discorso generale sulla fisica e le discipline.pptx
Adolescenza 2010
1. ADOLESCENZA
Storia
dell’adole
scenza
Che cos’è
l’adolescenza?
Come cambiano i
rapporti con genitori,
amici e scuola?
Racconti,
diari…
I gruppi
giovanili
Adolescenza nel
mondo
Scuola e lavoro di
genitori e nonni
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
2. Testi sull’adolescenza realizzati dalla
classe III E
A.S. 2010- 2011
Hanno partecipato gli alunni:
Natascia Caciotosto, Sara Colangelo,
Giulia Cristofano, Marta Di Ernesto,
Dario Di Giacobbe, Ylenia Di Maggio,
Alessandro Filipponi, Riccardo Fosso,
Giulia Gilestri, Valerio La Gambina,
Martina Maria Marcianò, Francesco
Parisi, Alessandro Pazzi, Sharon
Pettinari, Emiliano Proietti, Rachele
Pugliano, Silvia Rapuano, Matteo
Savini, Alessandra Sforza, Christian
Sofrà, Federico Tabarrini, Luisa
Todisco, Alessandro Valeriani,
Francesco Verdini.
Insegnante: Adriana Paltrinieri.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
3. L’ADOLESCENZA:
I RAPPORTI CON
• LA FAMIGLIA …
• …. IL GRUPPO…
• … E LA SCUOLA
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
4. L’adolescenza
L’adolescenza è un’età di
passaggio che solitamente va
dagli 11 ai 15 anni , durante la
quale i ragazzi si relazionano
in modo differente con il
gruppo e la famiglia.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
5. Come cambia il rapporto tra il gruppo , la
famiglia e la scuola . La Famiglia
Gli adulti spesso non capiscono che i loro figli , che reputano ancora dei bambini infantili ,
mentre invece stanno crescendo e attraversando l’età dell’adolescenza , quindi cominciano
a sorgere i primi problemi .
Infatti, gli adolescenti si sentono incompresi dagli adulti che vengono visti come blocchi di
cemento con i quali non si può avere nessun rapporto, perché alle volte i genitori
considerano i problemi dei figli troppo banali oppure, in altre occasioni, si vogliono
sostituire ai giovani per risolvere i loro problemi . Pertanto non danno ad essi l’occasione
di capire come andava risolto il problema e dove avevano sbagliato.
Comportandosi in questo modo non danno
l’occasione ai loro figli di aver fiducia in loro.
E loro tendono a cercare sicurezza e sostegno
in un amico, confidandosi con lui.
Questa fase pone al primo posto l’amicizia, che
viene valorizzata ed apprezzata; un vero amico
e’ colui che ti fa capire già dal primo sguardo,
ascoltandoti ti sa aiutare e ti sa dare dei buoni
consigli anche nei momenti più difficili, e riesce
anche a tirarti su il morale. Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
6. • Il Gruppo
Per noi il gruppo e’ un’occasione di confronto e di rispecchiamento con i nostri coetanei,
ma esso comporta delle regole che spesso vanno a contrastare quelle della famiglia.
Noi a una certa età vogliamo sentirci liberi, ”aprire la gabbia protettiva nella quale siamo
stati fin dalla nascita”, tuttavia facendo così cominciamo a infrangere le regole imposte
dai nostri genitori. Il gruppo per noi adolescenti e’ molto importante, grazie ad esso
possiamo creare una nostra identità e rafforzare la nostra personalità.
Si crea, però, una distanza tra “i componenti” del gruppo e i “ non componenti” , mentre
spesso con altri gruppi si entra un po’ in conflitto.
Noi ragazze viviamo il gruppo in modo differente dai maschi, in quanto per noi il gruppo
è un mezzo per allacciare relazioni importanti con altre persone.
Noi ragazzi, invece, viviamo il gruppo come un senso di ribellione nei confronti dei
genitori, giungendo a volte a compiere delle piccole sciocchezze.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
7. L’adolescente e la scuola.
• Nei confronti dello studio l’adolescente si
comporta in modo superficiale trascurandolo
ma allo stesso tempo stando più tempo con il
gruppo.
• In questa fascia d’età alcuni adolescenti
ritengono che lo studio non sia fondamentale
alla loro formazione, pertanto ne “rimangono
alla larga”.
• Per altri adolescenti, invece, la scuola e’ un
mezzo che serve per entrare nella società, e
credono che essa sia fatta a tappe.
Ogni tappa e’ sempre un mettersi alla prova.
La scuola ci forma , ci fa apprendere
argomenti nuovi , ci consente di confrontarci
ognuno con l’altro.
Sharon Pettinari e Martina Marcianò
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
8. Nell'adolescenza emerge spesso un bel problema: il rapporto con i genitori. Alcuni ragazzi hanno paura a
chiedere consiglio ai genitori per paura di essere giudicati infantili, oppure perché provano vergogna o
imbarazzo nell'affrontare alcune tematiche, come un problema con un amico o un nuovo amore. A volte ci
provano, ma spesso non ottengono i risultati sperati: ad esempio l’adulto può commettere il fatale errore
di farsi scappare un risolino, così il ragazzo crede che il genitore consideri i suoi problemi”molto infantili”
e, deluso, si rivolge ad un amico; oppure l’ adulto non presta la dovuta attenzione al discorso del figlio.
Ma c'è anche chi non ha più questi timori e ha un rapporto di confidenza molto profondo con i propri
genitori, perciò può parlare di qualsiasi argomento con loro, anche scambiarsi opinioni su discorsi da
adulti: sì, perché a quest'età si inizia a capire i discorsi dei grandi e si può intervenire consapevolmente
su quello che si dice, per esempio su questioni politiche e sociali, e anche a vedere il Tg insieme ai genitori
per confrontare le proprie idee con quelle di un adulto. S’iniziano a leggere giornali come “La Repubblica”
o “il Messaggero”, scoprendo così una realtà totalmente diversa da come veniva prima immaginata.
L’intero mondo appare completamente differente, forse con più problemi, ma anche con molte
opportunità.
Ritornando ai tipi di adolescenti, ci sono alcuni ragazzi che con i loro genitori sono una tomba e magari si
rivolgono di più ad altre persone adulte, come per esempio zii o fratelli più grandi, oppure al gruppo di
amici. Ma comunque, tutti questi ragazzi sono caratterizzati da un aspetto unico: la voglia di libertà e
autonomia, che è propria di questa fase di vita. Il ragazzo ha l’immensa voglia di uscire da solo o con gli
amici, perché questo contribuirà anche a farlo responsabilizzare. Ovviamente, i genitori concedono
autonomia solo se il figlio dimostra responsabilità. A volte gli adulti sono costretti a porre limiti ai figli
adolescenti, ma purtroppo i ragazzi non comprendono lo scopo del “no”. Si sentono offesi e totalmente
incompresi, credono che nessuno potrà mai comprendere l’immenso groviglio di emozioni che pian piano si
sta creando dentro di loro. Centinaia i pomeriggi che spendono soli nelle loro camere a riflettere sul
senso della vita. Migliaia le lacrime che solcano i loro visi. I colpevoli di tutto ciò? I genitori.
Se prima la mattina il bambino salutava il papà con un bacino e un abbraccio, adesso il ragazzo si limita ad
un :” Ciao pà” . Lasciando il padre di sgomento, mentre si chiede perché il comportamento del figlio si
cambiato così da un giorno all’altro. Così Prova a chiederlo direttamente all’adolescente, che si limita a
scrollare le spalle, e dileguarsi in camera sua. Perché l’incomprensione non è solo dei figli verso i genitori,
ma anche viceversa. Eh già, è un duro periodo su entrambi i fronti.
Alessandra Sforza Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
9. L’adolescenza!!!!!!!
<<Ciao>>
<<Ciao>>
<<A scuola mi hanno chiesto che cos’e’ l’adolescenza, tu sapresti darmi la definizione?>>
<<Ma certo! L’adolescenza e’ come un’evoluzione>>
<<Cioè?>>
<<Bhe! Quando una bambina sente che sta crescendo, avverte che sta cambiando, ora e’ chiaro?>>
<<Potresti farmi un esempio?>>
<< Ok! Quando cominci ad essere indipendente, che cominci a decidere da solo per te stesso. Adesso e’ chiaro?>>
<<Sì! Tutto chiaro. Ma l’aspetto fisico?>>
<<Anche l’aspetto fisico comincia a cambiare>>
<<?????????>>
<<Comincia a comparire la peluria!>>
<<E il rapporto con i genitori?>>
<<Scusa, come ti chiami?>>
<<Io?>>
<<Sì>>
<<Mi chiamo Denise!>>
<<Il rapporto con i genitori e’ soggettivo>>
<<Per te come e’ stato?>>
<<Il rapporto con i genitori e’ cambiato molto>>
<<Cioè?>>
<<Ho cominciato ad avere paura del loro giudizio, di essere giudicata ancora bambina. Provo vergogna a parlare dello sviluppo
con mio padre, mentre con mia madre entro spesso in conflitto per questioni banali, per stupidaggini.
Creo liti in famiglia per cose che voglio e che non posso avere per diversi motivi… E i silenzi aumentano sempre di più.
Purtroppo!>>
<<E i tuoi genitori? >>
<<Mia madre non e’ gelosa di me, mentre mio padre sì.
Per lui sono ancora la sua bambina, la sua piccola principessa! >>
<<E i primi amori?>>
<<Questo non lo so, non ho ancora trovato la mia anima gemella.>>
<<Ok! Grazie per le tue parole e per la tua spiegazione!>>
<<Non c’e’ di che! Anzi, grazie a te!>>
<<Ciao!Ciao!>>
<<Bey!Bey!Baci bella!>>
Sharon e Rachele
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
10. I Truzzi Gli Emo
I Metallari
Panorama
dei gruppi
giovanili
oggi.
Gli Otaku
Le Scene
Queen
Le Gothic
Lolite
E Molti
Altri
…
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
11. I Truzzi
Ormai, ai nostri giorni,
il popolo giovanile si è
suddiviso in vari “gruppi-guida”,
di cui vi
elencherò i principali.
Quando noi, ad esempio,
camminiamo tranquilli
per le strade della
nostra città, non ci
accorgiamo delle varie
persone che ci affiancano
nella nostra serena
passeggiata. Talvolta,
però, la nostra
attenzione può essere
attratta dai “Truzzi”,
anche detti “i coatti
della situazione”: sono un gruppo al quanto
numeroso e per numeroso intendo dire la
maggior parte dei ragazzi. Amanti della
musica House e Tecktonic
i Truzzi si dilettano a ballarla per farsi
notare da chi li circonda. I Truzzi non sono
accettati dagli altri gruppi e loro acerrimi
nemici sono in particolare gli Emo e i
Metallari.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
12. Gli Emo
Gli Emo (nome che
deriva da emoglobina,
ossia sangue) sono
persone che ormai non
trovano più aspetti
positivi nella loro
esistenza, nella loro
vita quotidiana e nel
mondo. Gli Emo,
infatti, vengono
etichettati dagli
altri come i
“disperati”. La musica
che gli Emo ascoltano
è l’”Emocore”, cantata
in scream con base
death metal.. Le
caratteristiche
fisiche degli Emo sono
ible nf rpraencgiestet: one, lungo fino al mento in
modo da coprire i tratti odiati della
propria faccia, le occhiaie, dovute alle
notti insonni, passate a ripensare a gli
amori perduti o i problemi esistenziali.
