2. L'architettura bizantina
L'architettura bizantina è l'architettura dell'Impero romano d'Oriente, conformatosi come entità
statuale autonoma nel 395, alla morte di Teodosio I.
Ebbe come fulcro la città di Costantinopoli (l'antica Bisanzio), così chiamata dopo la morte
dell'imperatore romano Costantino I, che l'aveva scelta come capitale dell'Impero (330)
ribattezzandola Nova Roma. Tale funzione fu condivisa dalla città, nel corso del IV secolo, con altri
importanti centri imperiali, fra cui Milano.
Inizialmente l'architettura bizantina non si differenziava molto dall'architettura romana. Col tempo
emerse uno stile permeato di influenze del Vicino Oriente e che usava la pianta a croce greca per
l'architettura delle chiese. I mattoni sostituirono le pietre, gli ordini classici furono interpretati più
liberamente, i mosaici sostituirono le decorazioni scultoree e complesse cupole furono innalzate.
L'architettura bizantina partì anch'essa dall'eredità culturale tardo-romana, ma la sua attenzione si
fissò su due aspetti in particolare: la spazialità e la costruzione delle cupole.
La tarda antichità romana era stata sempre più sensibile alla resa spaziale interna della propria
architettura. I bizantini trovarono invece una loro cifra personale dello spazio grazie all'impiego dei
mosaici.
I romani avevano preferito rivestire i loro edifici di marmo o con affreschi. Il marmo creava effetti
decorativi cromatici molto suggestivi. Gli affreschi romani, a volte imitavano l'apparenza delle
superfici marmoree, a volte invece aprivano idealmente lo spazio a visioni che andavano
illusionisticamente di là dal limite delle pareti.
Era, quest'ultimo caso, un tentativo di "allargare" la percezione dello spazio oltre il limite dei muri.
I mosaici bizantini uniscono la bellezza delle superfici marmoree alle illusioni spaziali. Ma lo fanno
senza "aprire", oltre i limiti dei muri, con visioni spaziali tridimensionali: annullano
semplicemente i muri grazie al riverbero dei loro mosaici dorati, che creano un'illusione di
continuità tra lo spazio interno e i suoi limiti murari.
La tipologia di copertura preferita dai bizantini fu la cupola.
Questa, già impiegata dai romani, aveva però un limite: richiedeva un muro continuo circolare per il
suo sostegno.
La grande innovazione dei bizantini fu il riuscire a costruire cupole circolari su piante
quadrate.
Ciò avveniva attraverso quattro triangoli sferici, detti "pennacchi". Una volta trovata la soluzione di
raccordare la pianta di una cupola, che rimane circolare, con una pianta quadrata, fu possibile
creare edifici con più ambienti coperti con cupole.
Infatti, la pianta quadrata può anche aprirsi sui quattro lati, attraverso la costruzione di
archi, così che in pratica la cupola, attraverso i pennacchi, viene a scaricare il proprio peso
solo sui quattro pilastri d'angolo. In tal modo, possono accostarsi più cupole, a formare
ambienti comunicanti.
Il capolavoro dell'architettura bizantina, fu l'erezione della chiesa di Santa Sofia a
Costantinopoli.
L'immensa cupola che copre lo spazio centrale - la più grande cupola mai costruita con sistemi
tradizionali -, fu realizzata al terzo tentativo, dopo che le due realizzate precedentemente
crollarono. Ciò dà il senso della grande sperimentazione necessaria per realizzare un'opera
d'ingegneria che resterà insuperata nel mondo antico.
L'influenza dell'architettura bizantina si diffuse sia in oriente sia in occidente. Qui fu presente
soprattutto nel periodo dell'alto medioevo, nei territori da loro direttamente dominati - Ravenna, in
particolare, ma anche la Calabria e le Puglie - o che avevano con Costantinopoli intensi scambi
culturali, quali Venezia.
Nei territori medio-orientali ed africani, l'influenza dell'architettura bizantina scomparve quando
questi territori furono conquistati, tra il VII e il IX secolo dall'Islam.
