Le fonti di questo ebook sono state reperite su wikipedia.
Ho voluto raccogliere tutti gli argomenti che ritengo importanti per le PMI .
Nella New economy non è più concessa la navigazione a vista!
Questo è il motivo per cui ho raccolto tutti gli argomenti che ritengo indispensabili per un imprenditore.
Oggi il male che alimenta la crisi si chiama CATTIVA GESTIONE!
Voglio condividere una mia riflessione sulla cattiva gestione.
Mi rendo conto sempre più che la cattiva gestione è la causa di tutte le crisi.
Il cancro della cattiva gestione se non curato uccide:
famiglie,
imprese,
uomini,
educazione ecc.
Uccide
le famiglie perché se non si gestisce il bilancio sentimentale dei bisogni e dei doveri il castello famiglia crolla.
Uccide
Le imprese perché se non si gestisce il bilancio delle entrate e delle uscite se non si conosce il piano dei conti e non si usa un GESTIONALE la sopravvivenza di una impresa non è lunga.
UCCIDE
le persone perché se non si controlla e gestisce lo stress l'alimentazione e le cattive abitudini le prospettive di vita si accorciano notevolmente.
Uccide
L'educazione perché se si accontenta sempre per facilitare le operazioni di crescita eliminando le difficoltà ed i relativi sacrifici per ottenere risultati all'educando , lo stesso crescerà seguendo un modello nocivo alla sua indipendenza.
1. Gestione Aziendale
Strumenti e nozioni indispensabili per la
corretta gestione di un'attività
imprenditoriale
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2. Indice
Voci
Azienda 1
Startup (economia) 7
Email marketing 10
Gestione, amministrazione, esercizio 12
Contabilità 13
Economia aziendale 18
Contabilità analitico-gestionale 21
Controllo (economia aziendale) 23
Pianificazione aziendale 25
Business plan 27
Organizzazione aziendale 32
Funzioni del linguaggio 41
Time management 45
Divisione del lavoro 51
Funzione aziendale 55
Gruppo di lavoro 57
Project management 60
Risorse umane 70
Strategia 73
Gestione strategica 75
Visione aziendale 75
Missione aziendale 76
Piano (strategia) 78
Tattica 79
Catena del valore 81
Piramide di Anthony 83
Analisi PEST 84
Analisi SWOT 85
Analisi dei flussi di cassa 90
Scheda di valutazione bilanciata 91
Diaman Ratio 93
Strategia di uscita 95
Quota di mercato 96
3. Matrice di Kraljic 97
Make or buy 98
Coopetizione 99
Vantaggio competitivo 100
Vantaggio di costo 102
Integrazione verticale 105
Competenza distintiva 106
Curva di esperienza 109
Costi di apprendimento 110
Teatro d'impresa 110
Valori d'impresa 117
Integrazione orizzontale 117
Teoria dei vincoli 118
Modello delle cinque forze competitive di Porter 121
Cost per mille 122
Strumenti indispensabili per la gestione Aziendale 124
Customer relationship management 124
Enterprise resource planning 127
Material Requirements Planning 130
Manufacturing Execution System 132
Gestione della comunicazione 133
Comunicazione 133
Teoria della comunicazione 139
Scienze della comunicazione 144
Tecnologie dell'informazione e della comunicazione 151
Marketing 155
Marketing 155
Brand management 163
Personal branding 166
Modelli di branding 167
Neuromarketing 171
Marketing strategico 172
Marketing urbano 173
Return on investment 174
web marketing 176
4. World Wide Web 176
Web marketing 183
Motore di ricerca 186
Posizionamento (motori di ricerca) 191
Pay per click 193
Web marketing management 194
Landing page 197
Search engine marketing 198
Click-through rate 200
Note
Fonti e autori delle voci 201
Fonti, licenze e autori delle immagini 204
Licenze della voce
Licenza 206
5. Azienda 1
Azienda
Un'azienda, in economia aziendale, è un'organizzazione di persone e mezzi finalizzata alla soddisfazione di bisogni
umani attraverso la produzione, la distribuzione o il consumo di beni economici e servizi verso clienti. Il soggetto
che conduce l'attività economica è anche detto esercente.
Origine del termine
La parola italiana "azienda" è derivata dal termine spagnolo hazienda, poi divenuto hacienda, (dal latino facienda;
"cosa da farsi, faccende").
Classificazione
Le aziende possono essere classificate secondo vari criteri, come, ad esempio:
• in relazione all'attività economica;
• in relazione al fine;
• in relazione al soggetto economico (imprenditore);
• in relazione al soggetto giuridico (dipendente);
• in relazione alla dimensione.
Classificazione in relazione all'attività economica
Esistono tre categorie:
• di erogazione: fanno parte di questa categoria tutte le aziende come la famiglia, le associazioni private e parte
della pubblica amministrazione, che erogano e consumano beni e servizi;
• di produzione: comprende tutte le aziende che acquisiscono e producono beni e servizi (per definizione, si tratta
delle imprese)
• composte pubbliche: raggruppa gli appartenenti alle precedenti due classi, come ad esempio lo Stato, la Regione,
la Provincia, il Comune, la Azienda sanitaria locale.
Classificazione in relazione al fine
Se per fine si intende la creazione, l'accrescimento e la distribuzione di valore, allora è possibile delineare cinque
diverse tipologie di azienda:
1. familiare: persegue il suo scopo tramite valori non economici (come l'assistenza reciproca, i sentimenti, ecc.) ed
economici (consumi, investimenti e risparmio). Tipicamente è un'azienda di consumo in cui il risparmio è formato
dalla differenza tra redditi di lavoro e capitale da una parte, e consumi e investimenti dall'altra; se le uscite
superano gli introiti si accede al finanziamento di terzo. Non va confusa con l'impresa familiare, cioè l'istituzione
economica che impiega membri della stessa famiglia e che è volta a produrre reddito.Aiuto:Chiarezza
2. pubblica: si occupa in primo luogo di soddisfare i bisogni pubblici, inoltre crea, accresce e distribuisce valore
non solo in relazione alla collettività; ma coinvolgendo anche altri soggetti (stakeholders) quali fornitori, dirigenti,
dipendenti pubblici, clienti, concorrenti, ecc. In Italia, recentemente, si è assistito alla privatizzazione di molte
aziende pubbliche (tra le altre: Telecom Italia, INA Assitalia, Comit, Credito Italiano e Alitalia).
3. di produzione (o impresaAiuto:Chiarezza): ha come fine diretto (principale) la produzione e distribuzione di
ricchezza e come fine indiretto (secondario) il soddisfacimento dei bisogni umani. Si chiamano imprese perché
operano in un'economia di mercato e sono soggette al rischio del capitale investito. A seconda del settore in cui
operano, possono essere ulteriormente classificate in: del primario (agricole, minerarie), del secondario
(industriali, edili), del terziario (commerciali, mercantili, bancarie, assicurative, di servizi), del terziario avanzato
6. Azienda 2
(informatiche, di consulenza).
4. no profit: si tratta di aziende che non hanno fini di lucro soggettivo, nel senso che, pur potendo realizzare dei
risultati economici e finanziari positivi, questi non vengono distribuiti al soggetto economico. È tuttavia lecito che
svolgano una qualche attività commerciale inerente all'oggetto sociale purché essa sia solo marginale o rientri
all'interno di finalità di utilità sociale. Un discorso particolare vale per le ONLUS (Organizzazioni Non Lucrative
di Utilità Sociale). Si tratta di una qualifica ai fini delle imposte - ovvero che incide sulle modalità di pagamento
delle imposte - che possono assumere le aziende non profit che operano in uno dei seguenti settori: assistenza
sociale e socio-sanitaria, assistenza sociale, assistenza sanitaria, beneficenza, istruzione, formazione, sport
dilettantistico, tutela e promozione dei beni storici e artistici, tutela dell'ambiente, promozione culturale ed
artistica, tutela dei diritti civili, ricerca scientifica. Tali società devono essere iscritte all'anagrafe delle ONLUS,
presso la Direzione Regionale delle Imprese per avere diritto a particolari vantaggi fiscali (non sono soggette a
tassazione).
5. mutualistiche: comprendono cooperative, società di mutua assicurazione e consorzi di cooperative. La
cooperative hanno uno scopo principalmente mutualistico che consiste nel fornire beni o servizi o lavoro
direttamente ai soci, in modo più vantaggioso rispetto alle condizioni del mercato. Lo scopo mutualistico assicura
la limitata distribuzione degli utili tra i soci e la devoluzione a scopi di utilità pubblica del patrimonio sociale, in
caso dello scioglimento della società. Oltre ai soci ordinari è possibile che ci siano dei soci sovventori che
investono nella cooperativa al fine di ottenere un interesse sul capitale investito. Le attività che possono essere
svolte in forma cooperativistica comprendono: consumo, produzione, lavoro agricolo, edilizia, trasporti, pesca,
economia sociale. Le società di mutua assicurazione sono cooperative che si occupano di attività assicurativa
(ramo vita e ramo danni), sono a responsabilità limitata e il capitale sociale è costituito dai contributi versati dai
soci, che servono anche come premi assicurativi.
Quale che sia la "veste" e il "fine" specifico di ogni categoria di azienda, qualora assuma contenuto imprenditoriale si
ritiene che comunque non possa prescindere dall'affrontare positivamente il tema della responsabilità sociale
d'impresa.
Classificazione in relazione al soggetto economico
Il soggetto economico è la persona o il gruppo di persone che di fatto ha o esercita il potere decisionale nell'azienda.
La definizione di soggetto economico è stata estesa a tutti gli stakeholders.
I principali stakeholders, presenti in maniera differente nelle diverse tipologie di azienda sono:
• azionisti o soci di maggioranza
• manager o dirigenti
• lavoratori dipendenti e autonomi
• fornitori
• finanziatori e istituti di credito
• amministrazione finanziaria o Erario
• clienti
• concorrenti
7. Azienda 3
Classificazione in relazione al soggetto giuridico
Si distinguono due tipi di soggetti giuridici:
• l'imprenditore con la sua impresa individuale, in cui soggetto economico e soggetto giuridico coincidono;
• le società in cui due o più persone svolgono un'attività economica (e i due soggetti sono distinti). Alla base della
società c'è sempre un contratto che sancisce:
1. l'accordo tra due o più persone (fisiche o giuridiche) dette soci
2. il conferimento di beni nella società da parte dei soci.
A queste classi corrispondono diverse definizioni di società:
1. si ha l'impresa individuale quando il soggetto giuridico è una persona fisica che risponde coi propri beni delle
eventuali mancanze aziendali. Tale impresa non gode quindi di autonomia patrimoniale: se viene dichiarata
fallita, anche il suo imprenditore è fallito. Per quanto riguarda l'imposizione fiscale, il reddito dell'impresa è
soggetto a Irap (Imposta Regionale sulle Attività Produttive) e IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone
Fisiche). Esistono inoltre delle semplificazioni relative alla contabilità che l'Amministrazione Finanziaria
concede: la contabilità semplificata (che consiste nei soli libri IVA). Sono concettualmente simili all'impresa
individuale quella familiare (formata al 51% dal capofamiglia e al 49% dai suoi familiari) e quella coniugale
(formata solo da marito e moglie).
2. la società di persone è caratterizzata da una autonomia patrimoniale imperfetta, in cui cioè il patrimonio della
società non è perfettamente distinto da quello dei soci, per cui i creditori possono rivalersi (se il patrimonio
societario è insufficiente) anche sui beni del socio (solitamente non vale il viceversa). Si può avere una società
semplice nel caso in cui non sia necessario svolgere una attività commerciale, ma si abbia la necessità di gestire
una attività (agricola o professionale, come ad esempio uno studio associato); una società in nome collettivo in cui
tutti i soci sono responsabili in egual parte e con tutto il loro patrimonio delle obbligazioni della società o una
società in accomandita semplice in cui i soci accomandatari rispondono, come nella Società in nome collettivo e i
soci accomandanti rispondono invece limitatamente al capitale conferito. In tutti e tre i casi non si ha l'obbligo di
versare un capitale sociale minimo, ma è necessario avere un atto costitutivo e redigere un bilancio d'esercizio
(che può non essere depositato al Registro delle Imprese).
