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NOTA DAL CSC Numero 13-6
30 dicembre 2013
Numero 2013-6

NOTA DAL CSC

Italia: traiettorie economiche ad alta incertezza
Si amplia la forbice delle previsioni e per gli imprenditori è lontana l’uscita dalla crisi
Massimo Rodà
L’incertezza sulle sorti dell’economia italiana si è un po’ ridotta nelle previsioni degli
economisti ma resta alta tra gli imprenditori. Per i quali il futuro appare ancor più nebuloso,
tanto che alla domanda <quando finirà la crisi?> oggi due terzi rispondono tra oltre un anno e
mezzo, una quota doppia rispetto al 2010.
Il CSC ha calcolato la forchetta delle previsioni sul PIL per l’anno corrente e quello successivo a
partire dal 2007. Essa ha toccato l’apice a gennaio 2012 per le stime sul 2013 ed è stato
confermato a gennaio 2013 per
Grafico A
quelle sul 2014: 2,3 punti
percentuali tra la stima minima
Si amplia la forbice delle previsioni...
(Italia, PIL,variazioni % e dispersione*)
e la massima. E oggi, che un
3.0
avvio di recupero è confermato
2.3
2.3
da
tutti
gli
indicatori
1.8
2.0
congiunturali, è scesa sì a 1,1
1.1
1.4
1.4 1.4
1.3
punti per il 2015, ma è ben più
1.0
0.9
1.0
elevata di quanto non fosse nel
1.0
1.1
1.0
0.9
2007 e nel 2008 per l’anno
0.7 0.8
0.6
0.5
seguente. Ciò testimonia della
0.0
divergenza di vedute sulle
difficoltà del Paese e quindi
-1.0
sulla traiettoria che l’Italia
Max
seguirà, date le molte e
Min
-2.0
contrastanti forze in gioco.
Media

Scarto (Max-Min)

Le previsioni sono quelle dif f use nel gennaio di ciascun anno e si rif eriscono all'anno in corso e al
successivo.
*La dispersione è misurata dalla dif f erenza assoluta tra previsioni massima e minima.
Per il biennio 2014-2015 sono state usate le previsioni disponibili a dicembre 2013.

1

2015

2014

2014

2013

2013

2012

2012

2011

2011

2010

2010

2009

2009

2008

2008

2007

2007

-3.0
2006

La misura dell’incertezza nelle
previsioni è rappresentata dalla
differenza in punti percentuali
tra la variazione annua del PIL
italiano più alta e quella più
bassa elaborate da tredici
NOTA DAL CSC Numero 13-6

istituti di analisi economica e raccolte da Consensus Forecast. Quanto più elevato è questo
scarto tanto più ampio è il range nelle previsioni di crescita e, quindi, l’incertezza. Ci si attende
che il range sia più largo nell’orizzonte temporale meno immediato. Per valutare il livello
dell’attuale divario il CSC ha ricostruito la serie storica a partire dal 2006 delle stime diffuse a
gennaio e riguardanti l’anno corrente e quello successivo (Grafico A)1.
Dai dati emerge che prima della crisi la forbice era relativamente stretta e con poca differenza tra
quella del periodo corrente e quella del periodo seguente; il che denota una relativa certezza sul
fatto che l’Italia avrebbe mantenuto un certo sentiero di marcia. L’irrompere della crisi ha
accresciuto la variabilità, soprattutto all’inizio. Nel gennaio 2009, infatti, la forchetta è raddoppiata
per l’anno corrente (1,8 punti), sopravanzando quella per l’anno seguente; un’inversione anomala
che testimonia della difficoltà di catturare l’effettiva intensità della recessione a pochi mesi dal
fallimento di Lehman Brothers e dal crollo globale della fiducia di famiglie e imprese; comunque le
previsioni, anche le più pessimistiche, si sono rivelate rosee, essendo stato di -5,5% l’esito di
quell’anno. Successivamente la dispersione delle stime si è stabilmente mantenuta sopra il valore
medio osservato prima della crisi.
Nei due anni successivi, la dispersione è rimasta costante per ciascun biennio di previsione: 1,4
punti nel gennaio del 2010 sia per il corrente sia per il seguente e 1,0 nel gennaio del 2011
sempre per entrambe le annate.
L’incertezza è aumentata di nuovo per le stime diffuse nel gennaio 2012, nel mezzo della
seconda recessione, specie con riferimento al 2013, anno per il quale la forbice tra la previsione
migliore e quella peggiore ha raggiunto addirittura i 2,3 punti e, per la prima volta, le valutazioni
dei previsori hanno spaziato tra valori ampiamente positivi (+1,2%) e negativi (-1,1%), con un
divario
per
il
2012
(1,4
punti)
Grafico B
fisiologicamente inferiore. Nel gennaio 2013
si è registrata una maggiore concordanza
...e segnala grande incertezza sull'uscita dalla crisi
nelle previsioni sulla dinamica del PIL nel
(Dispersione in punti percentuali*)
2013, che per tutti gli istituti del panel era 2.0
ritenuto in calo, mentre sul 2014 è rimasta
elevata la variabilità che, come l’anno 1.5
1.4
precedente, si è estesa da variazioni
0.9
positive a negative.
1.0
Le previsioni disponibili a dicembre 2013
presentano una dispersione in calo e quasi
identica sul 2014 (dove permane il segno
negativo accanto a quello positivo) e sul
2015 (solo segno positivo): 1,0 e 1,1,
rispettivamente.
L’accresciuta incertezza risulta più evidente
se si calcola la differenza nelle dispersioni
delle previsioni di crescita sottraendo, in
ogni tornata previsiva, al divario tra
massimo e minimo per l’anno seguente lo

0.5
0.2

0.1

0.0

2010

2011

0.1

0.0

0.0
-0.1
-0.5
-0.5
-1.0
2006

2007

2008

2009

2012

2013

2014

* La dispersione è misurata sottraendo la differenza tra massimo e minimo della
previsione sul PIL a due anni e tra massimo e minimo a un anno.
Fonte: elaborazioni CSC su dati Consensus Forecast e stime dei singoli istituti
per il biennio 2014-2015.

1

Si sono prese le previsioni diffuse a gennaio perché è il primo mese in cui sono disponibili per tutti i previsori le
stime di variazione del PIL per l’anno corrente e per quello seguente.

2
NOTA DAL CSC Numero 13-6

scostamento nelle stime per quello corrente (Grafico B). Questo indicatore si è mantenuto
pressoché stabile fino al 2009, quando è risultato, invece, anomalmente negativo (-0,5 punti),
effetto dell’inversione di cui si è detto sopra: i dati diffusi in gennaio avevano evidenziato una
maggiore varianza nelle previsioni per l’anno in corso e una maggiore omogeneità in quelle
relative al 2010, anno per il quale la maggior parte degli istituti aveva prudentemente indicato una
crescita intorno al potenziale (sottostimando l’incremento effettivo del PIL). Durante la successiva
fase di ripresa tale indicatore è risultato pari a zero, ovvero lo scarto tra previsioni era rimasto
invariato nei due anni. È, invece, balzato a valori più elevati nel 2012 (0,9) e, soprattutto, nel 2013
(1,4), riflettendo una più diffusa dispersione - e quindi una maggiore incertezza - nelle stime dei
previsori sulle tendenze a due anni dell’economia italiana. A dicembre 2013 è bruscamente
rientrato (0,1), denotando una incertezza sostanzialmente uniforme per l’anno più lontano e per
quello più prossimo2.
Per gli imprenditori, all’opposto, l’incertezza
sulla durata della crisi è salita regolarmente
dal 2010 al 2013. Le indagini d’opinione
svolte dalla Fondazione Nord Est presso
1059 imprese hanno, infatti, mostrato un
progressivo aumento della quota di quanti
si aspettano che la fine della crisi avvenga
in un orizzonte temporale superiore a un
anno e mezzo: nel 2010 era il 34,9%, nel
2013 il 66,6%3. È calata la percentuale di
quelli che la ritengono possibile entro un
anno: dal 31,1% al 13,7% (Grafico C).
Vista sul piano puramente statistico, in
realtà, c’è una concentrazione di risposte
sullo scenario peggiore e ciò denota il
radicarsi e il convergere delle valutazioni
sulla gravità del quadro socio-economico
italiano.

Grafico C
Gli imprenditori: l'uscita dal tunnel è più lontana
(Alla domanda: quanto durerà la crisi? Le risposte sono..., dati%)
100
90
80

34.9

37.5
51.1

70
60

66.6
17.8

14.4

31.1

29.6

50
40
30

18.6

12.4

20
10

8.7

7.2

24
13.7

11.3

5.2

2010

0

7.5

2011

2012

4.8

1.1

…c'è già ripresa

...6 mesi

...1 anno

2.5

2013

...1,5 anni

…oltre 1 anno e mezzo

Il perdurare della crisi, e in particolare la
Fonte: elaborazioni CSC su dati Fondazione Nord Est.
seconda recessione guidata dal crollo della
domanda interna, ha accentuato l’incertezza (ma che forse sarebbe più appropriato chiamare
pessimismo) tra gli imprenditori. Tuttavia, se da una parte la presa d’atto della cifra strutturale
della crisi ha provocato una maggiore prudenza nelle scelte di investimento, dall’altra ha indotto le
imprese a percorrere strategie nuove e a intraprendere percorsi di sviluppo alternativi per
sopravvivere in un contesto molto più magmatico che in passato.

2

L’anticipazione a dicembre, rispetto a gennaio, è necessaria per poter aggiornare la dispersione delle
previsioni e includere così il 2015. In questo caso le previsioni sono state raccolte direttamente dal CSC,
anziché riprenderle da Consensus Forecast. Il numero delle osservazioni è solo marginalmente meno ampio.
3

Fondazione Nord EST, Nord Est 2013. Rapporto sulla società e l’economia, Marsilio, Venezia 2013.

3

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  • 1. NOTA DAL CSC Numero 13-6 30 dicembre 2013 Numero 2013-6 NOTA DAL CSC Italia: traiettorie economiche ad alta incertezza Si amplia la forbice delle previsioni e per gli imprenditori è lontana l’uscita dalla crisi Massimo Rodà L’incertezza sulle sorti dell’economia italiana si è un po’ ridotta nelle previsioni degli economisti ma resta alta tra gli imprenditori. Per i quali il futuro appare ancor più nebuloso, tanto che alla domanda <quando finirà la crisi?> oggi due terzi rispondono tra oltre un anno e mezzo, una quota doppia rispetto al 2010. Il CSC ha calcolato la forchetta delle previsioni sul PIL per l’anno corrente e quello successivo a partire dal 2007. Essa ha toccato l’apice a gennaio 2012 per le stime sul 2013 ed è stato confermato a gennaio 2013 per Grafico A quelle sul 2014: 2,3 punti percentuali tra la stima minima Si amplia la forbice delle previsioni... (Italia, PIL,variazioni % e dispersione*) e la massima. E oggi, che un 3.0 avvio di recupero è confermato 2.3 2.3 da tutti gli indicatori 1.8 2.0 congiunturali, è scesa sì a 1,1 1.1 1.4 1.4 1.4 1.3 punti per il 2015, ma è ben più 1.0 0.9 1.0 elevata di quanto non fosse nel 1.0 1.1 1.0 0.9 2007 e nel 2008 per l’anno 0.7 0.8 0.6 0.5 seguente. Ciò testimonia della 0.0 divergenza di vedute sulle difficoltà del Paese e quindi -1.0 sulla traiettoria che l’Italia Max seguirà, date le molte e Min -2.0 contrastanti forze in gioco. Media Scarto (Max-Min) Le previsioni sono quelle dif f use nel gennaio di ciascun anno e si rif eriscono all'anno in corso e al successivo. *La dispersione è misurata dalla dif f erenza assoluta tra previsioni massima e minima. Per il biennio 2014-2015 sono state usate le previsioni disponibili a dicembre 2013. 1 2015 2014 2014 2013 2013 2012 2012 2011 2011 2010 2010 2009 2009 2008 2008 2007 2007 -3.0 2006 La misura dell’incertezza nelle previsioni è rappresentata dalla differenza in punti percentuali tra la variazione annua del PIL italiano più alta e quella più bassa elaborate da tredici
  • 2. NOTA DAL CSC Numero 13-6 istituti di analisi economica e raccolte da Consensus Forecast. Quanto più elevato è questo scarto tanto più ampio è il range nelle previsioni di crescita e, quindi, l’incertezza. Ci si attende che il range sia più largo nell’orizzonte temporale meno immediato. Per valutare il livello dell’attuale divario il CSC ha ricostruito la serie storica a partire dal 2006 delle stime diffuse a gennaio e riguardanti l’anno corrente e quello successivo (Grafico A)1. Dai dati emerge che prima della crisi la forbice era relativamente stretta e con poca differenza tra quella del periodo corrente e quella del periodo seguente; il che denota una relativa certezza sul fatto che l’Italia avrebbe mantenuto un certo sentiero di marcia. L’irrompere della crisi ha accresciuto la variabilità, soprattutto all’inizio. Nel gennaio 2009, infatti, la forchetta è raddoppiata per l’anno corrente (1,8 punti), sopravanzando quella per l’anno seguente; un’inversione anomala che testimonia della difficoltà di catturare l’effettiva intensità della recessione a pochi mesi dal fallimento di Lehman Brothers e dal crollo globale della fiducia di famiglie e imprese; comunque le previsioni, anche le più pessimistiche, si sono rivelate rosee, essendo stato di -5,5% l’esito di quell’anno. Successivamente la dispersione delle stime si è stabilmente mantenuta sopra il valore medio osservato prima della crisi. Nei due anni successivi, la dispersione è rimasta costante per ciascun biennio di previsione: 1,4 punti nel gennaio del 2010 sia per il corrente sia per il seguente e 1,0 nel gennaio del 2011 sempre per entrambe le annate. L’incertezza è aumentata di nuovo per le stime diffuse nel gennaio 2012, nel mezzo della seconda recessione, specie con riferimento al 2013, anno per il quale la forbice tra la previsione migliore e quella peggiore ha raggiunto addirittura i 2,3 punti e, per la prima volta, le valutazioni dei previsori hanno spaziato tra valori ampiamente positivi (+1,2%) e negativi (-1,1%), con un divario per il 2012 (1,4 punti) Grafico B fisiologicamente inferiore. Nel gennaio 2013 si è registrata una maggiore concordanza ...e segnala grande incertezza sull'uscita dalla crisi nelle previsioni sulla dinamica del PIL nel (Dispersione in punti percentuali*) 2013, che per tutti gli istituti del panel era 2.0 ritenuto in calo, mentre sul 2014 è rimasta elevata la variabilità che, come l’anno 1.5 1.4 precedente, si è estesa da variazioni 0.9 positive a negative. 