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Brunilde, l'er0ina wagneriana Il carattere di una Walkiria
Brunilde è una figura femminile presente nella letteratura tedesca sin dalle sue origini,con i due poemi “Il Cantare dei Nibelunghi” e “L’Edda”. Nel corso dei secoli, vari autori la rielaborarono secondo la propria fantasia, ma Brunilde rimase per tutti la dea guerriera quasi invincibile e irraggiungibile. Solo Richard Wagner diede all’antica eroina dei tratti affascinanti e spiccatamente umani, definendola donna prima ancora che dea; Brunilde, così rimodellata, divenne la protagonista dell’opera più monumentale del grande musicista tedesco: la Tetralogia de “L’anello del  Nibelungo”. Introduzione Renoir, ritratto di R. Wagner Prologo L'oro del Reno 1° giornata La Walkiria 2° giornata Siegfried 3° giornata Il crepuscolo degli dei Organizzazione della Tetralogia
Nella Tetralogia, Brunilde appare per la prima volta nell’opera “ La Walchiria ”, prima giornata del ciclo. Wagner ce la presenta come una delle nove Walchirie, divinità guerriere figlie di Wotan (Ondino) e di Erda, cui spetta il compito di portare le anime degli eroi morti al Walhalla, la dimora degli dei; si tratta di una giovane illibata, semplice e un po’ selvaggia, fiera, feroce e coraggiosa, che non sa e non vuole sapere come va il mondo: è convinta che la vita sia una battaglia della quale lei risulterà sempre vincitrice. Il suo nome significa per l’appunto:”colei che combatte con la corazza”. Viene spontaneo, dopo tale descrizione, citare anche quella della guerriera virgiliana Camilla:  “ Hos super abvenit Volsca de gente Camilla  agmen agens equitum et florents aere caterva, bellatrix:non illa colo calathisve Minerva feminea ad sueta manus,sed proelia, dura pati cursuque pedum praevertere ventus.”(Eneide, libro VII, versi 803-807) “ A questi si aggiunge, Volsca di stirpe, Camilla,guidando la schiera di cavalieri e caterbe fiorite di bronzo: mano femminea non abituata al conocchio o al cestello di Minerva, ma, vergine,sopportò dure battaglie e a vincere i venti con la corsa dei piedi.” La Walchiria A.Rackham,  Brunilde
Tuttavia, Brunilde non è ancora una donna fatta, ma una ragazza, peggio, un’adolescente in piena fase di crescita: il suo carattere non è dunque fisso, ma cambierà varie volte nel corso della Tetralogia. Quando, infatti, suo padre Wotan le ordina di non aiutare il fratellastro Siegmund in lotta col suo rivale per l’amore di Sieglinde, qualcosa in lei si frantuma, e Brunilde per la prima volta si ribella a lui: l'amore disperato di Siegmund  per Siegliende le ha toccato il cuore,impietosendo la feroce guerriera. Ma pagherà cara la sua  disobbedienza: il padre condanna lei, la figlia prediletta, la più amata tra tutte, all’esilio dal Walhalla, alla perdita dell’immortalità, alla reclusione in una grotta dove dormirà fino a quando un uomo qualsiasi la sveglierà e la farà così sua.  Di fronte alla furia del padre, Brunilde è atterrita, ascolta tremante la sua disonorevole condanna, e infine cade a terra disperata; ma presto ritrova il suo coraggio e si rialza, guardando il padre diritto negli occhi, e  gli domanda dignitosamente: “ Era così vergognoso quel ch’io commisi che il mio disfatto così vergognosamente punisci?” Alla risposta chiaramente affermativa di Wotan, Brunilde pronuncia la sua ultima, drammatica difesa, la giustificazione della sua disobbedienza.   Può essere significativo ricordare contemporaneamente quella di Antigone davanti allo zio Creonte: Antigone: “ L’editto non era di Zeus, e la giustizia che sta accanto agli dei di sottoterra non ha mai stabilito tra gli uomini leggi come queste. Non ho ritenuto che i tuoi decreti avessero tanto potere da far trasgredire ad un esser umano le leggi non scritte, immutabili, fissate dagli dei. Il loro vigore non è di oggi né di ieri, ma di
sempre, nessuno sa quando apparvero per la prima volta. Non potevo, per paura di un uomo, rendermi colpevole di fronte agli dei.” (Sofocle, Antigone, versi 450-500). Brunilde: “ Perché, in luogo tuo, ai miei occhi  l’una cosa tenni presente, quella cui, in potere d’altri, dolorosamente diviso, sconsigliatamente volgesti le spalle! Colei che nella pugna a Wotan  guarda le spalle, costei sola vide dunque quel che tu non vedesti.. Siegmund dovetti vedere. Nunzia di morte venni alla sua presenza, vidi il suo occhio udii la sua parola; tonante mi risonò  il lamento del valorosissimo: del più libero amore la tremenda amarezza, dell’animo più afflitto
