1. 1
Alma
Mater
Studiorum-‐
Università
di
Bologna
Cdl
Magistrale
in
Semiotica,
a.a
2013/2014
Semiotica
dei
consumi
(6cfu),
Prof.ssa
Giovanna
Cosenza
Decidere
di
essere
madre
bucando
un
preservativo:
analisi
della
campagna
pubblicitaria
di
Desigual
per
la
“Festa
della
Mamma”
Oggetto:
Elaborato
di
Semiotica
dei
Consumi
Autore:
Martina
Manfreda,
matricola
0000689272
2. 2
Indice
Introduzione
…………………………………………………………………
pag.
3
Analisi
dello
spot
pubblicitario
………………………………………
pag.
5
Storia
dell’hashtag:
analogie
e
differenze
tra
l'
Italia
e
la
Spagna
……………………………………………………………………………………..
pag.
11
Il
ruolo
della
donna
……………………………………………………….
pag.
15
Conclusioni
..............................................................................................
pag.
17
Appendice
……………………………………………………………………
pag.
19
Bibliografia
………………………………………………………………….
pag.
20
Sitografia
……………………………………………………………………..
pag.
21
3. 3
Introduzione
Nel
maggio
del
2014,
viene
mandato
on
air
in
Spagna,
Italia,
Francia,
Germania
e
Belgio,
uno
spot
firmato
Desigual
per
celebrare
la
“Festa
della
mamma”,
tassello
di
una
campagna
trasgressiva
del
brand,
iniziata
nella
seconda
metà
del
2013.
Il
filmato
ha
la
volontà
di
presentare
il
desiderio
di
maternità
in
maniera
diversa
e
provocatoria,
a
tal
punto
che
in
Italia,
trasmesso
dalle
reti
Mediaset,
viene
riportato
censurato
e
modificato.
In
un
comunicato
della
marca
d’abbigliamento
spagnolo
si
legge:
“Lo
spot
è
un
invito
a
sognare,
a
lottare
per
quello
in
cui
crediamo
e
a
fare
le
nostre
scelte.
Una
narrazione
pubblicitaria
in
cui
la
protagonista
è
una
donna
che
gioca
con
un
cuscino
davanti
a
uno
specchio,
immaginando
di
essere
incinta
e
sperando
che
quel
sogno
diventi
realtà.
Un
messaggio
che
dunque
vorrebbe
essere
irriverente
ma
anche
ottimista,
e
raccontare
di
una
donna
che
vuole
raggiungere
i
propri
obiettivi
e
prendere
le
redini
della
propria
vita”.
Nonostante
la
sbandierata
libertà
a
cui
sembra
essersi
ispirato
il
brand
per
ideare
questa
campagna,
le
critiche
che
si
sono
riversate
sul
web
e
non
solo,
sono
molteplici.
Ed
è
un
pubblico
variegato
ed
eterogeneo
quello
che
si
schiera
aspramente
contro
questo
filmato:
femministe,
maschilisti,
mamme
offese
nell’orgoglio
del
loro
status
quo,
antiabortisti,
e
l’elenco
potrebbe
essere
ancora
lungo.
Sgomento
e
rabbia,
sono
state
le
prime
emozioni
che
ho
provato
la
prima
volta
di
fronte
a
questo
spot.
L’ennesima
esibizione
di
un
corpo
femminile
che
veicola
significati
altri,
nella
fattispecie
pregiudizi
e
stereotipi
che
stavolta
sembrano
camuffati
subdolamente,
è
ciò
che
mi
ha
spinto
ad
interessarmi
a
questa
campagna.
4. 4
Se
si
aggiunge
anche
l’insolenza
delle
scritte
mandate
in
sovrimpressione
durante
lo
spot,
che
citano
con
spensieratezza
questioni
etiche
e
politiche
molto
importanti
e
attuali,
come
sessualità,
maternità
ed
autodeterminazione,
la
faccenda
si
fa
più
seria.
Perciò
ho
deciso
di
analizzare
e
decostruire
questo
spot,
al
fine
di
individuarne
fallacie
ed
errori,
che
possono
risultare
lesivi
della
dignità
femminile,
e
che
fomentano
quel
sessismo
di
fondo
radicato
nella
nostra
società.
Il
primo
capitolo
di
questo
lavoro
si
occupa
dell’analisi
prettamente
semiotica
dello
spot
pubblicitario.
