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Piero Schiavo Campo




Introduzione al
Project Management


  Concetti base e
    definizioni
1

INTRODUZIONE
Progetto
 Qualsiasi attività individuale o collettiva che punti al
  raggiungimento di un risultato definito e che comporti
  l’esecuzione di una serie di passi individuabili in qualche
  modo

 Un progetto richiede:
      Pianificazione
      Budget
      Tempo
      Risorse
      Meccanismi di controllo



                 Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 3
Il Project Management e Risk Management
 Project Management: insieme di tecniche e metodologie
  elaborate nel corso di anni sulla base di esperienze pratiche,
  che puntano a ottimizzare le fasi di pianificazione e
  controllo del progetto

 Risk Management: metodologie e tecniche necessarie per
  individuare i rischi, prevenirli (se possibile) o comunque
  minimizzare il danno che ne può derivare

 I due aspetti sono intrinsecamente connessi tra loro



               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 4
Devo appendere un quadro (1)
 Pianificazione:
      Lo appendo domenica, perché prima non ho tempo
      Mi servono i chiodi; li compro sabato
      L’unica risorsa sono io
      Per comprare i chiodi basta un euro




                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 5
Devo appendere un quadro (2)
 Controllo
   Bisogna che il quadro sia diritto; dopo averlo appeso devo usare un filo
    a piombo
   I chiodi si vendono solo in confezioni da 100 che costano 2,5 euro (ho
    sforato il budget)
   Ha nevicato tutta la notte e ho passato la mattina di domenica a
    spalare la neve; bisogna che ripianifichi l’operazione (ho sforato i
    tempi)
   La scala traballa, e bisogna che mio figlio la tenga ferma (risorsa extra)




                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 6
Devo appendere un quadro (3)
 Rischi
     Nel piantare il chiodo potrei bucare una canalina elettrica
     Il chiodo potrebbe finire nell’interstizio tra due mattoni
     Il martello potrebbe cadermi di mano, e danneggiare il pavimento
     ....




                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 7
Note sui rischi
 Ciascun rischio ha una probabilità di verificarsi e una gravità
  del danno che ne può conseguire

 La valutazione dei rischi fa evidentemente parte della fase di
  pianificazione. Ad esempio posso picchiare sul muro prima
  di piantare il chiodo per vedere se suona a vuoto (devo
  pianificare l’operazione)




               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 8
I casi non banali
 Nella maggior parte dei progetti reali la pianificazione, il
  controllo e l’analisi dei rischi non possono procedere in
  modo “istintivo”
    Nel caso del quadro, ho sforato il budget del 250%; cosa succede se
     sforo di altrettanto nel progetto di costruzione di un edificio?
    Se buco la canalina elettrica di casa mia faccio un danno; cosa succede
     se nello scavare le fondamenta di un edificio trancio un cavo elettrico
     portante? Se quel cavo alimenta un ospedale?




                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 9
Vincoli
 Tempi
   Quasi tutti i progetti comportano obiettivi che hanno senso purché
    vengano realizzati entro tempi determinati


 Costi
   Quasi tutti i progetti devono tenere conto di vincoli di budget


 Qualità
   La “qualità assoluta” non è raggiungibile
   Quello che occorre è che la qualità del prodotto rispetti i requisiti
    dichiarati



               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 10
Il modo standard di procedere
 Top-down:
    Individuo i singoli aspetti rilevanti nel problema
    Li analizzo; cerco di scomporli in sotto-aspetti
    Porto avanti il processo finché gli elementi non sono suscettibili di
     un’analisi dettagliata


 Si basa su un’ipotesi di fondo di tipo riduzionista




                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 11
La grande novità del 2004
 A partire dal 2004 il mondo del Web ha subito una generale
  trasformazione nota come Web 2.0

 Il termine è stato lanciato dalla prima O’Reilly Media Web
  2.0 Conference (Ottobre 2004)

 L’atteggiamento generale “2.0” ha avuto impatti immediati
  sulla filosofia di gestione dell’azienda (Enterprise 2.0)

 In particolare, sulla gestione dei progetti



              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 12
Enterprise 2.0
 Il processo generale alla base del Web 2.0 è di tipo bottom-
  up
    Non c’è nulla di centralizzato; tutto procede dal basso


 Qualunque cosa voglia dire, il “Project Management 2.0” è
  in conflitto con l’atteggiamento finora dominante
    Se resta “2.0” non può essere top-down
    Se pretende di restare top-down non può essere “2.0”




                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 13
2.

LA PIANIFICAZIONE DEL PROGETTO
La WBS
 Work Breakdown Structure
      Scomposizione del progetto nei suoi elementi costitutivi
      Struttura ad albero
      I nodi prendono il nome di Work Package (WP)
      I nodi di livello finale (foglie) prendono il nome di Task


 Nota: per alcuni WP e Task sono sinonimi




                 Piero Schiavo Campo –dei progetti – 1. Il Project Management
                             La gestione Introduzione al Project e Risk Management - 15
WBS – Un esempio




         Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 16
La WBS come modello del progetto
 Il modello (e la sua granularità) dipendono dalle esigenze
  specifiche

 Non c’è un’unica WBS possibile

 E’ meglio produrre diverse WBS, per “modellare” il
  problema in modi diversi




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 17
Informazioni associate a ogni task
   Descrizione (cosa si deve fare)
   Responsabile (chi risponderà)
   Centro di costo (chi paga)
   Costo (quanto costa)
   Input (cosa serve per realizzarlo)
   Output (cosa deve produrre)
   Tempi (quando si realizza)
   Attività (come si realizza)




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 18
Organization Breakdown Structure
 Scomposizione gerarchica delle responsabilità di progetto
 Individuare univocamente i responsabili dei WP e i
  meccanismi di riporto




              Piero Schiavo Campo –dei progetti – 1. Il Project Management
                          La gestione Introduzione al Project e Risk Management - 19
Matrice delle responsabilità (esempio)




           Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 20
Collegamento tra WBS e OBS




          Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 21
Lo sviluppo temporale del progetto
 Diagramma di Gannt
    Nella sua forma originale (statica) è in disuso
    Si utilizza la tecnica del Critical Path (CPM), che permette di avere
     diagrammi di Gannt dinamici


 Diagramma di Pert (solo per progetti molto innovativi,
  quando risulta impossibile un calcolo “preciso” di tempi,
  costi ecc.)




                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 22
Un esempio di Gannt




          Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 23
Gannt: quando e come
 Va molto bene per descrivere macro attività, ma perde di
  efficacia se le attività sono molte o troppo di dettaglio

 Sotto-gannt (attenzione: un unico punto di ingresso e un
  unico punto di uscita!)




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 24
Tecniche reticolari
 Utilizzano algoritmi e concetti sviluppati nel contesto della
  teoria dei grafi

 Vengono analizzate le singole attività dal punto di vista delle
  dipendenze

 (NB: i box non sempre coincidono con i WP!)




               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 25
Dipendenze




         Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 26
Milestone
 Sono “attività evento” di durata nulla

 Sono associate a specifici momenti nel corso del progetto
  (consegne parziali, momenti di verifica…)

 Si utilizzano nel gannt come normali attività




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 27
Legami
 Le dipendenze definiscono legami tra le attività

 Ogni legame ha una durata, eventualmente nulla




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 28
Metodo CPM
 Critical Path Method: basato sulle criticità temporali
      Durata deterministica delle attività
      Individua gli scorrimenti possibili per le attività
      Individua inizio e fine del progetto
      Individua il cammino critico
      Determina il gannt di progetto in modo dinamico




                  Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 29
Scorrimenti e criticità




           Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 30
Cammino critico (Critical Path)
 E’ definito dall’insieme delle attività critiche
 Si può dimostrare che è unico




               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 31
Come gestire il gannt concretamente
 Esistono diversi prodotti software che permettono
    Di definire la WBS
    Di specificare le dipendenze tra i task
    Di associare ai task tempi, costi e risorse
    Di costruire automaticamente il CP
    Di misurare l’avanzamento in corso d’opera e eventualmente ridefinire
     il CP
    ...


 Il più noto è MS Project




                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 32
Pianificazione dei deliverables
 Sono i prodotti di ciascuna attività (WP o task)
    Il loro rilascio è pianificato insieme alle attività (milestone) o per
     scadenze fisse
    Possono essere descritti dal piano di qualità (tipologia)
    Attribuendo un peso ai deliverables, si tiene sotto controllo
     l’avanzamento percentuale dei lavori




                 Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 33
Pianificazione delle risorse
 Individuazione delle disponibilità per ciascuna risorsa

 Valutazione dei carichi di lavoro e livellamento

 Valutazione delle eventuali criticità

 Valutazione dei profili psicologici e degli skill




               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 34
Calcolo del carico delle risorse




           Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 35
Livellamento a “tempi limitati”




           Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 36
Livellamento a “risorse limitate”




           Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 37
Pianificazione dei costi
 Viene fatta a vari livelli
    Strategico: budget aziendale
    Di massima (sulla WBS)
    Di dettaglio (per attività/responsabile)


 Permette di
    Anticipare i costi di progetto
    Impostare il cash flow
    Impostare le verifiche di avanzamento




                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 38
Pianificazione strategica
 Costo massimo di progetto, risultato della strategia
  aziendale

 Assegnato alla radice della WBS

 E’ il termine di paragone per pianificazioni di dettaglio




               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 39
Pianificazione di massima
 Budget assegnato ad ogni WP

 Viene consolidato sugli elementi di livello superiore della
  WBS

 Il totale alla radice dà il costo di massima, da confrontare
  con il budget strategico




               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 40
Pianificazione di dettaglio
 Individuazione dei costi al livello più disaggregato

 Lista dei costi a fronte di ciascuna attività del reticolo di
  progetto

 Si usa spesso la CBS (Cost Breakdown Structure)




               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 41
CBS




      Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 42
Curva di budget del progetto




          Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 43
Curva di budget delle attività




           Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 44
Pianificazione dei ricavi




           Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 45
Cash flow di progetto




          Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 46
3.

