Elaborato di fine corso di Traduzione Letteraria Lingua Inglese.
Semplici passi per avviare e concludere la traduzione di un testo, con esempio pratico
1. Gozzi Chiara
Università degli Studi di Milano;
Scienze Umana dell'Ambiente, del Territorio e del Paesaggio.
Facoltà di Lettere e Filosofia.
LA TRADUZIONE LETTERARIA (focus lingua Inglese).
La traduzione di un testo letterario è un atto complesso, non si tratta solamente di trasportare dei
concetti da un sistema semiotico ad un altro.
La conoscenza approfondita sia della lingua di partenza sia della lingua in cui si deve trasporre il
testo è fondamentale ma non sufficiente. Essa dev'essere accompagnata dalla passione per la
letteratura, dall'attenzione per i dettagli tecnici del testo e dalla pazienza.
Gli strumenti per tradurre sono: il testo di partenza, il dizionario bilingue, il dizionario monolingue
e il dizionario dei sinonimi della lingua del testo d'arrivo.
Il primo approccio al testo da tradurre è visivo:
bisogna sfogliare le pagine del testo, per rendersi conto
• della sua lunghezza e struttura;
• della suddivisione in paragrafi,
• delle parole o frasi evidenziate con caratteri diversi,
• della presenza di immagini o riquadri,
• dei segni di interpunzione per segnalare i dialoghi... e via dicendo
Il primo approccio ci deve dare un'idea generale del tipo di testo.
Il layout della pagina (e della copertina, se è un libro) sono elementi indicatori sia del tipo di testo
che stiamo per affrontare, sia del pubblico a cui esso è destinato.
Un font poco formale, curvilineo, stile “Cartoon” può indicarci un testo per bambini, così come un
font dallo stile Bitmap potrebbe essere usato in una dissertazione sulla tecnologia digitale.
Il secondo passaggio, dopo la semplice visione del testo, è esecutivo, è la lettura.
Occorre leggere il testo per intero e fluidamente.
In questa fase, infatti, non è di fondamentale importanza conoscere per ogni termine il corrispettivo
nella propria lingua; è soddisfacente intuire l'atmosfera del testo.
La seconda fase è un avvicinamento alla pubblicazione, è necessaria una lettura completa per farsi
un'impressione diffusa dell'opera, la letture dev'essere altresì scorrevole per non spezzare l'andatura
del racconto.
Tuttavia si rivela efficace per il proseguimento prestare attenzione (senza però soffermarsi troppo) a
termini particolari, ad esempio: incontrando vocaboli latineggianti sapremo di dover tradurre un
testo colto, così come sigle, formule e slogan denotano un contenuto pratico e tecnico.
La terza fase è la rilettura.
È necessario rileggere più volte ogni parte in cui è suddiviso il testo, in modo da acquisire
familiarità con esso ed, abituarsi al ritmo di narrazione.
La suddivisione in capitoli/paragrafi non solo rende più agevole la lettura ma sottolinea anche i
punti chiave dell'esposizione, consentendo delle pause per comprendere meglio ciò che si è appena
finito di leggere.
Durante questa fase è buona pratica avere un dizionario monolingue a portata di mano; ormai
2. abbiamo capito la vicenda ma il beneficio che dobbiamo trarre dalla terza fase è un'attenzione
particolare al registro utilizzato nel testo.
Inoltre, è oppurtuno sottolineare le parole o i composti sconosciuti.
La quarta fase, preliminare alla traduzione, è un'ulteriore lettura, questa volta ad alta voce.
Ascoltare i suoni delle parole nella lingua di partenza aiuta a registrare nella nostra mente la
musicalità.
La frequenza dei segni di interpunzione ci sono di grande aiuto per cogliere l'enfasi data a
determinate informazioni piuttosto che altre.
Leggendo un testo di lunghezza media tre o quattro volte è probabile che lo si conosca più o meno a
memoria, e questo velocizza la prima stesura della traduzione.
È ora di tradurre!!!
Per la vera e propria traduzione utilizzo un esmpio pratico poiché mi pare più mirato a chiarire i
concetti:
Traduzione di “The Selfish Giant” fiaba di Oscar F. Wilde nel 1888
(potete trovarla qui: Google Books: The Selfish Giant Oscar Wilde ).