Sulla
base
di
alcuni
elementi
teorici
propri
dell’analisi
semiotica
dei
testi
sincretici,
si
è
cercato
di
individuare
quei
tratti
semantici
che
veicolano
determinati
significati
e
provocano
significativi
effetti
di
senso.
Il
secondo
capitolo
si
concentra
nell’approfondimento
della
tematica
dello
slogan,
utilizzato
dalla
campagna:
#tudecides/#noidecidiamo,
e
sulla
strumentalizzazione
e
manipolazione
che
ne
è
stata
fatta,
ai
danni
dei
movimenti
per
l’autodeterminazione
femminile
che
invadono
la
Spagna
e
l’Europa
in
questi
ultimi
tempi.
Il
terzo
capitolo
è
focalizzato
in
particolare
sull’immagine
e
sul
ruolo
di
gender
femminile
che
emerge
da
questo
spot,
cercando
di
smascherare
le
evoluzioni,
di
cui
la
pubblicità
in
questione
si
fa
sostenitrice,
mostrandone
il
carattere
reazionario
e
conservatore.
L’appendice,
che
conclude
questo
elaborato,
contiene
alcune
immagini
simbolo
dello
spot
citate
in
ordine
di
riferimento.
5. 5
Analisi
dello
spot
pubblicitario
In
questo
capitolo
si
analizzerà,
da
un
punto
di
vista
strettamente
semiotico,
lo
spot
di
Desigual,
mandato
in
onda
in
Spagna,
che,
come
vedremo
più
avanti,
differisce
dalla
versione
italiana
in
quanto
quest’ultima
è
stata
trasmessa
in
una
variante
“opportunamente”
censurata.
Innanzitutto
sembra
utile
premettere
la
specificità
della
forma
testuale
che
verrà
presa
in
analisi,
che
differenzia
lo
spot
da
altre
forme
pubblicitarie:
la
specifica
prospettiva
marketing
oriented,
verrà
esaminata
nella
sua
manifestazione
espressiva,
a
partire
dal
sincretismo
che
differenzia
e
fonda
questa
specifica
forma
testuale,
che
è
lo
spot
pubblicitario.
Lo
spot
appartiene
al
genere
dell’audiovisivo,
per
cui
l’analisi
verterà
sull’indagine
del
registro
visivo
e
del
registro
sonoro,
aventi
sì
contenuti
autonomi,
ma
allo
stesso
tempo
combinati
in
un
unico
progetto
di
significazione
che
avrà
determinati
effetti
di
senso.
In
questo
spot,
ideato
all’interno
di
una
campagna
per
promuovere
la
“festa
della
mamma”,
vediamo
una
giovane
(e
magra)
modella,
che
con
pose
ammiccanti
e
provocatorie,
sorride
guardandosi
allo
specchio
a
ritmo
di
pop,
con
indosso
un
coloratissimo
vestitino
Desigual
(la
marca
che
sponsorizza);
si
immagina
come
starebbe
se
fosse
incinta,
simulando
un
pancione
con
un
cuscino
sotto
il
vestito;
dopo
qualche
secondo,
la
vediamo
prendere
dei
preservativi
e
bucarli
con
uno
spillo,
e
sempre
ammiccante
si
accinge
a
prendere
la
borsetta
e
ad
andare,
forse,
al
prossimo
appuntamento
galante.
Già
dal
principio
è
possibile
quindi
rintracciare
una
serie
di
temi
e
6. 6
valori
ricorrenti
nel
testo
e
rafforzati
da
isotopie
che
abbracciano
entrambi
i
livelli
enunciati
sopra,
visivo
e
sonoro.
In
particolare:
• Il
tema
della
seduzione,
marcato
nella
sua
valenza
giocosa
• Il
tema
della
maternità,
valore
simbolo
della
campagna
• Il
tema
della
giovinezza
e
della
gioia
di
vivere
e
di
essere,
appunto,
giovani
• Una
presentazione
del
ruolo
di
gender
femminile,
in
cui
è
la
donna
a
dominare
Risulta
forse
già
possibile
formulare
una
prima
considerazione:
il
prodotto
da
promuovere
e
pubblicizzare,
nel
nostro
caso
il
capo
d’abbigliamento
firmato
Desigual,
in
qualche
modo
sparisce
o
sicuramente
passa
in
secondo
piano,
rispetto
ad
un
universo
di
figure
e
valori
che
questo
spot
si
prefigge
di
trasmettere
e
che
poco
condividono
con
il
mondo
dei
vestiti
o
col
marketing
dei
suddetti.
