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La vita
                                                    Donato di Niccolò di Betto Bardi, detto
                                                    Donatello, è considerato generalmente
                                                    come lo scultore più originale del
                                                    rinascimento italiano e uno degli artisti più
                                                    importanti di questo periodo. Egli nasce a
                                                    Firenze nel 1386 e sembra certo che nel
                                                    1403 fosse a bottega da Lorenzo Ghiberti,
                                                    per compiere lavori di rifinitura della porta
                                                    del Battistero. La sua formazione continua
                                                    in seno ai cantieri tardo gotici del
                                                    Duomo, del Campanile e
                                                    dell’Orsanmichele. Qui lavora al fianco di
                                                    Nanni di Banco e produce già delle
                                                    opere d’intenso valore innovativo, tra le
                                                    quali il “David” marmoreo, oggi al Museo
                                                    Bargello. Legato da amicizia con lo
                                                    scultore Filippo Brunelleschi, si reca con lui
La statua di Donatello nel loggiato degli Uffizi.
                                                    a Roma negli anni tra il 1404 e il 1408.
La vita
                                       Questi viaggi costituiscono il suo primo
                                       contatto con l’antichità classica ed
                                       infondono in lui un profondo desiderio di
                                       conoscenza dell’arte classica.
                                       A Firenze è ormai artista autonomo rispetto
                                       ai cantieri delle grandi opere fiorentine, e
                                       nel 1425 apre bottega in collaborazione
                                       con Michelozzo. Da questo sodalizio, che
                                       durerà fino al 1433, nascono numerose
                                       opere: ad esempio, il fonte battesimale del
   Non bisogna fare caso alla scritta, Battistero di Siena, le tombe dell’antipapa
    questa immagine rappresenta
              Donatello
                                       Giovanni XXIII e del cardinal Brancacci.
Profondamente formatrice era per Donatello l'amicizia con il
Brunelleschi. Nel 1433, lo scultore si reca nuovamente a Roma e studia
con maggiore assiduità le opere classiche. Torna di nuovo a Firenze,
dove tra il 1435 e il 1443 attende alla decorazione della “Sagrestia
Vecchia” di San Lorenzo.
La vita
                                                  Nel 1443 è chiamato a Padova,
                                                  dove resta per dieci anni. La sua
                                                  presenza in un ambiente ancora
                                                  legato a tradizioni tardo gotiche
                                                  ha un’importanza fondamentale.
                                                  L’opera padovana di Donatello
                                                  porta gli elementi caratteristici
                                                  del Rinascimento e alcuni
                                                  rinnovamenti per tutta l’arte
                                                  settentrionale. A Padova realizza
                                                  l’“Altare di Sant’Antonio” e il
                                                  “Monumento Equestre” al
                                                  Gattamelata. Quando torna a
  Ritratto di Donatello nel palazzo dei Medici.   Firenze è ormai il 1454.
Donatello è anziano ma continua la sua attività, forse con il
supporto d’aiuti di bottega. Muore nella sua città natale nel 1466.
Opere principali

