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LA NAUTICA NELLA STORIA VIAREGGINA Nascita di un porto lungo le  sponde del  canale Burlamacca,  Nel 1441, con la “Tregua dei 50 anni”, stipulata con Firenze, Lucca perde definitivamente lo scalo marittimo di Motrone ed è costretta a dirottare le proprie attenzioni sulla spiaggia di Viareggio come possibile scalo marittimo per i commerci dello Stato Lucchese. Nel 1534 viene eretta la Torre Matilde e successivamente la Casa del Commissario di Spiaggia, entrambe sulla sponda settentrionale del canale. Proprio intorno a queste due costruzioni nasce e si sviluppa il nucleo abitativo di Viareggio; un agglomerato di piccole case, a volte capanne di pescatori.  LA CITTA’ E IL SUO PORTO
INIZIO DELL’ATTIVITA’ MARINARA Ma quando inizia l’attività marinara  di Viareggio?  In un documento del 23 settembre 1631, le autorità della Repubblica Lucchese, dalla quale Viareggio dipendeva, decisero di inviare  in tale località, per l’insegnamento ai suoi abitanti dell’arte della navigazione e della pesca il genovese padron Giuseppe da Malora con una sciabica, un palamito, e una fregata   Si trattava di una vera e propria scuola nautica per quei viareggini che avessero voluto diventare marinai e pescatori di professione.
LA NASCITA DELLA CANTIERISTICA Ma il definitivo impulso alla crescita della cantieristica  di Viareggio arriva soltanto nel 1740 con le opere  di bonifica intraprese sotto la guida dell’ingegnere  idraulico Bernardino Zendrini, veneziano.  Nel 1820, Maria Luisa di Borbone riconosce l’accresciuta importanza del borgo marinaro e lo eleva al rango di città. Viareggio conta più di 1000 abitanti.  Nel 1821 la Duchessa emana un regolamento per la marineria viareggina, che comprendeva le norme per la concessione delle patenti e dei brevetti di comando, per le matricole dei capitani, per i ruoli degli equipaggi, per la polizia della navigazione e per la Cassa della marina mercantile, ossia l’istituzione di un fondo per le pensioni ai marinai che non potevano più navigare a causa di malattie o per vecchiaia.
DALLA PESCA AL COMMERCIO L’UTILIZZO PREVALENTE DELLE IMBARCAZIONI ERA  LA PESCA  Nel 1822 fu pubblicato un regolamento speciale in cui, tra le altre disposizioni, si proibiva la pesca durante i mesi della “cova dei pesci”… Queste norme ebbero notevole importanza per l’ulteriore sviluppo della nostra marineria mercantile. Infatti, a seguito di tali disposizioni, i pescatori piuttosto che tenere inoperose le loro barche da pesca, per il periodo di tempo disposto dal regolamento, pensarono di rimediare al mancato guadagno, effettuando viaggi con le imbarcazioni cariche di merci, che trasportavano da un posto a un altro.”  Questa nuova attività con le sue regole contribuisce al cambiamento degli uomini che progressivamente abbandonano la pesca e si trasformano in marinai
LA CITTA’ E LE AREE PRODUTTIVE LA CITTA’ SI MODELLA SULLO SVILUPPO DELLE  SUE ATTIVITA’ PORTUALI È chiara l’esigenza di nuovi spazi. Nel 1823  la Duchessa incarica l’architetto Lorenzo Nottolini di preparare il piano regolatore della città  Nello stesso anno si concludono anche i lavori di costruzione della prima darsena, successivamente detta “Darsena Lucca”.
SI AFFERMA IL PROFILO PORTUALE DELLA CITTA’ ORMAI LA RILEVANZA DI VIAREGGIO COME SCALO  MARITTIMO DEL DUCATO LUCCHESE AUMENTA RAPIDAMENTE  E’ sempre di più è sottolineata la necessità di un diverso assetto della zona portuale. nel 1873 si completano i lavori di costruzione della seconda darsena chiamata “Toscana”, e la via Coppino, a sud del canale, è il collegamento tra i primi due bacini dello scalo marittimo. Si afferma così la destinazione portuale e cantieristica della zona meridionale della città.
IL PORTO DI VIAREGGIO LA CONFIGURAZIONE DI UN VERO PORTO A VIAREGGIO  La terza darsena, “Italia”, è ultimata nel 1907 dopo 4 anni di lavori e non è collegata direttamente al canale ma alla darsena Toscana.  Nel 1938 la quarta darsena, prima chiamata “Impero” e poi “Europa” e la realizzazione della diga foranea di protezione dalla traversa di Libeccio, detta anche molo di levante o moletto, concludono i lavori per dotare Viareggio di un vero porto
VIAREGGIO FA LE BARCHE SI DIFFERENZIANO LE ATTIVITÀ LEGATE AL MARE, DALLA  PESCA SI SVILUPPA IL TRAFFICO COMMERCIALE E DA QUESTO  LA COSTRUZIONE DI IMBARCAZIONI ADATTE ALLE NUOVE  ESIGENZE  Con navicelli da pesca ma anche, sempre più spesso, con barconi e chiatte appositamente allestite, si trasportano merci fino al porticciolo di Massaciuccoli, sul lago. Nasce da questa attività di piccolo commercio l’esigenza di modifiche agli scafi, all’alberatura e alle chiglie, per rendere i battelli più idonei al trasporto di merci.  Arriva presto la richiesta di barche specializzate nel carico. Gli artigiani iniziano ad impostare le prime imbarcazioni: le tartane. Questo tipo di imbarcazione, con un solo albero ed armata a vela latina, è detta anche bilancella e può essere adibita per il trasporto mercantile con portata tra le 30 e le 90 tonnellate, ma può anche essere utilizzata per la pesca, che conduce in coppia con una barca gemella, assumendo allora il nome di paranza  LE IMBARCAZIONI
BARCHE SEMPRE PIU’ GRANDI NEL 1811 LA FLOTTA VIAREGGINA VANTA 19  BARCHE  DA TRASPORTO E 24 DA PESCA  Intanto nel canale iniziano a far sosta bastimenti a vela di più grandi dimensioni che talvolta si fermano per effettuare riparazioni e lavori di manutenzione. L’esperienza degli artigiani viareggini cresce per l’impostazione di navi più grandi.  Nella seconda metà dell’Ottocento sono varati, oltre alle solite tartane, alcune golette e brigantini-goletta, bastimenti a vela a due alberi che saranno diffusissimi nella marineria viareggina.
VELIERI A VIAREGGIO NEI PRIMI ANNI DELL’UNITÀ D’ITALIA, LA FLOTTA È  COMPOSTA DA PIÙ DI 200 IMBARCAZIONI, LA GRAN  PARTE DELLE QUALI DI PRODUZIONE LOCALE.  Nel 1886 viene varato il primo veliero da 300 t.s.l. (tonnellate stazza lorda), nei primi del Novecento si costruiscono bastimenti oltre 400 t.s.l.. A cavallo tra i due secoli, i più grandi costruttori di Viareggio, sono in grado di costruire velieri di oltre 500 t.s.l .
I BARCOBESTIA NASCONO I “BARCOBESTIA” CON TRE ALBERI ARMATI  A NAVE GOLETTA; È SU QUESTE NAVI CHE I CAPITANI  E I MARINAI LOCALI ARRIVANO A NAVIGARE OLTRE I  CONFINI DEL MEDITERRANEO E A FARSI RICONOSCERE.  La caratteristica più evidente di queste imbarcazioni era quella di avere la prua più alta della poppa, la quale ultima era invece sottile e slanciata nella sua elegante rotondità ovale. La definizione che gli inglesi attribuirono alle golette viareggine fu per questo“ the best barq”
I COSTRUTTORI DI BARCHE MOLTI DEGLI ARTIGIANI VENGONO DALLE SPONDE  DELL’ARNO, DOVE GIÀ DA SECOLI SI COSTRUIVANO  BARCHE PER IL TRASPORTO DI BENI  Sorgono attività collaterali come quelle dei falegnami e dei funai, in città ci sono 60 telai per la produzione di vele.  Scrive Tobino: “Costruisti, Natino, i bastimenti più belli freschi e superbi in ogni mare, avevano il soffio delle anfore greche”  I MESTIERI
CRESCE IL PRESTIGIO DI VIAREGGIO L’ESPERIENZA DEGLI ARTIGIANI VIAREGGINI CRESCE  E VIENE RICONOSCIUTA ANCHE DAI PORTI VICINI.  Sorgono attività collaterali come quelle dei calafati, maestri d’ascia, funari, bozzelli, velai, fabbri, falegnami, in città ci sono 60 telai per la produzione di vele.  Dopo il 1860, i cantieri si moltiplicarono, specialmente per l’opera di Achille ed Alessandro Raffaelli, di Lorenzo Bargellini, di Lorenzo Benetti e dei fratelli Codecasa .