Riprendendo
i
concetti,
formulati
da
Greimas
nel
saggio
Semiotica
figurativa
e
semiotica
plastica
(1984),
è
possibile
rintracciare
un
livello
plastico
nel
testo,
in
cui
forme,
linee
e
colori
significano
qualcosa
e
creano
specifici
effetti
di
senso.
Se
si
osservano
le
categorie
eidetiche
del
testo
(cfr
Fig.1),
è
possibile
notare
un
contrasto
sul
piano
dell’espressione:
le
linee
dritte
e
segmentate,
del
vestito
Desigual
della
ragazza,
ma
anche
del
suo
corpo
eccessivamente
magro
e
longilineo,
si
contrappongono
alle
linee
curve
del
cuscino
e
della
pancia
simulata
dall’indossatrice.
La
categoria
del
piano
dell’espressione
dritto/curvo
può
rimandare,
semisimbolicamente,
alla
categoria
del
piano
del
contenuto
madre/emancipazione.
7. 7
Più
precisamente:
sono
donna,
sono
madre
ma
contemporaneamente
anche
“chula”,
dura,
indipendente
e
forse
un
tantino
crudele.
Dal
punto
di
vista
cromatico,
viene
prediletto
l’uso
di
colori
sgargianti,
a
partire
dal
trucco
della
modella,
al
vestito
che
indossa
ed
agli
oggetti
presenti
nell’appartamento.
Tutti
questi
formanti
plastici
concorrono
a
provocare
nel
destinatario
un
effetto
altamente
euforico,
rafforzando
così,
attraverso
isotopie
di
tipo
figurativo,
quel
tema
della
giovinezza
e
della
felicità,
ad
esso
annessa,
che
avevamo
preliminarmente
delineato.
Queste
ipotesi,
date
le
premesse
sul
carattere
sincretico
del
testo
audiovisivo
in
esame,
vengono
confermate
e
rafforzate
sul
piano
del
registro
sonoro.
Quest’ultimo,
nell’ambito
del
cinema
e
dell’audiovisivo
“classico”,
era
considerato,
in
qualche
modo,
subordinato
all’orizzonte
del
visibile,
e
portatore
di
effetti
di
senso
aggiuntivi
e
non
del
tutto
autonomi
rispetto
a
quelli
appartenenti
al
registro
visivo.
Non
si
può
affermare
lo
stesso
nell’ambito
pubblicitario:
il
registro
sonoro
è
parte
integrante
del
sistema,
e,
anzi,
molto
spesso
è
soltanto
a
quest’ultimo
che
sono
delegate
le
funzioni
di
valorizzazione,
patemizzazione
ed
euforizzazione
della
marca.
Vediamo
nello
specifico,
come
il
registro
sonoro
provoca
determinati
effetti
di
senso
in
questo
spot.
La
musica
che
ascoltiamo
di
sottofondo
è
stata
composta
appositamente
per
questa
pubblicità:
sia
le
lyrics
(“Hello
world,
i’m
gonna
be
me
yeah,
hello
world
i’m
gonna
make
you
smile”)
che
il
ritmo
e
la
melodia,
fungono
da
rinforzo
e
da
connettore
isotopico
di
quei
temi
che
avevamo
precedentemente
illustrato:
giovinezza,
gioia
di
vivere,
euforia.
8. 8
Nel
nostro
caso,
possiamo
affermare
che
la
musica
diventa
parte
integrante
del
“codice
genetico”
della
marca
(Lombardi
1998:
201),
culturalmente
connesso
all’insieme
di
valori
di
cui
la
marca
si
fa
sostenitrice
(ricordiamo
il
claim
del
brand
Desigual
“La
vida
es
chula”).
Il
ritmo
pop
della
canzone
è
significante
in
se
stesso:
indica
infatti
qualcosa
di
dinamico
e
giovanile.
La
voce
parlata
femminile
si
manifesta
attraverso
débrayage
enunciativo
ed
appartiene
ad
uno
speaker
delegato
dall’azienda
e
non
visibile
all’interno
dello
spot.