IL CONTROLLO DEL PROGETTO
Il controllo di progetto
 Evidenziazione di
    Ritardi / anticipi (scostamento tra le date previste e quelle effettive)
    Variazioni economiche dell'andamento del progetto
    Impegni sostenuti dalle risorse e risultati raggiunti


 Esecuzione delle stime a finire

 Analisi ed attivazione di possibili azioni di rimedio
    Individuazione e valutazione dei problemi
    Rivisitazione delle priorità
    Valutazione delle alternative


                 Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 48
Metodi di rilevazione (1)
 Rilevazione dei tempi
    A date e durate rimanenti
    A percentuale di completamento temporale

 Rilevazione delle risorse
    Tramite dichiarazione del tempo speso su attività (Timesheet -
     rilevazione giornaliera)
    Tramite dichiarazione della percentuale del lavoro svolto




                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 49
Metodi di rilevazione (2)
 Rilevazione dei costi
    Metodo dell'avanzamento contabile (rilevazione dei costi
     effettivamente sostenuti)
    Metodo dell'avanzamento fisico (rilevazione della percentuale di
     avanzamento fisico)

 Misura delle performance
    Metodo dell'Earned Value (rilevazione della percentuale fisica di
     completamento)




                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 50
Earned Value - Definizione
 Budget value: costo programmato all’inizio del progetto

 Actual value: costo effettivo sostenuto

 Earned value: quota del costo di budget sostenuto




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 51
Earned Value - Calcolo
 Per le attività completate
    La “quota del costo di budget” equivale al budget di attività


 Per le attività non completate (in corso d’opera)
    La “quota del costo di budget” è pari al budget dell’attività moltiplicato
     per la percentuale di avanzamento


 (il problema è misurare la percentuale di avanzamento)




                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 52
Misure della percentuale di avanzamento (1)
 ON / OFF (anche detta 0 / 100)
    L'avanzamento vale 0 dall'inizio dell'attività, passa a 100 al termine.
     Utile per attività di breve durata o di basso impatto economico.


 50 / 50 (20 / 80)
    L'avanzamento vale 50 (20) dall'inizio dell'attività, passa a 100 al
     termine.
     Utile per attività di breve durata o di basso impatto economico.


 Eventi ponderati
    Vengono individuati alcuni eventi importanti all'interno dell'attività e a
     ciascuno viene dato un peso (normalizzato a 100). Il raggiungimento di
     un evento partecipa per il suo peso all'avanzamento dell'attività.
     Applicabile a tutte le attività in cui sono evidenziabili delle sottoparti.

                 Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 53
Misure della percentuale di avanzamento (2)
 Numero di unità finite
    Viene individuato il totale di prodotto nell'attività espresso per
     quantità omogenee. Il numero di unità realizzate sul totale fornisce
     l'avanzamento dell'attività. Applicabile solo per attività misurabili in
     quantità


 Output proporzionale all'input
    Viene individuata la quantità totale di unità necessarie all'attività. La
     misurazione delle quantità consumate sul totale determina
     l'avanzamento dell'attività. Applicabile ad attività che fanno uso di
     materiali, ma anche a risorse umane.




                 Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 54
4.

I RISCHI DI PROGETTO –
UN ESEMPIO REALE
Una case history catastrofica
 Il caso di Ashton-Tate (anni ’80) e il progetto dBase IV
 Spesso si impara di più dagli errori che dai successi…




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 56
Vulcan
 Alla fine degli anni ’70 Wayne Ratliff, un guru
  dell’informatica americana, scrive da solo il programma
  Vulcan

 Il nome si deve alla sua passione per la serie televisiva Star
  Treck

 E’ il primo (all’epoca unico) programma per la gestione di
  database relazionali su PC




               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e il rischio di progetto - 57
                   La gestione dei progetti – 2. Affrontare e gestire Risk Management
Cosa fa Vulcan
 E’ scritto in linguaggio Assembler (la cosa è importante,
  come si vedrà)

 E’ di fatto un linguaggio di programmazione orientato alla
  gestione di tabelle db

 E’ un linguaggio interpretato




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 58
Ashton Tate
 Nasce nel 1980

 Fin dall’inizio acquisisce tutti i diritti su Vulcan, che viene
  messo in commercio con il nome di dBase II

 Il programma ha un successo strepitoso (anche perché
  all’epoca è l’unico software disponibile della sua classe)

 E’ poverissimo dal punto di vista dell’interfaccia utente




               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 59
dBase III
 dBase II viene completamente riscritto in linguaggio C; nasce
  dBase III, che poi diventerà dBase III plus

 Ashton Tate distribuisce anche altri prodotti (Framework,
  Multimate...), ma il suo successo è essenzialmente legato
  alla linea dBase

 Nel 1984 Ashton Tate fattura 35 M$, Microsoft fattura 55 M$

 Alla metà degli anni ottanta AT è la terza software house del
  mondo, dopo Microsoft e Lotus



              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 60
Clipper
 Verso la metà degli anni 80 appare finalmente un
  competitor: si chiama Clipper

 E’ solo un compilatore per il linguaggio dBase, non dispone
  di funzionalità utente (creazione di maschere, query...)

 E’ un vero compilatore, quindi è molto più veloce di dBase




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 61
Viene annunciato dBase IV
 Ashton Tate deve reagire

 Nel 1987 annuncia che verrà lanciato dBase IV in versione
  multilingua (inglese, italiano, francese, tedesco, olandese)

 Il programma è previsto per la primavera del 1988

 Centinaia di migliaia di sviluppatori dBase in tutto il mondo
  sono in trepida attesa




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 62
Cosa farà dBase IV
 Dovrà superare (o per lo meno pareggiare) la velocità di
  Clipper

 Dovrà disporre di potenti funzionalità utente (quelle che
  mancavano sia a Clipper sia alle precedenti versioni di
  dBase)
      Impostazione delle tabelle
      Creazione di relazioni
      Creazione di maschere
      Query
      Eccetera



                 Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 63
dBase III è un ramo morto
 Il programma deve essere completamente riscritto

 Le funzionalità utente sono del tutto nuove

 La cosa giusta sarebbe partire dal codice di dBase II, molto
  più piccolo e maneggevole




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 64
Reverse engeneering
 Ma dBase II è scritto in linguaggio Assembler! (difficile da
  manutenere, impossibile da portare...)

 Ashton Tate decide di generare il “nocciolo” del codice del
  nuovo programma con la tecnica del “reverse engeneering”

 In pratica si tratta di un programma che legge il codice
  Assembler e lo converte in C




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 65
Problemi
 Lo sviluppo delle nuove funzionalità e del compilatore
  iniziano a partire dal codice così generato

 Ben presto ci si accorge che il codice è disottimizzato: non si
  riesce a far girare il programma avendo a disposizione al
  massimo 640 K di memoria (così funzionavano i computer
  dell’epoca)




               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 66
I problemi si propagano
 Invece di accettare un ritardo secco di qualche mese (che
  sarebbe comportato dalla riscrittura ex novo in C del
  nocciolo del programma), AT cerca di rimediare in qualche
  modo

 La produzione del codice subisce continui ritardi

 Questo fatto ha effetti sull’intera WBS

 dBase IV cresce come un palazzo di cui siano franate le
  fondamenta



              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 67
La catastrofe
 dBase IV esce nella primavera del 1989, con un anno di
  ritardo sull’annuncio (nel frattempo moltissimi utenti sono
  passati a Clipper)

 Non è affatto più veloce di dBase III

 Nella prima versione è pieno di bachi, e praticamente
  inutilizzabile




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 68
La fine
 Ashton Tate resiste sul mercato per un anno circa, poi viene
  comprata da Borland

 Borland porta avanti senza entusiasmo la linea dBase, con
  versioni Macintosh e Windows

 L’avvento di Paradox e poi di Access portano di fatto alla
  morte di dBase




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 69
Domande
   Dove ha sbagliato Ashton Tate?
   Come mai l’errore è stato così catastrofico?
   C’era modo di evitalo?
   Si potevano ridurre i danni?




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 70
Strutture ad albero
                                                 Progetto




                 WP1                    WP2                     WP3                     WP4




  WP11           WP12                WP13                                  WP41               WP42




         WP121            WP122


                 Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 71
Modello - Struttura regolare
 Ci sono n sottonodi per ogni nodo
 Tutti i livelli sono occupati fino al livello L


   Livello 0                                                         Nodi “foglia”:                Nf     nL
   Livello 1
                                                                     Nodi totali:
                                                                                                        nL 1 1
   Livello 2                                                                                  Nt
                                                                                                         n 1
   Livello 0

   Livello 1
   Livello 2
   Livello 3

                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e il rischio di progetto - 72
                    La gestione dei progetti – 2. Affrontare e gestire Risk Management
Quanto è probabile che nascano problemi?
 Il numero di WP cresce esponenzialmente con il crescere dei
  livelli

 Supponiamo che ci sia una probabilità costante che un WP
  “vada male”
    (si sforano i tempi, i costi, la qualità non è quella attesa, ecc.)


 Qual è la probabilità che qualcosa vada male nell’intero
  progetto?




                 Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 73
Probabilità di “problemi” nel progetto
                                                                            Numero di blocchi


       Probabilità di "errore" in un blocco
                                                                  50          100           150          200            250



                                              0,5%           22,2%         39,4%        52,9%         63,3%           71,4%



                                              1,0%           39,5%         63,4%        77,9%         86,6%           91,9%



                                              1,5%           53,0%         77,9%        89,6%         95,1%           97,7%



                                              2,0%           63,6%         86,7%        95,2%         98,2%           99,4%


                                              2,5%           71,8%         92,0%        97,8%         99,4%           99,8%


                                               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 74
Propagazione del rischio
 Più che sulla WBS, conviene basarsi sulla mappa delle
  dipendenze

 Dipendenze troppo profonde e ramificate aumentano la
  probabilità che larghe parti del progetto non rispettino i
  requisiti

 Se non è possibile modificare le dipendenze, occorre
  prestare la massima attenzione ai nodi di alto livello




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 75
Note sul caso dBase
 L’errore fondamentale (l’uso del reverse engeneering) è alla
  radice del processo di sviluppo, dunque catastrofico

 Era un errore “fattibile”
    Nell’88 si era arrivati ai 486 su computer di classe AT. Le ram
     arrivavano a 614 KB. dBase II era uscito nell’81 su computer di classe
     PC, con memorie massime di 128 KB. NESSUNO avrebbe potuto
     immaginare che il codice generato a macchina non fosse compilabile
     su un computer di 7 anni dopo, per quanto disottimizzato potesse
     essere.


 Era un errore evitabile
    Bastava fare dei test prima di partire con il piano di progetto! (ma a
     nessuno venne in mente)

                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 76
5.