3. le società di capitali sono dei soggetti giuridici totalmente autonomi che godono di autonomia patrimoniale
perfetta (il loro patrimonio è distinto da quello dei soci). Le forme riconosciute dal diritto italiano sono: società a
responsabilità limitata, società per azioni e società in accomandita per azioni. Nelle ultime, il socio
accomandatario (amministratore) risponde illimitatamente col suo patrimonio delle obbligazioni sociali se il
patrimonio della società non è sufficiente. Le società di capitali hanno l'obbligo di versare un capitale sociale
minimo e di approvare il bilancio annuale che va depositato presso il Registro delle Imprese.
4. tra le altre forme possibili si trovano le associazioni temporanee d'impresa, i consorzi e il GEIÈ' (Gruppo
Europeo di Interesse Economico)
Classificazione in relazione alla dimensione
Questo tipo di suddivisione necessita di un discorso particolare. Infatti, mentre è pressoché immediato stabilire quali
possono essere le classi, non è così semplice trovare un criterio uniforme di assegnazione.
Le tre classi sono:
• piccola
• media
• grande
Tra i molteplici criteri si può citare:
• fatturato (che ha un senso solo confrontando società appartenenti allo stesso settore)
• numero di dipendenti
8. Azienda 4
• valore aggiunto
Con il Regolamento CE n. 364/2004 del 25 febbraio 2004, la definizione per le Piccole e Medie Imprese (PMI) è
stata aggiornata alle seguenti caratteristiche:
microimpresa - a) meno di 10 occupati e, - b) un fatturato annuo (corrispondente alla voce A.1 del conto economico
redatto secondo la vigente norma del codice civile) oppure, un totale di bilancio annuo (corrispondente al totale
dell'attivo patrimoniale) non superiore a 2 milioni di euro;
piccola impresa - a) meno di 50 occupati e, - b) un fatturato annuo, oppure, un totale di bilancio annuo non
superiore a 10 milioni di euro;
media impresa - a) meno di 250 occupati e, - b) un fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro, oppure un
totale bilancio annuo non superiore a 43 milioni di euro.
Rapporti giuridici dell'azienda ceduta
Oltre a essere un complesso di beni l'azienda è anche un fascio di rapporti giuridici, rappresentato dai rapporti
contrattuali che il titolare costituisce per esigenze aziendali. Dalla gestione aziendale nascono crediti e debiti, che
fanno parte anch'essi dell'azienda. Dobbiamo considerare tre casi:
• I contratti. L'acquirente subentra automaticamente in essi salvo che:
1. Le parti abbiano pattuito diversamente
2. Il contratto abbia carattere personale
• Crediti. Si trasferiscono all'imprenditore acquirente. Il trasferimento ha effetto sui terzi dal momento
dell'iscrizione del trasferimento nel registro. È comunque liberato il debitore ceduto che paga in buona fede nelle
mani dell'alienante.
• Debiti. Passano all'acquirente mediante accollo. Si tratta, di regola, di accollo cumulativo e non liberatorio.
L'alienante, debitore originario, continua a rimanere obbligato se il creditore ceduto non lo ha espressamente
liberato.
Avviamento
L'avviamento di un'azienda è la sua capacità di produrre utili in misura superiore all'ordinario.
Dipende dal fatto che il complesso dei cespiti dell'azienda ha un valore superiore a quello della somma dei singoli
cespiti separati; non è né un bene né un diritto, ma una semplice qualità dell'azienda, non attribuibile ai singoli beni
ma solo all'insieme degli stessi in quanto gestiti e organizzati unitariamente.
La legge garantisce tutela all'avviamento attraverso il divieto di concorrenza, cioè impedendo al precedente titolare
di iniziare una nuova impresa che, per oggetto o altre circostanze, sia idonea a sviare i clienti dell'azienda ceduta nei
5 anni successivi il trasferimento della prima.
L'avviamento può essere positivo (goodwill) o negativo (badwill) e in bilancio viene indicato nello stato
patrimoniale.
Trasferimento
Natura
Il trasferimento è disciplinato da specifiche disposizioni che in parte derogano il diritto comune per quanto riguarda
la successione nei contratti, la cessione di crediti e debiti, in particolare per quel che riguarda il consenso del
debitore, deroga all'art.1406 c.c. dato che il lavoratore non può opporsi. L'azienda può essere trasferita sia per atto
"inter vivos" sia "mortis causa", ma può anche avvenire sia con accordo delle parti, sia in forma coattiva con
provvedimento amministrativo o giudiziario. Si è recentemente considerata l'ipotesi che fusione e scissione possano
9. Azienda 5
operare un trasferimento d'azienda: se prima ciò non era considerato trasferimento d'azienda, con la consistente
riforma societaria degli anni 2000 la fusione, specialmente eterogenea, non è stata più vista come scomparsa e
ricostituzione dell'ente.
Il trasferimento d'azienda è disciplinato dall'art.2112 c.c. che obbliga l'acquirente a mantenere i rapporti di lavoro e
lo impegna solidalmente dei crediti maturati dai lavoratori.
L'azienda può essere trasferita dall'imprenditore ai propri discendenti tramite la stipulazione di un apposito atto inter
vivos, il patto di famiglia (contratto), istituto disciplinato dagli artt. 768-bis segg. del codice civile.
Oggetto del trasferimento
Si è discusso molto in dottrina su quale fosse l'oggetto del trasferimento. Due sono le interpretazioni principali:
• Attività e azienda inscindibili: concezione giuslavoristica più antica e derivata anche dalle posizioni del diritto
commerciale, ritiene l'azienda, complesso di beni, perfettamente inscindibile con l'attività affinché possa esserci
un'impresa, e pertanto non trasferibile isolatamente
• Attività e azienda scisse: concezione più moderna e più accolta dalle dottrine giuslavoriste, ritiene possa essere
ceduta anche l'"azienda inerte", partendo dalle considerazioni che l'azienda possa anche essere costituita anche
solo dalle competenze professionali ("know-how") dei lavoratori e che comunque l'attività è legata alla persona
dell'imprenditore che l'acquista a titolo originale. Tra l'altro con questa impostazione, la cerchia dei cessionari
aumenta notevolmente perché non c'è il requisito dell'essere già imprenditori.
La legislazione comunitaria ha contribuito all'evoluzione del concetto di trasferimento d'azienda: se in particolare le
varie direttive sembrano identificare l'azienda come complesso di beni organizzato per l'attività d'impresa, la
giurisprudenza comunitaria dà un indirizzo ben preciso nella sentenza Suzen[1] stabilendo che,
• non c'è trasferimento quando:
• l'operazione non include beni significativi per l'esercizio dell'attività
• il trasferimento non include un'entità economica con propria identità
• c'è trasferimento quando:
• esso abbia come oggetto un'entità economica stabile e adeguatamente strutturata e autonoma
• l'identità e la gestione dell'entità economica sia stata ripresa o proseguita
La sentenza pone pertanto come parametro il momento causale del trasferimento.
Alla luce dell'attuale normativa viene considerato trasferimento d'azienda ogni processo che determina il
cambiamento di titolarità di un'attività economica organizzata: il 5º comma dell'art. 2112 parla di attività economica
organizzata, che interpretata anche con la direttiva comunitaria da una definizione dell'oggetto del trasferimento
concernente organizzazione e attività.
Trasferimento del ramo d'azienda
Il "ramo d'azienda" è trasferibile così come l'azienda intera, anche se non ha le stesse garanzie per i lavoratori
dell'intero complesso aziendale: identificato come "articolazione funzionalmente autonoma"[2], dopo la riforma del
2003 è liberamente identificabile dagli imprenditori che operano il trasferimento purché risponda al requisito
dell'autonomia funzionale. Il lavoratore può solo presentare le dimissioni per giusta causa se le condizioni di lavoro
subiscono una sostanziale modifica. C'è da sottolineare che il ramo d'azienda non viene menzionato dall'art.2112 c.c.
e, essendo molto più flessibile rispetto all'intera azienda, spesso i lavoratori invocano l'art.1406 c.c. in modo che
possano bloccare un trasferimento per loro svantaggioso.
10. Azienda 6
Trasferimenti in outsourcing
Per approfondire, vedi outsourcing.
Altro problema suscitano i trasferimenti operanti in quei settori d'azienda identificati come outsourcing, fra tutti
l'appalto. Il legislatore si è preoccupato nel 2003 di disciplinare questi fenomeni coordinandoli alla disciplina
dell'art.2112. In particolare fissa la solidarietà dell'appaltante "fino alla concorrenza del debito che il committente ha
verso l'appaltatore nel tempo in cui i lavoratori propongono la domanda". Nell'appalto di servizi, il committente è
obbligato in solido fino al termine di un anno dalla fine dell'appalto.
L'insegna
L'insegna è il segno distintivo dell'azienda, cioè dei locali dell'impresa. Essa, come gli altri segni distintivi, opera
come collettore di clientela, ed è particolarmente importante per quelle imprese che ricevono i clienti nei propri
locali. Con la diffusione di internet e dei mezzi multimediali, numerose imprese vengono ora tuttavia identificate
principalmente tramite il proprio sito web, come nel caso delle imprese virtuali.
Il codice civile dedica un solo articolo all'insegna, il 2568, che impone di integrare o modificare l'insegna che,
essendo uguale o simile a quella di un altro imprenditore, possa creare confusione per l'oggetto dell'impresa o per il
luogo in cui essa è esercitata. Per tutte le questioni non disciplinate, è incerto se si debba far riferimento alla
normativa sulla ditta o a quella sul marchio; spesso si preferisce fare riferimento a quest'ultima, in quanto più
articolata.
Note
[1] Corte di Giustizia Europea, Suzen contro Zehncker 11 marzo 1977
[2] Formulazione per molti infelice dato funzionalmente autonomi sono anche articolazioni come mensa, pulizie o servizi che però non sono
inerenti al processo produttivo
Voci correlate
• Azienda (diritto)
• Article marketing
• Avviamento d'azienda (diritto italiano)
• Azienda pubblica
• Azienda privata
• Economia aziendale
• Impresa
• Controllo di gestione
• Cessione d'azienda
• Crisi aziendale
• Management
• Organizzazione aziendale
• Pianificazione aziendale
• Processo aziendale
11. Azienda 7
Collegamenti esterni
• Azienda (http:/ / thes. bncf. firenze. sbn. it/ termine. php?id=1133) in Tesauro del Nuovo Soggettario (http:/ / thes.
bncf. firenze. sbn. it/ ), BNCF, marzo 2013.
Altri progetti
• Wikizionario contiene il lemma di dizionario «azienda»
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Startup (economia)
Con il termine startup si identifica la fase iniziale per l'avvio di una nuova impresa, cioè quel periodo nel quale
un'organizzazione cerca di rendere profittevole un'idea attraverso processi ripetibili e scalabili. Inizialmente il
termine veniva usato unicamente per indicare la fase di avvio di aziende nel settore internet o tecnologie
dell'informazione. Successivamente il termine è diventato sinonimo di ciò che in borsa viene chiamato matricola.
Spesso queste società vengono gestite con un approccio di tipo Lean Startup.
Il piano di startup è un prospetto che evidenzia determinati costi tipici dei primi dodici mesi di attività, ovvero del
periodo in cui si affrontano costi certi a fronte di ricavi incerti, nonché l'ammontare del capitale proprio che si
intende investire nell'azienda.
Aspetti principali
Lo startup comprende quindi tutte le spese relative alla costituzione della società e agli investimenti strutturali
(arredamento degli uffici, impianti, macchinari, ecc.), gli stipendi, l'eventuale cauzione per l'affitto, le spese relative
al materiale di consumo e l'indicazione del capitale proprio. In questo modo l'imprenditore ha un quadro chiaro dello
scenario finanziario relativo ai mesi successivi e dalla sua capacità di remunerare il capitale investito.