Cantoria del Duomo di Firenze


    David in marmo


               San Giorgio


        Il profeta Abacuc
Opere principali

     Il banchetto di Erode


  Maddalena lignea


             David in bronzo


Monumento equestre del Gattamelata
Cantoria del Duomo di Firenze
Nel 1433, dopo un nuovo,
importante, soggiorno a
Roma, Donatello viene
incaricato
dell’esecuzione di una
seconda Cantoria per la
Cattedrale di Santa Maria
del Fiore, gemella di
quella di Luca Della
Robbia.
Il tema della cantoria è, come in quella robbiana, il gioioso Salmo 150
dell’Antico Testamento, nel quale tutti sono invitati a lodare Dio con
canti, musiche e danze. L’impostazione che l’artista conferisce
all’opera è personalissima. Partendo da uno spunto di chiara
derivazione classica (il fregio continuo, di età ellenistica), egli inventa
uno spazio prospettico nuovo entro il quale muovere i propri
personaggi.
Cantoria del Duomo di Firenze
                                     Tale spazio è delimitato
                                     anteriormente da una serie di
                                     colonnette rivestite di mosaici
                                     policromi e, posteriormente, dal
                                     piano di fondo del bassorilievo,
                                     anch’esso variamente punteggiato
                                     di tessere dorate. Qui si svolge la
                                     forsennata corsa dei putti danzanti.
                                     La scena nel complesso ha poco di
                                     religioso e le ali, che dovrebbero
                                     qualificare i putti come cherubini
                                     (spiriti celesti appartenenti a una
                                     delle nove gerarchie angeliche,
                                     generalmente rappresentati come
                                     fanciulli di straordinaria bellezza e
                                     soavità) sono di fatto il particolare
                                     meno riuscito.
Particolare dei cherubini danzanti
Cantoria del Duomo di Firenze
                   Quel che emerge dal
                   convulso agitarsi dei
                   personaggi è una
                   prorompente e quasi
                   ossessiva voglia di
                   movimento. Questa è resa
                   ancor più credibile da
                   Donatello grazie all’artificio
                   tecnico di lasciare alcune
                   figure appena sbozzate, in
                   modo che, viste da lontano,
                   appaiano sfuocate, quasi
                   come se stessero veramente
                   danzando.
David in marmo
    Il David in marmo, ordinato nel 1408 e
    completato soltanto nel 1416, si trova
    attualmente nel Museo Nazionale del
    Bargello. È giovane, forte, fiero
    guerriero, consapevole della sua
    potenza nel mostrare il macabro
    trofeo della testa di Golia, con
    ancora la pietra conficcata nella
    fronte, ai suoi piedi. L’immaginario
    fiorentino dell’epoca colse, in quella
    statua, un valore simbolico tanto che,
    quel David, giovane combattente,
    incarnò gli ideali della Repubblica
    fiorentina e fu collocato a Palazzo
    Vecchio.
San Giorgio
  La scultura di San Giorgio, realizzata in anni
  in cui l’arte rinascimentale in realtà ancora
  non esiste nel 1417, è una rappresentazione
  di grande stabilità e fermezza: la figura è
  ben piantata su gambe robuste, il petto
  ampio è mosso da una leggera torsione
  che ne accentua le dimensione e
  sottolinea l’importanza della sede del
  coraggio, il volto è fermo, fiero e
  contemporaneamente disteso e sereno,
  con uno sguardo che domina lo spazio
  circostante. Apparentemente non si
  discosta da analoghe realizzazioni di quegli
  anni, ma qui appare per la prima volta lo
  studio attento, e non convenzionale, della
  figura umana, intesa sia come anatomia,
  sia come ricerca di una espressione
  psicologica.
San Giorgio
    Ha un viso pensoso, segnato da uno
    sguardo intenso e corrucciato. Il corpo
    ha una posizione apparentemente
    statica. I piedi sono saldamente posati a
    terra, ma nel contempo il busto e la testa
    ruotano in direzioni opposte, dando
    all’intera figura la sensazione di una forte
    intensità e concentrazione. Si tratta,
    potremmo dire, della rappresentazione di
    un uomo nuovo (l’uomo rinascimentale)
    che vuole diventare il protagonista della
    storia e non un semplice spettatore,
    richiedendo il rischio ma anche l’eroismo
    tragico di fare le proprie scelte. San
    Giorgio appare come un giovane
    dall’aspetto più popolano che
    aristocratico.
San Giorgio
Nel basamento, che
raffigura un episodio della
leggenda di san Giorgio
(il combattimento con il
drago per liberare la
principessa), troviamo
una delle prime
rappresentazioni della
prospettiva.
Questa tecnica di rappresentazione veniva teorizzata proprio in quegli
anni da Brunelleschi, e qui appare quasi come un esperimento. In
realtà, la ruvida realizzazione di questo basamento contribuisce a dare
all’immagine un senso di arcaico, in cui anche l’accenno della
profondità e della prospettica del colonnato sulla sinistra e della grotta
sulla destra, sembrano quasi un semplice esercizio di prova. Ma
l’immagine ha una tale forza espressiva che la rende già un
capolavoro pienamente realizzato.
Il profeta Abacuc
   Quest’opera è stata realizzata intorno al
   1423 – 1425 ed è situata a Firenze, nel
   Museo dell’Opera del Duomo. Per
   realizzare l’Abacuc (dai Fiorentini
   affettuosamente ribattezzato Zuccone)
   Donatello si ispira a un popolano
   qualunque. Il volto infatti è un vero e
   proprio ritratto e raffigura un uomo magro e
   calvo, lontano sia dai canoni di perfezione
   dell’arte classica sia da quelli decorativi del
   gotico. Nella forte espressività del volto si
   concentra tutta la grandezza della nuova
   concezione artistica di Donatello. I
   lineamenti rozzi e disarmonici, infatti, non
   vogliono nascondere i segni di una vita di
   miseria e sofferenza.
Il profeta Abacuc
                               La bellezza nuova dell’uomo
                               donatelliano, dunque, non sta tanto
                               nell’aspetto esteriore, che può essere
                               anche sgraziato quanto, piuttosto,
                               nella grandezza d’animo e nella
                               dignità morale.