LA GESTIONE DEL RISCHIO DI
PROGETTO
Definizione di “rischio”
 Conseguenza di un evento che può verificarsi con una certa
  probabilità
    nota
    ignota
    stimabile in qualche modo




               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 78
Rischi puri
 Corrispondono ad eventi che, se si verificano, creano un
  danno certo (minacce)
    Si verifica il crollo di un’impalcatura nel cantiere
    Un nostro partner subisce un tracollo economico ed è costretto a
     chiudere
    Un personaggio chiave nel progetto dà improvvisamente le dimissioni
    eccetera




               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 79
Rischi speculativi
 Corrispondono ad eventi che, se si verificano, possono
  creare un danno oppure un vantaggio (opportunità)
    I costi di progetto dipendono in modo determinante dal prezzo del
     greggio, che potrebbe salire, ma anche scendere
    Il committente paga in dollari (il cambio finora tende a salire, ma
     potrebbe anche invertire la tendenza)
    Eccetera


 Nel seguito ci concentreremo sui rischi puri




                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 80
Classi di rischi
 Economici
    impattano in senso negativo sui costi di progetto


 Di tempo
    comportano ritardi nella consegna finale


 Di qualità
    comportano un abbassamento della qualità finale (per essere più
     precisi: comportano il fatto che l’”oggetto finale” non corrisponde ai
     requisiti di qualità)




                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 81
I rischi impattano (spesso) sull’intero progetto
 Un incendio in un magazzino comporta:
    Danni economici diretti
    Impatti sui tempi di progetto (se occorre perdere tempo per rifornirsi
     nuovamente)
    Impatti sulla qualità (se quello che è andato distrutto ha costi che
     l’azienda non è più disposta a sostenere, e si decide di abbassare il
     livello qualitativo)
    Impatti sull’organizzazione del progetto (i rifornimenti devono essere
     effettuati utilizzando un magazzino molto più distante dalla sede del
     lavoro)




                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 82
Il processo di gestione del rischio
 Identificazione
    Individuazione delle tipologie di eventi rischiosi


 Quantificazione
    Valutazione quantitativa degli effetti e delle ricadute sul progetto dei
     rischi individuati


 Pianificazione
    Individuazione delle azioni da mettere in atto per prevenire il rischio (o
     per limitarne le conseguenze)




                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 83
Quali rischi? Quanti rischi?
 Non è possibile prevedere in anticipo tutto ciò che potrà
  capitare nel corso del progetto
      Incendi
      Furti
      Malattie
      Scioperi prolungati
      ....


 In generale l’informazione che possiamo avere non è
  completa




                 Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 84
Progetti innovativi
 Rispetto all’identificazione dei rischi bisogna distinguere tra
  progetti “standard” e progetti innovativi

 Progetti standard:
      Un nuovo cantiere per un’impresa edile
      Una nuova consulenza per un’azienda di consulenza
      Un nuovo progetto software per una software house
      ...


 Ogni progetto comporta (di solito) un certo grado di
  innovazione


                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 85
Cause e effetti
 Ci sono due modalità possibili per l’individuazione dei rischi:

   a) Partire dalle cause (eventi che possono generare situazioni di rischio)
      e individuarne le conseguenze
   b) Partire dagli effetti (situazioni che possono creare problemi al
      progetto) e individuarne le premesse

 La tecnica migliore è un misto delle due

a) → Funziona meglio per identificare i rischi
b) → Funziona meglio per identificare le opportunità



                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 86
Diagramma di Ishikawa
 Si cerca di identificare e ordinare in modo strutturato tutte
  le possibili cause che portano a un determinato effetto o
  problema

 Viene anche chiamato diagramma a lisca di pesce, per la
  sua tipica forma




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 87
Procedimento
 L’effetto (il problema) viene scritto a destra. Da esso si
  dirama, verso sinistra, una sorta di albero

 I rami dell’albero rappresentano le classi di cause possibili
  che portano a quell’effetto

 All’interno delle categorie di cause vengono scritte le cause
  specifiche che possono portare al problema (i rami
  secondari dell’albero) alle quali si può aggiungere un
  ulteriore sottolivello




               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 88
Esempio: la mensa dell’Università

    Personale                                     Menù
    Scontroso
                      Manca un cuoco di livello              Piatti presentati male

     Poco motivato
                                      Materie prime scadenti                               Problema:
       Sottodimensionato
                                                                                      le valutazioni degli
                                                                                         studenti e del
                                     Scarsa pulizia
                                                                                        personale sono
                        Sottodimensionato                                                 molto basse
                                              Saloni “vecchi”



                           Ambiente




                     Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 89
Analisi di Pareto
 Si basa sulla constatazione macro-economica, fatta nel 1895
  dall’economista Vilfredo Pareto, che una minima parte della
  popolazione possiede la maggior parte delle ricchezze, e
  viceversa

 Generalizzando, la legge di Pareto può essere tradotta con
  la seguente considerazione: in moltissimi sistemi una
  piccola parte delle cause determina la maggior parte delle
  conseguenze, e viceversa




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 90
Utilizzo pratico
 La rappresentazione di questo fenomeno, in forma di curva,
  assume la sua importanza in quanto può essere usata per
  rappresentare numerosi fenomeni di concentrazione o
  ripartizione

 In particolare viene utilizzata per rappresentare il rapporto
  tra variabili di input (cause) e variabili di output
  (conseguenze) in modo da evidenziare le poche cause
  critiche rispetto alle molte cause non critiche




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 91
Esempio

                      70                                                                                         100,00%

                                                                                                                 90,00%
                      60
                                                                                                                 80,00%

                      50                                                                                         70,00%
 Numero dei reclami




                                                                                                                           % dei reclami
                                                                                                                 60,00%
                      40
                                                                                                                                           Numero reclami
                                                                                                                 50,00%
                                                                                                                                           % cumulata
                      30
                                                                                                                 40,00%

                      20                                                                                         30,00%

                                                                                                                 20,00%
                      10
                                                                                                                 10,00%

                      0                                                                                          0,00%
                           Ritardo nella      Consegnati        Consegnati         Fatturazione   Consegna non
                            consegna       prodotti sbagliati prodotti difettosi      errata        avvenuta
                                                            Cause dei reclami




                                              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 92
Nota
 Prendere in considerazione pochi rischi può portare a danni
  imprevisti

 Prenderne in considerazione troppi aumenta i costi di
  gestione del progetto




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 93
Partire dalla WBS
 La WBS è un modello del progetto

 All’interno della WBS è possibile identificare singoli blocchi
  sottoposti a minacce

   → Analizzare la WBS fino al livello in cui i rischi si presentano come ben
     definiti e identificabili


 Attenzione: i danni possono propagarsi da un WP ad un
  altro!



                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 94
Unità di rischio
 Definiamo unità di rischio una qualsiasi entità, individuata a
  partire dalla WBS, soggetta a rischi identificabili e omogenei




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 95
Matrice Unità di rischio – Minacce
 Identificare le (principali) minacce a cui è esposta ciascuna
  unità di rischio
 Purtroppo non c’è un metodo analitico (top-down) che
  permetta di farlo




                                                                                                                    Allagamento
                                                                                                       Vandalismo
                                                              Infortunio


                                                                                   Incendio
                                                                                              Guasto
                                                                           Furto
                             Personale          
                             Cabina elettrica                                                                    
                             Magazzino
                                 Container                                                            
                                 Ricambi                                                    
                             Mezzi
                                 Movimentazione                                                      
                                 Sollevamento                                                         


              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 96
Diagramma di contesto


                                 S
                                                                        S

                                      F
                                                                F           S


                                                                                                  Dipendenza
                                                       F
                                                                                                  Influenza
                                           S                                                      Controllo
                                F
                                                                    F
                                          F
                                                                                            F   Fattori

 Bournett e Youker 1980, Archibald 2000                                                     S   Soggetti


                     Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 97
Fattori e soggetti
 Fattori: Elementi esterni che possono creare rischi o
  opportunità
      Modifiche della normativa fiscale
      Agenti atmosferici
      Livello di affidabilità del cliente
      …


 Soggetti: Entità esterne che possono interferire nel progetto
      Un fornitore
      Un concorrente
      Il nostro capo
      …


                  Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 98
Controllo, dipendenza, influenza
 Controllo: Possiamo intervenire con una probabilità di
  raggiungere il risultato pari al 100%

 Influenza: Possiamo intervenire, ma la probabilità di
  raggiungere il risultato è minore del 100%
  (convenzionalmente = 50%)

 Dipendenza: Non abbiamo nessun modo per intervenire




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 99
Diagramma di contesto (Nota)
 Citato anche in senso “generico”




                                                                            (esempi presi dal Web)




             Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 100
                 La gestione dei progetti – 2. Affrontare e gestire il rischio di progetto
Tecniche “creative”
 Brainstorming
    Discussione libera (6 – 10 partecipanti)
    Scopo: fare emergere le idee e raggiungere un momento di sintesi


 Metodo sinettico (Invention Group di Harvard, anni ’60)
    Ogni partecipante è tenuto a generare un certo numero (25 – 35) di
     idee “varie” sul problema


 Mind mapping




               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 101
Mind mapping




                                                                        (esempi presi dal Web)




        Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 102
             La gestione dei progetti – 2. Affrontare e gestire il rischio di progetto
Matrice di esposizione al rischio
 (Risk exposure matrix)

 Mette a confronto le probabilità di accadimento degli eventi
  e gli impatti attesi

 Si basa sull’idea che entrambe queste variabili concorrono
  alla definizione della “gravità del rischio”

 Ha lo scopo di mettere in evidenza gli eventi critici

 Può essere semplicemente qualitativa, oppure associata a
  misure (per lo più “euristiche”)

              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 103
Matrice di esposizione al rischio – Qualitativa
                                                          Probabilità




                                                                                  Molto bassa
                                      Molto alta




                                                                          Bassa
                                                              Media
                                                   Alta
                  Catastrofico           A

                  Critico                                                    B
                                                                      C
        Impatto




                  Consistente                      D

                  Marginale                                   E       F
                                                                             G

                  Trascurabile                               H



                                     Eventi

                    Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 104
Livelli di esposizione al rischio
                                                        Probabilità




                                                                              Molto bassa
                                    Molto alta




                                                                      Bassa
                                                            Media
                                                 Alta
                   Catastrofico

                   Critico
         Impatto




                   Consistente

                   Marginale

                   Trascurabile



                   Elevato
                   Intenso
                   Limitato
                   Modesto



                    Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 105
Soglia di attenzione
                                                           Probabilità




                                                                                   Molto bassa
                                       Molto alta




                                                                         Bassa
                                                               Media
                                                    Alta
                  Catastrofico

                  Critico
        Impatto




                  Consistente

                  Marginale

                  Trascurabile




                    Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 106
Matrice di esposizione al rischio – Note
 Spesso entrambe le misure sono “euristiche” (non sappiamo
  veramente misurare né le probabilità né gli impatti)

 Visto che lo scopo è di tipo “on-off” (l’evento è critico o no),
  c’è il problema degli eventi che si collocano a cavallo di due
  categorie

 Non è un problema banale:
    includere troppi eventi come critici comporta un aumento del costo di
     gestione del rischio
    Includerne troppo pochi comporta un aumento del rischio totale



               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 107
Matrice di esposizione al rischio – quantitativa
 In alcuni casi è possibile “oggettivare” gli impatti e le
  probabilità in senso numerico (quando si può fare, è
  senz’altro il caso di farlo)

 Ad esempio, nella valutazione dei rischi economici è
  possibile usare il BAC (Budget At Completion) come valore di
  riferimento

 Un evento che comporta una crescita dei costi oltre il 40%
  del BAC sarebbe disastroso; tra il 20% e il 40% sarebbe
  critico; ecc.


