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16 3 settembre 2016
Ad agosto il governo giapponese ha varato un piano di investimenti per opere
di adeguamento antisismico. E la capitale ha presentato un piano per diventare «immune»
ai sismi in quattro anni.Tra corretta informazione e uso di tecnologie all’avanguardia
di Marco Zappa
OBIETTIVO RISCHIO ZERO
COSÌ TOKYO SI PREPARA AL DAY X
Come si fa
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rischio sismico in
Giappone? Cemento
armato flessibile
capace di sostenere
torsioni e spinte,
carrelli che fanno
“slittare” le fonda-
menta, grattacieli
costruiti con acciaio
temperato leggero e
minimo impiego di
laterizi. Poi interru-
zione automatica
dell’erogazione di
acqua, energia elet-
trica e gas in caso di
scosse, distanza tra
gli edifici di almeno
50 centimetri per
ridurre il rischio di
crolli e incendi a ca-
tena e infine demoli-
zione e ricostruzione
dopo circa 40 anni.
173 settembre 2016
cqua da bere e per lavarsi: almeno
tre bottiglie da due litri o una vasca
da bagno piena; un fornello a gas
portatile e una bomboletta di ricambio;
una coperta isotermica; una torcia; una
mantellina da pioggia; candele, fiammi-
feri e carta igienica. E poi cibi secchi e in
scatola, pasta e noodle liofilizzati, salsa
di soia e sale. Da qualche anno a questa
parte, nella capitale del Giappone c’è chi
si prepara all’arrivo di un grande terre-
moto. Nel 2012, uno studio dell’Universi-
tà di Tokyo ha avvertito: entro i prossimi
30 anni, c’è il 98% delle possibilità che la
città sia colpita da un terremoto di ma-
gnitudo pari o superiore al settimo grado.
A
«Non voglio andare nel panico perché mi
manca qualcosa», spiega Kazuko, una
donna minuta sulla sessantina residente
nel distretto di Shinagawa a Tokyo. Per
completare il suo kit di sopravvivenza ha
da poco acquistato un set da campeggio,
tendaematerassino,entrambiarancioni.
In una valigia 24 ore c’è tutto il necessario
per scappare, anche in aereo, nel caso in
cui la situazione vada fuori controllo.
Tokyo è il fulcro di un’area metropolita-
na da oltre 36 milioni di abitanti. Le aree
densamente antropizzate, una rete intri-
catissima di ferrovie e strade sopraeleva-
te la rendono vulnerabile ai danni causa-
ti da un sisma di grandi proporzioni. C’è
chi ha fatto delle stime: un evento sismi-
co di portata pari o superiore a quello del
marzo 2011 causerebbe più di 20mila vit-
time e 856 miliardi di dollari di danni, ha
da poco fatto sapere l’ufficio governativo
per la gestione delle calamità naturali.
Ma le autorità rassicurano: la messa in
sicurezza degli edifici e i sistemi di early
warning, di preavviso di eventuali onde
anomale, limiteranno i danni del 70%.
Ad agosto il governo giapponese ha va-
rato un piano di investimenti pubblici
- circa 75 miliardi di euro - che prevede
anche opere di adeguamento antisismi-
co delle infrastrutture. Anche il governo
metropolitano ha accelerato i prepara-
tivi. A febbraio è stata presentata una
proposta per rendere Tokyo «immune»
ai sismi. Secondo il documento dell’am-
ministrazione della capitale, al momen-
to oltre l’80% delle abitazioni è adegua-
to agli standard antisismici. Si supera il
95% per gli edifici pubblici identificati
come punti di ritrovo e accoglienza in
caso di sisma: municipi, scuole, palestre
e ospedali. L’obiettivo è mettere in sicu-
rezza il 90% delle strade entro il 2020 e
il 95% delle case entro il 2021. Tra meno
di quattro anni la capitale giapponese
ospiterà le Olimpiadi estive e tutto deve
essere pronto, anche all’eventualità di
un disastro naturale di grosse propor-
zioni. Lo scorso anno il governo metro-
politano ha distribuito ai suoi abitanti
una guida, disponibile anche in inglese
online, aggiornata con mappe e consigli
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di grandi proporzioni. L’introduzione del
volume di oltre 200 pagine è affidata a un
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Le vignette in bianco e nero rappresen-
tano una Tokyo totalmente devastata da
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chiude con una riflessione: «Questa non
è una storia fatta con i “se”. Questa è una
storia che nel prossimo futuro diventerà
realtà». L’invito finale è «Prepariamoci!».
