. La trama del romanzo riguarda alcune vicende della vita dell'autore e della figura, reale, di sua zia Marion Tanner, chiamata Mame Dennis, identificata come una ricca donna newyorkese che, in un tempo che va dal proibizionismo americano ai primi anni cinquanta, compie una serie comiche e stravaganti avventure. Altro brano che è stato letto è preso dal libro "Disastri" di Danil Charms. Nasce a Sanpietroburgo nel 1905 e il suo vero nome era: Daniil Ivanovic Juvacev. Durante la sua vita riuscì vendere libri grazie al fatto che i bambini erano gli unici che lo leggevano. Ciò che risulta assurdo è che lo scrittore ha sempre odiato i bambini però, alla fine, si trovò ad essere giudicato uno scrittore di testi per bambini perché, proprio questi, erano gli unici a leggere i suoi libri, caratterizzati da una logica assurda e un rifiuto del materialismo. Stalin lo fa rinchiudere in un ospedale psichiatrico dove morirà nel 1945. Charms è noto soprattutto in Italia per i suoi testi per adulti, pubblicati da Enaudi, Marcos y Marcos e Adelphi. I testi presenti all’interno di “Disastri” sono caratterizzati dall’assurdità delle situazioni, i protagonisti svolgono azioni ineluttabili, mettono in campo continuamente gesti inconsulti utilizzando un linguaggio che va dal teatrale al racconto. Potremmo definire che l’atmosfera dominante è quella del non senso. Soggetti che litigano e si sputano in faccia, si prendono a colpi di cetrioli, muoiono di insonnia per paura dei topi, sono solo alcuni delle rappresentazioni che caratterizzano il libro. Sarà all’interno del libro che Charms definirà a pieno i fondamenti del suo stile: “A me interessano solo le «scemenze»; solo quello che non ha nessun senso pratico. Mi interessa la vita solo nelle sue manifestazioni assurde. Eroismo, pathos, audacia, moralità, pulizia, etica, commozione e fervore sono parole e sentimenti che non posso sopportare. Ma capisco perfettamente e apprezzo: entusiasmo e ammirazione, ispirazione e disperazione, passione e riservatezza, dissolutezza e castità, tristezza e dolore, felicità e riso.” (Daniil Charms, Disastri, Milano, Marcos y Marcos, p. 128 ) Si è passati poi alla lettura di un altro testo preso dal libro di Bohumil Hraball "Ho servito il re d'inghilterra" (1971). Il libro di Bohumil Ho servito il re d'Inghilterra pubblicato nel 1971 descrive la storia di un cameriere di piccola statura (sia fisica che morale) che si muove tra gli eventi tragici che caratterizzano la Cecoslovacchia tra il 1935 e i primi anni '50; in pratica dal periodo antecedente l'invasione nazista all'avvento del comunismo. Il protagonista non si preoccupa dei tragici eventi che avvengono nella sua nazione, in quanto totalmente concentrato a soddisfare i suoi due unici obbiettivi, ovvero i soldi e il sesso, che vede come unico mezzo per riscattare il complesso di inferiorità derivante dalla sua bassa statura. Per raggiungere i suoi scopi non esita a sfruttare tutti i mezzi, anche quelli meno leciti: dalla truffa ai clienti che acquistano i wurstel che vende alla stazione, fino ad arrivare ad apparire come un tedesco per riuscire ad andare a letto con una crocerossina tedesca di cui si è invaghito. Questo ultimo episodio serve per descrivere la situazione storica di quel periodo in cui, in Cecoslovacchia e in molti altri stati del mondo, solamente se si era tedeschi si potevano evitare torture umiliazione, discriminazioni e poter pensare di poter avere una vita piacevole.