               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 108
Matrice di contesto
 E’ la trasposizione del diagramma di contesto sotto forma di
  tabella
   1. Individuare le classi di rischio
   2. Per ogni classe, individuare gli item che ne fanno parte
   3. Assegnare a ciascun item una probabilità di accadimento
   4. Assegnare a ciascun item un peso (ad esempio: 1 = impatto
      trascurabile, 10 = impatto catastrofico)
   5. Assegnare a ciascun item il suo “livello di controllo” (C, I, D)
   6. Moltiplicare per ciascun item la probabilità per il peso legato
      all’impatto




                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 109
Matrice di contesto – esempio (1)
        Classe                    Rischio                   Probabilità (p)                      Impatto (I)
   Aspetti economici      Costo materie                  25%                             8
                          prime
                          Tasso di cambio                30%                             3
                          Recupero crediti               40%                             2

   Logistica              Trasporti                      10%                             5
                          Aree di                        20%                             2
                          stoccaggio
   Risorse umane          Skill insufficiente            30%                             7
                          Turnover                       40%                             3




                 Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 110
                     La gestione dei progetti – 2. Affrontare e gestire il rischio di progetto
Matrice di contesto – Note
 Cercare di valutare le probabilità in modo oggettivo (per
  quanto possibile)
 Attenzione agli eventi tra loro non indipendenti: Andrebbero
  trattati come singoli item
 I coefficienti di impatto sono “euristici”. Cercare di renderli il
  più possibile “oggettivi”
 La classificazione adottata (1 – 10) è solo indicativa
    Tuttavia è importante: definisce la “scala della misura”




                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 111
Matrice di contesto – esempio (2)
         Classe                        Rischio                        C               I            D

   Aspetti economici         Costo materie prime                                               2


                             Tasso di cambio                                                   0,9

                             Recupero crediti                                   0,8

   Logistica                 Trasporti                          0,5

                             Aree di stoccaggio                                 0,4

   Risorse umane             Skill insufficiente                                2,1

                             Turnover                                                          1,2




               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 112
                   La gestione dei progetti – 2. Affrontare e gestire il rischio di progetto
Matrice di contesto – Analisi per classe
  Sommare i valori sulle classi

          Classe                         C                 I               D            Totale
     Aspetti economici                               0,8              2,9              3,7


     Logistica                     0,5               0,4                               0,9


     Risorse umane                                   2,1              1,2              3,3


     Totale                        0,5               3,3              4,1




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 113
                  La gestione dei progetti – 2. Affrontare e gestire il rischio di progetto
Matrice di contesto – Rappresentazione

                                  Aspetti economici
                                       4

                                       3

                                       2

                                       1

                                       0




          Risorse umane                                       Logistica




          Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 114
Coefficiente di autodeterminazione
 Indichiamo con C, I, D i totali ottenuti dalla matrice di
  contesto

 Il coefficiente di autodeterminazione è espresso dalla
  formula:


                                       C I
                        CA              2 100
                                    C I D




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 115
                  La gestione dei progetti – 2. Affrontare e gestire il rischio di progetto
Coefficiente di autodeterminazione – Note
 Rappresenta il “grado di controllo” che abbiamo sui rischi di
  progetto

 E’ un valore percentuale

 E’ sempre compreso tra 0% e 100% perché il numeratore
  non può che essere minore del denominatore

 Non è tanto importante il suo valore assoluto, ma come
  cambia a fronte di modifiche nella WBS



              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 116
Efficacia delle contromisure
 Può essere misurata in base al coefficiente di
  autodeterminazione, calcolato in assenza di contromisure
  (Ante) e in presenza delle stesse (Post)


                                   CAPost
               I Eff             1                               100
                                   CAAnte




             Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 117
                 La gestione dei progetti – 2. Affrontare e gestire il rischio di progetto
6.

IL PROJECT MANAGEMENT 2.0
Progetti e know-how aziendale
 Il progetto è il luogo in cui si utilizza e si forma il know-how
  aziendale

 Nessuno dei due aspetti è ovvio

 L’interesse nei confronti dei meccanismi di formazione e di
  utilizzo del know-how è sempre stato molto alto

 A partire dalla fine degli anni ‘80 si è tentato un approccio
  sistematico e almeno in parte sistemico al problema, noto
  come knowledge management

               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 119
Knowledge Management
 In linea di principio è la disciplina che dovrebbe portare a
  gestire la conoscenza

 Termine coniato nel 1986 da Karl Wiig, attualmente CEO del
  Knowledge Research Insitute

 L’interesse per questa disciplina è cresciuto fino alla fine
  degli anni ‘90, per poi declinare




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 120
Due approcci (apparentemente) inconciliabili
   Approccio centralizzato:
    la gestione della conoscenza è diretta dall’alto
       Dal punto di vista organizzativo
       Dal punto di vista dei contenuti
       Dal punto di vista degli strumenti
       Tipici esempi: Web semantico, Knowledge Management vecchia maniera


   Approccio distribuito:
    la conoscenza emerge dal basso (bottom-up)
       Non esiste un’organizzazione
       I contenuti sono auto prodotti
       Si usano gli strumenti disponibili
       Tipici esempi: Web 2.0, sistemi di tag, blogosfera



                   Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 121
Enterprise 2.0
 Il termine è stato introdotto da Andrew McAfee in un
  celebre articolo del 2006 (Enterprise 2.0: The Dawn of
  Emergent Collaboration)

 Si riferisce in generale all’utilizzo di strumenti web di tipo 2.0
  nel contesto dell’attività aziendale

 Punta alla definizione di metodologie per il Knowledge
  Management che siano effettivamente bottom-up

 Si declina soprattutto nei progetti

               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 122
Un esempio di McAfee (1)
 Nel suo articolo McAfee cita il caso avvenuto presso una
  banca d’affari tedesca, la Dresdner Kleinwort Wasserstein

 La banca aveva appena installato tre nuovi strumenti
  tecnologici (software per blog, wiki e messaggistica)




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 123
Un esempio di McAfee (2)
 Qualcuno si è accorto che “mancava” un componente che
  segnalasse la presenza delle persone sulla propria
  postazione di lavoro, e ha suggerito una soluzione “rozza”
  che permetteva di risolvere subito il problema

 Anziché attivare un (lungo) processo interno che avrebbe
  portato a una nuova release di software, la semplice
  segnalazione “molti a molti” ha permesso di risolvere il
  problema in circa un’ora




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 124
Problemi legati all’approccio 2.0 ai progetti (1)
 Le logiche 2.0,come abbiamo detto, sono intrinsecamente di
  tipo distribuito

 Tuttavia l’azienda, almeno per il momento, non sembra
  disponibile a rinunciare al classico approccio centralizzato
    L’azienda si comporta come un “esercito schierato a battaglia” nella
     guerra del business
    Questo atteggiamento richiede un generale in capo, dei colonnelli ecc.
    In qualche modo la visione 2.0 implica una forte responsabilizzazione
     dal basso
    Questo comporta anche una polverizzazione dei momenti decisionali




               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 125
Problemi legati all’approccio 2.0 ai progetti (2)
 Sistemi distribuiti sono tipicamente di tipo complesso

 Questo non solo è stato fatto notare, ma è stato anche
  teorizzato come aspetto positivo della rivoluzione incipiente

 Ci si aspetta che il gruppo eserciti la sua creatività culturale,
  cioè che nascano idee, pratiche, metodologie di tipo
  emergente

 NB: la constatazione che le finalità aziendali non coincidono
  “naturalmente” con quelle di chi opera in azienda non è
  nuova
               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 126
Problemi legati all’approccio 2.0 ai progetti (3)
 Il problema è che i sistemi complessi difficilmente sono
  indirizzabili verso un fine preciso...

 La differenza principale tra un progetto complesso e un
  sistema complesso è che il progetto esiste finché ne esistono
  gli obiettivi

 Un sistema complesso trova i suoi obiettivi in corso d’opera
    Un esempio di Jay Gould: le ossa delle branchie dei pesci si sono
     trasformate in quelle dell’orecchio interno dei vertebrati terrestri




                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 127
Adottare una prospettiva 2.0 per i progetti?
 In una prospettiva di medio/lungo termine potrebbe essere
  inevitabile

 Ci saranno resistenze anche perché i nuovi strumenti, che
  non sono nati nel contesto aziendale, verranno visti come
  “alieni” rispetto a un possibile utilizzo in azienda

 Probabilmente la nuova impostazione richiede di essere
  introdotta in modo graduale

 In ogni caso non è inconciliabile con quella “centralizzata”

              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 128
Caratteristiche del Project Management 2.0




                                                                        Da Wikipedia


          Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 129
E’ collegato a diverse teorizzazioni (1)
 Agile Project Management (2001)

 Nato nel contesto dei progetti software, è stato esteso al PM
  in generale

 I principi base:
      Individuals and interactions over processes and tools
      Working software over comprehensive documentation
      Customer collaboration over contract negotiation
      Responding to change over following a plan


 Suggerito soprattutto per i piccoli progetti
                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 130
E’ collegato a diverse teorizzazioni (2)
 Agile è uno dei (tanti) modelli che sono stati proposti per
  superare i limiti del cosiddetto approccio “waterfall”




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 131
E’ collegato a diverse teorizzazioni (3)
 Il modello “waterfall” è stato definito nell’ambito
  dell’industria meccanica, e successivamente adottato per i
  progetti software (anni ‘70)

 Il suo limite fondamentale è che nella sua formulazione base
  è poco realistico

 Risulta infatti impossibile in molti casi ultimare una fase
  prima di procedere con quelle successive




              Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 132
E’ collegato a diverse teorizzazioni (4)
 Un altro limite del modello del waterfall è la sua rigidità a
  fronte di possibili
    Cambiamenti dei requisiti
    Necessità di modificare le specifiche in corso d’opera
    Novità tecnologiche che potrebbero aiutare il progetto


 Un terzo limite è quello del suo evidente non parallelismo
  (le fasi sono tutte dipendenti ciascuna dalla precedente!)
    Waterfall definisce “di per sé” un percorso critico




                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 133
Organizzazione di un progetto 2.0 (esempio)
 Pianificazione di progetto
    Raccolta requisiti (Blog, Document sharing)
    WBS e gannt (Strumenti standard estesi all’intero gruppo di progetto)
    Risk plan
       • Identificazione dei rischi (Forum esteso)
       • Quantificazione dei rischi (analisi a cura del PM, contributi esterni)


 Controllo di progetto
    Avanzamento (Tracking gannt gestito direttamente dai resp. dei WP)
    Comunicazione interna al gruppo di progetto (Blog o Forum)
    Pubblicazione periodica degli stati di avanzamento (Document sharing)



                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 134
Approcci collaborativi al progetto (1)
 Si è già parlato delle difficoltà culturali che questo aspetto
  comporta
    Trasformare gli operatori aziendali da esecutori a responsabili del
     progetto e del suo successo
    Misurare la gente sugli obiettivi e non sul tempo
    Valorizzare l’apporto di ciascuno anche al di fuori degli schemi e dei
     ruoli
    Vedere il processo non come una macchina, ma come un meccanismo
     regolativo sociale
    Ammettere che il gruppo di progetto “scopra” soluzioni che erano
     sfuggite al management
    Accettare i rapporti gerarchici di fatto, al di là degli organigrammi



               Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 135
Approcci collaborativi al progetto (2)
 In particolare entra in crisi il ruolo del Project Manager

 In una prospettiva “uno a molti” è l’unico che detiene il
  controllo di progetto
    Questo lo rende spesso un “collo di bottiglia”
    C’è spesso una separazione tra ruolo organizzativo e ruoli tecnici: il PM
     è estraneo agli aspetti tecnici del progetto


 Nella nuova visione del progetto, il PM deve imparare a
  “governare” più che a “dirigere”



                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 136
Approcci collaborativi al progetto (3)

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                  Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 137
Condivisione di informazioni con l’”esterno”
 Anche il cliente può diventare un soggetto attivo nello
  sviluppo del progetto
    Non è detto che “debba vedere tutto”
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 Lo stesso si può dire per
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                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 138
Il PM 2.0 avrebbe salvato Ashton Tate?
   In azienda tutti sapevano che c’erano dei problemi

   I gruppi di sviluppo sapevano che i problemi erano legati al reverse
    engeneering

   Tra coloro che operavano nei gruppi di sviluppo, molti erano consapevoli
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   La catastrofe è stata determinata, almeno in parte, dallo scarso peso
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                Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 139

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7. Piano di qualita
 

Introduzione al Project Management

  • 1. Piero Schiavo Campo Introduzione al Project Management Concetti base e definizioni
  • 3. Progetto  Qualsiasi attività individuale o collettiva che punti al raggiungimento di un risultato definito e che comporti l’esecuzione di una serie di passi individuabili in qualche modo  Un progetto richiede:  Pianificazione  Budget  Tempo  Risorse  Meccanismi di controllo Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 3
  • 4. Il Project Management e Risk Management  Project Management: insieme di tecniche e metodologie elaborate nel corso di anni sulla base di esperienze pratiche, che puntano a ottimizzare le fasi di pianificazione e controllo del progetto  Risk Management: metodologie e tecniche necessarie per individuare i rischi, prevenirli (se possibile) o comunque minimizzare il danno che ne può derivare  I due aspetti sono intrinsecamente connessi tra loro Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 4
  • 5. Devo appendere un quadro (1)  Pianificazione:  Lo appendo domenica, perché prima non ho tempo  Mi servono i chiodi; li compro sabato  L’unica risorsa sono io  Per comprare i chiodi basta un euro Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 5
  • 6. Devo appendere un quadro (2)  Controllo  Bisogna che il quadro sia diritto; dopo averlo appeso devo usare un filo a piombo  I chiodi si vendono solo in confezioni da 100 che costano 2,5 euro (ho sforato il budget)  Ha nevicato tutta la notte e ho passato la mattina di domenica a spalare la neve; bisogna che ripianifichi l’operazione (ho sforato i tempi)  La scala traballa, e bisogna che mio figlio la tenga ferma (risorsa extra) Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 6
  • 7. Devo appendere un quadro (3)  Rischi  Nel piantare il chiodo potrei bucare una canalina elettrica  Il chiodo potrebbe finire nell’interstizio tra due mattoni  Il martello potrebbe cadermi di mano, e danneggiare il pavimento  .... Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 7
  • 8. Note sui rischi  Ciascun rischio ha una probabilità di verificarsi e una gravità del danno che ne può conseguire  La valutazione dei rischi fa evidentemente parte della fase di pianificazione. Ad esempio posso picchiare sul muro prima di piantare il chiodo per vedere se suona a vuoto (devo pianificare l’operazione) Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 8
  • 9. I casi non banali  Nella maggior parte dei progetti reali la pianificazione, il controllo e l’analisi dei rischi non possono procedere in modo “istintivo”  Nel caso del quadro, ho sforato il budget del 250%; cosa succede se sforo di altrettanto nel progetto di costruzione di un edificio?  Se buco la canalina elettrica di casa mia faccio un danno; cosa succede se nello scavare le fondamenta di un edificio trancio un cavo elettrico portante? Se quel cavo alimenta un ospedale? Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 9
  • 10. Vincoli  Tempi  Quasi tutti i progetti comportano obiettivi che hanno senso purché vengano realizzati entro tempi determinati  Costi  Quasi tutti i progetti devono tenere conto di vincoli di budget  Qualità  La “qualità assoluta” non è raggiungibile  Quello che occorre è che la qualità del prodotto rispetti i requisiti dichiarati Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 10
  • 11. Il modo standard di procedere  Top-down:  Individuo i singoli aspetti rilevanti nel problema  Li analizzo; cerco di scomporli in sotto-aspetti  Porto avanti il processo finché gli elementi non sono suscettibili di un’analisi dettagliata  Si basa su un’ipotesi di fondo di tipo riduzionista Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 11
  • 12. La grande novità del 2004  A partire dal 2004 il mondo del Web ha subito una generale trasformazione nota come Web 2.0  Il termine è stato lanciato dalla prima O’Reilly Media Web 2.0 Conference (Ottobre 2004)  L’atteggiamento generale “2.0” ha avuto impatti immediati sulla filosofia di gestione dell’azienda (Enterprise 2.0)  In particolare, sulla gestione dei progetti Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 12
  • 13. Enterprise 2.0  Il processo generale alla base del Web 2.0 è di tipo bottom- up  Non c’è nulla di centralizzato; tutto procede dal basso  Qualunque cosa voglia dire, il “Project Management 2.0” è in conflitto con l’atteggiamento finora dominante  Se resta “2.0” non può essere top-down  Se pretende di restare top-down non può essere “2.0” Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 13
  • 15. La WBS  Work Breakdown Structure  Scomposizione del progetto nei suoi elementi costitutivi  Struttura ad albero  I nodi prendono il nome di Work Package (WP)  I nodi di livello finale (foglie) prendono il nome di Task  Nota: per alcuni WP e Task sono sinonimi Piero Schiavo Campo –dei progetti – 1. Il Project Management La gestione Introduzione al Project e Risk Management - 15
  • 16. WBS – Un esempio Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 16
  • 17. La WBS come modello del progetto  Il modello (e la sua granularità) dipendono dalle esigenze specifiche  Non c’è un’unica WBS possibile  E’ meglio produrre diverse WBS, per “modellare” il problema in modi diversi Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 17
  • 18. Informazioni associate a ogni task  Descrizione (cosa si deve fare)  Responsabile (chi risponderà)  Centro di costo (chi paga)  Costo (quanto costa)  Input (cosa serve per realizzarlo)  Output (cosa deve produrre)  Tempi (quando si realizza)  Attività (come si realizza) Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 18
  • 19. Organization Breakdown Structure  Scomposizione gerarchica delle responsabilità di progetto  Individuare univocamente i responsabili dei WP e i meccanismi di riporto Piero Schiavo Campo –dei progetti – 1. Il Project Management La gestione Introduzione al Project e Risk Management - 19
  • 20. Matrice delle responsabilità (esempio) Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 20
  • 21. Collegamento tra WBS e OBS Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 21
  • 22. Lo sviluppo temporale del progetto  Diagramma di Gannt  Nella sua forma originale (statica) è in disuso  Si utilizza la tecnica del Critical Path (CPM), che permette di avere diagrammi di Gannt dinamici  Diagramma di Pert (solo per progetti molto innovativi, quando risulta impossibile un calcolo “preciso” di tempi, costi ecc.) Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 22
  • 23. Un esempio di Gannt Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 23
  • 24. Gannt: quando e come  Va molto bene per descrivere macro attività, ma perde di efficacia se le attività sono molte o troppo di dettaglio  Sotto-gannt (attenzione: un unico punto di ingresso e un unico punto di uscita!) Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 24
  • 25. Tecniche reticolari  Utilizzano algoritmi e concetti sviluppati nel contesto della teoria dei grafi  Vengono analizzate le singole attività dal punto di vista delle dipendenze  (NB: i box non sempre coincidono con i WP!) Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 25
  • 26. Dipendenze Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 26
  • 27. Milestone  Sono “attività evento” di durata nulla  Sono associate a specifici momenti nel corso del progetto (consegne parziali, momenti di verifica…)  Si utilizzano nel gannt come normali attività Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 27
  • 28. Legami  Le dipendenze definiscono legami tra le attività  Ogni legame ha una durata, eventualmente nulla Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 28
  • 29. Metodo CPM  Critical Path Method: basato sulle criticità temporali  Durata deterministica delle attività  Individua gli scorrimenti possibili per le attività  Individua inizio e fine del progetto  Individua il cammino critico  Determina il gannt di progetto in modo dinamico Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 29
  • 30. Scorrimenti e criticità Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 30
  • 31. Cammino critico (Critical Path)  E’ definito dall’insieme delle attività critiche  Si può dimostrare che è unico Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 31
  • 32. Come gestire il gannt concretamente  Esistono diversi prodotti software che permettono  Di definire la WBS  Di specificare le dipendenze tra i task  Di associare ai task tempi, costi e risorse  Di costruire automaticamente il CP  Di misurare l’avanzamento in corso d’opera e eventualmente ridefinire il CP  ...  Il più noto è MS Project Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 32
  • 33. Pianificazione dei deliverables  Sono i prodotti di ciascuna attività (WP o task)  Il loro rilascio è pianificato insieme alle attività (milestone) o per scadenze fisse  Possono essere descritti dal piano di qualità (tipologia)  Attribuendo un peso ai deliverables, si tiene sotto controllo l’avanzamento percentuale dei lavori Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 33
  • 34. Pianificazione delle risorse  Individuazione delle disponibilità per ciascuna risorsa  Valutazione dei carichi di lavoro e livellamento  Valutazione delle eventuali criticità  Valutazione dei profili psicologici e degli skill Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 34
  • 35. Calcolo del carico delle risorse Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 35
  • 36. Livellamento a “tempi limitati” Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 36
  • 37. Livellamento a “risorse limitate” Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 37
  • 38. Pianificazione dei costi  Viene fatta a vari livelli  Strategico: budget aziendale  Di massima (sulla WBS)  Di dettaglio (per attività/responsabile)  Permette di  Anticipare i costi di progetto  Impostare il cash flow  Impostare le verifiche di avanzamento Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 38
  • 39. Pianificazione strategica  Costo massimo di progetto, risultato della strategia aziendale  Assegnato alla radice della WBS  E’ il termine di paragone per pianificazioni di dettaglio Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 39