Ma se da un lato la città potrebbe resiste-
re all’impatto di un sisma violento, è il ri-
schio tsunami ad aprire scenari ignoti. In
molti temono che in caso di un maremo-
to pari a quello che ha colpito nel marzo
2011 il nordest del Paese, della grande
«capitale d’Oriente» - questo significano
i due caratteri cinesi che compongono il
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«Lamiafortuna-aggiungeKazuko-èche
vivo nel punto più alto del vicinato. Se ar-
rivasse uno tsunami alto come quello del
terremoto di Fukushima si fermerebbe a
cento metri da casa. Così
casa mia potrebbe salvar-
si. A meno che il terremo-
to non faccia cadere tutto
il palazzo».
Nel dopoguerra, in as-
senza di importati eventi
sismici, Tokyo si è sviluppata verso l’in-
terno come verso il mare, arrivando a
inglobare province e città vicine in un’u-
nica enorme area urbana. La regione del
Kanto, dove questa maxi area urbana si
trova, non è però nuova a eventi sismici
devastanti. Intorno a mezzogiorno del
primo settembre 1923, un forte sisma
causò uno tsunami alto fino a 12 metri
e, complici i venti, una tempesta di fuo-
co che si abbatté su Tokyo e sulla vicina
Yokohama riducendo vaste aree delle
due città in cenere. Le stime più recenti
sull’evento parlano di circa 140mila vit-
time, compresi i dispersi. Il Grande terre-
moto del Kanto fu la peggiore catastrofe
L’obiettivo è mettere in sicurezza
il 90% delle strade entro il 2020
e il 95% delle case entro il 2021.
Tra meno di 4 anni Tokyo ospiterà
le Olimpiadi e tutto deve essere pronto
©KimimasaMayama/EpaAnsa
18 3 settembre 2016
vissuta dal Paese prima dei bombarda-
menti della Seconda guerra mondiale e
delle atomiche di Hiroshima e Nagasaki.
Gli storici sostengono che fu proprio la
crisi economica seguita al terremoto a fa-
vorire le derive nazionaliste che sarebbe-
ro poi sfociate nel militarismo degli anni
’30 e ’40 e nell’isolamento dal resto della
comunità internazionale. Il ricordo di
quel sisma è fissato in immagini d’epoca,
libri di storia e musei. Al fine di sensibi-
lizzare la popolazione al rischio sismico,
nel 1960 il governo giapponese decise di
istituire un “giorno per la prevenzione
dei disastri naturali”, che si celebra ogni
anno proprio il primo settembre.
Ilgrandeterremotodel1923èentratoan-
che nella cinematografia. La rappresen-
tazione più recente è quella del regista
premio Oscar Hayao Miyazaki, nel film Si
alza il vento, ultima fatica del creatore de
La città incantata. La scena, frutto dello
studio di documenti d’epoca, è tra le più
rappresentative del lungo-
metraggio: una frattura di
fuoco si apre in un mare
di terra nero tra uno stri-
dio acuto che culmina in
un lungo boato. La terra si
incurva inghiotte gli edifi-
ci e incurva la ferrovia facendo sbandare
un treno. Quando la terra si ferma è solo
silenzio. Infine si scatena la tempesta di
fuoco e il cielo si fa nero dal fumo che
sale dalla città in fiamme. Secondo quan-
to riferito dallo stesso regista, quella sce-
na era stata disegnata poco prima dello
tsunami del marzo del 2011. Il caso ha
voluto che pochi giorni dopo averla di-
segnata e animata, il regista fosse lì dove
il mare aveva spazzato via tutto. «Qui la
gente ha imparato a convivere con gli
tsunami. Dopo uno tsunami, gli abitanti
sono sempre tornati verso la costa poco
alla volta per lavorare. A Tokyo, invece, ci
dimentichiamochesiamovicinoalmare.