  • 21. 21 Viene poi letto il racconto "La mia modesta proposta" preso dal libro “ Scritti di impegno incivile” (Quodlibet, 2013) di Ugo Cornia. Il libro raccoglie 49 scritti di “impegno incivile”, che in realtà evidenziano una civilissima sensibilità. La forza di questi brevi scritti è proprio quella di prendere sul serio pezzi del discorso quotidiano e guardarli al microscopio, con un certo distacco. Tutto ciò è sia una promozione di sensibilità civica e fantasiose soluzioni al problemi della società, sia un perfetto insieme di momenti ironici di visione della contemporaneità. Si conclude questa prima parte leggendo uno spezzone dai “Promessi Sposi” di Manzoni, su Don Abbondio. Don Abbondio è il curato del paesino di Renzo e Lucia che, all'inizio della vicenda, avrebbe l’incarico di celebrare il matrimonio dei promessi sposi. Egli è anche il primo personaggio del romanzo a entrare in scena. Manzoni lo descrive come un uomo senza coraggio e che dimostra, infatti, la sua codardia, che è anche all'origine della scelta di farsi prete. È infatti il desiderio di entrare a far parte di una classe di un certo prestigio, la possibilità di riuscire a fuggire dai pericoli e, non una vera vocazione, che lo induce a tale scelta. Il curato svolge dunque il suo ministero tenendosi fuori da ogni contrasto, mantenendo la neutralità in qualunque controversia o litigio, non contrastando mai i potenti (esemplare è la sua sottomissione a Don Rodrigo, che pure odia) e mostrandosi, in ogni occasione, come un debole, cosa di cui approfittano un po' tutti. Pausa caffè poi si è continuata la lettura di altri tre testi. Il primo della triade è di Ermanno Cavazzoni preso da "il limbo delle fantasticazioni" Quodlibet, 2009. Com'è che uno si mette a dipingere o a scrivere? cosa spera da questo l'umanità? E l'arte? Sono questioni particolari quelle che tratta il libro: di come possa essere un guaio far carriera nell'arte e di come, al contrario, sia benefica la libera attività di fantasticazione. Il libro sarebbe un serio trattato di filosofia se non fosse utilizzato uno stravagante modo di scrivere e avesse caratteristiche comiche . La sua grande capacità è che in poche righe con il suo parlato, finto elementare, definisce la comune condizione di uno scrittore contemporaneo che dovrà essere in grado di mettere in campo uno stile disordinato e pieno di confusione, abbandonando la scrittura composta e ordinata e le sue regole. Solo in questo modo si riuscirà a rappresentare a pieno quella che lui definisce l’atmosfera di caos e smarrimento di ideali che caratterizza la condizione umana e soprattutto la condizione umana linguistica nel ‘900. Si continua ad “assaporare” parole con la lettura dell’ epico libro di Paolo Villaggio intitolato "Fantozzi". Il personaggio esordisce nel 1968 nella trasmissione che segna anche l'esordio televisivo di Paolo Villaggio, Quelli che la domenica, citato in terza persona nei monologhi dell'artista genovese. Quelli della domenica era un programma in cui Villaggio era solito raccontare storie comiche e catastrofiche, col suo lessico particolarissimo, fondato sull'iperbole di cui il protagonista era spesso lo sventurato Fantozzi. Fantozzi era il cognome di un impiegato, vicino di scrivania di Villaggio
  • 22. 22 nella grande azienda denominata Italsider, dove egli aveva lavorato. Fantozzi, è la raffigurazione di un’ uomo senza fortuna e potenzialità che vive sentendosi inferiore nei confronti del potere costituito. Per tale motivo prepotenze e sfortuna saranno gli avvenimenti che caratterizzeranno la sua vita. Esso è entrato nell’ immaginario italiano perché è il perfetto esempio di uomo medio che ricerca l’ascesa sociale, ma che subisce. Nel 2011, per i 150 anni dell’ Unità D’Italia, il libro è stato scelto dal comitato scientifico del Centro per il libro e la lettura tra i 150 libri che hanno segnato la storia del nostro paese. Si conclude la conferenza con la lettura di un racconto di Cesare Zavattini, famoso scrittore nostrano (Reggio Emilia), intitolato "i debiti" preso dall’ opera “io sono il diavolo” (1941) I protagonisti del volume “Io sono il diavolo” sono senza identità, imprevedibili, confusi, al confine tra follia infantilismo e regressione. Gli uomini diventano diavoli: poveri uomini in preda a pulsioni, tic, desideri, ossessioni, sogni, ribellioni, paranoie, lapsus a cui la vita impietosa di ogni giorno li costringe e a cui rispondono con uno sfrontato linguaggio del corpo. Io sono il diavolo rappresenta una confessione autobiografica, inasprita dal dolore di vedersi vivere in un mondo assurdo. Al momento di scrittura di tale libro infatti