La conduzione del nervo surale dorsale in pazienti con carenza di vitamina B1...
Ivabradina riduce la tachicardia riflessa secondaria alla terapia antipertensiva e migliora la compliance
1. 72° CONGRESSO NAZIONALE http://www2.sicardiologia.it/wsc2011/eabstract/html/794.htm
72° CONGRESSO NAZIONALE
della Società Italiana di Cardiologia
Roma, 10 – 12 dicembre 2011
Ivabradina riduce la tachicardia riflessa secondaria alla terapia antipertensiva e migliora la
compliance
Giuseppe Antonio De Giorgi (a), Annamaria Martina (a), Serena De Donatis (a), Pierpaolo Cacciatore
(a)
(a) U. O. Medicina Interna, Centro Ipertensione osp. Vito Fazzi - Lecce
Introduzione
L’Ivabradina è un farmaco che riduce la frequenza cardiaca attraverso l’inibizione selettiva e specifica
della corrente pacemaker cardiaca IF, che controlla la depolarizzazione diastolica spontanea nel nodo
del seno e regola la frequenza cardiaca.
Obiettivi
Il nostro studio intende valutare l’efficacia di Ivabradina nel ridurre la tachicardia riflessa, evento
frequente nei pazienti in terapia antipertensiva.
Materiali e metodi
Sono stati esaminati 40 pazienti ipertesi che sono afferiti consecutivamente al Centro Ipertensione dell’
Ospedale Vito Fazzi di Lecce. Questi pazienti presentavano valori di PA a target, ma avevano
tachicardia a riposo (fc>70 b/m’) sintomatica. A distanza di 6-12 mesi, dopo l’ aggiunta di Ivabradina al
dosaggio di 5 mg x 2 al di, gli stessi pazienti sono stati rivalutati con un questionario per la valutazione
comparativa con lo status pre-Ivabradina della cenestesi, dello stato emotivo, della qualità della vita sul
lavoro e nelle attività quotidiane, in famiglia e con gli amici.
Risultati
In pazienti ipertesi in trattamento, già a target pressorio, il frequente fenomeno della tachicardia riflessa
peggiora la qualità della vita e riduce la compliance alla terapia. In particolare si è evidenziato che
questo fenomeno limita i pazienti nello svolgimento di attività fisicamente impegnative, ma non nelle
attività di moderato impegno fisico; lo stato emotivo influisce sulle attività di vita quotidiana e sociale.
L’aggiunta a questi pazienti di Ivabradina al dosaggio di 5 mg x 2 al di ha ridotto la FC basale, ha
migliorato lo stato di benessere e ha migliorato la compliance alla terapia antipertensiva.
Conclusioni
L’introduzione di Ivabradina nella terapia dei pazienti ipertesi a target terapeutico può rappresentare
una innovazione nella riduzione della tachicardia riflessa migliorando la compliance e rappresenta una
valida alternativa ai b-bloccanti per l’assenza di effetti collaterali sul metabolismo glico-lipidico, sulla
sfera psichica e sulla cenestesi dei pazienti stessi.
Chiudi Stampa
1 di 1 12/12/2011 12.46