E solo per i nostri desideri e per il nostro
guadagno costruiamo vicino al mare. E
così, ci dimentichiamo dei pericoli che
questo comporta», diceva il regista pre-
mio Oscar ai microfoni della Cnn. Il più
importante evento sismico dopo quello
del ’23 è arrivato infatti 72 anni più tardi
e molto lontano da Tokyo. Il 17 gennaio
1995, Kobe, città portuale del Giappone
occidentale, e le zone limitrofe furono
risvegliate da un sisma di magnitudo 6,8
che fece tremare la terra per 20 secondi. Il
bilancio fu disastroso: oltre 6mila perso-
ne persero la vita - 4.600 nella sola Kobe
- in gran parte schiacciate dal crollo degli
edifici. Il sisma distrusse interi quartieri,
causò il crollo di parti della Hanshin Ex-
pressway, l’arteria autostradale sopraele-
vata che collega la città a Osaka e Kyoto,
altri due importanti centri della regione,
e danneggiò seriamente gran parte del
porto. Si stima che oltre una casa su cin-
que sia stata resa inabitabile dal sisma.
Solo 16 anni più tardi, nel 2011, i tokyoi-
ti si accorsero del rischio concreto che
la capitale correva. L’11 marzo un ter-
remoto di magnitudo 9,0 originatosi a
trenta chilometri dalla costa di Sendai,
provincia di Miyagi, colpì il nordest del
Paese innescando uno tsunami alto fino
a 40 metri e danneggiando i sistemi di
alimentazione della centrale nucleare di
Fukushima. Il bilancio fu drammatico:
18mila persone persero la vita, princi-
palmente a causa dell’onda anomala che
ha spazzato via chilometri di costa e di
entroterra. Data la vicinanza all’epicen-
tro, forti scosse furono avvertite anche a
Tokyo. I grattacieli ondeggiarono perico-
losamente ma la capitale non subì dan-
ni. Gli abitanti della metropoli capirono
che non potevano stare tranquilli a lun-
go. «Da quel giorno ho iniziato a mettere
insieme tutto il necessario per affrontare
un disastro naturale», spiega Kazuko. «In
me porto sicuramente un po’ delle abitu-
dini di madre e della madre di una mia
cara amica, che durante la guerra anda-
vano ancora a scuola». Le chiediamo se
per lei in Giappone esista una cultura
dei terremoti. «Non sono sicura che qui
in Giappone ci sia una cultura dei terre-
moti. Di sicuro di questi tempi i governi
locali stanno facendo molta attività di
sensibilizzazione».
Per i più giovani, le cose sembrano diver-
se. «Fin dall’asilo facciamo le esercita-
zioni e impariamo come comportarci in
caso di terremoto. Penso sia un’abitudi-
ne per noi giapponesi», ci spiega Umiko
Yamakawa, trent’anni, residente nella
provincia di Nagano, Giappone centro
orientale. Prima di trasferirsi qui, Yama-
kawa viveva a Sendai, una delle città più
colpite dal sisma dell’11 marzo 2011.
«Certo ci sono differenze da provincia
a provincia. Ad esempio qui, a Nagano,
non sono tanti quelli che pensano al ter-
remoto. Io invece dopo l’11 marzo 2011
continuo a pensare che potrebbe arriva-
re da un momento all’altro».