Lo startup può anche essere collegato ad una offerta pubblica di vendita, ovvero a quell'operazione con la quale
un'impresa immette sul mercato titoli propri, come le azioni. Questa operazione può essere concomitante con lo
startup, in quanto un'azienda può decidere di quotarsi alla borsa valori proprio per agevolare la raccolta di capitale
per avviare i propri processi produttivi.
Le startup company, di solito imprese appena costituite, nelle quali vi sono ancora processi organizzativi in corso,
essendo state appena avviate, utilizzano generalmente una limitata quantità di capitale, lavoro e terreni. Questo tipo
di imprese, in caso di insuccesso, non sono particolarmente rischiose data la esigua quantità di capitali investiti.
12. Startup (economia) 8
Strumenti valutativi
Preventivo finanziario
È importante valutare le immobilizzazioni (impianti, attrezzature, software,ecc.) richieste in fase di avvio e il capitale
circolante necessario per sostenere i costi di gestione iniziali. L'imprenditore deve valutare:
• quanto denaro serve per avviare l'attività (fabbisogno finanziario);
• se il capitale proprio è sufficiente e se è necessario ricorrere anche a capitali di terzi (banche, finanziarie,ecc.).
Preventivo delle vendite
Per determinare i ricavi della futura attività, prima è necessario procedere alla previsione delle vendite. Si stabilisce
il livello di vendite atteso, si descrivono gli eventi che potrebbero assicurare il pieno raggiungimento del volume di
vendite ipotizzato e si individuano le minacce che potrebbero inficiare le previsioni.
Preventivo economico
È un prospetto simile al conto economico e serve a determinare la convenienza del progetto imprenditoriale; infatti,
attraverso l'individuazione dei costi e dei ricavi si determina l'utile della futura attività.
Redditività del capitale investito e del capitale proprio
Per misurare la redditività dell'impresa, si utilizzano due indicatori: ROI (return on investiment) e il ROE (return on
equity).
La redditività del capitale investito indica la capacità del progetto imprenditoriale di remunerare il capitale investito.
Si calcola dividendo il reddito operativo (utile lordo) per il capitale investito.
La redditività del capitale proprio impegnato nell'attività si calcola dividendo l'utile netto per il capitale proprio.
Quadro normativo in Italia
Il decreto legge 18 ottobre 2012, definisce una startup nel modo seguente:
« Ai fini del presente decreto, l'impresa start-up innovativa, di seguito «start-up innovativa», è la società di capitali,
costituita anche in forma cooperativa, di diritto italiano ovvero una Societas Europaea, residente in Italia ai sensi
dell'articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le cui azioni o quote rappresentative
del capitale sociale non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione, che
possiede i seguenti requisiti:
1. LETTERA SOPPRESSA DAL D.L. 28 GIUGNO 2013, N. 76, CONVERTITO CON MODIFICAZIONI DALLA L. 9
AGOSTO 2013, N. 99;
2. è costituita e svolge attività d'impresa da non più di quarantotto mesi;
3. ha la sede principale dei propri affari e interessi in Italia;
4. a partire dal secondo anno di attività della start-up innovativa, il totale del valore della produzione annua, così come
risultante dall'ultimo bilancio approvato entro sei mesi dalla chiusura dell'esercizio, non è superiore a 5 milioni di euro;
5. non distribuisce, e non ha distribuito, utili;
6. ha, quale oggetto sociale esclusivo o prevalente, lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o
servizi innovativi ad alto valore tecnologico;
7. non è stata costituita da una fusione, scissione societaria o a seguito di cessione di azienda o di ramo di azienda;
8. possiede almeno uno dei seguenti ulteriori requisiti:
1. le spese in ricerca e sviluppo sono (uguali o superiori al 15 per cento) del maggiore valore fra costo e valore totale
della produzione della start-up innovativa. Dal computo per le spese in ricerca e sviluppo sono escluse le spese per
13. Startup (economia) 9
l'acquisto e la locazione di beni immobili. Ai fini di questo provvedimento, in aggiunta a quanto previsto dai principi
contabili, sono altresì da annoverarsi tra le spese in ricerca e sviluppo: le spese relative allo sviluppo precompetitivo
e competitivo, quali sperimentazione, prototipazione e sviluppo del business plan, le spese relative ai servizi di
incubazione forniti da incubatori certificati, i costi lordi di personale interno e consulenti esterni impiegati nelle
attività di ricerca e sviluppo, inclusi soci ed amministratori, le spese legali per la registrazione e protezione di
proprietà intellettuale, termini e licenze d'uso. Le spese risultano dall'ultimo bilancio approvato e sono descritte in
nota integrativa. In assenza di bilancio nel primo anno di vita, la loro effettuazione è assunta tramite dichiarazione
sottoscritta dal legale rappresentante della start-up innovativa;
2. impiego come dipendenti o collaboratori a qualsiasi titolo, in percentuale uguale o superiore al terzo della forza
lavoro complessiva, di personale in possesso di titolo di dottorato di ricerca o che sta svolgendo un dottorato di
ricerca presso un'università italiana o straniera, oppure in possesso di laurea e che abbia svolto, da almeno tre anni,
attività di ricerca certificata presso istituti di ricerca pubblici o privati, in Italia o all'estero, ovvero, in percentuale
uguale o superiore a due terzi della forza lavoro complessiva, di personale in possesso di laurea magistrale ai sensi
dell'articolo 3 del regolamento di cui al decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 22 ottobre
2004, n. 27;
3. sia titolare o depositaria o licenziataria di almeno una privativa industriale relativa a una invenzione industriale,
biotecnologica, a una topografia di prodotto a semiconduttori o a una nuova varietà vegetale ovvero sia titolare dei
diritti relativi ad un programma per elaboratore originario registrato presso il Registro pubblico speciale per i
programmi per elaboratore, purché tali privative siano direttamente afferenti all'oggetto sociale e all'attività di
impresa. »
Acceleratori ed incubatori
Per acceleratore di startup si intende un programma per lo sviluppo di una azienda che ha la finalità di renderla
autonoma. Per incubatore di startup (detto anche Business Innovation Centre) si intende il luogo fisico nel quale le
startup risiedono. Secondo Forbes nel 2012 i migliori acceleratori ed incubatori erano Y Combinator, TechStars e
DreamIt Ventures.
Attenzione mediatica
Le startup hanno attirato molta attenzione mediatica negli anni 2010. A conferma di ciò la visita del presidente
statunitense Barack Obama all'incubatore 1776 avvenuta il 3 luglio 2014[1] e quella del Presidente del Consiglio dei
Ministri Matteo Renzi all'incubatore H-Farm avvenuta il 26 febbraio 2014[2]. A queste si aggiunge l'annuncio del
Presidente della Repubblica Francese François Hollande di misure per le startup d'oltralpe[3] e quello del Primo
Ministro del Regno Unito David Cameron di un prestito di 82 milioni di sterline in tre anni per giovani
imprenditori[4]
Critiche
Nel 2006, Andrew Keen scrisse che le startup ed il Web 2.0 fossero un "grande movimento utopico" una specie di
utopismo tecnologico, simile ad una "società comunista", nel modo in cui quest'ultima viene descritta dal filosofo ed
economista Karl Marx. L'autore nota come il linguaggio degli imprenditori del settore informatico sia cambiato da
termini come "cool" (figo), "eyeballs" (letteralmente bulbo oculare, significa fissare qualcosa dedicargli tutta la
propria attenzione), e "burn-rate" (la quantità di denaro necessaria ad una startup per rimanere in piedi) vengono
sostiuite da espressioni militanti ed assurde come Empowering citizen media (dare più potere ai mezzi di
informazione gestiti dai cittadini), radically democratize (permettere una gestione molto più democratica di
qualcosa), smash elitism (colpire i comportamenti che favoriscano le elite), content redistribution (redistribuzione
dei contrnuti), authentic community (comunità autentica). L'autore vede il Web 2.0 come una ideologia, trasmessa
degli imprenditori della Silicon Valley, che venera il creativo della domenica, come chi nel tempo libero fa filmati,
14. Startup (economia) 10
canta canzoni o scrive libri. Viene suggerito da tale ideologia che chiunque, anche la persona più ignorante e meno
alfabetizzata, possa e debba usare i mezzi digitali per esprimersi e realizzarsi.
Note
[1] President Obama pays visit to start-up hub 1776 on day before the Fourth of July (http:/ / www. washingtonpost. com/ business/
capitalbusiness/ president-obama-pays-visit-to-start-up-hub-1776-on-day-before-the-fourth-of-july/ 2014/ 07/ 03/
99d094e2-02c7-11e4-8fd0-3a663dfa68ac_story. html)
[2] Il senso di Renzi per le start-up (http:/ / www. ilfattoquotidiano. it/ 2014/ 02/ 27/ il-senso-di-renzi-per-le-start-up/ 896231/ )
[3] Hollande annonce des mesures pour les start-up françaises (http:/ / tempsreel. nouvelobs. com/ economie/ 20140213. OBS6065/
hollande-en-operation-seduction-dans-la-silicon-valley. html)
[4] David Cameron launches loan scheme for young entrepreneurs (http:/ / www. theguardian. com/ business/ 2012/ may/ 28/
cameron-startup-loans)
Voci correlate
• Incubatore aziendale
• Lean Startup
Collegamenti esterni
• eStartUp Books (http:/ / estartupbooks. com/ ): raccolta di ebooks dedicati alle startup company
Portale Economia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di economia
Email marketing
L'E-mail marketing è un tipo di marketing diretto che usa la posta elettronica come mezzo per comunicare
messaggi commerciali (e non) al pubblico.
In senso lato qualunque e-mail inviata a un cliente (o cliente potenziale), può essere considerato e-mail marketing.
Solitamente si usa però questo termine per riferirsi a:
• Invio di e-mail con l'intento di portare a livello più avanzato il rapporto tra un'azienda e i suoi clienti precedenti o
attuali e per incoraggiarne la fidelizzazione.
• Invio di e-mail con l'intento di acquisire nuovi clienti o convincere quelli precedenti ad acquistare subito
qualcosa.
• Aggiunta di elementi pubblicitari nei messaggi e-mail inviati da altre aziende ai propri clienti.
Le aziende, sia negli Stati Uniti che nei Paesi europei che nelle economie emergenti, investono sempre più risorse
nell'e-mail marketing, che spesso viene utilizzato anche da organizzazioni pubbliche e non profit.
Negli ultimi anni si sta ponendo una sempre maggiore attenzione all'integrazione dell'e-mail marketing con altri
sistemi di gestione (es. CRM) e comunicazione (es. social media). L'evoluzione recente si sta concentrando sempre
più sulla qualità del contatto (profilazione delle utenze, cura della customer satisfaction), rispetto agli invii massivi di
posta che avevano caratterizzato l'e-mail marketing degli esordi. Oggi, infatti, l'utilizzo sovrabbondante di
comunicazioni elettroniche da parte delle società commerciali, ha causato fenomeni di rigetto da parte degli utenti,
tanto da aumentare in modo significativo i fenomeni di posta indesiderata (spam).
15. Email marketing 11
Vantaggi
L'e-mail marketing piace alle aziende perché:
• È meno costoso del marketing diretto fatto con materiale cartaceo.
• Il ritorno d'investimento (ROI) è solitamente molto alto, se il lavoro viene fatto bene.
• È istantaneo, soprattutto se comparato con la posta cartacea: una e-mail arriva in secondi o minuti.
• Permette al pubblicitario di "spingere" il messaggio al pubblico, al contrario di un sito web che "aspetta" che i
visitatori lo raggiungano.
• È facile da tracciare. Un pubblicitario può tracciare gli utenti con i web bug, bounce message, disiscrizioni,
conferme di ricezione, click-through, etc. Questi possono essere usati per tracciare i tassi di apertura delle e-mail,
i riscontri positivi o negativi, le vendite derivate dal marketing.
• I pubblicitari possono acquisire grandi numeri di iscritti che desiderano ricevere e-mail su argomenti di loro
interesse
• Oltre la metà degli utenti della Rete inviano o leggono messaggi di posta elettronica in una loro giornata tipo.
• Consente di stabilire una relazione "uno a uno", cioè di personalizzare il messaggio in base al destinatario che
riceverà quella comunicazione specifica.