Derivati da questo gruppo sono le “Scene
Queen”, ovvero le “regine di scena”, ragazze
(solo ragazze!) che Professoressa vestono Adriana Paltrinieri, 2010
in modo
alquanto colorato, con il colore giallo
prevalente in tutti gli accessori e i
13. I Metallari
I “Metallari”, anche
detti Metaller, sono
dei gruppi non molto
numerosi ma che
hanno tutti uno
stesso obiettivo:
musica Metal. Le loro
aspirazioni sono i
vari gruppi musicali,
come ad esempio i
Disturbed, Guns N’
Roses, Iron Maiden e i
veneratissimi
Metallica. Cosa molto
scontata è la musica
ascoltata dai
Metallari che, come
Ci suggerisce la parola stessa, è Metal.
L’aspetto fisico ed esteriore dei metallari è
simile a quella degli Emo: frangettone, ma
ridotto, colore neo per gli abiti, catene
attaccate ai pantaloni e ovviamente non
possono mancare le borchie a bracciali e
cintura.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
14. Gothic Lolite
Un gruppo molto numeroso
tra le ragazze sono le
“Gothic Lolite”, ovvero
ragazze che si vestono da
“dame”, con vestiti adattati
ai nostri giorni, ma molto
ingombranti e scomodi da
indossare; ogni brava
Gothic Lolita ha il proprio
parasole, che mantiene la
carnagione di queste
fanciulle estremamente
candida. Gli accessori
perfetti per le Gothic
Lolite sono i fiocchi, di ogni
genere e di ogni forma.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
15. Gli Otaku
Gli Otaku sono il
gruppo più solare dei
nostri giorni. Amanti
dei manga e degli
“Anime”, queste rare
creature si possono
vedere solo nelle
fumetterie più fornite,
intenti nel leggere
fumetti o a disegnare.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
16. I Dark e i Punk
I Dark, rivali
degli Emo, vedono
la loro vita e il
loro futuro come
una cosa orrenda,
amano la morte e
la distruzione. Il
colore dei loro
abiti è nero e solo
nero, tutto quanto
è nero: indossano
abiti specialmente
di pelle con
borchie affilate.
I Punk sono il
gruppo più strano,
a partire dai
capelli, rasati a
zero ai lati e una
cresta enorme in
mezzo di tutti i
colori o del
proprio colore
preferito.
I Dark, rivali
degli Emo, vedono
la loro vita e il
loro futuro come
una cosa orrenda,
amano la morte e
la distruzione. Il
colore dei loro
abiti è nero e solo
nero, tutto quanto
è nero: indossano
abiti specialmente
di pelle con
borchie affilate.
I Punk sono il
gruppo più strano,
a partire dai
capelli, rasati a
zero ai lati e una
cresta enorme in
mezzo di tutti i
colori o del
proprio colore
preferito.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
17. Ma sapete cosa è giusto secondo me?
Ognuno di noi è padrone di fare ciò
che vuole e scegliere di aggregarsi
a uno di questi gruppi
oppure,semplicemente, essere se
stesso.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
18. QUESTIONARIO
IL LAVORO E LA SCUOLA
DEI GENITORI
E DEI NONNI
QUALCHE TESTIMONIANZA
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
19. QUESTIONARIO SUL LAVORO E LA SCUOLA DEI NONNI E
DEI GENITORI
IL LAVORO
1) Aiutavi i tuoi genitori? A che età hai iniziato ad aiutarli?
2) Quali lavori dovevi svolgere a casa?
3) Quanto tempo occupavano della tua giornata?
4) Lavoravi anche fuori casa? A che età? Che lavoro era?
Quanto eri pagato?
5) Il guadagno serviva a te o al bilancio familiare?
6) Era faticoso lavorare o eri soddisfatto?
7) Il tuo lavoro influiva sul tuo rendimento scolastico?
LA SCUOLA
1) Dove si trovava la tua scuola media? Come la
raggiungevi?
2) Qual era l’orario delle lezioni? Quali materie venivano
insegnate?
3) Che rapporti avevi con i professori?
4) Che importanza si attribuiva alla scuola, da parte sia
degli alunni che dei genitori?
5) Com’era il materiale scolastico, come libri, quaderni, e
indossavi una divisa o il grembiule?
Quanto tempo ogni giorno dePdroicfeasvsoi raesllsoa Astduriadniao P?altrinieri, 2010
20. IL LAVORO E LA SCUOLA DEI GENITORI
ANNI ‘50/60
IL LAVORO
Tutti i genitori lavoravano in casa: due hanno iniziato a 5/6 anni, in media dai 10/11 anni. Solo 3
svolgevano lavori fuori casa, per uno dei quali l’attività lavorativa influiva sul rendimento scolastico:
uno lavorava come carrozziere, uno come fornaio e un altro svolgeva lavori agricoli stagionali. Il
guadagno serviva più che altro al ragazzo, oltre che per contribuire al bilancio familiare. Lavorare era
faticoso, tuttavia due ragazzi erano soddisfatti di poter guadagnare.
Tutti svolgevano lavori domestici come apparecchiare, riordinare il letto, spolverare, fare la spesa,
lavare i piatti, fare da baby-sitter per i fratelli. Il tempo impiegato nel lavoro era da un’ora a tutto il
pomeriggio.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
21. LA SCUOLA DEI GENITORI
La scuola era nel centro del paese, per quanto riguarda
Monterotondo; per chi abitava a Roma o in altre città era
raggiungibile con l’autobus o in macchina.
Le materie insegnate erano quelle di oggi, ma anche latino in
alcuni casi, e applicazioni tecniche, al posto di Educazione
tecnica. Gli orari variavano: tra le 8 e le 16, le 8 e le 14, le 8 e le
13 rientrando anche il sabato.
Si attribuiva importanza alla scuola (solo due ragazzi non la
ritenevano importante); i rapporti con i professori erano nella
maggior parte dei casi buoni, ma un’intervistata riporta: “I
rapporti erano estremamente severi, rispettosi e rigidi. Per
esempio non si discuteva mai e guai se provavi a ridere!” Un
altro, che frequentava una scuola privata, ricorda: “Non potevi
permetterti di non fare i compiti e quando entrava il professore
si alzavano tutti in piedi e se si rispondeva male si andava dal
Preside.”
In genere il grembiule veniva indossato fino alle elementari e
solo nella scuola privata era richiesta la divisa.
Il materiale scolastico era simile a quello di oggi, ma al posto
dello zaino si usava una borsa o la cinghia per legare i libri, che
erano di meno, inoltre astucci, penne erano meno vari e si
adoperavano quaderni piccoli e spessi, invece di quelli ad anelli.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
22. Negli anni ‘ 40 i
nostri nonni
iniziavano a svolgere
mansioni domestiche
verso i 5/6 anni . I
lavori più praticati
dentro casa erano
quelli di badare ai
propri fratelli minori,
occuparsi del
bestiame , lavorare la
terra . Queste
mansioni occupavano
in media sei ore della
loro giornata.
In quei tempi , la scuola
era molto rigida perché gli
insegnanti pretendevano
molto ed arrivavano fino al
punto di usare punizioni
corporali . Il materiale
scolastico era povero e
consisteva in : pennino
con calamaio , sussidiario ,
abbecedario .
Tipi di lavoro :
I lavori maschili più
praticati erano il
militare , il fattorino,
il contadino ,
l’operaio , l’artigiano
… Per quanto
riguarda i lavori
femminili i più
diffusi erano la sarta,
la governante , la
bambinaia …
Dopo la quinta elementare gli alunni potevano
scegliere se frequentare la scuola professionale o
il primo avviamento .
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
23. Negli anni ’40 i ragazzi dagli 8
ai 14 anni potevano diventare
ragazzi balilla cioè che
seguono la dottrina di
Mussolini .
Il fascismo nei giovani
promosse l’attività fisica
attraverso le scuole perché
un fascista modello doveva
essere :
per i ragazzi
fisico atletico ,
volto sbarbato e
portamento
corretto . , per le ragazze
fisico prestante
perché dovevano
avere tanti figli in
futuro ed una
buona
preparazione
ginnica.
Abbigliamento
Camicia nera , fazzoletto
azzurro, pantaloni
grigioverde, fascia nera,
moschetto.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
24. Qualche testimonianza …
“La mattina mi alzavo alle cinque, mangiavo un pezzo di pane, mi
vestivo e scendevo in campagna. Lavavo i panni, custodivo mia sorella
più piccola e facevo il pane. Tutti i giorni era così… Solo due giorni a
settimana andavo a scuola, ero molto attenta a ogni parola
dell’insegnante, ma mi disturbava il pensiero che quando sarei tornata a
casa dovevo lavorare fino all’ora di cena. Sembrava che i miei genitori
mi sfruttassero, ma non era così… mi volevano molto bene. E’ stata
una vita molto faticosa, ma adesso ho 67 anni e sono molto
soddisfatta di tutto quello che ho fatto.”
“Quando andavo a scuola, dato che si trovava al centro del paese, un
giorno per andarci mi sono dovuta nascondere dentro una vecchia
sartoria vicino la scuola perché i nazisti stavano passando a fare un
controllo in tutte le strade del paese e a cercare gli ebrei.”
“Anche se i miei rapporti con la maestra alle elementari erano ottimi,
altri bambini venivano bacchettati, fatti mettere in ginocchio sui ceci,
oppure costretti ad indossare un cappello con le orecchie da asino.”
“Durante la guerra mi nascondevo in un piccolo casolare vicino casa
per ripararmi dai bombardamenti. Una volta rubai un paracadute ad
un soldato americano atterrato vicino casa. Sono stata promossa in
V elementare grazie all’amicizia tra la maestra e la mia famiglia perché
non ero molto brava.”
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
25. C’era una volta la scuola.
“Fai i compiti!”… “Studia!!” “Ai miei tempi io studiavo, altro che internet!!” Alzi la mano chi non si è mai
sentito dire dai genitori una di queste frasi.
Alla duecentomilionesima volta (complice un compito di italiano) ho deciso di chiedere davvero ai miei
com’era la loro scuola. Mio padre si ricorda meglio rispetto a mia madre, che però lo prende in giro perché
aveva voti più alti.
All’epoca dei miei genitori la scuola non era tanto diversa da quella di oggi: i professori erano molto severi,
le materie che venivano studiate e il materiale scolastico erano gli stessi che vengono utilizzati anche oggi,
ad eccezione dei quadernoni ad anelli che si usavano poco. Non c’erano però gli strumenti elettronici e
tutta le tecnologia che c’è oggi.
A scuola stavano meno ore: mio padre si ricorda che entrava alle 8:00 e usciva alle 13:00, non essendoci
internet per i miei genitori era più faticoso perché bisognava consultare le enciclopedie facendo dei lunghi
riassunti; alle volte dovevamo andare in biblioteca.
Entrambi i miei genitori raccontano che anche all’epoca essere un adolescente non era facile: c’erano i bulli,
i compagni dalla “lingua lunga”, le belle e le “cozze”, i fichi e gli sfigati, i secchioni e i “pluriripetenti” casi
disperati. Pensandoci anche adesso le cose non sono cambiate tanto, sono cambiati solo i nomi con cui
vengono chiamati i compagni.
