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®
febbraio 2009
Anno 2 • Numero XXI
c&s
Nat Geo
documentario
del mondo
personaggi
Fetish Dea
soltanto per
la mia dea
j.axcome io comanda!
Intervista alla J.Ascia...
ed è subito Rap&Roll
musica
Tonino Carotone
Franco Califano
f r e e d o w n l o a d : m a k e a s k a s u w w w .i n s c e n a m a g .i t
2. PUBBLICITÀ
iNscena magazine
l’edit
oriale
Ma come si fa a non essere ottimisti?
Sembra ieri quando sul grande schermo apparve per la prima voltaThe
Truman Show. Divertente, pensai. Surreale e improponibile nella vita
reale ma divertente. Non avrei mai ipotizzato che tutto ciò sarebbe
divenuto realtà, sconvolgendo totalmente il nostro stile di vita, modifi-
cando in maniera probabilmente irreparabile il nostro modo di pensare
e le nostre ambizioni.Immaginate un mondo in cui chiunque può essere
osservato costantemente e diventare protagonista del magico mondo
dello show business senza saper far nulla.
Non serve più affinare il proprio talento, forse non serve più ave-
re talento. Siamo la generazione della gente comune. Carino direte.
Bukowski sosteneva: “attenti agli uomini comuni e alle donne comuni,
non volendo la solitudine cercheranno di distruggere tutto ciò che si
differenzia da loro stessi, non sapendo creare arte non capiranno l’arte,
non essendo in grado di amare pienamente crederanno il tuo amore
incompleto”.
Ma il mondo va avanti anche senza Hank, e il mercato senza geni o veri
artisti. È moralmente corretto censurare il buon Rocco che sponso-
rizza una marca di patatine ironizzando sulla sua esperienza in materia,
così come è altrettanto normale assistere in prima serata alle trombate
lampo fra Taricone e la biondina di cui nessuno ricorda più il nome. È
moralmente corretto censurare il Papa che avrebbe voluto parlare alla
Sapienza, così come è naturale sentire Vladimir Luxuria all’Isola dei Fa-
mosi gridare “auguri e figli trans” sempre in prima serata. La metamor-
fosi è avvenuta.Il danno è fatto.Dal Drive In al Grande Fratello,l’impor-
tante non è più Essere bensì apparire e possibilmente emulare senza
pensare troppo. Per rendere la metamorfosi più efficace non avrebbero
mai potuto fornirci modelli complicati e ricchi di talento: miti comuni
per gente comune! Come si fa a non essere ottimisti?
Andate e riproducetevi, fra le vostre drink card, i timbri sul polso che
perfettamente si sposano ai vostri tattoo tribali e privi di senso,fra i vo-
stri nomi in lista, fra i vostri pseudo cocktail serviti in comuni bicchieri
di plastica e fra le vostre pseudo strisce di qualche pseudo sostanza,
ballando sui decibel emessi da uno che tutto è tranne che musicista.Voi
siete i protagonisti di questo splendido e comune nuovo millennio.
Io vi saluto sfanculandovi cordialmente con il più comune dei disprezzi.
foto/dartpitax
del Ginaski
1/3: progetti grafici e comunicazione creativa per
la pubblicità ed il marketing.
1/3: editoria, produzioni, stampa di: libri, CD,
DVD, brouchure, leaflet, manifesti, locandine,
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1/3: produzione e postproduzione video.
A tutto questo aggiungete una spruzzatina di:
creazione loghi e marchi, realizzazione di imma-
gini aziendali ed organizzazione d’eventi.
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3. L a mu s i c a S k a , n a t a ve r-
s o l a f i n e d e g l i a n n i ’ 5 0
i n G i a m a i c a , m i x mu s i c a l e
t r a S o u l , R hy t h m a n d B l u e s ,
C a l i p s o e M e n t o, è u n g e -
n e re c h e s i c o n fe r m a a
p i e n o t i t o l o s e m p reve rd e .
I n t a n t i l o a s c o l t a n o e l o
ap p re z z a n o. I n I t a l i a s o n o
s e m p re p i ù i g r u p p i c h e s i
a c c o s t a n o a q u e s t a c u l t u -
r a , c h e s i fo n d a s u m e l o d i e
e r i t m i c h e d a l l ’ a n d a m e n t o
r i c o n o s c i b i l e e c o s t a n t e ,
t e s t i n e l l a m a g g i o r p a r t e
d e i c a s i r i b e l l i , m a s e m p re
f i l t r a t i d a u n a s o t t i l e i ro -
n i a e s a g a c i a .
A g r a n d e r i c h i e s t a , v i r i p ro p o n i a m o “ M a ke a S k a ” .
G i à e d i t o d a i N s c e n a m a g a -
z i n e n e l l ’ a go s t o 2 0 0 7 . C o m -
p i l a t i o n c h e h a i l p i a c e re d i
o s p i t a re d u e g r u p p i m o l t o
r ap p re s e n t a t i v i , G l i A r p i o -
n i fe a t u r i n g To n i n o C a ro -
t o n e ( p re s e n t e s u q u e s t o
nu m e ro c o n u n ’ i n t e r v i s t a
a p a g i n a 2 8 ) e i 4 G r a d i
B r i x , c h e s a r a n o c ap a c i d i
re g a l a r v i m o m e n t i d i s c a n -
z o n a t a s p e n s i e r a t e z z a e d i
p ro fo n d a r i f l e s s i o n e s o c i a -
l e l a dd ove c i s i s o f fe r m a s s e
a l l ’ a s c o l t o d e i t e s t i .
N i c k B a d o i l
Se sei un musicista, un regista, un fotografo, uno
scrittore,un poeta,un pittore e hai una tua ope-
ra da far conoscere,inviala alla nostra redazione.
Se il tuo lavoro sarà ritenuto interessante, potrà
essere pubblicato nell’allegato mensile,introdot-
to da una appropriata recensione.
Invia il materiale, corredato da un breve curriculum, a:
Farandula s.a.s. (uff. casting)
Via Pasquale Andiloro, 41/G
89128 Reggio Calabria
Tel e fax 0965/29828
oppure invia una mail a: inscena@farandula.it
In allegato
l’omaggio di iNscena
Make a Ska
Una Storia Disonesta
(special guest Stefano Rosso) (P) (C) 2007 Alternative/Venus
Malacabeza
(P) (C) 2007 Alternative/Venus
Casco Ska
(P) (C) 2007 Ed. Farandula
44 RAM
(P) (C) 2007 Ed. Farandula
Tranquilla
(P) (C) 2007 Ed. Farandula
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DI FEBBRAIO 2009
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4. ®
iNscena magazine gennaio 2009 anno 2 numero XX
Mensile di arte, musica, spettacolo, costume e società
registrato alTribunale di Reggio Calabria aut. N.5 del 19/03/07
Pubblicazione venduta in abbinamento editoriale con:
rivista + allegato € 1,50 con Gazzetta del sud € 2,50
Direttore responsabile:Antonio Polistena
Art director: Dario Pitarella
d.pitarella@farandula.it
Segreteria di redazione: Francesca Romana Galluzzo
Redazione: via Pasquale Andiloro 41/g · 89128 Reggio Calabria
tel e fax 0965.29828 - inscena@farandula.it
Hanno collaborato a questo numero
Testi: Valeria Ligato Grafica: Ciro Schiavetti Illustrazioni: Meltedman
Vignette: Reggio Comix
e inoltre: Simonetta Caminiti, Cerbero,Alejandro Dago, DG,Antonio Federico,
Natascia Gargano, Il Ginaski,Yan Hassermann,Valeria Ligato, FranTz G. Needermayer,
Gino Pitaro, Francesca Pugliese, Domenica Puleio, Italo Rizzo, Gianluca Schinaia,
Pino Scotto,A. Shuthole, S.La.M. project, FrancescoVillari, MagoVarenne.
Tema del mese: La Metamorfosi
Editore: Farandula s.a.s.
via Pasquale Andiloro 41/g · 89128 Reggio Calabria
tel 0965.29828 - info@farandula.it
Progetto grafico: Officine Farandula
Pubblicità: Publikompass s.p.a.
Messina ·Via Uberto Bonino, 15/C - tel 090.65084.11 - fax 090.2930771
Reggio Calabria ·Via Diana, 3 - tel 0965.24478-9 - fax 0965.20516
Catanzaro ·Via M. Greco, 78 - tel 0961.724090-725129 - fax 0961.744317
Cosenza ·Via Monte Santo, 39 - tel 0984.72527-8 - fax 0984.72538
Stampa: Grafiche Femia srl
strada Pantano - Marina di Gioiosa Ionica - tel 0964.412848
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte della rivista e dell’allegato può essere riprodotta in qualsiasi
forma senza l’autorizzazione scritta dell’editore. È vietata la vendita dell’allegato (Ed. Farandula).
Questo periodico è associato alla
Unione Stampa Periodica Italiana
Officin£
e d i z i o n i e p r o d u z i o n i
lo scotto
da pagare
La nuova rubrica
di iNscena magazine
a cura di Pino Scotto.
Invia la tua opinione a pinoscotto@inscenamag.it
Sommario
l’editoriale 03
in allegato 04
ritratti 11
brevemente flash 12
comix 16
cinque pezzi facili 41
g.audio 42
usi e abusi 44
un giorno dopo l’altro
lo scotto da pagare 46
dillo a pino scotto
parole accese 61
round midnight 63
fintoonesia 65
nobody from fintoonesia
candomblè 67
della metamorfosi
in proiezione 69
elevator 72
brevemente post 73
la ragazza che viene dal passato
l’oroscopo 74
di febbraio
Rubriche
Servizi
19 glocal
movimenti e fermenti urbani
26 musica
lord bishop rocks
è un mondo difficile
liberi tutti
raproll
storia di un califfo
48 cs
nat geo documentario del mondo
54 ac
reggio calabria città aperta
56 coito ergo sum
soltanto per la mia dea
70 moda
essere dandy
5. iNscena magazine
32
liberi tutti
quando la musica nasce in carcere
Qui non troverete fighetti da palcoscenico che giocano
a fare i gangsta. qui non vedrete catenoni d’oro e oversize
che spesso costano più del vostro cellulare.
è un mondo
difficile!
tonino carotone
Intervista ad Antonio de la
Cuesta, meglio conosciuto
come Tonino Carotone,
diventato famoso in tutto il
mondo per il suo “me cago en
el amor”.
lord bishop rocks
change the world...
Lord Bishop Rocks from New York
city live al c.s.o.a. “A. Cartella”!
come dice un tipo da una locandina a
fianco: “what else?”
essere dandy
non chiamatela moda
Gli esseri umani si vestono per
coprirsi, le donne per esibirsi, i
Dandy per distinguersi.
70
fetishdea
soltanto per la mia dea
Si definisce una manipolatrice, una
figura di cui l’uomo ha timore, ma della
quale l’uomo non può fare a meno.
franco califano
storia di un califfo
Cosa chiedere ad un artista
che ha composto più di mille
canzoni, che si è fatto le donne più
sexy del mondo e che ha collezio-
nato successi intervallati anche da
fatti di cronaca noti ha tutti?
2628
38
56
Sommario
febbraio 09
46
34come io comanda
intervista a j.ax
Paradossale, ironico con punte di sarcasmo, incazzato,
reale e attento alle esigenze e violenze di un mondo
occidentale che sempre più ci alimenta e ci intossica.
RapRoll è la nuova fatica discografica della J.Ascia.
reggio calabria
città aperta
La città di Reggio Calabria è il pal-
coscenico in cui è stata ospitata la
massima carica della Stato: il Presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano.
54
nat geo
documentario del mondo
Quando tutti i continenti sono stati scoperti
la ricerca deve esplorare i linguaggi dei popo-
li. Intervista esclusiva con Simona Biglino,
director dei canali National Geographic.
48lo scotto da pagare
dillo a pino scotto
Secondo appuntamento con la rubrica mensile
a cura del grande Pino Scotto. Il rock visto
attraverso i suoi occhi e le sue esperienze.
6. PUBBLICITÀ
ritratti
J
metamorfosi
Nel 399 a.C. una rivoluzionaria metamorfosi si imbatteva su Atene: crollava
la polis. Alcuni intellettuali laici finalmente capivano la vera essenza delle
cose, distruggevano i preconcetti arcaici, predicavano il progresso contro la
tradizione! Nel 399 a.C. ad Atene era metamorfosi: veniva ucciso Socrate e i
laici si chiamavano Sofisti.
iNscena magazine 11
1/3: progetti grafici e comunicazione creativa per
la pubblicità ed il marketing.
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DVD, brouchure, leaflet, manifesti, locandine,
biglietti da visita.