La prima traduzione:
è frammentaria e e risente della diversità delle lingue.
Traduciamo letteralmente ma allo stesso tempo ci accorgiamo di quanto si adatti poco alla lingua di
arrivo.
Si trova un esempio pratico alla seconda riga di “The Selfish Giant”:
l'unità traduttiva used to go.
Letteralmente sappiamo che significa: usavano andare, in italiano: può essere tradotta con: erano
soliti andare, solevano oppure, semplicemente, andavano.
Per la prima traduzione si prende in esame un singolo paragrafo alla volta; può aiutare anche
un'ulteriore suddivisione dettata dalla punteggiatura; per quanto riguarda la fiaba sopracitata ho
ritenuto pratico esaminare “blocchi” di un paio di righe di lunghezza massima.
Affrontare per la prima volta un'attività di traduzione significa anche accorgersi di sfumature delle
lingue così come di grasse differenze; una delle discrepanze principali tra inglese ed italiano sono:
i verbi.
Non esiste solo il problema dei phrasal verbs, quello della maggior ampiezza di tempi verbali in
italiano e quello della maggior derivazione di verbi da sostantivi in inglese piuttosto che in italiano.
In inglese vengono usati i verbi principali, soprattutto quelli d'azione, con sfaccettature e
significati diversi.
Nella fiaba troviamo -to stay riferito ai fiori (riga 5) e -to sit riferiti agli uccelli (riga 8);
in italiano non sarebbe possibile tradurli letterariamente perché non avrebbero senso oppure, questo
è il caso di -to sit, riferirebbero un'azione tipicamente umana agli animali.
Un'altra problematicità riguardante i verbi è il continuo uso di -to be , traducibile col nostro -c'è.
Trattandosi questa di una fiaba, ovvero un testo strutturato, in cui ricorrono formule e codici non è
sbagliato tradurre -to be con -c'è ma se si trattasse di un altro genere letterario si potrebbero
incontrare delle difficoltà.
3. Esempi di formule fiabesche sono: “Every afternoon”(riga 1); “One day” (riga 12); “Then” (riga
31); “Once” (riga 34); “One morning” (riga 60). Sono formule che richiamano azioni quotidiane
ma lo spazio temporale è indefito, nella traduzione è fondamentale trasmettere questa sensazione di
impalpabilità.
Durante la prima stesura della traduzione è preferibile usare un dizionario monolingue, poichè
le definizioni delle parole o dei phrasal verbs sono adeguate, spiegano il concetto rendendolo
immediato nella mente.
Un altro problema traduttivo ricorrente, quando si parla di lingua inglese è il continuo uso della
congiunzione -and; mentre l'italiano preferisce la punteggiatura.
Questa caratteristica della lingua si può notare in tutti i tipi di testi.
In fiabe, racconti mitici, cavallereschi o, più in generale, testi legati soprattutto all'esposizione orale
questa caratteristica è ancora più accentuata.
E il testo di Oscar Wilde, e crea particolari difficoltà in questo senso: le congiunzioni dettano il
ritmo delle frasi ma in italiano si dovrebbe evitare un elenco di -e.
La soluzione che ho adottato personalmente è una via di mezzo, ho cercato di usare in uguale
quantità le coordinate per asintoto e per congiunzione.
Ogni testo è unico e, in quanto tale presenta peculiarità e problematiche specifiche, per questo la
prima stesura della traduzione richiede molto tempo e un grande impegno di risorse attentive.
È una scrittura macchinosa ed irregolare.
Terminata la prima stesura il testo somiglierà più a degli appunti frettolosi, la lettura non sarà facile
perché tutti quegli elementi che la privano di strozzature non sono stati sistemati.
A questo punto bisogna porsi la domanda: “Quanto voglio/devo aderire all'originale?”.
O anche quanto mi si richiede di aderire e quanto è apprezzata la fantasia, il saper pratico e
l'iniziativa?
Ho delle scelte; posso adottare uno stile di:
• Metafrasi _ traduzione parola per parola, strettamente letterale (non cambierebbe molto
dalla prima stesura).