la sfida più potente! [...........] Di servirgli solo potei ancora pensare: vittoria o morte di spartire con Siegmund: questo solo riconobbi  di sceglier per sorte! Quel volere che questo amore nel cor m’ispirò, a cotesto volere, che a Siegmund m’unisce, ad esso nel mio intimo fidando, sfidai il tuo comando.” Quale meraviglioso amore di sorella accomuna le due eroine! Entrambe hanno sfidato ogni regola pur di obbedire al proprio cuore, al proprio sincero affetto, ad un'entità più grande di ogni altra cosa al mondo e che, per loro, è l'unica vera legge. Tuttavia, Wotan, a differenza di Creonte, riconosce la sua colpevolezza, riconosce di esser stato meno saggio e coraggioso della figlia prediletta, ormai cresciuta e diventata consapevole delle proprie azioni senza che lui se ne accorgesse; decide così di mitigare la pur necessaria punizione: farà in modo, infatti, che la grotta sia circondata da fiamme, in modo che solo un eroe abbia l’ardire di oltrepassarne la soglia. Con una musica dolce e lenta, la Walchiria scivola nel sonno, mentre il padre evoca, dolorosamente, l’incantesimo del fuoco. Così termina “La Walchiria”.
Questo è l’ultimo atto della Tetralogia,come suggerisce il titolo stesso. Prima di comporre l’opera, Wagner era nel frattempo diventato un ”devoto apostolo”di Schopenhauer, e le teorie del filosofo di Danzica, adattate alla fede luterana del compositore, erano così confluite nella sua produzione musicale. Il  Crepuscolo  non è un eccezione: tipicamente schopenhauriano è il tema della volontà di potenza distruttrice, appena accennata nella  Walchiria , e del mondo come insieme spregevole di cattiverie e inganni. Protagonista stavolta è l’anello che dà il titolo alla tetralogia,col suo famigerato potere di dannare chiunque lo porti e aspiri alla gloria e al potere, simbolo schopenhauriano della volontà di potere che scardina l’ordine del mondo, corrompendolo e portandolo alla rovina. Tutti, dei, uomini, nani, lo desiderano, e tutti per esso firmano la propria condanna a morte. Brunilde partecipa apertamente di questo clima di corruzione, morte, follia. Né lei né l'amato Siegfried, che nell'opera precedente, il  Siegfried , l'ha risvegliata, saranno colpiti dalla maledizione dell'anello, perché semplici, non  attratti minimamente dal potere, ma risulteranno comunque vittime della follia che l’anello scatena nel cuore degli uomini. E' Siegfried a perdere per primo la propria purezza ingenua eppur sapiente per essere partecipe del fenomeno della storia, fatta dagli uomini con le astuzie più riprovevoli e le passioni più basse: con un filtro d’amore, bevuto per inganno, l’eroe si scorda completamente di Brunilde e del suo giuramento di fedeltà fatto a  lei. Dice Schopenhauer: “ Pazzo è chi perde la memoria” Il crepuscolo degli dei
L'eroe, privo del lume della ragione, abbandona Brunilde per un'altra donna, e lei, nella sua ingenuità impulsiva e selvaggia, grida al tradimento e impazzisce pure lei, dimenticando la sua immensa compassione che tanto tempo prima l’aveva spinta ad affrontare l'ira del padre per salvare Siegmund, e pure il suo appassionato amore per Siegfried, fremendo, folle, per la vendetta:vuole solo il sangue di chi l’ha tradita! Per questo giunge ad un’empia alleanza con Hagen, desideroso di appropriarsi dell'anello del potere che proprio Siegfried conserva, ma come se fosse solo un bel gingillo; con lui  progetta di uccidere l’eroe, rivelandogli che solo alla schiena può essere ferito. Solo quando viene ucciso da Hagen,  l’eroe esce dall’illusione del filtro d’amore e, ricordandosi per l’ultima volta dell'amata Brunilde, va verso la vera vita, libero dai lacci del mondo fenomenico, di nuovo puro. Ed è solo allora che anche lei rinsavisce, e comprende l'inganno in cui l'amato era involontariamnete caduto: “ Di lui più sincero nessuno prestò giuramenti; di lui più fido nessuno mantenne i patti; di lui più puro  nessun altro amò!