Il 12 aprile 2015 sembrava che il mo-
mento della verità, il «Big One» in gra-
do di mettere in ginocchio Tokyo, fosse
molto vicino. Oltre cento delfini si erano
spiaggiati qualche giorno prima a Kashi-
Oltre 6mila persone persero la vita in
seguito al sisma di Kobe del 1995, in gran
parte schiacciate dal crollo degli edifici.
L’11 marzo il sisma e lo tsunami davanti
alla costa di Sendai ne hanno uccise 18mila
©EverettKennedyBrown/EpaAnsa
193 settembre 2016
notevole: oltre 3mila persone sono state
ferite e il totale di chi oggi vive ancora fuo-
ri da casa propria ammonta a più di 4mila
persone. E a poco più di cinque anni dal
disastro di Fukushima, si è tornato a par-
lare anche della sicurezza delle centrali
nucleari del Paese. A Kagoshima, poco più
a sud di Kumamoto, il governo locale ha
chiesto ufficialmente alla società elettrica
del Kyushu di sospendere le attività della
centrale nucleare di Satsuma Sendai. Il
gesto è una sfida al governo centrale che
negli ultimi quattro anni ha deciso di ac-
celerare sulla riattivazione degli impianti
considerati sicuri. «Subito dopo Fukushi-
ma, in Italia avete convocato un referen-
dum e votato contro il nucleare. La cosa
mi ha molto stupito», dice Yamakawa. «In
Giappone, invece, ci siamo abituati a “in-
cassare” questo genere di disastri. Il pro-
blema è che a furia di incassare, i cittadini
rischiano di non pensare o agire più in
modo autonomo».
ma è bastato a convincere molti tokyoi-
ti, in particolare sul web, del fatto che il
“giorno X” stesse arrivando. Qualcuno ha
tirato in ballo le profezie di Gary Bonnell,
imprenditore e guida spirituale statuni-
tense con un discreto seguito in Giappo-
ne per aver anticipato i terremoti di Kobe
nel 1995 e del nordest del Giappone nel
2011. Più di recente, l’uomo avrebbe pre-
detto l’arrivo di un terremoto di magni-
tudo 9.2 poco a largo di Tokyo proprio
per metà aprile 2015.
Alla fine niente di fatto. Ma a un anno
esatto dalle voci su un grande terremoto
a Tokyo, ad aprile di quest’anno la terra è
tornata a tremare a Kumamoto, nel sud
dell’arcipelago del Giappone. Un sisma
di magnitudo 7,0 originatosi ad appena
dieci chilometri di profondità ha colpi-
to un’area alle porte della città, 700mila
abitanti. Il costo in termini di vite umane
è stato per fortuna limitato a 72 persone,
ma lo shock, anche in questo caso è stato
ma, nordest del Giappone. Per molti era
il segnale che si attendeva: i cetacei
sono animali sensibili, dicono alcuni
scienziati, alle interferenze nel campo
elettromagnetico terrestre, associate ai
movimenti delle placche tettoniche. Lo
stesso fenomeno si era verificato poco
più di quattro anni prima: una cinquan-
tina di delfini si erano arenati esatta-
mente una settimana prima del grande
terremoto del nordest. Non solo: altri
delfini erano stati rinvenuti spiaggiati in
Nuova Zelanda prima del sisma di Chri-
stchurch del 2011 e in Australia alla vigi-
lia del terremoto e tsunami dell’Oceano
indiano del 2004 che devastò l’isola di
Sumatra in Indonesia colpendo anche
Thailandia, India, Sri Lanka e Somalia.