Anche prima c’erano i “gruppi” di persone ancora bizzarri come quelli di oggi.
Invece secondo i nonni la scuola era molto diversa: i professori erano severi, potevano anche farti mettere in
ginocchio sui ceci o il grano, oppure dare bacchettate sulle dita.
Quando mio nonno da giovane andava a scuola, alcuni tedeschi stavano ancora nel suo paese, e durante le
guerre tutto il suo paese andavano a nascondersi in un edificio fuori città, ma poi con l’arrivo degli
americani i tedeschi se ne andarono.
I miei nonni paterni non si ricordano bene ma anche per loro la scuola era sempre con professori severi,
pochi quadernoni e alcuni libri, alcune cose da ieri a oggi sono cambiate, con l’avanzare della tecnologia ho
capito che l’adolescenza di oggi è diversa da quella di una volta.
Francesco Parisi Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
26. ADOLESCENTI NEL MONDO
Il lavoro minorile
Lettere ad uno
sfruttatore
Lettere ad un bambino lavoratore
La storia di Iqbal
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
27. LETTERE ALLO Il lavoro minorile
SFRUTTATORE
La Dichiarazione Universale dei Diritti del Fanciullo
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
28. Monterotondo, sabato 15GENNAIO 2011
“Caro” anonimo sfruttatore,
Le sembra giusto quello che sta facendo a questi bambini? Non
pensa che anche loro dovrebbero vivere una vita migliore e
frequentare una scuola ? Le scrivo questa lettera per dirle che
deve lasciare liberi questi bambini e non fargli cucire palloni e
tappeti ! Pensa che si divertano ? Lei di sicuro ha avuto
un’infanzia molto più serena della loro. Pensi , se anche lei fosse
stato al posto loro e fosse stato costretto a cucire palloni e
tappeti, come si sarebbe sentito?
Questo è l’appello che le faccio, lasci vivere quei ragazzi, lasci che
si istruiscono, non li lasci lavorare per pochi soldi e in un posto
dove la maggior parte delle volte ci lasciano la pelle. E poi lo sa
che lo sfruttatore è la persona più squallida al mondo? Il perché
glielo dico io : nessun’altra persona oltre alla “razza di mostri” che
siete voi utilizza la categoria più debole del pianeta, cioè i
bambini, per scopi commerciali !
La prego, rifletta sulla mia richiesta, pensi a quei bambini
che potranno avere un futuro.
ORA LA SALUTO!!
Alessandro F.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
29. Roma, 18/12/10
(Non) Gentile Sfruttatore,
Non so se questo stupido foglio di carta giungerà mai a lei, e se lo facesse , non
credo lei leggerebbe mai queste poche righe. In fondo, perché sprecare tempo in una
lettera, quando si possono sfruttare bambini? Non le nascondo che neanche io trovo
molte ragioni per farlo … Comunque non inizierò con la solita storia del “lei non può
far lavorare i bambini , è una cosa ignobile, orribile, lei non è umano … Bla bla bla”,
perché credo che queste cose lei già le sappia. Ma le chiederò semplicemente di
osservare. Si possono capire molte cose osservando. Le propongo di guardare i suoi
bambini mentre lavorano. Sa, qui si dice che i bambini sono come raggi del sole, la
loro innocenza e la loro perenne felicità è talmente immensa, da spaventare gli adulti
depressi. Se lei osserva i loro occhi, vi scorge un’immensa fiamma che, come un
fuoco, si è impossessata della loro piccola anima. Bene quella è la fiamma della vita.
Perché la loro voglia di vivere è come un pozzo senza fine, riescono a vedere i lati
positivi di essa con tanta facilità, da essere invidiata. A loro tutto sembra un
gioco. Riescono a vedere la vita in un fiore che sboccia, in una formichina o in un
peluche. Per loro le stelle sono piccoli angeli, i tuoni, malvagi nemici da sconfiggere e
il sole, un amico che riscalda. Il loro bicchiere è sempre mezzo pieno. Loro sono la
nostra forza. Il loro sorriso spinge la gente ad andare avanti.
Ora provi a guardare gli occhi dei “suoi” bambini. Ci scorge la stessa fiamma? La
stessa irrefrenabile voglia di vivere? Lo stesso gioioso sorriso?
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
30. Io non so quel che lei ci potrà vedere, ma lo posso immaginare: i loro occhi sono spenti,
i loro sorrisi forzati, i loro gesti infinitamente stanchi. D’altro canto, cosa ci si può
aspettare da bambini a cui è stata tolta l’infanzia? Da piccole creature che non hanno
tempo per giocare perché stanno lavorando? Non so il suo, ma il mio cuore non
reggerebbe tanta desolazione.
Ma forse non tutto è perduto. Forse queste piccole anime sperdute possono ancora
trovare la via che porterà loro verso un futuro migliore. Perché se lei scava a fondo
nei loro occhi, può ancora trovare una piccola e morente fiamma. A volte visibile, a
volte no, la fiamma c’è sempre, ma si sta per spegnere. Ma se all’improvviso qualcosa
potrebbe attizzarla essa tornerebbe all’ antico splendore, continuerebbe a troneggiare
nell’animo della piccola creatura, così da darle gioia e voglia di vivere. Lei non è mai
stato bambino? A lei non brillavano gli occhi quando sua mamma le raccontava le fiabe?
Lei non ha mai fatto finta di essere il supereroe di una favola? Tutti i bimbi hanno il
diritto di giocare e ascoltare le storie della mamma. E lei vuole togliere la
spensieratezza ad un bambino?
Io non posso giudicare ciò che non conosco, non posso permettermi di dirle quel che
deve o non deve fare. Ma forse un consiglio posso darglielo. Non le dirò di smetterla di
far lavorare bambini, troppo scontato. Ma perché non farli andare a scuola? Così
avrebbero un pasto ed un’istruzione, e di conseguenza una speranza per il futuro.
Perché lei può levare loro tutto quel che hanno, ma non la speranza. Essa ci sarà
sempre nelle loro anime. Li guiderà e continuerà ad esserci anche quando saranno
adulti. Per sempre.
Senza molti saluti,
Alessandra Sforza.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
31. Monterotondo,07/1/11
Egregio direttore,
solo di recente ho capito veramente il significato del lavoro minorile. Quando ascolti i problemi del
mondo e sei piccolo non capisci il significato delle parole, forse perchè per capire bisogna trovarsi
negli stessi ruoli o nelle situazioni, parlarne è semplice. Ci sono delle parole, dei significati che solo se
li vivi direttamente o indirettamente ti colpiscono l'anima. Da soli sono solo parole, parole al vento.
Così in uno dei miei viaggi da bambino fortunato e coccolato, ho visitato un negozio di tappeti in
Tunisia. Quei tappeti così belli, così colorati e così curati nei minimi dettagli erano fabbricati da...
mani piccole, quelle di bambini sottratti alla vita. E la cosa che più mi colpisce è che quei tappeti sono
destinati alla vendita ai turisti che, pur consapevoli del fenomeno, continuano ad acquistare i tappeti.
Allora mi sono chiesto perchè, in una “società avanzata” come la nostra, avvengono ancora vendite
di prodotti fabbricati in modo illecito, sfruttando l'impossibilità di difendersi dei bambini. Perchè le
multinazionali ancora commissionano lavori in stati dove, a causa della povertà, le famiglie
mandano a lavorare i propri figli, e dove non esistono leggi che impediscono che il lavoro diventi
sfruttamento? Un motivo in realtà c'è: il lavoro dei bambini costa pochissimo, e coloro che
guadagnano sono gli sfruttatori e soprattutto voi.
Come vi sentireste se i vostri figli fossero obbligati a lavorare per poter vivere, in condizioni malsane
e con un guadagno non adeguato al lavoro svolto?
E soprattutto pensate che questi bambini avranno un futuro? Dato che far lavorare i bambini è
molto più conveniente che far lavorare gli adulti, quando saranno adulti non troveranno lavoro, e
così si contribuisce a mantenere alto il tasso di povertà di questi paesi...
Mia madre continua a dirmi che é stato così dall'antichità. La riduzione in schiavitù è esistita dai
tempi antichi. Lei mi dice che è diventata vecchia da quando non si è sentita più la forza di lottare, di
gridare la sua rabbia. E lei, signor direttore, è vecchio come mia madre e si è rassegnato al potere, ai
soldi o è nato così, indifferente al mondo?
Almeno mi risponda: la sua risposta le darà un po’ di dignità umana , almeno quella.
Francesco
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
32. Il lavoro minorile
Nel mondo non esiste uguaglianza nemmeno tra i bambini che dovrebbero essere
protetti dagli adulti ed invece a volte vengono da essi sfruttati e maltrattati.
In particolar modo i ragazzi del Nord del mondo hanno la possibilità di andare a scuola,
nutrirsi, giocare, invece soprattutto nel Sud del mondo ma anche in zone emarginate
delle grandi città dovunque nel mondo, vivono bambini in condizioni malsane, malnutriti,
sfruttati dagli adulti senza possibilità di istruzione e di condurre una vita dignitosa libera
e ricca di gioia come sarebbe nel diritto di tutti i bambini.
I bambini sfruttati nel mondo sono 352 milioni, il 60% hanno un’età compresa tra i 4 e 15
anni e la maggior parte sono bambine. Vengono impiegati in lavori domestici, nelle
industrie, nell’agricoltura.
Anche a causa del basso salario, le loro piccole mani vengono utilizzate nella
fabbricazione di tappeti, vengono impiegati nella cucitura dei palloni di cuoio e scarpini,
utilizzati dagli adulti e da noi ragazzi liberi per giocare. I bambini lavorano nelle fornaci
dove costruiscono mattoni e qualche volta essi stessi non hanno vere e proprie case. A
causa del loro fisico minuto lavorano nelle miniere. Molti di essi non avendo nulla e
vivendo per strada, raggiungono le discariche a cielo aperto delle grandi metropoli per
raccattare ciò che le persone che hanno troppo scartano. Alcuni ragazzi vengono
mandati dalle proprie famiglie agli strozzini, così da estinguere con il loro lavoro il
denaro preso in prestito. Anche nelle nostre città tanti bambini sono in giro per la strada
a chiedere l’elemosina, se non a compiere piccoli furti, invece di frequentare le aule delle
scuole. Nella peggiore delle ipotesi, inoltre, vengono arruolati negli eserciti irregolari ma
anche regolari, così da trasformare la loro passione di gioco con le armi in una vera e
propria sentenza di morte.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
33. Alcune organizzazioni a livello mondiale si occupano di questa parte dell’infanzia di cui spesso
il resto del mondo si dimentica: Medici senza frontiere, Emergency, Amnesty International, Save
the children sono le principali ONG- ONLUS del mondo, ovvero organizzazioni umanitarie non a
scopo di lucro.
Ci sono poi sezioni dell’ONU che si occupano dei ragazzi in difficoltà, per esempio la OIL che
difende tutti i lavoratori nel mondo e in particolare i bambini; secondo questa organizzazione
sarebbero consentiti solo i lavori per aiutare la famiglia. In realtà dovrebbero essere le
organizzazioni governative o mondiali ad aiutare le famiglie senza consentire loro di far lavorare
i bambini.
Un’altra sezione dell’ONU che si occupa dell’infanzia nel mondo è l’UNICEF, fondata proprio per
raggiungere nel mondo le aeree di povertà e sconfiggere condizioni di vita malsane, la schiavitù
che ancora oggi viene utilizzata, l’abuso, lo sfruttamento dei bambini.