• Permette di fare test per vedere quale tipo di messaggio produce migliori risultati in base al pubblico cui si
rivolge.
Voci correlate
• Web marketing
• Landing page
• Direct marketing
• Mailbombing
• Spam
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16. Gestione, amministrazione, esercizio 12
Gestione, amministrazione, esercizio
I termini gestione, amministrazione, esercizio, in economia aziendale, sono spesso utilizzati in tale ambito specie
nel linguaggio corrente, con significati più ampi, che tendono a sovrapporsi.
Nel linguaggio corrente, il termine esercizio viene anche utilizzato come sinonimo di gestione.
Gestione
La gestione è, in senso proprio, l'insieme delle azioni da porre in essere affinché l'azienda possa perseguire gli
obiettivi prefissati nella pianificazione aziendale e compiere scelte riguardanti le relazioni tra i suoi elementi
costitutivi (persone e tecnologie).
Gestione in questo senso non è dunque sinonimo di management, anche se nel linguaggio corrente i due concetti
tendono a sovrapporsi; d'altra parte è indubbio che il management costituisce uno degli aspetti più rilevanti della
gestione.
Amministrazione
L'amministrazione indica, in senso stretto, una specifica attività aziendale (e la funzione aziendale che se ne
occupa), consistente nella rilevazione ordinata (ed eventualmente nell'elaborazione) di informazioni, per lo più di
natura economica, sui fatti della gestione aziendale, al fine di costituire la memoria dell'organizzazione.
In senso lato, amministrazione è sinonimo di gestione. Anche il termine amministrazione tende, nel linguaggio
corrente, a sovrapporsi come significato a management; in realtà i due concetti sono distinti, anche se le informazioni
rilevate ed elaborate nel corso dell'attività di amministrazione costituiscono un input per le decisioni manageriali.
Esercizio
L'esercizio indica insieme dei fatti della gestione aziendale, oggetto di rilevazione, che occorrono in un periodo di
tempo determinato (di solito un anno); il termine viene inoltre usato, in senso lato, per indicare il periodo di
rilevazione riguardo ad una determinata attività, come ad esempio in caso di bilancio d'esercizio.
Voci correlate
• Budget di tesoreria
• Bilancio di esercizio
• Controllo (economia aziendale)
• Controllo di gestione
• Contabilità analitico-gestionale
• Direzione aziendale
• Economia aziendale
• Pianificazione aziendale
• Organizzazione aziendale
17. Gestione, amministrazione, esercizio 13
Collegamenti esterni
• Gestione, amministrazione, esercizio [1] in Tesauro del Nuovo Soggettario [2], BNCF, marzo 2013.
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Note
[1] http:/ / thes. bncf. firenze. sbn. it/ termine. php?id=5063
[2] http:/ / thes. bncf. firenze. sbn. it/
Contabilità
La contabilità è il sistema di rilevazione continua di qualunque evento di rilevanza economica.
L'ambito tipico di utilizzo della contabilità è qualsiasi struttura operativa, sia pubblica che privata, ma il significato
non cambia anche nel ristretto ambito personale (contabilità individuale).
Altra definizione, tipica della ragioneria, vuole che la contabilità sia l'insieme degli spostamenti di capitale aziendale
raccolti e organizzati secondo un criterio che permetta un rapido accesso ed elaborazione dei dati.
Ancora un'altra definizione: La contabilità è la storia economica di un'azienda nel senso che conserva una traccia di
tutte le operazioni commerciali.
Origini
La contabilità intesa come annotazione di operazioni commerciali è una pratica conosciuta fin dalla notte dei tempi.
Prima del XV secolo tali fatti erano registrati con il metodo della partita semplice che prevedeva una serie di voci
(praticamente una rubrica) sotto le quali veniva annotato di volta in volta la nuova operazione. Non esisteva alcun
collegamento tra una voce e l'altra e quindi nessuna possibilità di riscontro e controllo incrociato.
Il matematico Fratel Luca Pacioli, detto il Paciolo (1445-1517), nel 1494 definisce per la prima volta, in termini
sistematici, il metodo della partita doppia nel libro "Summa di arithmetica, geometrica, proportione et
proportionalita", nel capitolo intitolato "Tractatus de computis et scripturis".
Questo metodo prevede che per ogni operazione siano eseguite due registrazioni, in due conti distinti, in opposte
sezioni (dare/avere), per importi complessivamente uguali, in modo che il totale dei valori registrati nelle due
sezioni, sia sempre uguale. Il primo immediato vantaggio di questo metodo è la possibilità di riscontro e di
autocontrollo. Il secondo vantaggio è dato dal fatto che con una determinata struttura del piano dei conti si può avere
una visione continua ed aggiornata della situazione economica e patrimoniale dell'azienda.
La contabilità in partita doppia si affermò rapidamente in tutto il mondo, tanto che molti termini contabili italiani nati
nel Rinascimento e nei secoli successivi sono rimasti come radice nella terminologia internazionale.
La contabilità moderna, in Italia, si può far risalire all'entrata in vigore dell'ultimo Codice Civile del 1942 (ma
iniziato fin dal 1926), ed in particolare nel Libro V. È uso comune oggi parlare di obblighi civilistici e fiscali in
merito alla tenuta della contabilità.
Nel 1978 la CEE emana la IV direttiva, con l'obiettivo di armonizzare le legislazioni dei paesi membri per quanto
concerne:
• Il contenuto del bilancio annuale e dei documenti accompagnatori
• Le modalità di pubblicazioni
• I principi contabili da applicare.
In Italia la direttiva è stata recepita nel 1991, con grande ritardo rispetto agli altri paesi europei (ad esempio la
Francia l'ha recepita nel 1983).
18. Contabilità 14
Le norme CEE sono state incluse nella revisione dell'articolo 2423 del Codice Civile con il DLgs 127/1991.
Le diverse contabilità
In azienda, ambito primario, di questa illustrazione, coesistono due funzioni fondamentali:
• Mercantile o commerciale, che collega l'azienda con il mondo esterno e riguarda l'acquisto di materie prime
(uscite) e la vendita di prodotti o servizi (entrate),
• Industriale o tecnica che sta all'interno e riguarda i processi di trasformazione delle materie prime in prodotti
finiti (o erogazione di servizi).
Da questa fondamentale distinzione derivano due metodi di gestione contabile:
• Contabilità generale o Co.Ge: registra tutti i fatti amministrativi intercorsi tra l'azienda e l'ambiente esterno. I
dati rilevati sono solo quelli accertati (documentati secondo rigide regole formali), sono sintetici e sono storici
(fatti avvenuti)
• Contabilità industriale (anche detta analitica): registra solo fatti di gestione interna. I dati rilevati possono
essere analitici, riclassificando costi e ricavi rilevati dalla contabilità generale, possono derivare da previsioni o
essere predeterminati, sono attuali (anche perché non si aspetta l'accertamento della contabilità generale).
Il metodo classico di rilevazione contabile nella Pubblica Amministrazione, cosiddetto finanziario o Co.Fi, è del tipo
a partita semplice ed è incentrato sulle entrate (incassi) e uscite (pagamenti). Solo da pochi anni (vedi Tit. Tit. III D.
Leg.vo n. 279/1997 e allegata Tab. B e successive modificazioni) è stato introdotto il metodo della partita doppia,
con la denominazione di contabilità economica.
Contabilità generale
È anche definita contabilità ordinaria, in contrapposizione alla contabilità semplificata, utilizzata per aziende con
volume di affari ridotto e/o ditte individuali.
È la rilevazione e registrazione dei fatti esterni di gestione, tenuta con il metodo della partita doppia e secondo
precise norme del Codice Civile.
Gli uffici amministrativi delle medie / grandi aziende sono stati i primi ad usufruire dei vantaggi offerti dai sistemi
informativi, sin dagli anni sessanta del secolo scorso. Oggi è molto difficile trovare aziende anche molto piccole che
non utilizzano una soluzione informatica per la contabilità. Di fatto, oggi, qualsiasi persona in azienda (ed anche in
casa) è in grado, con un minimo di addestramento, di gestire la contabilità generale. Verrebbe quindi spontaneo dire
che lo strumento principale della contabilità generale è il computer. Ma dietro il computer esiste una metodologia
consolidata fatta di terminologia, strumenti e procedure che vale la pena illustrare.
Terminologia di base
L'unità elementare di registrazione è la singola imputazione, composta da: voce contabile di riferimento, descrizione
del fatto, importo, segno o collocazione in dare o avere.
L'insieme minimo di registrazione è la prima nota, costituita da almeno due imputazioni, una in dare e una in avere.
Quando le imputazioni sono più di due il totale dare e avere è sempre uguale; si dice che la prima nota è quadrata.
La prima nota è identificata da un numero progressivo (protocollo) e una data di registrazione.
Può coesistere anche una data di competenza, per casi particolari.
Numero e data prima nota entrano nella chiave di identificazione delle singole imputazioni in essa contenute, insieme
alla voce di conto e, spesso il numero di riga. Il termine riga di prima nota è universalmente condiviso per indicare
la singola imputazione così completata.
Oggi la gran parte delle prime note è automatica, in quanto generata da sottosistemi informativi o moduli
specializzati (esempio: fatturazione) che "scaricano" in contabilità le movimentazioni di propria competenza.
19. Contabilità 15
Strumenti e documenti tipici
Gli strumenti tipici, anche sotto forma di documenti formali, sono:
• Piano dei conti. È il "dizionario di riferimento" di tutte le voci trattate in contabilità generale. Le voci sono
organizzate in strutture gerarchiche di tre livelli o più. Le denominazioni più comuni di tali livelli sono
mastro/conto/sottoconto o gruppo/conto/sottoconto.
L'impostazione del piano dei conti è teoricamente libera, ma in pratica si tende a seguire lo schema di bilancio (vedi
sotto), soprattutto per semplificare le operazioni di trasferimento dei valori da mastro a bilancio. Prima della IV
direttiva CEE lo schema del piano dei conti seguiva, per ciascun settore, la "pratica comune".
• Primanota. Documento base di prima trascrizione dei movimenti, oggi divenuto quasi virtuale, tuttavia
indispensabile per identificare e raggruppare le registrazioni elementari. Infatti il numero e la data di
primanota, insieme alla voce di conto, sono le chiavi di identificazione univoca di ogni singola registrazione
elementare in dare o avere.
• Giornale. Riporta le registrazioni in ordine cronologico. Per ogni registrazione elementare (una riga di prima
nota) comprende almeno: data, voce del piano dei conti, descrizione del movimento, importo in dare o avere. È
un documento obbligatorio, ma di scarsa importanza gestionale. Il documento cartaceo è costituito da una serie
di fogli numerati e bollati. Da qui il termine di uso comune di giornale bollato.
• Libri IVA. Come il giornale, riportano in ordine cronologico tutte le registrazioni che si riferiscono ad un
conto/sottoconto IVA. Sono documenti obbligatori, corredati da un Riepilogo a cadenza trimestrale che
presenta la situazione creditoria o debitoria dell'azienda.
• Mastro. È organizzato con la stessa struttura del piano dei conti. Per ogni voce riporta tutte le registrazioni
relative, in due colonne distinte (dare e avere) con il saldo finale al momento della sua elaborazione. Per classi
particolari di conti (ad esempio clienti e fornitori) si usa anche il termine partitario.
• Bilancio. Riassume il resoconto economico e patrimoniale dell'azienda. È organizzato in 5 sezioni: Stato
Patrimoniale - Attivo, Stato Patrimoniale - Passivo, Conti d'Ordine, Conto Economico, Dati Integrativi.
Le voci di bilancio sono organizzate in una struttura gerarchica a più livelli (non impossibile raggiungere l'ottavo).
Lo schema di base di questa struttura è dettato dal Codice Civile che ha recepito la IV Direttiva CEE. È per tale
ragione che viene abitualmente denominato Bilancio CEE.
Le procedure tipiche della contabilità generale
• Rilevazione / registrazione. I dati in entrata sono contenuti in una o più primenote di contabilità, registrate
manualmente o provenienti da interfacce automatiche di altri moduli del sistema informativo. Ciascuna riga di
primanota viene "scritta" sul giornale, in sequenza cronologica, e sul mastro, sotto la voce di conto interessata.
