3. Belle Epoque indica un periodo storico che va dalla fine dell'Ottocento e
conclusosi una trentina d'anni dopo con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
L’espressione “Belle Époque” (L'epoca bella, I bei tempi)
nacque in Francia dopo la Prima Guerra Mondiale per
definire il periodo immediatamente anteriore (1890-
1914). Essa nasce in parte da una realtà storica (fu
davvero un periodo di sviluppo, spensieratezza, fede nel
progresso) e in parte da un sentimento di nostalgia. Il
trauma della guerra aveva infatti portato a idealizzare la
realtà.
In questa descrizione c'è un fondo di verità: l'espansione
economica e territoriale, l'assenza di preoccupazioni (o
comunque una certa forma di noncuranza), il periodo di
pace tra la Francia stessa e i suoi vicini europei, la fede
nel progresso sono fenomeni reali. La realtà in effetti
era stata abbellita, anche per non risentire troppo dei
traumi postbellici. Tuttavia, nonostante ciò, questo
periodo è in Francia ricordato come un passato dorato
che fu ridotto in frantumi dallo scoppio della guerra.
4. Durante gli anni della belle époque vi è l’impressione di vivere nel più solido
e ricco dei mondi possibili. Tale sentimento deriva dal consistente benessere
economico proveniente dall’espansionismo sia economico (capitalismo) sia
territoriale (imperialismo), attraverso cui si ottengono enormi ricchezze e
capitali da investire a scapito dei paesi colonizzati.
Crystal Palace
5. In questo ambiente di benessere si sviluppa un rinnovamento in generale:
ovunque risplendono grandi iniziative artistiche e culturali, le città si
cospargono di luci e di mondanità, inizia una “gara” al rinnovamento
urbanistico e tra gli intellettuali permane un fermo ottimismo nel progresso
economico e scientifico.
Ingresso della
metropolitana a
Parigi
6. Dopo aver creato nuovi mercati nelle colonie, si
svilupparono anche in crescita esponenziale i
mercati interni, ponendo le basi per una vera e
propria società di consumatori.
Per realizzare compiutamente questo
allargamento del mercato si provvide anche
rapidamente alla crescita della distribuzione;
beni di consumo come abiti, calzature, mobili,
utensili domestici, che prima erano prodotti
artigianalmente e venduti da piccoli
commercianti al dettaglio cominciarono a
essere offerti da una rete commerciale sempre Interno del Crystal Palace
più ampia.
Si moltiplicarono i grandi magazzini, furono incrementate la vendita a domicilio e
per corrispondenza, furono trovate nuove forme per il pagamento rateale, che
indebitava le famiglie, ma nel contempo rendeva accessibili ai meno abbienti una
quantità prima impensabile di prodotti costosi. In appoggio a questa massiccia
strategia di vendita nasceva la pubblicità, che cominciava ormai a riempire i muri
delle città e le pagine dei giornali.
7. Il progresso tuttavia aveva un prezzo; il
benessere di alcuni si basava sul disagio
di molti altri: innanzitutto dei popoli
colonizzati, secondariamente del
proletariato operaio e contadino.
Proprio molti contadini, in seguito alle
conseguenze della rivoluzione
industriale, erano stati costretti a
spostarsi verso le città in cerca di lavoro,
in quanto il nuovo fulcro dell’economia
risiedeva proprio nei centri urbani e non
più nell’attività agricola. Le condizioni
erano però disastrose: il contadino si
trovava a lavorare anche per 16 ore al
giorno con salari molto scarsi, donne e
bambini erano ancora più sottopagati e il
mestiere non consisteva più nel creare
qualcosa di personale ma nell’eseguire le
operazioni che le catene di montaggio
imponevano. Ci si trovò così a
fronteggiare il fenomeno del lavoro
alienante.
8. In questo scenario si affaccia la figura di
William Morris.
William Morris (1834 - 1896) fu un
artista tra i principali fondatori del
movimento britannico Arts and Crafts;
è considerato come un precursore dei
moderni designer ed ebbe una notevole
influenza sull'architettura e sugli
architetti del suo tempo. Da molti viene
considerato il padre del Movimento
Moderno, sebbene non fosse architetto
egli stesso.