La
voce
di
donna
rivela
il
proprio
ruolo
attanziale
esclusivamente
mediante
registro
sonoro,
si
tratta
di
una
voice
over.
Essa
rappresenterebbe
quindi
“un’entità
discorsiva
che
ci
parla
ma
che
non
è
visibile,
e
che
orienta
l’accesso
enunciativo
all’Oggetto
di
valore,
sia
esso
product,
brand
o
corporate”(Spaziante
2005:
156).
Alla
comparsa
della
voice
over,
infatti,
sul
piano
del
registro
sonoro,
corrisponde
la
manifestazione
dello
slogan
della
marca
Desigual
“la
vida
es
chula”
sul
piano
del
registro
visivo.
Ciò
simboleggia
la
chiusura
del
testo
e
quindi
di
un
arco
tensivo,
che
attraverso
il
ritmo
veloce
e
dinamico,
termina
con
la
presentazione
del
brand.
Sul
piano
dell’enunciazione,
soffermiamoci
sull’inquadratura
utilizzata:
la
donna
sembra
essere
ripresa
attraverso
uno
sguardo
oggettivo.
Quest’ultimo
è
funzionale,
nell’ambito
pubblicitario,
a
focalizzare
l’attenzione
esclusivamente
sul
prodotto,
e
di
conseguenza
a
non
caricarlo
di
ulteriori
valorizzazioni.
Viene
conferita
un’illusione
di
realtà
,
in
cui
l’emittente-‐marca
si
neutralizza.
Nel
nostro
testo
però,
il
carattere
finzionale
si
rivela
subito
attraverso
la
comparsa
sullo
schermo
di
headlines
in
sovrimpressione;
si
tratta
di
9. 9
embrayage
che
ritornano
all’istanza
dell’enunciazione,
nel
nostro
caso
della
produzione
pubblicitaria.
La
prima
scritta
che
compare
è
l’hashtag
che
recita
#tudecides
(cfr.
Fig
1)
nella
versione
spagnola
e
#noidecidiamo
in
quella
italiana,
sulle
cui
differenze
e
significati
ci
occuperemo,
nello
specifico,
nella
seconda
parte
di
questo
lavoro.
La
seconda
scritta
invece
rivela
che
ciò
che
si
sta
guardando
è,
appunto,
solo
“finzione
pubblicitaria”
e
non
va
riprodotto
a
casa,
segnalando
quindi
una
sorta
di
distanza
tra
enunciatore-‐enunciato.
Emerge
perciò
una
valorizzazione,
forse
anche
disforica,
del
testo,
che
contrasta
con
la
pretesa
di
neutralità
data
dall’inquadratura
della
macchina
da
presa.
La
terza
scritta
specifica
il
tema
della
campagna
per
cui
è
stato
ideato
lo
spot
:
“Feliz
dìa
de
la
madre”
(Buona
festa
della
mamma,
cfr.
Fig
1).
La
quarta
e
ultima
scritta
è
la
presentazione
del
marchio
con
annesso
slogan
che
chiude
lo
spot,
come
a
conclusione
di
un
climax
ascendente
che
culmina
con
la
frase
simbolo,
il
claim
della
marca.
Al
lettering
scelto,
per
niente
formale,
possiamo
associare
quelle
isotopie
di
tipo
figurativo,
che
avevamo
rintracciato
nella
prima
parte
di
questa
analisi,
che
rimandano
al
mondo
dinamico
e
giovanile.
A
conclusione
di
questa
prima
parte
dell’analisi,
possiamo
riassumere
la
valenza
che
i
tratti
semantici,
rintracciati
all’interno
di
questo
testo,
possiedono.
Desigual
ha
costruito
questo
spot
per
celebrare
il
mondo
della
maternità;
un
mondo
colorato
in
cui
essere
madri,
single,
giovani
e
belle
è
altamente
euforico
e
positivo
(si
pensi
alle
categorie
eidetiche
e
cromatiche,
alla
musica…),
in
cui
è
la
donna
libera
che
decide
autonomamente
(a
prescindere
dall’uomo)
se
fare
10. 10
sesso
protetto
o
essere
madre,
bucando
i
preservativi.
Allo
stesso
tempo
sembra
sorgere
un
elemento
disforico,
quello
dell’inganno
di
una
donna
seduttrice
che
stride
con
la
figura
di
madre
libera
ed
emancipata
descritta
sopra.