Ma purtroppo non sempre tali organizzazioni riescono nel loro intento, un po’ per la vastità del
problema e a volte anche per gli interessi e per la corruzione che c’è o si crea negli stati dove
questo “fenomeno” è presente. Per ovviare a questo problema nel Sud America sono nate delle
organizzazioni fondate da ragazzi chiamate NATS che si battono per lavorare in ambienti sani e
riuscire ad andare a scuola, riducendo quindi le ore lavorative. Essi sostengono, infatti, che
purtroppo se non lavorano non riescono neanche a mangiare.
Molte volte i bambini lavorano in ambienti malsani oppure per troppe ore, questo comporta delle
malattie o dei problemi per esempio alla respirazione o all’apparato muscolo-scheletrico.
Laddove non sussistano problemi di salute fisica, spesso sono i problemi psicologici ad
accompagnare i ragazzi nella loro vita a causa delle botte e delle violenze subite, sia fisiche ma
anche morali, psicologiche.
Per poter far sì che il problema del lavoro minorile venga se non debellato, almeno migliorato, le
organizzazioni governative di ciascuno stato e quelle mondiali umanitarie dovrebbero
soprattutto incrementare il diritto all’istruzione e rendere questa libera per tutti i ragazzi senza
discriminazione di sesso. Infatti soprattutto l’istruzione è il mezzo che ci rende indipendenti e
che ci fa riflettere . Per permettere questo gli stati dovrebbero darsi da fare e mettere in atto
alcune azioni che possono Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
34. cambiare questo problema in meglio. Dovrebbero costruire nuove scuole nelle zone
disagiate e garantire un alloggio agli insegnanti che si spostano da paesi non troppo
vicini per raggiungerle e anche ai ragazzi stessi che si muovono per doverle
frequentare.
Dovrebbero assumere sempre nuovi insegnanti senza limitazione di sesso, soprattutto
donne che sono le meno istruite del mondo.
Infine dovrebbero organizzare una rete di mezzi di trasporto per permettere (nelle aree
dove c’è solo una scuola e tutti i paesi intorno dipendono da quella ) a insegnanti e
ragazzi di spostarsi con più facilità .
Inoltre gli Stati dovrebbero pretendere dalle industrie e dalle multinazionali un marchio
di garanzia e verificarlo costantemente, affinché qualsiasi prodotto non sia stato
creato utilizzando il lavoro minorile.
Professoressa Adriana
Paltrinieri, 2010
35. Il lavoro minorile e la “DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DEL FANCIULLO”
Il 20 novembre 1959, l'assemblea Nazionale delle Nazioni Unite, approvò la Dichiarazione
sui diritti dei bambini. Secondo questo documento, il bambino ( si ritiene bambino ogni
essere umano inferiore ai 18 anni), deve essere tutelato e rispettato e non può lavorare
finché non ha raggiunto la maggiore età. La Dichiarazione comprende 10 princìpi, ecco
quelli fondamentali:
•Diritto all'uguaglianza. Ogni bimbo ha diritto ad essere considerato
uguale ai suoi simili, senza distinzioni di sesso, età, colore della
pelle...
•Diritto allo sviluppo. Ad ogni bimbo deve essere consentito uno
sviluppo sano sul piano fisico, intellettuale e spirituale.
•Diritto all'amore. Ogni bimbo ha diritto ad una crescita piena
d'amore, protezione e comprensione.
•Diritto all'istruzione. Ogni bimbo deve essere istruito e deve
partecipare ad attività ricreative.
•Diritto ad una cultura di pace. Ogni bimbo deve essere istruito ad
uno spirito di amicizia e fratellanza.
Inoltre nel 1989 è entrata in vigore la Convenzione internazionale sui diritti
dell'infanzia. Eccone alcuni articoli.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
36. Art. 6
Gli Stati parti riconoscono che ogni fanciullo ha un diritto inerente alla vita.
Gli Stati parti assicurano in tutta la misura del possibile la sopravvivenza e lo sviluppo del fanciullo.
Art. 12
Gli Stati parti garantiscono al fanciullo capace di discernimento il diritto di esprimere liberamente la
sua opinione su ogni questione che lo interessa, le opinioni del fanciullo essendo debitamente prese
in considerazione tenendo conto della sua età e del suo grado di maturità.
A tal fine, si darà in particolare al fanciullo la possibilità di essere ascoltato in ogni procedura
giudiziaria o amministrativa che lo concerne, sia direttamente, sia tramite un rappresentante o un
organo appropriato, in maniera compatibile con le regole di procedura della legislazione nazionale.
Art. 14
Gli Stati parti rispettano il diritto del fanciullo alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione.
Gli Stati parti rispettano il diritto e il dovere dei genitori oppure, se del caso, dei tutori legali, di
guidare il fanciullo nell'esercizio del summenzionato diritto in maniera che corrisponda allo sviluppo
delle sue capacità.
La libertà di manifestare la propria religione o convinzioni può essere soggetta unicamente alle
limitazioni prescritte dalla legge, necessarie ai fini del mantenimento della sicurezza pubblica,
dell'ordine pubblico, della sanità e della moralità pubbliche, oppure delle libertà e diritti fondamentali
dell'uomo.
Art. 19
Gli Stati parti adottano ogni misura legislativa, amministrativa, sociale ed educativa per tutelare il
fanciullo contro ogni forma di violenza, di oltraggio o di brutalità fisiche o mentali, di abbandono o di
negligenza, di maltrattamenti o di sfruttamento, compresa la violenza sessuale, per tutto il tempo in
cui è affidato all'uno o all'altro, o a entrambi, i genitori, al suo tutore legale (o tutori legali), oppure a
ogni altra persona che abbia il suo affidamento.
Art. 24
Gli Stati parti riconoscono il diritto del minore di godere del miglior stato di salute possibile e di
beneficiare di servizi medici e di riabilitazione. Essi si sforzano di garantire che nessun minore sia
privato del diritto di avere accesso a tali servizi.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
37. Art. 28
Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo all'educazione, e in particolare, al fine di garantire
l'esercizio di tale diritto in misura sempre maggiore e in base all'uguaglianza delle possibilità: a)
rendono l'insegnamento primario obbligatorio e gratuito per tutti; b) incoraggiano l'organizzazione
di varie forme di insegnamento secondario sia generale che professionale, che saranno aperte e
accessibili a ogni fanciullo, e adottano misure adeguate come la gratuità dell'insegnamento e
l'offerta di una sovvenzione finanziaria in caso di necessità; c) garantiscono a tutti l'accesso
all'insegnamento superiore con ogni mezzo appropriato, in funzione delle capacità di ognuno; d)
fanno in modo che l'informazione e l'orientamento scolastico e professionale siano aperte e
accessibili a ogni fanciullo; e) adottano misure per promuovere la regolarità della frequenza
scolastica e la diminuzione del tasso di abbandono della scuola.
Art. 31
Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad
attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica.
Art. 32
Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo di essere protetto contro lo sfruttamento economico
e di non essere costretto ad alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a repentaglio
la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o
sociale.
Art. 33
Gli Stati parti adottano ogni adeguata misura, comprese misure legislative, amministrative, sociali
ed educative per proteggere i fanciulli contro l'uso illecito di stupefacenti e di sostanze psicotrope,
così come definite dalle Convenzioni internazionali pertinenti e per impedire che siano utilizzati
fanciulli per la produzione e il traffico illecito di queste sostanze.
Art. 37
Gli Stati parti vigilano affinché nessun fanciullo sia sottoposto a tortura o a pene o trattamenti
crudeli, inumani o degradanti. Né la pena capitale né l'imprigionamento a vita senza possibilità di
rilascio devono essere decretati per reati commessi da persone di età inferiore a diciotto anni;
Di tutti i paesi che fanno parte dell'ONU, soltanto due non hanno sottoscritto la Convenzione: USA e
Somalia.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
38. Tuttavia queste leggi in alcuni stati sono ben lontane dall'essere rispettate( Sono perlopiù
paesi in via di sviluppo, ma anche quelli sviluppati hanno vari problemi.) Sono luoghi-per
la maggior parte- dove c'è molta povertà, dove le persone soffrono di malnutrizione o
denutrizione e non dispongono di risorse primarie, come l'acqua, e non c'è igiene. I
bambini sono analfabeti e non ricevono le dovute cure mediche. Quindi in questi paesi
mancano le condizioni per rispettare la Convenzione, perché i bambini vengono visti come
piccoli uomini, utili al lavoro e al guadagno. Nasce così il problema del lavoro minorile.
DOVE è DIFFUSO IL LAVORO MINORILE?
Il lavoro minorile è un fenomeno di carattere sociale che coinvolge bambini e ragazzi di un età compresa tra i 5 e i
15 anni in tutti i paesi. I bambini sfruttati sono circa 250 milioni, di cui circa 8,4 di questi sono indotti alle peggiori
forme di sfruttamento. Il problema riguarda tutto il mondo, ma ci sono aree più interessate di altre: Asia
meridionale e sud-orientale, Africa sub saharaiana e meridionale, Oceania e America Latina (soprattutto
Colombia e Brasile).
Però questo problema non interessa solo i paesi in via di
sviluppo, ma anche quelli più industrializzati, come ad
esempio gli Usa e l'Europa. In Italia si calcola che siano circa
50 mila i bambini extraeuropei tra i 2 e i 12 anni in stato di
schiavitù. Anche negli altri paesi europei ci sono situazioni
simili, si calcolano circa gli stessi data italiani in Spagna ,
Portogallo e Grecia, nel Regno Unito il fenomeno assume
dimensioni generalizzate, fino ad arrivare in Russia dove,
oltre alle normali forme di lavora, si affianca anche quello
della prostituzione, che colpisce maggiormente le bambine.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
39. TIPI DI LAVORO
I lavori che vengono riservati ai bimbi sono generalmente divisi in due tipi: settore produttivo e urbano. In
agricoltura i piccoli sono destinati a lavorare principalmente in ambito familiare, nella pesca, in attività auto
consumistiche oppure vengono presi come braccianti nelle grandi piantagioni. Ma è maggiore il numeri di
bambini occupati nel settore secondario. Lavorano nelle miniere nel sottosuolo, cave, fornaci, fabbriche di
carbonella, attività edili, fabbriche di giocattoli, di tabacco, piccola meccanica, di mattoni,di fiammiferi, di
sigarette e fuochi d'artificio, lavorano tappeti, cuciono palloni, lavorano l'avorio e le pietre dure, raccolgono
immondizia. Nel settore terziario i bambini sono impiegati nel piccolo commercio. Talvolta sono costretti a
vivere nelle fabbriche-carceri, e viene consentito loro di rivedere i genitori solo dopo vari mesi.
CAUSE E CONSEGUENZE
Il lavoro minorile è nato per vari motivi: innanzi tutto per via della povertà (anche se non è sempre un
fenomeno che causa questo problema), anche molto praticato il concetto di lavoro per debito, dove la necessità
spinge famiglie ad accettare denaro in cambio di lavoro, e questa situazione spesso si trasferisce sui figli. A
volte i genitori cedono i loro bimbi ad un padrone senza ricevere nulla in cambio, ma avendo così una bocca in
meno da sfamare.