Se si tratta di una riga IVA, viene anche "scritta" sul libro IVA interessato.
• Estratto conto. È la visualizzazione (e stampa, se necessario) delle registrazioni contenute in una specifica
voce del mastro, in genere un sottoconto, per un determinato periodo (dal... al...). È corredato dai saldi in dare
e avere di inizio e fine periodo. Nota storica: in passato era consuetudine produrre gli estratti conto mensili, o a
partire dall'inizio del mese; tale limitazione era dovuta alla comune pratica di chiusura mese (vedi sotto). Oggi
tale limitazione non esiste più (o non dovrebbe); il mese è comunque espresso come periodo tra due date.
• Chiusura mese. Oggi questa procedura ha significato solo come obbligo civilistico. È infatti obbligatorio
produrre e mantenere disponibile per qualsiasi richiesta degli organi di controllo (tipicamente la Guardia di
Finanza) la documentazione di tutti i movimenti fatti, con cadenza mensile obbligata. In passato, quando la
contabilità era manuale, ma anche per molti anni dopo l'introduzione dei mezzi informatici, era pratica
comune, appena concluse le registrazioni mensili, scrivere o stampare il giornale bollato del mese e chiudere i
conti di mastro (saldi in dare e avere). Per molti anni (e ci sono dei casi anche attuali), nei sistemi di contabilità
era presente l'archivio dei saldi, che veniva aggiornato proprio con la procedura di chiusura mese.
20. Contabilità 16
• Chiusura anno o chiusura di bilancio o chiusura di esercizio. Quale che sia il termine utilizzato consiste nella
preparazione e redazione del bilancio di esercizio, che avviene alcuni mesi dopo la data a cui si riferisce, entro
limiti posti dal Codice Civile. Il periodo tipico per le operazioni di chiusura comincia dopo il primo trimestre
successivo. Ciò è dovuto, in sintesi, al dover attendere la certezza di chiusura di specifiche partite contabili,
una delle quali è, ad esempio, l'IVA, ma riguarda anche aspetti finanziari come calcolo di interessi e oneri, ed
ancora i rapporti con clienti e fornitori.
Contabilità industriale
La contabilità industriale si sviluppa intorno agli anni settanta, sotto la spinta delle sempre maggiori necessità di
avere informazioni dettagliate sui costi. Infatti i mercati si allargavano, la concorrenza cresceva, le grandi industrie,
nate spesso in regime di monopolio, non potevano produrre e basta, dovevano produrre a costo più basso, e (negli
anni successivi), anche con migliore qualità intrinseca.
• Il primo passo è stato la contabilità analitica.
La contabilità generale registra operazioni che intercorrono tra azienda ed esterno; non mantiene alcuna traccia della
fine che fanno, ad esempio materie prime, beni, servizi acquistati. La classica rilevazione di fatti di questo tipo
(fattura fornitore o fattura passiva) prevede: una riga fornitore, una riga IVA, una riga materiali, o beni, o servizi.
Non è sua competenza sapere a chi sono andati quei materiali, o beni o servizi, né come sono stati utilizzati.
Qui entra in gioco la contabilità analitica la cui funzione primaria è quella di dettagliare maggiormente quanto
registrato con la contabilità generale, con l'indicazione della destinazione, in caso di acquisti o la provenienza, in
caso di vendite.
Rilevare costi e ricavi secondo destinazione e provenienza rappresenta la fondamentale differenza (ma è più giusto
dire integrazione) con la contabilità generale, che rileva invece solo per natura. Oggi la tecnica di rilevazione
analitica è ampiamente consolidata e strettamente interconnessa con la contabilità generale, anche a livello di sistema
informativo.
• Ma in questo passo avanti nella gestione aziendale manca ancora un tassello fondamentale, la tempestività.
Conoscere in dettaglio i costi da addebitare ad una unità produttiva, o macchina, o centro di lavoro, è utile, per il
futuro, ad esempio per il prossimo budget, ma non serve alla gestione quotidiana, se tali informazioni non sono
sufficientemente fresche.
Il problema della contabilità analitica, diretta emanazione della generale, è che non fornisce alcuna informazione
finché il fatto non è accertato.
In altri termini: per la gestione interna sono più utili dati approssimati e tempestivi piuttosto che dati esatti avuti con
ritardo. Il ritardo può impedire di correggere in tempo una situazione interna non favorevole provocando seri danni
all'azienda nel suo complesso.
Qui entra in gioco la contabilità industriale, che, pur acquisendo tutta la massa possibile di informazioni dalla
contabilità analitica e generale, ne crea e gestisce di proprie, approssimate, ma tempestive, quindi effettivamente utili
alla gestione interna.
Terminologia di base
• Centro di responsabilità, centro di costo, centro di ricavo. È l'unità aziendale elementare.
Può essere un reparto o parte di questo, un gruppo operativo costituito da macchine e uomini, una qualsiasi unità
operativa definita con lo scopo di attribuire i costi. Può, ma non necessariamente, essere una delle unità inserite
nell'organigramma aziendale. Serve per facilitare la rilevazione e il controllo dei costi di lavorazione e la ripartizione
tecnica dei costi indiretti. Si classificano in principali o produttivi, ausiliari, comuni, o generali, in funzione della
loro appartenenza diretta o indiretta ai processi produttivi. L'insieme dei centri di responsabilità forma il Piano dei
21. Contabilità 17
centri di responsabilità.
• Voce di spesa. Definizione univoca aziendale di una tipologia di costo indiretto.
Esempi: manodopera, energia, materiali di consumo, cancelleria, ecc. Così come in contabilità generale i valori sono
attribuiti ad una voce di conto, in contabilità industriale sono attribuiti ad una voce di spesa. È l'unità elementare del
Piano delle Voci di Spesa.
• costo diretto. Spesa sostenuta specificatamente ed esclusivamente per un determinato prodotto o reparto
produttivo.
• costo indiretto. Spesa sostenuta per più prodotti o reparti produttivi, o intera azienda, che possono essere
riferiti al singolo prodotto solo in via indiretta, mediante le cosiddette ripartizioni. La distinzione tra diretto ed
indiretto varia a seconda dell'organizzazione tecnica della produzione e secondo l'oggetto del costo. Una parte
importante della contabilità industriale è incentrata sullo sforzo di trasformare i costi indiretti in costi diretti.
• Costo standard. Costo teorico tipico riferito ad una specifica realtà aziendale, con determinate caratteristiche
funzionali, per un periodo di tempo stabilito. Lo standard si riferisce in particolare a materiali, manodopera e
spese generali. Scopo dello standard è fornire un costo laddove tale costo non è determinabile con dati certi.
Esempio: il costo di manodopera in un determinato mese, sarà noto almeno il mese successivo, e potrebbe
variare, con effetto retroattivo, anche dopo molti mesi a causa di conguagli, rinnovi di contratto, ecc. Da qui
l'esigenza di utilizzare valori probabili, determinati con analisi anche complesse della storia di quel
determinato costo, integrate da previsioni sul territorio, sul mercato, sui movimenti socio-economici,
previdenziali, assistenziali, ecc. Lo standard è anche un tipico valore per i sistemi di preparazione e gestione
del budget.
Strumenti tipici
• Piano dei centri di costo
• Piano delle voci di costo
• Piano delle commesse
• Piano dei processi
Tecniche di gestione
• Job Order Costing
• Process Costing
• Operation costing
• Activity Based Costing
Prima nota
La prima nota è un registro non obbligatorio usato in contabilità per registrare tutti i movimenti finanziari di
un'attività e per la redazione del libro giornale.
Bibliografia
• Fabio Corno, Santino Furlan, Gianluca Lombardi Stocchetti. Le rilevazioni contabili. Milano, Edizioni Angelo
Guerini e Associati SpA, 2000. ISBN 88-8335-161-4
• Santino Furlan. La moderna contabilità industriale. Milano, Franco Angeli, 2001. ISBN 88-204-8546-X
• Charles T. Horngren, George Foster, Srikant M. Datar. Contabilità per la Direzione. Torino, ISEDI, 1998. ISBN
88-8008-052-0
22. Contabilità 18
Voci correlate
• Libro contabile
• Libro giornale
• Contabilità pubblica
• Contabilità nazionale
• Contabilità analitico-gestionale
• Contabilità penitenziaria
• Contabilità a ricalco
Altri progetti
• Wikizionario contiene il lemma di dizionario «contabilità»
• Commons [1] contiene immagini o altri file su contabilità [2]
Collegamenti esterni
• Contabilità [3] in Tesauro del Nuovo Soggettario [2], BNCF, marzo 2013.
Portale Economia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di economia
Note
[1] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Pagina_principale?uselang=it
[2] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Accounting?uselang=it
[3] http:/ / thes. bncf. firenze. sbn. it/ termine. php?id=6939
Economia aziendale
L'economia aziendale è quella branca dell'economia che studia sia con approccio qualitativo che quantitativo, tutte
le tecniche, i processi di produzione e consumazione delle imprese/aziende e l'aspetto scientifico legato alla gestione
aziendale durante le sue diverse fasi.
Storia
Si ha notizia dei primi contabili in tempi antichi: in Egitto c'era lo scriba, in Grecia il logista e a Roma il rationale.
La teoria, poi, aveva padri illustri: Socrate, Platone e Aristotele. Nel Medioevo si ha una prima formalizzazione
(soprattutto in termini matematici) della ragioneria, principalmente tramite Leonardo Fibonacci e Fra' Luca Pacioli.
Fibonacci nel 1202 scrive i Liber Abaci, in cui presenta i calcoli da utilizzare nelle trattative commerciali; tra l'altro
propone l'uso dei numeri arabi in luogo di quelli romani. Pacioli nel 1494 pubblica il Tractatus de computis et
scripturis, in cui viene presentato per la prima volta il concetto di partita doppia (e quindi: dare e avere, bilancio,
inventario) che poi si diffuse per tutta l'Europa col nome di metodo veneziano, perché usato dai mercanti di Venezia.
Nell'Ottocento avviene l'introduzione del concetto di scienza economica (ad opera di Francesco Villa), ma con
l'avvento dell'Unità d'Italia l'evoluzione della disciplina subisce un brusco arresto e prendono piede le teorie
dell'allora Ragioniere Generale dello Stato (Giuseppe Cerboni). Secondo Villa l'amministrazione aziendale è una
scienza (di base economica) che studia la gestione e l'organizzazione aziendale, oltre ad incorporare la ragioneria.
Cerboni fonda la logismografia basata sulla teoria dei conti aperti alle persone. Tutto è riconducibile ai conti accesi:
• al proprietario;
• alle persone che prendono in consegna i valori (consegnatari);
• ai clienti (corrispondenti).
23. Economia aziendale 19
L'economia aziendale nasce per studiare l'ordine economico degli istituti.
Tra le grandi invenzioni del Novecento se ne annoverano due in ambito economico: il sistema patrimoniale e la
fondazione dell'economia aziendale come scienza economica, corrispondenti a due personaggi di spicco: Fabio Besta
e Gino Zappa. Dagli studi condotti sull'amministrazione, Besta deduce che essa non può essere una scienza, perché
la gestione aziendale coinvolge fattori troppo eterogenei; trova invece nel controllo economico leggi valide per tutte
le aziende, a partire dalle quali ridefinisce la ragioneria come scienza del controllo economico. Gli studi sulla
ragioneria lo portano a inventare il sistema patrimoniale (in auge in Italia fino agli anni trenta), caratterizzato dal
tracciamento di attivo, passivo e delle loro variazioni rilevate in appositi conti.
Nel 1926 Zappa pronuncia il discorso Tendenze nuove negli studi di Ragioneria, in cui presenta il suo pensiero. Gli
elementi fondamentali del suo discorso sono:
• l'azienda intesa come l'istituto economico che svolge operazioni tese a produrre (e consumare) ricchezza
• l'economia aziendale, la scienza che studia le operazioni economiche per individuare le leggi e i principi che
regolano il raggiungimento degli scopi aziendali. È formata da tre dottrine: organizzazione, gestione e ragioneria
• il concetto di reddito, non più come differenza tra il capitale a inizio e fine periodo ma come correlazione tra
ricavi e costi dell'esercizio economico
• il sistema del reddito, determinato usando la partita doppia e prendendo in esame solo gli scambi monetari fra
l'impresa e i terzi.