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7. flash
brevemente
12 iNscena magazine
a cura di Domenica Puleio
christina aguilera
alle prese con la sua
“nuova” passione per la moda
La fashionmania oramai ha contagiato il mondo delle
celebrity, sempre più interessate a trasformarsi in stiliste di
grido. Ed è il turno di Christina Aguilera, che già aveva dato un
assaggio ai suoi fan creando alcune scarpe di tendenza. Si vocifera,
infatti, che la cantante sia in trattative con Sir Philip Green, proprie-
tario di Topshop, per creare una linea di abbigliamento tutta sua. Il
marchio ha tra le sue fila anche un’altra super famosa, Kate
Moss, con la sua griffe. Staremo a vedere per
l a moda autunno- inverno 2010.
iNscena magazine 13
in vendita
“pattinson” a
grandezza naturale
Dilaga la “Pattison” mania che sembra aver man-
dato in tilt giovani e meno giovani americane ed eu-
ropee. Arriva per tutte le amanti
feticiste e appassionate dei gadgets
no limits, la statuetta snodabile a
grandezza naturale di Robert Pat-
tinson, alias il “bellissimo” vam-
piro Edward Cullen, nonché fugace
apparizione nella fortunata serie
“Harry Potter”. L’action-figure
form costa 16 dollari e 99 ed
è corredata da una maglietta
button-down blu, jeans e
una giacca da mari-
naio grigia.
toni,gattuso
ed amauri i piu’
sexy ed appetibili
Ma come abbiamo fatto a non accorgecene prima? Se-
condo un recente sondaggio “tutto italiano” per le donne del
Bel Paese gli uomini più sexy e più graditi, restano sempre
i calciatori. E, tra tutti, a
spiccare il volo nella gradua-
toria della “sexycità” sono
Toni, Gattuso ed Amauri,
anzi, addirittura, per qual-
cuno Luca Toni sarebbe
oltremodo più sexy e
più appetibile di
Beckham… De
gustibus.
lourdes maria
ciccone
da grande si dedicherà
alla recitazione
14 anni, nata dalla relazione
della popstar Madonna con il
ballerino Carlos Leon, si è appena
iscritta alla Manhattan’s Professional
Children’s School. Sembra avercelo nel
sangue il sogno del successo, forse per-
ché geneticamente figlia di sua madre
o forse perché la natura generosa ha
donato parecchio talento a casa Cic-
cone, fatto sta che la piccola Lourdes
ha potuto scegliere di frequentare un
istituto per giovani attori in cui
hanno studiato stelle del cine-
ma come Scarlett Johansson,
Macaulay Culkin e Sarah
Jessica Parker.
peter gabriel
favorevole ad una “com-
pleta” riunione dei genesis
Aria nostalgica e da bel tenebroso; no, non è soltanto una defini-
zione è proprio l’atmosfera che si respira in questi giorni a “casa Peter
Gabriel”: l’artista che vanta una carriera professionale di tutto rispetto,
sembra aver recentemente dichiarato di “non aver nulla in contrario ad una
completa riunione dei Genesis”, includendo, ovvia-
mente anche se stesso nel gruppo di Phil Collins,
Mike Rutherford e Tony Banks in cui, fino al
1975, è stato cantante. L’affermazione arriva
esattamente ad un anno e mezzo di distanza
dal ritorno dei suoi ex compagni di avven-
tura e risulta essere in netto contrasto con
le precedenti dichiarazioni dell’artista che,
in occasione della tournèe mondiale del-
la band, nel 2007, aveva detto di non
essere interessato ad un possibile riav-
vicinamento, seppur lieto della
rinnovata unione del
suo ex gruppo.
8. flash
brevemente
14 iNscena magazine
a cura di Valeria Ligato
usa
decisioni importanti
Dopo aver scelto un italo americano come capo
della CIA, Obama e collaboratori sono pronti ad af-
frontare quella che il neo-Presidente stesso ha decretato
come “una scelta più difficile di quella del Responsabile del
Commercio”: stiamo parlando del cane presidenziale, che sarà
sicuramente di taglia
media e prelevato da
un canile. Sulla razza,
l’incertezza è tra la-
bradoodle - incrocio
tra barboncino e
labrador - o Por-
toguese water
hound.
notorius
il film verità
A 12 anni dalla sua scomparsa, il vuoto la-
sciato da Christopher Fallace alias Notorius B.i.g.,
si sente ancora. Il film
che arriverà nelle nostre
sale a partire dalla pros-
sima primavera, ripercor-
rerà la sua vita e la sua
musica, grazie al prezio-
so contributo di artisti
come P. Diddy e della
mamma di Big, che
ha partecipato alla
sceneggiatura.
morta per...
lo shopping!
Si chiamava Joan Cucanne, l’adorabile nonnina
shopping victim che è rimasta sepolta e intrappolata
dall’enorme mole di roba
che aveva accumulato in
16 anni di acquisti sfrenati.
Per ritrovarla, i poliziotti
hanno dovuto per 2 giorni
farsi largo a fatica tra
“gadget, vestiti, ombrelli,
candele,ornamenti,vasi,
molti nuovi di zecca”
- come riporta il
Daily Mail.
iNscena magazine 15
tetris
terapia
Forse per il suo inventore - Aleksej Pažitnov - il
Tetris era solamente un gioco, ma secondo recenti
studi dell’università di
Oxford, è capace di ridurre
gli effetti legati ad uno shock
subìto (purchè il trauma e l’at-
tività si svolgano in un breve
lasso di tempo): grazie all’at-
tività di “riordino”, infatti,
i mattoncini occuperebbero
gli spazi della nostra
mente occupati dai
flashback trau-
matici.
wikigp
cultura hard
Animati da un forte spirito enciclopedico, è venuto
in mente ad alcuni brasiliani di clonare la famosa en-
ciclopedia libera Wikipedia
- con tanto di grafica e impo-
stazione identica - ma con uno
scopo decisamente diverso: quel-
lo di catalogare minuziosamente
più di 500 prostitute brasiliane
e informare sui servizi da cia-
scuna offerti, con tanto di link
alle loro pagine personali. Il
sito, ancora in fase di svi-
luppo, ha contato più di
60 mila contatti nei
primi due gior-
ni.
10. PUBBLICITÀ
“Metamorfosi, demoni torpedine mi attaccano...”
glocalMovimenti e fermenti urbani
g
forse oggi
Sergio Caputo avrebbe scritto “lesbiche mi lasciano” segno di nuove realtà quotidiane rappresentate dai
Deluded by Lesbian. Metamorfosi dei rapporti sentimentali, dei rapporti umani ma anche della rappresen-
tazione dell’arte che con varie forme è creata da Nick Nicolosi nella sempre più dinamica Catania.
Anche questo mese uno spaccato di realtà creativa locale che, influenzata dalla metamorfosi globale a volte
la segue, a volte la stravolge, a volte ci si conforma.
E fate attenzione: un giorno potrebbe accadere anche a voi di essere lasciati dalla vostra ragazza perchè se
ne va con un’altra!
solo su
inscenamag.it
analisidillo a laura
la nuova rubrica di inscena magazine
a cura e di
Laura
Panerai
Laureata in psicologia, esibizionista al punto giusto e a dir poco esuberante, un vulcano di emozioni, tanta spontaneità
e altrettanta voglia di stupire e di vivere la vita senza “se” e senza “ma”. Stiamo parlando di Laura Panerai, italianis-
sima (lei ci tiene a sottolinearlo), attrice hard e con sei film alle spalle (la prima volta di Laura Panerai - In due Per
Me - Triangoli Proibiti - Anima Selvaggia - In due per Me vol.2 - Dietro da impazzire - Il ritorno di Laura Panerai).
“Francamente mi sento la regina del pompino. Come Freud preferisco la fase orale. La bocca è un simbolo. La donna
vera si vede da questo, se non ama fare il pompino di conseguenza non le piace fare sesso”.
Laura Panerai risponderà personalmente a tutte le vostre domande
riguardanti sesso, relazioni e come affrontare serenamente
il rapporto con la vostra intimità.
Scrivi a laurapanerai@inscenamag.it
Scrivi a laurapanerai@inscenamag.it
11. 20 iNscena magazine
I
l caso a volte incide nella vita
di una persona… ma lasciati
da tre lesbiche…
FK: «Nella vita c’è un giorno in
cui ti ritrovi abbandonato da una
ragazza che ti dice di amare un’
altra e il giorno dopo finisci in una
sala prove, con altri due cazzoni a
spaccarti le orecchie. Neanche la
band era nata di proposito, ma poi
una canzone tira l’altra e ci siamo
innamorati… della musica, non
tra di noi… Grazie alle tre lesbiche
oggi siamo, per così dire, ottimi
amici. Alla fine i conti tornano…
Dio! Più o meno…».
Il vostro è un mix di suoni ma-
landati ed inconsapevolezza
coscienziosa... Raccontatemi
della nascita di The Impor-
tance of Being Ignorant.
LO: «Ti riferisci al suono della
Gibson SG suonata su Nobody
Knows? Bello, malandato… come
quella chitarra del ’63. Quanto
all’inconsapevolezza ce n’è tanta, a
partire proprio da quella chitarra,
che appartiene a Luca, il tecnico
del Godz Studio dove abbiamo re-
gistrato. Era lì ed abbiamo deciso
di utilizzarla al posto della mia».
FK: «Puoi anche togliere il “co-
scienziosa”».
LB: «Il nostro suono è inconsape-
vole. Siamo partiti senza una linea
da seguire. Abbiamo attaccato i
cavi e iniziato a vedere cosa tira-
vamo fuori…».
LO: «Forse il primo segno di
consapevolezza lo abbiamo avuto
quando abbiamo pensato a The
Importance of Being Ignorant. È
stata la prima volta in cui abbiamo
voluto fotografare un momento e
nel titolo c’è proprio tutto lo spiri-
to di quel momento».
FK: «…ore ed ore dentro la mac-
china per decidere il titolo. Le
cose migliori vengono quando stai
pensando ad altro, quando non ti
aggrovigli troppo su una cosa. È
venuta fuori una citazione a dir
poco geniale. Cioè non solo l’im-
portanza di essere franco, onesto,
ma proprio l’importanza di essere
ignorante! Che a nostro modo è la
via per essere onesti. L’ignoranza
per noi è essere semplici, musical-
mente parlando, senza fronzoli.
Insomma roccheroll!».
Se ne parla sempre e non si ri-
solve mai… la scena musicale
italiana è più scena che oscena?
LB: «Io ho risolto: la questione è
che dipende da cosa intendi per
“scena italiana”. Se è quella oscena
per la quale siamo famosi in tutto
il mondo oppure è il circuito al-
ternativo/indipendente. Suonare
a Milano è un privilegio perché
molto della scena indipendente
passa da qui. Negli anni ’90 guar-
davamo festival come Sonoria in-
collati agli schermi di Videomusic.
Oggi c’è il Miami che rappresenta
il circuito italiano delle etichette
indipendenti. Poi c’è il Mei…».
FK: «C’è molto ricambio, giusto
da un lato perché vedi tante band
emergenti, ma mi preoccupa per-
ché da un anno all’altro band va-
lide, cito i Fine Before You Came,
spariscono...».
Mi ha colpito il titolo di un vo-
stro brano… Con Crystal Balls
ci puoi giocare?
LO:«Certo,bastachenonlerompi!».
FK: «Se vuoi una metafora è la
voglia di guardare lontano, nel fu-
turo, di proiettarsi avanti ed essere
però frenati da qualcosa…».
LB: «Alla fine a volte non riesci a
guardare avanti perché qualcosa, o
QUALCUNA, ti… “rompe le palle
di cristallo”».
LO: «A noi è successo, non so se
intendi...».
∙Francesco Villari
glocalMovimenti e fermenti urbani
g
Q
ualcosa che ti spinge… mentre sei sull’orlo del preci-
pizio… qualcosa che ti colpisce alle spalle… qualcosa
che magari affonda nella tua schiena… o in tutte e tre
quelle di Laura O’Clock, Lara Brixen e Federica Knox.
Sotto a chi tocca!
Deluded by lesbian
L’inganno è dietro l’angolo
iNscena magazine 21
12. 22 iNscena magazine iNscena magazine 23
L
egato ad Alexia Murray (attri-
ce americana), depositario di
un background instancabile
che arriva alla musica: Nick Nico-
losi si racconta in esclusiva…
Esperienza d’attore trasversale:
tv, cinema, teatro. Il teatro sem-
brerebbe meglio riflettere la tua
formazione. Vale lo stesso per la
tua sensibilità?
«Direi di sì! Anche se il mio “esse-
re attore” è uguale in tutte e tre le
forme. Il teatro dà più spazio per
un autore/attore di esprimersi. Nel
teatro sei diverso ogni sera, il con-
tatto con il pubblico è più sincero,
sei lì in balia dell’energia. La televi-
sione ed il cinema richiedono più
sforzo. La tv si potrebbe fare con
molta più qualità di quella che si fa
adesso. Mentre il cinema è magia;
certo in Italia si fa fatica, si fanno
pochi film, sempre con le stesse
facce, poco lavoro sul carattere del
personaggio. Ad ogni modo anche
mentre si lavora sul set il rapporto
con il pubblico esiste: è un pub-
blico speciale, sono tutti i tecnici
attorno alla cinepresa. Un segno
d’approvazione da parte loro è
molto importante, ne vedono tan-
ti sanno come funziona».
Hai una predilezione per qual-
cuno dei ruoli interpretati?
«Amo molto la commedia ed an-
che quando il ruolo è drammatico
cerco sempre di non prendermi sul
serio. Ricordo con piacere in teatro
il mio ruolo di Block, l’impiegato
“topo” de Il Processo di Kafka, lì
capì meglio il rapporto tra le due
vis (comica e drammatica) dentro
di me. I ruoli che prediligo sono
quelli che comunicano qualcosa,
che vivono di pensieri dietro le
battute…».
Per Singles sei stato anche
traduttore. L’arte drammatica
rende bravi con le parole, an-
che? Alimenta la vicinanza al
gusto del pubblico, a quello che
nel logos del copione, il pub-
blico può apprezzare di più?
«Per me la sincerità nei confronti
del pubblico è molto importan-
te. Non amo il testo o la battuta
“paracula” per ingraziarmi il pub-
blico. Quindi non è importante
assecondare il gusto del pubblico
ma rendere il mio gusto o stile in
maniera diretta così che la per-
sona con cui sto comunicando si
senta coinvolta e possa seguirmi
in maniera semplice senza troppi
intellettualismi e senza le vertigi-
nose cadute di stile, come nel caso
di certa commedia».
Infine la musica. Tre aggettivi
per qualificare il tuo rapporto
con questo mondo. E… cosa
rappresenta oggi per te?
«Vitale. Sadomaso. Imprescindi-
bile. La musica per me è tutto, lo
stadio più alto della libertà espres-
siva. Basta a se stessa! Io suono
d’istinto: non ho nessuna tecnica
né teoria alle spalle, mi abbando-
no alla musica e se arriva il giusto
vento si vola».
∙Simonetta Caminiti
iNcittà
glocalMovimenti e fermenti urbani
g
T
erra di camaleonti DOC, di ironico “scandaglio dell’anima”, la
Sicilia di Pirandello continua a fare ottimi lavori. Nick Nicolo-
si (Catania, 1969) è oggi attore prevalentemente di teatro e sul
territorio romano; ha preso parte a qualche fiction italiana (quel-
la buona…) e ben conosce anche le messe in opera sul grande
schermo nostrano.
Nick Nicolosi
Giù la maschera!
14. 26 iNscena magazine iNscena magazine 27
musica
testo FranTz G. Needermayer
Change the world with rock and roll!
Lord BishopRocks
metti che una sera, una di quelle fredde serate invernali,
il tempo sia clemente e che tra i programmi di una città implosa sotto
gli avvolgenti richiami dello shopping natalizio ci sia una locandina
non proprio dominante: lord bishop rocks from new york city
16/12/2008 live al c.s.o.a. “a. cartella”!
come dice un tipo da una locandina a fianco: “what else?”
P
er tutti coloro che “Non succede mai niente!” e/o “Non
c’è mai niente da fare!”. Per gli amanti della questione sul
significato della parola cultura e per quelli che castrano i
discorsi (e talvolta anche gli interlocutori) confondendola
con la parola intrattenimento.
È
il tempo delle vetrine luccicanti e delle palle
appese ai rami di un albero che della sua natura
mantiene ben poco. In attesa di un Babbo Na-
tale falso mi rifugio senza pensarci al C.S.O.A. “A.
Cartella” per un’altra di quelle importanti iniziative
del collettivo. Arrivo in tempo per ascoltare l’essen-
ziale soundcheck della band di colui che si definisce
“The King of Sex Rock”: Lord Bishop! È l’uomo che
partendo da NYC è riuscito a mescolare tra le note
della sua musica tutto ciò che la Storia del Rock (S
ed R maiuscole, si…) gli ha saputo trasmettere. Gen-
te seria, Lord Bishop. E con lui gli altri due membri
che compongono oggi la band: Professor Groove,
bassista, e Texas, batterista, impegnati nel Sex Rock
Reflection Tour 2008/09. Chiacchieriamo: «Obama
è un brav’uomo ma la politica mondiale è a un bivio.
Stanno succedendo talmente tante cose e siamo
di fronte a talmente tanti problemi che ci sarà da
intervenire in maniera intelligente. È un’immagine
che gli Stati Uniti hanno cercato di supportare dopo
la fallimentare presidenza Bush. Sono certo che farà
del suo meglio ma non è corretto pensare che da
qui ad una settimana si possano ritirare le truppe
coinvolte dai conflitti in Iraq ed in Afghanistan, è
una cosa molto più complicata…». Non si nascon-
de dietro un dito, il Lord. Parla della sua musica:
«Non c’è niente di meglio che poter esprimere la
propria passione tra i tasti di una chitarra, riuscire
a comunicare attraverso le sue corde». Le sue parole
mi risultano ancora più convincenti non appena sul
palco comincia ad intonare le note di Symptoms of
the Stone, dall’ultimo Sex Rock Reflection. I brani
si susseguono con un cadenzarsi di reminiscenze
che abbracciano il funk di James Brown e l’impatto
di Danko Jones. Un omaggio a Jimi Hendrix (Hey
Joe) ed uno ai Doors (Break on Through eseguita a
velocità pericolosamente elevata) oltre l’inaspettata
Seven Nation Army(«Èungranpezzo,anchesesap-
piamo che in Italia è stato reinterpretato e riassunto
in uno stupido po popo popopo po…» mi dirà a fine
concerto). Pesca da tutta la discografia (sono 10 le
pubblicazioni del Lord dal 1999 ad oggi) e sfinito si
lancia in un riff che sembrerebbe sconnesso ma è
intonato alle sue parole «It’s just a Rock and Roll…
Revolution». Sudore e soddisfazione mentre ringra-
zia tutti i presenti per quella che è «Una serata che
resterànelmiocuore».Lanciauncdperariaedilpiù
lesto avrà anche la soddisfazione di esserselo guada-
gnato. Due bis, acclamatissimi, dopo quasi un ora e
mezza di concerto. Poi, la musica si ferma. I visi sod-
disfatti sono l’altra faccia della medaglia di una città
che stenta a riconoscere quanto nel suo potenziale.
Un ultimo cicchetto alla salute dei tre Lord Bishop
Rocks. Possano i demoni del Rock tener per buone
le sue parole e le loro intenzioni. Possano quindi
supportarli nella loro rivoluzionaria intenzione!
∙
Molto di più
sulla band
e sulle date
dell’infinito tour
si possono trovare
tra le maglie
della rete:
lordbishop.org
e myspace.com/
lordbishop
15. 28 iNscena magazine iNscena magazine 29
È un mondo
difficile!
antonio de la cuesta, meglio conosciuto come tonino carotone,
diventato famoso in tutto il mondo per il suo “me cago en el amor”.
testo Alejandro Dago
A
rtista eclettico, innamorato della cultura
cantautorale italiana anni ’60, impegnato
non solo sul fronte artistico ma anche poli-
tico. A poche settimane dall’uscita del suo nuovo
lavoro discografico Ciao Mortali, che vede la par-
tecipazione di artisti come Manu Chao e Gogol
Bordello, siamo riusciti a chiaccherare in perfetto
itañolo con il maestro dell’ora brava.
Tu hai lavorato più volte con artisti italiani,
ricordo la tua collaborazione con il gruppo
Ska gli Arpioni e sei stato ospite di Adriano
Celentano. So che sei affascinato dalla cul-
tura musicale italiana: cosa ti ha portato ad
avvicinarti a questo stile di musica?
«Non saprei, io mi sono sempre ispirato a cantan-
ti come Mina, Celentano, Carosone, Gino Paoli,
Buscaglione, Domenico Modugno, in generale
a tutti quegli artisti che facevano un genere di
musica che ormai non si fa più. Quella varietà
musicale che c’era prima, la canzone d’autore.
Ascoltando la musica del passato si possono sco-
prire tantissime cose interessanti, cosa che invece
attualmente non si potrebbe fare. Questo genere
di musica mi ha ispirato e ha condizionato anche
il mio modo di interpretare la musica».
Quindi meglio guardare al passato?
«Credo sia meglio per me. Io mi considero ab-
bastanza romantico e quindi mi viene più facile
guardare al passato».
MiparlideltuoincontroconRenatoCarosone?
«Carosone ha composto centinaia di canzoni e
per fortuna anche in Spagna arrivavano i brani di
questo grande maestro. Io cantavo nei bar e mi
piaceva interpretare le sue canzoni, nonostante
non capissi le parole e a volte le inventassi. Poi
ho avuto la possibilità di incidere una versione di
Tu vuo’ fà l’americano con lui, ho avuto modo di
visitare casa sua e vedere i suoi dipinti conoscen-
do la sua arte e anche un po’ della sua intimità.
Sono stato premiato recentemente con il premio
Carosone a Napoli e per me è stata un’emozione
grandissima, lo considero un grande regalo».
Molti ti conoscono per la tua musica, ma pochi
sono a conoscenza del tuo impegno politico. In
passato sei stato in carcere per aver aderito al
movimento “collettivo per l’insumision”. Ti va
di parlarne?
«Come no. Sono stato un anno in carcere per
una battaglia a mio avviso positiva. Quando in
Spagna il servizio di leva era obbligatorio molti
Incontro con il Maestro dell’ora Brava.
musica
16. iNscena magazine 31
PUBBLICITÀ
«Non ci si difende
con le armi
come fanno gli
americani. mi sento
onorato di essere
stato incarcerato
per aver difeso le
mie idee».
come me decisero di disertare, convinti del fatto
che l’opzione militarista non sia la risoluzione
ai problemi del mondo. Non ci si difende con
le armi, come ad esempio fanno gli americani
per difendere il capitalismo. Io mi sento ono-
rato di essere stato incarcerato per aver difeso
le mie idee, sono entrato in cella a testa alta e
ne sono uscito con la testa ancora più alta!».
Rimanendo su temi socio-politici, che dif-
ferenza trovi fra la Spagna post Zapatero e
l’Italia che tu conosci?
«Be’, se pensi a quello che era la Spagna qualche
anno fa sotto la guida di Aznar – che io consi-
dero un criminale di guerra per i reati che ha
commesso – sicuramente l’avvento di Zapatero
rappresenta un grande passo avanti. In Italia il
problema grandissimo è che il Vaticano è “den-
tro” allo Stato. Lo Stato italiano è una repubblica
che dovrebbe essere laica. Credo che l’Italia abbia
un problema con questo capo di Stato».
Tu parli di libertà, ma non ti sembra para-
dossale che Zapatero parli di uguaglianza e
parità sociale e poi debba fare capo a un Re e
ad uno stato monarchico?
«Si certo, in tutti gli stati ci sono delle contrad-
dizioni, e in Spagna ancora c’è tanta paura, dopo
tanti anni di fascismo non si ha il coraggio di
effettuare un vero e proprio cambiamento. Vi-
viamo in una società consumista che tende ad
andare a discapito di altri valori politici. È un po’
come quello che accade da voi in Italia, società
consumista e capitalista, dove credo si stia tor-
nando indietro nella storia, cercando di cambiare
il processo storico costituzionale basato sull’an-
tifascismo».
Riguardo all’ETA, che opinione hai in merito?
«Nella Spagna post-Franchista ci sono tanti er-
rori che ancora sono rimasti irrisolti. Quando
finalmente si darà al popolo Basco la possibilità
di scegliere liberamente e fare un processo demo-
cratico terminerà la lotta armata. Ma purtroppo
è un problema infinito che non interessa davvero
allo Stato spagnolo e alla monarchia».
In Italia è stato recentemente pubblicato dal-
la casa editrice Chinaski un libro intitolato
“Il maestro dell’ora Brava”, scritto da Federico
Traversa, che racconta la tua storia offrendo
uno scorcio della tua vita privata…
(mi interrompe, nda) «Sono molto felice della
realizzazione di questo libro, Federico ha vis-
suto a contatto con me per otto mesi: siamo
stati a Barcelona, Pamplona, un po’ in tour per
il mondo, riuscendo a tirar fuori una parte
di me che va oltre l’aspetto musicale e com-
merciale. Ho potuto parlare liberamente della
mia vita, raccontando cose che non si cono-
scevano e oltretutto ci siamo divertiti tanto».
“È un mondo difficile”, cosa fare per renderlo
meno complicato?
«Dovremmo guardare un po’ ciò che ci circonda
ed essere più partecipi. Dovremmo abbattere il
concetto di differenza sociale, cercare l’uguaglian-
za. Evitare l’isolamento. Guardare un po’ di più e
costruire una società meno spaventata».
∙
17. 32 iNscena magazine iNscena magazine 33
Liberi tutti.San Vittore: quando la musica nasce in carcere,
ritrova la sua essenza più pulita
lasciate ogni speranza o voi ch’entrate:
qui non troverete fighetti da palcoscenico che giocano
a fare i gangsta. qui non vedrete catenoni d’oro e oversize
che spesso costano più del vostro cellulare.
testo Gianluca Schinaia
con la collaborazione di Natascia Gargano
N
o, ragazzi, questa è la realtà e “non c’è dentro, non c’è fuori,
solomusica,solocuori”,comehascrittol’annoscorsoFrankie
Hi-NRG su un muro di San Vittore, il carcere di Milano, il
luogo dove oggi vi ha portato Inscena.
Q
ui da 14 anni Alejandro Jarai, musicista
argentino e psicologo, ha creato VLP
(“Vale la pena”), un laboratorio musicale
che Jarai coordina da 14 anni nella casa circonda-
riale del carcere. Non è poco: mentre San Vittore
scoppia (1400 detenuti quando la capienza è per
800) e la crisi si fa sentire (non ci sono abbastanza
soldi neanche per i pasti dei carcerati), qui è nato
Angeli di Sabbia, il primo cd in Italia registrato in-
teramente all’interno della sala prove del carcere.
La cella 17 al terzo raggio è lo studio di registrazio-
ne in cui si lavora per 20 ore alla settimana. E gli
autori del cd sono tutti detenuti. Come Giovanni,
bassista: «Cerco di suonare tutto il giorno, dove
vuoi che vada?» ironizza. «Da piccolo – continua
– ho fatto il conservatorio, ora grazie ad Alejandro
ho ricominciato a suonare». O Pedro, ragazzo del-
l’Ecuador, «grazie al rap ho avuto la possibilità di
rimettermi in piedi». I visi dei musicisti esprimono
senza finzioni la vita di strada: la maggior parte di
loro è in carcere per spaccio o per reati legati alla
droga e quindi molti ragazzi hanno visi già vecchi,
denti marci, cicatrici, occhiaie profonde. Tra di
loro, “Fiamba”, milanese quarantenne. «All’inizio
ho risposto a Jarai che doveva farsi un giro – rac-
conta con un forte accentino meneghino – poi lui
ha insistito ed è nata Chicco di riso, una canzone
per mio figlio».