Ci sono ovviamente delle conseguenze al lavoro minorile: in primo piano c'è la salute fisica e psicologica del
ragazzo, inoltre diminuisce il reddito del paese, perché i bambini guadagnano molto meno degli adulti.
I BAMBINI SOLDATO
Altro terribile “lavoro” in cui vengono impiegati i bambini è quello di fare i
soldati.
Per ora sono circa 300 mila (di cui 120.000 solo nel continente Africano) i
bambini tra i 10 e i 17 anni ad andare in guerra. I minorenni posso essere soldati
a tutti gli effetti o possono svolgere lavori simili alle spie o sono portatori di
munizioni o messaggeri, ma in tutti i campi, il pericolo di morte è sempre lo
stesso. In fondo i bambini sono ottimi soldati: non chiedono paghe, si fanno
controllare meglio di un adulto, affrontano il pericolo con maggior incoscienza, e
con le nuove armi leggere e facili da usare, è anche più facile addestrarli.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
40. POSSIBILI SOLUZIONI
In tutto il mondo però, ci sono moltissime associazioni che si occupano del problema del lavoro minorile,
Innanzitutto le sezioni del ONU:
•UNICEF rafforza l'istruzione, crea programmi di allattamento, di vaccinazione, di istruzione delle bambine.
-OIL (organizzazione Internazionale del lavoro)
-UNESCO protegge il patrimonio culturale.
Ci sono poi le ONG (Organizzazioni Non Governative) e le
ONLUS (Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale).
Alcuni esempi di ONG e ONLUS: Medici Senza Frontiere,
Emergency ( Sanità), Amnesty International ( Diritti), Save The
Children.
Ci sono anche organizzazioni di piccoli lavoratori, che chiedono
di potersi mantenere con il lavoro e alla stesso tempo di poter
ricevere un'istruzione: un esempio è dato dai NATS (Bambini e
adolescenti lavoratori), un’associazione diffusa soprattutto in
America Latina.
Sono molte anche le soluzioni che lo stato può applicare per
migliorare il problema del lavoro minorile, quali:
•Garantire un pasto
•Costruire scuole e mezzi di trasporto
•Assumere personale femminile, per incentivare l'istruzione
delle bambine.
•Introdurre marchi di garanzia, che specificano se il prodotto è
uscito da una fabbrica di minori
( Il primo paese ad aver attuato questa soluzione è stato l'India).
“Dichiarazione Universale dei Diritti del Fanciullo”
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
41. Storia di Iqbal
A scuola stiamo parlando dell’ adolescenza di alcuni ragazzi, e
questa storia qui di seguito è la testimonianza di Fatima, un’
amica di Iqbal il simbolo dei bambini lavoratori, che inizia a
raccontando la sua condizione di quando tesseva tappeti.
Il racconto inizia con la narrazione di Fatima, un’ amica di
Iqbal, che descrive quando, dove e come lo ha conosciuto.
Fatima inizia raccontando di quando era piccola e di come la sua
famiglia l’ aveva venduta ad un commerciante di tappeti di
nome Hussain Khan, che sfruttava il lavoro minorile. I bambini
iniziavano a lavorare all’ alba e finivano al tramonto con una
breve pausa per il pranzo. Lavoravano per una rupia al giorno e
in una baracca di lamiera dove d’ estate faceva un caldo torrido.
Iqbal arrivò in una giornata all’ inizio dell’ estate; non era molto
alto, sottile e bruno. Il padrone lo mise subito a lavorare e lo
incatenò al telaio, disse a Karim, il sorvegliante, di tenerlo d’
occhio. Lavorava velocemente e molto bene. Quella sera Fatima,
Karim, Salman un ragazzo di dieci anni che per tre anni aveva
lavorato in una fabbrica di mattoni, la piccola Maria che da
quando era arrivata non aveva detto una parola, andarono a
conoscere il nuovo arrivato. Iqbal era figlio di un contadino ed
era cresciuto in una famiglia onesta ma molto povera. Un giorno
il fratello maggiore si ammalò e la famiglia per comprare le
medicine, dovette vendere Iqbal a un fabbricante di tappeti.
Iqbal diventato bravo venne venduto più volte fino ad arrivare
da Hussain. Lui disse ai ragazzi che il debito contratto dalle
famiglie non sarebbe stato mai cancellato e promise a Fatima
che loro sarebbero scappati.
42. Dopo circa un mese Hussain diventò sempre più nervoso
perché stavano per arrivare dei clienti. Karim raccontò ai
ragazzi che Iqbal era un artista del tappeto perché stava
lavorando ad un Bukhara azzurro che valeva tanti soldi.
Fatima tutte le notti andava fino al giaciglio di Iqbal e insieme
ascoltavano i rumori della città o parlavano delle loro
famiglie; mentre Iqbal si ricordava tutto, Fatima non si
rammentava quasi nulla della sua famiglia. Il giorno in cui
arrivarono i clienti approfittando di una pausa Iqbal ruppe il
tappeto a cui stava lavorando e Hussain lo mandò nella
Tomba; la Tomba era una cisterna interrata dove dentro ora
rimanevano solo scorpioni, ragni e delle bisce. Dentro la
Tomba d’ estate non ci era stato mai nessuno perché ci faceva
troppo caldo; Karim invece raccontò che quando era piccolo
un ragazzo era stato nella Tomba d’ estate per cinque giorni e
ne era uscito quasi morto e non era più lo stesso; non era più
prepotente ma eseguiva tutti gli ordini che gli venivano dati.
La stessa notte Salman, Fatima, Maria e Karim andarono a
portare cibo e acqua a Iqbal e gli sollevarono il morale; gli
promisero di tornare tutte le notti. Iqbal uscì dalla Tomba tre
giorni dopo e il giorno seguente si rimise a lavorare. Una
mattina uno dei più anziani tra di loro se ne andò e arrivò un
ragazzo alto e magro che venne chiamato Fruscello. All’ inizio
del autunno Iqbal si alzò prima dell’ alba e scappò. Due giorni
dopo Hussain nascose i ragazzi e Iqbal tornò con due
poliziotti che invece di liberare i piccoli lavoratori
accettarono dei soldi da Hussain e se ne andarono, Iqbal
tornò nella Tomba. Dopo pochi giorni Hussain partì per un
viaggio e disse che al suo ritorno avrebbe misurato il lavoro di
tutti. Il padrone al suo ritorno in base al lavoro svolto
cancellò un segno sulla lavagna su cui era registrato il debito.
43. Con sorpresa di tutti sul tappeto di Maria, invece dei
soliti disegni geometrici, c’ era un disegno di un
aquilone; Hussain disse che doveva andare nella Tomba
ma lei era troppo piccola e delicata per resistere un solo
giorno lì dentro e allora i ragazzi uno ad uno si misero
tutti intorno a Maria per proteggerla e dissero che se
avesse punito lei, tutti avrebbero subito la stessa sorte;
allora Hussain scappò. Dopo un’ ora Iqbal era tornato
insieme ai ragazzi molto mal ridotto ma vivo. Iqbal
raccontò ai ragazzi che in quei due giorni, era stato alla
piazza del mercato e che riceveva una rupia per scaricare
un camion; poi la sera aveva preso un autobus e aveva
girato la città per due volte. La mattina dopo tornato alla
piazza del mercato vide degli uomini che montavano un
palco e iniziarono a parlare; dissero che volevano
liberare tutti i bambini dai propri lavori ma i venditori
erano infuriati e gli tiravano contro le cose per farlo stare
zitto. A quel punto del racconto Iqbal estrasse un
biglietto dalla tasca e disse che lì c’ era scritto come
trovarli ma nessuno di loro sapeva leggere tranne Maria.
Venne la primavera e durante tutto l’ inverno i ragazzi si
erano preparati: Maria insegnava a leggere ai ragazzi e
loro le insegnavano a parlare. Un giorno nella pausa di
mezzogiorno iniziò una rissa e ci fu una gran confusione.
Salman e Mohammad, i responsabili del parapiglia
andarono un giorno nella Tomba. Iqbal intanto aveva
tagliato la corda per la seconda volta ma questa volta ce
l’ avrebbe fatta. Dopo qualche giorno Iqbal tornò con
altre persone: un magistrato, un ufficiale, Eshan Khan (il
presidente del Fronte per la Liberazione del Lavoro
Minorile) e altri due uomini. Iqbal mostrò a quei signori
il laboratorio e tutto il resto e Hussain venne portato via.
44. I ragazzi furono trasportati alla sede del Fronte e gli fu
chiesto il nome del loro villaggio; furono lavati, mangiarono
ed uno ad uno se ne andarono tutti. Rimasero solo Iqbal,
Fatima, Karim, e Maria. Iqbal partecipava a tutte le riunioni
del Fronte. Un mattino Iqbal portò a giocare su una collina
Fatima e Maria con un aquilone e a sera ritornarono al Fronte
e Iqbal annunciò che sarebbe rimasto lì insieme a Fatima e
Maria. Iqbal si infiltrava nelle fabbriche di tappeti e
fotografava tutte le prove possibili per incastrare i padroni e
farli arrestare. Un giorno Iqbal parlò sul palco che il Fronte
montava in piazza del mercato, il giorno dopo i giornali
parlavano di lui. Due giornalisti internazionali intervistarono
Iqbal e Eshan Khan. Una sera qualcuno lanciò due bombe
incendiarie sulla sede del Fronte per fermare l’ opera di Iqbal.
Pochi giorni dopo Iqbal andò in una fornace a cercare di
liberare delle famiglie intere che lavoravano lì ma il direttore
li sorprese e tentò di sparargli. Alcuni giorni dopo Eshan
Khan convocò Iqbal e Fatima nel suo ufficio per dirgli che
Iqbal avrebbe ricevuto il premio “Gioventù in Azione” di
15000 dollari; questo premio veniva assegnato a Boston e un’
università di queste città gli aveva assegnato una borsa di
studio e inoltre a Stoccolma volevano sentirlo parlare; invece
Fatima sarebbe tornata a casa sua. Iqbal partì e Fatima andò a
casa sua. Dopo qualche giorno Fatima ricevette una lettera da
Maria in cui diceva che andava tutto bene. Dopo circa un
mese Maria mandò un’ altra lettera a Fatima in cui c’ era
scritto che Iqbal era ritornato dall’ America e che era andato a
trovare i suoi genitori per la Pasqua. Ma quella mattina arrivò
un auto nera e grande. La macchina passò accanto a Iqbal e
abbassò il finestrino e si sentirono degli spari; poi trovarono il
corpo morto di Iqbal. Eshan Khan decise che sarebbe stata
Maria al posto di Iqbal a studiare in America. Ma lo spirito di
giustizia di Iqbal continuerà a diffondersi nelle anime degli
altri piccoli lavoratori.
45. Monterotondo 5012011
Cara bambina,
Grazie alla scuola e a tutti i modi che ci sono nella mia società per avere
informazioni, conosco la tua situazione e ti scrivo non per riempirti di inutili
frasi, per esprimerti il mio dispiacere, ma voglio darti veramente qualcosa che
ti aiuti! Fin da piccola sono cresciuta con le favole e mi hanno aiutata a
crescere infatti ora voglio raccontartene una nella speranza di risollevarti il
morale almeno per un po’.
Mia piccola bimba, ora vorrei raccontarti di un giorno d'estate.