Zavattini sta attraversando un periodo di crisi che si esprime in un’ umorismo grottesco, crudele creato dalla maggiore presa di coscienza della complessità dell’uomo e di se stesso, delle sue ipocrisie e del suo egoismo. Nel testo “ i debiti “ il protagonista dispone di un buco sulla parete che utilizza per guardare quello che succede nella cucina dell’appartamento vicino e, ascoltando liti famigliari e altarini finanziari (come i debiti del padre di famiglia), afferma di aver imparato cose importanti sulla vita. Da questo racconto emerge la poetica dell’occhio, canale privilegiato della percezione della realtà, strumento chiave del raccontare Zavattiniano. L’occhio di Zavattini ha uno sguardo libero, curioso, affamato di persone che fissa, per captare le proiezioni degli stati d’animo. CONSIDERAZIONI FINALI Inizio dando grande merito agli organizzatori, ai volontari, alle associazioni che hanno partecipato e hanno dato vita a tale manifestazione di importanza, oserei dire, “internazionale”. Dico ciò per il fatto che spesso in Italia non ci si pensa come “ in grado di” o ci si limita al dire mancano i mezzi o le persone per organizzare eventi ed iniziative di grande importanza culturale. Questa iniziativa è l’esempio di come tutti questi pensieri siano solamente una barriera, quella che non permette alle persone di avere il coraggio (come se ne parla all’interno dell’Odissea), di “provare” eventi come questi, che esistono e sono fortunatamente sempre di più, quella che non dà spazio ad un accrescimento culturale ed esperienziale. Fortunatamente ci sono persone che credono nella “cultura” con idee bellissime, come nell’evento “lettura commestibile, fra un piatto e un altro” e “suonata”, nella reading di Brizzi; iniziative che sono come un ponte che permette di far si che sentimenti di fiducia, condivisione, solidarietà, coraggio, felicità e sete di conoscenza non rimangano sulla bocca e nelle mani di chi già li conosce, ma possono essere “la miccia” per innescare negli uomini e nelle donne una voglia di voler “ conoscere ed essere di più”. Questa esperienza è stata bellissima ed ho capito l’importanza di non fermarmi mai nell’apprendere nuove conoscenze perché, in un mondo mutevole come il nostro, essere sempre cosciente di cosa accade attorno a noi è la chiave per essere pronti ad affrontare al meglio qualsiasi situazione futura. Sono state soprattutto le conferenze del giornalista Gad Lerner e del politologo Massimiliano
  • 23. 23 Panarari a dare ancora più valore a questo mio pensiero. La voglia di Lerner, il suo impegno, l’andare controcorrente senza esitare, non tenendo conto delle possibili conseguenze, il suo andare a fondo sui fatti accaduti e non fermarsi “a pelo d’acqua”, il suo voler sviluppare un pensiero internazionale nella popolazione italiana mi hanno fatto capire come sia importante, anche solo un’ora al giorno, fermarsi ad osservare cosa sta accadendo nel mondo, sviluppare un pensiero critico su cosa sta accadendo e pensare come è possibile intervenire soprattutto a riguardo di situazioni di disagio e bisogno, di cui dovrò occuparmi nel mio lavoro. Ho trovato un grande insegnamento anche nella conferenza che riguardava le carceri. Infatti, il carcere che viene vissuto come un luogo in cui le lancette dell’orologio sono ferme, sempre sullo stesso orario, dal momento in cui si è lasciato il mondo esterno, teatro ed arte aprono una fessura che permette al soggetto di vedere il sole e pensare che non tutto è irrecuperabile ma, riguardando in modo diverso se stesso può scoprire di avere risorse e potenzialità che possono offrire miglioramenti per il proprio futuro. Tutto ciò mi ha fatto pensare che di fronte a difficoltà nella realizzazione di progetti, nei momenti in cui non si pensa che il raggiungimento di un risultato sia possibile, bisogna utilizzare quello che si ha propria disposizione, sfruttando al meglio le proprie potenzialità e continuare e provare. In conclusione, un altro grande mezzo, portatore di significativi messaggi è stata la rappresentazione “Odissea-Isole del coraggio”. Due sono i valori che porterò avanti come strumenti nella mia attività futura e sono il coraggio, soprattutto “il coraggio di rischiare” e “il coraggio di resistere”, che dovranno accompagnare la forte voglia di creare comunità come modello di condivisione, sostegno e rinforzo per la nascita di contesti, luoghi, occasioni e progetti che, spero, potranno dare un solido e essenziale aiuto alle persone che hanno bisogno.. Reggio Emilia, li ..................................... Firma (se consegnato in cartaceo) ..............................................