L’IMPRESA E’ IL SAPER FARE IL LEGNO CARATTERIZZA GLI SCAFI VIAREGGINI FINO  AL XX SECOLO, GLI “ARTIGIANI DEL MARE” AVEVANO  INIZIATO E FATTO LA STORIA DI VIAREGGIO IN QUALITÀ  DI SEGANTINI, MAESTRI D’ASCIA, FALEGNAMI, ALBERAI,  BOZZELLI, OLTRE CHE CALAFATI, FABBRI E FUNAI..  Gli stessi proprietari dei cantieri sono, prima di tutto, eccellenti maestri d’ascia, abilissimi a dar forma ai bastimenti e attaccati alla tradizione della costruzione in legno .
IL DECLINO DI UNA TRADIZIONE MA IL CAMBIAMENTO INCOMBE … “  Da qualche tempo lavoro in un cantiere navale. Sopra gli scali a scivolo sullo specchio dell’avanporto stanno crescendo a poco a poco due grosse navi di ferro. Ormai le loro prue sono contro il cielo azzurro, altissime. E gli scafi immensi, tra i tralicci delle impalcature, si accovacciano sul cemento degli scali come anatre selvatiche tra i canneti del padule”  “… poi venne il ferro. Gli anni erano corsi come puledri. Il ferro invade ogni carena, nasce il motoveliero, si innestano nelle poppe i motori. L’eleganza degli albatros viareggini non si posa più sulle onde.”  UN PRIMO CAMBIAMENTO
NASCONO GLI SCAFI IN ACCIAIO NEI PRIMI ANNI VENTI DEL NOVECENTO RISULTA  EVIDENTE L’ARRETRATEZZA DELLA CANTIERISTICA  VIAREGGINA.  Sulle sponde del Burlamacca si impostano esclusivamente velieri e motovelieri in legno  In campo nazionale, cessato il boom delle grandi vele oceaniche la cantieristica volge alle costruzioni in acciaio
IL PRIMATO DELLA TRADIZIONE CON L’ABBANDONO DELLE METODOLOGIE DI PRODUZIONE  PIÙ TRADIZIONALI DA PARTE DELLA GRANDE INDUSTRIA,  ORAMAI VOTATA ALLE NAVI IN ACCIAIO VIAREGGIO ACQUISTA  UNA POSIZIONE DI PREMINENZA NELLE COSTRUZIONI IN  LEGNO  Questo non rappresenta la vittoria della tradizione sul progresso, quanto la testimonianza del mancato adeguamento ai metodi costruttivi più moderni. i vecchi armatori sottovalutarono questi nuovi mezzi a propulsione meccanica, poiché nessuno vedeva di buon occhio queste navi, che avevano gestioni diverse, problemi diversi da quelli delle tranquille navi a vela
IL RAPPORTO CON L’INNOVAZIONE SI REGISTRANO I PRIMI PROGRESSI ANCHE NEL SETTORE DEI  METODI A PROPULSIONE DOVE COMINCIANO AD AFFERMARSI  I MOTORI DIESEL IN SOSTITUZIONE DELLE CALDAIE A CARBONE  A tanto fervore innovativo Viareggio pare rimanere assolutamente estranea, chiusa com’è nella tradizione del lavoro in legno e della propulsione a vela  Come unica innovazione nei velieri vengono istallati motori a combustione interna di limitata potenza. Una propulsione mista, che consentirà alle vele, ormai estromesse dai grandi itinerari oceanici, di sopravvivere nella navigazione costiera
UN ESEMPIO STORICO DI NICCHIA DI MERCATO SULL’INDUSTRIA NAVALE DI VIAREGGIO CADONO LE  ATTENZIONI DI UN COLOSSO DELL’EPOCA: L’ANSALDO  DI GENOVA,  Alla guida di questa grande industria siderurgica c’è la famiglia Perrone che si interessa ad acquistare economiche navi in legno da equipaggiare con motori diesel e destinate al piccolo cabotaggio nel Mediterraneo.  “  Come è noto i piccoli cantieri di Viareggio che costruiscono navi in legno sono privi di capitali propri e si contentano di lavorare poco, pur di avere lavoro sicuro. Ma se a codesti maestri d’ascia che hanno tradizioni antichissime e una ben nota esperienza di carpentieri e costruttori di bastimenti in legno…si facilitasse l’avviamento sia con la fornitura di motori a pagamento posticipato, oppure a lunga scadenza; sia anche anticipando loro piccoli capitali per metterli in grado di acquistare i boschi onde traggono il legname per le imbarcazioni, si potrebbe far rinascere un’industria italiana importantissima.”
BRAVI ARTIGIANI SCARSI IMPRENDITORI IL PROGETTO DELL’ANSALDO SI SVILUPPA  VELOCEMENTE E, NEL 1917, VIENE FORNITO  A PERRONE IL NOME DEI COSTRUTTORI IN  LEGNO DI  TRE VIAREGGINI :  “ FRATELLI BENETTI”, “FRATELLI CODECASA”  E “FORTUNATO CELLI”.  Alla guida di questa grande industria siderurgica c’è la famiglia Perrone che si interessa ad acquistare economiche navi in legno da equipaggiare con motori diesel e destinare al piccolo cabotaggio nel Mediterraneo.  Il progetto riconosce la maestria di questi costruttori, ma ne denuncia la scarsa, addirittura inesistente, cultura imprenditoriale e la mancanza di mezzi .
C’E’ SEMPRE QUALCUNO PIU’ GRANDE I PERRONE SBARCANO A VIAREGGIO…  La concessione sulla quale deve essere impiantato il nuovo cantiere, ottenuta sulla darsena Italia, è registrata a nome di Alessandro Tomei, viareggino, che diventa amministratore delegato della nuova “Società Costruzione e Navigazione Velieri”. e i Perrone non si fanno sfuggire l’opportunità di avere tra i loro dipendenti i più famosi costruttori di Viareggio, Lorenzo Benetti, Giovan Battista Codecasa e Fortunato Celli.
NASCONO I PRIMI CONTRASTI … MA A DIRIGERE LA SOCIETÀ VIENE INVIATO,  DALLA SEDE DELL’ANSALDO L’INGEGNERE  CARLO ROCCHI  Celli nel suo libro “Con l’ascia e con la vela” esprime un giudizio impietoso dell’ingegner Rocchi:  “… direttori del cantiere erano i fratelli Gino ed Emilio Benetti; vi era anche un ingegnere ma il ramo del legno non era la sua partita.”  E Rocchi per contro rileva che“ ...la specialità caratteristica della mano d’opera del paese è costituita dai carpentieri in legno e Maestri d’ascia, ottimi operai per quanto riguarda la pratica e mestiere. In tutto sommano a 150 Maestri d’ascia e a 200 circa gli allievi ed affini” ma..la situazione non è molto confortevole….Per la concorrenza dei diversi cantieri nell’accaparramento della mano d’opera specializzata, che avrebbe, ed ha infatti, accampato sempre maggior pretese e che non è stato possibile dirigere con disciplina”
CROLLO DELL’IMPERO ANSALDO A VIAREGGIO NEL GIRO DI DUE ANNI L’IMPERO ANSALDO,  E CON ESSO LA SOCIETÀ VIAREGGINA “VELIERI”,  CROLLA E IL CANTIERE VIAREGGINO SCOMPARE.  La città continua ad accumulare ritardi nei confronti dei cantieri di tutta Italia.  “  Cessata questa esperienza i cantieri passarono ai Benetti e venne la crisi molto nera nel 1922.”