“C'era una volta una bimba che, durante le vacanze estive, andava sempre
al mare con i suoi amorevoli nonni. I suoi nonni erano due bellissime
persone, che la facevano giocare e divertire. Lei li adorava. La sua nonna le
cucinava sempre le cose più deliziose: biscotti al cioccolato, torte alla
crema, pasta al ragù, e lei ogni volta finiva per ingozzarsi di quel buon cibo
e avere il visetto tutto sporco.
La nonna la portava con lei al mercato la mattina, le insegnava quali erano i frutti più dolci e le verdure più gustose, le
comprava i vestiti più carini e i costumi più intriganti.
Il nonno, invece, le mostrava i più strani trucchi di magia : faceva scomparire gli oggetti e li faceva riapparire da una altra
parte, si mangiava i coltelli e toccava il fuoco. La portava sempre sulle giostre e al circo. La spingeva sull'altalena, talmente
forte che le faceva toccare il cielo. Ogni volta che loro due andavano insieme in bicicletta superavano la velocità della luce. Il
nonno riusciva sempre a strappargli un sorriso, anche quando piangeva o faceva i capricci.
Tutte le mattine la bimba si svegliava, si metteva il costume e la crema solare, poi andava al mare in bici con i suoi nonnini.
Appena arrivava in spiaggia, si lanciava subito in acqua, superava ombrelloni, signori grassocci che prendevano il sole,
asciugamani per terra. Saltellava sulla sabbia bollente gridando “Ahi” o”Che male”. E poi finalmente arrivava alla riva, e allora
si lanciava nel mare urlando la sua gioia. Trascorreva così le mattinate a schivare onde e a inseguire pesciolini, a fare capriole
e a tuffarsi dagli scogli. Poi i nonni la chiamavano e lei con il broncio era costretta ad uscire dal suo amato oceano e ad andare
a pranzo.
Dopo essersi cibata per bene, andava sempre a fare un pisolino. E ogni volta si addormentava subito, stremata dalla mattinata
impegnativa, con un sorriso sulle labbra.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
46. Il pomeriggio era dedicato alle passeggiate in bicicletta. Tutti e tre prendevano la loro bella bici e andavano a fare una corsetta
per i parchi e il centro della verde cittadina. La mountain bike della bimba era rossa fiammante con i lustrini rosa ciliegia su
manubrio, aveva 5 marce, e una potenza assurda. Quella del nonno era da passeggio, verde acqua, con grandi ruote bianche. La
nonna, che invece non sapeva andare con le bici normali, perché perdeva sempre l'equilibrio, ne aveva una con tre ruote, una
davanti e due dietro.
Così anche quel giorno le biciclette s'incamminarono per portare a spesso i loro tre padroni. Visitarono la pineta, passarono davanti
ad un promontorio, e attraversarono il lungo mare. Il vento accarezzava la piccola bambina, le sfiorava delicatamente i capelli e le
sussurrava dolci promesse all'orecchio, e lei gliene era grata.
I suoi occhi trovavano dettagli invisibili all'occhio distratto di un adulto: per esempio scorse un cane che faceva i suoi bisognini
sulle gambe di una signora aristocratica, tutta vestita di rosa, con un enorme cappello a cilindro sulla testa castana. Il suo viso
contratto dal disgusto la fece ridere.
Sulla bici la bimba aveva sempre un sorriso spensierato e felice. Le corse contro il vento e il nonno la facevano sentire
tremendamente libera.
Anche i suoi capelli si divertivano un mondo. Ogni volta eseguivano strabilianti acrobazie: dalle semplici piroette a delle cadute nel
vuoto, con delle risalite verso la chioma entusiasmanti.
Perciò ogni volta che la bici (ormai esausta) la riconduceva sulla via di casa, lei era sempre triste, perché la sua voglia di vivere e
scoprire, non si saziava mai di nulla.
Così un'altra bella giornata di sole e mare era ormai terminata. La bimba la sera cenava con i suoi nonni, e poi andava a letto, dove
le veniva sempre raccontata una bella fiaba, che le donava un sonno tranquillo e felice, dove recuperava le energie per la prossima
giornata di sole.”
Ti è piaciuta questa storia piccolina? Vuoi sapere chi è la bimba? Sei tu! Perché un giorno anche tu passerai le tue estati al mare,
anche tu giocherai le ore con i nonni, anche tu la sera dormirai un sonno felice. Ora ti prego mia dolce bimba, aggrappati a questa
storia, e come l'altra piccola, non perdere mai la voglia di scoprire e conoscere, ma soprattutto non dimenticarti mai di sperare.
Perché nessuno potrà mai toglierti la speranza.
Vedrai che un giorno risponderai a questa lettera dicendomi che ciò che ti ho detto si è realizzato, il tuo sfruttatore non potrà
comandarti per sempre e quando smetterà di farlo tu sarai libera e felice, avrai una famiglia, con un marito e dei figli e i tuoi figli
non dovranno passare quello che stai passando tu perché tutto cambierà, ci vuole solo un po' di speranza e determinazione.
Cara bambina adesso ti devo lasciare ma ti prego, fammi avere tue notizie
Con tanto amore,
Alessandra, Marta e Sara.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
47. Santiago del Cile 1-1-2011
Auguri Andres!
Ciao Andres, oggi è il tuo compleanno e sono due anni che non lo festeggiamo
insieme. Da quando quei quattro brutti ceffi ti hanno portato via, per andare a
lavorare, sulla catena montuosa delle Ande, per pagare il debito di tuo padre, che,
da quando sei andato via, sembra un fantasma che vaga per la città. Lui e tua
madre ci hanno rassicurato (me e i nostri amici), che tornerai presto. Io lo spero,
perché vorrei rincontrarti e rifare quelle passeggiate che facevamo sulle colline
intorno a Santiago. Ho saputo del tuo impegno nei NATS che stai lottando per
andare anche a scuola oltre che lavorare. Qui ti aspettiamo tutti, torna presto!
P.S.:Impegnati molto a scuola così quando torni
mi insegnerai tantissime cose .
Juan.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
48. Monterotondo, 5/ 01/ 2011
Cara fanciulla,
Mentre navigavo in internet ho trovato questa foto; all’inizio non le ho dato peso e ho continuato a navigare però
dopo un po’ ci ho ripensato e sono tornata indietro. Ho osservato bene l’immagine ed ho provato una forte
sensazione di tristezza e di dispiacere nei confronti delle ingiustizie del mondo. Sicuramente a te non serve di
aiuto sapere che quasi tutto il mondo sa della vostra
situazione ma non fa niente di concreto, restando
indifferente, e di sicuro non ti aiuta nemmeno stare
a sentire le mie chiacchiere, ma ho pensato che
forse anche tu vorresti conoscere gli altri e il mondo.
Ti piacerebbe conoscere il mare??? Spero proprio
di sì….
Il mare è…è…è….difficile da spiegare ma ci proverò…..
Hai presente quando guardi il cielo e vedi solo
una parte ma sai che non finisce lì, è molto più
grande, è immenso?
Beh, il mare è come il cielo, ha quasi lo stesso colore,
sembra che abbia una fine a te apparente ma invece
è lontana e nasconde tanti aspetti che non
conosciamo.
Il suo colore è turchese in alcune spiagge e a largo
è di un blu che dà l’idea di un’immensa profondità
piena di pesci, coralli, alghe di tutti i tipi e colori.
Alcune spiagge sono mozzafiato con le continue onde,
provocate dal vento, che le lascia cadere sulla s
abbia splendente che sembra trascinata via dalle
onde ma riportata dalla successiva. Come tutto anche il mare ha un lato tempestoso che incute un po’ di paura
perché quando il vento si alza, le onde diventano alte e si buttano sulla spiaggia violentemente.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
49. Nei fondali marini ci sono tante di quelle meraviglie da scoprire che nemmeno si può immaginare! Per farti un’idea
prova a pensare a tutti gli esseri viventi che si trovano sulla terra, ciascuno diverso dall’altro: così è la varietà di
esseri viventi sotto l’acqua, è come un mondo quasi parallelo che entra in contatto con noi solo quando l’uomo lo
va a disturbare.
Il Mare ha anche un aspetto giocoso e divertente, alcune volte sembra come un amico che ti consola e ti tira su il
morale, facendosi aiutare dai pesciolini che si esibiscono in volteggi e giravolte, sotto l’acqua, accanto ai tuoi piedi,
provocandoti il solletico. Per divertirti puoi anche giocare con le onde rincorrendole, ma non pensare che sia facile
acchiapparle, perché, come ti avvicinerai a loro, andranno lontane, ma non ti lasceranno da sola, infatti, subito
dopo ne verrà un’altra!
Personalmente adoro l’odore di salsedine che emana e il suono che producono le onde quando si rincorrono tra
loro, saltano, si spingono, cascano. Scompaiono e riappaiono. Si dileguano e ritornano. Si esibiscono con salti e
piroette, capriole e verticali, mi lasciano meravigliata, per quella danza che sembra non avere fine. Ma, invece,
dopo aver creato l'impossibile, infinitamente, stanche, si buttano sulla sabbia.
Ora ti devo lasciare, ma con la speranza che questa lettera ti dia almeno la voglia di sperare e di vagare con la
fantasia.
Baci
Marta
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
50. Monterotondo 30/12/2010
Cara Manila,
Io mi chiamo Silvia e anche se non ci conosciamo ho sentito parlare di te da un’amica di mia madre che
durante un suo viaggio ti ha conosciuto e ha preso a cura la tua situazione. Lei ci ha raccontato molte cose
su te e la tua famiglia; so che hai la mia stessa età e che hai due fratelli più piccoli. Ho inoltre scoperto che tuo
padre ha avuto un incidente sul lavoro è così adesso è invalido, per questo motivo tu sei costretta a
lavorare presso un padrone che ti sfrutta per aiutare la tua famiglia e per comprare le medicine che servono a
tuo papà.
Vorrei sapere, però, che lavoro faceva tuo padre e come è successo l’incidente?
La tua storia mi ha commosso molto, così ho deciso di parlarne in classe e fare una colletta per darti una
mano. Lo so,non ti aiuterà molto ma così mi sentirò più vicina a te e alla tua famiglia.
Ho saputo che lavoro fai. Cuci i palloni che poi vengono spediti nei paesi più ricchi con un prezzo molto
maggiore di quanto tu guadagni. Spero che con i soldi che ti manderò riuscirai a comprare qualche medicina
per tuo padre. So che tua madre è molto triste per la situazione che stai attraversando e che lei vorrebbe
lavorare al posto tuo ma deve occuparsi della vostra casa e del vostro piccolo terreno per coltivare qualcosa
per avere più soldi. L’amica di mia madre dice che tu desideri andare a scuola e che vorresti imparare molte
lingue per viaggiare. Mi ha anche riferito che dei volontari hanno costruito piccoli luoghi per insegnare e questi
distribuiscono dei vestiti e dei giochi .Uno di questi era proprio l’amica di mia madre che mi ha raccontato che
tu sei potuta andare a scuola solo due volte, visto che devi lavorare. Questo mi rende molto triste perchè io
penso, e ne sono convinta che non ti dovrebbe essere negato questo tuo diritto all’istruzione. Io spero tanto
che i soldi che ti manderò ti aiuteranno in qualche modo e se così sarà, sarò molto felice.