Per i sismologi non ci sono elementi suf-
ficienti per affermare con sicurezza che
ci sia un legame tra il comportamento
dei cetacei e l’occorrenza di un terremo-
to di grande entità. Ma l’evento di Kashi-
Pilastri hi-tech
Per un Paese dove si
verifica il 20% delle
scosse di magnitudo
uguale o superiore
a 6.0, con una media
giornaliera di 600
scosse, la prevenzio-
ne fatta di ricerca e
monitoraggio conti-
nui, applicazione di
tecnologie utili e di
esercitazioni e cam-
pagne informative
incessanti riescono
a fare la differen-
za. Nella foto, un
funzionario controlla
un ammortizzatore
in acciaio a forma di
U nel seminterrato di
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  • 1. 16 3 settembre 2016 Ad agosto il governo giapponese ha varato un piano di investimenti per opere di adeguamento antisismico. E la capitale ha presentato un piano per diventare «immune» ai sismi in quattro anni.Tra corretta informazione e uso di tecnologie all’avanguardia di Marco Zappa OBIETTIVO RISCHIO ZERO COSÌ TOKYO SI PREPARA AL DAY X Come si fa Come si riduce il rischio sismico in Giappone? Cemento armato flessibile capace di sostenere torsioni e spinte, carrelli che fanno “slittare” le fonda- menta, grattacieli costruiti con acciaio temperato leggero e minimo impiego di laterizi. Poi interru- zione automatica dell’erogazione di acqua, energia elet- trica e gas in caso di scosse, distanza tra gli edifici di almeno 50 centimetri per ridurre il rischio di crolli e incendi a ca- tena e infine demoli- zione e ricostruzione dopo circa 40 anni.
  • 2. 173 settembre 2016 cqua da bere e per lavarsi: almeno tre bottiglie da due litri o una vasca da bagno piena; un fornello a gas portatile e una bomboletta di ricambio; una coperta isotermica; una torcia; una mantellina da pioggia; candele, fiammi- feri e carta igienica. E poi cibi secchi e in scatola, pasta e noodle liofilizzati, salsa di soia e sale. Da qualche anno a questa parte, nella capitale del Giappone c’è chi si prepara all’arrivo di un grande terre- moto. Nel 2012, uno studio dell’Universi- tà di Tokyo ha avvertito: entro i prossimi 30 anni, c’è il 98% delle possibilità che la città sia colpita da un terremoto di ma- gnitudo pari o superiore al settimo grado. A «Non voglio andare nel panico perché mi manca qualcosa», spiega Kazuko, una donna minuta sulla sessantina residente nel distretto di Shinagawa a Tokyo. Per completare il suo kit di sopravvivenza ha da poco acquistato un set da campeggio, tendaematerassino,entrambiarancioni. In una valigia 24 ore c’è tutto il necessario per scappare, anche in aereo, nel caso in cui la situazione vada fuori controllo. Tokyo è il fulcro di un’area metropolita- na da oltre 36 milioni di abitanti. Le aree densamente antropizzate, una rete intri- catissima di ferrovie e strade sopraeleva- te la rendono vulnerabile ai danni causa- ti da un sisma di grandi proporzioni. C’è chi ha fatto delle stime: un evento sismi- co di portata pari o superiore a quello del marzo 2011 causerebbe più di 20mila vit- time e 856 miliardi di dollari di danni, ha da poco fatto sapere l’ufficio governativo per la gestione delle calamità naturali. Ma le autorità rassicurano: la messa in sicurezza degli edifici e i sistemi di early warning, di preavviso di eventuali onde anomale, limiteranno i danni del 70%. Ad agosto il governo giapponese ha va- rato un piano di investimenti pubblici - circa 75 miliardi di euro - che prevede anche opere di adeguamento antisismi- co delle infrastrutture. Anche il governo metropolitano ha accelerato i prepara- tivi. A febbraio è stata presentata una proposta per rendere Tokyo «immune» ai sismi. Secondo il documento dell’am- ministrazione della capitale, al momen- to oltre l’80% delle abitazioni è adegua- to agli standard antisismici. Si supera il 95% per gli edifici pubblici identificati come punti di ritrovo e accoglienza in caso di sisma: municipi, scuole, palestre e ospedali. L’obiettivo è mettere in sicu- rezza il 90% delle strade entro il 2020 e il 95% delle case entro il 2021. Tra meno di quattro anni la capitale giapponese ospiterà le Olimpiadi estive e tutto deve essere pronto, anche all’eventualità di un disastro naturale di grosse propor- zioni. Lo scorso anno il governo metro- politano ha distribuito ai suoi abitanti una guida, disponibile anche in inglese online, aggiornata con mappe e consigli utili per affrontare un disastro naturale di grandi proporzioni. L’introduzione del volume di oltre 200 pagine è affidata a un fumetto manga, intitolato Tokyo Day X. Le vignette in bianco e nero rappresen- tano una Tokyo totalmente devastata da un grande terremoto. La narrazione si chiude con una riflessione: «Questa non è una storia fatta con i “se”. Questa è una storia che nel prossimo futuro diventerà realtà». L’invito finale è «Prepariamoci!». Ma se da un lato la città potrebbe resiste- re all’impatto di un sisma violento, è il ri- schio tsunami ad aprire scenari ignoti. In molti temono che in caso di un maremo- to pari a quello che ha colpito nel marzo 2011 il nordest del Paese, della grande «capitale d’Oriente» - questo significano i due caratteri cinesi che compongono il nome della città - rimarrebbe ben poco. «Lamiafortuna-aggiungeKazuko-èche vivo nel punto più alto del vicinato. Se ar- rivasse uno tsunami alto come quello del terremoto di Fukushima si fermerebbe a cento metri da casa. Così casa mia potrebbe salvar- si. A meno che il terremo- to non faccia cadere tutto il palazzo». Nel dopoguerra, in as- senza di importati eventi sismici, Tokyo si è sviluppata verso l’in- terno come verso il mare, arrivando a inglobare province e città vicine in un’u- nica enorme area urbana. La regione del Kanto, dove questa maxi area urbana si trova, non è però nuova a eventi sismici devastanti. Intorno a mezzogiorno del primo settembre 1923, un forte sisma causò uno tsunami alto fino a 12 metri e, complici i venti, una tempesta di fuo- co che si abbatté su Tokyo e sulla vicina Yokohama riducendo vaste aree delle due città in cenere. Le stime più recenti sull’evento parlano di circa 140mila vit- time, compresi i dispersi. Il Grande terre- moto del Kanto fu la peggiore catastrofe L’obiettivo è mettere in sicurezza il 90% delle strade entro il 2020 e il 95% delle case entro il 2021. Tra meno di 4 anni Tokyo ospiterà le Olimpiadi e tutto deve essere pronto ©KimimasaMayama/EpaAnsa
  • 3. 18 3 settembre 2016 vissuta dal Paese prima dei bombarda- menti della Seconda guerra mondiale e delle atomiche di Hiroshima e Nagasaki. Gli storici sostengono che fu proprio la crisi economica seguita al terremoto a fa- vorire le derive nazionaliste che sarebbe- ro poi sfociate nel militarismo degli anni ’30 e ’40 e nell’isolamento dal resto della comunità internazionale. Il ricordo di quel sisma è fissato in immagini d’epoca, libri di storia e musei. Al fine di sensibi- lizzare la popolazione al rischio sismico, nel 1960 il governo giapponese decise di istituire un “giorno per la prevenzione dei disastri naturali”, che si celebra ogni anno proprio il primo settembre. Ilgrandeterremotodel1923èentratoan- che nella cinematografia. La rappresen- tazione più recente è quella del regista premio Oscar Hayao Miyazaki, nel film Si alza il vento, ultima fatica del creatore de La città incantata. La scena, frutto dello studio di documenti d’epoca, è tra le più rappresentative del lungo- metraggio: una frattura di fuoco si apre in un mare di terra nero