IL TENTATIVO DI RISCOSSA DI VIAREGGIO NEL 1925 I FRATELLI GINO ED EMILIO BENETTI  FORMALIZZARONO LA LORO POSIZIONE  ISCRIVENDO LA “F.LLI BENETTI, SOCIETÀ DI FATTO”  ALLA CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E  ARTIGIANATO DI LUCCA.  I terreni sulla sponda meridionale del canale Burlamacca finiscono così in mano ai costruttori locali, geniali artigiani, profondi conoscitori dell’arte della costruzione in legno ma piccolissimi imprenditori, pressoché privi di capitali e lontani dalla cultura d’impresa.
NASCE LA VOCAZIONE TURISTICA DI VIAREGGIO IN QUESTI STESSI ANNI VIAREGGIO SI AVVIA A  DIVENTARE LA “PERLA DEL TIRRENO”,  LUOGO DI VILLEGGIATURA RINOMATO, META DI  ARTISTI, LETTERATI, INDUSTRIALI E GERARCHI  DEL NASCENTE REGIME  Inizia la storia della Viareggio turistica e con essa la netta separazione della città in due anime, quella a nord del canale, ricca di alberghi, caffè, sale da ballo, e quella a sud, con le sue darsene e i suoi cantieri.  Dopo il progetto del Palazzo Reale del Regio Architetto Nottolini (1834) la città assume due volti, uno balneare e uno marinaro dei lavoratori del mare. Confine naturale tra le due dimensioni è il Canale Burlamacca
I PRIMI STABILIMENTI BALNEARI LA CITTÀ TURISTICA, GIÀ NEL 1827, VANTA IL  PRIMO STABILIMENTO BALNEARE COMUNALE  A PAGAMENTO  Alla fine della prima stagione balneare i frequentatori furono 1029. Nel 1828 le costruzioni sono due, il “Nereo” per soli uomini e il “Dori” per le donne.
NAUTICA E TURISMO: INCONTRI E CONTRASTI IL MARE È IL LUOGO DOVE SI CONIUGANO I DUE  DIVERSI VOLTI DELLA CITTÀ. IL TURISTA,  SOPRATTUTTO QUELLO CON DISPONIBILITÀ  ECONOMICHE, VA IN BARCA E SPESSO SE NE FA  COSTRUIRE UNA  Il turista incontra l’azzurro delle acque e le costruzioni leggiadre ed esotiche del litorale con il gusto di viverne i colori e le comodità, come narrano i dipinti di Moses Levy.  Il resto degli uomini che sul mare lavora, fatica, vede le acque con gli occhi di Viani, cantore delle miserie, delle storie dei marinai e soprattutto delle lunghe attese delle donne
DAL LEGNO ALL’ACCIAIO   NEL 1941, ALLA DARSENA IMPERO VIENE VARATO  IL MOTOVELIERO “MARIA” DI PRODUZIONE BENETTI  E DI PROPRIETÀ DEGLI ARMATORI BERTACCA E LANDI.  Per la città è una data storica, è questa infatti la prima nave in acciaio uscita dai cantieri di Viareggio; ma è palese il ritardo con cui l’industria navale viareggina, ostinatamente attaccata alle costruzioni in legno e alla navigazione motovelica, è arrivata al ferro. la stessa Livorno, poco distante da Viareggio, dal 1865 disponeva di un cantiere navale attrezzato per la costruzione di navi in ferro e acciaio
LEGNO E ACCIAIO: IMPORTANZA DELL’ABBINAMENTO NONOSTANTE QUESTO RITARDO, VIAREGGIO RAFFORZA  LA SUA FAMA SUL TERRITORIO NAZIONALE PER L’ELEVATA SPECIALIZZAZIONE NELLA PRODUZIONE DELLE VELE E  PER LA COMPETENZA DEI MAESTRI D’ASCIA NELLA  LAVORAZIONE DEL LEGNO  La cantieristica viareggina appare ricca di potenzialità. Una ricchezza questa che consente alla città di avere qualcosa in più rispetto agli altri cantieri italiani, già emancipati nella lavorazione del ferro, ma dimentichi dell’impronta tutta umana che solo l’artigiano inferisce al materiale che tratta.  L’offerta di lavoro, anche specializzato, è abbondante, la manodopera a buon mercato, la possibilità di disporre di materia prima non presenta particolari problemi, anche se è da fuori che arriva il legno di quercia per la struttura portante della nave mentre le pinete locali offrono il fasciame per tutto il resto.
LE ULTIME RESISTENZE DI UNA TRADIZIONE LA MAESTRIA DEI COSTRUTTORI E DEI MARINAI LOCALI  SEMBRA GARANTIRE AL MOMENTO LA RICHIESTA DI  IMBARCAZIONI DI UN CERTO TIPO ANCHE NELL’ERA  DELLE BARCHE IN FERRO.  Ma la crisi economica mondiale non risparmia Viareggio. All’incalzare del ferro il legno perde importanza e il motore reclama il posto della vela.
L’URGENZA DEL CAMBIAMENTO SI CAMBIA E A FARLO SONO PROPRIO I COSTRUTTORI.  IL PRIMO A STACCARSI DALLA VIA TRADIZIONALE,  PERCHÉ DOTATO DI UNA DIVERSA FORMAZIONE È  MAURIZIO BENETTI un costruttore che ha studiato lontano da Viareggio, diplomato architetto navale a Genova nel primo istituto nautico d’italia  Maurizio e Gino Benetti  aprono la prima officina meccanica su via Coppino, utilizzata in un primo tempo per le sole revisioni dei motori diesel.  NASCE L’INDUSTRIA CANTIERISTICA
MUTA L’IMPRESA MUTA IL LAVORO MUTA LA CITTA’ CON L’INCALZARE DEL MUTAMENTO PRODUTTIVO… “… Viareggio tutta si avvia a perdere i connotati più peculiari, e soprattutto i suoi spazi, il rapporto equilibrato tra il costruito e il libero, le zone interne, gli orti e i giardini e gli ampi respiri delle pinete e piazze alberate…i profumi e i colori locali…i costumi e le usanze contadine marinare…”  ..nella costruzione di “Maria”, la prima imbarcazione in ferro, commissionata dall’armatore Carlo Landi e dal capitano Francesco Bertacca, i due fratelli Benetti incontrano notevoli difficoltà, come l’assenza di maestranze addestrate a lavorare il ferro, degli strumenti e dell’organizzazione necessaria.
VECCHI MESTIERI PER NUOVI PRODOTTI È PROPRIO LO STESSO MAURIZIO BENETTI IN  UN’INTERVISTA CONCESSA MOLTI ANNI PIÙ TARDI A RICORDARE E A RILEVARE  L’IMPREPARAZIONE  NEL PIEGARE LE LAMIERE IN ACCIAIO E LA MANCANZA  DELLA STRUMENTAZIONE ADATTA  “… cominciarono con operai viareggini, fabbri e maestri d’ascia e con mezzi primitivi…qualche fabbro si arrangiò presto a piegare le ordinate e a sagomare le lamiere tracciate con sistema primitivo.  All’inizio i costruttori e i progettisti viareggini posti di fronte a problemi nuovi, mai incontrati, non fecero altro che ricalcare, per quanto possibile, le metodologie costruttive da decenni adottate per gli scafi in legno, e nelle quali avevano raggiunto i più alti livelli di specializzazione.
GLI EFFETTI DEL SECONDO CONFLITTO BELLICO MONDIALE LA LAVORAZIONE DELL’ACCIAIO SEMBRA POTERSI  DIFFONDERE RAPIDAMENTE NELLA CANTIERISTICA  LOCALE, QUANDO SOPRAGGIUNGE LA GUERRA.  Viareggio subisce 62 bombardamenti, è ridotta a una città fantasma. Occorre ricostruire tutto..
LA NECESSITA’ DI RICOSTRUIRE È CHIARO, FIN DAI PRIMI GIORNI DELLA LIBERAZIONE,  COME LA RIPRESA ECONOMICA DELLA CITTÀ PASSI  INEVITABILMENTE ATTRAVERSO LA RICOSTRUZIONE  DELLE OPERE PORTUALI.  “… I lavori che ormai si debbono iniziare hanno un’importanza vitale per Viareggio in quanto da essi dipendono le attività dei nostri cantieri e l’avvenire dell’industria e del commercio di tutto il vasto retroterra della Versilia”  scrive il Tirreno il 13 agosto 1945.  Iniziano le richieste di finanziamenti al Governo, le proteste e gli scioperi dei lavoratori portuali e dei cantieri per la lentezza nei lavori di ricostruzione; il grosso dei lavori verrà eseguito dal 1947 al 1951.