Morris riteneva che fosse necessario restituire al lavoro operaio quella
spiritualità e quel sentimento che erano stati eliminati dalle macchine e dalle
produzioni in serie. In altre parole, egli pensava che l’operaio dovesse
essere un creatore di opere d’arte. Con queste idee Morris fonda nel 1861 la
“Morris, Marshall, Faulckner & Co.”, una ditta di produzione che si occupava
di arredamenti e decorazioni per le abitazioni, nella quale però gli artisti che
progettavano i prodotti si definivano “operai d’arte”. Tra questi spicca la
figura di Edward Burne-Jones, che produsse svariate opere sul poeta Geoffry
Chaucer
10. Nel 1888 Morris fonda la “Arts and Crafts Exhibition society”, una nuova
società che si proponeva di conciliare la produzione industriale con l’arte, in
maniera tale che ogni prodotto fosse di bel disegno, che avesse valore
artistico, pur restando un oggetto prodotto in serie e di basso costo, in modo
tale che anche i più abbienti potessero permetterselo.
Tra le imprese di Morris c’è anche una ditta di tipografia, dal lavoro della
quale uscì la pregevole Opera Omnia, raccolta degli scritti di Chaucer.
Prime due pagine
dell’Opera Omnia
11. Tutte le opere di Morris e di Burne-Jones hanno in comune un elemento: il
decorativismo. Infatti la linea sinuosa, la ripetizione di motivi, l’utilizzo di
elementi naturali (come foglie e animali, specialmente volatili) sono tutte
caratteristiche che accomunano l’arte di Morris con l’arte medievale, cui in
parte si rifaceva. Per questo motivo l’arte della “Arts and Crafts” può
considerarsi presupposto dell’arte tipica della belle epoque: l’Art Nouveau.
Esempio di
decorativismo
di Morris:
Modello di
Chintz
12.
13. Il Liberty italiano, come l'Art Nouveau in Europa, deriva dalla diffusione di un
nuovo gusto, collegato alla produzione industriale, nato in Inghilterra con l'Arts
& Crafts.
In Italia ebbe inizialmente il
nome di «Floreale», per
assumere poi il più noto nome di
«Liberty» dal negozio di un
commerciante di oggetti
orientali a Londra, Arthur
Lasenby Liberty. Il Liberty
nacque dal rifiuto degli stili
storici del passato che
nell’architettura di quegli anni
fornivano gli elementi di
morfologia progettuale.
Il nuovo stile cercò invece
ispirazione nella natura e nelle
forme vegetali, creando uno
stile nuovo, totalmente originale
rispetto a quelli allora in voga.
Caratteri distintivi del
Liberty divennero l’accentuato
linearismo e l’eleganza
decorativa
Casa Fenoglio,
Torino
14. Il Liberty si fondò sul
concetto di coerenza
stilistica e progettuale tra
forma e funzione.
Adottando le nuove tecniche
di produzione industriale, ed
i nuovi materiali quali il
ferro, il vetro e il cemento,
di fatto il Liberty giunse per
la prima volta alla
definizione di una nuova
progettualità: quella
progettualità che definiamo
industrial design.
I centri più importanti dello
“Stile del '900” furono
Torino, Palermo, Firenze,
Lucca, Viareggio, Milano,
Roma, e l’Emilia Romagna.
Chiosco Ribaudo, di Basile
15. L'Art Nouveau ebbe il suo inizio nel 1890. Il nome deriva da quello di un negozio
parigino, «l'Art Nouveau Bing», aperto nel 1895 da Sigfried Bing, che sfoggiava
alcuni oggetti dal design innovativo, tra cui mobili, tinture, tappeti e vari oggetti
d'arte.
Il movimento trae le sue origini dal socialismo utopistico di John Ruskin e si ispirò
all'ideologia propugnata dall'Arts and Crafts di William Morris, il quale aveva posto
l'accento sulla libera creazione dell'artigiano, come unica alternativa alla
meccanizzazione e alla produzione in serie di oggetti di dubbio valore estetico,
successivamente aveva cercato nell'industria un alleato piuttosto che un nemico.