3. Elementi architettonici della basilica bizantina
a) la Basilica a pianta centrale, ha cupola rotonda o poligonale.
b) colonne, quasi sempre lisce ed a base poligonale che assumono carattere
funzionale.
c) uso quasi esclusivo di mattoni nella costruzione degli edifici
d) pilastri centrali raccordati da archi a tutto sesto (pennacchio sferico ovvero
porzioni di volta generato dal raccordo della cupola con i pilastri stessi)
e) cupola leggera composta da file d’anfore
f) pulvino fra capitello e piedritto, decorato da un monogramma o da un simbolo
(funzione architettonica e statica del dado trabeato romano);
g) capitello:
- a paniere (tronco di piramide rovesciata)
- cubico ad angoli arrotondati
- di tipo simile al corinzio
h) protesi e diaconio ai lati dell’abside maggiore (pastofori).
7. La chiesa di Santa Sofia di Istanbul (532-537 d.C.) è il manifesto
dei principi basilari dell’arte bizantina e uno dei capolavori più alti
dell’architettura di tutti i tempi.
Dedicata alla Divina Sapienza, la chiesa doveva anche
rappresentare la protezione divina dell’impero.
L’imperatore Giustiniano la fece costruire a seguito della violenta
insurrezione dei partiti popolari, che aveva fra l’altro causato
l’incendio della precedente basilica.
Attorno allo spazio quadrato centrale con nicchie
alternativamente curve e rette, dominato da una cupola grandiosa
con una corona di quaranta finestre, si dispongono navate laterali
e matronei.
La monumentalità dell’edificio è come alleggerita dall’apertura di
grandi finestre.
All’ingresso sono due narteci, atri destinati ai penitenti e ai
catecumeni, con grandi porte metalliche e un vasto quadriportico.
La decorazione interna, che sembra già preludere al successivo
divieto delle immagini, presentava in origine solo motivi floreali e
geometrici e il ricorrente monogramma dell’imperatore. L’effetto
spettacolare si basava sul raffinato splendore dei mosaici, sui
trafori dei capitelli, sulla luce irradiata dalle numerose aperture,
sui contrasti dei marmi, del porfido e delle altre pietre preziose
disposte secondo giochi di simmetria.
La cupola crollò in parte nel 557 a causa di un terremoto, nel 989
ebbe un secondo restauro per il crollo della parte ovest.
A S. Sofia, dove si formula il programma
12. L'architettura bizantina a Ravenna
Le chiese che i bizantini costruirono a Ravenna, quando questa
città fu capitale del loro Esarcato - VI-VIII secolo -, furono degli
autentici capolavori, in un periodo peraltro povero di realizzazioni
architettoniche.
Utilizzarono entrambe le tipologie allora in uso: quella centrale,
per il San Vitale, e quella basilicale per Sant'Apollinare in
Classe o Sant'Apollinare Nuovo.
La Chiesa di San Vitale a Ravenna - il maggior capolavoro
bizantino dopo Santa Sofia di Costantinopoli -, con la sua pianta
ottagonale coperta con una cupola, rimane uno dei modelli più
apprezzati di questa architettura. Essa univa le principali
tendenze artistiche di questa cultura: la pianta centrale con
copertura a cupola, e i rivestimenti musivi, che creavano
suggestivi effetti di percezione spaziale.
L'architettura bizantina è quasi del tutto priva di decorazioni
plastiche, preferendo rivestire le superfici di mosaici.
La poca decorazione di elementi lapidei venne per lo più
realizzata non a basso rilievo ma con lavoro di traforo e
sottosquadro.
Tra gli elementi che furono così trattati vi furono i capitelli ed i
pulvini.
Il pulvino è un'invenzione bizantina, che ebbe poi applicazione
in tutto il periodo medievale.
Era l'elemento lapideo che permetteva di raccordare spessori
di muri notevoli a colonne di più piccolo diametro.
In pratica divenne quasi un secondo capitello con forma e
decorazione più libera rispetto all'altro capitello che, secondo la
tradizione classica, costituiva un tutt'uno con la sottostante
colonna.