  • 40. Pianificazione di massima  Budget assegnato ad ogni WP  Viene consolidato sugli elementi di livello superiore della WBS  Il totale alla radice dà il costo di massima, da confrontare con il budget strategico Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 40
  • 41. Pianificazione di dettaglio  Individuazione dei costi al livello più disaggregato  Lista dei costi a fronte di ciascuna attività del reticolo di progetto  Si usa spesso la CBS (Cost Breakdown Structure) Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 41
  • 42. CBS Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 42
  • 43. Curva di budget del progetto Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 43
  • 44. Curva di budget delle attività Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 44
  • 45. Pianificazione dei ricavi Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 45
  • 46. Cash flow di progetto Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 46
  • 48. Il controllo di progetto  Evidenziazione di  Ritardi / anticipi (scostamento tra le date previste e quelle effettive)  Variazioni economiche dell'andamento del progetto  Impegni sostenuti dalle risorse e risultati raggiunti  Esecuzione delle stime a finire  Analisi ed attivazione di possibili azioni di rimedio  Individuazione e valutazione dei problemi  Rivisitazione delle priorità  Valutazione delle alternative Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 48
  • 49. Metodi di rilevazione (1)  Rilevazione dei tempi  A date e durate rimanenti  A percentuale di completamento temporale  Rilevazione delle risorse  Tramite dichiarazione del tempo speso su attività (Timesheet - rilevazione giornaliera)  Tramite dichiarazione della percentuale del lavoro svolto Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 49
  • 50. Metodi di rilevazione (2)  Rilevazione dei costi  Metodo dell'avanzamento contabile (rilevazione dei costi effettivamente sostenuti)  Metodo dell'avanzamento fisico (rilevazione della percentuale di avanzamento fisico)  Misura delle performance  Metodo dell'Earned Value (rilevazione della percentuale fisica di completamento) Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 50
  • 51. Earned Value - Definizione  Budget value: costo programmato all’inizio del progetto  Actual value: costo effettivo sostenuto  Earned value: quota del costo di budget sostenuto Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 51
  • 52. Earned Value - Calcolo  Per le attività completate  La “quota del costo di budget” equivale al budget di attività  Per le attività non completate (in corso d’opera)  La “quota del costo di budget” è pari al budget dell’attività moltiplicato per la percentuale di avanzamento  (il problema è misurare la percentuale di avanzamento) Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 52
  • 53. Misure della percentuale di avanzamento (1)  ON / OFF (anche detta 0 / 100)  L'avanzamento vale 0 dall'inizio dell'attività, passa a 100 al termine. Utile per attività di breve durata o di basso impatto economico.  50 / 50 (20 / 80)  L'avanzamento vale 50 (20) dall'inizio dell'attività, passa a 100 al termine. Utile per attività di breve durata o di basso impatto economico.  Eventi ponderati  Vengono individuati alcuni eventi importanti all'interno dell'attività e a ciascuno viene dato un peso (normalizzato a 100). Il raggiungimento di un evento partecipa per il suo peso all'avanzamento dell'attività. Applicabile a tutte le attività in cui sono evidenziabili delle sottoparti. Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 53
  • 54. Misure della percentuale di avanzamento (2)  Numero di unità finite  Viene individuato il totale di prodotto nell'attività espresso per quantità omogenee. Il numero di unità realizzate sul totale fornisce l'avanzamento dell'attività. Applicabile solo per attività misurabili in quantità  Output proporzionale all'input  Viene individuata la quantità totale di unità necessarie all'attività. La misurazione delle quantità consumate sul totale determina l'avanzamento dell'attività. Applicabile ad attività che fanno uso di materiali, ma anche a risorse umane. Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 54
  • 55. 4. I RISCHI DI PROGETTO – UN ESEMPIO REALE
  • 56. Una case history catastrofica  Il caso di Ashton-Tate (anni ’80) e il progetto dBase IV  Spesso si impara di più dagli errori che dai successi… Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 56
  • 57. Vulcan  Alla fine degli anni ’70 Wayne Ratliff, un guru dell’informatica americana, scrive da solo il programma Vulcan  Il nome si deve alla sua passione per la serie televisiva Star Treck  E’ il primo (all’epoca unico) programma per la gestione di database relazionali su PC Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e il rischio di progetto - 57 La gestione dei progetti – 2. Affrontare e gestire Risk Management
  • 58. Cosa fa Vulcan  E’ scritto in linguaggio Assembler (la cosa è importante, come si vedrà)  E’ di fatto un linguaggio di programmazione orientato alla gestione di tabelle db  E’ un linguaggio interpretato Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 58
  • 59. Ashton Tate  Nasce nel 1980  Fin dall’inizio acquisisce tutti i diritti su Vulcan, che viene messo in commercio con il nome di dBase II  Il programma ha un successo strepitoso (anche perché all’epoca è l’unico software disponibile della sua classe)  E’ poverissimo dal punto di vista dell’interfaccia utente Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 59
  • 60. dBase III  dBase II viene completamente riscritto in linguaggio C; nasce dBase III, che poi diventerà dBase III plus  Ashton Tate distribuisce anche altri prodotti (Framework, Multimate...), ma il suo successo è essenzialmente legato alla linea dBase  Nel 1984 Ashton Tate fattura 35 M$, Microsoft fattura 55 M$  Alla metà degli anni ottanta AT è la terza software house del mondo, dopo Microsoft e Lotus Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 60
  • 61. Clipper  Verso la metà degli anni 80 appare finalmente un competitor: si chiama Clipper  E’ solo un compilatore per il linguaggio dBase, non dispone di funzionalità utente (creazione di maschere, query...)  E’ un vero compilatore, quindi è molto più veloce di dBase Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 61
  • 62. Viene annunciato dBase IV  Ashton Tate deve reagire  Nel 1987 annuncia che verrà lanciato dBase IV in versione multilingua (inglese, italiano, francese, tedesco, olandese)  Il programma è previsto per la primavera del 1988  Centinaia di migliaia di sviluppatori dBase in tutto il mondo sono in trepida attesa Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 62
  • 63. Cosa farà dBase IV  Dovrà superare (o per lo meno pareggiare) la velocità di Clipper  Dovrà disporre di potenti funzionalità utente (quelle che mancavano sia a Clipper sia alle precedenti versioni di dBase)  Impostazione delle tabelle  Creazione di relazioni  Creazione di maschere  Query  Eccetera Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 63
  • 64. dBase III è un ramo morto  Il programma deve essere completamente riscritto  Le funzionalità utente sono del tutto nuove  La cosa giusta sarebbe partire dal codice di dBase II, molto più piccolo e maneggevole Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 64
  • 65. Reverse engeneering  Ma dBase II è scritto in linguaggio Assembler! (difficile da manutenere, impossibile da portare...)  Ashton Tate decide di generare il “nocciolo” del codice del nuovo programma con la tecnica del “reverse engeneering”  In pratica si tratta di un programma che legge il codice Assembler e lo converte in C Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 65
  • 66. Problemi  Lo sviluppo delle nuove funzionalità e del compilatore iniziano a partire dal codice così generato  Ben presto ci si accorge che il codice è disottimizzato: non si riesce a far girare il programma avendo a disposizione al massimo 640 K di memoria (così funzionavano i computer dell’epoca) Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 66
  • 67. I problemi si propagano  Invece di accettare un ritardo secco di qualche mese (che sarebbe comportato dalla riscrittura ex novo in C del nocciolo del programma), AT cerca di rimediare in qualche modo  La produzione del codice subisce continui ritardi  Questo fatto ha effetti sull’intera WBS  dBase IV cresce come un palazzo di cui siano franate le fondamenta Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 67
  • 68. La catastrofe  dBase IV esce nella primavera del 1989, con un anno di ritardo sull’annuncio (nel frattempo moltissimi utenti sono passati a Clipper)  Non è affatto più veloce di dBase III  Nella prima versione è pieno di bachi, e praticamente inutilizzabile Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 68
  • 69. La fine  Ashton Tate resiste sul mercato per un anno circa, poi viene comprata da Borland  Borland porta avanti senza entusiasmo la linea dBase, con versioni Macintosh e Windows  L’avvento di Paradox e poi di Access portano di fatto alla morte di dBase Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 69
  • 70. Domande  Dove ha sbagliato Ashton Tate?  Come mai l’errore è stato così catastrofico?  C’era modo di evitalo?  Si potevano ridurre i danni? Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 70
  • 71. Strutture ad albero Progetto WP1 WP2 WP3 WP4 WP11 WP12 WP13 WP41 WP42 WP121 WP122 Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 71
  • 72. Modello - Struttura regolare  Ci sono n sottonodi per ogni nodo  Tutti i livelli sono occupati fino al livello L Livello 0 Nodi “foglia”: Nf nL Livello 1 Nodi totali: nL 1 1 Livello 2 Nt n 1 Livello 0 Livello 1 Livello 2 Livello 3 Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e il rischio di progetto - 72 La gestione dei progetti – 2. Affrontare e gestire Risk Management
  • 73. Quanto è probabile che nascano problemi?  Il numero di WP cresce esponenzialmente con il crescere dei livelli  Supponiamo che ci sia una probabilità costante che un WP “vada male”  (si sforano i tempi, i costi, la qualità non è quella attesa, ecc.)  Qual è la probabilità che qualcosa vada male nell’intero progetto? Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 73
  • 74. Probabilità di “problemi” nel progetto Numero di blocchi Probabilità di "errore" in un blocco 50 100 150 200 250 0,5% 22,2% 39,4% 52,9% 63,3% 71,4% 1,0% 39,5% 63,4% 77,9% 86,6% 91,9% 1,5% 53,0% 77,9% 89,6% 95,1% 97,7% 2,0% 63,6% 86,7% 95,2% 98,2% 99,4% 2,5% 71,8% 92,0% 97,8% 99,4% 99,8% Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 74
  • 75. Propagazione del rischio  Più che sulla WBS, conviene basarsi sulla mappa delle dipendenze  Dipendenze troppo profonde e ramificate aumentano la probabilità che larghe parti del progetto non rispettino i requisiti  Se non è possibile modificare le dipendenze, occorre prestare la massima attenzione ai nodi di alto livello Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 75
  • 76. Note sul caso dBase  L’errore fondamentale (l’uso del reverse engeneering) è alla radice del processo di sviluppo, dunque catastrofico  Era un errore “fattibile”  Nell’88 si era arrivati ai 486 su computer di classe AT. Le ram arrivavano a 614 KB. dBase II era uscito nell’81 su computer di classe PC, con memorie massime di 128 KB. NESSUNO avrebbe potuto immaginare che il codice generato a macchina non fosse compilabile su un computer di 7 anni dopo, per quanto disottimizzato potesse essere.  Era un errore evitabile  Bastava fare dei test prima di partire con il piano di progetto! (ma a nessuno venne in mente) Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 76
  • 77. 5. LA GESTIONE DEL RISCHIO DI PROGETTO
  • 78. Definizione di “rischio”  Conseguenza di un evento che può verificarsi con una certa probabilità  nota  ignota  stimabile in qualche modo Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 78
  • 79. Rischi puri  Corrispondono ad eventi che, se si verificano, creano un danno certo (minacce)  Si verifica il crollo di un’impalcatura nel cantiere  Un nostro partner subisce un tracollo economico ed è costretto a chiudere  Un personaggio chiave nel progetto dà improvvisamente le dimissioni  eccetera Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 79