Eppure ogni giuramento, ogni patto, l’amore più fedele, come lui nessuno tradì!” Morto Sigfrido, non c’è più nulla sulla terra per cui valga la pena vivere: con lui, Brunilde ha perduto davvero tutto, e solo la morte ora può darle pace e felicità infinita.  Inoltre, che altro c’era da fare per lei in un mondo ormai irrimediabilmente e completamente corrotto, in cui la sete di potere è l'unica legge sia per gli dei che per gli uomini, che aveva spinto il più puro degli eroi a compiere l’atto più empio?  Dice Schopenhauer: “ La vita è paragonabile a una via circolare, coperta, fuorchè in qualche tratto, di carboni ardenti che noi dobbiamo percorrere; gli illusi, confortati dalla freschezza del tratto su cui si trovano, seguitano a percorrerla. Ma chi riconosce la natura della cosa in sé o del tutto, non è più capace di simili conforti; vede che dappertutto è lo stesso, e se ne va. La sua volontà si rivolge: non afferma più la propria essenza specchiandosi nel fenomeno; la nega.[…] Benchè sia egli stesso fenomeno di volontà, cessa di volere, di attaccarsi a qualsiasi cosa.[…] La morte, infine, quando viene a distruggere la manifestazione di una tale volontà, è da lui salutata con gioia, e accolta festosamente come una liberazione sospirata.”
Grazie a questa considerazione, Brunilde comprende anche che l’ordine originale del mondo potrà essere riaffermato solo se, morendo, restituirà l’anello maledetto, fonte di ogni male, alla natura innocente. Lo stesso Walhalla, sorto grazie ad un empio patto e simbolo insieme all'anello della corruzione del potere, della passioni illecite, della superbia anniettatrice degli dei, deve crollare. La sua morte non sarà, dunque, un sacrificio sterile: rinunciando definitivamente alla propria volontà di vivere, Brunilde redime sé stessa e il mondo lanciando l’anello alle figlie del Reno, le sue legittime proprietarie cui era stato violentemente sottratto, gridando: “ Il fuoco che m’arderà  purifichi dalla maledizione l’anello! Voi, nell’onda, dissolvetelo, e puro serbate  il lucente oro  che per sciagura vi fu rapito. […] Così io scaglio l’incendio nella splendente rocca del Walhalla! ” Poi si getta tra la fiamme che già ardono il corpo di Sigfrido,congiungendosi a lui nel più possente amore, mentre il mondo torna all’ordine primordiale e il glorioso Walhalla cade, il tutto avvolto dalla dolce musica dell’eterno femmineo. Leo von Klenze, il Walhalla
“ Non possesso, né oro, né fasto divino, non casa, nè corte, né signoria né pompa; non di torbidi patti, ingannevole alleanza, non di ipocrita costume la dura legge: beato nel piacere e nel patire, fate che solo esista l’amore!” Le ultime battute di Brunilde, non musicate, spiegano la differenza tra Wagner e Schopenhauer: il musicista sperava non nel nirvana, ma in un mondo semplice e genuino, dominato dalla legge cristiana dell’amore totale per il proprio prossimo, ovvero la carità. Così, il mondo attuale viene negato, ma per lasciar spazio ad un universo d’amore, gli dei cadono, ma per cedere il posto all’unico vero Dio, che è amore; una nuova era che, in questa storia, viene inaugurata dal primo essere capace di amare,  al culmine del suo schopenhaurino processo di crescita (lotta, sofferenza, pazzia e infine sapienza) : Brunilde, la Walchiria. A.Rakham, Brunilde si getta tra le fiamme.