Tematiche
Nell’indagare il funzionamento di un’azienda dal punto di vista economico si opera di solito una distinzione tra
shareholders e stakeholders, ovvero tra coloro che detengono una quota della proprietà dell’impresa e coloro che
invece pur non partecipando alla proprietà dell’impresa ne sono comunque interessati e influenzati dalla gestione, ad
es: dipendenti, banche che abbiano concesso del credito, fornitori di materia prima o beni strumentali e clienti.
L’economia aziendale studia il sistema impresa dal punto di vista economico ma anche dal punto di vista delle
strutture giuridiche (ad es. società di persone e società di capitali) e della corporate governance, ovvero dei
meccanismi che regolano l'accesso dell'azienda al mercato finanziario per l'approvvigionamento di denaro.
Nell’ambito della ragioneria si opera una distinzione tra contabilità esterna (bilancio) e contabilità interna (costing).
Il bilancio (art. 2423 cc) è suddiviso in: Stato Patrimoniale, Conto Economico, nota integrativa. Un altro documento
significativamente importante e usualmente corredato al bilancio è la relazione sulla gestione (art. 2428 cc). Il
bilancio viene redatto secondo il principio della partita doppia, il quale trova la propria giustificazione teorica nel
concetto di proprietà privata. Da un bilancio si possono eventualmente estrarre anche degli indicatori di bilancio,
quali ad esempio ROI, ROE, EVA e leva finanziaria. Nell' ambito della contabilità interna ( o analitica) si studiano
invece tecniche usate per allocare i costi sostenuti da un’azienda nei diversi prodotti (product costing, process
costing, job order costing ed activity based costing).
Le decisioni aziendali sono invece distinguibili in decisioni strategiche e decisioni tattiche. Per decisioni strategiche
si intendono gli investimenti, ovvero quelle decisioni che prevedono esborsi di capitale finanziario per l’acquisizione
di capitale fisso e capitale circolante. In questo ambito esistono diverse tecniche sviluppate per eseguire un’analisi di
investimento: una prima famiglia di tecniche discounted cash flow tra cui calcolo di NPV e IRR, e poi una serie di
tecniche non discounted cash flow che si basano sul calcolo di indicatori come il tempo di payback e il ROI. I criteri
di natura discounted cash flow trovano la propria giustificazione teorica nel concetto di valore d’impresa
(shareholder value). Per quanto riguardano le decisioni tattiche si può procedere al breakeven point.
Esistono poi i cosiddetti sistemi di programmazione e controllo, che sono costituiti sostanzialmente da quattro fasi:
pianificazione strategica (budgeting), misura dei risultati economici, analisi degli scostamenti ed introduzione di
azioni correttive.
Nell’ambito dell’organizzazione aziendale si studiano la microstruttura e la macrostruttura. Per microstruttura si
intende l’attribuzione dei ruoli, compiti e meccanismi di coordinamento a diversi soggetti aziendali, mentre per
24. Economia aziendale 20
macrostruttura si intende l’insieme di relazioni che legano le diverse unità organizzative tra di loro. In questo ambito
si possono citare forme classiche di macrostruttura tali come la struttura funzionale, struttura divisionale e la struttura
a matrice.
Bibliografia
• Antonio Amaduzzi, Percorsi di ricerca tra Storia della Ragioneria, aziende e contabilità, dottrine e professioni,
Giuffrè, Milano 2004
• Coronella Stefano, Compendio di storia della ragioneria, Rirea, Roma, 2010.
• Coronella Stefano, Agli albori delle ricerche di storia della ragioneria in Italia. Il contributo degli studiosi del XIX
secolo,
Quaderno Monografico Rirea n. 75, Rirea, Roma, 2009.
• Coronella Stefano “La ragioneria in Italia nella seconda metà del XIX secolo. Profili teorici e proposte
applicative, Giuffrè,
Milano, 2007.
• Ferraris Franceschi Rossella, Il percorso scientifico dell’Economia aziendale. Saggi di analisi storica e dottrinale,
Giappichelli, Torino, 1994
• Giannessi Egidio, I precursori in Economia aziendale, Giuffrè, Milano, 1980
• Pezzoli, Profili di Storia della Ragioneria, Cedam, Padova, 1986
• Azzone e Bertelè, L' impresa: sistemi di governo, valutazione e controllo, 2007
• Siboni Benedetta, Introduzione allo studio della ragioneria. Attraverso il pensiero e le opere dei suoi maestri [1],
FrancoAngeli, Milano,2006, ISBN 88-464-7325-6
Voci correlate
• Direzione aziendale
• Pianificazione aziendale
• Organizzazione aziendale
• Controllo (economia aziendale)
• Controllo di gestione
• Contabilità analitico-gestionale
• Costo pieno
• Cost control
• Marketing
• Project management
• Gestione, amministrazione, esercizio
25. Economia aziendale 21
Altri progetti
• Wikisource contiene opere originali di Economia aziendale
• Commons [1] contiene immagini o altri file su Economia aziendale [2]
Collegamenti esterni
• "Economia Aziendale on line" [3] (citazioni degli studiosi dell'economia aziendale)
• Economia aziendale [4] in Tesauro del Nuovo Soggettario [2], BNCF, marzo 2013.
Portale Aziende Portale Diritto
Note
[1] http:/ / books. google. it/ books?id=Essokkw5GAQC& source=gbs_navlinks_s
[2] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Business?uselang=it
[3] http:/ / www. ea2000. it/
[4] http:/ / thes. bncf. firenze. sbn. it/ termine. php?id=33228
Contabilità analitico-gestionale
La contabilità analitico-gestionale consente di attuare il controllo della gestione nell’aspetto economico, attraverso
la misurazione, la rilevazione, la destinazione e l’analisi dei costi e dei ricavi. La contabilità gestionale, detta anche
impropriamente contabilità industriale in quanto questo tipo di contabilità era impiegata solo nelle imprese
industriali, ha per oggetto l’analisi dei fatti interni di gestione.
È parte del "sistema informativo direzionale", che rappresenta l’insieme dei processi delle tecniche e degli strumenti
con cui si raccolgono, rappresentano e analizzano i dati al fine di elaborare e supportare le decisioni degli organi
direzionali. Per tali decisioni è importante attribuire a ogni prodotto i relativi costi e a tal fine ci sono due metodi: il
direct costing e il full costing. Nel full costing i costi comuni possono essere ripartiti col metodo su base unica
aziendale, su base multipla aziendale e con l'activity based costing.
Inoltre gli scopi della COA, in sintesi sono i seguenti:
1. consentire la programmazione e il controllo della gestione;
2. studiare il comportamento dei costi;
3. costituire il supporto informativo necessario per le decisioni aziendali nei problemi di scelta.
Definizione di analitica
Catalogare, classificare e - alla fine - standardizzare stanno alla base della contabilità analitica. I numeri e le loro
relazioni sono il contorno di tutto l'ambito di utilizzo. Su queste basi, analiticamente catalogando, classificando,
standardizzando e leggendo le relazioni tra i numeri il controller (la persona che in azienda si occupa anche di questo
tipo di lavoro) applica principi statistici per generare analisi che rispondono ai quesiti che un'organizzazione ha
necessità e volontà di chiedersi:
1. Quanti clienti abbiamo?
2. Quanto margine generiamo per cliente?
3. Quanti pezzi produciamo per ora? E per giorno?
4. Quante ore vendiamo ai nostri clienti?
E la lista si può incrementare a dismisura.
26. Contabilità analitico-gestionale 22
La contabilità analitica (che comprende ad esempio la contabilità di magazzino, la contabilità delle paghe, la
contabilità per centro di costo o per commessa) permette di descrivere l'azienda come un complesso sistema
matematico. In altri termini, significa descrivere come funziona l'azienda nei particolari e nelle sue interazioni
numeriche: il modello matematico è la base per la descrizione dei fenomeni aziendali (incremento, decremento o
stabilità di un determinato variabile), per fare in modo che l'azienda "documentale" corrisponda all'azienda fisica.
Tutti i documenti che sono generati e sono contabilizzati da un'azienda (ad esempio i Documenti di Trasporto, le
fatture attive, le fatture passive, gli estratti conti bancari), sono registrati (o annotati) dalla contabilità generale.
Aggiungendo delle informazioni statistiche (è da considerare anche il tempo come una variabile statistica) a tali
documenti si ottengono le informazioni analitiche che permettono di generare le scritture di contabilità analitica.
Quindi, a mero titolo di esempio, dalle fatture passive di un fornitore di beni comune ai vari reparti di un'azienda,
con le informazioni di contabilità analitica si è in grado di attribuire il costo di tali beni esattamente alla attività, al
reparto, all'ufficio che ha ordinato la spesa. La contabilità generale non è in grado di fornire queste informazioni in
maniera economicamente compatibile.
Le funzioni della Contabilità gestionale sono: supporto informativo nei giudizi di convenienza; strumento di
misurazione dell'efficienza aziendale; strumento di programmazione e controllo di gestione; fonte di valori per le
scritture di fine esercizio in contabilità generale.
SUPPORTO INFORMATIVO NEI GIUDIZI DI CONVENIENZA Per l'azienda la convenienza si verifica quando i
margini di profitto sono elevati. L'impresa potrebbe aumentare tali margini intervenendo sui prezzi di vendita, ma ciò
presuppone che i prezzi non siano vincolati dal mercato. Tale ipotesi è però poco frequente e per lo più limitata alla
produzione su commessa, per la quale la flessibilità dei prezzi è maggiore anche se non totale. Abituale è invece la
condizione di aumentare il profitto riducendo i costi:
Voci correlate
• Contabilità
• Controllo di gestione
• Activity Based Costing
• Costo standard
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27. Controllo (economia aziendale) 23
Controllo (economia aziendale)
Il controllo, in economia aziendale indica l'attività tesa al vaglio dell'attività aziendale indirizzandola verso
determinati obiettivi generalmente prefissati in fase di pianificazione aziendale. Esso ha quindi lo scopo di favorire
l'autoregolazione del sistema aziendale in modo da consentirgli, attraverso modifiche ed aggiustamenti, di conseguire
gli obiettivi prefissati.
Tipologia
Il controllo può essere inteso in due accezioni:
• tradizionale, come insieme attività di misurazione, valutazione e correzione delle prestazioni realizzate dai
manager, al fine di favorire il loro adeguamento agli obiettivi e piani aziendali;
• allargato, come insieme di attività volte ad influenzare i comportamenti di singole persone o gruppi di persone in
modo da favorire il raggiungimento degli obiettivi aziendali.
Articolazione
Il controllo si articola su tre livelli:
• operativo;
• direzionale;
• strategico.
Controllo operativo
Il controllo operativo riguarda i compiti individuali ed ha lo scopo di garantire che tali attività siano svolte con la
necessaria efficacia ed efficienza. Può essere realizzato mediante:
• la definizione di rigorose procedure, che consentono di valutare il grado di efficienza realizzato dai vari operatori
nello svolgimento della loro attività, verificando se esse sono osservate;
• la supervisione preventiva, che rappresenta una forma di controllo ex ante realizzato mediante la definizione di
meccanismi di autorizzazione e di verifica da rispettare prima dello svolgimento di particolari attività;
• la responsabilizzazione delle azioni, che consiste nell'attribuire al personale la piena responsabilità nello
svolgimento di determinati compiti;
• le limitazioni del comportamento individuale, che si estrinsecano in restrizioni e vincoli posti all'attività dei
singoli, volti ad evitare che essi possano compiere azioni dannose all'azienda.
Controllo direzionale
Il controllo direzionale o controllo di gestione è il processo mediante il quale i manager si assicurano che le risorse
siano ottenute ed usate efficacemente ed efficientemente per il raggiungimento degli obiettivi dell'organizzazione.