Sembra che l'espressioni italiane "vecchio come il
cucco" e "vecchio bacucco" derivino proprio da
Abacucco in quanto rappresentato come un
vecchio, a volte con una lunga barba bianca.
Il banchetto di Erode
                                          Il pannello in bronzo venne
                                          realizzato da Donatello nel
                                          1425-27 per essere inserito nel
                                          fonte del Battistero di Siena. La
                                          scena è una rappresentazione
                                          del sacrificio di san Giovanni
                                          Battista. Re Erode aveva
                                          un’amante, Erodiade, la quale
                                          odiava il Battista per aver subito
                                          da lui un rifiuto. Erodiade aveva
                                          una figlia, Salomè, di avvenente
                                          bellezza, della quale anche
                                          Erode era un «ammiratore».
                                          Erode, durante un banchetto,
                                          chiese a Salomè di danzare per
                                          lui.
La madre colse la richiesta quale occasione per vendicarsi di san
Giovanni Battista: disse alla figlia di accettare, ma solo in cambio della
testa del Battista.
Il banchetto di Erode
                         Erode acconsentì, Salomè eseguì la sua
                         danza (nota come danza dei sette veli), e
                         quindi a tavola, durante il banchetto, venne
                         presentata al re la testa di san Giovanni
                         Battista.
                         Il pannello racconta questa storia
                         riproducendo tre momenti. Oltre la prima
                         arcata un suonatore simboleggia la danza
                         effettuata da Salomè; nell’arcata successiva
                         si intuisce il momento della

decapitazione, ed infine in primo
piano vi è il momento finale, quello
della presentazione ad Erode della
testa del santo.
La Maddalena lignea
            Questa statua di Donatello è
          sicuramente un’opera insolita e
            sorprendente. La figura della
              Maddalena, il cui corpo è
           interamente ricoperto dai suoi
        capelli, ha un aspetto di straziante
       dolore. Il suo corpo sembra quasi in
       disfacimento, mentre il volto esprime
         una sofferenza molto intensa. Pur
        nella sua perfezione costruttiva, la
       statua si allontana in maniera netta
        dagli ideali stilistici rinascimentali, in
        quanto pur di cercare l’espressività
           sacrifica il senso della bellezza
                        formale.
La Maddalena lignea




    Difficile dire il motivo delle scelte stilistiche di Donatello: forse la statua
     nasce da un suo personale dialogo con l’idea della morte, visto che
  all’epoca aveva quasi settant’anni. Ma da molti questa statua, più che il
frutto di un’ansia individuale, viene vista come una riflessione sulla crisi degli
                       ideali estetici del primo Rinascimento.
La Maddalena lignea

          Ma l’immagine, al di là della
             sua contingenza storica,
          rimane una delle più intense,
             ed indimenticabili, della
              scultura di quegli anni,
           soprattutto per la semplicità
           con cui l’artista riesce a tirar
                fuori dalla materia
              un’immagine di intensa
                    emozione.
David in bronzo
  Non si è mai potuto
  stabilire con precisione
  l'anno in cui Donatello
  fece quest'opera in
  bronzo, ora conservata
  al museo Nazionale del
  Bergello di Firenze. La
  data approssimativa
  comunque si aggira
  intorno al 1453.
  In questa statua Donatello ritorna a
  soluzioni formali più vicine al gusto gotico
  che a quello rinascimentale. David ha una
  posizione decisamente leziosa, ben
  lontana, ad esempio, dalla forza muscolare
  e caratteriale rappresentata nella statua di
  san Giorgio.
David in bronzo
                                    L’arcuarsi del corpo, anche per
                                    lo sbilanciamento dato al corpo
                                    dalla presenza della testa di
                                    Golia sotto un piede di David,
                                    sembra più seguire la preferenza
                                    dell’arte gotica per le posizioni
                                    flesse e sinuose.



L’opera risulta quindi una inedita mescolanza tra
scelte stilistiche gotiche e rinascimentali, e forse,
proprio grazie a ciò, si presenta come una delle
opere più ricercate ed eleganti dello scultore, che
qui ottiene una bellezza che spesso, nelle altre sue
opere, sacrifica alla tragicità.
Monumento equestre del Gattamelata
                Erasmo da Narni detto il Gattamelata
                  fu un capitano di ventura al servizio
                 della repubblica di Venezia. Egli morì
                    nel 1443, e due anni dopo i suoi
                   discendenti decisero di affidare a
                Donatello, in quegli anni a Padova per
               lavorare alla Basilica di Sant’Antonio, la
               realizzazione di un monumento funebre
                    che ricordasse il Gattamelata.
               Esso appare, per certi versi in continuità
               con analoghi monumenti del Trecento,
                 quali le tombe scaligere realizzate a
                Verona, dove a sormontare la tomba
                   del condottiero defunto era il suo
                            ritratto a cavallo.
Monumento equestre del Gattamelata
Ma nel caso del monumento di
Donatello, le novità sono
radicali. Innanzitutto per la
tecnica. Realizzare in bronzo
un’opera di tale dimensione
era impresa non più tentata
dai tempi antichi. Eppure gli
esempi al quale rifarsi non
mancavano. Oltre al
monumento di Marco Aurelio a
cavallo, che Donatello
sicuramente conosceva, erano
presenti a Venezia anche i
cavalli posti sulla facciata di San Marco, a testimoniare che si poteva
sicuramente tentare la realizzazione di una statua in bronzo di così
notevoli dimensioni.
Monumento equestre del Gattamelata

                 Inoltre il Gattamelata viene
                 presentato nell’atteggiamento di
                 un uomo maturo che incarna in
                 sé valore ma anche riflessione
                 pensosa. Si tratta, in pratica, di
                 un uomo tipicamente
                 rinascimentale, conscio delle sue
                 azioni e della sua conoscenza
                 del mondo.
San Marco