Anni Numero 1999 1 2000 2 2001 1 2002 1 2003 1 2004 0 2005 0 2006 0 2007 2 2008 1 2009 1 Numero totale di rappresentazioni della Tetralogia completa  nell'ultimo decennio, in Italia, con relativo grafico. Fonte:Teatro Comunale di Firenze. Curiosità

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Mascalchi marchetti margherita 2010 2011-esercizio 4

  • 1. Brunilde, l'er0ina wagneriana Il carattere di una Walkiria
  • 2. Brunilde è una figura femminile presente nella letteratura tedesca sin dalle sue origini,con i due poemi “Il Cantare dei Nibelunghi” e “L’Edda”. Nel corso dei secoli, vari autori la rielaborarono secondo la propria fantasia, ma Brunilde rimase per tutti la dea guerriera quasi invincibile e irraggiungibile. Solo Richard Wagner diede all’antica eroina dei tratti affascinanti e spiccatamente umani, definendola donna prima ancora che dea; Brunilde, così rimodellata, divenne la protagonista dell’opera più monumentale del grande musicista tedesco: la Tetralogia de “L’anello del Nibelungo”. Introduzione Renoir, ritratto di R. Wagner Prologo L'oro del Reno 1° giornata La Walkiria 2° giornata Siegfried 3° giornata Il crepuscolo degli dei Organizzazione della Tetralogia
  • 3. Nella Tetralogia, Brunilde appare per la prima volta nell’opera “ La Walchiria ”, prima giornata del ciclo. Wagner ce la presenta come una delle nove Walchirie, divinità guerriere figlie di Wotan (Ondino) e di Erda, cui spetta il compito di portare le anime degli eroi morti al Walhalla, la dimora degli dei; si tratta di una giovane illibata, semplice e un po’ selvaggia, fiera, feroce e coraggiosa, che non sa e non vuole sapere come va il mondo: è convinta che la vita sia una battaglia della quale lei risulterà sempre vincitrice. Il suo nome significa per l’appunto:”colei che combatte con la corazza”. Viene spontaneo, dopo tale descrizione, citare anche quella della guerriera virgiliana Camilla: “ Hos super abvenit Volsca de gente Camilla agmen agens equitum et florents aere caterva, bellatrix:non illa colo calathisve Minerva feminea ad sueta manus,sed proelia, dura pati cursuque pedum praevertere ventus.”(Eneide, libro VII, versi 803-807) “ A questi si aggiunge, Volsca di stirpe, Camilla,guidando la schiera di cavalieri e caterbe fiorite di bronzo: mano femminea non abituata al conocchio o al cestello di Minerva, ma, vergine,sopportò dure battaglie e a vincere i venti con la corsa dei piedi.” La Walchiria A.Rackham, Brunilde
  • 4. Tuttavia, Brunilde non è ancora una donna fatta, ma una ragazza, peggio, un’adolescente in piena fase di crescita: il suo carattere non è dunque fisso, ma cambierà varie volte nel corso della Tetralogia. Quando, infatti, suo padre Wotan le ordina di non aiutare il fratellastro Siegmund in lotta col suo rivale per l’amore di Sieglinde, qualcosa in lei si frantuma, e Brunilde per la prima volta si ribella a lui: l'amore disperato di Siegmund per Siegliende le ha toccato il cuore,impietosendo la feroce guerriera. Ma pagherà cara la sua disobbedienza: il padre condanna lei, la figlia prediletta, la più amata tra tutte, all’esilio dal Walhalla, alla perdita dell’immortalità, alla reclusione in una grotta dove dormirà fino a quando un uomo qualsiasi la sveglierà e la farà così sua. Di fronte alla furia del padre, Brunilde è atterrita, ascolta tremante la sua disonorevole condanna, e infine cade a terra disperata; ma presto ritrova il suo coraggio e si rialza, guardando il padre diritto negli occhi, e gli domanda dignitosamente: “ Era così vergognoso quel ch’io commisi che il mio disfatto così vergognosamente punisci?” Alla risposta chiaramente affermativa di Wotan, Brunilde pronuncia la sua ultima, drammatica difesa, la giustificazione della sua disobbedienza. Può essere significativo ricordare contemporaneamente quella di Antigone davanti allo zio Creonte: Antigone: “ L’editto non era di Zeus, e la giustizia che sta accanto agli dei di sottoterra non ha mai stabilito tra gli uomini leggi come queste. Non ho ritenuto che i tuoi decreti avessero tanto potere da far trasgredire ad un esser umano le leggi non scritte, immutabili, fissate dagli dei. Il loro vigore non è di oggi né di ieri, ma di