Esso si estrinseca attraverso la definizione di standard di prestazione che i vari centri di responsabilità devono
realizzare e nella verifica del raggiungimento degli stessi. Il centro di responsabilità è un'unità organizzativa guidata
da un manager che ha l'autorità di governare le risorse che gli sono affidate e che è ritenuto responsabile del
raggiungimento di un obiettivo definito.
Il controllo direzionale può essere esercitato:
• sui comportamenti in modo diretto mediante
• l'uso di procedure burocratiche, che impongono ai manager comportamenti ritenuti adeguati alla realtà da
gestire mediante una serie di regole e procedure decisionali da applicare sotto la diretta supervisione di una
gerarchia di autorità legittimata dalla sua collocazione all'interno della struttura organizzativa;
28. Controllo (economia aziendale) 24
• meccanismi culturali, attraverso idonee politiche di selezione e di formazione del personale e attraverso una
serie di attività (incontri, seminari, etc) che rappresentano il mezzo attraverso cui la cultura dominante si
diffonde all'interno dell'azienda;
• sui risultati, volto a giudicare il grado di adeguatezza del comportamento dei manager in relazione al grado di
raggiungimento degli obiettivi loro attribuiti.
Controllo strategico
Il controllo strategico è finalizzato a verificare l’efficacia di attuazione delle strategie aziendali adottate ai vari livelli
ed a fornire informazioni necessarie al loro rafforzamento o alla loro modificazione. Si realizza attraverso il
confronto tra gli obiettivi e le strategie definite nei piani e gli andamenti delle variabili interne ed esterne rilevanti
per il loro raggiungimento. L’attività di controllo strategico non si limita a valutare i risultati conseguiti nel breve
periodo, ma tende a sorvegliare l'andamento complessivo dei fattori interni ed esterni da cui dipende l'economicità
aziendale.
Voci correlate
• Direzione aziendale
• Pianificazione aziendale
• Organizzazione aziendale
• Controllo di gestione
• Contabilità analitico-gestionale
• Costo pieno
• Cost control
• Marketing
• Project management
• Gestione, amministrazione, esercizio
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29. Pianificazione aziendale 25
Pianificazione aziendale
La pianificazione aziendale può essere definita come il sistema operativo attraverso il quale l'azienda definisce i
suoi obiettivi, previa analisi della realizzabilità e dei conseguenti vantaggi, e le azioni atte a conseguirli. Gli obiettivi,
a loro volta, possono essere definiti come risultati futuri, misurabili, che si prevede di conseguire entro un
determinato tempo (il loro orizzonte temporale).
In termini generali la pianificazione è il processo con il quale, dato un sistema sociale, si stabilisce uno stato futuro
dello stesso ritenuto desiderabile (obiettivo), si individuano le azioni per conseguirlo (piano d’azione) e le risorse per
mettere in atto queste azioni. Il prodotto della pianificazione prende il nome di piano. La pianificazione può
interessare sistemi sociali di differenti dimensioni: da un intero sistema economico (pianificazione macroeconomica)
o sociale ad una singola azienda (pianificazione aziendale).
Pianificazione e controllo
Il sistema di pianificazione aziendale è normalmente connesso al sistema di controllo di gestione, il quale ha lo
scopo di guidare la gestione aziendale verso il conseguimento degli obiettivi pianificati, evidenziando gli scostamenti
tra questi ultimi e i risultati della gestione e mettendo così in grado i responsabili di decidere e attuare le opportune
azioni correttive. Tale stretta integrazione fa sì che normalmente, sia a livello teorico che pratico, si parli di “sistema
di pianificazione e controllo”.
Pianificazione strategica, tattica e operativa
La pianificazione può essere scomposta in fasi concatenate, caratterizzate da un orizzonte temporale via via più
ristretto degli obiettivi e, correlativamente, da un maggior grado di dettaglio dei medesimi. Si parla così di:
• pianificazione strategica, che traduce i fini aziendali (la mission) in obiettivi strategici, aventi un orizzonte
temporale di lungo termine, pluriennale;
• pianificazione tattica, che traduce gli obiettivi strategici in obiettivi tattici, aventi un orizzonte temporale di medio
termine (indicativamente da uno a 3-5 anni);
• pianificazione operativa, che traduce gli obiettivi tattici in obiettivi operativi (o gestionali) aventi un orizzonte
temporale di breve termine (indicativamente non superiore all’anno).
Correlativamente si parla di piani strategici, tattici e operativi. Si usano anche i termini programmazione e
programma quali sinonimo di pianificazione e piano in generale o, più frequentemente, di pianificazione operativa e
piano operativo.
Va detto che la suddetta scomposizione in fasi è puramente teorica e nella prassi delle singole aziende può
presentarsi con un’articolazione maggiore (evenienza rara) o minore (ad esempio fondendo la fase strategica e quella
tattica, come avviene frequentemente). D’altra parte, sempre nella prassi aziendale, la fase di pianificazione operativa
è normalmente indistinguibile da quella di budgeting, attività quest’ultima che rappresenta il momento iniziale del
controllo di gestione.
30. Pianificazione aziendale 26
Processo di pianificazione
La pianificazione è qualcosa di più della semplice previsione, volta a formulare ipotesi sulla probabile evoluzione
futura dei fenomeni che interessano l'azienda, in assenza di interventi da parte della stessa. Infatti, pur partendo da
queste ipotesi, la pianificazione implica la volontà di controllare l'evoluzione dei fenomeni e comporta, quindi,
l'assunzione di decisioni su:
• gli obiettivi che si vogliono conseguire nell'orizzonte temporale considerato, obiettivi che devono essere SMART,
acronimo di specific (specifico, non generico), measurable (misurabile), achievable (raggiungibile), realistic
(realistico) e time-bound (da raggiungere in un tempo definito);
• le attività necessarie per conseguire gli obiettivi e le risorse (umane, materiali, finanziarie ecc.) impiegate per
svolgerle;
• i tempi, le modalità e l'organizzazione per acquisire (se non già disponibili) ed impiegare le risorse.
Queste decisioni sono formalizzate con la redazione di piani relativi alle singole aree (ad esempio, funzionali) nelle
quali si articola l'azienda, che sono poi integrati in un unico piano aziendale, sottoposto all'approvazione dell'organo
competente. Per l'assunzione delle decisioni possono essere usate metodologie specifiche: ne sono esempi l'analisi
SWOT, usata per la pianificazione strategica, e le metodologie di valutazione dell'investimento, usate per le decisioni
di investimento.
Il processo di pianificazione (planning) non si esaurisce con l'approvazione dei piani: l'andamento della loro
attuazione va, infatti, verificato nel tempo, giungendo anche alla revisione o all'aggiornamento degli stessi in caso di
eventi rilevanti, quali forti scostamenti non recuperabili, mutamento delle condizioni al contorno, variazioni di
strategia ecc. Per i piani a breve termine può essere formalizzata anche un'attività di verifica ed aggiornamento
periodica, ad esempio trimestrale.
In certi casi, sempre più frequenti nella realtà attuale, il raggiungimento dello stato futuro, che costituisce obiettivo
della pianificazione, comporta una transizione organizzativa o di business, legata a scenari di cambiamento
significativi; in casi come questi si parla di change management, riferendosi con tale termine agli strumenti ed ai
processi utilizzati per realizzare e supportare la transizione.
Voci correlate
• Change management
• Corporate governance
• Controllo di gestione
• Direzione aziendale
• Economia aziendale
• Management
• Organizzazione aziendale
• Valutazione del personale
• Sistema incentivante
• Planologia
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31. Business plan 27
Business plan
Il business plan è un documento, strutturato secondo uno schema preciso, che sintetizza i contenuti e le
caratteristiche del progetto imprenditoriale (business idea). Viene utilizzato sia per la pianificazione e gestione
aziendale che per la comunicazione esterna, in particolare verso potenziali finanziatori o investitori.
Aspetti generali
La nascita di una nuova attività imprenditoriale (e di qualsiasi progetto aziendale) deve essere supportata da uno
studio o un'analisi di fattibilità in grado di fornire una serie di dati di natura economico-aziendale, sui quali tracciare
linee guida per la costituzione dell'attività.
Per esempio, dato che l'impresa opera in un sistema di vincoli e opportunità, è indispensabile prima di avviarla
conoscere i concorrenti e l'area strategica d'affari cui ci si intende rivolgere.
Lo studio di fattibilità si concretizza nella redazione di un documento: il business plan.
Esso è uno strumento utile per valutare in modo consapevole i punti di forza e di debolezza del progetto
imprenditoriale. Non deve però essere considerato uno strumento assoluto, ma uno strumento dinamico, adattabile ai
cambiamenti che avvengono all'interno o all'esterno dell'impresa.
I business plan possono anche diventare rapidamente obsoleti, ma hanno un altissimo valore se sviluppati e usati
correttamente. In pratica, ogni business plan è una sorta di vademecum dell'azienda o della business idea, e deve
essere verificato costantemente da ogni imprenditore; deve essere modificato ed aggiornato perché è una previsione
basata su dati statistici o stimati, e questi dati sono talvolta difficili da reperire.
Contenuto
Un business plan da presentare a una finanziaria deve contenere soprattutto:
• Descrizione sommaria del progetto d'investimento ed illustrazione del tipo di impresa che si intende creare.
• Presentazione dell'imprenditore e del management (esperienze pregresse e ruoli nella nuova iniziativa).
• Analisi di mercato, Indicazioni sul mercato, sulle caratteristiche della concorrenza e su fattori critici (punti di
forza e punti di debolezza rispetto al mercato). Obiettivi di vendita ed organizzazione commerciale.
• Un piano di marketing, una matrice strategica di posizionamento, un'analisi su redemption della campagna
pubblicitaria: anche il miglior prodotto del mondo potrebbe fallire se non se ne comunica l'esistenza.
• Descrizione della fattibilità tecnica del progetto relativamente al processo produttivo, alla necessità di
investimenti in impianti, alla disponibilità di manodopera e di servizi quali trasporti, energie, telecomunicazioni,
ecc…
• Piano di fattibilità economico - finanziaria quinquennale o triennale a seconda di quanto si vuole approfondire
l'analisi; indicazione del fabbisogno finanziario complessivo (per investimenti tecnici, immateriali e per capitale
circolante) e delle relative coperture.
• Informazioni sulla redditività attesa dell'investimento e sui fattori di rischio che possono influenzarla
negativamente, partendo da ipotesi realistiche e prudenziali.
• Indicazione degli investitori coinvolti e la proposta di partecipazione richiesta alla Finanziaria.
• Sintetica valutazione dell'impatto ambientale del progetto.
• Piano temporale di sviluppo delle attività.
32. Business plan 28
Struttura
Il business plan si compone di due parti o macro-aree di lavoro: la parte iniziale, descrittiva, e quella successiva, che
contiene i dati economico-finanziari.
La parte descrittiva è indispensabile per introdurre il lettore all'esposizione dei dati che avverrà nella seconda parte
del piano, oltre alla presentazione dell'impresa o del progetto e alla trasmissione della visione imprenditoriale
sottostante, si compone di quelle analisi e studi necessari per una corretta comprensione del mercato, della
concorrenza, del prodotto/servizio offerto e del piano strategico e operativo.
La parte economico-finanziaria copre invece molte aree di analisi di investimento e di bilancio. Il fine è quello di
fornire uno strumento che consenta di interpretare i dati raccolti nella prima parte del business plan, disponendoli in
una serie di prospetti che guidino il lettore nella valutazione del progetto e che siano al contempo gli strumenti per
una presentazione professionale e accurata dello studio.
Il percorso per la realizzazione del business plan è costituito dalle seguenti fasi:
CAP. FASI CONTENUTI FINALITÀ
1 Descrizione del
business e del
contesto
Analisi della situazione corrente dell'azienda / progetto,
dei prodotti / servizi, del mercato e del settore
Esplicitare e strutturare l'offerta per aree di business alla
luce del contesto del mercato e del settore
2 Strategie e
posizionamento
Esposizione delle strategie adottate e del posizionamento
nel settore.