Angeli di Sabbia è un lavoro che non dovrebbe
essere considerato per la sua genesi alternativa,
ma per la qualità del prodotto. La traccia Tiempo,
che apre il cd, è un flusso hip-hop latino, con un
beat potente e delle voci che ricordano i cubani
Orishas: un pezzo che potrebbe tranquillamente
spopolare nelle hit-list nostrane. From the hood
e Spitting fire sono brani che ricordano la ritmica
ruvida dell’East Coast americana, l’hip-hop dei
Gravediggaz, per intenderci. Ma ci sono anche
pezzi di musica leggera, come il sopracitato Chicco
di riso, che risultano qualitativamente apprezzabili
più di un qualsiasi Paolo Meneguzzi. E al cd, pro-
dotto con l’aiuto della Provincia di Milano, hanno
collaborato pesi massimi come Roy Paci e Frankie
Hi-NRG. «Questi sono dei veri e propri professio-
nisti – conferma Frankie –. Bisogna andare fuori
dalla logica del “poverino, lo ha realizzato in car-
cere”. Stiamo parlando di un disco di qualità, che
dovrebbe fare muovere i culi prima ancora che i
cuori degli italiani». E chi si prenderà la briga di
ascoltare Angeli di sabbia si pulisca le orecchie,
perché questa è musica libera e, soprattutto, “rob-
ba che spacca”.
∙
«Stiamo parlando
di un disco di
qualità, che
dovrebbe fare
muovere i culi
prima ancora
che i cuori degli
italiani».
(Frankie Hi-nrg)
musica
foto | Roby Schirer - San Vittore, Custodiscili
18. 34 iNscena magazine iNscena magazine 35
musica
musica
personaggi
Rap
RollBenvenuti nel neorealismo
se per un artista la cosa
più importante è avere credibilità,
è altrettanto fondamentale
trovare la propria dimensione
e stabilità musicale.
testo Il Ginaski
J
.Ax è un musicista che indubbiamente di
credibilità ne ha da vendere e con questo suo
nuovo lavoro pare abbia ritrovato la dimen-
sione che meglio possa esprimere il suo Io arti-
stico più vero. Paradossale, ironico con punte di
sarcasmo, incazzato, reale e attento alle esigenze
e violenze di un mondo occidentale che sempre
più ci alimenta e ci intossica, RapRoll è la nuova
fatica discografica della J.Ascia.
La nuova scena musicale made in Milano non è
mai stata, forse, così neorelista e accesa.
Un disco che sicuramente sarà apprezzato da chi
si è da poco avvicinato alla musica di Ax e che
farà riavvicinare tutti quelli che avevano preso le
distanze dopo la sua netta svolta Rock nel 2000.
Nel brano RapRoll lo stesso autore ci tiene a
precisare: “non chiedete cos’è questo suono ai
giornalisti, è come chiedere a un prete come si
fanno i figli”.
Inizio col dirti che non sono un giornalista e che
adifferenzadeipretisobenecomesifannoifigli.
(ride,nda) «Questa frase la pagherò cara. È una
steccata ai giornalisti musicali che conoscono la
teoria ma non la pratica».
Il tema di questo mese è la metamorfosi.
Quanto siamo cambiati negli ultimi dieci
anni? Siamo diventati una sorta di Repubbli-
ca di Corona Paris Hilton?
«Secondo me non siamo cambiati solo noi, credo
che tutto l’occidente abbia subito questa loboto-
mia. Ci sono questi personaggi che sono rappre-
sentativi della nostra epoca e quindi non si posso-
no ignorare, mi piace parlarne. Vivere nell’epoca
di Paris Hilton lo ritengo stupendo, dal punto di
vista della satira» (ride,nda).
A primo acchito il tuo mi è sembrato un di-
musica
cover beat
19. 36 iNscena magazine iNscena magazine 37
musica
cover beat
sco molto teen e apparentemente distante dal
mondo dei trentenni che sono cresciuti con la
tua musica. Poi ho pensato che forse le esigen-
ze dei trentenni di oggi sono drammaticamen-
te simili a quelle dei teen ager. Come la vedi?
«Un po’ sono d’accordo. Penso che le stesse que-
stioni irrisolte che ha un teen ager le abbia anche
un trentenne. Fondamentalmente RapRoll
rappresenta il disco della mia consapevolezza in
quanto fin dal titolo riesco a definire bene quello
che faccio, sono riuscito finalmente a dargli un
nome, ogni canzone parla del realizzare qualco-
sa, cioè esattamente quello che sono. Ed il mio
RapRoll sin dalla copertina te lo sbatte in faccia.
Tutto si racchiude in quel bagaglio di cultura trash,
ignoranza e consumismo che la mia generazione
ha, come anche le questioni irrisolte e il non poter
o non volere crescere».
Non credi che dagli anni ‘80 in poi ci sia stato
un piano sottile, partito proprio dalla Milano
da bere, atto a creare una sorta di “uomo nuo-
vo”, sempre meno italiano e sempre più futile
e materialista?
«È una buona teoria di complotto, alla quale oltre-
tutto sono appasionato. Ma conoscendo l’animo
di alcuni pesonaggi che sono stati protagonisti di
tutta questa rivoluzione non credo ci sia una pia-
nificazione così specifica alle spalle. Penso che sia
successo qui così come è successo in tutto l’occi-
dente, quindi la vedo come un’evoluzione naturale
considerato come è improntato il nostro tipo di
società. Quando tu sforzi il tiro verso i consumi
e verso il materialismo ovviamente togli dalla spi-
ritualità. Ripeto, credo sia un’evoluzione naturale
e se ci dovrà essere un conflitto vicendevolmente
distruttivo penso che sarà tutto pianificato indi-
pendentemente da quello che facciamo. Io tento di
divertirmi e ironizzarci in quanto non è tutto da
buttare, non è tutto negativo. Tento sempre con
speranza di dare una risoluzione in tutte le canzo-
ni. Per questo alle volte viene frainteso il mio mes-
saggio e visto come giovanilista a causa di questo
spirito da illuso. Ma io sono veramente così».
Nel brano Come io Comanda metti in risalto i
paradosidell’Italiamoderna,“volevofareilchi-
tarrista e mi mancava il tocco, volevo fare il co-
munista ma costava troppo”, tipico di una men-
talità in cui anche le ideologie sono un trend?
«Certo, esatto! Come io comanda è come una
biografia. È un pezzo che ricorda quei periodi
in cui mi venivano contestati quei quattro soldi
che facevo con i primi due dischi indipendenti,
da gente che si squattava ma che a casa aveva il
maggiordomo. Quando ti sgombrano lo squat e
hai soldi puoi sempre tornare dalla famiglia che ti
para il culo. Ora non voglio dire che sono tuti così,
c’è molta gente che veramente ha combattuto una
vita per ideali che trovo giusti e che condivido, ma
non volevo sentire dire dai ragazzini ricchi che
non andava bene che io svoltassi con ‘sta cosa. E la
frase “volevo fare il comunista ma costava troppo”
è stata condivisa da tante persone. Essere comu-
nista in una città come Milano, specialmente nei
quartieri da dove provengo io è sempre stata vista
come una cosa da ricchi. Tutti i morti di fame che
conoscevo erano di destra».
A tal proposito mi ha colpito la frase di una
tua canzone “i prezzi più no globlal sono solo
da Mc Donald”
«Perché comunque la roba buona costa tanto. Ai
poverisemprelamerdaeiricchipossonosalvarsi».
Temi riccorrenti nel disco: voglia di esser li-
berati dal panico e l’importanza di emulare
i personaggi Tv, come dovessimo essere tutti
super uomini e super troie. Trovi un nesso fra
panico e voglia di apparire?
«Quel brano è RapRoll. Liberarmi dal panico
e dallo stereotipo, è il volersi liberare da come la
gente recepisce noi come persone sbagliate che
proclamano uno stile di vita non sano, frivolo;
mentre in realtà nel pezzo noi diciamo tutti i pro.
Essere anche diverso da quello che tu mi dai, di-
verso da quell’etichetta che mi vorrebbe tamarro,
voliento, stupido perché vengo da una determina-
ta situazione. Io invece ti stupisco essendo tutto il
contrario, a partire dal fatto che è RapRoll, cioè
rap fatto sul rock che è una cosa che non dovrebbe
essere secondo i canoni dei puristi. Faccio tutto
quello che ti fa incazzare e vedrai che spacca. Il
significato è quello».
Se ne avessi il potere, che legge sulla musica
faresti? Visto che l’Italia è, forse, l’unico paese
a non riconoscere l’artista come lavoratore.
«Prima di tutto tenterei di restituire alla musica
un po’ di fondi, e non solo alla musica classica.
Distribuirei un po’ dei soldi delle tasse a tutti i
musicisti, creando strutture o fondi pensione.
L’artista è lasciato perdere dallo Stato. Nel mio
caso io sono un musicista che si sente lasciato
perdere in partenza e quindi non mi fa una gran-
de diffrenza, anzi, mi sembrerebbe strano essere
tutelato da una cosa che per me è fonte di ironia o
di catteverie. Quello che farei, inoltre, è detassare
l’Iva sui dischi e portare i cd a un livello di costi
americano o francese».
Adesso ti farò due domande che forse ti fa-
ranno incazzare, ma te le faccio lo stesso. Se
non ci fosse un legame di sangue, compreresti
davvero un disco dei Gemelli DiVersi?
«Certe cose che fanno non mi piacciono e lo sanno
benissimo, così come a loro non piacciono certe
cose che faccio io. Ovviamente è la strada che hanno
scelto. Quello che posso dirti è che tutte le strofe di
rap dei Gemelli spaccano e le parti di mio fratello
sono tutte belle. Che poi loro scelgano una formula
musicale che a me non va bene è la loro scelta e la
loro strada. Trovo sia bellissimo che vadano a San-
remo. Io non ci andrei mai, mi rifiuto di parlare con
quella realtà e con quella tipologia di musica. I Ge-
melli fanno la loro musica, la compongono loro, l’ar-
rangiano loro, cantano loro, non c’è un lavoro dietro
che non sia fatto da loro quattro, non ci sono altri
arrangiatori o altre persone che studiano le strategie
a tavolino. E ora voterò a Sanremo». (ride, nda).
Nell’album Così Com’è nel brano Sono L’Mc
aprivi il pezzo con una frase che io condivido
in pieno e che diceva “tu non vieni dalla stra-
da, solo chi non ci viene può pensare che sia
cosa di cui vantarsi”. Cosa ne pensi, quindi,
dei Club Dogo, che trattano costantemente
temi da “strada” nelle loro canzoni e che, se
non vado errato, vedono fra i componenti la
presenza di Jack che pare sia figlio di un noto
ed affermato pubblicitario milanese?
«Io conosco i Dogo da quando avevano quattordici
anni e quindi da prima che formassero la band, e
non mi sembra che siano così ricchi. Nel caso di
Jack è vero, suo padre ha avuto successo nel suo
lavoro ma è uno che si è fatto da solo, quindi anche
loro hanno visto le pezze al culo prima di avere i
soldi fatti con la pubblicità negli anni ‘90. Vigo si è
fatto la sua dose di piazze, di smazzi, e questo l’ho
visto io con i miei occhi. Poi, una cosa è dire “io
vengo dalla strada e ne sono fiero”, ma se tu scom-
poni le loro rime non dicono mai robbe di questo
tipo, parlano e fanno riferimenti così come potreb-
be farli Brian De Palma e mica uno va a dirgli che è
un mafioso. O dovremmo prendere letteralmente
quello che dicono 50 Cent o Eminem? Quindi Emi-
nem dovrebbe essersi legato una corda al cazzo ed
essersi appeso ad un albero? Perché è questo quello
che dice nelle canzoni. Il rap non va interpretato
sempre letteralmente. I Dogo sono dei poeti: sono
orgoglioso di starci vicino. Ci siamo trovati perché
siamo tutti di Milano, ci siamo frequentati in pas-
sato e ci frequentiamo adesso perchè siamo “parti-
colari”. Ci troviamo in sintonia e sappiamo giocare
bene con le parole. Ti posso assicurare che conosco
bene tutti loro e non c’è finzione. Forse possono
dare a chi vive lontano da Milano un’impressione
così perchè si tende a vedere altre cose che sono
state fatte in Italia: prima c’èra chi faceva un certo
tipo di rap pur non avendo credibilità e quindi loro
si portano dietro questa eredità scomoda. Comun-
que per quanto io possa o meno condividere certe
cose, i Dogo sono fra i migliori rappar italiani mai
esistiti».
In Mi Rifiuto, brano che vede anche la parteci-
pazione del grande Pino Scotto, fai delle previ-
sioni azzeccate: collasso dell’economia e crollo
dell’ideologia, e ancora, aumento del consumo
di droghe a causa di politiche sbagliate.