Ciao da
Silvia
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
51. Roma, 3 gennaio 2011
Carissima Shiva,
ti chiederai chi sono, come faccio a conoscerti e perché ti sto scrivendo. Bhe, la
risposta è semplice: ho visto al telegiornale una tua foto mentre lavori nella tua
fabbrica di tappeti e ho ascoltato, incredula, la tua avventurosa vita dei tuoi 8
anni.
Io mi chiamo Luisa e vivo in Italia (penso che tu conosca questo Stato, perché
alcuni dei tuoi “colleghi”sono stati adottati da famiglie italiane), ho 13 anni e abito
nella maestosa Roma. Io so poco sul tuo conto, perciò ho deciso di scriverti.
Innanzitutto vorrei porti delle domande e sarei felice se tu potessi rispondermi…Qual è il tuo concetto di libertà?
Che cosa provi tutti i giorni a vivere in un “ casale-fabbrica” al buio, con altri bambini e dei tappeti da realizzati?
Ovviamente questa condizione è il contrario della libertà…io piuttosto la chiamerei SFRUTTAMENTO. Sono certa
che ti pagano poco, lavori il triplo delle persone adulte e soprattutto chissà da quanto tempo non avrai
frequentato la scuola…io non so nemmeno se sai leggere! Ne dubito.
Spero almeno che tu possa ricevere la mia lettera , che per me è una grande gioia. Spero che tu risponderai alle
mie domande e spero, anche, che tu capisca la mia lingua. So che sarà difficile soddisfare i miei desideri, ma ti
chiedo per piacere di provarci. Posso attendere tutto il tempo che vuoi, perché ti ricordo che noi, tutti noi, siamo
liberi e padroni della nostra vita. Ora però non voglio disturbarti, aspetterò con ansia una tua risposta.
Tantissimi saluti
Luisa.
P.S. Ho un’altra domanda da porti: Da quanto non vai a scuola? E da quanto tempo vieni sfruttata? Grazie in anticipo!
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
52. La parola infanzia deriva da “fari”, un verbo usato nel latino più arcaico col significato di “parlare”. In
poche parole, l’infanzia è etimologicamente quel momento in cui si è incapaci di parlare.
Dal passato a oggi
•Nell’antichità i bambini erano considerati come essere inferiori agli adulti e
sottoposti ai loro voleri. Fenomeni come l’infanticidio, l’abbandono, la
compravendita, le violenze di ogni tipo erano frequenti e accettati quasi da tutti i
popoli. L’infanticidio era indirizzato in particolare verso le femmine e o i bambini
gracili e con disabilità, ma era frequente anche verso i figli illegittimi.
•Fu il cristianesimo ad introdurre concetti diversi dell’infanzia, tra cui la condanna
dell’infanticidio e l’idea dell’innocenza infantile.
•A partire dai secoli XIV e XV si diffusero negli edifici religiosi strumenti come la
“ruota” per consentire l’abbandono lecito, ma in forma anonima, dei neonati
illegittimi o che la famiglia non poteva allevare.. Gli orfanatrofi furono, tuttavia,
largamente celebri per via dell’alto tasso di mortalità infantile al loro interno. In Italia
le “ruote” vennero abolite nella seconda metà dell’’800.
•Nell’Età dell’Illuminismo mutò l’attenzione verso l’infanzia: Jean Jacques Rousseau
nella sua opera, “L’Emilio” (1761) teorizzò una nuova educazione, sottolineando
l’importanza dell’età infantile e adolescenziale. Inoltre si intensificarono gli
incitamenti affinchè fosse la madre stessa ad allattare il neonato, evitando il ricorso
alla balia, e si intensificò la tendenza a porre sotto controllo medico la gravidanza e il
parto.
•Nella nuova famiglia borghese l’infanzia diventa oggetto di premure, ma anche di
controlli educativi più rigidi. Tra l’800 e il ‘900 furono introdotte le prime misure di
tutela legale dell’infanzia, specie per evitare il lavoro Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010 precoce nelle fabbriche.
53. Ma dove e perché si è originata la moderna idea di adolescenza?
L’'idea di adolescenza è senz'altro recente. Centociquant’anni fa
la vita dei giovani rifletteva modelli di vita a prevalente carattere
preindustriale, fondati sui villaggi, le comunità, l'agricoltura. Fin dai
7-8 anni si partecipava al lavoro familiare (campi, animali, case) e
col tempo aumentavano le responsabilità. Dall'infanzia alla maturità
il cammino era lineare, i modelli e i ruoli adulti presenti con
chiarezza e visibili assai presto. I figli sono in qualche modo
considerati come delle miniature (i maschi dei padri e le femmine
delle madri) considerate inferiori (per intelligenza, esperienza,
abilità, forza fisica e morale).
Nell’America della prima metà dell'800, nella classe media,
comincia a essere presente, soprattutto per i ragazzi, quella
esperienza in parte autonoma e in parte ancora legata alla famiglia e
alla comunità, che è stata classificata come « semi-dipendenza » o «
semi-autonomia ». Si tratta comunque di una realtà ambivalente: si
cerca di sopprimere o comunque incanalare alcuni elementi
dell'esperienza tipicamente « giovanili », come l'avventurosità, la
diversità di comportamenti, la compresenza dì comportamenti
contraddittori; ma si riconosce anche all'adolescenza lo stato di
stadio particolare che ha i propri requisiti. L'adolescenza divenne
un momento della vita sempre più problematico per un sempre più
alto numero di giovani lungo tutto il corso dell'Ottocento e poi del
Novecento. Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
54. Nel corso del '900 c'è più continuità che cambiamento rispetto alle idee dei primi anni del secolo. I temi
dominanti rimangono quelli della crisi personale e del condizionamento sociale. Tra le opere che dal 1890 al
1920 si occupano di adolescenza, ben pochi sono gli accenni alle ragazze, quasi che si trattasse di una età e di
uno status tipicamente maschile. Si riteneva che la donna non uscisse mai completamente dall'adolescenza.
Infatti era l’indipendenza economica che determinava il passaggio all’età adulta, indipendenza che spesso per
le donne soprattutto della borghesia non era possibile. Se si guarda invece alle donne operaie durante l'800 e
in parte anche all'inizio del '900, sembra che la maggior parte di loro non abbia mai sperimentato
l'adolescenza, ma neanche un periodo di transitoria libertà come previsto per i maschi.
In Europa Fu la middle class a sollevare il problema dei giovani, per lo più operai, disadattati, indisciplinati,
pericolosamente indipendenti in età precoce. E da questa ansietà avrebbero preso le mosse i movimenti laici e
religiosi per organizzare i giovani, tutti con lo scopo di rafforzare l'autorità adulta contro l'eccessiva
indipendenza. Tutti gli esperti e gli educatori, tra fine '800 e inizio '900,
concordano che l'adolescenza è per le ragazze un periodo di difficoltà, che necessita di protezione e di
adeguati provvedimenti anche per il “bene della razza”. È in questo periodo che nasce, dunque, l'idea che le
ragazze sono più imitative, coscienziose e intuitive, mentre i ragazzi sono più logici, ingenui, astratti, analitici.
Ancora negli anni Venti un'apposita Commissione arriverà alla conclusione di mantenere separati i curricula
scolastici per maschi, indirizzati al lavoro fuori casa, e femmine, cui venivano destinati in futuro i lavori
domestici.
Insomma, l’adolescenza ha cominciato a essere definita e studiata come fase a sé della vita umana solo
quando, con la rivoluzione industriale, si è posta l’esigenza di un periodo prolungato di preparazione alla vita
adulta. Iniziano, pertanto, ad essere promulgate leggi specifiche che da un lato introducono l’obbligo
scolastico, dall’altro iniziano a limitare o regolare il lavoro minorile nelle fabbriche.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
55. L'età dell'uomo era un concetto risalente alla filosofia greca del VI secolo avanti Cristo
- la prima età va dalla nascita ai sette anni, l'individuo si chiama infante, cioè non parlante.
- la seconda età, detta puerizia, perché l'individuo è considerato trasparente, innocente.
-la terza età, detta adolescenza, arriva, a seconda delle opinioni del tempo, dai ventuno ai ventotto, fino
anche ai trentacinque anni. Si chiama adolescenza perché l'individuo è abbastanza grande per generare.
La giovinezza è l'età di mezzo, l'età matura starebbe poi tra gioventù e vecchiaia, sarebbe l'età di chi
non è ancora vecchio ma non più giovane, la vecchiaia, durerebbe fino ai settant'anni o fino alla morte.
A Roma l'adolescenza e la giovinezza si protraggono oltremodo, fino alla soglia dei trent'anni per
l'una e dei cinquanta per l'altra. Un simile prolungarsi dell'adolescenza ben oltre i limiti biologici
parrebbe spiegarsi se si considera che a Roma vigeva l'istituto della patria potestà, secondo il quale il
padre aveva diritto assoluto sui figli.
L'adolescenza e la giovinezza sarebbero quindi protratte quasi a voler in qualche modo protrarre il
potere dei padri sui figli.
Per quanto concerne le donne, a Roma esse non erano suddivise per età ma piuttosto in base alla
condizione fisica e sociale: fisicamente erano definite virgines prima del matrimonio; divenivano
socialmente uxores dopo il matrimonio; matronae se avevano avuto figli.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
56. Nell’ambito della vita medievale non c’era posto per i bambini,
l’infanzia era un periodo di transizione, che passava in fretta e di cui
si perdeva presto anche il ricordo.
Gli uomini del Medioevo non si soffermavano sull’immagine e sul
significato dell’infanzia, che era per loro priva di interesse e persino di
realtà. Il bambino non era valutato per se stesso, ma per quanto poteva
valere in età matura, per la famiglia o per il gruppo sociale.
La società in oggetto considerava poco i bambini, che erano “esseri
esposti”, troppo vulnerabili; non si pensava che nel bambino c’era già
tutta una persona, in formazione, volta al futuro.
Dal 1500 si rilevano le prime significative modificazioni del “sentimento
per l’infanzia”, anche se questo accade solo nelle famiglie di nobili e
ricchi borghesi.
La scolarità, come per le epoche precedenti, rimase però un privilegio per
i bambini ricchi e fu
riservata ai soli maschi, almeno fino al 700.
Si registrò però la nascita progressiva di collegi e scuole e scomparve
l’affido ad altri (che però rimase
come abitudine nelle zone più povere e in campagna ).
Le ragazze continuarono ad essere educate in casa, nelle case altrui, in
casa di parenti, raramente in
scuole o in conventi.
Comunque si faceva strada il concetto che il bambino non era maturo per
la vita e doveva essere aiutato e
sottoposto ad un “regime speciale” per diventare uomo.
RUOTA DEGLI ESPOSTI
La Ruota o rota degli esposti era un
meccanismo girevole di forma cilindrica,
diviso in due parti chiuse per protezione da
uno sportello: una verso l'interno ed un'altra
verso l'esterno che, combaciando con una
apertura su un muro, permettesse di
collocare, senza essere visti dall'interno, gli
esposti, i neonati abbandonati.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
57. I figli dei contadini e degli operai
vivevano in miseria, non andavano a
scuola e fin da piccoli lavoravano nei
campi e nelle botteghe artigiane.
Con la rivoluzione industriale la
condizione dei bambini peggiorò: agli
industriali conveniva impiegare i
bambini perché erano pagati molto
poco; i genitori in miseria accettavano
di farli lavorare in cambio di denaro.