Desigual
si
toglie,
però,
dall’ingombro
di
trovarsi
a
cavallo
fra
questa
euforia
e
questa
disforia,
che
rischia
di
provocare
l’effetto
opposto
rispetto
a
quello
desiderato
per
lo
spot,
premettendo
che
tutto
ciò
che
vediamo
è
esclusivamente
mera
finzione.
11. 11
Storia
dell’hashtag:
analogie
e
differenze
tra
l'
Italia
e
la
Spagna
Come
avevamo
accennato
nel
capitolo
precedente,
il
video-‐
campagna
di
Desigual,
in
occasione
della
celebrazione
della
Festa
della
mamma,
lancia
lo
slogan
#tudecides,
ovvero
tu,
donna,
sei
libera
di
decidere
se
essere
madre
o
meno,
bucando
il
preservativo.
Il
corrispettivo
spot
della
versione
italiana,
prevede
una
censura
sulla
scena
in
cui
la
donna
trafora
con
uno
spillo
i
preservativi,
e
la
trasformazione
dell’hashtag
in
#noidecidiamo.
Nonostante
il
brand
Desigual
si
fosse
sempre
distinto
per
la
scelta
di
campagne
pubblicitarie
irriverenti
e
trasgressive,
che
mostravano
donne
dalla
libera
sessualità
(ricordiamo
la
campagna
lanciata
qualche
mese
prima
#falloalmattino),
in
questo
caso
si
adegua
al
clima
conservatore
che
imperversa
in
Spagna
negli
ultimi
tempi.
Il
ministro
della
giustizia
Alberto
Ruiz
Gallardòn
ha
infatti
avanzato
un
progetto
di
legge
che
intende
vietare
l’aborto
come
libera
decisione
della
donna,
limitandone
il
ricorso
a
casi
di
violenza
sessuale
(da
denunciare
non
oltre
le
12
settimane
dal
concepimento)
o
di
grave
rischio
per
la
salute
della
donna.
Una
grave
lesione
della
libertà
femminile
che
porta
la
Spagna
a
lanciare
un
appello
ai
cittadini
spagnoli
e
d’Europa,
organizzando
manifestazioni,
presidi
e
assemblee
pubbliche,
lottando
per
esigere
che
venga
mantenuta
la
legge
attuale
sulla
salute
sessuale
e
riproduttiva
e
sull’interruzione
volontaria
di
gravidanza.
Una
legge
che,
nel
2012,
ha
portato
alla
riduzione
di
6mila
casi
di
aborto,
rispetto
all’anno
precedente.
Il
simbolo
di
questa
lotta
diventa
il
Tren
de
la
Libertad,
che
sceglie
di
12. 12
adottare
lo
slogan
#yodecido:
decido
io
se
diventare
o
meno
madre,
e
se
sì,
decido
io
che
madre
diventare,
decido
io
di
autodeterminarmi.
Difficile
quindi
non
notare
l’evidente
sovvertimento,
attuato
da
Desigual
tramite
questa
campagna
pubblicitaria:
l’io
si
trasforma
in
un
tu,
ovvero
sei
tu
a
decidere,
a
prescindere
da
ciò
che
vuole
l’uomo,
trasmettendo
così
un’immagine
di
femminilità
manipolatrice
e
lasciva,
che
sovverte
l’icona
di
donna
libera
ed
emancipata,
da
sempre
considerata
principale
destinatario
e
cliente
a
cui
il
brand
Desigual
era
rivolto.
Il
tu
utilizzato
dalla
campagna
pubblicitaria
spagnola,
subisce
un’ulteriore
variazione,
assieme
ad
una
censura,
quando
giunge
in
Italia:
diventa
difatti
un
noi,
#noidecidiamo.
Quali
effetti
di
senso
comporta
questo
cambiamento?
In
che
modo
il
contesto
italiano
ha
influenzato
questa
scelta?
L’interlocutore
a
cui
si
rivolge,
non
è
più
un
singolo,
ma
una
collettività;
la
libertà
di
poter
decidere
è
relegata
ad
un
gruppo
e
non
più
ad
una
donna
particolare
e
differenziata
dalla
massa.
Qual
è
il
messaggio
che
viene
trasmesso?