«Non sono previsioni, bensì constatazioni che mi
portano a ironizzare su quel che succede riguardo
a una parte della nostra generazione che sta sce-
gliendodifarcrollaredeimercati.Consapevolmen-
te o a livello inconscio siamo noi che non stiamo
comprando più. Per quanto riguarda il concetto di
ideologie/droghe si tratta di pura matematica. Nel
brano Mi rifiuto dico “rifiuto il dialogo con la po-
litica”, nessuno da la colpa alle politiche sbagliate e
a questa politica autoreferenziale. Il politico rifiuta
la matematica. Uno più uno uguale due! Pensa in
Olanda ad esempio, dove è tollerato il consumo di
droghe leggere e rappresenta la media più bassa
di drogati in tutto il mondo occidentale. Quindi
questa è matematica, non c’entra l’ideologia e ol-
tretutto il governo olandese non mi sembra sia di
sinistra. Tutto il resto sono palle, propaganda per
raccogliere voti della signora spaventata dal can-
naiolo. So che è dificile arrivare a questa consape-
volezza visto che viviamo sotto un regime celato, e
non mi riferisco all’Italia e a Berlusconi, visto che
sin dalla seconda guerra mondiale la nostra poli-
tica estera la fa la CIA. Anche questa è la figata
di essere italiano: la nostra colpa o responsabilità
rimarrà sempre minima sotto tutto quello che
succede. Per fortuna io ho la valvola di sfogo della
musica e mi sfogo così».
Secondo te cos’ha più stile? Skunk o Calabrisella?
«Skunk, mi spiace ma non posso fare il lecca culo
perché sei calabrese». (ridiamo, nda).
Champagne o Ceres?
«Facciamo birra chiara, perché una volta mi sono
ubriacato di Ceres e non riesco più a toccarla».
Dj Jad o Don Joe?
«Dai, che domanda del cazzo! Non mi fare do-
mande così».
Non te la senti di rispondere?
Non è che non me la sento, che cazzo vuol dire…
per certe cose uno e per certe cose l’altro».
California o Civesio?
«Be’, Civesio».
Fidel Castro o Obama?
«Eh, anche questa…dai. Guardiamo al futuro e
diciamo Obama».
Nella canzone S.N.O.B. dicevi: “Se fallisco fac-
cio il muratore mica Music Farm”: cosa pensi
di Giusy Ferreri?
«Giusy Ferreri è una grande. Lei viene da dove
vengo io, dalla classe del vuoto, del nero. Era tanti
anni che ci provava e in un modo o nell’altro ce
l’ha fatta. Le canzoni sono belle, lei è brava e non
ho niente da dire di male su Giusy Ferreri».
∙
Io ti stupisco
essendo
tutto il contrario
a partire
dal fatto che
è RapRoll,
cioè rap
fatto sul rock
che è una cosa
che non
dovrebbe essere
secondo i canoni
dei puristi.
Faccio
tutto quello
che ti fa incazzare
e vedrai
che spacca.
Il significato
è quello».
20. 38 iNscena magazine iNscena magazine 39
musica
cosa chiedere a un artista
che ha composto più di mille canzoni,
che ha vissuto sempre sull’orlo del precipizio,
che si è fatto le donne più sexy del mondo
e che ha collezionato tanti successi intervallati
anche da fatti di cronaca noti ha tutti?
è questo quello che penso prima di alzare la cornetta
e telefonare a franco califano.
mi lascerò trasportare dal caso
e dall’umore del califfo, che in quel momento
si trova in macchina in mezzo al traffico
di una capitale sommersa dalla pioggia.
storia di un
califfoIncontro telefonico con il maestro Franco Califano
testo S.La.M. project
musica
21. 40 iNscena magazine
The Wedding Present
George Best
Non è fuori luogo la dedica al fuoriclasse nordirlandese da parte di questo quar-
tetto inglese, che esordì con quest’album nel 1987. I Wedding Present, infatti,
mettono a segno una sfilza di brani pop dall’impatto immediato e dalle melodie
accattivanti, tanto da non sfigurare accanto ai maestri Beatles e agli Smiths, che proprio in quegli
anni si scioglievano. Grandi canzoni, merito del centravanti David Gedge, fondatore del quartetto.
Mogwai
Zidane:A 21st Century Portrait
Un’idea perlomeno bizzarra, quella dei registi Philippe Parreno e Douglas Gor-
don, che decidono di filmare una partita di Zidane, il 23 aprile 2005, inquadrando
soltanto lui. Questa è la colonna sonora di quell’esperimento, opera degli scoz-
zesi Mogwai, alfieri del post rock più emozionale e dilatato, che tanti altri gruppi hanno influenzato.
Una soundtrack evanescente e rabbiosa al contempo, adatta al controverso campione Zizou.
Diaframma
Boxe
Di certo non è il più celebre fra i loro dischi, e a dirla tutta nemmeno il migliore.
Però il terzo disco dei Diaframma (in realtà da sempre un progetto di Federico
Fiumani) è invecchiato bene e regge ancora parecchi round sui nostri impianti
stereo. Qui c’è ancora Miro Sassolini alla voce, a rendere memorabili brani come Un temporale in cam-
pagna e Adoro guardarti, mentre il dark lasciava il posto ad un melodismo mai scontato né melenso.
Niente colpi sotto la cintura, ma i brividi sono assicurati.
Fu Manchu
The Action Is Go
Esistono dischi che si possono ascoltare mentre si fa sport: The Action Is Go forse
non è indicato per l’aerobica, ma di sicuro innalza i livelli di adrenalina fino alla
stratosfera. Lo skater in copertina fa pensare ad una musica dinamica, rischiosa,
caracollante: è stoner sotto influssi hendrixiani, che mette a lucido il rock dei ’70 facendolo apparire
fresco di giornata. Consigliato per allenare i muscoli.
The Housemartins
London 0 Hull 4
Autori di canzoni colorate come biglie e luminose come un mattino primaverile, gli
Housemartins giocano una partita immaginaria (la Hull del titolo è la loro città
natale) con Londra e vincono, in virtù di una compagine di armonie e ritmi ad
incorniciare ritornelli strepitosi, guidati dal cantato a tratti celestiale di Paul Heaton. Squadre così
ricche di talenti ce ne sono poche, e non a caso il loro bassista, Norman Cook, diventerà noto come
Fatboy Slim!
musica e sport
a cura di Italo Rizzo
I musicisti non sono poi così di-
versi dagli atleti: entrambi cerca-
no di raggiungere un obiettivo,
affrontano prove, imprevisti,
talvolta raccogliendo il frutto
dei loro improbi sforzi. Ecco qui,
allora, cinque dischi in qualche
modo ispirati allo sport, magari
come pretesto per parlare d’al-
tro. Una gara senza trucchi né
doping.
Cinque dischi soltanto, stabiliti secondo criteri “emozionali”, un tema diverso ogni mese, qualcosa
in comune tra musiche ed artisti a prima vista lontani. Perché la musica è un linguaggio universale
e le barriere esistono per essere infrante.
I
l maestro mi risponde e da subito si nota quan-
to sia infastidito dalla condizione climatica,
forse preferirebbe essere già a casa invece che
stare bloccato in macchina e dover rispondere
alle domande di uno sconosciuto. Ma improvvi-
samente il tono si placa e la sua voce si dimostra
disponibile a raccontare un po’ della sua vita, della
sua visione della musica e della società. Attento
alle necessità dei giovani, Franco Califano è un
artista che ha coinvolto ben tre generazioni di
pubblico, con una filosofia di vita molto affasci-
nante: “Volere arrivare alla fine e pronunciare la
parola finalmente, arrivare alla morte stanchi per
aver vissuto tanto e troppo”.
Leggo dalla sua biografia che è nato pratica-
mente a bordo di un aereo in volo. Sintomo di
un uomo che sin dalla nascita era destinato a
volare alto?
«Esattamente, così è la mia vita».
Oltre ai suoi innumerevoli successi, da qual-
che anno è diventato un punto di riferimento
per tanti artisti emergenti, addirittura alcuni
sono stati portati avanti da lei. A quali si sen-
te più vicino artisticamente?
«Io ho composto più di 1.200 canzoni, ho tenuto
a battesimo anche i Negramaro. Poi in generale
sono attratto dai gruppi giovani, tutti giovani.
Degli adulti quello che più stimo è Francesco De
Gregori».
Che genere di influenza hanno avuto su di lei
la musica e la cultura francesi?
«Io sono molto vicino alla vecchia tradizione
francese, chansonnier francesi, i maledetti. Bau-
delaire, Léo Ferré».
In passato ha collaborato con Bruno Martino
e Umberto Bindi…
«Grandissimi».
Quella era un’epoca totalmente differente
rispetto alla nostra. I locali notturni erano
permeati da quel genere di musica certamente
molto più intimista, favorendo a persone come
lei l’approccio col gentil sesso. Oggi che i night
non hanno più senso di esistere e la musica
elettronica impera, Franco Califano sarebbe
comunque riuscito a imporsi come il Califfo?
«Lo faccio ancora. Abbraccio praticamente quasi
tre generazioni. E adesso ho un incredibile segui-
to di giovani fra i miei fans: sono loro a seguirmi,
tengono d’occhio la mia vita passata le mie espe-
rienze il mio essere sincero e coraggioso, essere
un po’ trasgressivo, aver avuto tante donne. Ecco,
è questo che interessa ai giovani che vogliono co-
municare e con i quali mi incontro spesso anche
nelle Università».
Ho letto in un’ intervista che lei ha sofferto di
attacchi di panico. Sa che ormai è una patolo-
gia che colpisce sempre più giovani?
«Moltissimo. Vedo che sono in aumento e mi
rivolgo a loro nel dire che per curare le crisi di
panico ci sono i medici. Non bisogna aspettare di
soffrire: basta andare dal neurologo che risolve
subito il problema perché non è difficile curarsi».
Ma secondo lei qual è la causa scatenante,
la noia?
«Non ci sono cause, è all’improvviso. Intanto, ca-
pita sempre a chi pensa molto, a chi è solo doven-
do vivere una solitudine che non vuole. Io invece
ho una beata solitudine: ho scelto di stare da solo.
A me le crisi di panico venivano quando stavo in
mezzo alla gente».
Riguardo alla legge che prevederebbe il limite
etilico allo 0,2% cosa ne pensa?
«Ah be’, quello è assurdo. Se uno va a cena e beve
un bicchiere e mezzo di vino poi non può tornare
a casa. Questo è assurdo. Poi bisogna tener conto
di una cosa di cui nessuno parla: si dice che siano
aumentati gli incidenti: ma qui sono aumentate
le macchine a dismisura! Costrette a viaggiare su
strade vecchie. Non si costruiscono strade larghe,
più capienti. Se le macchine sono in aumento sul-
le strade come le nostre è chiaro che quando si
esce da un night si può avere un incidente. Semo
troppi!».
Riguardo ad un’eventuale legge che liberalizzi
la vendita di droghe leggere?
«No, quella è tutta robbaccia».
Il suo primo disco s’intitolava Bastardo ve-
nuto dar Sud, qual è la ricetta per diventare
bastardi di razza?
(Ride, nda) «Non c’è. La mia ricetta è vivere in-
tensamente e freneticamente attimo dopo attimo
e non lasciarsi sfuggire nulla».
Uomo da strada è il titolo di uno dei suoi ro-
manzi. Si suppone che un uomo da strada ab-
bia tanto da raccontare, ma quanto potrebbe
raccontare in epoca di reality dove non esiste
più il mistero e tutto è così sfacciato e palese?
«È da quattro anni che non esco con un disco. Il
prossimo sarà pubblicato adesso e ci ho lavorato
per tre anni. Sarà un disco splendido e non perché
piace a me ed è un mio lavoro, lo dico in quanto
esperto di dischi, avendone fatti tanti. Non è una
presa in giro: non ci sono due pezzi carini e il re-
sto tutta robbaccia, è un disco molto per i giovani.
Suoni moderni e arrangiamenti particolari».
Ha avuto tante donne, come mai è single?
(Ride, nda) «Sembra assurdo, in questo mio ulti-
mo disco c’è una canzone che si intitola Una don-
na, dove dico che ho la porta chiusa e aspetto che
arrivi e suoni la donna che non ho mai trovato.
Ho avuto mille donne ma sono stato sempre alla
ricerca di una».
∙
musica
22. 42 iNscena magazine iNscena magazine 43
armonia del gusto
La Vodka tonic va servita nell’highball.
Ingredienti:
1/3 Vodka secca,
2/3 Acqua tonica.
Colore del cocktail:
Cristallino.
Preparazione:
Versare gli ingredienti
direttamente nell’highball
(in alternativa, in un tumbler alto),
con alcuni cubetti di ghiaccio e mescolare.
Decorare con mezza fetta
o scorza di limone.
Colonna sonora consigliata per la vostra bevuta:
“Un tempo piccolo” di Tiromancino e Franco Califano,
“Freedrink” di J.Ax
“
Dipinsi l’anima su tela anonima / e mescolai la Vodka con l’acqua tonica…” così
recita parte del testo della canzone Un tempo piccolo, che Franco Califano ha scritto
per i Tiromancino. In onore del Califfo il cocktail di questo mese è appunto:
Vodka tonic
G.audio l’armonia del gustoa cura di DG
armonia del gustoU
na sorta di cracker davvero buoni e autenticamente svedesi. Questa volta ve li
propongo per l’aperitivo, inutile dire che sono un ottimo ingrediente per una
ricetta fingerfood.
krisprolls con avocado,
granchio e tabasco.