Così, nelle fabbriche, bambini e
bambine di 5 o 6 anni stavano in piedi
anche per 15 ore ad annodare fili;
invece nelle miniere venivano utilizzati
per estrarre il materiale da gallerie
troppo strette per gli adulti.
Si iniziava a lavorare all'età di 7 anni. L’orario di
lavoro era dalle 5 di mattina alle 8 di sera, con
un intervallo di mezz’ora a mezzogiorno per
riposare e mangiare.
Si lavorava per 14 ore al giorno; il salario era
sempre molto basso. Nelle fabbriche lavoravano
molti bambini e ragazzi, che spesso si
ammalavano per il troppo lavoro o
semplicemente per le condizioni malsane in cui
Professoressa Adriana Psalit rtinroievri,a 2v0a1n0o nelle fabbriche.
58. Il Fascismo considerava fondamentale la missione educativa,
alla quale dedicò molta cura; ma l’educazione veniva intesa
principalmente come indottrinamento alle idee fasciste e come
opportunità per formare una società di consenso alla
dittatura.
Il motto della G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio) era
“credere, obbedire, combattere”; essa organizzava tutti i
fanciulli e i giovani italiani dei due sessi, dai sei ai ventanni,
nelle seguenti categorie:
Figli della Lupa: ragazzi e ragazze dai 6 agli 8 anni
Balilla: ragazzi dagli 8 ai 14 anni
Piccole italiane : ragazze dagli 8 ai 14 anni
Avanguardisti:ragazzi dai 14 ai 18 anni, veniva curato
l’addestramento e la preparazione militare dei giovani;
Giovani Italiane: ragazze dai 14 ai 18 anni.
Il regime affidò alla GIL la preparazione sportiva, spirituale e
premilitare delle nuove generazioni. Per la gioventù maschile
la GIL coltivava ogni attitudine militare.
Invece per quanto riguarda la gioventù femminile possiamo
citare i corsi di preparazione alla vita domestica, a casa, in
quei lavori che corrispondevano alle loro future mansioni di
madri e mogli.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
59. Mussolini chiedeva fede e ubbidienza. Per far apprendere queste doti anche ai più piccoli, cominciò a far studiare la "Rivoluzione
fascista" e "La biografia del Duce", fin dalla scuola elementare.
Istituì alcune abitudini come: il saluto romano e il canto dell’inno fascista "Giovinezza":
L'educazione fisica e lo sport diventano un fenomeno di massa: tutti sono sollecitati a praticare l'attività fisica. Ogni sabato, il
sabato fascista, vi sono riunioni, inquadrate nelle attività del partito, per lezioni di dottrina fascista e per praticare sport, e dare
sfoggio della propria abilità.
I sillabari dell'era fascista insistevano soprattutto su due generi di parole: quelle che riguardano la campagna e quelle che
riguardano la guerra, perché i bambini crescessero allenati a questa prospettiva.
Sui testi scolasti si leggevano anche cose non vere per far sì che l’Italia fosse unita e sicura di sè.
Ad esempio l'affermazione che l’esercito Italiano, durante la Prima Guerra Mondiate, aveva salvato l'Inghilterra e gli Stati Uniti
dal disastro e che Mussolini aveva fatto dell’Italia la prima nazione del mondo.
Riportiamo qui di seguito alcune frasi tratte dai libri di lettura obbligatori in terza elementare:
"Sono gli occhi del Duce che vi scrutano. Che cosa sia quello sguardo, nessuno sa dire.
E' una fiamma che cerca il vostro cuore per accenderlo d'un fuoco vermiglio.
Chi resisterà a quell'occhio ardente armato di frecce?
Rassicuratevi : per voi le frecce si mutano in raggi di gioia ......"
"Come non ricordare il piccolo balilla che, sentendosi vicino alla morte, chiede di vestire la divisa e dona i suoi piccoli
risparmi al comitato ?........."
Ma una parte importante della propaganda veniva fatta con le immagini, e non solo con i manifesti e sui giornali, infatti perfino le
pagelle scolastiche inneggiavano al regime ed ai valori militareschi.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
60. Le materie: in parte differivano da
quelle studiate oggi. In particolare era
curata la calligrafia e venivano
impartiti insegnamenti diversi per le
femmine (lavori donneschi) e per i
maschi. Inoltre una materia era
“Insegnamenti di cultura fascista”
Molta cura veniva dedicata
all’educazione fisica, intesa per i
maschi come preparazione alla
guerra.
A scuola si insegnava il culto del
Duce: molte letture, vicende
storiche, immagini ne esaltavano la
personalità.
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010
61. Il primo strumento internazionale in assoluto a tutela dei diritti
dell'infanzia è stata la "Convenzione sull'età minima" adottata dalla
Conferenza Internazionale del Lavoro nel 1919. A parte questa, la
prima significativa attestazione dei diritti del bambino si ha con la
Dichiarazione di Ginevra, o Dichiarazione dei diritti del bambino,
adottata dalla Quinta Assemblea Generale della Società delle
Nazioni nel 1924.
Tale documento, che precede di più di venti anni la "Dichiarazione
universale dei diritti dell'uomo", non è però ancora concepito come
strumento atto a valorizzare il bambino in quanto titolare, ma solo in
quanto destinatario passivo di diritti. Inoltre, la Dichiarazione non si
rivolge agli Stati per stabilirne gli obblighi, ma chiama in causa più
genericamente l'umanità intera affinché garantisca protezione ai
minori.
La stesura della Dichiarazione è dovuta agli eventi drammatici che
hanno caratterizzato l'inizio del '900, in particolar modo la I Guerra
Mondiale.
La scomparsa di milioni di persone, il problema delle vedove e degli
orfani ponevano in primo piano la questione della salvaguardia delle
generazioni future.
È una collaboratrice della Croce Rossa ad elaborare un testo
volutamente breve e conciso, recepito prima dall'Unione
Internazionale per il soccorso all'Infanzia e successivamente adottato
all'unanimità dalla Società delle Nazioni.
Bambini come questo hanno dovuto
lavorare nelle trincee e combattere
durante la prima guerra mondiale,
crescendo Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010 come veri e propri soldati
62. Dopo lo scioglimento della Società delle Nazioni e la nascita dell'Organizzazione delle
Nazioni Unite e dell'UNICEF, si fa strada il progetto di una Carta sui diritti dei bambini che
integri la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, con lo scopo di sottolinearne i
bisogni specifici.
La stesura e l'approvazione della Dichiarazione dei diritti del fanciullo da parte
dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite avviene all'unanimità e senza astensioni il 20
novembre 1959.
Il documento si propone di mantenere i medesimi intenti previsti nella Dichiarazione di
Ginevra, ma chiedendo agli Stati sia di riconoscere i principi contemplati nella dichiarazione
sia di impegnarsi nella loro applicazione e diffusione.
La Dichiarazione consiste in una sorta di "statuto" dei diritti del bambino e contempla un
Preambolo, in cui si richiamano la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948 e
la Dichiarazione sui diritti del fanciullo del 1924, e dieci princìpi.
La nuova Dichiarazione include una serie di diritti non previsti nella precedente
Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, quali:
-il divieto di ammissione al lavoro per i minori che non abbiano raggiunto un'età minima
-il divieto di impiego dei bambini in attività produttive che possano nuocere alla sua salute o
che ne ostacolino lo sviluppo fisico o mentale
-il diritto del minore disabile a ricevere cure speciali
Pur non essendo uno strumento vincolante, bensì una mera dichiarazione di principi, la
Dichiarazione gode di una notevole autorevolezza morale, che le deriva dal fatto di essere
stata approvata all'unanimità e di essere un documento estremamente innovativo.
La Dichiarazione del 1959:
-introduce il concetto che anche il minore, al pari di qualsiasi altro essere umano, sia un
soggetto di diritti
-riconosce il principio di non discriminazione e quello di un'adeguata tutela giuridica del
bambino sia prima che dopo la nascita
-ribadisce il divieto di ogni forma di sfruttamento nei confronti dei minori e auspica
l'educazione dei bambini alla comprensione, alla pace e alla tolleranza.
Unicef è la sigla di United
Nations Children’s Emergency
Fund che significa fondo
Internazionale delle Nazioni
Unite per l’Infanzia.
È un organo sussidiario
dell’ONU nato nel 1946, per
affrontare l’emergenza : le
immediate necessità dei
bambini europei sopravvissuti
alla Seconda Guerra Mondiale
e in seguito per promuovere gli
interventi a favore dell’infanzia
soprattutto nei paesi meno
Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010 sviluppati .
63. La Convenzione sui diritti dell'infanzia rappresenta lo strumento normativo internazionale più importante
e completo in materia di promozione e tutela dei diritti dell'infanzia.
Contempla l'intera gamma dei diritti e delle libertà attribuiti anche agli adulti (diritti civili, politici, sociali,
economici, culturali).
Costituisce uno strumento giuridico vincolante per gli Stati che la ratificano, oltre ad offrire un quadro di
riferimento organico nel quale collocare tutti gli sforzi compiuti in cinquant'anni a difesa dei diritti dei
bambini.
La Convenzione è stata approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre del
1989 a New York ed è entrata in vigore il 2 settembre 1990.
L'Italia ha ratificato la Convenzione il 27 maggio 1991 con la legge n. 176 e a tutt'oggi 193 Stati, un
numero addirittura superiore a quello degli Stati membri dell'ONU, sono parte della Convenzione.
In quanto dotata di valenza obbligatoria e vincolante, la Convenzione del 1989, obbliga gli Stati che
l'hanno ratificata a uniformare le norme di diritto interno a quelle della Convenzione e ad attuare tutti i
provvedimenti necessari ad assistere i genitori e le istituzioni nell'adempimento dei loro obblighi nei
confronti dei minori.
Di fondamentale importanza è il meccanismo di monitoraggio previsto dall'art. 44: tutti gli Stati sono
infatti sottoposti all'obbligo di presentare al Comitato dei Diritti dell'Infanzia un rapporto periodico (a 2
anni dalla ratifica e, in seguito, ogni 5 anni) sull'attuazione, nel loro rispettivo territorio, dei diritti previsti
dalla Convenzione.
Secondo la definizione della Convenzione sono "bambini" (il termine inglese "children", in realtà,
andrebbe tradotto in "bambini e adolescenti") gli individui di età inferiore ai 18 anni (art. 1), il cui
interesse deve essere tenuto in primaria considerazione in ogni circostanza (art. 3).
Tutela il diritto alla vita (art. 6), nonché il diritto alla salute e alla possibilità di beneficiare del servizio
sanitario (art. 24), il diritto di esprimere la propria opinione (art. 12) e ad essere informati (art. 13).
I bambini hanno diritto al nome, tramite la registrazione all'anagrafe subito dopo la nascita, nonché alla
nazionalità (art.7), hanno il diritto di avere un'istruzione (art. 28 e 29), quello di giocare (art. 31) e quello
di essere tutelati da tutte le forme di sfruttamento e di abuso (art. 34).
La Convenzione sollecita i Governi ad impegnarsi per rendere i diritti in essa enunciati prioritari e per
assicurarli nella misura massima consentita dalle risorse disponibili.
Alla Convenzione sui Diritti dell'Infanzia si accompagnano due Protocolli opzionali che l'Italia ha
ratificato il 9/5/2002 con legge n. 46. Professoressa Adriana Paltrinieri, 2010