Probabilmente
che
non
è
possibile,
in
Italia,
concepire
che
una
donna
possa
decidere
ed
autodeterminarsi
da
sola;
è
solo
all’interno
di
un
gruppo,
all’interno
di
un
noi,
che
può
pensare
di
ideare
ed
attuare
un
cambiamento.
In
Italia
viene
quindi
mandato
in
programmazione
uno
spot
che
di
provocazione
non
odora
più,
travisando
il
messaggio
iniziale
e
alterando
la
campagna
social.
Non
è
necessario
un
grande
sforzo
di
astrazione,
purtroppo,
per
comprendere
le
ragioni
per
cui
è
proprio
in
Italia
che
lo
spot
subisce
censure
e
variazioni.
Quanto
è
accaduto
in
Spagna,
infatti,
non
è
difficile
che
possa
avvenire
anche
in
Italia,
in
cui,
fino
ad
adesso,
sono
13. 13
stati
registrati
continui
attacchi
alla
legge
194
a
causa
dell’obiezione
di
coscienza.
Il
quadro
offerto
dalla
“Relazione
sull’attuazione
della
legge
194/78”,
rilasciata
nell’ottobre
del
2012
dal
ministero
della
Salute,
è
quello
di
un
Paese
fortemente
diviso.
L’elargizione
di
servizi
nell’ambito
della
maternità
e
dell’interruzione
di
gravidanza,
si
differenziano
moltissimo
da
regione
a
regione.
Ad
esempio,
secondo
i
dati
riportati
dalla
relazione,
il
numero
degli
obiettori
di
coscienza
è
aumentato
dal
58
al
69,3%,
arrivando
a
raggiungere
un
picco
dell’80-‐85%
nelle
regioni
meridionali.
La
distribuzione
dei
consultori
pubblici
sul
territorio
nazionale
risulta
essere
a
macchia
di
leopardo,
accentuando
il
carattere
eterogeneo
che
caratterizza
da
sempre
il
nostro
Paese
in
diverse
questioni.
Questa
eterogeneità
colpisce
anche
la
possibilità
di
ricorrere
all’aborto
farmacologico
attraverso
la
somministrazione
della
pillola
RU486.
Le
strutture
ospedaliere
che
prevedono
quest’opportunità
sono
decisamente
esigue
(particolare
il
caso
delle
Marche,
in
cui
vi
sono
zero
strutture
disponibili),
nonostante
il
numero
delle
donne
italiane
che
scelgono
di
praticare
un’Ivg,
attraverso
la
somministrazione
della
pillola,
sia
decisamente
in
aumento.
I
media,
compresa
la
pubblicità,
hanno
tramandato
negli
ultimi
trent’anni1
,
due
soli
“ruoli
gabbia”
per
le
donne:
o
madri
o
amanti.
“Perpetuare
gli
stereotipi
è
una
grave
forma
di
violenza”,
afferma
Guastini,
ed
è
“del
tutto
autolesionistico
ingabbiare
e
tenere
in
panchina
(ruoli
marginali)
proprio
quel
50%
della
popolazione
da
cui
1
Cfr.
articolo
tratto
dal
blog
di
G.
Cosenza,
si
veda
riferimento
sitografico
14. 14
provengono
i
più
promettenti
segnali
di
dinamismo
intellettuale.»2
La
campagna
di
Desigual
sembra
proporre
una
fresca
e
nuova
immagine
di
donna,
sulla
scia
di
un’apparente
spinta
evolutiva
nell’ambito
dei
ruoli
e
delle
questioni
di
genere
all’interno
del
mondo
pubblicitario.
Come
abbiamo
appena
visto
in
questo
capitolo,
sembra
difficile
poter
parlare
davvero
di
una
scelta
progressista
da
parte
del
brand.
Qual
è
invece
la
vera
immagine
di
femminilità
che
emerge
da
questo
spot?
2
Cfr.
“Perpetuare
stereotipi
di
genere
è
una
forma
di
violenza”,
dal
blog
di
G.
Cosenza,
Dis.
Amb.
Iguando,
luglio
2013
15. 15
Il
ruolo
della
donna
Lo
spot
Desigual
è
stato
considerato
da
numerosi
critici
un
vero
e
proprio
“inno
alla
libertà”.