L'Art Noveau rielaborando questi assunti, precorse il moderno design e buona parte
dell'archiettura moderna, dando alla progettazione, il ruolo di premessa
indipensabile ad ogni intervento creativo.
Petit Palais,
Parigi
16. Un punto importante per la diffusione di quest'arte fu l'Esposizione Universale del
1900, svoltasi a Parigi, nella quale il nuovo stile trionfò in ogni campo. Ma il
movimento si diffuse anche attraversi altri canali: la pubblicazione di nuove
riviste, come “L'arts pour tous”, e l'istituzione di scuole e laboratori artigianali.
Nella decade a seguire, il nuovo stile venne presto messo in commercio con
prodotti dozzinali, diretti ad un pubblico di massa, all'incirca dal 1907, e a questo
termine venne attribuito un significato negativo.
Grand Palais,
Parigi
17. Jugendstil: l'espressione deriva da Jugend (giovinezza), nome di una rivista
fondata a Monaco nel 1896 che destò scalpore per la vivace e colorata veste
grafica
Non era proposito dello Jugendstil di scoprire e far vedere a tutti una realtà
“brutta”, ma di rendere la realtà bella per ognuno e tutto ciò con la
conservazione dello stato patrimoniale e sociale esistente.
La pretesa degli artisti dello Jugendstil, soprattutto degli artigiani e degli
architetti, era di produrre prodotti alla portata di tutti, sebbene infine i loro
oggetti rimasero per lo più decorazioni per i pochi benestanti.
18. Gli artisti dello
Jugendstil sono
spesso stati gli
insegnanti di artisti
moderni che hanno
trovato una altro
linguaggio artistico
che era rivolto verso
il futuro.
In questo senso lo
stile può essere visto
come un germe per
le soluzioni
moderne.
Giudicato da un
punto di vista
dell’epoca significa
senz’altro una
manifestazione di
trasparenza, di luce
e di disciplina
decorativa.
19. L'art nouveau si affermò in Spagna precocemente e con caratteri originali, sotto il
nome di juventud (o art joven), sviluppandosi con grande densità in Catalogna,
dove invece si inquadrò nel modernismo, con centro vitale a Barcellona ed
espansione capillare a Gerona, a Valencia, a Maiorca e in altri centri minori,
favorita dalla volontà di creare un nuovo stile nazionale autonomo.
Casa Vicens,
Barcellona
20. Gli inizi del movimento si possono collocare tra il 1880 e il 1885, con
un gruppo di opere architettoniche tra cui spiccano la casa Vicens
di Antoni Gaudí e l'edificio della casa editrice Montaner y Simón di Luis
Doménech y Montaner, entrambe a Barcellona. L'apparizione ufficiale
del nuovo stile avvenne però in coincidenza con l'esposizione
universale di Barcellona del 1888, con il caffè-ristorante di Doménech
(ora Museo di zoologia) e il palazzo Güell di Gaudí (ora Museo del
teatro).
Palazzo Guell,
Barcellona
21. In Austria, l’Art Nouveau prende il nome di
sezessionstil.
Infatti, la Secessione viennese è un movimento
artistico riconducibile all'Art Nouveau. Fu così
chiamato perché Gustav Klimt, assieme al altri 17
artisti, dichiarò prima (1896) la scissione dalla
Künsterhaus (l'associazione ufficiale degli artisti
viennesi) e come passo successivo la secessione
(1897).
La secessione viennese fa parte di un vasto
fenomeno di rottura nei confronti delle
organizzazioni artistiche ufficiali che distinse
l'Europa ed in particolare i Paesi Tedeschi alla fine
del 1800 (ci furono anche la Secessione di
Monaco, e la Secessione di Berlino). La secessione
viennese (la Secessione per antonomasia) scosse
profondamente il mondo artistico ed accademico
viennese ed acquistò ben presto notevole
popolarità nelle classi borghesi che ne saranno i
committenti principali. La Secessione viennese si Klimt,
Giuditta I
esaurirà rapidamente nel giro di pochi anni, però
con un bilancio estremamente positivo e con il
merito di aver dato un duro colpo al rigido, chiuso,
corporativo e nazionalistico mondo accademico.