  • 5. sempre, nessuno sa quando apparvero per la prima volta. Non potevo, per paura di un uomo, rendermi colpevole di fronte agli dei.” (Sofocle, Antigone, versi 450-500). Brunilde: “ Perché, in luogo tuo, ai miei occhi l’una cosa tenni presente, quella cui, in potere d’altri, dolorosamente diviso, sconsigliatamente volgesti le spalle! Colei che nella pugna a Wotan guarda le spalle, costei sola vide dunque quel che tu non vedesti.. Siegmund dovetti vedere. Nunzia di morte venni alla sua presenza, vidi il suo occhio udii la sua parola; tonante mi risonò il lamento del valorosissimo: del più libero amore la tremenda amarezza, dell’animo più afflitto
  • 6. la sfida più potente! [...........] Di servirgli solo potei ancora pensare: vittoria o morte di spartire con Siegmund: questo solo riconobbi di sceglier per sorte! Quel volere che questo amore nel cor m’ispirò, a cotesto volere, che a Siegmund m’unisce, ad esso nel mio intimo fidando, sfidai il tuo comando.” Quale meraviglioso amore di sorella accomuna le due eroine! Entrambe hanno sfidato ogni regola pur di obbedire al proprio cuore, al proprio sincero affetto, ad un'entità più grande di ogni altra cosa al mondo e che, per loro, è l'unica vera legge. Tuttavia, Wotan, a differenza di Creonte, riconosce la sua colpevolezza, riconosce di esser stato meno saggio e coraggioso della figlia prediletta, ormai cresciuta e diventata consapevole delle proprie azioni senza che lui se ne accorgesse; decide così di mitigare la pur necessaria punizione: farà in modo, infatti, che la grotta sia circondata da fiamme, in modo che solo un eroe abbia l’ardire di oltrepassarne la soglia. Con una musica dolce e lenta, la Walchiria scivola nel sonno, mentre il padre evoca, dolorosamente, l’incantesimo del fuoco. Così termina “La Walchiria”.
  • 7. Questo è l’ultimo atto della Tetralogia,come suggerisce il titolo stesso. Prima di comporre l’opera, Wagner era nel frattempo diventato un ”devoto apostolo”di Schopenhauer, e le teorie del filosofo di Danzica, adattate alla fede luterana del compositore, erano così confluite nella sua produzione musicale. Il Crepuscolo non è un eccezione: tipicamente schopenhauriano è il tema della volontà di potenza distruttrice, appena accennata nella Walchiria , e del mondo come insieme spregevole di cattiverie e inganni. Protagonista stavolta è l’anello che dà il titolo alla tetralogia,col suo famigerato potere di dannare chiunque lo porti e aspiri alla gloria e al potere, simbolo schopenhauriano della volontà di potere che scardina l’ordine del mondo, corrompendolo e portandolo alla rovina. Tutti, dei, uomini, nani, lo desiderano, e tutti per esso firmano la propria condanna a morte. Brunilde partecipa apertamente di questo clima di corruzione, morte, follia. Né lei né l'amato Siegfried, che nell'opera precedente, il Siegfried , l'ha risvegliata, saranno colpiti dalla maledizione dell'anello, perché semplici, non attratti minimamente dal potere, ma risulteranno comunque vittime della follia che l’anello scatena nel cuore degli uomini. E' Siegfried a perdere per primo la propria purezza ingenua eppur sapiente per essere partecipe del fenomeno della storia, fatta dagli uomini con le astuzie più riprovevoli e le passioni più basse: con un filtro d’amore, bevuto per inganno, l’eroe si scorda completamente di Brunilde e del suo giuramento di fedeltà fatto a lei. Dice Schopenhauer: “ Pazzo è chi perde la memoria” Il crepuscolo degli dei
  • 8. L'eroe, privo del lume della ragione, abbandona Brunilde per un'altra donna, e lei, nella sua ingenuità impulsiva e selvaggia, grida al tradimento e impazzisce pure lei, dimenticando la sua immensa compassione che tanto tempo prima l’aveva spinta ad affrontare l'ira del padre per salvare Siegmund, e pure il suo appassionato amore per Siegfried, fremendo, folle, per la vendetta:vuole solo il sangue di chi l’ha tradita! Per questo giunge ad un’empia alleanza con Hagen, desideroso di appropriarsi dell'anello del potere che proprio Siegfried conserva, ma come se fosse solo un bel gingillo; con lui progetta di uccidere l’eroe, rivelandogli che solo alla schiena può essere ferito. Solo quando viene ucciso da Hagen, l’eroe esce dall’illusione del filtro d’amore e, ricordandosi per l’ultima volta dell'amata Brunilde, va verso la vera vita, libero dai lacci del mondo fenomenico, di nuovo puro. Ed è solo allora che anche lei rinsavisce, e comprende l'inganno in cui l'amato era involontariamnete caduto: “ Di lui più sincero nessuno prestò giuramenti; di lui più fido nessuno mantenne i patti; di lui più puro nessun altro amò!