C’è
chi
chiama
in
causa
le
rivendicazioni
sessantottine,
associando
la
figura
della
donna
che
sceglie
di
fare
sesso
sicuro
o
compensare
il
proprio
desiderio
di
maternità
(bucando
i
preservativi),
a
quella
della
donna
che
in
piazza
urlava
“l’utero
è
mio
e
lo
gestisco
io”.
Le
cose
stanno
davvero
così?
O
vi
sono
altri
significati
soggiacenti?
Di
emancipato
sembra
esserci
ben
poco,
anzi,
lo
spot
sembra
essere
costruito
sulle
fondamenta
di
un
forte
pregiudizio
sessista,
ovvero
che
le
donne
desiderino
così
ardentemente
avere
figli
che
sono
disposte
a
sovradeterminare
la
libera
scelta
dell’uomo.
Questo
pregiudizio
è
in
realtà
molto
caro
(e
utile)
a
quella
realtà
patriarcale,
da
cui
ancora
non
riusciamo
a
slegarci,
e
che
mostra
un’idea
di
femminilità
manipolatrice
e
lesiva
dei
diritti
dell’uomo,
fomentando
così
una
mascolinità
totalmente
assente;
un
argomento
importante
come
la
paternalità
sembra
non
essere
mai
discusso.
Possiamo
considerare
questa
idea
come
un’evoluzione
rispetto
alla
visione
della
madre,
angelo
del
focolare,
trasmessa
dalla
pubblicità
della
Mulino
Bianco
o
della
Saratoga?
Certo,
è
presente
effettivamente
uno
spostamento
di
potere:
la
donna
ne
possiede
di
più
rispetto
all’uomo,
anche
se
solo
esclusivamente
nell’ambito
privato.
Siamo
quindi
ancora
molto
lontani
dal
raggiungimento
della
parità
tra
i
generi.
Inoltre,
come
abbiamo
visto
nel
capitolo
precedente,
questa
sbandierata
libertà
offerta
dalla
donna,
contrasta
nettamente
con
le
16. 16
reali
condizioni
in
cui
si
può
ritrovare
la
donna
nel
nostro
attuale
contesto
culturale
(soprattutto
quello
spagnolo,
a
fronte
degli
ultimi
avvenimenti).
Il
diritto
all’aborto
viene
messo
in
discussione,
gli
obiettori
di
coscienza
aumentano:
diventa
così
difficile
poter
ottenere
una
pillola
del
giorno
dopo
o,
ancor
peggio,
essere
trattati
in
maniera
egualitaria
se
si
sceglie
di
ricorrere
ad
un’Ivg.
La
società,
ancora
oggi,
obbliga
così
le
donne
ad
avere
figli,
loro
malgrado,
e
la
maternità
quindi
diventa,
non
più
una
scelta
libera,
ma
un’imposizione
autoritaria
e
prescrittiva.
Nonostante
le
aspre
critiche
che
sono
state
rivolte
a
questo
spot
e
al
brand
Desigual,
la
casa
di
abbigliamento
ha
deciso
di
scegliere
il
silenzio
come
risposta
adeguata,
non
rispondendo
a
nessun
tipo
di
critica
a
lei
indirizzata.
17. 17
Conclusioni
A
seguito
di
quest'analisi,
possiamo
concludere
che
nella
costruzione
della
campagna
Desigual
per
la
“Festa
della
Mamma”,
qualcosa
è
stato
sbagliato.
L'intento
dichiarato
dalla
casa
d'abbigliamento
di
promuovere
la
libertà
femminile
e
restituirne
dignità,
si
è
completamente
rovesciato.
Le
polemiche
rivolte
a
questo
spot
sono
state
così
repentine
e
numerose,
che
risulta
difficile
non
insinuare
che
quest'errore
da
parte
della
marca,
potesse
essere
insito
in
una
perversa
strategia
di
marketing.
Non
bisogna
infatti
dimenticare
qual
è
lo
scopo
ultimo
di
uno
spot
pubblicitario:
vendere
il
prodotto
che
sponsorizza;
per
far
ciò,
è
necessario
cercare
delle
strategie,
trovare
delle
tendenze
che
siano
in
voga
al
momento.
L'azienda,
per
vendere
il
prodotto,
ha
deliberatamente
sfruttato
e
manipolato
uno
slogan,
che
dà
voce
ad
un
movimento,
che
lotta
per
delle
rivendicazioni
etiche
e
politiche
molto
importanti
e
tra
le
più
delicate
degli
ultimi
decenni.