I Krisprolls con avocado, granchio e tabasco, una fresca e poco impegnativa
ricetta da sgranocchiare egoisticamente in compagnia di se stessi.
Ingredienti:
1 avocado, 1 pompelmo rosa, una scatola da 200g circa di polpa di gran-
chio, alcune gocce di tabasco, un pizzico di sale e krisprolls a volontà.
Preparazione:
Fate sgocciolare la polpa di granchio in un colino.
Tagliate a metà il pompelmo e con un coltello affilato private gli spicchi
della pellicina bianca.
Tagliate l’avocado a dadini. Mescolate avocado, granchio e pompelmo;
salate leggermente, poi aggiungete il tabasco secondo i vostri gusti.
Ponete qualche cucchiaio del composto appena preparato sui krisprolls e
gustate.
23. 44 iNscena magazine iNscena magazine 45
testo A. Shuthole
gli uomini
con le idee
non vanno mai
a fondo.
Usi e
usi e abusi
musica
un giornodopo l’altro
luigi tenco
“
Vorrei provare ad essere un’altra
persona per veder me stesso, come
mi vedono gli altri…”
Forse per questo motivo Luigi Tenco
è voluto uscire dall’involucro del suo
corpo, per poterlo ammirare fuori da se
stesso, come un neofita che si apre ad una
nuova luce così forte e al di sopra da poter
guardare il suo precedente essere e giudi-
carlo obiettivamente.
Oppure quella del poeta genovese era la
consapevolezza che gli altri non riuscissero
a guardare la sua persona, ma si limitavano
a vederla.
Le solite persone comuni che non rie-
scono a fare altro se non cose comuni, che
con una livella mediocre falciano tutto ciò
che si fa vedere un po’ più alto, un po’ meno
comune, un po’ meno mediocre.
Le solite persone comuni che riescono ad
incutere timore al genio così come al poeta
della Dolce vita di Fellini.
Quando l’alcol non riesce da solo a riscalda-
re le cavità cardiache che si riempiono circa
60 volte al minuto, quando il fumo della
sigaretta non riesce ad avvolgere nelle sue
spire un artista, quando nemmeno l’amore
che viene cercato da chi non ha niente da
fare non riesce a vincere contro la noia del
male di vivere, dovrebbero restare la musi-
ca e la poesia e non un mix di psicofarmaci
come quelli che Tenco – nelle ultime fasi
della sua vita – si dice fosse solito autosom-
ministrarsi.
Alcol, droghe farmacologiche, fumo:
siamo veramente sicuri che Luigi ne facesse
un uso spropositato? Sono questi i suoi veri
usi e abusi? Siamo sicuri che la decisione di
togliersi la vita nel Sanremo del 1968 fosse
veramente la sua ultima volontà? Oppure
qualcuno ha premuto il grilletto per lui,
contro di lui?
Nel caso di altri artisti ci sono state eviden-
ze tossicologiche di eventuali usi e abusi.
Alcuni hanno perfino dichiarato la dipen-
denza verso sostanze che procuravano loro
la giusta ispirazione per scrivere e creare.
Nel caso dell’uomo di un giorno dopo l’al-
tro nulla è mai stato veramente dimostrato
e forse sarebbe anche il caso di non conti-
nuare a tormentare chi lo ha amato e chi
lo ama, cercando di ricostruire momenti
insignificanti della sua vita artistica.
Forse nel caso di Luigi Tenco il vero uso
letale è stata la mediocrità della gente
ignorante e l’unico abuso, il tentativo di co-
municare agli altri che “lui sì, che avrebbe
insegnato a credere all’amore”.
“La solita strada, bianca come il sale…”
Canzoni d’amore e di interesse sociale.
Scuola genovese come dicono tutti, ammes-
so che ci sia una scuola quando più artisti
dello stesso contesto socioculturale espri-
mono concetti in maniera omogenea, Ciao
amore ciao come ultimo suo sforzo. Luigi
Tenco muore a Sanremo nel 1968.
∙
Luigi Tenco sul palco di Sanremo
24. hi guys!
anzitutto un abbraccio a tutti voi e,
anche se in ritardo, un augurio per un 2009
stracarico dei vostri sogni più grandi!
46 iNscena magazine
Grazie a tutti quelli che hanno già comin-
ciato a scrivere sulla mia mail presso il
giornale, come Daniele, che critica la
mia stima per i Beatles: amico, io capisco benis-
simo che in quegli anni ci siano stati artisti come
Dylan, Zappa, Doors, Genesis, etc. che facevano
sembrare i quattro di Liverpool dei semplici
canzonettari... ma questo non toglie nulla alle
capacità artistiche e all’importanza storica della
musica dei Beatles.
Gabuan, invece mi chiede dove siano finite band
come Jethro Tull oppure artisti come il bluesman
Robert Cray: purtroppo, forse non ti sei reso
conto, che la “Musica” già da parecchi anni è
stata ingabbiata nelle riserve. Pensa che ci sono
gruppi storici che da anni non fanno più vendite
di rilievo, che vanno in giro a suonare allo stesso
prezzo di band sfigate che in Italia fanno il tri-
buto a Vasco Rossi o Ligabue! E per finire, sono
d’accordo con te che la maggior parte di quelli
che ogni anno celebrano sui palchi la ricorrenza
della morte di gente come il grande De Andrè
o Battisti, sono degli emeriti teste di cazzo che
han sempre parlato male di questi artisti ma oggi
vanno a cantare le loro canzoni solo per farsi
pubblicità…
Mi ha stupito molto la mail di Greta, per il
semplice fatto che lei ha solo 13 anni e sia così
adulta... lei vive questo rapporto conflittuale
con la madre e la sorella, che comunque per una
della sua età è un classico; perciò l’unico con-
siglio che posso darle è di cercare un punto di
incontro per far capire che il loro atteggiamento
è completamente sbagliato e che le cose più im-
portanti son ben altro che idee stereotipate sulla
musica che si ascolta e sul modo di vestire… e
a tal proposito “Butta nel cesso la maglietta dei
Sex Pistols!”. C’ho suonato insieme a giugno
all’Heineken Jammin’ Festival e purtroppo ho
constatato che sono dei grandissimi stronzi, che
si credono delle rockstar del cazzo.
Mi fanno godere mail come quella di Varre, che
mi chiede di gruppi come Creedence Clearwater
Revival e ZZ Top: al proposito posso solo dire che
i loro brani rimangono un esempio e una grande
scuola di sano Rock ‘n Roll.
Oppure come Rynn, che mi scrive da parte di
tutta la sua classe del Liceo di Scienze naturali
di Treviso, chiedendomi del grande chitarrista
Paco de Lucia: posso solo dirvi che io negli anni
’70 ho assistito a Milano ad un concerto dove con
lui suonavano Al Di Meola e John Mc Laughlin:
credetemi, è stata una delle esperienze musicali
che più ha sconvolto la mia anima artistica. Vi
consiglio di cercare un loro vecchio live registra-
to a San Francisco!
E a tutti gli altri un saluto sempre from Fuckin’
way to rock!
Ps: per quanto riguarda il metal di casa nostra,
vi consiglio due nuove band veramente eccezio-
nali: i Noise Machine con il loro primo album
Jumping Clown, e i My Land col loro debutto No
Man’sLand,entrambidistribuitidaFrontiers!
∙
testo Pino Scotto
lo scotto
da pagare
iNscena magazine 47
Invia la tua opinione a pinoscotto@inscenamag.it
25. 48 iNscena magazine48 iNscena magazine iNscena magazine 49
costume e società
nat geodocumentario del mondo
U
na donna giovane come director.
«Nasco in questa azienda nel ‘99. Qui si
lavora con una mentalità anglosassone, io
rispondo ad un vicepresidente che è una donna:
regno della direzione femminile».
Mentalità anglosassone: comunicazione ed
un’immagine che potrebbe far pensare ad una
strategia comunicativa globalizzante invece
conciliate modelli globali con realtà indipen-
denti, emergenti ed underground.
«Eravamo due italiane e ci siamo mescolate con
dirigenti americani, abbiamo lanciato in cinque
anni dodici canali come gruppo Fox. Persone
giovanissime e di tutte le nazionalità. L’impron-
ta anglosassone è nel modo di lavorare: contatti
molto veloci, selezione improntata solamente sul
merito e sulla capacità di creare idee dinamiche.
C’è un melting pot interno all’azienda».
Melting pot come concetto base per costruire
un team vincente specialmente in cui si parla
di cultura e di musica.
«L’apporto delle persone non del nostro paese
è molto importante per noi. Nat Geo Music è
l’esempio di una squadra in cui c’è un africano,
un ingese, un’araba, una filippina ed una italiana.
Soprattutto rispetto alla musica questo è rivolu-
zionario».
“Immagina un party che inizia a Londra e che
prosegue a Kingston…” Uno spot di Nat Geo
Music esprime la vera globalizzazione, quella
buona, in cui non ci sono confini geografici e
artistici.
«Esatto».
Il genere documentario grazie alla piattafor-
ma satellitare e a canali tematici ritorna ad
avere un suo pubblico.
«Il documentario è stato sempre penalizzato
in Italia. Curare canali solo di documentari è la
nostra missione verso la fruizione di questo ge-
nere. Sono frammentati in cinque brand diversi:
National Geographic Channel con Scienza Tec-
nologia indirizzata ad un pubblico più maschi-
le; Adventure con un taglio molto più giovanile;
Wild la casa naturale degli animali che è stato
testo A. Shuthole
«Nel mese di aprile
organizzeremo
un grande
evento live
per promuovere
la tutela
dell’ambiente».
quando tutti i continenti sono stati scoperti
la ricerca deve esplorare i linguaggi dei popoli.
intervista esclusiva con simona biglino,
director dei canali national geographic.
26. PUBBLICITÀ
iNscena magazine 51
lanciato dalle richieste dei telespettatori. Mu-
sic è un salto che si è realizzato: musica come
linguaggio contemporaneo. Una volta che tutti
i continenti del mondo sono stati scoperti biso-
gna esplorare i linguaggi del mondo. L’esplora-
zione di Nat Geo è verso i linguaggi e la musica
è il linguaggio universale».
Quando e come nasce Nat Geo Music?
«È un formato totalmente italiano: nasce da una
nostra idea a Roma. È uno dei pochi casi in cui la
playlist di video musicali parte dall’Italia e viene
assimilata in altri paesi».
Musica anche come narrazione di contesti
sociali e culturali: le brevi sequenze che inter-
vallano i video in Nat Geo Music rappresenta-
no musicisti di strada inseriti nei loro contesti
urbani.
«Sì, si chiama Short Trips: hai colto esattamente
che lì sta la differenza rispetto agli altri canali.
L’occhio di questi cameramen molto giovani rac-
conta un ritmo di cultura.
Dietro la musica ci deve essere una rappresenta-
zione di una ricerca culturale.
Andiamo alla ricerca di qualcosa che altri non
hanno. Abbiamo un piccolo esercito di ragazzi in
giro per il mondo che scoprono per noi talenti.
Laddove c’è una musica che funziona la propo-
niamo.
Ultimamente ad esempio abbiamo collaborato
con Jovanotti, girando i suoi retroscena.
È una persona avventurorsa a cui piace la scoper-
ta e il viaggio. Abbiamo rappresentato questo suo
lato: ecco la nostra differenza rispetto agli altri».
Siamo testimoni di questa mentalità nuo-
va in occasione di due nostri video che sono
programmati sulle vostre reti. Ci siamo rela-
zionati con gente attenta, dinamica, di alto
spessore culturale.
«Grazie per la testimonianza».
Importante l’impegno di Nat Geo per l’am-
biente, parlaci della grande iniziativa che
state programmando.
«Il 22 aprile sponsorizziamo la Giornata Mondia-
le della Terra organizzando un grosso concerto».
Chiudiamo l’intervista chiedendoti di parlar-
ci dei tuoi gusti musicali.
«I miei gusti propendono verso una musica elet-
tronica: ho fatto serate come deejay ma per ora
sono in pausa perché è nata la mia piccolina».
Inviaci qualcosa così realizzeremo un allegato
con iNscena magazine.
«Con molto piacere».
∙
«Nat geo music
nasce in italia,
É uno dei pochi casi
in cui la playlist
parte da Roma
e viene assimilata
in altri paesi».
costume e società
27. Fotografa la tua vasca da bagno.
Racconta la tua Fintoonesia.
®
Naturalmente le cose vanno viste ed elaborate dal concetto che ne è fonda-
mento. Lo sguardo dall’esterno è invece la possibilità di carpire le caratte-
ristiche che una madre non noterebbe mai nel proprio figlio.n Ecco quindi la
voglia di “AUT.IN contest”!
Le tematiche che vedranno coinvolti gli occhi esterni riguardano i due mondi
paralleli della vasca da bagno come luogo di vita vissuta e la Fintoonesia, terra
inesplorata dalla vita immaginifica tendente all’ideale.
Approfondiamo:
La vasca da bagno è il luogo attraverso il quale approdare ad un’isola felice, quella
che ognuno di noi ha voglia di inventarsi ogni volta ne ha voglia. La vasca rap-
presenta il desiderio di trattenere l’elemento che più identifica la vita, rappresenta
anche il bisogno di proteggersi da questa. Perchè no? Non solo il cinema ci lascia
entrare dalla finestra del bagno, anche la fotografia.
Ehyy Ah Fintoonesia! Benvenuto nel mondo inesplorato nel quale l’ideale si mi-
schia alle reali necessità di confrontarsi e redimersi, di crescere e comprendere
nomi, cose, città, animali, e persone della Fintoonesia. Attraverso le derive
linguistiche possibili aiuta il nostro inviato Carmine Abbagnale a ridise-
gnare le rotte nascoste alla colonizzazione estrema!
Il materiale dovrà essere inviato entro il 14 febbraio 2009
alla mail: appese@autoproduzioni.net.
Il materiale raccolto sarà organizzato per costruire un evento artistico che vedrà
espostelefotografieeallestitounreadingletterarioestemporaneoestrapolatodi
AutoproduzioniAppese.iNscenaMagazinesiriservaildirittodipub-
blicazionefuturasullarivistaeditadaFarandula.Iduemondiparalle-
li della vasca da bagno, come luogo di vita vissuta e della Fintoonesia,
terra inesplorata dalla vita immaginifica tendente all’ideale.
Info e dettagli e aggiornamenti sul portale di
iNscena magazine: www.inscenamag.it
Punta l’obiettivo, intingi la penna nell’inchiostro e partecipa ad
“AUT.IN CONTEST”
28. 54 iNscena magazine iNscena magazine 55
reggio calabria
città aperta:la visita del capo dello stato nello scenario del cilea
I
l sindaco è in questi giorni il primo cittadino più amato
d’Italia. La città di Reggio Calabria è il naturale palco-
scenico in cui è stata ospitata la massima carica della
Stato italiano: il Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano.
I
n occasione della sua visita la città dello
stretto si è mostrata pronta ad accogliere il
Capo dello Stato mettendo in evidenza non
solo il vento di cambiamento che è palpabile
nella dinamicità della vita cittadina, nell’in-
cantevole vegetazione del lungomare che per
l’occasione riserva colori primaverili ed un
orizzonte terso per poter dar sfoggio alla cor-
nice dei Peloritani, ma anche aprendo le porte
del teatro comunale Francesco Cilea.
Le realtà artistiche sostenute dall’Amministra-
zione cittadina presieduta ed ispirata da Giu-
seppe Scopelliti sono numerose; l’orchestra del
Cilea è una delle più attive protagoniste della
stagione di rinnovamento cittadino.
L’organico di musicisti al completo ha eseguito
in maniera magistrale musiche di alto valore
compositivo ed espressivo.
La città intera si è stretta attorno al Presidente
riempendo gli spalti del Cilea ed applaudendo
l’arte dei musicisti, paradigma questo di una
comunità che vuole spingere le realtà locali
dimenticando il troppo diffuso “nemo profeta
in patria”.
Il Sindaco Scopelliti, fra l’altro, ha potuto ac-
cogliere il Presidente Napolitano nelle vesti
del Primo Cittadino più amato d’Italia, come
da classifica divulgata nel corso degli ultimi
giorni.
Il teatro Cilea offrirà alla città di Reggio Ca-
labria una programmazione densa di avveni-
menti di rilievo internazionale.
∙
testo A. Shuthole
arte e cultura
spettacolo
«l’orchestra
del cilea è una
delle più attive
protagoniste
della stagione
di rinnovamento
cittadino».
foto|attiliomorabito
29. 56 iNscena magazine56 iNscena magazine iNscena magazine 57
Soltanto per
la mia
dea
testo Cerbero
si definisce una manipolatrice,
una figura di cui l’uomo
ha timore, ma della quale
l’uomo non può fare a meno.
coito ergo sum
personaggi
30. 58 iNscena magazine58 iNscena magazine iNscena magazine 59
potere è innegabile, il potere esercita un fascino.
Saiche,inquelmomento,c’èunaccordotraleparti
e la bellezza della situazione sta, a mio avviso, nel
detenere il potere su quella persona. Quindi par-
lerei di una bellezza cerebrale, più che estetica».
Raramente tra servo e padrone s’instaura un
rapporto sessuale…
«Quasi mai».
Infatti, ma c’è un aspetto piuttosto strano: tra
servo e padrone s’instaura un feeling molto in-
tenso e profondo, nel quale non si esclude pra-
ticamente niente di ciò che concerne l’ambito
della condivisione affettiva e mentale. Ecco,
perché l’atto sessuale è l’unica cosa che viene
sistematicamente esclusa da questo rapporto?
«Sinceramente, non so spiegarle il perché. Io
faccio parte del rango delle dominatrici professio-
niste, ho fatto di questa mia attitudine, di questo
mio modo di essere, una professione. Organizzo
feste, eventi nei quali accorrono anche dominatri-
ci non professioniste e, le dirò, ho visto molti casi
di matrimonio tra dominante e dominato. A me
colpisce, ovviamente, il fatto che un uomo possa
e voglia vivere tutti i giorni della sua vita così; sa,
un conto è fantasticarlo, come prima le dicevo, un
conto è farlo veramente!».
“Adorare la donna”. L’arte seduttrice è propria-
mente femminile; forse la donna ha un’innata
propensione al dominio. Eppure noi viviamo
in una società, soprattutto quella italiana, in
cui la donna è ancora dominata, nella quoti-
dianità e nella vita sociale. Siamo sempre uno
degli ultimi paesi in Europa (anche) per l’inse-
rimento delle donne nel mondo del lavoro…
«Le donne potenti fanno paura ad alcuni tipi di
uomini, che cercano in ogni modo di ostacolarne
la carriera. D’altra parte, a volte il problema è delle
donne stesse che ritengono addirittura giusto il
fatto d’essere dominate. Recentemente parlavo
con una ragazza, estranea all’ambiente Fetish, a
cui piace letteralmente essere maltrattata: aveva
un compagno con cui è stata insieme undici anni,
lei sapeva benissimo che lui, durante la settimana,
la tradiva fingendo improbabili impegni di lavoro
e lui, oltretutto, la picchiava costantemente. Allora
io la esortavo a prendere in mano la situazione, a
fare una denuncia. Ma lei non considerava mini-
mamente questa possibilità: so che mi tratta male,
diceva, ma sono innamorata».
La nostra rubrica, Coito ergo sum, ha una
pagina on-line; l’idea è quella di coniugare la
parola scritta con la viva voce degli intervi-
stati. Alle pornodive chiediamo di simulare
un orgasmo, nel suo caso le chiedo, con una
breve battuta, di donarci una frase di domi-
nazione.
(Per ascoltare l’audio, come ogni mese, vi riman-
diamo su www.inscenamag.it, ndr) «Se permette,
prima di lasciarla vorrei specificare una cosa
sul mondo del fetish che è molto più articolato
di quanto può sembrare: c’è il feticista, diciamo
classico o standard frustato, che ama i piedi, ama
annusare la pelle, le calze usate e quant’altro… Co-
stui non vuole assolutamente essere frustato, non
ama il dolore. Al contrario, ci sono uomini che
di questa dimensione sensibile del feticismo non
sono interessati, loro vogliono essere dominati
cerebralmente, aggrediti verbalmente e, in breve,
sentirsi una nullità. C’è, poi, chi si disinteressa di
questa dimensione mentale è ama solamente e
semplicemente il dolore fisico. La bravura della
lady sta nel capire quello che la persona vuole; sta
nel “pre“. Insomma, prima di parlare con l’aspi-
rante servitore devo già inquadrarlo e capirne
desideri e limiti. Dico questo perché ho consta-
tato che, se faccio venire la persona da me per un
colloquio preliminare si perde tutto il fascino, la
fantasia e si va a cadere troppo nel confidenziale.
Bisogna accogliere la persona già entrando nel
ruolo e nelle parti. Capisce, non è facile!».
Certo, è la stessa cosa che accade nella situazione
psicanalitica. Il paziente non deve presentarsi
allo psicanalista: senza nulla sapere del paziente,
nel momento in cui il paziente varca la soglia
dello studio la psicanalisi è già iniziata. Come
ha intuito, si tratta di una pre-comprensione…
Concludo rimandando alla lettura delle mie storie
su www.fetishdea.com.
∙
foto|christophemourthèparis
coito ergo sum
personaggi
C
erto, c’è una volontà di potenza, una
volontà di dominio e di essere dominati.
Insomma, la figura dello schiavo e del pa-
drone entra potentemente nella storia del pensie-
ro più di duecento anni fa, con la Fenomenologia
dello Spirito di Hegel.
FetishDea crede davvero che si possa, o che sia
possibile, ridurre l’essenza dello spirito uma-
no a questo gioco di parti?
«Innanzitutto starei molto attenta all’uso dei ter-
mini: più che di schiavo, parlerei di servo. L’oc-
correnza di servo ha un significato più morbido;
poi, altra cosa è portare a schiavitù una persona,
altra cosa è la figura del servitore. Nel mio sito
parlo di una lady e del suo servitore. Per quanto
concerne la mia esperienza, le posso dire che,
tendenzialmente, è gente di cultura, di potere e
piuttosto libera dagli impegni lavorativi quella
che mi contatta. Gli uomini, diciamo, privi di cul-
tura hanno paura di ciò che non conoscono e non
hanno voglia di investire altre energie, anche dal
punto di vista psicologico. Chi mi contatta è gente
che sente il bisogno di abbandonarsi, di mettersi
a nudo nella totalità della parola, lasciarci gestire
da una donna, da cui ovviamente devono essere
attratti e di cui devono avere fiducia».
Il rapporto servo-padrone non si limita al-
l’istante del comando, ma si prolunga nel tem-
po. Può dirci qualcosa di questo particolare
modo di vivere il tempo?
«La fantasia, il sogno di chi mi scrive è quello
di essere dominati a vita. Il desiderio del 99% di
questi sottomessi è quello di trovare una padrona,
una lady per vivere semplicemente in funzione di
lei. Vorrebbero vivere di questo, nel senso lette-
rale del termine: abbandonare famiglia, lavoro e
quant’altro per essere servitori a tempo pieno e a
tutti gli affetti. Ovviamente si tratta di un sogno
irrealizzabile e loro lo sanno».
Dare la propria vita in gestione a un altro?
«Si, esatto, proprio questo. Così dicono: “Io
vorrei non avere bisogno di niente, mangiare i
suoi avanzi, restare nella sua ombra; lei mi può
mettere dove vuole, io non la condiziono…”».
Si sa: sadismo e masochismo sono due aspetti
della psicologia umana, quella stessa psicolo-
gia che si declina come amore, bellezza e ap-
pagamento. Si tratta d’imposizioni e di “vio-
lenze” commesse e accettate volontariamente.
Ed è per questo che la loro pratica può entrare
a far parte di uno stile, di un’arte o di un com-
portamento sociale diffuso. Ora, esiste un’este-
tica del comando, un’estetica della “violenza”,
contro di sé e contro gli altri. Qual è secondo
lei il confine tra bellezza e violenza?
«Il potere è violenza ed è bellezza. La bellezza del
foto|christophemourthèparis
31. di Francesco Villari
PUBBLICITÀ
Ipiù preparati si
tennero per loro le
risposte. In verità
non ero disposto ad intro-
mettermi ma avrei insoddi-
sfatto ancora la mia curio-
sità tenendola all’oscuro
di quanto stesse accaden-
do. Le proverbiali frasi di
circostanza passarono al-
l’abuso. Le circostanzia-
li frasi fatte furono in-
serite nelle più profonde
acque delle liste d’attesa
per la disintossicazione.
L’ossigeno scarseggiava ed
il foro nel mio casco ae-
rospaziale stava risucchiando quel poco che me ne
rimaneva. Ma questo era ieri. Oggi (se di oggi
possiamo parlare con la serenità con la quale lo
faccio è solo e soltanto perché oggi è passato)
sembra tutto cuori e pose. Ben separati, s’inten-
de. Ben consoni alla struttura reimpostata di un
habitat, semiserio ma tra gli standard concessi,
all’interno del quale i quattro dell’ape-anemia
strusciavano le loro zampette come se, in attesa
di poter concretizzare (finalmente una parola si
senso compiuto) lo sforzo e ettuato, non stessero
più nella pelle. Le serpi si guardarono negli oc-
chi ciechi dall’alto di una testa statuaria. Spil-
lando qualche soldo allo spilorcio biforcuto, si
dicono ancora tenere come
l’osso di un cervello al
quale la decapitazione ha
donato la libertà. Scrivo-
no ancora: “Libertà è la
privazione della liber-
tà stessa”. Ci ho creduto
fin quando, finito di fumare
una sigaretta, mi privai
della libertà di accender-
ne un’altra. Ero finalmen-
te libero! I prossimi due
passi verso le distensive
coste di un atollo non van-
no nella stessa direzione.
Mi divido nel corpo e mi
moltiplico nella testa in
modo da potermi sottrarre ad eventuali trucchi che
aggiungerebbero dubbi ai dubbi. La dabbenaggine
mi prende in braccio e succhio dal capezzolo tur-
gido. Poi non basta. Poi non le basta. Preferireb-
be lasciarmi andare ma la privazione la renderebbe
schiava di una libertà che non serve, se ci pensi…
se ci pensassi… se qualcuno almeno si prendesse la
briga di pensarci… Quel poco di buono che mi resta
lo squaglio e lo conservo, lo allungo e lo rita-
glio, lo vendo e poi ti imbroglio, ne o ro e non
ne voglio. Orgogliosamente destabilizzato proverò
a ricondurre il gioco, che al momento resta nelle
mani di chi (inconsapevole?) mi costringe a star
fermo un turno… Hai da accendere?
Era il periodo in cui il baratto non veniva considerato se non come una svilente, ancorché ipocrita, procedura economista
al’interno della quale un nucleo, seppur attivo, di compartecipanti non si sarebbero potuti confrontare. Poco da chiarire se non
che i mezzi a disposizione, le unità di intervento avrebbero fatto il loro solo più tardi, restano e resteranno inchiodati alle loro
convinzioni. Qualcuno ne sa qualcosa?
foto/michelerieri
32. PUBBLICITÀ
Yan Hassermann
Triatlon disse El Cordero,
ed ammannì l’odierno spasmo
al volgo ignaro.
Annichilito da esanimi diaspore,
presto rifulse il ditiràmbico maniero
ed arsenico asperse
mingendo dolorose spire.
Aragonesi voglie indi elegemmo
ai sessi roboanti
dagli unguenti pervasi.
E mefitici gas,
sedicenti aromi recammo
a nari frignanti di trine inesplorate.
Arabo!
Esclamò il saladino di Gaza.
Perché altri mestieri?
Orripilante arte,
nefanda ci indusse,
e dignità abortimmo.
Rotola,
gira ed urla
sferico il focolaio,
di ignobili presenze
ricoperto.
Virus pullulante;
ove smarristi lo specchio?
Semmai catarsi verrà
a scevrarti dai miseri miasmi
sciogliendo il dubbio immane,
cosa dirà El Cordero...
dal
prossimo
mese:
ivisiGoti
la nuova rubrica di inscena magazine
a cura e di
flavia
mastrella
Antonio
rezza
Flavia Mastrella e Antonio Rezza dal 1987 hanno realizzato otto opere teatrali interpretate dal
Rezza in questione all’interno degli spazi ideati dalla Mastrella: “Nuove parabole” 1988, “Barba
e cravatta” 1990, “I vichinghi elettronici” 1991, “Seppellitemi ai fornetti” 1992, “Pitecus” 1995, “Io”
1998, prodotto dal Teatro Stabile delle Marche, “Fotofinish” 2003, “Bahamut” 2006, prodotto dal
CRT Artificio. Hanno realizzato una serie sterminata di cortometraggi e tre film “Escoriandoli”
presentato a Venezia nel 1996 “Delitto sul Po” del 2001 e Fotofinish2 2006. Per la televisione hanno
scritto e diretto tra il 1999 e il 2000 il programma “Troppolitani” trasmesso da RAI 3. Tra il 1990 e il
2006 Flavia Mastrella espone sculture, videosculture e foto a Roma, Zurigo e nella Certosa di San
Lorenzo a Padula all’interno della mostra “Le opere e i giorni” curata da Achille Bonito Oliva.
Nel 1998 Antonio Rezza scrive il suo primo romanzo “Non cogito ergo digito” edito da Bompiani
cui seguono, per lo stesso editore “Ti squamo” del 1999 e “Son(n)o” del 2005 e a settembre 2007 “Cre-
do in un solo oblio”. Sempre nel 2007 Flavia Mastrella espone al PAN a Napoli l’istallazione Boe
alla deriva. Nel 2004 Flavia e Antonio realizzano lo spettacolo jazz “Fusion” insieme a The Fringe.
Nel 2005 ha inizio il loro rapporto con il CRT Artificio.
Nonostante siano vivi ci si accanisce dal 1998 infliggendo loro prestigiose retrospettive.
Potete scrivere ad Antonio Rezza e Flavia Mastrella al seguente indirizzo email:
ivisigoti@inscenamag.it
33. PUBBLICITÀ
fintoonesia
pro loco
P
ulsano nei templi gli echi delle leg-
gendarie annotazioni di Carmine Ab-
bagnale, traduttore presso la pro loco
della capitale Jornoo, nonché gemello
siamese di Giuseppe. Ecco i motivi
della conoscenza di nomi, cose, città, animali e
persone della Fintoonesia!
N
onostante la folla fosse ancora accalcata alle mura del porto, lasciato a
malincuore, Andrea Bianco non poteva non pensare alle sorti assurde
che toccarono alla più grande opera di ridefinizione della geografia del
Vecchio Mondo. Nel 1459 portarono a compimento il lavoro iniziato due anni
prima sotto l’attenta direzione di Fra Mauro, appartenente all’ordine dei camal-
dolesi. Il mondo non era più oscuro come prima. Sulla spiaggia (ryynaah) non
ci sono più curiosi (kughuardaah). Le piume d’oca selvatica, o meglio di hoo-
kah pennuto molto simile alla nostra oca ma più intelligente nell’immaginario
collettivo (hyydeaah). Non ci appartengono alcuni facili raffronti tra animali
(beestjj) e uomo (kijoo). La natura non ha perduto (loosh) alcuna prerogativa.
L’altezza delle piante non incide sulle norme comportamentali (staahryy), non
più di quanto un paio di tehllyy. Ritornando alla spiaggia sono soltanto in quat-
tro. Il posto più calmo della spiaggia si trova all’estremità, che voi definireste
di sud-est, adiacente le statue di pietra (Yyskogghy). La baia sembra disegnata
come da mani morbide e calme: gli accenti di acqua salina in contrapposizione
alla spiaggia bianca sono una pennellata di contrasti assuefatti al circospetto
sguardo di Horboo. Chi può capirne i reali intenti si intige le mani nella creta
e pensa… pensa a quel che potrebbe essere (syyrjjh). I migliori decidono di
sondare i fondali. Le foglie verdi e rigogliose fanno da sfondo all’immersione.
Rimango da solo in spiaggia. Sono le 26:22. Quattro accordi quattro con una
specie di balalaika in legno di cocco vengono suonati da qualcuno, di certo,
di fronte alla luna. A Joornoo tutto si può fermare in un unico silenzio. Il
rapimento di un libro pagano per la simbolistica sopraffazione di una civiltà
non è comunque sufficiente per spiegare tante cose. Il beneficio del dubbio
va sgattaiolando ma le mura non hanno appigli. I gatti non tremano ed i cani
sembrano attenti. Alzo gli occhi e non trovo più nessuno (noojuh). Mi siedo e
ci penso. Approfondiremo (Haphoyy).
∙
noojuh ah fintoonesia
Nobody from
Fintoonesia
testo Francesco Villari
34. PUBBLICITÀ
iNclassifica
top five
a cura di Francesca Pugliese
Giorgio Celli e Costanza Savini
Destini
Affascina e coinvolge, questa raccolta di insoliti racconti. Un turbinante microcosmo di uomini e donne dominati da
sogni, e ancor più da ossessioni, alle prese con le loro vite uniche. Sono 56 pagine dense di significato, di rimandi e
simboli, unite da una magica volontà di “chiudere il cerchio” sulle metafore del destino. E ci si può abbandonare al
piacere delle parole, per poi perdersi nei sensi più profondi, rileggendo di una rivisitazione di Caino e Abele. Oppure
trovarsi alle prese con un gatto incandescente. Niente di meno probabile, niente di più vero. I destini dei personaggi
ritratti da Celli e Savini vi faranno pensare alla vita che cambia, al tempo che passa, alla relatività del mondo che
niente rende univoco. Senza negarsi il piacere della migliore scrittura (e a un prezzo economico, che non guasta mai).
La metamorfosi come metafora esistenziale. Mursia. euro 3,00.
Nikolaj Gogol’
Il cappotto
La storia di un uomo e del suo cappotto. Quello che può definirsi il racconto più celebre del grande maestro russo, punta di
diamante nella preziosa raccolta de I racconti di Pietroburgo. Le capriole letterarie dello scrittore russo nell’irriverente storia di
un grigio burocrate, kàkij Akàkievic, stretto nella morsa di una grigia vita. Dopo sacrifici e risparmi, il protagonista riesce a farsi
cucire una mantella dal sarto e l’indumento diviene lo status symbol di una più dignitosa condizione. Purtroppo, l’elegante cap-
potto gli sarà presto rubato, mentre l’impiegato ritorna da una serata di classe alla quale, guarda caso, era stato invitato proprio
per l’eleganza del suo soprabito. Il dolore lo consumerà, portandolo a una prematura dipartita. Ma la voglia di rivincita sfiderà
anche la morte… Divertente seppur velata dalla tragedia della povertà che fa da sfondo, la novella si beffa sottilmente di una
società sclerotizzata in ruoli sorpassati, che nel rifiuto dell’evoluzione perde la propria credibilità. La metamorfosi come satira sociale. Mursia. euro 3,50.
Gianni Celati
Fata morgana
Pseudodivulgazione etnografica con toni di ironia amara e brillante. Questo libro, che finge di essere una compilazione
documentaria su un popolo misterioso (e immaginario), è “costruito” grazie ai taccuini di tre personaggi particolari: il
pilota argentino Augustín Bonetti, il viaggiatore Victor Astafali e la suora missionaria vietnamita sorella Tran. I Gamuna
vengono “indagati” nei loro usi e nei loro costumi fantastici mentre il racconto si tinge della più accattivante avventura, ma
il vero fine di Celani è prendere a pretesto una comunità tanto differente dal concetto comune di civiltà per riflettere sulle
nostre certezze e sulla necessità del diverso. Per riuscire a definire meglio se stessi, per capire l’importanza del cambiamen-
to. E come in un sogno a occhi aperti, la vita al rovescio dei Gamuna diventa una grande allucinazione, un canto corale da
condividere. La metamorfosi come evoluzione. Feltrinelli. euro 15,00.
Bruno Morchio
La crêuza degli ulivi
Noir, giallo. Sono tante le sfumature di questo libro, terza prova (superata) di Morchio. A partire dall’omicidio di
una donna, affogata nella vasca da bagno della sua casa, il detective Bacci Pagano torna in campo per scoprire la
verità. Ad assoldarlo è la moglie di un cardiochirurgo di fama, nonché amante della ragazza uccisa. Ritornano i
paesaggi umidi e surreali di Genova, col paesino di Sant’Ilario che cantava il grande Fabrizio, e l’abile Pagano li
percorre in sella alla sua Vespa: dal centro al mare, guidato dal fiuto infallibile e dal sentore di una scottante verità
che sta per schiudersi davanti ai suoi occhi. Niente male per un autore che di professione fa tutt’altro (lo psicotera-
peuta) e a cui il successo ha arriso fin dall’esordio con Bacci Pagano. Una storia da carruggi (2004). La metamorfosi
della verità. Frilli editori. euro 16,50.
Franco Limardi
Anche una sola lacrima
Lorenzo Madralta è ex militare reduce dal Libano, ora però è impiegato come custode in un centro commerciale di pro-
vincia. Certo, non ha perso i suoi tratti da irremovibile e freddo soldato: non concede sorrisi e non permette che avvenga
la benché minima scorrettezza. Sembra la persona più affidabile che si possa trovare per compiere quel lavoro, persino
troppo. E infatti, la realtà prenderà presto una piega differente dall’apparenza. Madralta si piegherà al sogno di una vita
diversa e i suoi sogni lo porteranno alla catastrofe. La promessa negli occhi della dolce e insoddisfatta Laura, il futuro
vagheggiato su una spiaggia tropicale, decisamente costituiscono un richiamo irresistibile anche per un duro come lui.
E se l’unico modo per uscire da una situazione che gli è diventata insopportabile sarà passare “dall’altra parte della
barricata”, coi criminali, lo accetterà pure. Si imbarcherà così nel progetto del colpo che gli permetterà la grande svolta.
La metamorfosi come autodistruzione. Marsilio. euro 12,00.
1
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4
5
dal
prossimo
mese:
NSLNoirsideoflife
la nuova rubrica di inscena magazine
a cura e di
Paolo
Roversi
Paolo Roversi è nato il 29 marzo 1975 a Suzzara (Mantova). Scrittore, giornalista ed esperto di ICT, vive a Milano. Si è laurea-
to in Storia contemporanea all’Università Sophia Antipolis di Nizza (Francia) con una tesi sull’occupazione italiana in Costa
Azzurra durante la seconda guerra mondiale. Giallista promettente, definito dalla critica lo Scerbanenco postmoderno, è spes-
so indicato come il golden boy del giallo italiano. Ha pubblicato tre romanzi gialli con protagonista il giornalista hacker Enrico
Radeschi: Blue Tango - noir metropolitano (Stampa Alternativa), La mano sinistra del diavolo (Mursia) con cui ha vinto il Premio
Camaiore di Letteratura Gialla 2007 ed è stato finalista del Premio Franco Fedeli 2007, e Niente baci alla francese (Mursia).
Studioso di Charles Bukowski, alla sua opera ha dedicato la prima biografia italiana scritta con l’aiuto di Fernanda Pivano
intitolata Scrivo racconti poi ci metto il sesso per vendere, una raccolta di aforismi pubblicata nel 1997 nella collana Millelire
e, nel settembre 2008, Taccuino di una sbronza, romanzo ispirato alla vita dell’autore americano ma ambientato a Milano fra
il 1994 e il 2008. È fondatore e direttore della rassegna dedicata al giallo e al noir NebbiaGialla Suzzara Noir Festival che si
svolge ogni primo weekend di febbraio a Suzzara (Mantova). Ha ideato il Milano in Bionda giallo e noir festival: prima edizione
21 giugno 2008. Ha scritto per Rolling Stone, Stilos, Detective Magazine e Diario. Dirige MilanoNera web press, un portale
dedicato interamente alla letteratura gialla che viene anche pubblicato e distribuito gratuitamente in libreria ogni due mesi.
Ulteriori informazioni su www.roversiplanet.com
Potete scrivere a Paolo Roversi al seguente indirizzo email: paoloroversi@inscenamag.it