tra uno stri- dio acuto che culmina in un lungo boato. La terra si incurva inghiotte gli edifi- ci e incurva la ferrovia facendo sbandare un treno. Quando la terra si ferma è solo silenzio. Infine si scatena la tempesta di fuoco e il cielo si fa nero dal fumo che sale dalla città in fiamme. Secondo quan- to riferito dallo stesso regista, quella sce- na era stata disegnata poco prima dello tsunami del marzo del 2011. Il caso ha voluto che pochi giorni dopo averla di- segnata e animata, il regista fosse lì dove il mare aveva spazzato via tutto. «Qui la gente ha imparato a convivere con gli tsunami. Dopo uno tsunami, gli abitanti sono sempre tornati verso la costa poco alla volta per lavorare. A Tokyo, invece, ci dimentichiamochesiamovicinoalmare. E solo per i nostri desideri e per il nostro guadagno costruiamo vicino al mare. E così, ci dimentichiamo dei pericoli che questo comporta», diceva il regista pre- mio Oscar ai microfoni della Cnn. Il più importante evento sismico dopo quello del ’23 è arrivato infatti 72 anni più tardi e molto lontano da Tokyo. Il 17 gennaio 1995, Kobe, città portuale del Giappone occidentale, e le zone limitrofe furono risvegliate da un sisma di magnitudo 6,8 che fece tremare la terra per 20 secondi. Il bilancio fu disastroso: oltre 6mila perso- ne persero la vita - 4.600 nella sola Kobe - in gran parte schiacciate dal crollo degli edifici. Il sisma distrusse interi quartieri, causò il crollo di parti della Hanshin Ex- pressway, l’arteria autostradale sopraele- vata che collega la città a Osaka e Kyoto, altri due importanti centri della regione, e danneggiò seriamente gran parte del porto. Si stima che oltre una casa su cin- que sia stata resa inabitabile dal sisma. Solo 16 anni più tardi, nel 2011, i tokyoi- ti si accorsero del rischio concreto che la capitale correva. L’11 marzo un ter- remoto di magnitudo 9,0 originatosi a trenta chilometri dalla costa di Sendai, provincia di Miyagi, colpì il nordest del Paese innescando uno tsunami alto fino a 40 metri e danneggiando i sistemi di alimentazione della centrale nucleare di Fukushima. Il bilancio fu drammatico: 18mila persone persero la vita, princi- palmente a causa dell’onda anomala che ha spazzato via chilometri di costa e di entroterra. Data la vicinanza all’epicen- tro, forti scosse furono avvertite anche a Tokyo. I grattacieli ondeggiarono perico- losamente ma la capitale non subì dan- ni. Gli abitanti della metropoli capirono che non potevano stare tranquilli a lun- go. «Da quel giorno ho iniziato a mettere insieme tutto il necessario per affrontare un disastro naturale», spiega Kazuko. «In me porto sicuramente un po’ delle abitu- dini di madre e della madre di una mia cara amica, che durante la guerra anda- vano ancora a scuola». Le chiediamo se per lei in Giappone esista una cultura dei terremoti. «Non sono sicura che qui in Giappone ci sia una cultura dei terre- moti. Di sicuro di questi tempi i governi locali stanno facendo molta attività di sensibilizzazione». Per i più giovani, le cose sembrano diver- se. «Fin dall’asilo facciamo le esercita- zioni e impariamo come comportarci in caso di terremoto. Penso sia un’abitudi- ne per noi giapponesi», ci spiega Umiko Yamakawa, trent’anni, residente nella provincia di Nagano, Giappone centro orientale. Prima di trasferirsi qui, Yama- kawa viveva a Sendai, una delle città più colpite dal sisma dell’11 marzo 2011. «Certo ci sono differenze da provincia a provincia. Ad esempio qui, a Nagano, non sono tanti quelli che pensano al ter- remoto. Io invece dopo l’11 marzo 2011 continuo a pensare che potrebbe arriva- re da un momento all’altro». Il 12 aprile 2015 sembrava che il mo- mento della verità, il «Big One» in gra- do di mettere in ginocchio Tokyo, fosse molto vicino. Oltre cento delfini si erano spiaggiati qualche giorno prima a Kashi- Oltre 6mila persone persero la vita in seguito al sisma di Kobe del 1995, in gran parte schiacciate dal crollo degli edifici. L’11 marzo il sisma e lo tsunami davanti alla costa di Sendai ne hanno uccise 18mila ©EverettKennedyBrown/EpaAnsa
  • 4. 193 settembre 2016 notevole: oltre 3mila persone sono state ferite e il totale di chi oggi vive ancora fuo- ri da casa propria ammonta a più di 4mila persone. E a poco più di cinque anni dal disastro di Fukushima, si è tornato a par- lare anche della sicurezza delle centrali nucleari del Paese. A Kagoshima, poco più a sud di Kumamoto, il governo locale ha chiesto ufficialmente alla società elettrica del Kyushu di sospendere le attività della centrale nucleare di Satsuma Sendai. Il gesto è una sfida al governo centrale che negli ultimi quattro anni ha deciso di ac- celerare sulla riattivazione degli impianti considerati sicuri. «Subito dopo Fukushi- ma, in Italia avete convocato un referen- dum e votato contro il nucleare. La cosa mi ha molto stupito», dice Yamakawa. «In Giappone, invece, ci siamo abituati a “in- cassare” questo genere di disastri. Il pro- blema è che a furia di incassare, i cittadini rischiano di non pensare o agire più in modo autonomo». ma è bastato a convincere molti tokyoi- ti, in particolare sul web, del fatto che il “giorno X” stesse arrivando. Qualcuno ha tirato in ballo le profezie di Gary Bonnell, imprenditore e guida spirituale statuni- tense con un discreto seguito in Giappo- ne per aver anticipato i terremoti di Kobe nel 1995 e del nordest del Giappone nel 2011. Più di recente, l’uomo avrebbe pre- detto l’arrivo di un terremoto di magni- tudo 9.2 poco a largo di Tokyo proprio per metà aprile 2015. Alla fine niente di fatto. Ma a un anno esatto dalle voci su un grande terremoto a Tokyo, ad aprile di quest’anno la terra è tornata a tremare a Kumamoto, nel sud dell’arcipelago del Giappone. Un sisma di magnitudo 7,0 originatosi ad appena dieci chilometri di profondità ha colpi- to un’area alle porte della città, 700mila abitanti. Il costo in termini di vite umane è stato per fortuna limitato a 72 persone, ma lo shock, anche in questo caso è stato ma, nordest del Giappone. Per molti era il segnale che si attendeva: i cetacei sono animali sensibili, dicono alcuni scienziati, alle interferenze nel campo elettromagnetico terrestre, associate ai movimenti delle placche tettoniche. Lo stesso fenomeno si era verificato poco più di quattro anni prima: una cinquan- tina di delfini si erano arenati esatta- mente una settimana prima del grande terremoto del nordest. Non solo: altri delfini erano stati rinvenuti spiaggiati in Nuova Zelanda prima del sisma di Chri- stchurch del 2011 e in Australia alla vigi- lia del terremoto e tsunami dell’Oceano indiano del 2004 che devastò l’isola di Sumatra in Indonesia colpendo anche Thailandia, India, Sri Lanka e Somalia. Per i sismologi non ci sono elementi suf- ficienti per affermare con sicurezza che ci sia un legame tra il comportamento dei cetacei e l’occorrenza di un terremo- to di grande entità. Ma l’evento di Kashi- Pilastri hi-tech Per un Paese dove si verifica il 20% delle scosse di magnitudo uguale o superiore a 6.0, con una media giornaliera di 600 scosse, la prevenzio- ne fatta di ricerca e monitoraggio conti- nui, applicazione di tecnologie utili e di esercitazioni e cam- pagne informative incessanti riescono a fare la differen- za. Nella foto, un funzionario controlla un ammortizzatore in acciaio a forma di U nel seminterrato di Yamanashi University Hospital nella città di Chuo, nella prefet- tura diYamanashi in Giappone.