Un
movimento,
tra
l'altro
trasversale
e
che
sta
attraversando
tutta
l'Europa.
Perchè
questa
scelta?
Forse
poichè,
sebbene
delle
questioni
femminili
e
delle
parità
di
genere,
si
parli
sempre
di
più,
spesso
lo
si
fa
nella
maniera
sbagliata.
Purtroppo
verrebbe
spontaneo
concludere
che
i
problemi
attorno
al
ruolo
della
donna
fanno
discutere
e,
di
conseguenza,
fanno
vendere
(vi
sono
state
infatti
numerose
campagne
che
hanno
sfruttato
la
violenza
sulle
donne
per
vendere
magliette
o
intimo
cfr
Fig.
2).
La
violenza
sulle
donne
ha
diverse
forme
di
manifestazione,
vi
è
la
18. 18
violenza
fisica,
ma
lo
è
anche
quella
espressa
dalla
legge
spagnola,
anche
quella
sostenuta
dagli
antiabortisti
e
dall'oscurantismo
cattolico,
che
costringe
numerose
donne
ad
aborti
clandestini
e
a
gravidanze
non
volute.
Infine
possiamo
riassumere
che
siamo
ben
lontani
da
un'abolizione
degli
stereotipi
di
genere,
diffusi
tramite
le
pubblicità.
L'immagine
di
donna
sbarazzina,
gioiosa
e
orgogliosa
del
proprio
essere,
mandata
in
onda
da
Desigual,
racchiude
ancora
qualcosa
di
oscuro
e
non
detto.
Di
quella
femminilità
sacra
e
immacolata
che
veniva
trasmessa
in
televisione,
non
vi
è
più
traccia.
Si
assiste
però
ad
una
progressiva
attribuzione
di
mascolinità
alla
donna,
mascolinità
che
è
continuamente
assente
nelle
immagini
e
negli
spot,
quando
si
parla
di
temi
come
la
famiglia
o
la
casa.
Per
questo
anche
la
rappresentazione
della
donna-‐Desigual
diventa
funzionale
a
perpetuare
quell'idea
di
patriarcato,
che
ancora
è
radicato
nella
nostra
cultura
e
che
sembra
così
difficile
da
estirpare.
19. 19
Appendice
Figura
1,
Immagini
tratte
dalla
versione
spagnola
dello
spot
Figura
2,
Campagne
pubblicitarie
che
hanno
sfruttato
il
tema
della
violenza
sulle
donne
20. 20
Bibliografia
G.
Cosenza
"La
donna
Trans-‐Age",
in
L.
Mascio
(a
cura
di),
Visioni
di
moda,
Franco
Angeli,
Milano,
2008,
pp.
74-‐94.
G.
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novembre
2010
G.
Cosenza,
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Rivista
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2011,
pp.
136-‐141.
A.
Greimas,
“Semiotica
figurativa
e
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P.
Fabbri
e
G.
Marrone
(a
cura
di),
Semiotica
in
nuce,
Meltemi,
2002,
pp.
196-‐210
P.
Iabichino,
Invertising.
Ovvero,
se
la
pubblicità
cambia
il
suo
senso
di
marcia,
Guerini,
Milano,
2010
B.
Mazzara,
Stereotipi
e
pregiudizi,
Il
Mulino,
Bologna,
1997
I.
Pezzini,
P.
Cervelli
(a
cura
di),
Scene
del
consumo:
dallo
shopping
al
museo,
Meltemi,
Roma
(pp.
7-‐40,
pp.
71-‐88,
pp.
147-‐193).
L.
Spaziante,
“Suoni
e
musiche
dagli
spot”in
C.
Bianchi,
Spot.
Analisi
semiotica
dell’audiovisivo
pubblicitario,
Roma,
Carocci,
2005
S.
Traini,
"Verso
una
semiotica
del
consumo",
cap.
6
in
S.
Traini,
Semiotica
della
comunicazione
pubblicitaria,
Bompiani,
Milano,
2008,
pp.
147-‐183.
A.
Zanacchi,
Il
libro
nero
della
pubblicità.
Potere
e
prepotenze
della
pubblicità
sul
mercato,
sui
media,
sulla
cultura,
Iacobelli,
Roma,
2010