13. CHIESA DI SAN VITALE A RAVENNA
Questa Chiesa a pianta centrale risalente al VI sec. è l’esempio più
emblematico di architettura bizantina in Italia. costituisce un’applicazione
originalissima del tema della pianta centrale.
Fu edificata da Giuliano Argentario, ed è sorta prima di S. Sofia a
Costantinopoli.
Ha pianta ottagonale preceduta da un quadriportico del quale rimane solo
il nartece, che termina con due absidi.
All’interno lo spazio consiste in un corridoio circolare (ambulacro) coperto
con volte a crociera, che circonda uno spazio centrale più alto e più
ampio.
Lo spazio è diviso in due parti separate da pilastri triangolari che
sostengono grandi archi a tutto sesto che costituiscono la struttura di
copertura insieme alla cupola. Sotto ogni arco, tranne quello del
presbiterio, vi sono sette esedre divise in due piani.
Al piano superiore grandi trifore illuminano il matroneo che gira dietro ai
pilastri.
La cupola ad otto spicchi che conclude l’edificio, è resa più leggera grazie
all’uso di anfore in terracotta infilate e posate a spirale fino alla chiusura
della calotta.
I capitelli con soprastante pulvino, sono geometricamente semplici,
decorati a traforo: ne emerge il contrasto tra marmo bianco e fori dei
capitelli neri.
La forma dell’interno si ripresenta anche all’esterno, anch’esso
ottagonale.
Tutta la chiesa all’interno era ricoperta da mosaici. All’interno l’oro dei
mosaici accentua l’effetto "luce riflessa": di essi ci sono rimasti tre ritratti di
carattere storico e simbolico: quello di Giustiniano, quello di Massimiliano,
arcivescovo di Ravenna, e quello di Teodora. Vi sono alcuni punti in
comune tra essi: i personaggi più vicini all’imperatore sono i più importanti
e i più caratterizzati e viceversa; i colori delle vesti rappresentano il rango
delle persone (Giustiniano e Teodora colore porpora e oro).
Le figure sono piatte, quasi assente il chiaroscuro, non c’è profondità.
37. La Basilica di S. Apollinare in Classe (532-536) Fu edificata con
finanziamenti forniti da Giuliano Argentario su ordine dell'arcivescovo
Ursicino durante la prima metà del VI sec., e venne dedicata a
S.Apollinare, primo vescovo di Ravenna.
E' una delle basiliche più esemplari di Ravenna, in quanto oltre alla sua
struttura architettonica è famosa per i mosaici e i sarcofagi marmorei degli
antichi arcivescovi disposti lungo le navate laterali.
A S. Apollinare in Classe è riproposto il tipo di impianto basilicale a tre
navate, senza transetto; l’abside è circolare all’interno, poligonale
all’esterno.
La facciata si presenta con un portico, sotto il quale vi sono marmi ed
iscrizioni ricavate dalla chiesa. La porta maggiore ha gli stipiti e
l'architrave di marmo greco. Sopra il portico si apre una trifora. Sulla
sinistra della basilica si erge l'alto campanile cilindrico, databile dopo il IX
sec. e che presenta una serie ascendente di feritoie, monofore bifore e
trifore.
All’interno si assiste alla fusione di una struttura locale con una
decorazione importata da Costantinopoli. L'interno è a tre navate, con le
due file di dodici colonne di marmo, sormontate da capitelli corinzi e
pulvini: splendidi i mosaici del presbiterio.
Il catino absidale è completamente occupato dalla raffigurazione di
S.Apollinare con le braccia in posizione orante, in mezzo al suo gregge
simboleggiato dalle dodici pecorelle in un vasto prato fiorito sormontato da
una figurazione simbolica della Trasfigurazione. Nella fascia superiore
dell'arco al centro vi è un medaglione col ritratto del Cristo e ai lati in una
coltre di nubi variopinte vi sono i simboli alati degli Evangelisti.
Numerosi sarcofagi marmorei ( dal V al VIII sec. ) sono dislocati lungo le
navate.