  • 9. Eppure ogni giuramento, ogni patto, l’amore più fedele, come lui nessuno tradì!” Morto Sigfrido, non c’è più nulla sulla terra per cui valga la pena vivere: con lui, Brunilde ha perduto davvero tutto, e solo la morte ora può darle pace e felicità infinita. Inoltre, che altro c’era da fare per lei in un mondo ormai irrimediabilmente e completamente corrotto, in cui la sete di potere è l'unica legge sia per gli dei che per gli uomini, che aveva spinto il più puro degli eroi a compiere l’atto più empio? Dice Schopenhauer: “ La vita è paragonabile a una via circolare, coperta, fuorchè in qualche tratto, di carboni ardenti che noi dobbiamo percorrere; gli illusi, confortati dalla freschezza del tratto su cui si trovano, seguitano a percorrerla. Ma chi riconosce la natura della cosa in sé o del tutto, non è più capace di simili conforti; vede che dappertutto è lo stesso, e se ne va. La sua volontà si rivolge: non afferma più la propria essenza specchiandosi nel fenomeno; la nega.[…] Benchè sia egli stesso fenomeno di volontà, cessa di volere, di attaccarsi a qualsiasi cosa.[…] La morte, infine, quando viene a distruggere la manifestazione di una tale volontà, è da lui salutata con gioia, e accolta festosamente come una liberazione sospirata.”
  • 10. Grazie a questa considerazione, Brunilde comprende anche che l’ordine originale del mondo potrà essere riaffermato solo se, morendo, restituirà l’anello maledetto, fonte di ogni male, alla natura innocente. Lo stesso Walhalla, sorto grazie ad un empio patto e simbolo insieme all'anello della corruzione del potere, della passioni illecite, della superbia anniettatrice degli dei, deve crollare. La sua morte non sarà, dunque, un sacrificio sterile: rinunciando definitivamente alla propria volontà di vivere, Brunilde redime sé stessa e il mondo lanciando l’anello alle figlie del Reno, le sue legittime proprietarie cui era stato violentemente sottratto, gridando: “ Il fuoco che m’arderà purifichi dalla maledizione l’anello! Voi, nell’onda, dissolvetelo, e puro serbate il lucente oro che per sciagura vi fu rapito. […] Così io scaglio l’incendio nella splendente rocca del Walhalla! ” Poi si getta tra la fiamme che già ardono il corpo di Sigfrido,congiungendosi a lui nel più possente amore, mentre il mondo torna all’ordine primordiale e il glorioso Walhalla cade, il tutto avvolto dalla dolce musica dell’eterno femmineo. Leo von Klenze, il Walhalla
  • 11. “ Non possesso, né oro, né fasto divino, non casa, nè corte, né signoria né pompa; non di torbidi patti, ingannevole alleanza, non di ipocrita costume la dura legge: beato nel piacere e nel patire, fate che solo esista l’amore!” Le ultime battute di Brunilde, non musicate, spiegano la differenza tra Wagner e Schopenhauer: il musicista sperava non nel nirvana, ma in un mondo semplice e genuino, dominato dalla legge cristiana dell’amore totale per il proprio prossimo, ovvero la carità. Così, il mondo attuale viene negato, ma per lasciar spazio ad un universo d’amore, gli dei cadono, ma per cedere il posto all’unico vero Dio, che è amore; una nuova era che, in questa storia, viene inaugurata dal primo essere capace di amare, al culmine del suo schopenhaurino processo di crescita (lotta, sofferenza, pazzia e infine sapienza) : Brunilde, la Walchiria. A.Rakham, Brunilde si getta tra le fiamme.
  • 12. Anni Numero 1999 1 2000 2 2001 1 2002 1 2003 1 2004 0 2005 0 2006 0 2007 2 2008 1 2009 1 Numero totale di rappresentazioni della Tetralogia completa nell'ultimo decennio, in Italia, con relativo grafico. Fonte:Teatro Comunale di Firenze. Curiosità

Notas do Editor

  1. “ A questi si aggiunge,Volsca di stirpe,Camilla,guidando La schiera di cavalieri e caterbe fiorite di bronzo: mano femminea non abituata al conocchio o al cestello di Minerva, ma,vergine,sopportò dure battaglie e a vincere i venti con la corsa dei piedi.”