  • 80. Rischi speculativi  Corrispondono ad eventi che, se si verificano, possono creare un danno oppure un vantaggio (opportunità)  I costi di progetto dipendono in modo determinante dal prezzo del greggio, che potrebbe salire, ma anche scendere  Il committente paga in dollari (il cambio finora tende a salire, ma potrebbe anche invertire la tendenza)  Eccetera  Nel seguito ci concentreremo sui rischi puri Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 80
  • 81. Classi di rischi  Economici  impattano in senso negativo sui costi di progetto  Di tempo  comportano ritardi nella consegna finale  Di qualità  comportano un abbassamento della qualità finale (per essere più precisi: comportano il fatto che l’”oggetto finale” non corrisponde ai requisiti di qualità) Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 81
  • 82. I rischi impattano (spesso) sull’intero progetto  Un incendio in un magazzino comporta:  Danni economici diretti  Impatti sui tempi di progetto (se occorre perdere tempo per rifornirsi nuovamente)  Impatti sulla qualità (se quello che è andato distrutto ha costi che l’azienda non è più disposta a sostenere, e si decide di abbassare il livello qualitativo)  Impatti sull’organizzazione del progetto (i rifornimenti devono essere effettuati utilizzando un magazzino molto più distante dalla sede del lavoro) Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 82
  • 83. Il processo di gestione del rischio  Identificazione  Individuazione delle tipologie di eventi rischiosi  Quantificazione  Valutazione quantitativa degli effetti e delle ricadute sul progetto dei rischi individuati  Pianificazione  Individuazione delle azioni da mettere in atto per prevenire il rischio (o per limitarne le conseguenze) Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 83
  • 84. Quali rischi? Quanti rischi?  Non è possibile prevedere in anticipo tutto ciò che potrà capitare nel corso del progetto  Incendi  Furti  Malattie  Scioperi prolungati  ....  In generale l’informazione che possiamo avere non è completa Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 84
  • 85. Progetti innovativi  Rispetto all’identificazione dei rischi bisogna distinguere tra progetti “standard” e progetti innovativi  Progetti standard:  Un nuovo cantiere per un’impresa edile  Una nuova consulenza per un’azienda di consulenza  Un nuovo progetto software per una software house  ...  Ogni progetto comporta (di solito) un certo grado di innovazione Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 85
  • 86. Cause e effetti  Ci sono due modalità possibili per l’individuazione dei rischi: a) Partire dalle cause (eventi che possono generare situazioni di rischio) e individuarne le conseguenze b) Partire dagli effetti (situazioni che possono creare problemi al progetto) e individuarne le premesse  La tecnica migliore è un misto delle due a) → Funziona meglio per identificare i rischi b) → Funziona meglio per identificare le opportunità Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 86
  • 87. Diagramma di Ishikawa  Si cerca di identificare e ordinare in modo strutturato tutte le possibili cause che portano a un determinato effetto o problema  Viene anche chiamato diagramma a lisca di pesce, per la sua tipica forma Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 87
  • 88. Procedimento  L’effetto (il problema) viene scritto a destra. Da esso si dirama, verso sinistra, una sorta di albero  I rami dell’albero rappresentano le classi di cause possibili che portano a quell’effetto  All’interno delle categorie di cause vengono scritte le cause specifiche che possono portare al problema (i rami secondari dell’albero) alle quali si può aggiungere un ulteriore sottolivello Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 88
  • 89. Esempio: la mensa dell’Università Personale Menù Scontroso Manca un cuoco di livello Piatti presentati male Poco motivato Materie prime scadenti Problema: Sottodimensionato le valutazioni degli studenti e del Scarsa pulizia personale sono Sottodimensionato molto basse Saloni “vecchi” Ambiente Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 89
  • 90. Analisi di Pareto  Si basa sulla constatazione macro-economica, fatta nel 1895 dall’economista Vilfredo Pareto, che una minima parte della popolazione possiede la maggior parte delle ricchezze, e viceversa  Generalizzando, la legge di Pareto può essere tradotta con la seguente considerazione: in moltissimi sistemi una piccola parte delle cause determina la maggior parte delle conseguenze, e viceversa Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 90
  • 91. Utilizzo pratico  La rappresentazione di questo fenomeno, in forma di curva, assume la sua importanza in quanto può essere usata per rappresentare numerosi fenomeni di concentrazione o ripartizione  In particolare viene utilizzata per rappresentare il rapporto tra variabili di input (cause) e variabili di output (conseguenze) in modo da evidenziare le poche cause critiche rispetto alle molte cause non critiche Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 91
  • 92. Esempio 70 100,00% 90,00% 60 80,00% 50 70,00% Numero dei reclami % dei reclami 60,00% 40 Numero reclami 50,00% % cumulata 30 40,00% 20 30,00% 20,00% 10 10,00% 0 0,00% Ritardo nella Consegnati Consegnati Fatturazione Consegna non consegna prodotti sbagliati prodotti difettosi errata avvenuta Cause dei reclami Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 92
  • 93. Nota  Prendere in considerazione pochi rischi può portare a danni imprevisti  Prenderne in considerazione troppi aumenta i costi di gestione del progetto Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 93
  • 94. Partire dalla WBS  La WBS è un modello del progetto  All’interno della WBS è possibile identificare singoli blocchi sottoposti a minacce → Analizzare la WBS fino al livello in cui i rischi si presentano come ben definiti e identificabili  Attenzione: i danni possono propagarsi da un WP ad un altro! Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 94
  • 95. Unità di rischio  Definiamo unità di rischio una qualsiasi entità, individuata a partire dalla WBS, soggetta a rischi identificabili e omogenei Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 95
  • 96. Matrice Unità di rischio – Minacce  Identificare le (principali) minacce a cui è esposta ciascuna unità di rischio  Purtroppo non c’è un metodo analitico (top-down) che permetta di farlo Allagamento Vandalismo Infortunio Incendio Guasto Furto Personale  Cabina elettrica     Magazzino Container   Ricambi    Mezzi Movimentazione    Sollevamento   Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 96
  • 97. Diagramma di contesto S S F F S Dipendenza F Influenza S Controllo F F F F Fattori Bournett e Youker 1980, Archibald 2000 S Soggetti Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 97
  • 98. Fattori e soggetti  Fattori: Elementi esterni che possono creare rischi o opportunità  Modifiche della normativa fiscale  Agenti atmosferici  Livello di affidabilità del cliente  …  Soggetti: Entità esterne che possono interferire nel progetto  Un fornitore  Un concorrente  Il nostro capo  … Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 98
  • 99. Controllo, dipendenza, influenza  Controllo: Possiamo intervenire con una probabilità di raggiungere il risultato pari al 100%  Influenza: Possiamo intervenire, ma la probabilità di raggiungere il risultato è minore del 100% (convenzionalmente = 50%)  Dipendenza: Non abbiamo nessun modo per intervenire Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 99
  • 100. Diagramma di contesto (Nota)  Citato anche in senso “generico” (esempi presi dal Web) Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 100 La gestione dei progetti – 2. Affrontare e gestire il rischio di progetto
  • 101. Tecniche “creative”  Brainstorming  Discussione libera (6 – 10 partecipanti)  Scopo: fare emergere le idee e raggiungere un momento di sintesi  Metodo sinettico (Invention Group di Harvard, anni ’60)  Ogni partecipante è tenuto a generare un certo numero (25 – 35) di idee “varie” sul problema  Mind mapping Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 101
  • 102. Mind mapping (esempi presi dal Web) Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 102 La gestione dei progetti – 2. Affrontare e gestire il rischio di progetto
  • 103. Matrice di esposizione al rischio  (Risk exposure matrix)  Mette a confronto le probabilità di accadimento degli eventi e gli impatti attesi  Si basa sull’idea che entrambe queste variabili concorrono alla definizione della “gravità del rischio”  Ha lo scopo di mettere in evidenza gli eventi critici  Può essere semplicemente qualitativa, oppure associata a misure (per lo più “euristiche”) Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 103
  • 104. Matrice di esposizione al rischio – Qualitativa Probabilità Molto bassa Molto alta Bassa Media Alta Catastrofico A Critico B C Impatto Consistente D Marginale E F G Trascurabile H Eventi Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 104
  • 105. Livelli di esposizione al rischio Probabilità Molto bassa Molto alta Bassa Media Alta Catastrofico Critico Impatto Consistente Marginale Trascurabile Elevato Intenso Limitato Modesto Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 105
  • 106. Soglia di attenzione Probabilità Molto bassa Molto alta Bassa Media Alta Catastrofico Critico Impatto Consistente Marginale Trascurabile Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 106
  • 107. Matrice di esposizione al rischio – Note  Spesso entrambe le misure sono “euristiche” (non sappiamo veramente misurare né le probabilità né gli impatti)  Visto che lo scopo è di tipo “on-off” (l’evento è critico o no), c’è il problema degli eventi che si collocano a cavallo di due categorie  Non è un problema banale:  includere troppi eventi come critici comporta un aumento del costo di gestione del rischio  Includerne troppo pochi comporta un aumento del rischio totale Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 107
  • 108. Matrice di esposizione al rischio – quantitativa  In alcuni casi è possibile “oggettivare” gli impatti e le probabilità in senso numerico (quando si può fare, è senz’altro il caso di farlo)  Ad esempio, nella valutazione dei rischi economici è possibile usare il BAC (Budget At Completion) come valore di riferimento  Un evento che comporta una crescita dei costi oltre il 40% del BAC sarebbe disastroso; tra il 20% e il 40% sarebbe critico; ecc. Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 108
  • 109. Matrice di contesto  E’ la trasposizione del diagramma di contesto sotto forma di tabella 1. Individuare le classi di rischio 2. Per ogni classe, individuare gli item che ne fanno parte 3. Assegnare a ciascun item una probabilità di accadimento 4. Assegnare a ciascun item un peso (ad esempio: 1 = impatto trascurabile, 10 = impatto catastrofico) 5. Assegnare a ciascun item il suo “livello di controllo” (C, I, D) 6. Moltiplicare per ciascun item la probabilità per il peso legato all’impatto Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 109
  • 110. Matrice di contesto – esempio (1) Classe Rischio Probabilità (p) Impatto (I) Aspetti economici Costo materie 25% 8 prime Tasso di cambio 30% 3 Recupero crediti 40% 2 Logistica Trasporti 10% 5 Aree di 20% 2 stoccaggio Risorse umane Skill insufficiente 30% 7 Turnover 40% 3 Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 110 La gestione dei progetti – 2. Affrontare e gestire il rischio di progetto
  • 111. Matrice di contesto – Note  Cercare di valutare le probabilità in modo oggettivo (per quanto possibile)  Attenzione agli eventi tra loro non indipendenti: Andrebbero trattati come singoli item  I coefficienti di impatto sono “euristici”. Cercare di renderli il più possibile “oggettivi”  La classificazione adottata (1 – 10) è solo indicativa  Tuttavia è importante: definisce la “scala della misura” Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 111
  • 112. Matrice di contesto – esempio (2) Classe Rischio C I D Aspetti economici Costo materie prime 2 Tasso di cambio 0,9 Recupero crediti 0,8 Logistica Trasporti 0,5 Aree di stoccaggio 0,4 Risorse umane Skill insufficiente 2,1 Turnover 1,2 Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 112 La gestione dei progetti – 2. Affrontare e gestire il rischio di progetto
  • 113. Matrice di contesto – Analisi per classe Sommare i valori sulle classi Classe C I D Totale Aspetti economici 0,8 2,9 3,7 Logistica 0,5 0,4 0,9 Risorse umane 2,1 1,2 3,3 Totale 0,5 3,3 4,1 Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 113 La gestione dei progetti – 2. Affrontare e gestire il rischio di progetto
  • 114. Matrice di contesto – Rappresentazione Aspetti economici 4 3 2 1 0 Risorse umane Logistica Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 114
  • 115. Coefficiente di autodeterminazione  Indichiamo con C, I, D i totali ottenuti dalla matrice di contesto  Il coefficiente di autodeterminazione è espresso dalla formula: C I CA 2 100 C I D Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 115 La gestione dei progetti – 2. Affrontare e gestire il rischio di progetto
  • 116. Coefficiente di autodeterminazione – Note  Rappresenta il “grado di controllo” che abbiamo sui rischi di progetto  E’ un valore percentuale  E’ sempre compreso tra 0% e 100% perché il numeratore non può che essere minore del denominatore  Non è tanto importante il suo valore assoluto, ma come cambia a fronte di modifiche nella WBS Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 116
  • 117. Efficacia delle contromisure  Può essere misurata in base al coefficiente di autodeterminazione, calcolato in assenza di contromisure (Ante) e in presenza delle stesse (Post) CAPost I Eff 1 100 CAAnte Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 117 La gestione dei progetti – 2. Affrontare e gestire il rischio di progetto
  • 119. Progetti e know-how aziendale  Il progetto è il luogo in cui si utilizza e si forma il know-how aziendale  Nessuno dei due aspetti è ovvio  L’interesse nei confronti dei meccanismi di formazione e di utilizzo del know-how è sempre stato molto alto  A partire dalla fine degli anni ‘80 si è tentato un approccio sistematico e almeno in parte sistemico al problema, noto come knowledge management Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 119
  • 120. Knowledge Management  In linea di principio è la disciplina che dovrebbe portare a gestire la conoscenza  Termine coniato nel 1986 da Karl Wiig, attualmente CEO del Knowledge Research Insitute  L’interesse per questa disciplina è cresciuto fino alla fine degli anni ‘90, per poi declinare Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 120
  • 121. Due approcci (apparentemente) inconciliabili  Approccio centralizzato: la gestione della conoscenza è diretta dall’alto  Dal punto di vista organizzativo  Dal punto di vista dei contenuti  Dal punto di vista degli strumenti  Tipici esempi: Web semantico, Knowledge Management vecchia maniera  Approccio distribuito: la conoscenza emerge dal basso (bottom-up)  Non esiste un’organizzazione  I contenuti sono auto prodotti  Si usano gli strumenti disponibili  Tipici esempi: Web 2.0, sistemi di tag, blogosfera Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 121
  • 122. Enterprise 2.0  Il termine è stato introdotto da Andrew McAfee in un celebre articolo del 2006 (Enterprise 2.0: The Dawn of Emergent Collaboration)  Si riferisce in generale all’utilizzo di strumenti web di tipo 2.0 nel contesto dell’attività aziendale  Punta alla definizione di metodologie per il Knowledge Management che siano effettivamente bottom-up  Si declina soprattutto nei progetti Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 122
  • 123. Un esempio di McAfee (1)  Nel suo articolo McAfee cita il caso avvenuto presso una banca d’affari tedesca, la Dresdner Kleinwort Wasserstein  La banca aveva appena installato tre nuovi strumenti tecnologici (software per blog, wiki e messaggistica) Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 123
  • 124. Un esempio di McAfee (2)  Qualcuno si è accorto che “mancava” un componente che segnalasse la presenza delle persone sulla propria postazione di lavoro, e ha suggerito una soluzione “rozza” che permetteva di risolvere subito il problema  Anziché attivare un (lungo) processo interno che avrebbe portato a una nuova release di software, la semplice segnalazione “molti a molti” ha permesso di risolvere il problema in circa un’ora Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 124
  • 125. Problemi legati all’approccio 2.0 ai progetti (1)  Le logiche 2.0,come abbiamo detto, sono intrinsecamente di tipo distribuito  Tuttavia l’azienda, almeno per il momento, non sembra disponibile a rinunciare al classico approccio centralizzato  L’azienda si comporta come un “esercito schierato a battaglia” nella guerra del business  Questo atteggiamento richiede un generale in capo, dei colonnelli ecc.  In qualche modo la visione 2.0 implica una forte responsabilizzazione dal basso  Questo comporta anche una polverizzazione dei momenti decisionali Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 125
  • 126. Problemi legati all’approccio 2.0 ai progetti (2)  Sistemi distribuiti sono tipicamente di tipo complesso  Questo non solo è stato fatto notare, ma è stato anche teorizzato come aspetto positivo della rivoluzione incipiente  Ci si aspetta che il gruppo eserciti la sua creatività culturale, cioè che nascano idee, pratiche, metodologie di tipo emergente  NB: la constatazione che le finalità aziendali non coincidono “naturalmente” con quelle di chi opera in azienda non è nuova Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 126
  • 127. Problemi legati all’approccio 2.0 ai progetti (3)  Il problema è che i sistemi complessi difficilmente sono indirizzabili verso un fine preciso...  La differenza principale tra un progetto complesso e un sistema complesso è che il progetto esiste finché ne esistono gli obiettivi  Un sistema complesso trova i suoi obiettivi in corso d’opera  Un esempio di Jay Gould: le ossa delle branchie dei pesci si sono trasformate in quelle dell’orecchio interno dei vertebrati terrestri Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 127
  • 128. Adottare una prospettiva 2.0 per i progetti?  In una prospettiva di medio/lungo termine potrebbe essere inevitabile  Ci saranno resistenze anche perché i nuovi strumenti, che non sono nati nel contesto aziendale, verranno visti come “alieni” rispetto a un possibile utilizzo in azienda  Probabilmente la nuova impostazione richiede di essere introdotta in modo graduale  In ogni caso non è inconciliabile con quella “centralizzata” Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 128
  • 129. Caratteristiche del Project Management 2.0 Da Wikipedia Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 129
  • 130. E’ collegato a diverse teorizzazioni (1)  Agile Project Management (2001)  Nato nel contesto dei progetti software, è stato esteso al PM in generale  I principi base:  Individuals and interactions over processes and tools  Working software over comprehensive documentation  Customer collaboration over contract negotiation  Responding to change over following a plan  Suggerito soprattutto per i piccoli progetti Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 130
  • 131. E’ collegato a diverse teorizzazioni (2)  Agile è uno dei (tanti) modelli che sono stati proposti per superare i limiti del cosiddetto approccio “waterfall” Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 131
  • 132. E’ collegato a diverse teorizzazioni (3)  Il modello “waterfall” è stato definito nell’ambito dell’industria meccanica, e successivamente adottato per i progetti software (anni ‘70)  Il suo limite fondamentale è che nella sua formulazione base è poco realistico  Risulta infatti impossibile in molti casi ultimare una fase prima di procedere con quelle successive Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 132
  • 133. E’ collegato a diverse teorizzazioni (4)  Un altro limite del modello del waterfall è la sua rigidità a fronte di possibili  Cambiamenti dei requisiti  Necessità di modificare le specifiche in corso d’opera  Novità tecnologiche che potrebbero aiutare il progetto  Un terzo limite è quello del suo evidente non parallelismo (le fasi sono tutte dipendenti ciascuna dalla precedente!)  Waterfall definisce “di per sé” un percorso critico Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 133
  • 134. Organizzazione di un progetto 2.0 (esempio)  Pianificazione di progetto  Raccolta requisiti (Blog, Document sharing)  WBS e gannt (Strumenti standard estesi all’intero gruppo di progetto)  Risk plan • Identificazione dei rischi (Forum esteso) • Quantificazione dei rischi (analisi a cura del PM, contributi esterni)  Controllo di progetto  Avanzamento (Tracking gannt gestito direttamente dai resp. dei WP)  Comunicazione interna al gruppo di progetto (Blog o Forum)  Pubblicazione periodica degli stati di avanzamento (Document sharing) Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 134
  • 135. Approcci collaborativi al progetto (1)  Si è già parlato delle difficoltà culturali che questo aspetto comporta  Trasformare gli operatori aziendali da esecutori a responsabili del progetto e del suo successo  Misurare la gente sugli obiettivi e non sul tempo  Valorizzare l’apporto di ciascuno anche al di fuori degli schemi e dei ruoli  Vedere il processo non come una macchina, ma come un meccanismo regolativo sociale  Ammettere che il gruppo di progetto “scopra” soluzioni che erano sfuggite al management  Accettare i rapporti gerarchici di fatto, al di là degli organigrammi Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 135
  • 136. Approcci collaborativi al progetto (2)  In particolare entra in crisi il ruolo del Project Manager  In una prospettiva “uno a molti” è l’unico che detiene il controllo di progetto  Questo lo rende spesso un “collo di bottiglia”  C’è spesso una separazione tra ruolo organizzativo e ruoli tecnici: il PM è estraneo agli aspetti tecnici del progetto  Nella nuova visione del progetto, il PM deve imparare a “governare” più che a “dirigere” Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 136
  • 137. Approcci collaborativi al progetto (3) Blog Posta Wiki elettronica Forum Keyword Tag Archivi Riunioni documentali Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 137
  • 138. Condivisione di informazioni con l’”esterno”  Anche il cliente può diventare un soggetto attivo nello sviluppo del progetto  Non è detto che “debba vedere tutto”  Può avere un accesso limitato alle informazioni  Lo stesso si può dire per  I partner commerciali  I partner tecnologici  I fornitori  ... Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 138
  • 139. Il PM 2.0 avrebbe salvato Ashton Tate?  In azienda tutti sapevano che c’erano dei problemi  I gruppi di sviluppo sapevano che i problemi erano legati al reverse engeneering  Tra coloro che operavano nei gruppi di sviluppo, molti erano consapevoli del fatto che i problemi erano critici, e che occorreva cambiare rotta  La catastrofe è stata determinata, almeno in parte, dallo scarso peso decisionale dei gruppi tecnici rispetto a quelli commerciali/marketing  In particolare dalla mancanza di strumenti di valutazione tecnica da parte del management Piero Schiavo Campo – Introduzione al Project e Risk Management - 139

Notas do Editor

  1. Analisi di Pareto applicata alle cause di reclami da parte dei clienti di un’azienda che commercia in materiale informatico. Si può notare che una sola causa (ritardo) è responsabile di circa il 50% dei reclami. Due sole cause sono responsabili dell’80% dei casi: ecco dove si dovrà intervenire!L’analisi di Pareto ha permesso di evidenziare le priorità di intervento, ovvero di individuare le poche cause che sono responsabili della maggior parte dei reclami.