UN NUOVO ASSETTO PRODUTTIVO ED IMPRENDITORIALE NEL 1946 I CANTIERI DELLA CITTÀ SONO TREDICI, TRA  I QUALI IL G.B. CODECASA, IL CANTIERE “FRATELLI  BENETTI”, IL CANTIERE “ITALIA” DI CARLO LANDI, DUE  CANTIERI SPECIALIZZATI IN COSTRUZIONI IN FERRO “ MAURIZIO & BERTANI  BENETTI”, “ITOYZ & PUCCINELLI”  E IL CANTIERE “PICCHIOTTI”. Verso la fine del ‘45 si hanno i primi vari del dopoguerra,  scompaiono definitivamente le barche viareggine gli alberi; si diffonde la produzione delle motonavi in acciaio.
I MUTAMENTI DEL MERCATO DEL LAVORO LE PRIME ESPERIENZE CON IL FERRO, PRESENTANO DIFFICOLTÀ PROFESSIONALI.  ad anni di distanza alcuni metodi di tracciamento e di montaggio continuano a essere riciclati da quelli usati per le navi in legno.  Nel 1948 Dante Itoyz aprirà un cantiere in proprio, reclutando maestranze in un campo profughi di Carrara, in particolare operai fiumani che avevano lavorato nei cantieri del Quarnaro, dove da anni erano varate navi in acciaio.
SI DELINEA UN NUOVO MODELLO DI ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO I NUOVI ASSUNTI SI INTEGRANO PERFETTAMENTE  E CON LORO LE IMPRESE HANNO MODO DI  REIMPOSTARE L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO.  Questo modifica sostanzialmente l’organizzazione produttiva dei cantieri che si trasformano, assicurando un ciclo di lavorazione continuativo, basato su un flusso costante di materiale che viene gradualmente lavorato fino ad essere assemblato nell’unità.  Anche nelle piccole imprese si diffonde la saldatura delle lamiere che sostituisce la chiodatura dello scafo
PRIME REAZIONI DELLE MAESTRANZE SI TRATTA DI UNA VERA E PROPRIA CATENA DI  MONTAGGIO, CON NOTEVOLE ABBREVIAMENTO  DEI TEMPI DI COSTRUZIONE E RIDUZIONE DEI  COSTI.  A farne le spese sono per prime le maestranze locali per le quali appare duro adattarsi al cambiamento della produzione dal legno all’acciaio Si montano teleferiche per spostare orizzontalmente i pezzi della nave, che costruiti in serie sui diversi scali, vengono poi riuniti e saldati sullo scalo varo.
L’EMERGERE DEI NUOVI MESTIERI GLI OPERAI SPECIALIZZATI NELLE VECCHIE  LAVORAZIONI SONO IN ESUBERO A CAUSA  DELLA CORSA ALL’INNOVAZIONE INTRAPRESA  DAI CANTIERI LOCALI Le imprese trovano a loro disposizione sul mercato nazionale metodologie di produzione ormai consolidate.  Mentre le vecchie maestranze sono relegate ai margini della catena produttiva e hanno difficoltà a riciclarsi per i nuovi processi di lavoro.
L’AVVIO INDUSTRIALE POST BELLICO NEL 1947, A VIAREGGIO PER LE MOLTE PERDITE SUBITE, VENNERO ASSEGNATE DUE NAVI “LIBERTY Le vecchie maestranze sono relegate ai margini della catena produttiva e hanno difficoltà a riciclarsi per i nuovi processi di lavoro. preoccupa l’idea di doversi adeguare ad un nuovo modello organizzativo per la costruzione delle imbarcazioni ..C’è diffidenza persino a salire a bordo di quelle navi tutte di metallo e senza alberi
LE COSTRUZIONI DEGLI YACHTS CON LA RIPRESA ECONOMICA DEGLI ANNI CINQUANTA  AUMENTA LA RICHIESTA DI IMBARCAZIONI PER IL  PIACERE DI GODERSI IL MARE.  Ancora una volta il legno lavorato dalle maestranza locali mantiene il suo spazio. Negli anni Sessanta sulla scia del boom economico i cantieri Fratelli Benetti, Codecasa, Picchiotti, e altri piccolissimi, prevalentemente a gestione familiare, accolgono la domanda di imbarcazioni di lusso.  LA CANTIERISTICA  DA DIPORTO
LA RIVOLUZIONE DELLA VETRORESINA ANCHE I MIGLIORI SPECIALISTI SUBISCONO NELLA  PRIMA METÀ DEGLI ANNI ‘60 LA RIVOLUZIONE DELLA  VETRORESINA.  Una rivoluzione che ha fatto molto per la diffusione popolare della nautica, ridisegnando non solo la mappa dei costruttori, ma anche l’impatto con l’utenza e in sostanza l’intera filosofia alla base del “prodotto barca”.  L’impatto della vetroresina nel campo delle costruzioni nautiche a Viareggio è stato sofferto ed ha creato anche vittime illustri, ma ha consentito lo sviluppo di una nautica più popolare e numericamente più ricca, valorizzando nel contempo nicchie costruttive e di mercato che non hanno abbandonato il legno, né i materiali e gli accessori pregiati per le costruzioni navali, facendone un’arte per pochi.
NASCE LA FAMA DI VIAREGGIO  NEL DIPORTO  GLI ANNI SETTANTA HANNO NEL DIPORTO UNA FORTE  OCCASIONE DI CRESCITA E VIAREGGIO SI TRASFORMA  IN UNO DEI MAGGIORI CENTRI DI PRODUZIONE DEL  MEDITERRANEO PER LA PRODUZIONE DI MOTOR-YACHT Alcune famiglie locali, all’inizio titolari di officine, piccoli imprenditori e anche semplicemente operai, espandono ora la dimensione  e la produzione dell’azienda  La fama di Viareggio, come sede di abili costruttori, si diffonde oltre i confini nazionali; cresce la domanda per imbarcazioni di lusso e ciò incrementa la trasformazione della diportistica
CAMBIANO LE IMPRESE NEL 1980 LA CRISI PETROLIFERA DETERMINA L’INTERRUZIONE  DELLE ATTIVITÀ CON LA PERDITA DI LAVORO PER CENTINAIA  DI OPERAI E LA RESA DEI PIÙ GRANDI COSTRUTTORI NAVALI.  I CANTIERI “FRATELLI BENETTI”, “PICCHIOTTI”, “M.B. BENETTI”  SONO CONCESSI IN AFFITTO DAL TRIBUNALE DI LUCCA A  GRUPPI DI INDUSTRIALI; “I NUOVI PADRONI” PROVENIENTI  DAL NORD, CON DIRITTO DI PRELAZIONE SULL’ACQUISTO.  L’M. & B. Benetti passa alla SEC che continua a costruire navi da lavoro e mercantili.  Il cantiere Picchiotti è assegnato, sotto forma di affitto, alla Perini Navi, azienda lucchese in espansione, indirizzata verso la costruzione di motor-sail yacht di notevoli dimensioni, con ottime finiture e alti standard di comfort e sicurezza  Il cantiere Fratelli Benetti, specializzato nella costruzione di mega-yacht  con alle spalle un bagaglio tecnico di notevole valore, è rilevato dall’Azimut di Torino, azienda di spicco per la costruzione di barche in vetroresina di contenute dimensioni.
LA FILIERA DELLA NAUTICA DA DIPORTO PRENDE FORMA UNA VERA E PROPRIA FILIERA  CONTRADDISTINTA DA UNA VARIEGATA PRESENZA  DI TIPOLOGIE DI IMPRESE  Specializzazione e presenza di microimprenditorialità diffusa sono i due elementi che hanno garantito lo sviluppo di conoscenze, capacità operative e spinta motivazionale che caratterizza il sistema delle competenze presenti sul territorio   imprese con distinte aree di business, ma al tempo stesso connesse fra loro da relazioni produttive, tecnologiche, professionali e commerciali,
Fonti  Testimonianze  ed archivi storici Tesi di Barbara Landucci

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Storia Nautica Viareggio Per Sito

  • 1. LA NAUTICA NELLA STORIA VIAREGGINA Nascita di un porto lungo le sponde del canale Burlamacca, Nel 1441, con la “Tregua dei 50 anni”, stipulata con Firenze, Lucca perde definitivamente lo scalo marittimo di Motrone ed è costretta a dirottare le proprie attenzioni sulla spiaggia di Viareggio come possibile scalo marittimo per i commerci dello Stato Lucchese. Nel 1534 viene eretta la Torre Matilde e successivamente la Casa del Commissario di Spiaggia, entrambe sulla sponda settentrionale del canale. Proprio intorno a queste due costruzioni nasce e si sviluppa il nucleo abitativo di Viareggio; un agglomerato di piccole case, a volte capanne di pescatori. LA CITTA’ E IL SUO PORTO
  • 2. INIZIO DELL’ATTIVITA’ MARINARA Ma quando inizia l’attività marinara di Viareggio? In un documento del 23 settembre 1631, le autorità della Repubblica Lucchese, dalla quale Viareggio dipendeva, decisero di inviare in tale località, per l’insegnamento ai suoi abitanti dell’arte della navigazione e della pesca il genovese padron Giuseppe da Malora con una sciabica, un palamito, e una fregata Si trattava di una vera e propria scuola nautica per quei viareggini che avessero voluto diventare marinai e pescatori di professione.
  • 3. LA NASCITA DELLA CANTIERISTICA Ma il definitivo impulso alla crescita della cantieristica di Viareggio arriva soltanto nel 1740 con le opere di bonifica intraprese sotto la guida dell’ingegnere idraulico Bernardino Zendrini, veneziano. Nel 1820, Maria Luisa di Borbone riconosce l’accresciuta importanza del borgo marinaro e lo eleva al rango di città. Viareggio conta più di 1000 abitanti. Nel 1821 la Duchessa emana un regolamento per la marineria viareggina, che comprendeva le norme per la concessione delle patenti e dei brevetti di comando, per le matricole dei capitani, per i ruoli degli equipaggi, per la polizia della navigazione e per la Cassa della marina mercantile, ossia l’istituzione di un fondo per le pensioni ai marinai che non potevano più navigare a causa di malattie o per vecchiaia.
  • 4. DALLA PESCA AL COMMERCIO L’UTILIZZO PREVALENTE DELLE IMBARCAZIONI ERA LA PESCA Nel 1822 fu pubblicato un regolamento speciale in cui, tra le altre disposizioni, si proibiva la pesca durante i mesi della “cova dei pesci”… Queste norme ebbero notevole importanza per l’ulteriore sviluppo della nostra marineria mercantile. Infatti, a seguito di tali disposizioni, i pescatori piuttosto che tenere inoperose le loro barche da pesca, per il periodo di tempo disposto dal regolamento, pensarono di rimediare al mancato guadagno, effettuando viaggi con le imbarcazioni cariche di merci, che trasportavano da un posto a un altro.” Questa nuova attività con le sue regole contribuisce al cambiamento degli uomini che progressivamente abbandonano la pesca e si trasformano in marinai
  • 5. LA CITTA’ E LE AREE PRODUTTIVE LA CITTA’ SI MODELLA SULLO SVILUPPO DELLE SUE ATTIVITA’ PORTUALI È chiara l’esigenza di nuovi spazi. Nel 1823 la Duchessa incarica l’architetto Lorenzo Nottolini di preparare il piano regolatore della città Nello stesso anno si concludono anche i lavori di costruzione della prima darsena, successivamente detta “Darsena Lucca”.
  • 6. SI AFFERMA IL PROFILO PORTUALE DELLA CITTA’ ORMAI LA RILEVANZA DI VIAREGGIO COME SCALO MARITTIMO DEL DUCATO LUCCHESE AUMENTA RAPIDAMENTE E’ sempre di più è sottolineata la necessità di un diverso assetto della zona portuale. nel 1873 si completano i lavori di costruzione della seconda darsena chiamata “Toscana”, e la via Coppino, a sud del canale, è il collegamento tra i primi due bacini dello scalo marittimo. Si afferma così la destinazione portuale e cantieristica della zona meridionale della città.
  • 7. IL PORTO DI VIAREGGIO LA CONFIGURAZIONE DI UN VERO PORTO A VIAREGGIO La terza darsena, “Italia”, è ultimata nel 1907 dopo 4 anni di lavori e non è collegata direttamente al canale ma alla darsena Toscana. Nel 1938 la quarta darsena, prima chiamata “Impero” e poi “Europa” e la realizzazione della diga foranea di protezione dalla traversa di Libeccio, detta anche molo di levante o moletto, concludono i lavori per dotare Viareggio di un vero porto
  • 8. VIAREGGIO FA LE BARCHE SI DIFFERENZIANO LE ATTIVITÀ LEGATE AL MARE, DALLA PESCA SI SVILUPPA IL TRAFFICO COMMERCIALE E DA QUESTO LA COSTRUZIONE DI IMBARCAZIONI ADATTE ALLE NUOVE ESIGENZE Con navicelli da pesca ma anche, sempre più spesso, con barconi e chiatte appositamente allestite, si trasportano merci fino al porticciolo di Massaciuccoli, sul lago. Nasce da questa attività di piccolo commercio l’esigenza di modifiche agli scafi, all’alberatura e alle chiglie, per rendere i battelli più idonei al trasporto di merci. Arriva presto la richiesta di barche specializzate nel carico. Gli artigiani iniziano ad impostare le prime imbarcazioni: le tartane. Questo tipo di imbarcazione, con un solo albero ed armata a vela latina, è detta anche bilancella e può essere adibita per il trasporto mercantile con portata tra le 30 e le 90 tonnellate, ma può anche essere utilizzata per la pesca, che conduce in coppia con una barca gemella, assumendo allora il nome di paranza LE IMBARCAZIONI
  • 9. BARCHE SEMPRE PIU’ GRANDI NEL 1811 LA FLOTTA VIAREGGINA VANTA 19 BARCHE DA TRASPORTO E 24 DA PESCA Intanto nel canale iniziano a far sosta bastimenti a vela di più grandi dimensioni che talvolta si fermano per effettuare riparazioni e lavori di manutenzione. L’esperienza degli artigiani viareggini cresce per l’impostazione di navi più grandi. Nella seconda metà dell’Ottocento sono varati, oltre alle solite tartane, alcune golette e brigantini-goletta, bastimenti a vela a due alberi che saranno diffusissimi nella marineria viareggina.
  • 10. VELIERI A VIAREGGIO NEI PRIMI ANNI DELL’UNITÀ D’ITALIA, LA FLOTTA È COMPOSTA DA PIÙ DI 200 IMBARCAZIONI, LA GRAN PARTE DELLE QUALI DI PRODUZIONE LOCALE. Nel 1886 viene varato il primo veliero da 300 t.s.l. (tonnellate stazza lorda), nei primi del Novecento si costruiscono bastimenti oltre 400 t.s.l.. A cavallo tra i due secoli, i più grandi costruttori di Viareggio, sono in grado di costruire velieri di oltre 500 t.s.l .
  • 11. I BARCOBESTIA NASCONO I “BARCOBESTIA” CON TRE ALBERI ARMATI A NAVE GOLETTA; È SU QUESTE NAVI CHE I CAPITANI E I MARINAI LOCALI ARRIVANO A NAVIGARE OLTRE I CONFINI DEL MEDITERRANEO E A FARSI RICONOSCERE. La caratteristica più evidente di queste imbarcazioni era quella di avere la prua più alta della poppa, la quale ultima era invece sottile e slanciata nella sua elegante rotondità ovale. La definizione che gli inglesi attribuirono alle golette viareggine fu per questo“ the best barq”
  • 12. I COSTRUTTORI DI BARCHE MOLTI DEGLI ARTIGIANI VENGONO DALLE SPONDE DELL’ARNO, DOVE GIÀ DA SECOLI SI COSTRUIVANO BARCHE PER IL TRASPORTO DI BENI Sorgono attività collaterali come quelle dei falegnami e dei funai, in città ci sono 60 telai per la produzione di vele. Scrive Tobino: “Costruisti, Natino, i bastimenti più belli freschi e superbi in ogni mare, avevano il soffio delle anfore greche” I MESTIERI
  • 13. CRESCE IL PRESTIGIO DI VIAREGGIO L’ESPERIENZA DEGLI ARTIGIANI VIAREGGINI CRESCE E VIENE RICONOSCIUTA ANCHE DAI PORTI VICINI. Sorgono attività collaterali come quelle dei calafati, maestri d’ascia, funari, bozzelli, velai, fabbri, falegnami, in città ci sono 60 telai per la produzione di vele. Dopo il 1860, i cantieri si moltiplicarono, specialmente per l’opera di Achille ed Alessandro Raffaelli, di Lorenzo Bargellini, di Lorenzo Benetti e dei fratelli Codecasa .
  • 14. L’IMPRESA E’ IL SAPER FARE IL LEGNO CARATTERIZZA GLI SCAFI VIAREGGINI FINO AL XX SECOLO, GLI “ARTIGIANI DEL MARE” AVEVANO INIZIATO E FATTO LA STORIA DI VIAREGGIO IN QUALITÀ DI SEGANTINI, MAESTRI D’ASCIA, FALEGNAMI, ALBERAI, BOZZELLI, OLTRE CHE CALAFATI, FABBRI E FUNAI.. Gli stessi proprietari dei cantieri sono, prima di tutto, eccellenti maestri d’ascia, abilissimi a dar forma ai bastimenti e attaccati alla tradizione della costruzione in legno .
  • 15. IL DECLINO DI UNA TRADIZIONE MA IL CAMBIAMENTO INCOMBE … “ Da qualche tempo lavoro in un cantiere navale. Sopra gli scali a scivolo sullo specchio dell’avanporto stanno crescendo a poco a poco due grosse navi di ferro. Ormai le loro prue sono contro il cielo azzurro, altissime. E gli scafi immensi, tra i tralicci delle impalcature, si accovacciano sul cemento degli scali come anatre selvatiche tra i canneti del padule” “… poi venne il ferro. Gli anni erano corsi come puledri. Il ferro invade ogni carena, nasce il motoveliero, si innestano nelle poppe i motori. L’eleganza degli albatros viareggini non si posa più sulle onde.” UN PRIMO CAMBIAMENTO
  • 16. NASCONO GLI SCAFI IN ACCIAIO NEI PRIMI ANNI VENTI DEL NOVECENTO RISULTA EVIDENTE L’ARRETRATEZZA DELLA CANTIERISTICA VIAREGGINA. Sulle sponde del Burlamacca si impostano esclusivamente velieri e motovelieri in legno In campo nazionale, cessato il boom delle grandi vele oceaniche la cantieristica volge alle costruzioni in acciaio
  • 17. IL PRIMATO DELLA TRADIZIONE CON L’ABBANDONO DELLE METODOLOGIE DI PRODUZIONE PIÙ TRADIZIONALI DA PARTE DELLA GRANDE INDUSTRIA, ORAMAI VOTATA ALLE NAVI IN ACCIAIO VIAREGGIO ACQUISTA UNA POSIZIONE DI PREMINENZA NELLE COSTRUZIONI IN LEGNO Questo non rappresenta la vittoria della tradizione sul progresso, quanto la testimonianza del mancato adeguamento ai metodi costruttivi più moderni. i vecchi armatori sottovalutarono questi nuovi mezzi a propulsione meccanica, poiché nessuno vedeva di buon occhio queste navi, che avevano gestioni diverse, problemi diversi da quelli delle tranquille navi a vela
  • 18. IL RAPPORTO CON L’INNOVAZIONE SI REGISTRANO I PRIMI PROGRESSI ANCHE NEL SETTORE DEI METODI A PROPULSIONE DOVE COMINCIANO AD AFFERMARSI I MOTORI DIESEL IN SOSTITUZIONE DELLE CALDAIE A CARBONE A tanto fervore innovativo Viareggio pare rimanere assolutamente estranea, chiusa com’è nella tradizione del lavoro in legno e della propulsione a vela Come unica innovazione nei velieri vengono istallati motori a combustione interna di limitata potenza. Una propulsione mista, che consentirà alle vele, ormai estromesse dai grandi itinerari oceanici, di sopravvivere nella navigazione costiera
  • 19. UN ESEMPIO STORICO DI NICCHIA DI MERCATO SULL’INDUSTRIA NAVALE DI VIAREGGIO CADONO LE ATTENZIONI DI UN COLOSSO DELL’EPOCA: L’ANSALDO DI GENOVA, Alla guida di questa grande industria siderurgica c’è la famiglia Perrone che si interessa ad acquistare economiche navi in legno da equipaggiare con motori diesel e destinate al piccolo cabotaggio nel Mediterraneo. “ Come è noto i piccoli cantieri di Viareggio che costruiscono navi in legno sono privi di capitali propri e si contentano di lavorare poco, pur di avere lavoro sicuro. Ma se a codesti maestri d’ascia che hanno tradizioni antichissime e una ben nota esperienza di carpentieri e costruttori di bastimenti in legno…si facilitasse l’avviamento sia con la fornitura di motori a pagamento posticipato, oppure a lunga scadenza; sia anche anticipando loro piccoli capitali per metterli in grado di acquistare i boschi onde traggono il legname per le imbarcazioni, si potrebbe far rinascere un’industria italiana importantissima.”
  • 20. BRAVI ARTIGIANI SCARSI IMPRENDITORI IL PROGETTO DELL’ANSALDO SI SVILUPPA VELOCEMENTE E, NEL 1917, VIENE FORNITO A PERRONE IL NOME DEI COSTRUTTORI IN LEGNO DI TRE VIAREGGINI : “ FRATELLI BENETTI”, “FRATELLI CODECASA” E “FORTUNATO CELLI”. Alla guida di questa grande industria siderurgica c’è la famiglia Perrone che si interessa ad acquistare economiche navi in legno da equipaggiare con motori diesel e destinare al piccolo cabotaggio nel Mediterraneo. Il progetto riconosce la maestria di questi costruttori, ma ne denuncia la scarsa, addirittura inesistente, cultura imprenditoriale e la mancanza di mezzi .
  • 21. C’E’ SEMPRE QUALCUNO PIU’ GRANDE I PERRONE SBARCANO A VIAREGGIO… La concessione sulla quale deve essere impiantato il nuovo cantiere, ottenuta sulla darsena Italia, è registrata a nome di Alessandro Tomei, viareggino, che diventa amministratore delegato della nuova “Società Costruzione e Navigazione Velieri”. e i Perrone non si fanno sfuggire l’opportunità di avere tra i loro dipendenti i più famosi costruttori di Viareggio, Lorenzo Benetti, Giovan Battista Codecasa e Fortunato Celli.
  • 22. NASCONO I PRIMI CONTRASTI … MA A DIRIGERE LA SOCIETÀ VIENE INVIATO, DALLA SEDE DELL’ANSALDO L’INGEGNERE CARLO ROCCHI Celli nel suo libro “Con l’ascia e con la vela” esprime un giudizio impietoso dell’ingegner Rocchi: “… direttori del cantiere erano i fratelli Gino ed Emilio Benetti; vi era anche un ingegnere ma il ramo del legno non era la sua partita.” E Rocchi per contro rileva che“ ...la specialità caratteristica della mano d’opera del paese è costituita dai carpentieri in legno e Maestri d’ascia, ottimi operai per quanto riguarda la pratica e mestiere. In tutto sommano a 150 Maestri d’ascia e a 200 circa gli allievi ed affini” ma..la situazione non è molto confortevole….Per la concorrenza dei diversi cantieri nell’accaparramento della mano d’opera specializzata, che avrebbe, ed ha infatti, accampato sempre maggior pretese e che non è stato possibile dirigere con disciplina”
  • 23. CROLLO DELL’IMPERO ANSALDO A VIAREGGIO NEL GIRO DI DUE ANNI L’IMPERO ANSALDO, E CON ESSO LA SOCIETÀ VIAREGGINA “VELIERI”, CROLLA E IL CANTIERE VIAREGGINO SCOMPARE. La città continua ad accumulare ritardi nei confronti dei cantieri di tutta Italia. “ Cessata questa esperienza i cantieri passarono ai Benetti e venne la crisi molto nera nel 1922.”
  • 24. IL TENTATIVO DI RISCOSSA DI VIAREGGIO NEL 1925 I FRATELLI GINO ED EMILIO BENETTI FORMALIZZARONO LA LORO POSIZIONE ISCRIVENDO LA “F.LLI BENETTI, SOCIETÀ DI FATTO” ALLA CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E ARTIGIANATO DI LUCCA. I terreni sulla sponda meridionale del canale Burlamacca finiscono così in mano ai costruttori locali, geniali artigiani, profondi conoscitori dell’arte della costruzione in legno ma piccolissimi imprenditori, pressoché privi di capitali e lontani dalla cultura d’impresa.
  • 25. NASCE LA VOCAZIONE TURISTICA DI VIAREGGIO IN QUESTI STESSI ANNI VIAREGGIO SI AVVIA A DIVENTARE LA “PERLA DEL TIRRENO”, LUOGO DI VILLEGGIATURA RINOMATO, META DI ARTISTI, LETTERATI, INDUSTRIALI E GERARCHI DEL NASCENTE REGIME Inizia la storia della Viareggio turistica e con essa la netta separazione della città in due anime, quella a nord del canale, ricca di alberghi, caffè, sale da ballo, e quella a sud, con le sue darsene e i suoi cantieri. Dopo il progetto del Palazzo Reale del Regio Architetto Nottolini (1834) la città assume due volti, uno balneare e uno marinaro dei lavoratori del mare. Confine naturale tra le due dimensioni è il Canale Burlamacca
  • 26. I PRIMI STABILIMENTI BALNEARI LA CITTÀ TURISTICA, GIÀ NEL 1827, VANTA IL PRIMO STABILIMENTO BALNEARE COMUNALE A PAGAMENTO Alla fine della prima stagione balneare i frequentatori furono 1029. Nel 1828 le costruzioni sono due, il “Nereo” per soli uomini e il “Dori” per le donne.
  • 27. NAUTICA E TURISMO: INCONTRI E CONTRASTI IL MARE È IL LUOGO DOVE SI CONIUGANO I DUE DIVERSI VOLTI DELLA CITTÀ. IL TURISTA, SOPRATTUTTO QUELLO CON DISPONIBILITÀ ECONOMICHE, VA IN BARCA E SPESSO SE NE FA COSTRUIRE UNA Il turista incontra l’azzurro delle acque e le costruzioni leggiadre ed esotiche del litorale con il gusto di viverne i colori e le comodità, come narrano i dipinti di Moses Levy. Il resto degli uomini che sul mare lavora, fatica, vede le acque con gli occhi di Viani, cantore delle miserie, delle storie dei marinai e soprattutto delle lunghe attese delle donne
  • 28. DAL LEGNO ALL’ACCIAIO NEL 1941, ALLA DARSENA IMPERO VIENE VARATO IL MOTOVELIERO “MARIA” DI PRODUZIONE BENETTI E DI PROPRIETÀ DEGLI ARMATORI BERTACCA E LANDI. Per la città è una data storica, è questa infatti la prima nave in acciaio uscita dai cantieri di Viareggio; ma è palese il ritardo con cui l’industria navale viareggina, ostinatamente attaccata alle costruzioni in legno e alla navigazione motovelica, è arrivata al ferro. la stessa Livorno, poco distante da Viareggio, dal 1865 disponeva di un cantiere navale attrezzato per la costruzione di navi in ferro e acciaio
  • 29. LEGNO E ACCIAIO: IMPORTANZA DELL’ABBINAMENTO NONOSTANTE QUESTO RITARDO, VIAREGGIO RAFFORZA LA SUA FAMA SUL TERRITORIO NAZIONALE PER L’ELEVATA SPECIALIZZAZIONE NELLA PRODUZIONE DELLE VELE E PER LA COMPETENZA DEI MAESTRI D’ASCIA NELLA LAVORAZIONE DEL LEGNO La cantieristica viareggina appare ricca di potenzialità. Una ricchezza questa che consente alla città di avere qualcosa in più rispetto agli altri cantieri italiani, già emancipati nella lavorazione del ferro, ma dimentichi dell’impronta tutta umana che solo l’artigiano inferisce al materiale che tratta. L’offerta di lavoro, anche specializzato, è abbondante, la manodopera a buon mercato, la possibilità di disporre di materia prima non presenta particolari problemi, anche se è da fuori che arriva il legno di quercia per la struttura portante della nave mentre le pinete locali offrono il fasciame per tutto il resto.
  • 30. LE ULTIME RESISTENZE DI UNA TRADIZIONE LA MAESTRIA DEI COSTRUTTORI E DEI MARINAI LOCALI SEMBRA GARANTIRE AL MOMENTO LA RICHIESTA DI IMBARCAZIONI DI UN CERTO TIPO ANCHE NELL’ERA DELLE BARCHE IN FERRO. Ma la crisi economica mondiale non risparmia Viareggio. All’incalzare del ferro il legno perde importanza e il motore reclama il posto della vela.
  • 31. L’URGENZA DEL CAMBIAMENTO SI CAMBIA E A FARLO SONO PROPRIO I COSTRUTTORI. IL PRIMO A STACCARSI DALLA VIA TRADIZIONALE, PERCHÉ DOTATO DI UNA DIVERSA FORMAZIONE È MAURIZIO BENETTI un costruttore che ha studiato lontano da Viareggio, diplomato architetto navale a Genova nel primo istituto nautico d’italia Maurizio e Gino Benetti aprono la prima officina meccanica su via Coppino, utilizzata in un primo tempo per le sole revisioni dei motori diesel. NASCE L’INDUSTRIA CANTIERISTICA
  • 32. MUTA L’IMPRESA MUTA IL LAVORO MUTA LA CITTA’ CON L’INCALZARE DEL MUTAMENTO PRODUTTIVO… “… Viareggio tutta si avvia a perdere i connotati più peculiari, e soprattutto i suoi spazi, il rapporto equilibrato tra il costruito e il libero, le zone interne, gli orti e i giardini e gli ampi respiri delle pinete e piazze alberate…i profumi e i colori locali…i costumi e le usanze contadine marinare…” ..nella costruzione di “Maria”, la prima imbarcazione in ferro, commissionata dall’armatore Carlo Landi e dal capitano Francesco Bertacca, i due fratelli Benetti incontrano notevoli difficoltà, come l’assenza di maestranze addestrate a lavorare il ferro, degli strumenti e dell’organizzazione necessaria.
  • 33. VECCHI MESTIERI PER NUOVI PRODOTTI È PROPRIO LO STESSO MAURIZIO BENETTI IN UN’INTERVISTA CONCESSA MOLTI ANNI PIÙ TARDI A RICORDARE E A RILEVARE L’IMPREPARAZIONE NEL PIEGARE LE LAMIERE IN ACCIAIO E LA MANCANZA DELLA STRUMENTAZIONE ADATTA “… cominciarono con operai viareggini, fabbri e maestri d’ascia e con mezzi primitivi…qualche fabbro si arrangiò presto a piegare le ordinate e a sagomare le lamiere tracciate con sistema primitivo. All’inizio i costruttori e i progettisti viareggini posti di fronte a problemi nuovi, mai incontrati, non fecero altro che ricalcare, per quanto possibile, le metodologie costruttive da decenni adottate per gli scafi in legno, e nelle quali avevano raggiunto i più alti livelli di specializzazione.
  • 34. GLI EFFETTI DEL SECONDO CONFLITTO BELLICO MONDIALE LA LAVORAZIONE DELL’ACCIAIO SEMBRA POTERSI DIFFONDERE RAPIDAMENTE NELLA CANTIERISTICA LOCALE, QUANDO SOPRAGGIUNGE LA GUERRA. Viareggio subisce 62 bombardamenti, è ridotta a una città fantasma. Occorre ricostruire tutto..
  • 35. LA NECESSITA’ DI RICOSTRUIRE È CHIARO, FIN DAI PRIMI GIORNI DELLA LIBERAZIONE, COME LA RIPRESA ECONOMICA DELLA CITTÀ PASSI INEVITABILMENTE ATTRAVERSO LA RICOSTRUZIONE DELLE OPERE PORTUALI. “… I lavori che ormai si debbono iniziare hanno un’importanza vitale per Viareggio in quanto da essi dipendono le attività dei nostri cantieri e l’avvenire dell’industria e del commercio di tutto il vasto retroterra della Versilia” scrive il Tirreno il 13 agosto 1945. Iniziano le richieste di finanziamenti al Governo, le proteste e gli scioperi dei lavoratori portuali e dei cantieri per la lentezza nei lavori di ricostruzione; il grosso dei lavori verrà eseguito dal 1947 al 1951.
  • 36. UN NUOVO ASSETTO PRODUTTIVO ED IMPRENDITORIALE NEL 1946 I CANTIERI DELLA CITTÀ SONO TREDICI, TRA I QUALI IL G.B. CODECASA, IL CANTIERE “FRATELLI BENETTI”, IL CANTIERE “ITALIA” DI CARLO LANDI, DUE CANTIERI SPECIALIZZATI IN COSTRUZIONI IN FERRO “ MAURIZIO & BERTANI  BENETTI”, “ITOYZ & PUCCINELLI” E IL CANTIERE “PICCHIOTTI”. Verso la fine del ‘45 si hanno i primi vari del dopoguerra, scompaiono definitivamente le barche viareggine gli alberi; si diffonde la produzione delle motonavi in acciaio.
  • 37. I MUTAMENTI DEL MERCATO DEL LAVORO LE PRIME ESPERIENZE CON IL FERRO, PRESENTANO DIFFICOLTÀ PROFESSIONALI. ad anni di distanza alcuni metodi di tracciamento e di montaggio continuano a essere riciclati da quelli usati per le navi in legno. Nel 1948 Dante Itoyz aprirà un cantiere in proprio, reclutando maestranze in un campo profughi di Carrara, in particolare operai fiumani che avevano lavorato nei cantieri del Quarnaro, dove da anni erano varate navi in acciaio.
  • 38. SI DELINEA UN NUOVO MODELLO DI ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO I NUOVI ASSUNTI SI INTEGRANO PERFETTAMENTE E CON LORO LE IMPRESE HANNO MODO DI REIMPOSTARE L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO. Questo modifica sostanzialmente l’organizzazione produttiva dei cantieri che si trasformano, assicurando un ciclo di lavorazione continuativo, basato su un flusso costante di materiale che viene gradualmente lavorato fino ad essere assemblato nell’unità. Anche nelle piccole imprese si diffonde la saldatura delle lamiere che sostituisce la chiodatura dello scafo
  • 39. PRIME REAZIONI DELLE MAESTRANZE SI TRATTA DI UNA VERA E PROPRIA CATENA DI MONTAGGIO, CON NOTEVOLE ABBREVIAMENTO DEI TEMPI DI COSTRUZIONE E RIDUZIONE DEI COSTI. A farne le spese sono per prime le maestranze locali per le quali appare duro adattarsi al cambiamento della produzione dal legno all’acciaio Si montano teleferiche per spostare orizzontalmente i pezzi della nave, che costruiti in serie sui diversi scali, vengono poi riuniti e saldati sullo scalo varo.
  • 40. L’EMERGERE DEI NUOVI MESTIERI GLI OPERAI SPECIALIZZATI NELLE VECCHIE LAVORAZIONI SONO IN ESUBERO A CAUSA DELLA CORSA ALL’INNOVAZIONE INTRAPRESA DAI CANTIERI LOCALI Le imprese trovano a loro disposizione sul mercato nazionale metodologie di produzione ormai consolidate. Mentre le vecchie maestranze sono relegate ai margini della catena produttiva e hanno difficoltà a riciclarsi per i nuovi processi di lavoro.
  • 41. L’AVVIO INDUSTRIALE POST BELLICO NEL 1947, A VIAREGGIO PER LE MOLTE PERDITE SUBITE, VENNERO ASSEGNATE DUE NAVI “LIBERTY Le vecchie maestranze sono relegate ai margini della catena produttiva e hanno difficoltà a riciclarsi per i nuovi processi di lavoro. preoccupa l’idea di doversi adeguare ad un nuovo modello organizzativo per la costruzione delle imbarcazioni ..C’è diffidenza persino a salire a bordo di quelle navi tutte di metallo e senza alberi
  • 42. LE COSTRUZIONI DEGLI YACHTS CON LA RIPRESA ECONOMICA DEGLI ANNI CINQUANTA AUMENTA LA RICHIESTA DI IMBARCAZIONI PER IL PIACERE DI GODERSI IL MARE. Ancora una volta il legno lavorato dalle maestranza locali mantiene il suo spazio. Negli anni Sessanta sulla scia del boom economico i cantieri Fratelli Benetti, Codecasa, Picchiotti, e altri piccolissimi, prevalentemente a gestione familiare, accolgono la domanda di imbarcazioni di lusso. LA CANTIERISTICA DA DIPORTO
  • 43. LA RIVOLUZIONE DELLA VETRORESINA ANCHE I MIGLIORI SPECIALISTI SUBISCONO NELLA PRIMA METÀ DEGLI ANNI ‘60 LA RIVOLUZIONE DELLA VETRORESINA. Una rivoluzione che ha fatto molto per la diffusione popolare della nautica, ridisegnando non solo la mappa dei costruttori, ma anche l’impatto con l’utenza e in sostanza l’intera filosofia alla base del “prodotto barca”. L’impatto della vetroresina nel campo delle costruzioni nautiche a Viareggio è stato sofferto ed ha creato anche vittime illustri, ma ha consentito lo sviluppo di una nautica più popolare e numericamente più ricca, valorizzando nel contempo nicchie costruttive e di mercato che non hanno abbandonato il legno, né i materiali e gli accessori pregiati per le costruzioni navali, facendone un’arte per pochi.
  • 44. NASCE LA FAMA DI VIAREGGIO NEL DIPORTO GLI ANNI SETTANTA HANNO NEL DIPORTO UNA FORTE OCCASIONE DI CRESCITA E VIAREGGIO SI TRASFORMA IN UNO DEI MAGGIORI CENTRI DI PRODUZIONE DEL MEDITERRANEO PER LA PRODUZIONE DI MOTOR-YACHT Alcune famiglie locali, all’inizio titolari di officine, piccoli imprenditori e anche semplicemente operai, espandono ora la dimensione e la produzione dell’azienda La fama di Viareggio, come sede di abili costruttori, si diffonde oltre i confini nazionali; cresce la domanda per imbarcazioni di lusso e ciò incrementa la trasformazione della diportistica
  • 45. CAMBIANO LE IMPRESE NEL 1980 LA CRISI PETROLIFERA DETERMINA L’INTERRUZIONE DELLE ATTIVITÀ CON LA PERDITA DI LAVORO PER CENTINAIA DI OPERAI E LA RESA DEI PIÙ GRANDI COSTRUTTORI NAVALI. I CANTIERI “FRATELLI BENETTI”, “PICCHIOTTI”, “M.B. BENETTI” SONO CONCESSI IN AFFITTO DAL TRIBUNALE DI LUCCA A GRUPPI DI INDUSTRIALI; “I NUOVI PADRONI” PROVENIENTI DAL NORD, CON DIRITTO DI PRELAZIONE SULL’ACQUISTO. L’M. & B. Benetti passa alla SEC che continua a costruire navi da lavoro e mercantili. Il cantiere Picchiotti è assegnato, sotto forma di affitto, alla Perini Navi, azienda lucchese in espansione, indirizzata verso la costruzione di motor-sail yacht di notevoli dimensioni, con ottime finiture e alti standard di comfort e sicurezza Il cantiere Fratelli Benetti, specializzato nella costruzione di mega-yacht con alle spalle un bagaglio tecnico di notevole valore, è rilevato dall’Azimut di Torino, azienda di spicco per la costruzione di barche in vetroresina di contenute dimensioni.
  • 46. LA FILIERA DELLA NAUTICA DA DIPORTO PRENDE FORMA UNA VERA E PROPRIA FILIERA CONTRADDISTINTA DA UNA VARIEGATA PRESENZA DI TIPOLOGIE DI IMPRESE Specializzazione e presenza di microimprenditorialità diffusa sono i due elementi che hanno garantito lo sviluppo di conoscenze, capacità operative e spinta motivazionale che caratterizza il sistema delle competenze presenti sul territorio imprese con distinte aree di business, ma al tempo stesso connesse fra loro da relazioni produttive, tecnologiche, professionali e commerciali,
  • 47. Fonti Testimonianze ed archivi storici Tesi di Barbara Landucci