    Databile tra il 1411 e il 1412, è stato
    realizzato per la chiesa di
    Orsanmichele. La statua di San
    Marco esprime un rifiuto dei moduli
    gotici e una nuova visione classico-
    realista.
San Giovanni Battista
           È opera tarda, realizzata a Firenze
           nel 1457, e portata a Siena una
           volta terminata. Molto vicina
           a questa scultura risulta la S. Maria
           Maddalena conservata nel Museo
           dell’Opera del Duomo di
           Firenze. Forte è il sentimento
           drammatico che scaturisce dal
           San Giovanni. L’esile figura ha il
           volto scavato, gli occhi infossati, le
           vene a fior di pelle, e ispidi capelli,
           come pure ispida la barba.
           La bocca dischiusa e lo sguardo
           attonito, immobile, sono la
           testimonianza della profonda
           sofferenza del santo.
Profeta Geremia




Donatello fa riscontrare in questa
statua un rapporto con l'antichità
romana: il modo di disporre il mantello,
le ciocche dei capelli e l'espressività
del viso.
Busto-ritratto di Nicola da Uzzano

                  Nicola da Uzzano era un esponente
                  di rilievo della oligarchia fiorentina
                  del primo Quattrocento. Questo
                  busto-ritratto si trova a Firenze, nel
                  Museo Nazionale del Bargello.
Crocifisso Ligneo di Santa Croce




                Il Crocifisso in legno di Donatello è
                spesso citato a fianco di quello del
                Brunelleschi per via della loro rivalità.
Annunciazione




Il Tabernacolo dell'Annunciazione si trova attualmente nella chiesa di
Santa Croce. L'attenzione è focalizzata sui due protagonisti realizzati
a grandezza naturale come bloccate al di qua di una specie di
porta a pannelli, chiusa dietro di essi.
Eros-Atys




     Il tema del «putto» ha avuto da
     Donatello diverse interpretazioni:
     da motivo classico recuperato
     alla simbologia cristiana, sino a
     emblema di una raffinata cultura
     umanistica.
Madonna “Pazzi”
           È databile tra il 1420 e il
            1430. La Madonna qui
             guarda intensamente
              negli occhi del figlio,
               prevedendo la sua
           morte. Le aureole sono
               state eliminate, un
                innovazione che
               generalmente non
            troviamo fino al secolo
             dopo. Il rilievo è stato
           pensato per essere visto
               da sotto, rivelando
            l’interesse di Donatello
           per il punto di vista dello
                   spettatore.
Madonna Chellini

              Databile prima
              dell’agosto 1456,
              questo medaglione
              fu donato da
              Donatello al suo
              medico Giovanni
              Chellini Samminiati.
Pulpito del Duomo di Prato


             È stato commissionato a Donatello
             nel 1428 insieme a Michelozzo e
             completato nel 1438. Donatello qui
             si serve di varie tecniche, contrasti
             di materiali e di colori, ripresi da
             esempi ellenistici, etruschi, bizantini
             e medievali, con l’intenzione di
             creare una visione diretta e
             naturale dello spazio animato.
Sarcofago famiglia Martelli
                      Il sarcofago di
                      Niccolò e
                      Fioretta Martelli,
                      databile
                      intorno al 1465,
                      simula una
                      grande cesta
                      di vimini.
                      Magistrale è la
                      lavorazione del
                      marmo, che
                      esalta le
                      rotondità e la
                      sinuosità
                      dell'intreccio.
Pulpito della Resurrezione e della Passione




                                              Pulpito della Passione

                                  Uno dei due pulpiti bronzei (della
                                  resurrezione e della passione) nati
                                  come semplici pannelli e assemblati in
                                  seguito nella forma attuale, fu scolpito
                                  con aiuti di Bertoldo e Bellano.


     Pulpito della Resurrezione
Tomba dell’antipapa Giovanni XXIII
                    Il sarcofago ha una fronte rettangolare con
                    un cartiglio con una iscrizione, sostenuto da
                    due angeli dolenti. Sul sarcofago poggia il
                    letto all’antica con protomi leonine sul
                    quale giace il corpo del defunto in vesti
                    episcopali, realizzato in bronzo dorato. Il
                    simulacro è appoggiato a una parete a
                    specchiature rettangolari. Sulla trabeazione
                    entro una nicchia con un motivo a valva di



 conchiglia raggiera è rappresentata la “Madonna
 col Bambino”. L’insieme è coronato da un alto
 baldacchino in marmo costituito da un tendaggio
 frangiato, chiuso in alto entro un anello.
Madonna con il Bambino