1.0 Le previsioni disponibili a dicembre 2013 presentano una dispersione in calo e quasi identica sul 2014 (dove permane il segno negativo accanto a quello positivo) e sul 2015 (solo segno positivo): 1,0 e 1,1, rispettivamente. L’accresciuta incertezza risulta più evidente se si calcola la differenza nelle dispersioni delle previsioni di crescita sottraendo, in ogni tornata previsiva, al divario tra massimo e minimo per l’anno seguente lo 0.5 0.2 0.1 0.0 2010 2011 0.1 0.0 0.0 -0.1 -0.5 -0.5 -1.0 2006 2007 2008 2009 2012 2013 2014 * La dispersione è misurata sottraendo la differenza tra massimo e minimo della previsione sul PIL a due anni e tra massimo e minimo a un anno. Fonte: elaborazioni CSC su dati Consensus Forecast e stime dei singoli istituti per il biennio 2014-2015. 1 Si sono prese le previsioni diffuse a gennaio perché è il primo mese in cui sono disponibili per tutti i previsori le stime di variazione del PIL per l’anno corrente e per quello seguente. 2
  • 3. NOTA DAL CSC Numero 13-6 scostamento nelle stime per quello corrente (Grafico B). Questo indicatore si è mantenuto pressoché stabile fino al 2009, quando è risultato, invece, anomalmente negativo (-0,5 punti), effetto dell’inversione di cui si è detto sopra: i dati diffusi in gennaio avevano evidenziato una maggiore varianza nelle previsioni per l’anno in corso e una maggiore omogeneità in quelle relative al 2010, anno per il quale la maggior parte degli istituti aveva prudentemente indicato una crescita intorno al potenziale (sottostimando l’incremento effettivo del PIL). Durante la successiva fase di ripresa tale indicatore è risultato pari a zero, ovvero lo scarto tra previsioni era rimasto invariato nei due anni. È, invece, balzato a valori più elevati nel 2012 (0,9) e, soprattutto, nel 2013 (1,4), riflettendo una più diffusa dispersione - e quindi una maggiore incertezza - nelle stime dei previsori sulle tendenze a due anni dell’economia italiana. A dicembre 2013 è bruscamente rientrato (0,1), denotando una incertezza sostanzialmente uniforme per l’anno più lontano e per quello più prossimo2. Per gli imprenditori, all’opposto, l’incertezza sulla durata della crisi è salita regolarmente dal 2010 al 2013. Le indagini d’opinione svolte dalla Fondazione Nord Est presso 1059 imprese hanno, infatti, mostrato un progressivo aumento della quota di quanti si aspettano che la fine della crisi avvenga in un orizzonte temporale superiore a un anno e mezzo: nel 2010 era il 34,9%, nel 2013 il 66,6%3. È calata la percentuale di quelli che la ritengono possibile entro un anno: dal 31,1% al 13,7% (Grafico C). Vista sul piano puramente statistico, in realtà, c’è una concentrazione di risposte sullo scenario peggiore e ciò denota il radicarsi e il convergere delle valutazioni sulla gravità del quadro socio-economico italiano. Grafico C Gli imprenditori: l'uscita dal tunnel è più lontana (Alla domanda: quanto durerà la crisi? Le risposte sono..., dati%) 100 90 80 34.9 37.5 51.1 70 60 66.6 17.8 14.4 31.1 29.6 50 40 30 18.6 12.4 20 10 8.7 7.2 24 13.7 11.3 5.2 2010 0 7.5 2011 2012 4.8 1.1 …c'è già ripresa ...6 mesi ...1 anno 2.5 2013 ...1,5 anni …oltre 1 anno e mezzo Il perdurare della crisi, e in particolare la Fonte: elaborazioni CSC su dati Fondazione Nord Est. seconda recessione guidata dal crollo della domanda interna, ha accentuato l’incertezza (ma che forse sarebbe più appropriato chiamare pessimismo) tra gli imprenditori. Tuttavia, se da una parte la presa d’atto della cifra strutturale della crisi ha provocato una maggiore prudenza nelle scelte di investimento, dall’altra ha indotto le imprese a percorrere strategie nuove e a intraprendere percorsi di sviluppo alternativi per sopravvivere in un contesto molto più magmatico che in passato. 2 L’anticipazione a dicembre, rispetto a gennaio, è necessaria per poter aggiornare la dispersione delle previsioni e includere così il 2015. In questo caso le previsioni sono state raccolte direttamente dal CSC, anziché riprenderle da Consensus Forecast. Il numero delle osservazioni è solo marginalmente meno ampio. 3 Fondazione Nord EST, Nord Est 2013. Rapporto sulla società e l’economia, Marsilio, Venezia 2013. 3