• Parafrasi _ traduzione in cui si ha la libertà di aggiungere/togliere parole ma il senso è
rispettato (questa é la via di mezzo, quella considerata “giusta”).
• Adattamento o Imitazione _ in cui prendo solo spunto dall'originale per poi aggiungere
idee personali, cambiare ambientazioni (ad esempio rendere attuali le fiabe, come è stato
fatto con Cappuccetto Rosso).
Una volta decisa la tipologia di traduzione si passa alla lettura della prima stesura.
Con questa diventa importante farsi un'altra domanda (e darsi una risposta): “Chi saranno i miei
destinatari?”.
L a risposta decide il resto della traduzione; se i destinatari saranno bambini dovrò adattare il
linguaggio, renderlo semplice evitando quindi termini troppo difficili o in disuso. Se i miei
destinatari saranno adulti dovrò evitare di rendere il testo stucchevole, sostituendo, ad esempio, tutti
i diminutivi, evitare troppe ripetizioni.
In “The Selfish Giant” ho incontrato particolari difficoltà nella scelta dei destinatari;
non sapevo che linguaggio adottare, in alcuni paragrafi traducevo appoggiandomi solamente ai miei
ricordi delle fiabe, quindi un linguaggio diretto e semplice ma abbellito da diminutivi e nomignoli,
mentre in altri paragrafi mi ricordavo della letteratura studiata al liceo e utilizzavo un linguaggio più
colto e scarno.
4. Anche la lettura della seconda stesura richiede impegno, con questa ci si rende conto dei salti di
stile e registro, delle unità traduttive di cui non abbiamo ancora pienamente trovato la resa migliore.
La terza traduzione costituisce la fase funzionale.
È la fase di modifica del testo in base alle risposte date alle domande sopracitate.
Ora è importante avere un dizionari dei sinonimi della lingua di arrivo, per poter evitare l'effetto
elenco (troppe ripetizioni), per permettere la precisione ed di avvalersi di espressioni tecniche. Ed
essere in grado di usare termini e formule appropriate.
Per quanto riguarda la fiaba, nella mia terza traduzione ho infine deciso che i miei destinatari
immaginari sarebbero stati dei bambini ed ho agito sul testo di bozza.
Logicamente si ripresenta la fase di rilettura di quanto scritto.
Prima di passare ad una rifinitura del testo di arrivo si ha l'obbligo di informarsi sull'autore che si
traduce e contestualizzare il testo assegnatoci:
• epoca e luogo in cui ha vissuto
• i suoi studi, le sue specializzazioni
• l' immagine dell'autore presso i suoi contemporanei (e anche ai nostri giorni)
• altri suoi scritti
• dov'è inserito il “nostro” testo (è rilevante conoscere il contenitore dell'opera)
• i suoi destinatari
• l'impatto che voleva avere all'epoca (o ha avuto nella contemporaneità dei concittadini
dell'autore)
• se è possibile contattarlo per chiarire eventuali dubbi
• e così via
Più informazioni si riescono a raccogliere, più sarà facilitata la fase di rifinitura.
La mia traduzione della fiaba non prevedeva l'inserimento in una particolare raccolta.
Il linguaggio dell'autore è colto, sono presenti, ad esempio influenze dal francese (“delicate” riga 7).
I destinatari delle fiabe di Wilde sono sia adulti che bambini. Per quanto riguarda il mondo
dell'autore avevo approfondito tramite l'esame di letteratura inglese.
La fase finale, la rifinitura.
Si tratta semplicemente di aggiungere degli accorgimenti al testo d'arrivo; controllare la
punteggiatura, dare una forma grafica quanto più possibile simile all'originale, riprodurre quanto più
possibile la musicalità e il ritmo del testo di partenza.
Per quanto riguarda la prassi editoriale è importante anche il numero di parole utilizzate per
facilitare l'impaginazione.
Il testo d'arrivo ha bisogno di essere controllato e migliorato seguendo:
il criterio di Fedeltà:
Il testo deve presentare coesione di nessi sintattici e grammaticali.
È importante la coerenza d'aspetti stilistici lungo tutto il testo.
La coerenza deve interessare anche il tipo di linguaggio usato.
Occorre un controllo finale dei tempi verbali.