          Particolare dell'altare del
          Santo, è stata eseguita
          nel 1448. È riunita con
          altre sculture entro una
          struttura architettonica
          progettata anch'essa da
          Donatello.
Il Marzocco
     Il Marzocco è il simbolo della città
     di Firenze, un leone che regge con
     la zampa destra uno scudo con il
     giglio di Firenze. È descritto negli
     archivi come un leone di pietra
     che doveva stare in cima a una
     colonna delle scale della casa del
     Papa, in occasione della visita di
     papa Martino V nel 1419. Il nome
     deriva o da Martius (Marte),
     oppure da Martocus (piccolo
     Marte). È stato spostato al Museo
     Nazionale del Bargello nel 1865 e
     una copia è in Piazza della Signoria
     davanti a Palazzo Vecchio a
     Firenze.
Giuditta e Oloferne



          L’opera di Donatello fu iniziata per la
      cattedrale di Siena, ma in seguito i Medici
     decisero di acquisire il gruppo scultoreo per
         il proprio palazzo. In seguito l’opera fu
           trasportata nel Palazzo Vecchio, per
              divenire un simbolo di Firenze.
      Il gruppo scultoreo riprende un tema che,
          da questi anni in poi, sarà sempre più
      presente nel repertorio figurativo dell’arte
       italiana: il racconto biblico di Giuditta ed
                         Oloferne.
Questa presentaione è stata
      realizzata da:
    Federica Giuliani
      Ilaria Giordani
     Monica Demattia

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Donatello

  • 1.
  • 2. La vita Donato di Niccolò di Betto Bardi, detto Donatello, è considerato generalmente come lo scultore più originale del rinascimento italiano e uno degli artisti più importanti di questo periodo. Egli nasce a Firenze nel 1386 e sembra certo che nel 1403 fosse a bottega da Lorenzo Ghiberti, per compiere lavori di rifinitura della porta del Battistero. La sua formazione continua in seno ai cantieri tardo gotici del Duomo, del Campanile e dell’Orsanmichele. Qui lavora al fianco di Nanni di Banco e produce già delle opere d’intenso valore innovativo, tra le quali il “David” marmoreo, oggi al Museo Bargello. Legato da amicizia con lo scultore Filippo Brunelleschi, si reca con lui La statua di Donatello nel loggiato degli Uffizi. a Roma negli anni tra il 1404 e il 1408.
  • 3. La vita Questi viaggi costituiscono il suo primo contatto con l’antichità classica ed infondono in lui un profondo desiderio di conoscenza dell’arte classica. A Firenze è ormai artista autonomo rispetto ai cantieri delle grandi opere fiorentine, e nel 1425 apre bottega in collaborazione con Michelozzo. Da questo sodalizio, che durerà fino al 1433, nascono numerose opere: ad esempio, il fonte battesimale del Non bisogna fare caso alla scritta, Battistero di Siena, le tombe dell’antipapa questa immagine rappresenta Donatello Giovanni XXIII e del cardinal Brancacci. Profondamente formatrice era per Donatello l'amicizia con il Brunelleschi. Nel 1433, lo scultore si reca nuovamente a Roma e studia con maggiore assiduità le opere classiche. Torna di nuovo a Firenze, dove tra il 1435 e il 1443 attende alla decorazione della “Sagrestia Vecchia” di San Lorenzo.
  • 4. La vita Nel 1443 è chiamato a Padova, dove resta per dieci anni. La sua presenza in un ambiente ancora legato a tradizioni tardo gotiche ha un’importanza fondamentale. L’opera padovana di Donatello porta gli elementi caratteristici del Rinascimento e alcuni rinnovamenti per tutta l’arte settentrionale. A Padova realizza l’“Altare di Sant’Antonio” e il “Monumento Equestre” al Gattamelata. Quando torna a Ritratto di Donatello nel palazzo dei Medici. Firenze è ormai il 1454. Donatello è anziano ma continua la sua attività, forse con il supporto d’aiuti di bottega. Muore nella sua città natale nel 1466.
  • 5. Opere principali Cantoria del Duomo di Firenze David in marmo San Giorgio Il profeta Abacuc
  • 6. Opere principali Il banchetto di Erode Maddalena lignea David in bronzo Monumento equestre del Gattamelata
  • 7. Cantoria del Duomo di Firenze Nel 1433, dopo un nuovo, importante, soggiorno a Roma, Donatello viene incaricato dell’esecuzione di una seconda Cantoria per la Cattedrale di Santa Maria del Fiore, gemella di quella di Luca Della Robbia. Il tema della cantoria è, come in quella robbiana, il gioioso Salmo 150 dell’Antico Testamento, nel quale tutti sono invitati a lodare Dio con canti, musiche e danze. L’impostazione che l’artista conferisce all’opera è personalissima. Partendo da uno spunto di chiara derivazione classica (il fregio continuo, di età ellenistica), egli inventa uno spazio prospettico nuovo entro il quale muovere i propri personaggi.
  • 8. Cantoria del Duomo di Firenze Tale spazio è delimitato anteriormente da una serie di colonnette rivestite di mosaici policromi e, posteriormente, dal piano di fondo del bassorilievo, anch’esso variamente punteggiato di tessere dorate. Qui si svolge la forsennata corsa dei putti danzanti. La scena nel complesso ha poco di religioso e le ali, che dovrebbero qualificare i putti come cherubini (spiriti celesti appartenenti a una delle nove gerarchie angeliche, generalmente rappresentati come fanciulli di straordinaria bellezza e soavità) sono di fatto il particolare meno riuscito. Particolare dei cherubini danzanti
  • 9. Cantoria del Duomo di Firenze Quel che emerge dal convulso agitarsi dei personaggi è una prorompente e quasi ossessiva voglia di movimento. Questa è resa ancor più credibile da Donatello grazie all’artificio tecnico di lasciare alcune figure appena sbozzate, in modo che, viste da lontano, appaiano sfuocate, quasi come se stessero veramente danzando.
  • 10. David in marmo Il David in marmo, ordinato nel 1408 e completato soltanto nel 1416, si trova attualmente nel Museo Nazionale del Bargello. È giovane, forte, fiero guerriero, consapevole della sua potenza nel mostrare il macabro trofeo della testa di Golia, con ancora la pietra conficcata nella fronte, ai suoi piedi. L’immaginario fiorentino dell’epoca colse, in quella statua, un valore simbolico tanto che, quel David, giovane combattente, incarnò gli ideali della Repubblica fiorentina e fu collocato a Palazzo Vecchio.
  • 11. San Giorgio La scultura di San Giorgio, realizzata in anni in cui l’arte rinascimentale in realtà ancora non esiste nel 1417, è una rappresentazione di grande stabilità e fermezza: la figura è ben piantata su gambe robuste, il petto ampio è mosso da una leggera torsione che ne accentua le dimensione e sottolinea l’importanza della sede del coraggio, il volto è fermo, fiero e contemporaneamente disteso e sereno, con uno sguardo che domina lo spazio circostante. Apparentemente non si discosta da analoghe realizzazioni di quegli anni, ma qui appare per la prima volta lo studio attento, e non convenzionale, della figura umana, intesa sia come anatomia, sia come ricerca di una espressione psicologica.
  • 12. San Giorgio Ha un viso pensoso, segnato da uno sguardo intenso e corrucciato. Il corpo ha una posizione apparentemente statica. I piedi sono saldamente posati a terra, ma nel contempo il busto e la testa ruotano in direzioni opposte, dando all’intera figura la sensazione di una forte intensità e concentrazione. Si tratta, potremmo dire, della rappresentazione di un uomo nuovo (l’uomo rinascimentale) che vuole diventare il protagonista della storia e non un semplice spettatore, richiedendo il rischio ma anche l’eroismo tragico di fare le proprie scelte. San Giorgio appare come un giovane dall’aspetto più popolano che aristocratico.
  • 13. San Giorgio Nel basamento, che raffigura un episodio della leggenda di san Giorgio (il combattimento con il drago per liberare la principessa), troviamo una delle prime rappresentazioni della prospettiva. Questa tecnica di rappresentazione veniva teorizzata proprio in quegli anni da Brunelleschi, e qui appare quasi come un esperimento. In realtà, la ruvida realizzazione di questo basamento contribuisce a dare all’immagine un senso di arcaico, in cui anche l’accenno della profondità e della prospettica del colonnato sulla sinistra e della grotta sulla destra, sembrano quasi un semplice esercizio di prova. Ma l’immagine ha una tale forza espressiva che la rende già un capolavoro pienamente realizzato.
  • 14. Il profeta Abacuc Quest’opera è stata realizzata intorno al 1423 – 1425 ed è situata a Firenze, nel Museo dell’Opera del Duomo. Per realizzare l’Abacuc (dai Fiorentini affettuosamente ribattezzato Zuccone) Donatello si ispira a un popolano qualunque. Il volto infatti è un vero e proprio ritratto e raffigura un uomo magro e calvo, lontano sia dai canoni di perfezione dell’arte classica sia da quelli decorativi del gotico. Nella forte espressività del volto si concentra tutta la grandezza della nuova concezione artistica di Donatello. I lineamenti rozzi e disarmonici, infatti, non vogliono nascondere i segni di una vita di miseria e sofferenza.
  • 15. Il profeta Abacuc La bellezza nuova dell’uomo donatelliano, dunque, non sta tanto nell’aspetto esteriore, che può essere anche sgraziato quanto, piuttosto, nella grandezza d’animo e nella dignità morale. Sembra che l'espressioni italiane "vecchio come il cucco" e "vecchio bacucco" derivino proprio da Abacucco in quanto rappresentato come un vecchio, a volte con una lunga barba bianca.
  • 16. Il banchetto di Erode Il pannello in bronzo venne realizzato da Donatello nel 1425-27 per essere inserito nel fonte del Battistero di Siena. La scena è una rappresentazione del sacrificio di san Giovanni Battista. Re Erode aveva un’amante, Erodiade, la quale odiava il Battista per aver subito da lui un rifiuto. Erodiade aveva una figlia, Salomè, di avvenente bellezza, della quale anche Erode era un «ammiratore». Erode, durante un banchetto, chiese a Salomè di danzare per lui. La madre colse la richiesta quale occasione per vendicarsi di san Giovanni Battista: disse alla figlia di accettare, ma solo in cambio della testa del Battista.
  • 17. Il banchetto di Erode Erode acconsentì, Salomè eseguì la sua danza (nota come danza dei sette veli), e quindi a tavola, durante il banchetto, venne presentata al re la testa di san Giovanni Battista. Il pannello racconta questa storia riproducendo tre momenti. Oltre la prima arcata un suonatore simboleggia la danza effettuata da Salomè; nell’arcata successiva si intuisce il momento della decapitazione, ed infine in primo piano vi è il momento finale, quello della presentazione ad Erode della testa del santo.
  • 18. La Maddalena lignea Questa statua di Donatello è sicuramente un’opera insolita e sorprendente. La figura della Maddalena, il cui corpo è interamente ricoperto dai suoi capelli, ha un aspetto di straziante dolore. Il suo corpo sembra quasi in disfacimento, mentre il volto esprime una sofferenza molto intensa. Pur nella sua perfezione costruttiva, la statua si allontana in maniera netta dagli ideali stilistici rinascimentali, in quanto pur di cercare l’espressività sacrifica il senso della bellezza formale.
  • 19. La Maddalena lignea Difficile dire il motivo delle scelte stilistiche di Donatello: forse la statua nasce da un suo personale dialogo con l’idea della morte, visto che all’epoca aveva quasi settant’anni. Ma da molti questa statua, più che il frutto di un’ansia individuale, viene vista come una riflessione sulla crisi degli ideali estetici del primo Rinascimento.
  • 20. La Maddalena lignea Ma l’immagine, al di là della sua contingenza storica, rimane una delle più intense, ed indimenticabili, della scultura di quegli anni, soprattutto per la semplicità con cui l’artista riesce a tirar fuori dalla materia un’immagine di intensa emozione.
  • 21. David in bronzo Non si è mai potuto stabilire con precisione l'anno in cui Donatello fece quest'opera in bronzo, ora conservata al museo Nazionale del Bergello di Firenze. La data approssimativa comunque si aggira intorno al 1453. In questa statua Donatello ritorna a soluzioni formali più vicine al gusto gotico che a quello rinascimentale. David ha una posizione decisamente leziosa, ben lontana, ad esempio, dalla forza muscolare e caratteriale rappresentata nella statua di san Giorgio.
  • 22. David in bronzo L’arcuarsi del corpo, anche per lo sbilanciamento dato al corpo dalla presenza della testa di Golia sotto un piede di David, sembra più seguire la preferenza dell’arte gotica per le posizioni flesse e sinuose. L’opera risulta quindi una inedita mescolanza tra scelte stilistiche gotiche e rinascimentali, e forse, proprio grazie a ciò, si presenta come una delle opere più ricercate ed eleganti dello scultore, che qui ottiene una bellezza che spesso, nelle altre sue opere, sacrifica alla tragicità.
  • 23. Monumento equestre del Gattamelata Erasmo da Narni detto il Gattamelata fu un capitano di ventura al servizio della repubblica di Venezia. Egli morì nel 1443, e due anni dopo i suoi discendenti decisero di affidare a Donatello, in quegli anni a Padova per lavorare alla Basilica di Sant’Antonio, la realizzazione di un monumento funebre che ricordasse il Gattamelata. Esso appare, per certi versi in continuità con analoghi monumenti del Trecento, quali le tombe scaligere realizzate a Verona, dove a sormontare la tomba del condottiero defunto era il suo ritratto a cavallo.
  • 24. Monumento equestre del Gattamelata Ma nel caso del monumento di Donatello, le novità sono radicali. Innanzitutto per la tecnica. Realizzare in bronzo un’opera di tale dimensione era impresa non più tentata dai tempi antichi. Eppure gli esempi al quale rifarsi non mancavano. Oltre al monumento di Marco Aurelio a cavallo, che Donatello sicuramente conosceva, erano presenti a Venezia anche i cavalli posti sulla facciata di San Marco, a testimoniare che si poteva sicuramente tentare la realizzazione di una statua in bronzo di così notevoli dimensioni.
  • 25. Monumento equestre del Gattamelata Inoltre il Gattamelata viene presentato nell’atteggiamento di un uomo maturo che incarna in sé valore ma anche riflessione pensosa. Si tratta, in pratica, di un uomo tipicamente rinascimentale, conscio delle sue azioni e della sua conoscenza del mondo.
  • 26. San Marco Databile tra il 1411 e il 1412, è stato realizzato per la chiesa di Orsanmichele. La statua di San Marco esprime un rifiuto dei moduli gotici e una nuova visione classico- realista.
  • 27. San Giovanni Battista È opera tarda, realizzata a Firenze nel 1457, e portata a Siena una volta terminata. Molto vicina a questa scultura risulta la S. Maria Maddalena conservata nel Museo dell’Opera del Duomo di Firenze. Forte è il sentimento drammatico che scaturisce dal San Giovanni. L’esile figura ha il volto scavato, gli occhi infossati, le vene a fior di pelle, e ispidi capelli, come pure ispida la barba. La bocca dischiusa e lo sguardo attonito, immobile, sono la testimonianza della profonda sofferenza del santo.
  • 28. Profeta Geremia Donatello fa riscontrare in questa statua un rapporto con l'antichità romana: il modo di disporre il mantello, le ciocche dei capelli e l'espressività del viso.
  • 29. Busto-ritratto di Nicola da Uzzano Nicola da Uzzano era un esponente di rilievo della oligarchia fiorentina del primo Quattrocento. Questo busto-ritratto si trova a Firenze, nel Museo Nazionale del Bargello.
  • 30. Crocifisso Ligneo di Santa Croce Il Crocifisso in legno di Donatello è spesso citato a fianco di quello del Brunelleschi per via della loro rivalità.
  • 31. Annunciazione Il Tabernacolo dell'Annunciazione si trova attualmente nella chiesa di Santa Croce. L'attenzione è focalizzata sui due protagonisti realizzati a grandezza naturale come bloccate al di qua di una specie di porta a pannelli, chiusa dietro di essi.
  • 32. Eros-Atys Il tema del «putto» ha avuto da Donatello diverse interpretazioni: da motivo classico recuperato alla simbologia cristiana, sino a emblema di una raffinata cultura umanistica.
  • 33. Madonna “Pazzi” È databile tra il 1420 e il 1430. La Madonna qui guarda intensamente negli occhi del figlio, prevedendo la sua morte. Le aureole sono state eliminate, un innovazione che generalmente non troviamo fino al secolo dopo. Il rilievo è stato pensato per essere visto da sotto, rivelando l’interesse di Donatello per il punto di vista dello spettatore.
  • 34. Madonna Chellini Databile prima dell’agosto 1456, questo medaglione fu donato da Donatello al suo medico Giovanni Chellini Samminiati.
  • 35. Pulpito del Duomo di Prato È stato commissionato a Donatello nel 1428 insieme a Michelozzo e completato nel 1438. Donatello qui si serve di varie tecniche, contrasti di materiali e di colori, ripresi da esempi ellenistici, etruschi, bizantini e medievali, con l’intenzione di creare una visione diretta e naturale dello spazio animato.
  • 36. Sarcofago famiglia Martelli Il sarcofago di Niccolò e Fioretta Martelli, databile intorno al 1465, simula una grande cesta di vimini. Magistrale è la lavorazione del marmo, che esalta le rotondità e la sinuosità dell'intreccio.
  • 37. Pulpito della Resurrezione e della Passione Pulpito della Passione Uno dei due pulpiti bronzei (della resurrezione e della passione) nati come semplici pannelli e assemblati in seguito nella forma attuale, fu scolpito con aiuti di Bertoldo e Bellano. Pulpito della Resurrezione
  • 38. Tomba dell’antipapa Giovanni XXIII Il sarcofago ha una fronte rettangolare con un cartiglio con una iscrizione, sostenuto da due angeli dolenti. Sul sarcofago poggia il letto all’antica con protomi leonine sul quale giace il corpo del defunto in vesti episcopali, realizzato in bronzo dorato. Il simulacro è appoggiato a una parete a specchiature rettangolari. Sulla trabeazione entro una nicchia con un motivo a valva di conchiglia raggiera è rappresentata la “Madonna col Bambino”. L’insieme è coronato da un alto baldacchino in marmo costituito da un tendaggio frangiato, chiuso in alto entro un anello.
  • 39. Madonna con il Bambino Particolare dell'altare del Santo, è stata eseguita nel 1448. È riunita con altre sculture entro una struttura architettonica progettata anch'essa da Donatello.
  • 40. Il Marzocco Il Marzocco è il simbolo della città di Firenze, un leone che regge con la zampa destra uno scudo con il giglio di Firenze. È descritto negli archivi come un leone di pietra che doveva stare in cima a una colonna delle scale della casa del Papa, in occasione della visita di papa Martino V nel 1419. Il nome deriva o da Martius (Marte), oppure da Martocus (piccolo Marte). È stato spostato al Museo Nazionale del Bargello nel 1865 e una copia è in Piazza della Signoria davanti a Palazzo Vecchio a Firenze.
  • 41. Giuditta e Oloferne L’opera di Donatello fu iniziata per la cattedrale di Siena, ma in seguito i Medici decisero di acquisire il gruppo scultoreo per il proprio palazzo. In seguito l’opera fu trasportata nel Palazzo Vecchio, per divenire un simbolo di Firenze. Il gruppo scultoreo riprende un tema che, da questi anni in poi, sarà sempre più presente nel repertorio figurativo dell’arte italiana: il racconto biblico di Giuditta ed Oloferne.
  • 42. Questa presentaione è stata realizzata da: Federica Giuliani Ilaria Giordani Monica Demattia