Condivisione chiara e coerente delle strategie aziendali
e valutazione del grado di rischio imprenditoriale
3 Piano Operativo Stesura di una guida su tutte le decisioni in materia di
localizzazione, produzione e marketing
Tradurre il pensiero strategico e le deliberazioni
intraprese in un piano di azione concreto nei tempi e nei
modi
4 Struttura e
management
Valutazione delle risorse umane, della struttura societarie
ed organizzativa con l'assegnazione dei compiti e dei
ruoli per il raggiungimento dei risultati prefissati
Comprensione dell'adeguatezza delle risorse disponibili
ed analisi per assicurarsi la necessaria forza di lavoro e
di know-how interna od esterna all'azienda
5 Le risorse di
finanziamento
Definizione delle fonti finanziarie che l'imprenditore /
manager pensa di attivare per sostenere la crescita o la
riorganizzazione della sua attività
Individuazione delle fonti di copertura finanziaria
6 Schemi economico-finanziari
Redazione delle proiezioni inerenti ai risultati economici
e finanziari attesi nel periodo di riferimento
Valutazione della redditività attesa e del fabbisogno di
capitale
L'imprenditore e l'idea
La descrizione del progetto imprenditoriale consiste innanzitutto in una presentazione dell'attività che si vuole
avviare e della motivazione che spinge a farlo. Sarà utile far leva su tali elementi:
• Quali bisogni si vuole soddisfare
• Qual è il mercato in cui si vuole operare
• Quali sono le attitudini personali e le capacità professionali che spingono l'aspirante imprenditore ad entrare in
quel determinato settore.
• Eventuali paternità intellettuali (ad esempio brevetti)
33. Business plan 29
Cosa, dove, come, quando, ma soprattutto perché?
Cosa
In questa sezione del piano d'impresa dovrà essere fornita una dettagliata descrizione di cosa si va ad offrire al
mercato, cioè le caratteristiche del prodotto o del servizio che si vuole offrire e a quali clienti potenziali si rivolge.
Dove
In questa fase inizia una vera e propria raccolta di informazioni sull'ambiente dove la nuova attività andrà ad operare.
Si dovrà quindi fare particolare attenzione al macro-ambiente ed al micro-ambiente. Il macro-ambiente riguarda tutto
quello che l'impresa non può controllare direttamente:
• la pubblica amministrazione
• il clima politico
• il clima sociale
• il clima economico
• il clima culturale
Si pensi per esempio alle nuove mode, alle nuove leggi ecc. cioè elementi che indirettamente possono influenzare la
vita di un'impresa.
Il micro-ambiente rappresenta in sostanza il campo di battaglia sul quale si cimenterà la nuova impresa. Esso è
composto da:
• clienti
• concorrenti
• fornitori
• intermediari commerciali
Come
Si dovranno ora prendere decisioni relative all'identità dell'impresa, cioè alla quantità di merce che si vorrà produrre,
alla struttura dell'impianto, al livello di redditività del capitale investito. Una volta definiti questi obiettivi bisognerà
indicare come si vorrà raggiungerli.
Quando
Una pianificazione temporale del business plan consente di programmare quando immettere sul mercato i prodotti o i
servizi (ad esempio non ha senso aprire un'attività turistica a stagione iniziata).
Le previsioni economico finanziarie
L'analisi del progetto dovrà essere ora completata con l'analisi delle previsioni economico-finanziarie relative al
progetto imprenditoriale.In questa sezione si va a verificare quanto la business idea sia conveniente, sia cioè
sufficientemente remunerativa rispetto alle altre forme di investimento, e se la nuova attività economica abbia
solvibilità patrimoniale, solvibilità finanziaria e redditività economici.
• Solvibilità patrimoniale: descrive le capacità dell'impresa di assicurare l'equilibrio tra gli impieghi del capitale
(investimenti/attività) e le fonti del finanziamento (capitale proprio o di terzi).
• Solvibilità finanziaria: esprime le propensioni dell'azienda a far fronte in maniera tempestiva e in ogni momento
alle proprie obbligazioni finanziare (pagamento di salari e stipendi ai dipendenti, pagamento delle fatture ai
fornitori, pagamento degli interessi passivi ai finanziatori, rimborso dei finanziamenti, remunerazione degli
azionisti, ecc.)
• Redditività economica: illustra la convenienza economica del progetto, ovvero la capacità dell'impresa di generare
il reddito necessario a remunerare gli investimenti effettuati dall'imprenditore in modo più conveniente rispetto ad
34. Business plan 30
altri tipi di investimento (per esempio l'acquisto di titoli eo di beni mobili o immobili).
Attraverso tale valutazione l'imprenditore deve: definire i capitali necessari per avviare l'impresa (piano degli
investimenti), individuare le fonti di finanziamento (fonti di copertura), valutare i profitti dei primi anni di vita
(conto economico previsionale), valutare la situazione patrimoniale dell'impresa nei suoi primi anni di vita (stato
patrimoniale preventivo). Questa parte del business plan è la più importante per chi deve finanziare l'impresa.
La previsione dei ricavi avviene tramite ricerche di mercato convalidate, e analizza il "Risk Margin" cioè una
percentuale grazie alla quale ridurre i rischi futuri. Maggiori sono le incertezze del business (innovatività, leggi che
potrebbero cambiare, ecc.) più è auspicabile aumentare il margine di rischio.
Punti critici nella pianificazione
Forma e contenuti
Alcune semplici regole di redazione:
• uno stile semplice ed essenziale
• un dosato impiego di diagrammi e tabelle
• rimandare in allegato documenti che descrivono in modo esteso alcuni aspetti (in genere tecnici), sempre che la
loro presenza sia ritenuta fondamentale
• esplicitare sempre le ipotesi su cui si fonda il piano
• coinvolgimento diretto di imprenditore/manager
• contenere informazioni veritiere, accurate ed utili
Focalizzazione
Dopo aver tracciato il profilo dell'azienda o dei promotori dell'investimento, si passa a descrivere l'offerta alla base
dell'idea di business. Occorre tuttavia associare i prodotti/servizi al target cui gli stessi sono indirizzati. Con il
vantaggio di considerare l'offerta come strumento di soddisfazione di un bisogno di mercato. Oltre a evitare una
defocalizzazione della propria azione imprenditoriale, nel comune errore di considerare la propria offerta valida “per
tutte le stagioni”. In altri termini, attrattiva per molti consumatori con caratteristiche e bisogni differenti tra loro.
Aree di interesse
Il piano deve essere sviluppato nelle sue parti non solo tenendo conto delle richieste informative del destinatario ma
anche delle finalità perseguite dalla pianificazione, quali:
• Fattibilità investimento
• Richiesta di finanziamento
• Analisi di mercato
• Valutazione di azienda
• Pianificazione strategica
• Budgeting
• Pianificazione operativa
35. Business plan 31
Calcoli
Occorre, prima di introdurre il lettore ai calcoli, comporre la lista delle principali assunzioni che sono state decise per
la proiezione dei risultati economico-finanziari. In realtà, ogni singolo calcolo parte da una ipotesi; il fine tuttavia
non è quello di elencare minuziosamente tutte le assunzioni contenute nel piano, ma di evidenziare semplicemente
quelle principali, che rivestono cioè un impatto significativo nei numeri.
Stima delle vendite
È possibile redigere dei piani commerciali e di investimento attraverso un approccio strutturato, basato su due
variabili: le tecniche di indagine e i livelli di analisi. La previsione delle vendite è un passaggio infatti estremamente
critico nella redazione di un business plan, dai cui esiti dipende l'intera validità delle previsioni anche di spesa e di
investimento.
Verifiche di break-even point
Disponendo di tutti i calcoli previsionali relativi all'andamento atteso dell'attività, è possibile determinare in modo
esatto il punto di pareggio operativo che l'azienda dovrebbe raggiungere in base alle stime di fatturato e di conto
economico, ossia il break-even operativo (o anche break-even point delle vendite), che rappresenta il punto di
equilibrio tra costi e ricavi totali, espresso in termini di volume di vendita. Il calcolo del punto di pareggio è molto
semplice nel caso di azienda mono-prodotto. Nel caso l'impresa produca più prodotti, situazione tra l'altro ricorrente,
il calcolo teorico del punto di pareggio diviene operazione più complessa.
Analisi della sensitività
L'analisi di sensitività è quella tecnica manageriale che cerca di individuare le variabili critiche alla performance
reddituale o finanziaria di un progetto. Lo scopo è quello di costruire più scenari economici assegnando a queste
variabili valori di massima e di minima al fine di verificare lo scostamento nella performance imprenditoriale indotta
da tali cambiamenti. Si indaga così la sensibilità del business al variare di alcune ipotesi di calcolo, e dunque,
indirettamente, l'attendibilità (o rischiosità) dei risultati economico-finanziari esposti. Inoltre, è utile che
l'individuazione delle variabili critiche anteceda la costruzione di fogli elettronici di calcolo, affinché il management
abbia a disposizione una visione organica di queste ipotesi di base.
Inflazione-tasso di sconto
Occorre prestare attenzione a questa variabile esogena all'indagine. L'inflazione, se nelle economie a basso tasso di
crescita dei prezzi è un fattore che può essere non considerato (specificando che i valori espressi sono nominali)
anche perché è parzialmente neutralizzato dalla contrapposizione tra entrate e uscite monetarie, nelle economie dove
invece l'inflazione ha valori rilevanti occorre prestare molta attenzione alla sua corretta applicazione nei calcoli
previsionali.
Valutazione del credito
Spesso nei piani gli imprenditori si concentrano sulla performance del conto economico e dei flussi finanziari.
Esistono però metodi più strutturati, in grado di fornire un quadro molto più ampio ed esaustivo, dati da modelli che
attraverso un approccio “matematico” volto a creare una serie di indicatori, sono in grado di segnalare l'affidabilità
creditizia del progetto di investimento.
36. Business plan 32
Bibliografia
• Sahlman, William: How to write a great Business Plan. Harvard Business Review July/August 1997 p.98-108
• Singler, Axel: Businessplan. 3. Auflage, 128 S., Haufe-Lexware, München 2010. ISBN 978-3-448-10041-9
Voci correlate
• Startup (economia)
• Imprenditoria
• Invitalia
Collegamenti esterni
• Business plan [1] in Open Directory Project, Netscape Communications. ( Segnala [2] su DMoz un collegamento pertinente
all'argomento "Business plan")
Portale Economia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di economia
Note
[1] http:/ / search. dmoz. org/ cgi-bin/ search?search=Business+ plan& all=yes& cs=UTF-8& cat=World%2FItaliano
[2] http:/ / www. dmoz. org/ public/ suggest?cat={{{1}}}
Organizzazione aziendale
La locuzione organizzazione aziendale viene utilizzata in economia aziendale con differenti significati. In
particolare, può designare:
• il processo attraverso il quale l'insieme di persone che, con il loro lavoro, partecipano direttamente allo
svolgimento dell'attività dell'azienda viene strutturato secondo i principi di divisione del lavoro e coordinamento,
sicché tale insieme acquisisce una struttura e diventa un sistema;
• la funzione aziendale che svolge detto processo;
• il risultato di detto processo. In questo senso il termine organizzazione può essere considerato sinonimo di
azienda (il termine "organizzazione" è particolarmente usato nella letteratura aziendalistica di area anglosassone,
laddove nella tradizione italiana si preferisce "azienda").
Azienda come sistema
Ai fini dello studio della sua organizzazione, l'azienda può essere considerata un sistema socio-tecnico, ossia
costituito da
• persone (le risorse umane che costituiscono l’organismo personale dell'azienda);
• tecnologie (mezzi strumentali e know how).
In funzione delle opportunità fornite dall’ambiente esterno, e tenendo conto dei vincoli dal medesimo posti, l’azienda
definisce le proprie priorità e i propri obiettivi. Dall’interazione tra risorse umane e tecnologie deriva il
comportamento aziendale, rivolto al raggiungimento degli obiettivi, che produce dei risultati.
Il comportamento aziendale è funzione:
• delle variabili ambientali, esterne al sistema organizzativo e relative ad aspetti socio-economici, giuridici e
culturali dell'ambiente in cui esso opera;
• delle variabili di contesto, interne al sistema organizzativo. Queste comprendono: